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Autore: Curleyswife3    04/06/2018    0 recensioni
La carriera musicale di Brad Turner sta per avere una svolta inaspettata; la vita di Vanessa Warfield, anche. Tatuaggi che svelano amori dimenticati, tatuaggi che...boh? Parole, parolacce, giochi di parole, pogo selvaggio, T-shirt con Eddie che esce dalla tomba...e i primi turbamenti del giovane Trakker.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO

La giornata era iniziata male per Brad Turner.
Tanto per cominciare, infatti, l’incontro a New York con il direttore della sua casa di produzione, la Totally Unnecessary Music Entertainment (1) si era rivelato un mezzo disastro.
Barney Panofsky - riccioli corvini duri come il ferro, occhi scaltri da commerciante, bocca da satiro - lo aveva fatto accomodare nel suo ufficio tutto vetro e metallo con vista su Central Park e, senza convenevoli, gli aveva spiattellato in faccia che il loro ultimo concerto a Los Angeles (2) era stato al di sotto delle aspettative.
Certo, si erano salvati grazie agli effetti speciali e in particolare, aggiunse con un sorrisetto ironico, a quelle stranissime piante giganti che erano sbucate da chissà dove ma… nel complesso, no, la situazione per lui e la sua band non era rosea.
Le vendite erano in costante calo e la concorrenza di altri gruppi più agguerriti, che si contendevano l’attenzione dei media a colpi di scandali a luci rosse e risse nei pub, si stava facendo sentire.  
“Ma vi siete visti?” sogghignò il boss “I vostri più che concerti sembrano raduni di boy-scouts! L’ultima volta si sarebbe addormentata persino mia nonna”.
“C’è bisogno di qualcosa di più…” cercò le parole, accarezzandosi il mento “grintoso, accattivante, trasgressivo”.
“Vedete? Prendete esempio da quella ragazzetta bionda che gioca a fare la verginella e invece ne sa più di te e di me messi insieme… ecco, quella sì che va forte anche se ha una voce ridicola e si veste come una battona” (3).
Gli si avvicinò e gli scostò gli immancabili occhiali da sole dal viso - un gesto che Brad odiava come pochi e che lo costrinse a trattenersi dal tirargli un pugno sul naso - guardandolo poi dritto negli occhi.
“Ragazzo” disse freddamente, atteggiando la faccia al più assoluto disgusto “Io non sono un filantropo come quel fighetto biondo di Matt Trakker, non faccio beneficenza e i miei milioni me li sono guadagnati, io!”.
Brad serrò le mascelle e dovette fare appello a tutta la pazienza che possedeva per conservare la sua proverbiale aria glaciale, evitando di mandarlo a quel paese.
O peggio.
“Non tollero stronzate e non esiterò a eliminare i… rami secchi. Quindi datevi da fare, tu e quello strafatto di Boogie, e trovatevi una cantate degna di questo nome.
E non una sfigata qualsiasi di quelle che vi portate a letto, no, una tosta, una che quando canta prima ti fa arrapare e poi ti spacca il cuore con uno sguardo e se ne va lasciandoti a terra, come un cane randagio sotto la pioggia”.     
Non aggiunse altro, gli voltò le spalle e Brad capì che il loro colloquio era finito.

