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Autore: Calia_Venustas    07/06/2018    0 recensioni
Si dice che gli Dei siano tutti morti nella grande battaglia del Ragnarǫk, ma Loki, Padre delle Menzogne e di figli mostruosi è sopravvissuto e ancora si aggira, invecchiato e stanco, per il nostro mondo. Per generosità o forse per sfuggire alla noia, decide di privarsi dell'ultima mela di Iðunn, l'unico modo di allungare ulteriormente la sua esistenza millenaria, per salvare una perfetta sconosciuta da un terribile incidente che lui stesso ha causato.
Genere: Drammatico, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Mpreg, Tematiche delicate
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Leandra non sollevò neppure lo sguardo nel sentire la porta della camera d’ospedale aprirsi per l’ennesima volta.

“Buongiorno Mrs.Halloran. Il Dottor Gallagher mi ha chiesto di venire a scambiare due chiacchiere con voi, lasciate che mi presenti...“

“Immagino siate il cosiddetto ‘esperto’.” lo interruppe freddamente lei, continuando a sfogliare un opuscolo sulla prevenzione delle malattie cardio-circolatorie con aria distratta.

“Non sono uno strizzacervelli, se è questo che vi state chiedendo. Sono il Professor Wagner, docente di storia e letteratura scandinava presso l’Università di Dublino”

Leandra lasciò cadere l’opuscolo in grembo, il braccio destro ancora intorpidito dalla fasciatura che le teneva in posizione la flebo. “Credevo che tutti mi avessero preso per matta.”

Il professore accostò la sedia di fianco al suo letto. Era un uomo longilineo di sì e no trent’anni, ma la barba riccia e gli occhiali spessi lo facevano sembrare molto più vecchio. Indossava un completo di tweed dall’aria piuttosto costosa e portava una cartella nera sottobraccio. “Oh, questo è certo. Non capita tutti i giorni di sentirsi raccontare da una paziente che è stata tratta in salvo da un Dio delle leggende.”

La donna sospirò “Vorrei tanto dare una spiegazione razionale a quel che mi è successo, ma non posso. Anche la polizia ha dovuto riconoscere che non avevo modo di raggiungere l’isola senza un’imbarcazione e-”

“Si rilassi, Mrs.Halloran. Io le credo. E’ tutta la vita che studio e raccolgo testimonianze di persone che sono entrate in contatto con il soprannaturale e so riconoscere le storielle messe in giro da gente in cerca d’attenzione e chi ha veramente sperimentato qualcosa di straordinario. In effetti, sono qui per chiedere la vostra collaborazione.”

Leandra lo guardò di sottecchi “Cos’è, state cercando di reclutarmi in Scientology o qualche altra assurdità del genere?”

Lui mise subito le mani avanti “Certo che no! Vede, i medici là fuori penserebbero che anch’io sono matto se sapessero il vero motivo per cui sono qui. Eccezion fatta per il Dottor Gallagher, ovviamente. E’ stato lui a contattarmi non appena ha ascoltato la vostra storia.”

“Siete venuto fin qui da Dublino?”

“E senza nemmeno chiamare un supplente.” asserì lui con giovialità “I miei studenti saranno furiosi, ma non potevo lasciarmi sfuggire una simile occasione, capite?”

“E così volete che vi dica di Loki.”

“Esattamente. Ma, prima di proseguire, il dottor Gallagher ci tiene a farvi sapere che vostra figlia sta bene, ma che la terranno sotto osservazione per qualche giorno. Credo l’abbiano messa in incubatrice per un pò, visto quanto è piccola. ”

Leandra si raddrizzò sullo schienale reclinabile del letto d’ospedale “Vi ringrazio. E’ da quando sono arrivata che chiedo di lei ma le infermiere non fanno altro che ignorarmi e imbottirmi di medicine.”

“Il personale è molto nervoso, ma dovete capirli. Questo è un ospedale di provincia, non sono abituati ai media e ad avere poliziotti che corrono su e giù per le corsie.”

La donna abbozzò un sorriso stanco “Già m’immagino i titoli dei giornali.”

“Oh sì, potete star certa che la stampa locale si sbizzarrirà. Non che io li biasimi, dato che sono intrigato dal vostro caso quanto loro. Ma vi prometto che tutto quello che mi direte resterà strettamente confidenziale.”

“Pensavo che quelli come voi volessero convincere l’opinione pubblica dell’esistenza degli UFO e cose del genere.”

Il professore nascose un sorriso all’angolo della bocca “Secoli fa, Loki amava starsene sotto i riflettori. Adesso è una figura elusiva, come una rockstar ritiratasi dalle scene per isolarsi da tutto e da tutti. L’unico modo per avvicinarlo è rispettare la sua privacy.”

