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Autore: Skylark91    09/06/2018    5 recensioni
Sevitus Post-GOF: l'estate immediatamente successiva al quarto anno di Harry porta con se nuovi problemi, sfide e... drastici cambiamenti. Un susseguirsi di vicende molto particolari indurranno il ragazzo ad avvicinarsi alla persona più improbabile nel ricoprire il ruolo di mentore e... qualcosa di più. (Non-Slash)
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Severus Piton, Sirius Black, Voldemort
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
Capitoli:
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XXII.
Man's Best Friend




«Sei in ritardo.»

Remus Lupin sospirò, spostando i suoi stanchi occhi nocciola fino ad incontrare quelli neri e annoiati di Severus Piton. «Questo mese mi ha causato... degli impedimenti in più. Dov'è Harry?»

Severus mosse il polso perché due tazze fumanti apparissero sul tavolino da caffè situato in mezzo ai due divani, rivolgendo al lupo un cenno perché si accomodasse. «In camera sua, a finire i compiti estivi,» rispose brevemente, lanciando un'occhiata al corridoio che portava alla zona notte, «abbiamo qualche minuto per discutere prima che andiate.»

«A proposito di questo, Severus--»

«Non dimenticare la tua promessa al ragazzo, Lupin,» Severus si schiarì la gola, interrompendo l'altro uomo senza tante ciance, «o hai già intenzione di ritrattare?»

Remus si concesse una mezza risata amara. «Ironico che sia tu a ricordarmelo,» mormorò, abbassando lievemente la testa prima di tornare a fissare i propri occhi sul Serpeverde, «ma non per questo meno apprezzato. Accompagnerò Harry a Diagon Alley, unica fermata Grimmauld Place a recuperare i Weasley e Hermione, così che tu possa dedicarti alle tue... attività.»

Severus lo osservò con serietà. «Lo avrò qui non più tardi delle ore diciassette, Lupin,» scandì. «Oh, e ritienimi contrario all'assunzione non necessaria di dolciumi, ci pensa già Albus a fare abbastanza danni alla sua alimentazione.»

«Se Molly Weasley potesse sentirti, Severus,» Remus scosse la testa, una nota divertita nella voce, prima di accettare la boccetta che l'uomo aveva materializzato seduta stante.

«Questa dovrebbe essere sufficiente per la luna di settimana prossima,» disse il professore di Pozioni, «ne preparerò dell'altra con l'inizio del primo semestre. Suggerisco di approfittare di questa giornata per condividere le tue memorie più preziose con il ragazzo, pare aiuti a rinforzare il proprio autocontrollo nei giorni antecedenti alla trasformazione,» aggiunse, lasciando che gli occhi vagassero brevemente sui segni evidenti sul viso dell'altro.

«Ti ringrazio,» disse sinceramente Remus, offrendogli un piccolo sorriso, «non solo per questo, ma anche per quello che stai facendo per--»

«Remus!»

Harry fece capolino dal corridoio, il viso illuminato di gioia nel vedere il suo vecchio professore di Difesa Contro le Arti Oscure all'interno dell'accogliente soggiorno. Remus si alzò per salutarlo, lasciando che Harry gli si facesse incontro e ritornando il suo abbraccio con calore.

«Harry,» lo salutò, osservando il giovane con un sorriso affettuoso sulle labbra, «sono felice di vederti. Sei già pronto ad andare?»

«Aspettavo solo te,» rispose con prontezza il giovane, in viso l'espressione radiosa di chi ha appena ricevuto un regalo. Remus si stupì della facilità con cui la stessa si attenuò notevolmente, nel momento in cui Harry riportò gli occhi su Severus, come colto da una rivelazione. «Non verrai con noi?» domandò.

Severus avvertì la delusione nella voce del ragazzo, ma camuffò ogni reazione con la solita maestria. «Devo badare ad alcune faccende che richiedono la mia attenzione,» rispose brevemente, «la guarigione del tuo amico Hagrid è una di queste.»

Harry annuì, comprensivo. «Potrò passare a trovarlo al mio ritorno, se dovesse riprendersi?» domandò poi, speranzoso.

«Si è già risvegliato, a dir la verità,» disse Severus, «ha solo bisogno di riposare e rimanere sotto controllo da parte mia e di Madama Chips. Immagino che stasera tu possa fargli una breve visita in mia compagnia.»

Remus non poté fare a meno di sorridere di fronte all'espressione radiosa con cui Harry ricompensò Severus per la concessione accordatagli. «Ti lasciamo ai tuoi impegni, Severus. Riporterò Harry prima dell'orario di cena,» disse, avviandosi verso il camino assieme al ragazzo, il quale salutò Severus prima di essere avvolto dalle fiamme verdi della Metropolvere.

Una mezza dozzina di teste rosse li accolsero una volta arrivati nel soggiorno polveroso di Grimmauld Place.

