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Autore: Velouria    02/06/2018    1 recensioni
Questa è una raccolta delle poesie che ho scritto a partire da questo autunno, in ordine più o meno cronologico. Alcune sono scritte in inglese. Sono le prime sperimentazioni, ma spero che più avanti vadano diventino migliori. Verranno progressivamente aggiornate/aggiustate/aggiunte eccetera eccetera.
Genere: Dark, Introspettivo, Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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ALL'ALTRO DESOLATO

 

invincibile incognita - -

        ma io ti scorgo.

 

ti pieghi all'amore

e alla speranza.

 

ché non amasti

e non sperasti

 

altro che essere scorta.

 

 

 

Più stelle che in Paradiso

 

cammineremo mano nella mano

cammineremo per sempre, lontano

e sarò al riparo della tua ala

e sarò al riparo della tua parola.

 

il sole sorgerà per me,

mi mostrerà il cielo e le cose create;

il sole scenderà per me,

suoneranno le stelle e le voci beate;

il sole sorgerà per me,

poi ancora, ancora,

e in un canto m'assopirò

e in un canto mi risveglierò,

e tornerò a vederlo

e tornerò a cantarlo

e tornerò ad onorarlo:

quel sole che dentro non nuoce.

 

(ispirata da Yo La Tengo - More stars than in heaven)

 

1 GIUGNO 2018

 

Sono passata per Via della Poesia

numero cento -

ero a digiuno di parole.

 

Ma sotto l'arco del Settecento,

un bagliore del sole dall'alto dell'arco

mi ha graziato e colpito
in un giorno di giugno appena fiorito.

 

L'arco della poesia è silenzioso

e come lui, io non parlo:

mi faccio

come quel leggero

lenzuolo bianco

alla finestra.

Anche se le antichità l'ha vietato

la modernità si ribella e fa canzoni,

nello sfacelo,

che m'ha innalzato,

e nel cielo,

liberato.

 

 

 

- LA COMPASSIONE -

 

angelo bambino, abbi compassione di me.

i tuoi occhi non vedano, siano pieni di colori.

 

angelo bambino, se mi guiderai dove io non vedo,

angelo bambino, forse mi farai bere dell'acqua del tuo fiume,

il Lete, che fa dimenticare.

 

angelo bambino, voglio essere come te.

 

 

DISSOLVIMENTO

 

Io voglio dissolvermi

nell'acqua e nell'aria

nell'assoluto volare via

nell'assoluto essere

via da tutto.

 

Lì stavo bene

lì con Dio, voglio

tornare.

 

Materia, fatti da parte

dissolviti come tu sai fare

e fammi ascendere

a dolci sensazioni nuove.


AL CRISTO VELATO

 

Una folla, il mondo, s'accalca,

osserva bene le forme

con cui la pietra t'accarezza:

con un occhio ti calca,

con l'altro ti disprezza.

Osserva, osserva il corpo

che ancora non dorme.

 

(E ancor si meraviglia,

e piano sbadiglia,

e ancora si abbaglia.)

 

La notte

in cui non puoi operare

è già arrivata; ti sorveglia

dall'alto

il tuo popolo -

finché ti ha deposto,

è perso fra le pieghe -

di roccia nuda che piange.

 

Traverso rivi di pietra e sangue,

in tanti ti affannano ma

chi può il dolore dal velo separare

chi quando l'intravede

chiama una roccia

fede?

 

Velato - mentre ci sei

sei la luce del mondo -

velato, come il verbo

che giace nel profondo.

(Napoli, 30 aprile 2018)

 

 

 

- PALPITO -

 

Un palpito è l'universo

un sogno in cui mi empio:

la dolce serenità

dei pazzi dei drogati dei bambini

è nutrita ciascuna

da quel dolce oblio

da quell'unico equilibrio

fra sé altri e mondo.

 

Niente si confonde;

eppure la calma e la meraviglia

mi trascinano.

Vivo come doveva essere:

senza giudizio, come gli ignoranti.

 

Un paradiso

per tutti quelli che hanno sofferto.


 

IN QUEL SOLE

 

Stavo come beduina, posata

sul cemento, aspettando

guardando

infisso il sole che brillava,

filtrava

come spillo fra le foglie.

 

E il coro di angeli veniva di là,

dal sole che era al centro del mio occhio:

m'invitava ad abbandonarmi.

 

Io volevo, ma così fui consacrata

alla vita del senza orgoglio, del perdente

del gettato nel fango, dell'abbandonata.

 

Io volevo, e non potevo

che nutrirmi di quel nume

perché non necessitavo in quel momento

di null'altro.

 

Una forza dentro di me è il concerto

che la vita con quei canti la vivono

sette, settanta e settecento
infinite volte guardando

in quel sole.

 

 

DOLOMITI

 

Lo sapevi?

Ci sono delle montagne lassù,

Così alte e sbiancate;

sembrano le fortezze fatate

di una qualche lontana tribù.

 

Eppure la vertigine, la paura

di quei burroni, di quei picchi

mai ti sfiora né ti piomba

la prima volta che l’infissi!

L'anima anzi come di fronte a un dipinto

profondamente s'intenerisce,

anzi un'amore lo rapisce,

e io ora so perché.

 

Vi era un mare che copriva queste valli

e queste pietre spoglie, disseccate

non erano che scogli

per i piedi dei giganti

e riserve rigogliose

per dinosauri e coralli.

 

Ora tu lì sentiresti

lo scroscio dei loro movimenti, nei flutti
anche dentro una pietra o in un prato.

Per quanti cambiamenti siano avvenuti

sempre odo quei venti di ieri

e profumano come allora quei fiori.

 

Nel cielo, il campo stellato

è lo specchio di quell'antico mare,

e noi sulla vetta

non siamo che alla base.

 

(4 giugno 2018)

 
  
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