“Credete che lui esista davvero?”

L’uomo posò i gomiti sulle ginocchia “Credo che voi lo abbiate incontrato. Non vi basta?”

“Potrei essere stata drogata e aver sognato tutto.”

“Non lo pensate veramente, ve lo leggo negli occhi. E, i dettagli che avete fornito…” iniziò a dire lui, estraendo un fascicolo dalla cartella “...sono sorprendentemente accurati.”

“Altre persone l’hanno descritto così?”

“L’aspetto non è importante. Vedete, lui può assumere qualsiasi forma desideri, gli antichi avevano paura di pronunciare il suo nome ad alta voce perché sapevano che poteva essere in mezzo a loro, vestendo la pelle di un caro amico, del mendicante giunto a tarda notte o della bella figlia del mugnaio. No, i dettagli sono quel che conta veramente. La piccola nave di legno grigio, per esempio.”

“L’ha fatta volare…” mormorò Leandra rabbrividendo “L’ho sentita tremare sotto i piedi mentre si staccava dalle rocce.”

“Quella è Naglfar , la nave dei morti. O almeno, ciò che ne resta. Loki la condusse fuori da Helheim, l’oltretomba, quando gli Dei si combatterono nella grande battaglia del Ragnarǫk. Per semplicità, immaginate l’equivalente vichingo dell’Apocalisse Cristiana.”

“Se ciò fosse realmente accaduto, il mondo non dovrebbe più esistere… no?”

Wagner scosse il capo “Per i Cristiani l’Apocalisse è la fine dei tempi ma per gli antichi, Ragnarǫk era soltanto un modo per sgombrare la scacchiera e ricominciare a giocare. Doveva accadere e accadrà ancora. Alcune cose però non sono andate secondo i piani e non tutte le pedine sono state messe da parte. Loki è ancora in circolazione per esempio, e con lui altri Dei e potenti spiriti.”

“E voi li state cercando.” concluse Leandra con un’espressione indecifrabile impressa in volto.

“Sto cercando Loki. Gli altri non m’interessano.” rinviò l’uomo con una scrollata di spalle. “Ho delle domande da fargli. Ci sono molte cose che ancora non capisco.”

“Quindi tutto questo in nome del sapere? Non v’interessa davvero rendere pubblica quest’intera faccenda della fine del mondo? Potreste vendere un sacco di libri, come Il Codice Da Vinci che ha convinto mezzo mondo che le spoglie di Maria Maddalena riposano sotto la piramide del Louvre.”

“La storia di Loki non è altrettanto facile da vendere. E di certo non farebbe presa sulle masse perbeniste di oggi.” ironizzò lui “La gente vuol sentir parlare di eroi, miracoli e salvatori. Loki, per gli uomini moderni, è più simile al Demonio che ad un Dio.”

“E per gli antichi invece che cos’era?”

“Un male necessario, una forza del caos che metteva in moto il destino di mortali ed immortali. Portò grandi benefici agli Dei, donando loro prodigiosi oggetti magici che li resero ancora più potenti, ma ingannò anche tutti loro, li derise e sbeffeggiò, attizzando invidie e rancori che misero fratello contro fratello.” Wagner riprese fiato “E la sua progenie uccise il Re degli Dei e i suoi figli durante il Ragnarǫk.”

Leandra ricordò come Loki avesse placato il pianto della sua piccolina con un solo gesto, come l’avesse tenuta al petto e cullata quando ancora lei era priva di sensi. E ricordò cos’aveva detto riguardo al bambino nato morto, che l’aveva scortato ai cancelli di… Hel.

Parlava dell’Inferno bruciante dei Cristiani o dell’oltretomba Helheim? Erano la stessa cosa? Esistevano realmente?

“Loki aveva dei figli?” chiese in un sussurro, sentendo le lacrime riaffiorarle agli occhi al pensiero di quel bambino che non aveva mai stretto tra le braccia.

Wagner sembrò irrigidirsi un poco e per un istante interruppe il contatto visivo con Leandra. Nei suoi occhi color miele, la donna scorse un barlume di mestizia. “Molti. E tutti erano creature mostruose che gli Dei temevano e imprigionarono alla prima occasione. Con l’eccezione dei suoi due ultimogeniti, tutti i suoi figli erano nati dalla sua unione con esseri del caos. Nei circoli accademici c’è chi sostiene che Lilith, la prima moglie d’Adamo che generò le legioni demoniache dopo essere stata esiliata dall’Eden fosse Loki in guisa di donna. Io, al contrario, sostengo che i monaci che trascrissero le storie pagane finirono con l’usarle come ispirazione per le loro parabole ammonitrici.”