«Allora, pronti a partire?»
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Harry scartò una caramella Tutti Gusti + 1 passatagli da Ginny, che si lasciò sfuggire una risata di fronte alla smorfia del giovane nel deglutirla. Hermione era impegnata con i gemelli poco più in là, vittima di uno dei loro scherzi goliardici, mentre Ron passeggiava in disparte ai bordi del vicolo invaso dal quotidiano trambusto di Diagon Alley. Erano trascorsi ormai tre giorni da quando Harry si era trasferito ufficialmente nei quartieri privati di Severus, e il giovane non aveva ancora avuto modo di rimediare alla brusca rottura con il proprio migliore amico.

Ginny seguì lo sguardo del giovane occhialuto e il suo viso si addolcì. «Sai, è evidente che gli manchi, Harry; Ron è solo troppo orgoglioso e ostinato per ammetterlo,» gli offrì in supporto.

Harry sospirò. «Avrei già fatto il primo passo, se sapessi come convincerlo a vedere le cose come stanno,» mormorò. «Non ho proprio idea di cosa voglia sentirsi dire--»

«Probabilmente per Ron sarebbe più facile che tu tornassi a ridere e scherzare di Piton insieme a lui come un tempo, che cercare di vedere la realtà dei fatti,» proseguì Ginny, «quello che è certo, è che ha bisogno di più tempo degli altri perché le cose gli entrino per bene in quel testone duro che si ritrova. Vedrai che un modo troveremo, Harry.»

Harry annuì, prima di sentire la mano di Remus posarsi sulla sua spalla. «Hai parlato con Severus di quanto successo tra te e Ron, Harry?» Allo scuotere della testa del ragazzo, Lupin proseguì: «Potrebbe aiutare con--»

«Non mi sembra il tipo di approccio migliore, Remus,» disse Harry, quasi sconcertato alla proposta dell'uomo, mentre immaginava la reazione del proprio guardiano nel sentirsi raccontare di come Ron aveva mancato di rispetto nei confronti del suo professore. Probabilmente Severus gli avrebbe fatto cambiare idea a suon di sortilegi.

«Come preferisci,» sospirò Remus, «ma temo che tu stia sottovalutando i benefici di parlare con un adulto di queste vicende, per quanto triviali siano... sai che Severus, in qualità di guardiano, avrà voce in capitolo sulla tua formazione scolastica, per esempio?»

Harry grugnì. «Non ricordarmelo,» borbottò, «mi ha già chiesto di fargli avere tutti i compiti pronti almeno una settimana prima delle lezioni - cioè tra tre giorni! - così che lui possa controllarli per tempo...»

«Harry, ma è fantastico!» esclamò Hermione, eccitata, «Oh, avessi io questa possibilità! Hai idea di come i tuoi voti miglioreranno d'ora in avanti?»

Remus ridacchiò tra sè e sè. «Su questo non ho dubbi.»

«Hey,» replicò Harry, fingendosi offeso, «mi sembra di essermela cavata sempre abbastanza bene finora, o sbaglio?»

«Parlavo di Pozioni, Harry!» disse ancora Hermione, «ma ci pensi? Il professor Piton potrebbe perfino aiutarti ad ottenere il punteggio richiesto per i G.U.F.O. necessari a intraprendere la carriera di Auror.»

Harry tornò a fissare la schiena di Ron, trovando difficile distrarsi con quei discorsi scolastici. Voleva avere l'occasione di poter parlare a quattrocchi con il proprio amico per chiarirsi. Ma per fare ciò, avrebbe dovuto aspettare il momento propizio.
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«Zucchero, Severus?»

«No, grazie.»

Severus sedeva comodamente nella cucina malandata di Grimmauld Place, dove Molly Weasley si affaccendava a svolgere i propri mestieri giornalieri. Arthur sorseggiava il proprio tè con una copia de La Gazzetta del Profeta aperta in grembo e l'espressione di chi vorrebbe essere ovunque tranne che lì in quel momento.

«Abbiamo notizie di Hagrid? Speriamo si sia ripreso dopo quello che ha passato...»

«È in via di guarigione. Occorrerà ancora una settimana prima che torni nel pieno delle sue forze, ma il tempo medio per un semi-gigante è di durata molto inferiore rispetto a un comune umano,» rispose Severus, bevendo casualmente dalla propria tazza.

Molly annuì distrattamente, asciugandosi le mani in uno degli stracci appesi lì accanto; il suo sguardo andò a posarsi sul marito, il quale intuì il volere della moglie e si schiarì piano la gola, in evidente difficoltà.  

«Severus, grazie per aver accettato di venire qui oggi,» esordì Arthur, passandosi una mano attraverso i corti capelli rossi. «Il motivo per cui ti abbiamo chiesto questo favore è per parlarti di... Harry e Ron.» Allo sguardo più intenso rivoltogli dall'altro uomo, il signor Weasley si affrettò a proseguire: «Non abbiamo potuto fare a meno di notare nell'ultimo periodo come il loro rapporto sia diventato piuttosto... turbolento, nei confronti l'uno dell'altro. Nulla di grave, per carità, ma non possiamo ignorare l'irritabilità presentata da Ron nell'ultimo periodo, nei confronti dei suoi stessi fratelli.»

