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Autore: bbhyung    02/06/2018    1 recensioni
ll padre di Baekhyun era uno scienziato, forse il più capace ed eccezionale di tutta la Corea. Il ragazzo non potrà mai più godere della sua presenza, l'unica cosa che gli rimarrà saranno i ricordi. Baekhyun è cresciuto ed è diventato quasi pienamente indipendente, a suo parere ha superato la perdita del padre - tuttavia prova ancora difficoltà a convivere con i suoi sentimenti. Non è interessato a scoprire il perché della sua morte, vuole solo riacquistare la tranquillità. Eppure, un giorno tutto ciò che credeva fosse sparito per sempre ritorna più forte che mai.
O, dove Baekhyun si risveglia più di duemila anni prima.
Genere: Angst, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Baekhyun si stava preparando per andare a cena fuori con sua madre, avrebbero trascorso una serata tranquilla insieme, per festeggiare il compleanno della donna. Mentre legava la cravatta pensava a cosa avrebbe dovuto fare l'indomani, aveva sicuramente degli impegni dopo l'università ma non gli venivano in mente, così chiese aiuto. "Cosa devo fare domani?" disse ad alta voce, guardando il sottile schermo attaccato alla parete. Una volta riconosciuta la voce del proprietario e la richiesta, una piccola spia blu si accese, rivelando il calendario con tutti gli impegni del ragazzo.

"Domani, trenta maggio quattromiladue, devi accompagnare Kyungsoo da suo padre." disse una voce robotica, Baekhyun si schiaffeggiò la fronte - e si sentì stupido per averlo fatto subito dopo. Non aveva voglia di stare fuori casa tutto il giorno, aveva bisogno di tempo per studiare ma soprattutto per rilassarsi, tuttavia non se la sentiva di bidonare il suo migliore amico. Realizzò di essere pronto così uscì dalla stanza e poi dalla casa, insieme a sua madre. Passarono, come previsto, la serata a divertirsi e a scherzare, Baekhyun amava la donna che lo aveva cresciuto più di ogni altra cosa al mondo e avrebbe fatto di tutto per lei.

"Grazie per avermi offerto la cena." sorrise la donna, Baekhyun credeva che pagare al posto suo fosse il minimo, in fin dei conti era la sua serata. E dopo tutto quello che lei aveva fatto per suo figlio, spendere i soldi che aveva guadagnato per renderla felice non gli sembrava uno spreco, ma un modo superficiale per dimostrarle la sua riconoscenza. Decisero di passeggiare per la città, Baekhyun alzò un attimo lo sguardo - non riusciva a vedere le stelle. Oltre ai numerosi grattacieli, le macchine volanti quella sera erano più numerose del solito, gli impedivano di distinguere chiaramente cosa ci fosse sopra la sua testa. "A cosa pensi?"

"Ah? A niente." ritornò coi piedi per terra, sua madre lo aveva fatto riprendere.

"Sembri stanco, anche io lo sono e domani dobbiamo fare molte cose entrambi. Andiamo a riposare?" chiese, ovviamente Baekhyun accettò sollevato, sapere di poter recuperare delle ore di sonno non gli dispiaceva, la sera precedente aveva festeggiato con i suoi amici e aveva fatto tardi, quindi si sentiva molto assonnato. Ritornarono a casa - fortunatamente non si erano allontanati di molto, infatti ci volle poco - e Baekhyun salutò sua madre, dopodiché andò in camera sua a sistemare tutto ciò che gli sarebbe servito l'indomani, una volta finito avrebbe dormito. 

"Oh, andiamo." si lamentò, scarabocchiando su un foglio con una penna. Il suo tablet era fuori uso quindi doveva arrangiarsi così, era terribile per lui. "Fottuti oggetti storici." si lamentò, da quella cosa non usciva neanche un po' d'inchiostro, non riusciva a scrivere. Si alzò nervoso e andò a cercare una penna funzionante ma, naturalmente, in casa non ne avevano. Gli capitò di passare davanti al vecchio studio di suo padre, i ricordi presero il possesso della sua mente e si ricordò di come, quando da piccolo giocava lì, fosse pieno di penne, calamai, macchine da scrivere e roba simile. Abbassò la testa e poggiò la mano sul pomello, poi fece un respiro profondo, odiava entrare in quel posto perché gli portava alla mente troppi brutti ricordi. Quando suo padre morì era ancora un bambino, non riusciva neanche a passare davanti quella porta senza avere un attacco d'asma, fortunatamente crescendo quella malattia respiratoria era scomparsa grazie alle medicine innovative, ciò non toglieva niente al fatto che odiasse entrare lì e che si sentisse male facendolo. Infilò la chiave nella serratura, fece roteare il pomello e aprì la porta, aveva solo bisogno di una penna, nient'altro.

