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Autore: Effecrivain    11/06/2018    2 recensioni
Lui è il Capitano dei Navy Seals Cristopher Lucas Adams e lei è l'infermiera della base Riley Victoria King.
Cosa succede quando non sono più il Capitano e l'infermiera ma solo Cristopher e Riley? e soprattutto cosa succede quando l'azzurro dell'oceano incontra il marrone del cioccolato?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Erano le tre di notte ed eravamo ancora sulla spiaggia, avevo perso il conto dei ragazzi che avevo curato, distorsioni, ferite, strappi e soprattutto crolli psicologici. Non avevo mai visto niente di simile.

Finalmente dopo poco il comandante suonò la campana e mandò gli allievi a dormire.

 

Annabelle era andata via già da qualche minuto, avevo lavorato con lei per tutto il giorno ed era brava ma aveva la sensibilità di un palo del telefono, Patricia mi era restata a fianco per i primi casi, poi aveva visto che ce la potevo fare da sola e si era data alle scartoffie.

Il comandante non mi aveva degnato di uno sguardo per buona parte della mattinata poi, per chissà quale motivo mi aveva scambiato per la sua cameriera, “Infermiera acqua”, “infermiera caffè”, “infermiera qui”, “infermiera là” ovviamente non aveva pronunciato il mio nome nemmeno una volta.

Messaggio recepito: non mancare di rispetto al fustacchione!

Ora ero stanca e desiderosa di farmi una doccia ma soprattutto di dormire. Prima di andare via Adams ci raggiunse sotto la tenda

-Domani mattina alle sette iniziamo-

-Si , signore!-

-Ah infermiera?-

-Si-

-Ritarda anche solo un minuto e la giornata di oggi ti sembrerà uno spasso-

Detto questo si allontanò. “Buona notte anche a lei”

Finì di mettere in ordine e poi mi diressi verso il mio alloggio. Crollai sul mio letto pronta ad iniziare una nuova giornata agli inferi.

Mi sveglia di soprassalto, dopo aver sentito dei colpi alla porta, presi il telefono e notai l’orario

7.35

-no,no,no,no,no, voglio morire! Ditemi che sto sognando!-

Corsi verso la porta e la spalancai.

Trovai Patricia davanti a me e non c’era ombra del suo sguardo dolce

-hai un minuto per presentarti al campo-

-oddio, scusatemi, chiedo scusa! Ero talmente stanca che mi sono scordata di impostare la sveglia. Non mi è mai successo, lo giuro-

-Riley! Muoviti il capitano ha mandato me perché gli uomini sono già in mare, altrimenti sarebbe venuto lui stesso. Credimi è incazzato, asserba le tue scuse per lui!-

-Patricia lo so, oddio! Non-

-basta, sciacquati il viso hai un aspetto terribile, ti aspetto fuori-

Mi misi in fretta e furia la divisa, mi lavai i denti e pregai tutti i santi del paradiso che Adams mi risparmiasse

Usci fuori e presi a camminare al fianco di Patricia

-tesoro il ritardo è una mancanza di rispetto inaccettabile, hai fornito ad Annabelle una scusa per staccarti la testa, ma non mi preoccuperei troppo di questo. Adams alle sette e un secondo è entrato nella tenda, quando è tornato alle sette e trenta e non ti ha trovata, bè ti risparmio quello che ha detto ma oggi preparati potresti perdere il lavoro zucchero e non so proprio come poterti aiutare-

Oddio era l’unica cosa alla quale non avevo pensato, il lavoro! Non potevo assolutamente perderlo, i soldi mi servivano e se fossi tornata a casa avrei passato guai ben peggiori.

Arrivai al campo e trovai la Dottoressa Scott davanti a me con gli occhi iniettati di sangue.

-King oggi non lavori, alle cinque del pomeriggio fatti trovare nell’ufficio del capitano Adams e prega tutto quello che vuoi che non ti butti fuori. Ah,ringrazialo! perché se fosse stato per me adesso saresti già su un aereo-

-Dottoressa le chiedo scusa-

-me ne frego delle scuse King, adesso torna al tuo alloggio-

Detto questo girò le spalle e se ne andò, Patricia si avvicinò a me e mi disse di stare calma e soprattutto

-Riley per favore non rispondere al Capitano oggi, sarà duro  ma se hai bisogno del lavoro tieni quello che pensi per te. Te l’ho già detto, qui non siamo a scuola. Ora vai zucchero, dopo passo da te-

Tornai al mio alloggio, con le lacrime agli occhi, il battito accelerato e una morsa stretta allo stomaco.

Adams mi doveva perdonare, altrimenti avrei passato dei guai grossi una volta tornata a casa e questa volta non ce l’avrei fatta.