Nel vedere il marito esitare leggermente, Molly colse l'occasione per prendere parola. «Il motivo per cui stiamo condividendo le nostre preoccupazioni con te, Severus, è nella speranza che tu possa assisterci nel capire come poter aiutare Ronald ed Harry caro a tornare uniti come prima,» la donna si interruppe per riprendere fiato, prima di continuare, con evidente fatica e la voce sempre più spezzata dall'emozione. «So che abbiamo avuto un inizio brusco da quando sei subentrato nella vita di Harry, ma ora posso dire di aver visto il modo in cui sei stato in grado di aiutarlo l'altra notte, in preda a... a q-quel... m-mostro!»

«Su, su, Molly,» Arthur si alzò per circondarle le spalle, la voce della donna ormai rotta da singhiozzi materni.

Severus si costrinse mentalmente a non sollevare gli occhi al cielo e si schiarì invece la gola. Forse accettare di fare da guardiano a Potter era stata una scelta troppo avventata. Oh, se solo avesse preso in considerazione per tempo che avrebbe dovuto aver a che fare anche con pianti isterici e futili problemi adolescenziali...  

L'uomo trasse un respiro, prima di sforzarsi di parlare, nella sua voce annoiata di sempre. «Non posso negare di aver notato un deciso cambiamento negli atteggiamenti tra il Signor Weasley e Potter, senza dubbio provocato anche dagli ultimi sviluppi di questa, ah... sfortunata estate,» iniziò, con disinvoltura. «I due hanno mostrato una notevole tendenza ad evitarsi l'un con l'altro, piuttosto che cercare un confronto che li aiuti a chiarirsi. Forse,» proseguì, osservando attentamente le reazioni dei due genitori, «potrebbe essere fattibile per me organizzare un incontro forzato tra i due soggetti interessati.»

Arthur e Molly si scambiarono un'occhiata, per un istante esitanti sul da farsi.

«Severus, non vorrai... punirli?» domandò Arthur, la voce velata d'incertezza.

Severus offrì un elegante sventolio della mano, come se stesse scacciando con estrema disinvoltura una mosca fastidiosa. «Oh, no, sebbene Potter sia sotto la mia supervisione, lo stesso non si può dire del Signor Weasley; non è nelle mie facoltà punire uno studente nel periodo estivo, per giunta fuori dalle mura scolastiche. Quello che stavo meramente suggerendo è di aspettare o creare l'occasione opportuna perché possano trovarsi nella stessa stanza allo stesso momento.»  

Qualche attimo di silenzio seguì, prima che la donna decise di riprendere la parola.

«Non posso più sopportare di vedere quei due ragazzi far fatica anche a salutarsi...» mormorò, lanciando uno sguardo apologetico al marito, col chiaro intento di scusarsi per quello che avrebbe di lì a poco detto. Con lo sguardo rinnovato di sentimento, Molly tornò a guardare l'insegnante dagli abiti scuri e batté con decisione una mano sul tavolo. «E sia, a mali estremi... estremi rimedi!»

Severus dovette trattenere a stento il sorrisetto che per poco non gli affiorò alle labbra.

Si prospetta una giornata interessante, oh sì.
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«Avete visto la Professoressa McGranitt? Silente ha detto che si trova a Grimmauld Place ora,» Harry si voltò a guardare Ginny mentre passeggiavano l'uno accanto all'altra, lunga la via principale di Diagon Alley. Le compere per l'inizio del nuovo anno stavano procedendo senza particolari rallentamenti, a parte qualche scherzo qua e là dei gemelli nei confronti di ignari passanti.

«È così, occupa la stanza di Ron per il momento. Da quando sei andato via hanno pensato di spostarlo a dormire in camera con Fred e George per dare alla McGranitt la giusta privacy,» spiegò Ginny. «Credo che rimpianga di essere in stanza con te,» aggiunse poi, ridacchiando leggermente in direzione del fratello.

«Questo è poco ma sicuro,» rispose il ragazzo occhialuto, ricambiando il suo sorriso. «Mi farebbe piacere passare a trovarla--»

«Shhh, Harry!»

Nel sentirsi trascinare di colpo dietro a un angolo, Harry si interruppe di colpo, voltandosi a guardare Ginny con occhi spalancati. «Ginny, ma che diav--?»

In tutta risposta, Ginny si premette ancora di più il dito che si era portata alle labbra. «Guarda!» indicò poi, puntando poco oltre la strada che avevano percorso fino a poco prima, la mano rivolta verso la scalinata che portava ad un negozio avvolto dalla penombra, con la scritta a lettere gotiche Magie Sinister ben visibile sopra. Harry seguì lo sguardo di Ginny fino a scorgere una testa dai capelli biondo pallido, che sostava di fronte alla bottega, la stessa testa che poteva appartenere solo a...