ooOoo

La giornata di Brad Turner, iniziata decisamente male, non voleva saperne di migliorare.
Il volo che doveva finalmente riportarlo a casa, dopo il piacevole incontro con quel gran bastardo di Panofsky, sarebbe atterrato con oltre un’ora e mezza di ritardo a causa del maltempo.
L’aereo rollava e sobbalzava e, come se non bastasse, il ciccione asmatico che era seduto accanto a lui gemeva a ogni scossone, lanciando uggiolii di terrore che gli trapanavano il cervello.
Quando - mentre la fusoliera vibrava per un vuoto d’aria più violento degli altri - il tipo gli artigliò il braccio, sopraffatto dal panico, il musicista desiderò ardentemente piazzargli una pallottola giusto al centro della fronte.
Si trattenne: era o non era una specie di agente segreto? Un professionista della lotta al male globale? Ecco, un professionista non se la prende mai con un idiota.
E comunque non aveva armi con sé e nemmeno la sua M.A.S.K. gli sarebbe stata d’aiuto in quel momento.
Sbuffò di frustrazione impotente e - non appena la situazione fu tornata tranquilla e il tale gli ebbe lasciato il braccio per tirare fuori dalla tasca l’ennesimo pacchetto di gelatine di frutta (Dio Santo, gelatine di frutta! a Brad stava venendo da vomitare…) - appoggiò la schiena contro il sedile, cercando di rilassarsi.
Guardò le nuvole temporalesche fuori dal finestrino, fendute e rigate da lampi a est, tentando di distrarsi pensando a qualcosa di piacevole.
Ma era maledettamente difficile.
Appena uscito dall’ufficio del capo aveva subito chiamato al telefono Boogie, il bassista, ma la squinzia con cui divideva l’appartamento (il suo “loft”, come diceva lui, che odorava di erba e calzini sporchi) da un paio di settimane e che lo adorava in silenzio attaccandogli i bottoni e lavandogli le mutande nelle pentole gli aveva detto che non poteva rispondere perché stava “componendo” chiuso nella sua stanza e non voleva essere disturbato.
Ovvero, come Brad ben sapeva, stava dormendo o fumando o sperimentando qualsiasi altra sostanza che avesse un benché minimo effetto stupefacente.
Allora aveva chiamato Izzy, il batterista: era lui la vera anima candida del gruppo, se non fosse stato per la sua insana passione per i tatuaggi che ormai gli ricoprivano buona parte delle braccia e della schiena. Gli aveva spiegato cosa voleva il boss e lui s’era subito attivato per accontentare quel pallone gonfiato dal quale dipendeva la loro carriera.
“Non preoccuparti” gli aveva detto “comincio subito a mettere in giro la voce che stiamo cercando una cantante, così quando arrivi in sala prove spero di fartene  sentire già qualcuna. Anzi, ho un paio di idee… ti ricordi per esempio di Darla, quella che cantava al Mozart’s Death! Dai, come fai a non ricordatela? Quella rasata, con quel bellissimo tatuaggio a forma di cobra…”.
Brad lo aveva salutato frettolosamente, inventandosi che era in ritardo per il check-in.
Sembrava così ottimista e così pieno di buona volontà che non aveva avuto il cuore di riferirgli l’ordine di Panofsky: la verità è che Izzy, che per il resto era la bontà fatta persona, in fatto di donne aveva dei gusti allucinanti.
L’ultima che gli aveva presentato sembrava la sorella cattiva di Amelia Dyer (4) - ricordò con un involontario brivido - una al cui cospetto Miles Mayhem in persona sarebbe corso a nascondersi.  
E quelle due gemelle coi capelli punk, Dio Santo!
Quando aveva avuto la malsana idea di uscire con loro e aveva osato chiedere a Izzy quale di quei fiorellini di campo fosse la sua ragazza, una gli aveva risposto qualcosa del tipo “tra di noi non esiste la proprietà privata” e l’altra aveva esalato un raffinatissimo “perché non vai a farti fottere?!”.
Sospirò e si mosse di nuovo, alla ricerca di una posizione più comoda, considerando che in fondo in fondo a lui non sembrava affatto necessaria una cantante e che molto probabilmente si sarebbero trovati con una stronza arrogante - o viziata, o fuori di testa o tutto questo insieme - tra i piedi.

ooOoo 

La giornata di Brad Turner, iniziata male e continuata peggio, virava ormai verso la più totale disfatta.
Stravaccato su una poltroncina sfondata nella piccola saletta dove di solito provavano, la testa china sullo spartito di un nuovo pezzo del quale non riusciva a venire a capo da giorni, il ragazzo era di pessimo umore e desideroso solo che quella giornata assurda finisse al più presto affogando dentro a una birra chiara.
E invece si era già dovuto sorbire tre aspiranti cantanti procurate da Izzy e dai suoi amici sballati: la prima aveva una bella voce da mezzo soprano, ma essendo alta circa un metro e larga altrettanto sul palco avrebbe fatto al più la figura di un cubo di Rubik col microfono in mano.
La seconda era, invece, un’esile, esangue creatura dal colorito verdognolo, che sembrava così male in arnese che alla seconda canzone avevano dovuto fermarsi perché temevano che vomitasse sulla moquette.
La terza, poi… quella sì che non era da buttare - lunghi capelli neri, fisico atletico - tranne che per quel piccolissimo, insignificante dettaglio di cui Izzy nel suo entusiasmo non si era avveduto: un enorme pomo d’Adamo.
E una voce alla Barry White, per intenderci.
Al vecchio Panofsky sarebbe venuto un infarto!
La quarta decise che l’avrebbe guardata il meno possibile.

 
 
Note&credits:

  1. Come qualcuno avrà forse già capito, stavolta il “contraltare letterario” di questa sciocca fic è “La versione di Barney”, uno dei miei libri preferiti: i nomi dei personaggi, l’atmosfera un po’ decadente e alcune citazioni sono presi da lì;

  2. Il riferimento è all’episodio “The Plant Show”, in cui appunto le prime scene sono dedicate al concerto di Brad a Los Angeles, interrotto dalla comparsa di gigantesche piante mutanti  (ovviamente è l’ennesimo piano improbabile di V.E.N.O.M.);

  3. Si parla di Madonna, che nel 1984-85 muoveva i primi passi da star con Like a Virgin e Material girl;

  4. Amelia Dyer fu una serial killer britannica dell’epoca vittoriana, tristemente famosa per gli innumerevoli assassini di bambini.

 
 
Ragazzi, vi ricordo le mie fic a rating rosso su M.A.S.K. (“(Little) Death in Venice” e “Venus in arms”) che non compaiono immediatamente nella mia pagina: se avete voglia di qualcosa di più “pepato” cercatele filtrando i ratings.
 

   
 
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