Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Signorina Granger    11/06/2018    5 recensioni
[Sean Selwyn x Aurora Temple]
“Sai, io trovo che siamo molto simili, infondo.”
“Davvero?”
“Certo, non per niente siamo sempre andati molto d’accordo… siamo entrambi determinati, intelligenti, pieni di sogni e sopratutto alla ricerca di qualcosa, il desiderio di affermarsi. Prendi i nostri Patronus, sono simili. L’aquila rappresenta la libertà e per questo ti si addice molto, nel tuo desiderio di fare le tue scelte al di là della tua famiglia… ma anche il cavallo può assumere questo significato. Inoltre, sono legati anche nella mitologia greca: il cavallo è uno dei simboli di Poseidone, l’aquila di Zeus.”
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
- Questa storia fa parte della serie 'Magisterium '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
The horse and the eagle


“Sai, io trovo che siamo molto simili, infondo.”
“Davvero?”
“Certo, non per niente siamo sempre andati molto d’accordo… siamo entrambi determinati, intelligenti, pieni di sogni e sopratutto alla ricerca di qualcosa, il desiderio di affermarsi. Prendi i nostri Patronus, sono simili. L’aquila rappresenta la libertà e per questo ti si addice molto, nel tuo desiderio di fare le tue scelte al di là della tua famiglia… ma anche il cavallo può assumere questo significato. Inoltre, sono legati anche nella
mitologia greca: il cavallo è uno dei simboli di Poseidone, l’aquila di Zeus.” 
   


“Aurora, tesoro! Hai una visita!”

Aurora si trascinò fuori dalla sua camera con uno sbuffo, sperando che la sua “visita” fosse qualcun di interessante: si annoiava a morte da un paio di settimane, Evie era partita con la sua famiglia e Charlotte e Sean erano sulle Dolomiti… lei era rimasta a casa ad annoiarsi, invece, con solo la compagnia di suo fratello minore, del suo gatto Roosevelt e del suo cavallo Wellington.

“Arrivo mamma…”
La ragazza raggiunse le scale in vestaglia e iniziò a scendere le scale sbuffando, bloccandosi sulla rampa leggermente ricurva quando sentì una voce divertita e molto familiare:

“Però, che entusiasmo, e io che speravo di farti una sorpresa…”
“SEAN!”

Il volto della ragazza si illuminò e quasi corse giù dalle scale per raggiungerlo nell’ampio ingresso dal pavimento in marmo, praticamente saltandogli in braccio gettandogli le braccia al collo e sorridendo quando Sean, dopo averla presa al volo, le sorrise:

“Ciao Aury. Ti sono mancato?”
“Non chiamarmi così. Però sì, certo che mi sei mancato. Non dovevi tornare tra cinque giorni?!”
“Mh, siamo tornati prima del previsto, ci hai fatto pena immaginandoti qui, tutta sola, annoiata…”

Sean la rimise con i piedi per terra prima di baciarla, sorridendole vivacemente quando si staccò, gli occhi chiari luccicanti:

“Allora… dove vogliamo andare?”
“In che senso?”
“Beh, pare che quest’estate invece di stare praticamente per tutta Luglio dai tuoi parenti in America verrai con me… ovunque decideremo. Ho già chiesto si tuoi genitori e a loro va bene. Anche se tuo padre da quando stiamo insieme mi sorride un po’ meno…”

Sean aggrottò leggermente la fronte mentre la fidanzata sorrideva e la padrona di casa lì raggiungeva con un sorriso divertito sul volto, guardando I due con affetto:

“Sciocchezze caro, ha dato il consenso solo perché sei tu, altrimenti avrebbe inseguito il malcapitato con una mannaia infuocata.”
“Beh, questo mi consola. Allora Aury, dove ti piacerebbe andare?”

“Non lo so, così su due piedi…”
“Beh, c’è tempo per decidere, intanto andiamo a fare una passeggiata, è una bella giornata.”