«Malfoy,» mormorò Harry serrando i pugni dalla rabbia, mentre ricordava con fremiti di rancore l'incubo di quella note senza fine in cui il padre del suo acerrimo rivale si era unito ai suoi confratelli Mangiamorte nel torturarlo senza tregua. «Sembra sia solo... con chi starà parlando?» Harry strizzò gli occhi dietro agli occhiali, sforzandosi di vedere meglio nonostante il sole abbagliante di quella giornata estiva che contrastava nettamente con il vicolo buio in cui Malfoy sostava.

«Ha qualcosa in mano,» bisbigliò Ginny, «sembra... una specie di specchio...»

«Specchi gemelli,» esclamò una voce alle loro spalle, facendoli saltare.

«Hermione!» sussurrò Harry, indignato per il modo brusco in cui l'amica aveva deciso di palesarsi.

«Scusate,» si affrettò a dire quest'ultima, prima di appiattirsi contro il muro di mattoni insieme agli amici. «Come siete arrivati fin qui? Il professor Lupin vi sta cercando,» aggiunse, per poi lanciare un'altra occhiata a Malfoy, unico oggetto dell'interessamento di Harry e Ginny. «La domanda non è cosa sta facendo... ma con chi comunica,» proseguì, attirando finalmente su di sé l'attenzione dei due amici, «deve esserci qualcuno con uno specchio identico al suo con cui sta parlando, e - a giudicare dal modo in cui muove le labbra - sembra una discussione parecchio concitata.»

«Se solo Fred e George fossero qui, avremmo potuto usare le Orecchie Oblunghe per ascoltare...»

«Forza, proviamo ad avvicinarci senza essere scoperti--» stava per dire Harry, facendo un passo allo scoperto dopo aver controllato che Malfoy fosse troppo concentrato per accorgersi di lui, quando un'altra voce alle proprie spalle lo colse di sorpresa.

«Hey, cosa state combinando?» disse Ron, posando casualmente una mano sulla spalla di Hermione. 
 

Il trio balzò seduta stante, e - con orrore di tutti - il gridolino inaspettato di Ginny catturò l'attenzione del Serpeverde che sostava qualche metro più avanti. Lo sguardo di Malfoy ricadde sul gruppetto di ascoltatori inattesi e lo shock nei suoi occhi grigi cedette ben presto il posto all'irritazione. Con un movimento lesto della mano, il giovane celò nella propria veste lo specchio attraverso cui aveva comunicato fino ad allora, per poi rivolgere uno sguardo di fuoco ai Grifondoro che avevano osato spiare su di lui.

«Stupidi Mezzosangue!» gridò nervosamente, prima di girare sui tacchi e dileguarsi rapidamente attraverso le vie più interne del quartiere.

«Per la miseria,» esordì Ron, troncato subito dallo sguardo fulminante degli altri tre.

«Ottimo lavoro, Ron,» commentò Hermione, ironica, battendogli la stessa mano sulla spalla in un'imitazione dell'amico. «Non solo non abbiamo scoperto i suoi piani, ora dobbiamo anche preoccuparci del fatto che Malfoy sappia che lo stavamo spiando!»

«Hey, come facevo a sapere che--?»

«Non una parola, Ron,» disse Ginny, scuotendo la testa, «piuttosto, come hai fatto a seminare Lupin?»

«Fred e George mi hanno dato una mano,» rispose il ragazzo, scrollando le spalle. «Ci siamo divisi per non dare nell'occhio...»

«Cosa che, a quanto pare, non ha funzionato,» giunse la voce di Remus dietro di loro. L'ex-professore li guardò con aria di disapprovazione. «Si può sapere cosa è saltato in mente a tutti e quattro? Ragazze sono deluso da voi in particolar modo,» continuò Remus, prima di posare lo sguardo sul Ragazzo Sopravvissuto. «E Harry, da te non mi aspettavo un comportamento così immaturo, non dopo quello che hai passato quest'estate. Davvero reputi saggio allontanarti da me per poter gironzolare nei dintorni di Nocturn Alley?»  

Harry fissò il proprio sguardo sulle proprie scarpe, mortificato. Avvertire la delusione nella voce di Remus era peggio che se avesse gridato. «Mi dispiace,» mormorò a bassa voce.

Remus sospirò, prima di passarsi una mano sul viso stanco. «Fortunatamente state tutti bene. Coraggio, torniamo indietro. Visto il tempo che ho passato a cercarvi, credo che possiamo saltare la sosta alla gelateria di Fortebraccio e dedicarci all'ultimo negozio rimasto...»

Mentre Remus parlava e il gruppo tornava sui propri passi, Ginny punzecchiò Harry con un gomito. «Cos'è quella faccia Harry? Credevo ormai fossi abituato a infrangere le regole,» scherzò, con l'intento di tirarlo su di morale.