“E la cosa vi disturba?”

“Come vi ho detto, io credo nell’esistenza di Loki e degli altri antichi Dei. Ho visto il loro operato, ho parlato con persone che come voi sostengono di averli incontrati, di aver camminato con loro. Il Dio delle religioni Abramitiche ha migliaia di cattedrali, sinagoghe e moschee erette in suo nome e fedeli in ogni angolo del globo, ma è sordo e cieco alle preghiere. Non si può vedere, né toccare e di certo non è sceso dalla sua nuvola per tirarvi fuori dall’automobile dopo il vostro incidente, Mrs.Halloran.”

“Loki invece…”

“Loki, così come i suoi fratelli e figli, non è onnipotente. Non è immortale, non possiede il dono dell’ubiquità nè può moltiplicare pani e pesci a suo piacimento. Non è un ‘Dio’ nel senso assoluto del termine, ma è antico, astuto e soprattutto, reale. Non si aspetta una buona condotta dall’umanità, non chiede devozione, né sottomissione. Lui semplicemente è. E io voglio incontrarlo. Mi aiuterete?”

Leandra si morse il labbro inferiore “Non so se posso farlo.”

“Ovviamente non voglio costringervi, né farvi pressione alcuna. Soprattutto non adesso, mi rendo conto che tutto questo sia a dir poco sconvolgente per voi, senza contare il dolore della vostra perdita.”

“Vorrei che Steven fosse qui.” disse lei asciugandosi una lacrima, per poi premere la mano sulle labbra nel tentativo di soffocare i singhiozzi che sentiva salire dal profondo della gola.

Wagner stava per farle le sue condoglianze e scusarsi per aver tirato in ballo l’argomento, ma due rapidi colpi alla porta glielo impedirono.

Il Dottor Gallagher fece il suo ingresso, seguito a ruota da due infermiere. In braccio, teneva la bambina di Leandra avvolta in un soffice panno color cielo.

“Buongiorno Leandra, ho pensato che vi avrebbe fatto piacere vedere la vostra creaturina.” la salutò bonariamente l’uomo più anziano “Oh, e vedo anche che il buon Wagner non ha perso tempo. Spero non vi abbia annoiato con le sue storielle!”

“Tutt’altro.” Disse lei scuotendo il capo “Direi che è stato alquanto illuminante.”

“Non diteglielo o si monterà la testa.” ribatté giovialmente il dottore, posando la bambina sul letto a fianco della madre che immediatamente la strinse a sè con dolcezza.

“Piuttosto, dovremo proprio preparare il certificato di nascita, perciò ci servirebbe sapere come avete deciso di chiamarla. Ovviamente, se vi serve del tempo per pensarci-”

“Solo un secondo.” rispose Leandra tornando a rivolgersi al professore “Mr.Wagner, visto quel che ci siamo detti, crede di potermi consigliare un nome per mia figlia?”

“Cosa intende, esattamente?” indagò l’uomo accigliandosi.

“Vorrei che… lui sapesse che gli sono grata.”

“...capisco. Mi lasci pensare.”

Il Dottor Gallagher e le due infermiere si scambiarono uno sguardo perplesso, ma non dissero niente.

“Che ne pensa di… ‘Eydís’? Significa baciata dalla buona sorte, ma anche colei che la dispensa. Si tratta della variante Islandese del nome tedesco ‘Heidi’ che però ha origini ed un significato completamente diverso.”

Leandra sorrise, carezzando teneramente la guancetta rosea della bambina “Eydìs andrà benissimo.”

“Molto bene… venga, Professor Wagner, lasciamo riposare la nostra paziente, mi aiuti a scrivere il nome correttamente.”

 

ᛚᛟᚲᛁ

 

Il Professor Wagner lasciò l’ospedale alcune ore dopo e procedette spedito verso la berlina grigia che aveva noleggiato all'aeroporto quella mattina. Si era procurato il numero di cellulare di Leandra e le aveva detto di chiamarlo se avesse sentito il bisogno di parlare della sua esperienza con qualcuno senza essere derisa e presa per matta.

Salì a bordo, prendendosi un momento per tirare il fiato prima di mettere in moto. Doveva pianificare la sua prossima mossa con cautela.

Anche con Naglfar a sua disposizione, Loki non poteva essere andato lontano. Per secoli, Wagner aveva sospettato che il Dio si fosse nascosto da qualche parte e adesso aveva finalmente trovato una pista lì nel sud-ovest dell’Irlanda e sulle sue isole impervie e tempestate di monoliti.