La scrivania che un tempo era disordinata e piena di cianfrusaglie era sgombra, non c'era niente sopra, se non una foto incorniciata della loro famiglia. Baekhyun chiuse la porta e decise che avrebbe passato un po' di tempo lì, nonostante le sensazioni negative che stava provando guardò la foto e cominciò a ricordare, non voleva mandare via tutto ciò, gli piaceva riportare alla mente il profumo di suo padre, se faceva attenzione riusciva ancora a sentirlo. Ricordò di come quando l'uomo morì e nessun collega andò a fare le condoglianze a sua madre, piuttosto si impegnarono di inviare una squadra di uomini armati a casa loro, a sequestrare tutti i documenti e i quaderni pieni di ricerche e studi approfonditi dell'uomo, perché erano stati definiti pericolosi per l'incolumità della popolazione. Baekhyun allora non sapeva cosa significasse, ma crescendo lo aveva capito... che suo padre non era morto per caso.

Dopo un paio di minuti si alzò dalla poltrona, provò ad uscire ma la porta era bloccata, stupidamente si ricordò del fatto che fosse impossibile aprirla senza chiave - che aveva lasciato fuori, la tenevano sempre appesa al pomello e aveva evitato di portarla all'interno. Velocemente si portò entrambe le mani alle tasche dei pantaloni, aveva lasciato il telefono nella sua camera. Poteva urlare ma sua madre non lo avrebbe sentito, stava dormendo in camera sua, quella che si trovava da tutt'altra parte del corridoio. Non si stava disperando, sapeva che c'era un modo per uscire, così cercò la chiave della porta segreta - come la chiamava sempre suo padre - e una volta trovata si preparò ad uscire. Non aveva mai oltrepassato la porta segreta, non gli era permesso, ma molte volte aveva visto suo padre usarla e sapeva che sarebbe sbucato nel garage, poi rientrare in casa sarebbe stato semplice. L'uomo gli aveva detto che non doveva andarci mai, ma scosse la testa e disobbedì per l'ennesima volta a suo padre, era per una buona causa.

Una volta aperta la porta posta dentro l'armadio ci entrò, era piccola ma riusciva a passare se abbassava leggermente la testa, c'era un solo problema - era buio e non aveva una torcia. E lui aveva paura del buio, se ne accorse troppo tardi, era arrivato abbastanza lontano.

Cercando di tornare indietro fece cadere la chiave a terra, oltre a non vedere niente ora doveva calarsi per cercarla, si stava odiando. Con il palmo della mano percorreva tutto il pavimento freddo, sentì come un rialzamento, una maniglia di ferro - che fosse quella la porta che conduceva al garage? Cercò di sollevare il pezzo di legno e vide la luce, era decisamente quella, si calò senza prestare troppa attenzione, teneva solo gli occhi fissi sul pavimento che sembrava vicino - non appena mise i piedi per terra realizzò di essere finito in una stanza che non era il garage. E realizzò anche di essere fregato. 

La stanza era piccola, piena di documenti, carte sparse qua e là, penne, e altre cose inutili, quali una boccia di vetro vuota e una lampada accesa. Perché quella lampada era accesa? Stava tremando a causa della paura e dell'ansia, cercò di capirci qualcosa ma i documenti sembravano parlare una lingua a lui sconosciuta, sotto un mucchio di carte trovò un orologio. Lo prese, era molto vecchio, riusciva a vedere gli ingranaggi muoversi - come faceva a non essere scarico? La data era esatta, quell'orologio non si era fermato mai da quando era stato messo in funzione, ma questo Baekhyun non lo sapeva. E non conosceva neanche i pericoli di quello strumento apparentemente innocuo. Lo mise al polso, soffiò e mandò via la polvere, poi usò la rotellina per far muovere i quadratini con i numeri, andò avanti e poi tornò indietro, non sapeva neanche perché ci stava giocherellando, forse voleva solo provare a far funzionare quell'aggeggio.

Cominciò a sentire le ginocchia pesare a causa della troppa stanchezza, senza rendersene conto si accasciò sulla sedia, la testa finì sul tavolo e lui cadde in un sonno profondo.

  
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