Harry si lasciò sfuggire un grugnito demoralizzato. «Spero solo che Remus non abbia intenzione di raccontare tutto a Severus... in quel caso, quello che mi aspetta sarà ben peggio che saltare il gelato del pomeriggio,» borbottò il giovane, deglutendo all'idea di ciò che lo avrebbe quasi certamente atteso al suo ritorno.
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«Deduco che la tua giornata non sia andata per il meglio, a giudicare dalla tua faccia.»

Harry deglutì. Il soggiorno in pietra dei quartieri di Piton era vagamente illuminato dallo scoppiettio del fuoco magico proveniente dal camino; il professore di Pozioni - seduto comodamente sul sofà in pelle marrone - sollevò gli occhi dal giornale che stava leggendo per posarli sull'entrata del ragazzo, in attesa di una sua risposta. Poi le parole di Remus gli tornarono alla mente.

«Non racconterò quello che è successo oggi a Severus, Harry, non perché penso che non debba saperlo, ma perché vorrei che sia tu a farlo,» gli aveva detto l'uomo lupo, prendendolo da parte una volta tornati a Grimmauld Place. «Desidero che tra di voi si instauri un legame di reciproca fiducia, che rischierei di rovinare se intervenissi anzitempo. Questo sarebbe stato ovviamente diverso se fosse invece accaduto qualcosa,» aveva continuato, aggiungendo con un tono decisamente più sollevato e meno severo, «in questo caso, avrei potuto considerarmi un uomo morto.»

Il ricordo della loro conversazione fu abbastanza da far schiodare al ragazzo i piedi dal tappeto su cui sostava. Severus non poteva sapere ancora nulla di quella giornata. Di certo ci sarebbe stato un momento migliore per raccontarglielo...

«Fare shopping non è esattamente entusiasmante,» disse Harry, scrollando le spalle e lasciandosi sprofondare in quella che era già diventata la sua poltrona preferita, «certamente non come un mattinata passata sul campo da Quidditch a provare la scopa appena lustrata con il nuovo kit di manutenzione...» azzardò con un mezzo sorriso astuto, curioso di sapere come Piton avrebbe reagito alla velata proposta.

Severus inarcò un sopracciglio, ma Harry avrebbe potuto giurare di vedere l'ombra di un sorrisetto quasi compiaciuto increspargli impercettibilmente le labbra. «È scaltrezza Serpeverde quella che le mie orecchie odono, Signor Potter?»

Harry ridacchiò, allungando una mano verso il piatto di biscotti posto sul tavolino da caffè di fronte al camino. «Questa estate è stata quasi peggio delle altre per quanto riguarda l'allenamento pre-campionato,» commentò con casualità, cercando un appoggio su cui fare leva, «non vorrei che la mia squadra pensasse che ora parteggio attivamente per Serpeverde, dovessi mai far figure a causa del mancato allenamento.»

Severus scosse la testa, sollevandosi dal divano su cui aveva passato l'ultima mezz'ora in attesa che il ragazzo tornasse. «Suggerisco di fare attenzione ai punti, nel caso la carta Quidditch non funzionasse quest'anno,» rispose, senza perdere il ghigno appena accennato, ed Harry avvertì un accenno di mal di stomaco dentro di sé, in ricordo di quanto fosse facile per il suo nuovo guardiano di togliere punti a Grifondoro. «Ora andiamo, abbiamo una visita da rispettare prima che faccia buio, ricordi?»

Il volto di Harry si accese d'un tratto. Hagrid! Come aveva potuto dimenticarsi di lui? Pronto come non mai, il ragazzo seguì le lunghe falcate di Severus, ritrovandosi quasi costretto a fare jogging per stare dietro all'uomo. Una volta fuori da Hogwarts, Harry alzò il viso verso Severus, una domanda ben leggibile sul volto.

«Perché non abbiamo usato il camino come Madama Chips per raggiungere Hagrid?»

Severus sorrise impercettibilmente, senza girarsi a guardarlo. «Credevo tenessi alla tua forma fisica in vista dell'inizio del torneo di Quidditch,» rispose con voce di velluto.

Harry sospirò internamente. Serpe. Inutile quanto si sforzasse, Severus era sempre un passo avanti a lui.

Arrivati lungo la discesa che li avrebbe condotti dritti alla capanna di Hagrid, l'enorme sagoma del mastino napoletano si palesò in fronte a loro, accogliendoli in latrati e scodinzolii. Harry aggrottò la fronte, accarezzando distrattamente il cane prima di sentire la voce di Hagrid provenire allarmata, seppure attutita, dalla capanna.

«Che cos'avrà che non va?» domandò il ragazzo a Severus.

L'uomo non rispose, accelerando il passo ancor di più se possibile.

«Thor!»

Harry fece un balzo indietro nell'entrare nello spazioso monolocale di Hagrid, travolto dalla voce tuonante del Mezzo-Gigante.

