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Autore: FatSalad    08/06/2018    3 recensioni
Bridget è abituata ad essere derisa, sfruttata, offesa, usata e abbandonata.
Il suo peccato è quello di cedere troppo spesso all'illusione di un amore, ma chi si aspetterebbe qualcosa di diverso dalla figlia del taverniere?
Nessuno, lei per prima e adesso è convinta che il suo peccato potrà essere dimenticato solo mediante uno più grande.
[Secondo posto pari merito al contest "Il linguaggio segreto dei fiori" indetto da _Ayaka_ sul forum di Efp; Terzo posto pari merito al contest “Raggio di Luna” indetto da mystery_koopa sul forum di Efp]
Genere: Erotico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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«Bridget, sei un'autentica visione!» disse un vecchio quasi completamente privo di denti, sputacchiando e biascicando.
Il suo sguardo allupato indugiava impunemente sullo scollo generoso della ragazza.
«E voi siete toppo galante, Jonathan. Ecco la vostra mezza pinta!» disse Bridget con un sorrisetto, posando un boccale davanti all'ammiratore.
Mise sotto braccio il vassoio scheggiato e si avviò verso il bancone, dove un omaccione rubicondo la stava richiamando per portare un nuovo ordine. Si sentiva decine di occhi addosso e udì persino qualche fischio d'apprezzamento poco raffinato.
D'accordo, forse aveva esagerato nello stringere il corpetto, sentiva il seno già importante pronto a scappar via dall'abito, ma d'altra parte quel genere di commento era abituale per le sue giovani orecchie. Chi si sarebbe aspettato diversamente dalla figlia di un taverniere?
«Copritevi! Volete che vi si vedano anche le tonsille?»
Una voce baritonale la fece sobbalzare. Si voltò verso la fonte del rimprovero ed incontrò un paio di occhi affilati, al centro di un volto duro coperto da una barba ispida.
«Volete un'altra pinta, Alan?» chiese distrattamente Bridget, fingendo di non aver udito le sue parole.
L'uomo grugnì in segno di dissenso e abbassò lo sguardo sulla birra. Bridget non era affatto sorpresa. C'erano molti uomini, giovani, vecchi, padri di famiglia, che passavano giornate e nottate intere alla taverna ubriacandosi fino ad addormentarsi sui tavolacci, ma Alan il taglialegna si faceva vivo un solo giorno a settimana e beveva con calma la sua buona pinta di birra. Se ne stava da solo ad un tavolino, poi pagava e non si faceva rivedere fino al sabato seguente.
Era un uomo appena sopra la trentina, ma era burbero come un vecchio di sessant'anni forgiato dagli stenti. Forse non era sempre stato così, ma la vita era stata abbastanza ingiusta con lui, portandogli via la moglie pochi mesi dopo le loro nozze, a seguito di un'ondata di morbo asiatico. Era successo già diversi anni addietro, ma Alan non aveva cercato un'altra donna e il suo carattere si era irruvidito parecchio.
«Bridget, sbrigati!» strillò il padre, facendola affrettare.
«Eccomi.» disse la ragazza senza entusiasmo quando ebbe raggiunto il bancone.
«Porta la cena a quei due gentiluomini e poi fila in magazzino e portami una damigiana di vino, che sta per finire. Non voglio vederti pigroneggiare, fila via!»
Bridget non fiatò, si limitò ad eseguire gli ordini, ma non pensò nemmeno per un attimo di affrettare il passo, tanto suo padre sarebbe stato sempre insoddisfatto di lei, lo sapeva. Aveva provato ad essere più rapida nel servizio, più sorridente e gioviale verso i clienti, più ordinata... ma suo padre trovava sempre qualcosa da rimproverarle. Allora, semplicemente, Bridget si limitava ad eseguire gli ordini stando più in silenzio possibile.
Oh, ma tutto quello sarebbe durato ancora per poco, sissignore!
«Brontolerai ancora per poco, padre mio...» pensò la ragazza toccando con noncuranza le gonne, per accertarsi che la borsetta di pelle fosse ancora sotto al grembiule.
Portò la sbobba preparata da quella pessima cuoca che era sua madre, pulì alla meglio un tavolo con uno strofinaccio lurido ed evitò di rispondere troppo acidamente ai commenti che quel gesto suscitò negli avventori.
«Bridget, carina, vieni a pulire anche il mio tavolo – fece uno, lanciando uno sguardo d'intesa ad un vicino – ho qualcosa qui da farti strofinare!»
«Bridget, vieni a riposare un attimo accanto a mastro Francis...»
«Bridget!» la chiamò di nuovo Alan, con tono di rimprovero.
«Ditemi.» fece la ragazza, una volta raggiunto il suo tavolo.
«Non vi siete coperta.» borbottò l'uomo senza guardarla.
«Pensavo che aveste anche voi qualcosa da farmi strofinare. Scusatemi, ma se non vi serve niente vado a prendere altro vino nel magazzino.» disse altezzosa, senza badare al grugnito dell'uomo.
Quel lavoro la disgustava. Purtroppo non poteva scegliere di comportarsi altrimenti.
Lasciò sua madre ad occuparsi del servizio ai tavoli, raggiunse il magazzino da un ingresso adiacente a quello della locanda e si strinse nelle spalle. C'era un freddo pauroso in quella stanza senza finestre, costruita in modo da mantenere le provviste più a lungo possibile. Era niente di meno che la cantina di casa sua, accollata all'esercizio dei genitori e Bridget indugiò un attimo in mezzo alla stanza. Chiuse gli occhi e riposò le orecchie dal trambusto a cui si erano abituate mentre serviva ai tavoli.
«Ancora per poco, devo sopportare ancora per poco.» mormorò a se stessa, come una nenia per calmare il pianto di un neonato.
Sistemò la candela con cui si era fatta luce su una mensola e si guardò intorno cercando di ricordare dove suo padre avesse sistemato il vino scadente che si faceva inviare dal Sud.
D'improvviso la porta cigolò e si richiuse con un tonfo. Bridget si voltò di scatto, stranamente in allarme.
Sulla porta distinse la figura imponente del taglialegna e s'irrigidì.
«Cosa volete?» chiese brusca.
L'uomo non rispose, le si avvicinò con pochi passi lenti finché non le fu di fronte. Bridget si sentiva vagamente in pericolo con le spalle al muro, i suoi occhi si spostarono interrogativi su quelli di lui, che la sovrastava di tutta la testa. Non incuteva tanto timore quando era a sedere e lei gli passava accanto per portare birre e zuppe. La sua mascella, dai lineamenti decisi come fosse stata modellata da un colpo d'accetta, era contratta, mentre il suo sguardo era fisso e penetrante.
Bridget deglutì.
«Alan, cosa...?»
La frase tremante le morì sulle labbra.
L'uomo si era abbassato verso di lei e premeva le labbra dure sulle sue. Bridget, sorpresa, non ebbe modo di reagire, sbatté le palpebre un paio di volte e quando si rese pienamente conto di ciò che era successo posò le mani sulle spalle dell'uomo per spingerlo via. Lui però la batté sul tempo e prima che potesse allontanarlo le infilò la lingua in bocca. Fu rude e vorace, la baciò in un modo tanto selvaggio da lasciarla stordita e solo quando si staccò da lei Bridget si accorse di aver chiuso gli occhi. Le dita che avevano avuto intenzione di allontanarlo si stringevano convulsamente sulla casacca dell'uomo.
Non poteva credere che un uomo tanto morigerato, integerrimo come lui, che a detta di tutti si era dedicato solo al lavoro dalla morte della moglie, conducendo una vita ascetica, covasse dentro un tale fervore, un tale bruciante desiderio.
Bridget si vide riflessa negli occhi di Alan, così indecentemente abbandonata, con le palpebre abbassate, il petto in affanno, le labbra gonfie e provò vergogna.
Alan le diede giusto il tempo di realizzare, di prendere fiato e fu di nuovo su di lei. La baciò con la stessa irruenza, chiedendole tutto, scovando ogni segreto della sua bocca e Bridget gemette sulle sue labbra quando sentì una mano enorme stringersi sul suo seno semiscoperto.
Le dita callose dell'uomo tirarono rabbiosamente i legacci dell'abito e s'intrufolarono al suo interno, andando a scaldarle la carne tenera. Strinse e massaggiò con vigore e quando incontrò la punta dolente del suo seno ruggì e si staccò dalle sue labbra.
Bridget lo osservò intontita, senza riuscire a capire se i suoi versi gutturali esprimessero rabbia o qualcos'altro, qualcosa di proibito, qualcosa di pericoloso come il possesso.
Alan scese a baciarle il collo, passò la punta della lingua sulle vene che pulsavano febbrilmente e quando giunse all'attaccatura della spalla non trattenne un morso che strappò a Bridget un sospiro di sorpresa, dolore e anche piacere. Si inarcò in avanti fino a strusciarsi su di lui e a quel contatto Alan ringhiò come un animale furioso, non smise di baciare quanta più pelle poteva, mentre con la mano libera scendeva sul suo fianco e ancora più giù, alla ricerca della sua gamba. Le sollevò le gonne confusamente e raggiunse il suo pube in gran fretta. Mugolarono entrambi di soddisfazione e per un breve istante rimasero come in sospeso. Poi l'uomo si fece strada tra la sua biancheria e prese a massaggiarla rudemente tra le gambe.
Bridget strinse le palpebre e d'istinto portò le mani tra i capelli di Alan per tirarli, ma si impedì di gemere e lamentare il dolore.
Anziché rabbonirlo quel gesto parve incendiarlo ancora di più. L'uomo si rituffò nella sua bocca e mentre le loro lingue lottavano in una battaglia primordiale, la spinse di più contro il muro, si abbassò le brache frettolosamente e in un attimo fu dentro di lei.
Bridget gettò fuori tutta l'aria che aveva nei polmoni, in un ansito liberatorio, strizzò le palpebre cercando di scacciare dalla propria vista quelle che nel buio della stanza sembravano stelle, mentre il suo corpo era scosso da sensazioni contrastanti. Non era del tutto pronta per quell'intrusione e lui lo sapeva, ma non se ne curò. La sistemò meglio, le sollevò una gamba portandosela al fianco e iniziò a spingersi con un ritmo martellante dentro e fuori di lei.
Bridget si portò una mano sulla bocca per paura che le potesse uscire un grido mentre quel maschio impazzito si dimenava come un forsennato e a lei non restava che aspettare che la furia passasse.
Infine passò, Alan lasciò di colpo il suo corpo e Bridget si ritrovò insoddisfatta e sola, come un guscio vuoto contro la parete fredda.
Riprese bruscamente contatto con la realtà, una realtà in cui doveva ricomporsi, sistemare l'abito e non guardare per nessuna ragione al mondo verso l'uomo che l'aveva presa con tanta fretta e irruenza.
Non doveva perché ne avrebbe sofferto, come sempre.
Quante volte aveva ceduto ai sorrisi e alle due moine di un uomo per poi vedersi salutare in fretta e furia? Certe volte quello veniva assalito dalla vergogna e borbottava qualcosa mentre si sistemava le brache, lasciandola prima ancora di aver finito di abbottonarsi e senza nemmeno guardarla negli occhi. C'era chi la congedava con un «grazie», chi con uno «scusa», chi aveva l'ardire di chiedere un secondo giro, in un altro momento.
Sapeva bene che così sarebbe finita anche quella volta, non era un'illusa, non era più una ragazzina ingenua e aveva smesso di innamorarsi da tempo.
Suo padre fingeva di non vedere e accettava di buon grado le generose mance che qualche “galantuomo” lasciava sul banco gettando un'ultima occhiata lasciva verso Bridget, ma lei sapeva quanto in realtà il genitore la disprezzasse.
Aveva già attraversato la soglia dei vent'anni e nessun pretendente si era mai fatto avanti, nessun uomo sano di mente si sarebbe mai azzardato a chiederla in sposa, ormai lo sapeva bene. Chi mai avrebbe acquistato un badile usato quando ve n'erano tanti nuovi di zecca? Chi non avrebbe provato vergogna nel farsi vedere in giro su di un cavallo che aveva tenuto in sella tanti altri cavalieri? Nemmeno Jonathan, seppur vecchio, sdentato e brutto come la fame, si sarebbe ritenuto fortunato nel metterle un anello al dito.
Tutto a causa di quella nomea che si portava addosso. “La figlia del taverniere è una bagascia”, “Bridget apre le cosce in cambio di niente”, “Se ti senti solo fai un salto alla locanda”... quante volte aveva intercettato frasi del genere soffiate a mezza voce? Aveva provato ad ignorarle, ne aveva sofferto, si era inviperita... ma era tutto inutile. Ormai quella fama non se la sarebbe scrollata di dosso nemmeno se si fosse chiusa in un convento.
«C'è un unico modo per porre fine a tutto questo.» pensò Bridget e sapeva bene che non sarebbe stato semplice, ma era determinata ad andare fino in fondo, perché quella vita miserevole che conduceva non le avrebbe mai riservato qualcosa di meglio.
Il silenzio di Alan si stava prolungando troppo.
«Beh? Non te ne vai?» sputò nella sua direzione, velenosa.
La sua voce rimbombò nel buio del magazzino.
Il taglialegna, invece di cogliere l'occasione per prendere la porta e sparire, le si avvicinò e cercò i suoi occhi neri come il peccato.
«Non mi basta.» disse con una voce roca che la fece vibrare da capo a piedi.
Bridget cercò qualche rispostaccia da dargli, ma l'uomo l'aveva colta di sorpresa con quell'uscita.
«Dov'è la tua camera?» chiese Alan utilizzando lo stesso tono.
Lei boccheggiò, incerta, ma gli occhi del taglialegna la stavano scrutando in un modo... era come se le stessero scavando dentro.
Di colpo capì: quello era il suo unico destino.
Aveva già deciso che non avrebbe più condotto quella deplorevole vita, cosa avrebbe cambiato indugiare un attimo di più nell'illusione di un piacere?
Senza usare né mente né volontà, la ragazza si accorse che stava scortando l'uomo su per le scale.
La sua stanza si trovava al piano di sopra, dove giungevano più sommesse le voci e i rumori della locanda, dove non aveva mai condotto nessuno.
Raggiunse la porta e tirò fuori la chiave dalla borsetta di pelle che aveva sotto al grembiule, sfiorando per un fugace istante la boccetta di vetro che vi custodiva dentro, fece per aprire la serratura, ma la presenza di Alan alle sue spalle si fece insostenibile. L'uomo si era avvicinato oltre il limite del decoro e le aveva posato un palmo aperto sul ventre, facendola scaldare tutta suo malgrado, con carezze appena accennate. Quando poi si piegò sul suo collo per lasciarle una scia di baci fu troppo per lei.
Le sue labbra erano incredibilmente dolci rispetto a poco prima, i suoi baci morbidi e delicati e il suo respiro caldo le sfiorava la pelle resa sensibile da quelle improvvise attenzioni, mandandole scariche di brividi lungo la schiena.
«A-lan! N-non...»
«Mh?» fece lui senza staccarsi di un pollice dal suo collo.
«Non riesco a...»
Se la sua bocca la vezzeggiava in quel modo e la sua mano l'accarezzava indisturbata non riusciva a concentrarsi. Non fu capace di dirglielo, ma lui parve capire ugualmente, perché almeno smise di dedicarsi al suo collo, pur mantenendo la mano aperta sulla sua pancia.
Tremando un poco Bridget riuscì ad infilare la chiave nella toppa e aprire la porta, il taglialegna la sospinse dentro e si richiuse subito la porta alle spalle. Afferrò la ragazza per i fianchi e iniziò a spogliarla senza tanti complimenti.
I lacci del vestito, malamente annodati, furono allargati dalle dita impazienti di Alan, che aveva ripreso a baciarla come se ne avesse il diritto. C'era molta più calma nei suoi baci, adesso, ma lo stesso trasporto, la stessa inconfondibile passione.
Alan si staccò dalla sua bocca per gettare lontano il suo abito, rimase di fronte a lei e la fissò con sguardo di fuoco. Con una carezza le disegnò il profilo del corpo, le sfilò la camiciola, fu lento e inesorabile, finché non l'ebbe completamente nuda davanti agli occhi.
Solo allora si fermò un attimo, trattenendo il respiro e riempiendosi gli occhi di lei, dei suoi capelli arruffati in ricci inestricabili, della sua pelle olivastra, del suo seno perfetto. Dopo aver passato il suo corpo in esame tornò a guardarla negli occhi, cercandovi qualcosa, non distolse lo sguardo mentre si inginocchiava davanti a lei, benché Bridget iniziasse a sentirsi a disagio.
«Alan...» lo chiamò con voce tremula, cercando di farlo alzare.
Lui era ancora completamente vestito e dannatamente serio, mentre compiva quel gesto di totale asservimento, completamente fuori luogo di fronte ad una donna come lei.
Alan passò le mani sulle sue gambe, costringendola a divaricarle un poco e poi fece qualcosa di inimmaginabile.
Bridget spalancò gli occhi e tentò di allontanarlo da sé, tirando i ciuffi dei suoi capelli troppo corti.
«Co...? N-non... Ah!» balbettò, ma prima che potesse dire alcunché, Alan la fece ansimare.
«Oh mio... oh!»
Bridget sentiva tremare le ginocchia, non credeva che sarebbe riuscita a reggersi in piedi mentre Alan, quel bestione dalle spalle larghe inginocchiato tra le sue cosce, era concentrato sul suo punto più indecente e non riuscì più a chiedersi se ciò che le stava facendo fosse sporco o immorale, perché non era mai stata così bene in vita sua. Le gambe non l'avrebbero retta a lungo, se Alan non l'avesse sorretta.
Bridget si sentì esplodere dal piacere e con un grido a stento soffocato strinse più forte le ciocche di capelli che aveva tra le mani.
Solo allora il taglialegna la fece stendere sul lettuccio. Bridget sollevò le palpebre e incontrò lo sguardo infuocato e compiaciuto di Alan.
Bridget gemette avvertendo un fremito. Non aveva mai provato un piacere tanto intenso e prorompente, che mozzava il fiato e lasciava una sensazione di quieta sazietà.
Era abituata a uomini che usavano il suo corpo per togliersi le voglie come un prurito fastidioso, mai nessuno si era preoccupato di appagare lei.
Alan si spogliò con gesti lenti e posati, sotto lo sguardo languido della ragazza, poi si stese su di lei, facendo aderire i loro corpi nudi.
Erano così accaldati ed eccitati che ogni minimo sfregamento era una tortura, ma Alan, a differenza dell'amplesso veloce che avevano condiviso poco prima, sembrava non avere nessuna fretta. Si prese tutto il tempo che voleva per baciare la pelle della ragazza, dedicandole minuti di passione e tenerezza, risalì dal ventre al seno fino al collo già martoriato e si fermò ad un palmo dalla sua bocca.
«Fai l'amore con me, Bridget.» le alitò direttamente sulle labbra.
Quella richiesta accorata, stranamente dolce per un uomo bruto come lui, la fece emozionare. Bridget gemette, ma non rispose, si limitò a spingere il bacino contro di lui mentre con un grugnito l'uomo tornava a baciarla.
Fu totalmente diverso dal sesso forsennato nel magazzino, Alan si mosse lentamente fino allo strazio, finchè non udì Bridget gemere di frustrazione e assecondare i suoi movimenti. Con un colpo di reni la ragazza ribaltò la situazione, portandosi a cavalcioni su di lui e guardandolo fisso negli occhi lo cavalcò, inseguendo il piacere di entrambi.
Poi Bridget si lasciò spostare e modellare dalle mani Alan, piegandosi alle sue mute richieste con dolce voluttà anche quando l'uomo tornava a somigliare ad un animale. C'era però una tenerezza inedita nel modo in cui la sfiorava tra le gambe, nel modo in cui carezzava instancabilmente il suo corpo e soprattutto nel modo in cui posava le labbra sulla sua spalla, sussurrando di tanto in tanto parole dolci e sconnesse.
Aumentò il ritmo in maniera impressionante, finché Briget non esplose di nuovo in mille pezzi, mordendo le coperte per non urlare e, finalmente soddisfatto, Alan volle finire guardandola in viso e si riversò con un ruggito accanto a lei.
La ragazza chiuse gli occhi, godendo di quell'istante di pace, ascoltando il ritmo affannoso del respiro dell'uomo. Avrebbe preferito non affrontare alcun discorso in quel momento.
Sentì Alan alzarsi dal suo fianco e immaginò che se ne stesse andando, invece tornò da lei non appena ebbe trovato un panno e un po' d'acqua in una catinella.
Il contatto con il panno freddo sul suo stomaco la fece rabbrividire, ma restò il più immobile possibile mentre il taglialegna la ripuliva con gesti delicati. Bridget quasi si commosse per quella premura, ma si impose di non cedere, di non lasciarsi andare. Sapeva che in pochi minuti quell'uomo se ne sarebbe andato, come tutti gli altri e allora lei si sarebbe alzata, avrebbe raggiunto la borsetta di cuoio e ne avrebbe tirato fuori la piccola fiala, di cui per qualche minuto aveva dimenticato l'esistenza.
Bridget si coprì con il lenzuolo e gli diede le spalle, chiuse gli occhi e finse di dormire, perché era l'unica corazza che poteva alzare mentre si sentiva tanto indifesa.
Sentì i fruscii che testimoniavano che Alan si stava rivestendo e si maledisse mentre immaginava il suo corpo nudo, la peluria sul suo petto ampio che le aveva solleticato la pelle, le spalle larghe che aveva graffiato.
Percepì il suo peso ai piedi del letto e i rumori le dissero che l'uomo si stava infilando gli stivali.
«Ecco – pensò – adesso non dire niente e vattene, ti prego.»
«Io vado, chiudi la porta.» disse l'uomo con voce bassa.
Bridget aprì gli occhi, ma non si mosse e non parlò.
Vattene!
«Domani parlerò con tuo padre.»
«E cosa vorresti dirgli?» disse Bridget sprezzante, senza più trattenere uno sbuffo.
«Gli chiederò la tua mano, ovviamente.»
La ragazza si voltò di scatto verso Alan, guardandolo con un cipiglio incredulo. I suoi occhi incontrarono solo le sue spalle e la nuca dai capelli arruffati.
«Tu sei pazzo!» esclamò e lo pensava davvero.
«È ora che tu sappia... devi sapere...» disse Alan incespicando nelle parole, a disagio.
Poi si schiarì la gola e senza più esitare confessò:
«Non l'ho mai detto a nessuno, l'ho tenuto segreto anche davanti a Nostro Signore e questa è stata la mia condanna: anni di tormenti atroci e di rimorsi. La verità è che ti avevo messo gli occhi addosso prima ancora di sposare Harriet ed ho sempre continuato ad ammirarti da lontano.»
Qui fece una pausa e Bridget cominciò a sentire una specie di fischio nelle orecchie.
«Ho già pagato caro il prezzo della mia inettitudine – riprese l'uomo – la povera Harriet mi ha lasciato troppo presto e non ho più intenzione di punirmi per paura del giudizio della gente. Sai che sono solo un povero taglialegna, non ho altro da offrirti, solo questo: la mia casupola al limitare del bosco e... nient'altro, ma non ti tratterò male.»
Bridget attese per un attimo che il ronzio nella sua testa si fermasse. Elaborò un centinaio di risposte diverse, senza capire se Alan la stesse deridendo o se invece parlasse sul serio.
«Non ti permetterò più di indossare un abito del genere in presenza di altri, quando sarai mia moglie.» disse Alan prima che Bridget fosse riuscita a dire alcunché.
«Va' al diavolo!» sbottò lei tra i denti mentre l'uomo si chiudeva la porta alle spalle.
Quello non avrebbe cambiato assolutamente niente, assolutamente! Lei si sarebbe alzata dal letto e avrebbe recuperato la fiala di veleno che aveva nascosto sotto al grembiule, oh, sì! Aveva detto che c'erano dei topi in camera sua ed aveva dovuto insistere non poco per assicurare allo speziale che quei parassiti non stavano infestando anche il magazzino della taverna. Poi si era data della stupida, dopotutto non avrebbe più dovuto preoccuparsi di mantenere la clientela, una volta ingurgitato il veleno.
Non avrebbe cambiato idea proprio adesso che tutto era predisposto così bene.
Non certo per... per qualche momento di piacere passato con un povero diavolo qualunque!
Non certo per quella ridicola proposta!
Non certo per la prospettiva di una vita... di una vita... dimessa!
Non certo... non certo...
Bridget ricadde distesa sulle coltri, sgualcita come gli abiti che erano rimasti per terra come muti testimoni. Il calore di una lacrima le scese lungo la guancia.
Dalla taverna giunse l'eco di una risata volgare.




Il mio angolino:
L'ambientazione, come avrete capito, è la Gran Bretagna del XIX secolo, mentre il "morbo asiatico" di cui muore Harriet è il colera, di cui tutta l'Europa subì numerose ondate durante il secolo.
Se siete arrivati a leggere fino in fondo alle note... grazie!
FatSalad
   
 
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