Aurora annuì e, dopo averlo preso sottobraccio, lo trascinò fuori di casa per raggiungere le scuderie, sorridendogli e guardandolo in un modo adorante che non sfuggi alla padrona di casa, che parlò appena prima che figlia è ospite uscissero:

“Ti fermi per cena Sean?”
“Con piacere Signora Temple.”
“Attento, ora ti dirà di non chiamarla così…”

“La prova che siete uguali, in pratica.”


*


“Finalmente stiamo un po’ insieme, ultimamente sei sempre a studiare o ad allenarti… sono molto fiera di te però, sappilo.” Aurora sorrise dolcemente e a Sean mentre passeggiavano per Diagon Alley tenendosi a braccetto e la ragazza sollevo una mano per sfiorargli i capelli castani con le dita, guardandolo sorriderle di rimando:

“Lo so, purtroppo se voglio diventare un Auror devo fare qualche sacrificio. È difficile, ma il tuo supporto è molto importante per me.”
“Beh, se non altro adesso siamo qui, Ed è anche una bella giornata. Dove vuoi andare?”

Aurora sorrise allegramente e Sean la guardò con aria divertita, sorridendo appena e inarcando un sopracciglio:
“Sappiamo entrambi che vuoi andare al Ghirigoro, Aurora.”
“Beh, volevo almeno fingere di permetterti di scegliere per primo! Dai, andiamo, magari c’è anche Jack, spesso viene ad aiutare sua madre. Visto?! Infondo ti faccio un favore, ti permetto di vedere il tuo amico!”

“Ritenta tesoro, lo vedo ogni giorno all’Accademia. Ci hai provato.”
“Ok, mi arrendo. Prometto che non passerò troppo tempo sugli scaffali dedicati a Storia!”


*


“Non avrei mai detto che avessi tutta questa roba… hai quasi più vestiti di me, Sean!”
Aurora strabuzzò gli occhi mente scendeva le scale tenendo uno scatolone tra le braccia e Charlotte rise mentre la imitava, trasportando un mucchio di libri di proprietà del fratello.

“Un uomo, così come una donna, deve avere la cosa più consona da indossare ad ogni occasione gli si presenti.”
“Carina, chi l’ha detta?”
“Io, tesoro. Grazie ragazze, lasciatele qui.”

Charlotte e Aurora lasciarono gli scatoloni nell’ingresso, dove Sean aveva già accatastato buona parte delle sue cose, e la giovane Selwyn piegò le labbra in una smorfia, massaggiandosi il braccio sinistro:
“In pratica sto facendo sollevamento pesi… mi sarà utile per l’Accademia? Hai fin troppi libri, fratellone.”
“Anche tu ne hai moltissimi, Charlie.”
“Sì, ma i tuoi parlano per la metà di geografia, Paesi sconosciuti, attrazioni e cose simili…”

“Beh, ad ognuno i suoi interessi. Grazie per l’aiuto, comunque.” 
“Ti odio perché te ne vai lasciandomi sola con Ursula e Vladimir Dracula, ma non potevo non aiutare il mio fratellone con il trasloco.”

Charlotte si strinse nelle spalle, incrociando le braccia al petto e rivolgendo un’occhiata malinconica al maggiore, che però sorrise e la strinse in un abbraccio:

“Ci vedremo tutti i giorni all’Accademia cucciola, e mi potrai venire a trovare quando vorrai.”
“Mi spieghi perché non abbiamo chiesti agli elfi di aiutarci?”
“Beh, i miei genitori non sono molto felici del fatto che voglia andarmene di casa senza essere sposato o aver concluso l’Accademia, quindi hanno vietato agli elfi di aiutarci.”

“Come ho detto, Ursula e Vladimir. Però è quasi piacevole che per una volta non ce l’abbiano con me, ma con il figlio prediletto!”


*


“Devi proprio andare?”
“Temo di sì. È un’esercitazione importante.”