«Oh, Harry, Professor Piton, non vi avevo visti arrivare,» si scusò l'enorme omaccione, attualmente steso nel suo letto sgangherato. «Quel birbante di Thor approfitta che non mi posso muovere per prendere una boccata d'aria ogni due per quattro...»

«Ciao Hagrid,» salutò Harry, accorato, prendendo posto su una sedia accanto al letto. Rispetto all'ultima volta che l'aveva visto, Hagrid appariva un po' più roseo e meno violaceo, con il viso tuttavia ancora segnato dalle ferite che aveva subito e i capelli sempre più simili ad un groviglio selvaggio. «Come ti senti?»

«Oh, acciaccato, ma nulla di irreparabile grazie al professore qui... qui--,» Hagrid emise due potenti starnuti che quasi minacciarono di far cadere Harry dalla propria precaria posizione e aggiunsero due macchie giallastre sul lungo mantello di Severus, il quale si limitò a storcere il naso e a muovere il polso della bacchetta in tono annoiato fino a farle sparire, «-- presente.»

«Vuoi raccontarmi cosa ti è successo,--» Harry non fece in tempo a finire la frase che il subdolo schiarimento di voce dell'insegnante al suo fianco lo interruppe.

Hagrid scosse piano la testa, evitando con difficoltà lo sguardo del giovane Grifondoro per lanciare occhiate furtive a Severus e al suo volto di pietra. «Non è possibile, Harry, mi spiace... questioni dell'Ordine,» fu la risposta evasiva del Mezzo Gigante.

Harry inarcò un sopracciglio, deluso. Era evidente che, davanti a Piton, Hagrid non avrebbe mai parlato. Avrebbe dovuto escogitare uno stratagemma per avere la certezza di tirar fuori qualcosa dall'amico gigante.

«Vorrei offrirvi dei biscotti, ma tutti quelli rimasti devono essere ammuffiti durante la mia assenza,» Hagrid cambiò casualmente discorso, con la stessa grazia di un elefante in un negozio.

«Ho già mangiato abbastanza caramelle per un giorno-- ehm, volevo dire è quasi ora di cena comunque,» cercò di correggersi Harry, ben consapevole che a Severus non fosse sfuggita la sua prima asserzione. «Come te la stai cavando qui, Hagrid? Intendo dire da solo, hai bisogno di una mano per cucinare, o...?»

«Oh no, Harry, Madama Chips e il professor Piton sono così gentili da occuparsi anche del cibo quando vengono in visita,» disse Hagrid con ritrovata energia, lanciando uno sguardo di sincera riconoscenza a Severus, prima che un pensiero improvviso lo colpisse tanto duramente da farlo rattristare. «Come ti dicevo, l'unico problema è Thor, una vera spina nel fianco,» mormorò sconsolato, «continua a fare come prima, sgattaiola fuori come una manticora in fuga appena ne ha l'occasione e io non posso badargli,» spiegò, prima che il suo sguardo si addolcisse posandosi sulla vista del suo adorato mastino, attualmente occupato a lasciare una scia di bava maleodorante sul ginocchio di Severus. «Penso che gli piaccia, Professor Piton.»

Harry si sentì quasi strozzare nel tentativo disperato di trattenere la violenta risata che minacciava di salirgli in gola. Non sapeva cosa era più divertente in quel momento, se lo sguardo di pura adorazione con cui Thor persisteva nel cercare di appoggiare il muso sulle gambe di Severus, oppure la faccia disgustata con cui quest'ultimo tentava di allontanare il grosso mastino, senza successo, sotto gli occhi di un inconsapevole Hagrid.

«Potrei occuparmi io di Thor, Hagrid,» propose Harry, in uno slancio di bontà, mordendosi l'interno della guancia per costringersi a non cedere all'ilarità del momento. Al suo fianco, avvertì Severus pietrificarsi completamente.

«Come prego?»

«Io e il professor Piton potremmo beneficiare della sua compagnia,» proseguì Harry, imperterrito, approfittando che Severus fosse troppo impegnato a tenere a bada al cane - che aveva ora iniziato a tirargli il mantello per giocare al tiro alla fune - per poter dare retta anche a lui.

«Assolutamente, no! Potter, non pensarci nemmeno--»

«Dici davvero, Harry?» chiese Hagrid, come se non avesse sentito neanche una parola di Severus, il volto tumefatto già largo in un sorriso entusiasta. «Sono sicuro che Thor starà bene con voi, e voi con lui! È di grande compagnia, fedele, educato e--»

«... inqualificabile!»

«Esatto, ha così tanti aggettivi positivi che potrei parlarne per ore! Mi piace il suo entusiasmo, professore,» esclamò Hagrid, gioioso. «Guardi come si è già affezionato a lei,» aggiunse con incredibile sdolcinatezza, tanto che Harry si chiese se Hagrid avesse ricevuto un trauma più grave di quanto i suoi due guaritori pensassero, per non accorgersi di come Severus tentava in tutti i modi di allontanarsi da Thor.