Una risata grave gli salì alle labbra, pensando a quanto fosse cambiato suo padre in quegli ultimi cinquecento anni. Al termine del Ragnarǫk, i pochi sopravvissuti s’erano dispersi in lungo e in largo ma non loro. Loki era tornato a prenderlo là dove Odino l’aveva imprigionato, facendo irruzione nei sotterranei di Svartalfheim e massacrando i nani che gli si paravano davanti.

Suo fratello maggiore Fenrir combatté e morì durante il Ragnarǫk e lui avrebbe voluto essere al suo fianco, ma Narfi, a differenza di Fenrir, non era un vero lupo, anche se ne aveva l’aspetto. In realtà, nella sua vera forma non era neanche grande abbastanza da riuscire a sollevare una spada.

Per tre lunghi inverni era rimasto intrappolato là sotto, incatenato e costretto a nutrirsi degli avanzi e delle carogne che i nani gli lanciavano. Lo avevano fatto combattere con i loro segugi tarchiati, gli avevano tosato il pelo lasciandolo glabro ed infreddolito sulla pietra ricoperta di escrementi e paglia bagnata.

Poi era arrivato il fuoco, suo padre, l’astuto Loki e aveva riversato una tempesta di fiamme nelle gallerie dei nani, incenerendoli dal primo all’ultimo.

“Sei al sicuro, Narfi. È finita.”

Il lupacchiotto s’era gettato tra le braccia del padre uggiolando mentre la malia del Dio lo liberava dall’incantesimo di Odino, restituendogli il suo aspetto di ragazzo. A lungo rimasero stretti l’uno all’altro nel buio di Svartalfheim, Loki coperto di ferite e sangue, col volto sfregiato da anni di torture e Narfi nudo e tremante, anche lui con la sua bella collezione di cicatrici.

Un sorriso nostalgico si fece largo sulle labbra di Wagner a quel ricordo. Per secoli lui e Loki avevano vagato insieme per i Nove Regni, cercando una nuova casa, un posto da cui ricominciare.

Ma non l’avevano mai trovato, o meglio, Loki non aveva mai voluto fermarsi troppo a lungo. Essere scostante e incontentabile era nella sua natura e Narfi lo sapeva, ma ciò li portò a separarsi quando Narfi, ormai adulto, decise di vivere in pianta stabile tra i mortali.

Si fingeva uno di loro, cambiava identità ogni trent’anni o giù di lì, fingeva la propria morte e ricominciava da capo. Era stato soldato, dottore, ballerino, scienziato, pittore e persino collaudatore per la Nasa, una volta. Conosceva bene i mortali e si affezionava a loro anche se le loro vite erano così brevi e misere.

Loki invece, con l’avanzare dell’età aveva preso ad isolarsi, a vivere nelle profondità delle foreste o degli oceani, preferiva essere una bestia che un uomo, forse perché lo aiutava a non pensare. A dimenticare.

Ma Narfi sentiva la mancanza del padre ormai da molte lune e desiderava parlare con lui più di ogni altra cosa al mondo. Era persino andato alla prima mondiale di Thor della Marvel sperando che il suo vecchio si facesse vivo. Il Loki di una volta non si sarebbe fatto sfuggire l'occasione di vedere come lo immaginavano gli umani. Gli era sempre piaciuto ascoltare le storie che s'inventavano su di lui.

Narfi aveva guardato il film in silenzio, immaginando i commenti poco lusinghieri che suo padre avrebbe riservato ai costumi e all’impostazione ridicolmente Shakespeariana dell’intera narrazione. Ma il Loki sullo schermo, col suo accento Inglese, le manie di grandezza e la capigliatura nera, era il solo Loki che Narfi avrebbe visto quella sera e per tutte quelle a venire.

Wagner alzò lo sguardo sullo specchietto retrovisore ed incontrò il riflesso degli occhi ambrati che aveva ereditato da sua madre Sigyn e schiacciò l’acceleratore, sfrecciando fuori dal parcheggio diretto verso il suo hotel in periferia.

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NOTA DELL'AUTRICE: Ed ecco apparire anche uno dei figlioletti di Loki! Narfi e suo fratello Vàli non sono tra i più famosi, sempre adombrati dai loro fratelloni grandi, grossi e cattivi, ma sono sicuramente quelli con la storia più tragica alle spalle. E finalmente, anche la piccina di Leandra ha un nome tutto suo :D chissà come s'intrecceranno le storie di queste due famiglie scombussolate! Grazie mille per le recensioni, fatemi sapere come sta andando questa storiella!

 

   
 
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