Sean si sforzò di sorridere mentre, in piedi davanti ad Aurora, stringeva le sue mani e teneva il borsone di pelle issato sulla spalla. La ragazza si limitò ad annuire, guardandolo con sguardo quasi malinconico prima di sospirare e abbracciarlo, mormorando di far attenzione mentre Sean la stringeva a sua volta, annuendo:

“Non preoccuparti, andrà bene.”
“Lo so. Sto solo pensando che questa è solo la prima di tante altre volte.”
“Magari ti ci abituerai. Non stare in pensiero, ok?”

Sean le sorrise, una mano sul suo viso, e Aurora si impose di annuire per tranquillizzarlo, non voleva che stesse in pena per lei sapendo della sua preoccupazione nei suoi confronti.

“Ok. Vedi di tornare tutto intero. E Evie dice di tenere d’occhio Jack.”
“Lo farò, sia la prima… beh, per la seconda non posso assicurare, ma ci proverò.”


*


“Dove vogliamo andare, questa volta?”

Aurora era stesa sul letto e si stava stiracchiando quando udì la voce di Sean provenire da qualche parte al di fuori della stanza. La ragazza abbozzò un sorriso, parlando con voce impastata dal sonno:

“Non saprei, ti sembra una domanda fare a quest’ora, Seannie?”
“Ok, allora ti faciliterò il compito… ecco.”

Sean entrò nella camera e un attimo dopo Aurora lo guardò balzare sul letto tenendo qualcosa in mano e con solo i pantaloni del pigiama addosso, i capelli castani leggermente arruffati diversamente dal solito.

“Facciamolo girare e… tocca un punto.” Sean tornò a stendersi accanto a lei, dandole un bacio prima di appoggiarsi alla testiera e metterle davanti il piccolo mappamondo, facendola sorridere di rimando prima di annuire, mettendosi più comoda:

“Ok, come vuoi. Vediamo dove ci porterà il fato.”
Aurora fece girare il mappamondo e, dopo aver chiuso gli occhi, lo fermò toccando un punto.
L’ex Corvonero li riaprì per vedere cosa avesse scelto e sorrise quando ebbe individuato la loro prossima metà, alzando lo sguardo sul fidanzato:

“Egitto. Che ne dici?”
“Dico che mi piace. Ottima scelta Temple.”
“Da non credere, persino ad occhi chiusi scelgo bene…”

“Beh, del resto hai scelto me, hai un ottimo gusto, nonché intuito, direi.”
“Vanesio.” 

Aurora sbuffò debolmente e roteò gli occhi, ma sorrise esattamente come Sean solo un attimo dopo, prendendogli il viso tra le mani per baciarlo con trasporto.
Quello fu, indubbiamente, il periodo più felice della sua vita intera.


*


Non si vedevano da quasi una settimana a causa dei turni sempre più lunghi di Sean, così Aurora decise di andare a trovarlo di persona al Dipartimento per costringerlo a fare una pausa e a pranzare con lei.
Aveva chiesto di informarlo che aveva una visita e quando lo vide avvicinarlesi sorrise, alzandosi dalla poltroncina dove si era accomodata nell’ingresso per andargli incontro e abbracciarlo:

“Ciao… che bella sorpresa, sono felice di vederti.”
“Beh, ho pensato che o sarei venuta o ti avrei rivisto con i capelli bianchi, quindi eccomi qui. Come stai?”

“Stanco, come tutti, ma bene. Ci stanno facendo impazzire…”
“Lo so, Evie non è affatto contenta.”
“Oh, nemmeno Regan. Il triste destino di innamorarsi di un Auror, temo.”

Sean abbozzò un sorriso mentre le sfiorava la schiena con le dita e Aurora annuì, dandogli un bacio a stampo prima di prenderlo per mano:

“Purtroppo sì. Vieni, hai il permesso di fare una pausa.”
“E chi lo ha detto?!”
“Io, ho mandato Charlie a fare gli occhi dolci allo zio di Hector Grayfall.”