-tesoro che succede?-

-mamma ho fatto un casino-

-cosa è successo? Tu stai bene? Mi dovevi chiamare ieri appena arrivata, mi hai fatta preoccupare-

-scusa mamma ma ho iniziato subito a lavorare e abbiamo finito stanotte. Tu come stai? Mi manchi tanto…-

-bene Riley, qui è tutto apposto!-

-sicura? Mamma lo sai che me lo puoi dire! Jack come si sta comportando?-

-manchi anche a lui, si è dispiaciuto molto quando te ne sei andata senza salutarlo e-

-forse era troppo impegnato a scolare la sua birra-

-RILEY per favore non ricominciare con la solita storia-

- e quale sarebbe la solita storia mamma? Che stai con un uomo che ti fa soffrire e basta? Che tiene più alle sue birre che a noi?-

-tesoro per favore basta! lo sai che ci sono dei problemi, ma appena le cose si sistemeranno tutto tornerà come prima-

Non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire pensò Riley, le cose non erano mai andate bene da quando jack era entrato nelle loro vite. Le litigate, l’alcool, le botte, i lividi, i pianti, le fughe da casa nel cuore della notte e una madre troppo fragile per prendere delle decisioni.

Questi erano i ricordi che la legavano a casa sua.

 Jack entrò nella sua vita quando aveva 12 anni, la madre lo conobbe nel bar dove lavorava, all’inizio sembrava l’uomo perfetto, gentile e cortese. Quando andava a prendere la madre per uscire le portava sempre una barretta di cioccolato e soprattutto la faceva ridere.

Le era simpatico vedeva la sua mamma felice, poi tutto cambiò…

Una sera Jack rimase a dormire da loro e così anche la sera dopo finchè  quella diventò un’abitudine. Ma al posto delle barrette di cioccolato comprava le sue birre, al posto delle battute arrivarono gli ordini ,al posto delle risate le grida e al posto del solletico le botte.

Gli occhi pizzicavano, le lacrime volevano scendere sul viso ancora una volta ma cercò di trattenersi soprattutto per la madre.

-se vuoi ti faccio un biglietto aereo e mi raggiungi qui a San Diego, mamma non è un problema-

-ma qui va tutto bene piccola mia, stai tranquilla e dimmi come sta andando il lavoro-

Lasciò perdere il discorso, sapeva che non se ne sarebbe andata da quella casa e dal suo aguzzino, ci aveva provato anche prima di partire, le aveva proposto di ricominciare da capo, loro due insieme ma la madre fu irremovibile :“io me la caverò, tu vai e realizza i tuoi sogni”

-abbastanza bene fino a ieri, certo non  hanno steso un tappeto rosso al mio arrivo ma ho lavorato bene, mi è piaciuto. Purtroppo stamani mattina mi sono svegliata tardi e tra poco devo raggiungere il Capitano nel suo ufficio, mi vuole parlare e potrei rischiare il posto-

-oh no bambina mia, a tutti è concesso di commettere un errore, fa che non ti licenzi! Convincilo Riley-

-non è un uomo che si lascia convincere facilmente e credo che qui li sbagli non siano ammessi-

-tutti possiamo sbagliare, l’importante è imparare dai propri errori e ripartire più carichi e convinti di prima. Io ti conosco, so quanto sei brava nel tuo lavoro, quanto hai studiato e soprattutto quanto desideri rimanere li. Sii convincente e impegnati più di ieri e  chiedi scusa. Non hai nulla per cui tu ti debba vergognare-

-non credo sarà così facile-

-Riley hai degli orari assurdi, sei fatta di carne e ossa e soprattutto è la tua prima esperienza, ammetti l’errore e lavora sodo. Se poi non dovesse fartela passare bè questo capitano è un idiota e non ha capito che risorsa ha per le mani-

-ha una ritardataria per le mani-

-tu credi che lui non abbia mai commesso errori?-

-no, lui è perfetto, in tutto-

-in che senso? E comunque ti sbagli, tutti commettiamo degli errori ed è per questo che poi impariamo a fare le cose giuste, perchè prima le sbagliamo-

-mamma mi manchi tanto!-

-anche tu tesoro, ora ti lascio che devo rientrare a lavoro. Fammi sapere com’è andata e soprattutto ricordati che non esiste uomo in grado di farti abbassare la testa. In bocca al lupo piccina-

-grazie, ciao mamma! Ti chiamo presto…-

 

Si asciugò le lacrime che alla fine erano scese, con prepotenza e senza permesso e controllò l’ora nel telefono

16:45

Sarà il caso che raggiunga il Comandante, altrimenti posso tranquillamente fare la valigia e andare via da qui.

   
 
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