«Puoi starne certo, Hagrid, Thor sarà dei nostri almeno finché non ti rimetterai in sesto,» si sentì in dovere di aggiungere il Grifondoro, lanciando un'occhiata trionfante al proprio guardiano mentre si guadagnava un ululato di approvazione da parte del mastino. Io e te faremo i conti dopo, lesse nello sguardo di Severus, prima che quest'ultimo decidesse che ne aveva abbastanza da alzarsi e abbandonare ogni tentativo di ripulire le vesti ormai completamente impiastricciate di saliva canina.

«Attendi Poppy per la prossima medicazione,» disse velocemente Severus, chiaramente ansioso di uscire da lì e respirare qualsiasi cosa che non fosse alito di cane, «la salvia che ti ho applicato stamattina avrà effetto ancora per due ore.»

«Grazie Professor Piton, e grazie a te, Harry,» rispose subito Hagrid, quasi con le lacrime agli occhi dal doversi separare dal proprio amico a quattro zampe, «e non dimenticate l'osso preferito di Thor, e-e i suoi cinque pasti al g-giorno, e--»

«Andrà tutto bene, Hagrid,» lo rincuorò Harry, alzandosi a sua volta e battendo con gentilezza la mano sull'enorme braccio del Mezzo-Gigante. «Porteremo Thor a trovarti insieme a noi molto presto,» aggiunse, rassicurante.

Come la porta si chiuse alle loro spalle, Harry guizzò di lato per evitare la mano calante con cui Severus aveva tentato di acchiappargli la collottola.

«Potter! Vuoi spiegarmi che diavolo ti è venuto in mente?» ringhiò Severus, furibondo. «Dovrei trasformarti in un rospo verrucoso seduta stante!»

«Credevo fosse la cosa giusta da fare,» si giustificò Harry, prima di piegarsi in due alla vista di Thor che faceva le feste intorno a Severus. «Non vedi come si è già legato a te, ho pensato avrebbe fatto bene a entrambi--»

«Ho già una peste insolente che mi gira per casa, non ho bisogno anche di un bavoso ammasso di pulci!» Alla vista di Harry che continuava a ridere con ancora più gusto, se possibile, Severus incrociò le mani al petto, un ritrovato ghigno sardonico ora ben inciso sulle proprie labbra. «Occlumanzia. Stasera. Tu ed io

Harry sbiancò d'un tratto, la bocca improvvisamente arida e le pupille dilatate. «N-no, Severus, per favore, non dirai sul serio--»

«Serissimo,» asserì l'uomo, con le labbra tirate, «non svolgiamo lezioni da troppo tempo, è proprio il momento di riprendere con le... ah sì, vecchie abitudini,» pronunciò, con un velo fintamente sadico nella voce, cosa che un tempo avrebbe fatto scappare Harry a gambe levate. Ma l'attuale scena era troppo divertente per prendere il Pipistrello dei Sotterranei sul serio, dato che Thor - stanco delle mancate attenzioni di Severus - aveva infine deciso di usarlo come albero personale. L'uomo scrollò con forza la gamba ormai fradicia, scatenando nuovamente l'ilarità di Harry. «E ora aiutami a togliermi questa bestiaccia di dosso!»
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«E quando - esattamente - pensavi di dirmi di ciò che è successo oggi?»

Harry riprese fiato, cambiando posizione sulla poltrona che aveva scelto all'inizio della seduta di Occlumanzia. «N-non è quello che pensi--» tentò di dire affannosamente, passandosi il dorso della mano sulla fronte sudata.

«E che cosa sarebbe allora quello che ho visto nella tua testa?» incalzò Severus, abbassando la propria voce al suo famigerato tono pericoloso di sempre. Harry si fece piccolo piccolo, preparandosi a valutare bene le parole seguenti.

«M-mi mi stavo solo divertendo con i miei amici--»

«Ti stavi... divertendo?» ripeté Severus, in un sussurro quasi amabile. «Che razza di idea di divertimento sarebbe quella di spiare su Draco Malfoy al limite del quartiere più malfamato di Londra?» rimbeccò, tornando ad alzare gradualmente il tono della voce.

«Stavamo solo dando un'occhiata!» esclamò Harry, stanco di tutti quei rimproveri. «Si stava comportando in modo strano e abbiamo solo sentito...»

Severus non lo lasciò finire di parlare, portandosi fino davanti alla faccia del ragazzo e chinandosi per essere al suo livello. «Cosa ti ho detto solo l'altro giorno al San Mungo?» ringhiò. «Quante volte devo ripeterti di smetterla di comportarti come uno stupido e di non allontanarti mai dalla protezione di chi sta badando alla tua sicurezza?»

«Questo vorrebbe dire che non potrò mai spassarmela? Il Ragazzo Sopravvissuto non ha diritto anche lui a un po' di svago?» rispose Harry, incapace di trattenersi oltre.

«Non provare nemmeno ad usare questo tono con me.» Severus lo fulminò seduta stante. «Ti ho tenuto in vita da quando avevi undici anni, non fallirò proprio adesso solo perché tu, stolto ragazzo, avevi voglia di divertirti,» Harry avvertì lo sprezzo con cui Severus aveva pronunciato l'ultima parola e ingoiò la risposta che gli era salita alle labbra, concentrandosi invece sulla prima parte della frase di Piton.

Ti ho tenuto in vita da quando avevi undici anni.

«Io...» Harry fu investito dall'intensità con cui Severus lo stava fissando e fu colto da un'improvvisa ondata di sensi di colpa. L'uomo gli aveva dimostrato di essere veramente disposto a tutto pur di proteggerlo dai mille pericoli che si aggiravano intorno a loro. Spiare. Mentire. E perfino uccidere. «... mi dispiace.»

Severus spostò lo sguardo da lui alla stanza intorno a loro, dandogli le spalle e incamminandosi verso la cucina, dove le pentole avevano iniziato ad armeggiare da sole. «L'hai già detto in passato, dimostralo,» proseguì, senza tante storie. «A partire da domani mattina, voglio che tu e il signor Weasley passiate la vostra giornata scrivendo ben cinquecento righe della stessa frase "Userò la testa di cui sono stato dotato e ascolterò gli adulti che mi tutelano al fine di proteggere me e i miei amici."»

«Cinquecento righe?» Harry balzò in piedi, confuso e arrabbiato. «Ma non finiremo mai in un giorno! E perché Ron? Eravamo lì in quattro ed è stata una mia idea--» cercò di replicare, senza alcun successo.

«Perché, da quello che ho visto nella tua mente, è evidente che se Ronald Weasley non fosse intervenuto con la sua goffaggine, ci sarebbero state più chance che Malfoy non si accorgesse della vostra presenza, limitando così i danni nati dall'essere scoperti.»

«Ma non è giusto!» esclamò Harry, «siamo in vacanza, non puoi punirci!»

«Oh, è qui che ti sbagli, Signor Potter,» disse Severus, girandosi finalmente verso di lui con un freddo sorrisetto impostato sulle labbra. «Dimentichi che sono il tuo guardiano. In più, sono di comune accordo con i Weasley perché loro figlio condivida la stessa punizione con te, non sei... contento di questo trattamento di riguardo?»

Harry lo fissò sempre più spaesato. «Ma... ma come?» domandò prima di rinunciare al voler capire e focalizzarsi su qualcos'altro. «Dovreste impegnarvi a scoprire cosa ci faceva Malfoy a Nocturn Alley e con chi cercava di comunicare, non poteva che essere qualcosa di losco--»

«Per quanto sicuramente interessante sia la storia che solo ora sembri volermi raccontare, è mio compito badare alla tua supervisione e non a quella di Malfoy,» proseguì Severus, rovesciando nel piatto di Harry un'abbondante porzione di patate al forno e due cosce di pollo. «Quindi sei pregato ad attenerti a quello che io dico, questa è l'ultima volta che lo ripeto con calma,» disse a denti stretti, cercando con estrema fatica di scansare un Thor con l'acquolina in bocca senza far cadere neanche un po' di cibo dal piatto. «Vorresti, gentilmente, tenere questo dannato cane?»
    

«Thor, vieni qui bello, lascia stare Severus,» borbottò Harry, rassegnato alla punizione alla quale sapeva di non poter scampare. «Dì la verità, c'entra anche la nostra recente aggiunta alla casa non è così?»

Severus inarcò un sopracciglio mentre si sedevano a tavola finalmente. «Ma non mi dire, sbaglio o sei diventato più acuto ultimamente?» lo spiazzò con ironia, beccandosi la solita roteata di occhi.

«Noto un certo astio nei confronti dei cani per caso?» lo stuzzicò Harry, curioso, ignorando il commento di prima.

«Hai forse dimenticato che al tuo primo anno quel dannato cerbero del tuo amico Hagrid per poco non mi staccava una gamba?» replicò soave Severus, prima di lanciare un'occhiata al mastino che li fissava dal tappeto della sala, mordicchiando amabilmente un osso di pollo casualmente sfuggito a Harry. «Sappi che sarà tua responsabilità badare a lui, dato che l'hai voluto così tanto.»

«La prendo come una mezza vittoria,» acconsentì Harry, con energia ritrovata, entusiasta di aver avuto il tacito consenso da parte di Severus a mantenere Thor con loro, «questo vuol dire che quando porterò Thor fuori per la sua uscita mattutina, potrei approfittare per fare mezz'oretta di volo sulla scopa--»

«Penserai prima alla tua punizione, porterò io il pulcioso fuori domattina,» tagliò subito corto Severus.

Harry grugnì, desolato, prendendosela con una patata solitaria nel suo piatto. Non sapeva se la cosa che più lo irritava era la punizione in se, o il fatto di essere costretto a spendere una giornata e forse più nella stessa stanza con il suo migliore amico senza sapere come ricucire il loro rapporto.
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