“Il Capo adora mia sorella, in effetti… brava la mia piccola Aury, stai imparando.”

Sean sorrise prima di lasciarsi guidare verso l’uscita, mettendole un braccio intorno alla vita per attirarla a sè e darle un bacio sulla tempia. 


*


Quando le era arrivata la lettera di Charlotte Aurora aveva lasciato di sana pianta la cena di famiglia ed era praticamente corsa al San Mungo senza dare spiegazioni, destando con ogni probabilità la preoccupazione di genitori e fratelli. 
Ma a loro ci avrebbe pensato dopo, mentre attraversava a passo di marcia la corsia del San Mungo nel reparto “ferite da incantesimi” era solo decisa a trovare Sean in fretta, assicurarsi che stesse bene e poi ucciderlo.

Quando lo vide arrancare aiutandosi con una stampella e la sorella accanto, che a giudicare dalla sua espressione lo stava rimproverando, sospirò con sollievo, affrettandosi a raggiungere i Selwyn:

“Sean! Va tutto bene?”
“Aurora? Cosa ci fai qui… Charlie! Ti avevo detto di non chiamarla!”
“Ha fatto bene invece, troglodita, perché non mi hai scritto tu?!”

Aurora gli si parò davanti e, nonostante fosse piuttosto minuta rispetto a lui, lo fulminò con lo sguardo e lo colpì sulla spalla prima di osservare la sua stampella con aria torva:

“Che hai fatto alla gamba?”
“Niente…”
“Lo ha preso di striscio una fattura e ora ha la gamba quasi immobilizzata, stanno cercando di capire come sciogliere l’Incantesimo.”
“Oh Merlino… e allora cosa ci fai in piedi, vai a sederti, stupido!”
“Glielo ripeto da un secolo, ma non mi ascolta, provaci tu!”

“Signore, vi prego…”

Sean sospirò e alzò gli occhi al cielo mentre fidanzata e sorella gli riversavano addosso fiumi di rimproveri, spingendolo per tornare a letto.
Se non aveva chiamato Aurora era sia per non farla preoccupare, sia perché non le sopportava quando si coalizzavano contro di lui.

“Va bene, va bene, vado, ma vi prego STATE ZITTE!”

Sean girò sui tacchi e si allontanò a fatica, tornando nella sua stanza mentre le due ex Corvonero lo seguivano con aria soddisfatta:

“Visto? Te l’avevo detto, se vuoi con invece qualcuno a fare quello che vuoi non devi far altro che inchiodarlo al muro e parlare, parla e parlare finché non ne potrà più e farà tutto quello che vuoi. Dovresti fare così anche per convincerlo a chiederti di sposarti.”

Charlotte sfoggiò un sorriso soddisfatto e Sean le rivolse un’occhiata torva mentre sedeva sul letto, sollevandosi di peso la gamba malridotta per metterla sul materasso:

“Dovreste smetterla di frequentarvi, Charlie ha una pessima influenza su di te, Aurora.”
“Beh, ora vado a casa, dirò ai nostri genitori che stai bene… tu resta qui Aurora, le infermiere erano un po’ troppo felici di vedere un bellimbusto come mio fratello, senza fede al dito per giunta.”


*


“Ho un regalo per te.”
“Ma il mio compleanno è domani!”

“Beh, questo è un… regalo in anticipo.”

Aurora sorrise, guardando Sean appoggiare una scatolina quadrata di velluto rosso sul tavolo con gli occhi chiari luccicanti.
“Ok… lo apro adesso?”
“Direi di sì.”

Sean sorrise e la ragazza non se lo fece ripetere due volte, del resto i regali e le sorprese le erano sempre piaciuti molto.
L’Auror la guardò sollevare il coperchio della custodia con un sorriso, sinceramente curioso di assistere alla sua reazione. Aurora spalancò gli occhi, allungando una mano per sfiorare il bracciale d’argento che la custodia conteneva prima di parlare a bassa voce:

“È bellissimo… grazie Sean.”
“Ci ho messo un’eternità per fartelo fare, temevo che non sarebbe stato pronto in tempo… è personalizzato.”
“Nel senso che hai richiesto esplicitamente tutti i ciondoli?!”
“Sì. Guarda.”

Sean annuì e si sporse leggermente sul tavolo per prendere il bracciale e mostrarglielo, ruotandolo per mostrarle i ciondoli ad uno ad uno:

“Allora… beh, il cavallo e il corvo non penso di doverteli spiegare.”
“Direi di no.”
“Bene… le piccole duplici bandiere rappresentano le tue origini, il matterello indica che devi imparare a lavorare la pastafrolla…”
“Stai scherzando?! È un messaggio subliminale per dirmi che devo farti dei dolci?!”

“È un’abilità fondamentale nella vita, mia nonna lo diceva sempre. Così come quella rappresentata da questa chiave inglese, ossia saper aggiustare le cose. Il camino rappresenta il legame con la famiglia e il fatto che un giorno te ne creerai una tua… Quanto alla mongolfiera e alla stella marina, alludono ovviamente ai nostri viaggi, così come la ghirlanda celtica e lo scarabeo egizio.”
“Perché il fiammifero? Accendere il fuoco è un’altra abilità fondamentale? Perché ti ricordo che sono una strega…”

“No piccola saputella, riguarda la storia della piccola fiammiferaia di Andersen, l’hai mai letta?”
“No…”
“Dovresti. Allude alla libertà di vivere, o morire, secondo le proprie condizioni.”

Aurora non disse nulla, si limitò s guardare il fidanzato allacciarle il bracciale al polso e continuare a farlo girare, mostrandole gli ultimi ciondoli:

“L’aureola rappresenta l’Aurora Boreale. Un giorno dovrai vederla.”
“Io?! L’Aurora Boreale? Sei impazzito per caso, soffro il freddo, morirei congelata!”

“Pazienza, ti metterai una giacca pesante… io credo che debba essere vista, una volta nella vita. È il posto sulla Terra che più si avvicina al Paradiso. Il mappamondo indica il tuo amore per i viaggi e che non dovrai mai smettere di vedere il mondo, mentre il libro la tua passione per la lettura.”

Aurora piegò le labbra in un sorriso e sollevò lo sguardo per posarlo sul fidanzato, il bracciale d’argento che tintinnava ad ogni suo movimento. Allungò una mano per accarezzargli il viso, guardandolo con gli occhi chiari carichi d’affetto:

“… Grazie Sean. È bellissimo, a parte Wellington è il regalo più bello che mi abbiano mai fatto. Non smetterò mai di indossarlo.”
“È quello che spero. Rappresenta te, la tua vita.”
“In tal caso, servirebbe un ciondolo che rappresenti TE.”


Quello fu l’ultimo compleanno che passarono insieme e di conseguenza l’ultimo regalo che Sean le fece. Non lo indossò per alcuni anni, ricominciò a metterlo solo dopo la morte dell’Auror dopo averlo ritrovato in un cassetto. E poco tempo dopo ci fece aggiungere un ultimo ciondolo: una piccola aquila d’argento.
 

*


“Passi pure.”
“Grazie.”

Aurora rivolse un lieve cenno all’uomo che le aveva controllato i documenti e, una volta ripreso il Passaporto e la carta d’imbarco, fece per raggiungere la nave. 
Si fermò, tuttavia, quando ebbe la strana sensazione di essere osservata. Si fermò e, lentamente, si voltò, ritrovandosi a posare lo sguardo sul volto fin troppo familiare di Sean Selwyn quasi con una punta di sollievo: infondo aveva sperato di vederlo lì. Forse le avrebbe chiesto di restare?

Aurora non si mosse, fu lui ad avvicinarlesi superando la fila di persone che si sarebbero a breve imbarcate. Non indossava l’uniforme quella mattina, ma la sua giacca grigio antracite preferita che gli aveva regalato lei stessa, e per smorzare le proteste e gli ammonimenti dei passeggeri e dei controllori si limitò a mostrare con nonchalance il distintivo da Auror prima di raggiungerla, fermandolesi davanti e abbozzando un sorriso:

“Charlie mi ha detto che saresti partita oggi.”
“Le avevo detto di non dirtelo…”
“Sappiamo entrambi che fare così è un modo infallibile per assicurarsi che lo faccia. Volevo salutarti.”

“Davvero?”
“Non ti chiederò di restare, Aurora. È meglio così per entrambi…”
“Non lo è affatto.”
“Lo sarà. Forse non adesso, ma lo sarà. Io ho il mio lavoro che ormai mi assorbe quasi completamente, la guerra è appena iniziata e andando avanti sarà solo peggio… e tu hai dei sogni e delle ambizioni da realizzare, Aurora, qui non potrai farlo. In America sì. Non voglio che tu passi la vita a preoccuparti per me senza pensare a te stessa, non è giusto.”

Sean scosse leggermente il capo, continuando a tenere le mani in tasca mentre Aurora si mordeva il labbro per trattenere le lacrime, abbassando lo sguardo e mormorando qualcosa a mezza voce:

“Sarebbe più facile se tu mi dicessi che non mi ami più e che non mi vuoi intorno.”
“Non è così, lo sai. Ma non… non credo che ci sia futuro per noi. Preferisco saperti con la tua famiglia lontano da qui, se io dovessi perdere la vita cosa ti resterebbe? Niente. Avresti sprecato tempo e lacrime per niente.”
“Non è per niente! Non per ME, almeno, ma a questo punto non so come la pensi tu davvero. Forse, Sean, forse la verità è che semplicemente non vuoi restare con me, non vuoi sposarmi e liquidarmi è la cosa più semplice da fare.”

“Non c’è niente di semplice nel vederti andare via, Aurora.”
“E allora vieni via con me. Capisco che tu voglia allontanarmi da tutto questo, ma allora vieni con me!”
“Non posso, lo sai.”
Sean scosse il capo e Aurora annuì, sospirando amaramente mentre stringeva il manico della sua valigia:

“Allora forse ami il tuo lavoro e l’Inghilterra più di me, Sean.”
“… Forse.”

Sean annuì quasi impercettibilmente, restando impossibile mentre guardava la delusione farsi strada sul volto di Aurora. Era difficile vederla così, difficile dirle quelle cose quando infondo non lo pensava, ma si era imposto di farlo. E di rado Sean cambiava idea una volta deciso e imposto qualcosa.

“Bene. Saperlo mi rende tutto più facile. Grazie Sean.”

Aurora girò sui tacchi e fece per allontanarsi, ma si voltò di nuovo verso di lui dopo soli pochi metri, guardandolo con un sopracciglio inarcato:

“È un addio questo?”
“Forse sì. Non ne ho idea.”
“Non ti aspetterò per sempre, Sean. Forse per quando la guerra sarà finita non avrò più voglia di farlo… l’ho già fatto per molto tempo.”

“Questo lo so. E non ti chiedo di continuare a farlo, Aurora… Abbi cura di te.”

Sean fece per voltarsi e allontanarsi, certo che non sarebbe riuscito a guardarla salire su quella nave, e con sua somma sorpresa fu Aurora a seguirlo, lasciando la valigia sul cemento e il Passaporto cadere prima di raggiungerlo con poche falcate e stringergli un braccio, parlando a bassa voce e con tono quasi implorante:

“Ti prego, Sean. Vieni con me. Magari non ora, ma dimmi che un giorno lo farai, che presto lo farai.”
“Non posso farlo, mi dispiace.” