Serie TV > È arrivata la felicità
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Autore: PassengerXX    06/06/2018    2 recensioni
Questa è la storia di Valeria e Rita. In questa raccolta di One Shot ho deciso di scrivere quelle che, a parer mio, sono le tappe più importanti della loro storia. La storia inizia dal loro primo incontro, narrerò sia fatti ed eventi tratti dalla serie ma soprattutto eventi tratti dalla mia immaginazione.
Premetto che sono completamente innamorata sia di questa coppia che della fiction, quindi cercherò di essere quanto più possibile rispettosa dei personaggi e dello stile ironico/leggero ma mai banale con cui è scritta la sceneggiatura.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 1
 
QUANDO TI HO VISTA PER LA PRIMA VOLTA
 
<< Ma non dovrebbero fare delle selezioni, come dire, più selettive? Dare l’incarico, ad esempio, ad un bel fusto muscoloso >>.
<< Devo ammettere che non mi sento molto protetta … E’ una ragazzina così minuta! >>.
<< Valeria? Ci sei? Come mai non commenti ? >>. La voce di Clelia arriva come distante alle mie orecchie.
<< Infatti, Vale. Non è da te ascoltare questi commenti maschilisti e misogini senza intervenire >>. Dice un’altra voce che capisco essere della mia collega.
Le sento continuare a parlare, commentare,  ma la mia attenzione è rivolta completamente altrove. Rapita. Completamente rapita e insieme a me anche i miei sensi lo sono.
Non riesco a pensare a nulla se non a quella figura tanto minuta quanto sexy. E’ apparsa dal nulla, sapevo che il signor Alberto, la guardia giurata che aveva ricoperto tale ruolo da quando ho memoria sarebbe andato in pensione e che venerdì scorso era stato il suo ultimo giorno. Mai però avrei pensato che sarebbe arrivata Lei.
<< Valeria ma ti senti bene? >> La voce di Clelia mi desta, solo in minima parte, da quei pensieri che  a breve sarebbero di certo diventati impuri.
<< Si, si. Scusami Clelia. Mi sento benissimo >>.
Lei mi guarda perplessa, segue il mio sguardo che è fermo sulla ragazza in divisa, ma saggiamente non aggiunge niente.
E’ piccola la ragazza e per piccola intendo bassa e anche un po’ magrolina. Ecco perché le mie colleghe lamentavano la mancata presenza di un ragazzone muscoloso.
<< Certo che a guardarla non è che ispira sta’ sicurezza, eh >>.
<< Ragazze lasciatela stare. Le state a fa’ un processo a sta ragazza >>.  La mia voce esce fuori senza nemmeno che me ne rendo conto.
La ragazza in divisa, come se avesse capito di essere l’argomento di discorso di noi addette agli sportelli, si gira e per un momento i nostri sguardi si incrociano. Solo in quell’istante riesco a guardarla bene in viso e resto completamente folgorata.
I suoi occhi sono leggermente a mandorla e la bocca è perfetta, come se fosse disegnata da un pittore francese. I capelli ricci, appena sopra le spalle, le cadono morbidi e disinvolti. E’ bellissima.
<< Ma si dai, Valeria ha ragione. E poi è impossibile che decidano di fare una rapina in questo piccolo ufficio postale di Testaccio e di attentare alla nostra vita >> Sentenzia la mia collega asiatica.
In pochissimo tempo la conversazione si sposta sul matrimonio di Clelia, celebratosi il mese prima, e di quanto, a detto della diretta interessata, siano già iniziati i classici meccanismi di routine  e di quanto il sesso sia monotono dopo otto anni di fidanzamento e un mese di matrimonio.
Due ore passano presto, complice è anche e soprattutto la presenza della bella guardia giurata, che se ne sta lì vicino la porta e sorride di tanto in tanto ai clienti che la salutano.
<< Allora Valeria, ci vuoi parlare di questo pranzo di domenica a casa dei tuoi? Che ne pensa la cara Giovanna del fidanzato di tua sorella? >>.
<< Che ne deve pensare, Stefania! E’ bello e ricco è normale che piaccia alla signora Giovanna! Piacerebbe ad ogni donna >>. Arrivano tempestive le parole di Clelia.
Come se fosse un riflesso incondizionato arriccio il labbro al pensiero di quel pranzo infernale. Mamma aveva invitato i figli della signora Buonarroti con la speranza di potermi accasare con almeno uno dei due. Arrivate alla sera avevamo litigato, come al solito, e come di consueto papà aveva preso le sue difese. Sono trascorsi anni, ormai, dal mio coming out con mia madre e tenta ancora, non appena ne ha la possibilità, di farmi cambiare idea! Quella donna è assurda e credo proprio che non cambierà mai.
<< Ehm … Salve ragazze, volevo approfittare dello spacco per presentarmi. Piacere mi chiamo Rita Nardelli >>. La sua voce mi arriva in modo assolutamente diretto, non si limita soltanto ad essere percepita dalle orecchie, ma arriva dritta dentro.
Le mie colleghe, le stesse che due ore prima, avevano espresso la loro delusione per l’assenza di una baldo giovane e le stesse che avevano espresso notevoli dubbi sul fisco leggermente gracile della guardia giurata le stringono la mano sorridendo.
<< Piacere Rita >>. Mi dice allungando la sua mano.
<< Rita >>. Le dico stringendola debolmente, confusa e persa nei miei pensieri .
<< Ti chiami anche tu Rita? >>. Chiede a sua volta confusa mentre stringe la mia mano.
Le mie colleghe mi guardano perplesse e scuotono la testa cercando di farmi rinsavire; Kim invece, la mia collega asiatica, sorride come chissà quale a quale verità ovvia fosse giunta.
<< No, no, no >> La mia voce esce fuori leggermente acuta. << Mi chiamo Valeria Camilli. Camilli. Cioè Valeria, Camilli è il cognome >>. Ma che sto facendo?!
<< Ragazze dai! Ora che abbiamo fatto le presentazioni la pausa può anche dirsi finita >>. Clelia prende in mano la situazione e la ragazza in divisa, Rita, lascia la mia mano con ancora una chiara espressione confusa e si dirige alla porta accennando un piccolo sorriso. << Valeria ma che ti è preso? Non hai mai visto una donna? >>. Chiede la mia direttrice più perplessa che mai.
 
<< Dannazione, dannazione! >>. Parole di frustrazione fuoriescono dalla mia bocca. Come se non bastasse la figura di merda con la nuova arrivata anche la macchinetta del caffè, che ha sempre funzionato, comincia a prendersi gioco di me.
<< Problemi con la macchinetta? >>. Chiede proprio lei avvicinandosi.
<< Ehm … Si, ha deciso di non fare il suo lavoro oggi >>. Dico cercando di acquistare un minimo di fermezza nella voce.
<< Peccato, perché avrei proprio bisogno di un bel caffè >> Afferma Rita alzando le spalle.
<< Beh … Il bar di fronte fa un discreto caffè. Vuoi … Cioè ti va … >>.
<< Mi va >> Afferma lei, mettendo finalmente fine al mio disagio.
Ci dirigiamo all’uscita, approfittando dell’ultima pausa prima della fine del turno.
<< Aspetta un attimo >>. Afferma lei cercando di sfilarsi il giubbotto antiproiettile, molto più grande di lei. << Mi daresti una mano? >>. Chiede non riuscendo  a slacciare l’ultimo nodo.
Le nostre mani si sfiorano e un istantaneo brivido percorre tutto il mio corpo. Non la guardo in faccia e cerco di concentrarmi su questa semplice operazione, la cui difficoltà sempre essersi triplicata dato il tremore, apparentemente immotivato, delle mie mani.
<< Grazie >>. Mi dice riconoscente accennando un bellissimo sorriso. Ed è proprio dopo quel sorriso, dopo aver visto quella dolcissima fossetta formatosi proprio accanto alle labbra, che capisco di essere totalmente fregata.
Entriamo nel bar e ordiniamo due caffè al banco. Rita non è di molte parole e a tratti ho anche io l’impressione che stia in difficoltà. Ma sicuramente è solo un impressione, perché dovrebbe essere in difficoltà poi?
<< Avevi ragione sul caffè. E’ davvero molto buono >> Dice lei con un accenno di sorriso.
<< Si, è tra i miei preferiti da queste parti. Se mio padre lo sapesse si offenderebbe a morte … Sai hanno un bar/pasticceria, qualche isolato non lontano da qui e proprio il caffè non è arte loro >>. Straparlo e il viso della mia povera interlocutrice è confuso anche se, nonostante tutto, continua a sorridermi.
<< Beh, significa che la prossima volta non andremo lì allora >>.
<< No, no. No. Ma che, assolutamente no >>. Solo quello ci mancava. Col radar che si ritrova mia mamma avrebbe capitolo tutto nel giro di due secondi e spaventato la povera Rita immediatamente. La sua espressione continua ad essere confusa e noto solo adesso che ha utilizzato l’espressione “prossima volta”. Sorrido tra me e me felice.
<< Come mai sorridi? >>. Mi chiede.
<< Sorrido? No, pensavo che va bene sempre qui la prossima volta >>. Affermo e lei abbassa lo sguardo come imbarazzata ma anche lei sorride.
Sorseggiamo il resto del caffè e che insiste per pagare a tutti i costi lei. Usciamo dal bar e ci dirigiamo al nostro ufficio postale.
<< Il mio turno è finito, quindi ti saluto Valeria Camilli, Camilli, cioè Valeria >>. Dice lei scimmiottandomi.
Rido, istericamente, ma rido. << Chiamami semplicemente Valeria >>.
<< Avevo già intenzione di farlo >>. Dice lei accennando un piccolo sorriso per poi salutarmi.
Con l’aria più rincretinita di prima entro nell’ufficio e ritorno alla mia postazione. Le mie colleghe, apparentemente, non hanno notato la mia breve, ma molto intensa, assenza.
Con le mani ancora tremanti prendo il cellulare e digito velocemente, cercando di non sbagliare le parole, un messaggio.
“Ange’ credo proprio di essermi innamorata”.
 


N.A. 
Allora ho deciso di scrivere questa storia perchè molto probabilmente "E' arrivata la felicità" non avrà una terza stagione. E quel finale mi ha lasciato felice ma con l'amaro in bocca. Quindi ho deciso di raccontare la storia d'amore che più mi ha appassionata, ovvero quella fra Valeria e Rita. E' chiaro che nella storia saranno presenti quasi tutti i personaggi perchè ho intenzione di scrivere eventi della storia che vadino anche oltre al finale della seconda serie. A maggior ragione chiedo a chi legge, indipendentemente se gradisce o meno l'idea, di lasciare anche un piccolo commento per sapere cosa ne pensiate e se volete che aggiorni ancora la storia. (Ho già tutti i capitoli in mente e molti già sono scritti). Grazie per aver letto fino qua. 
Valex 
  
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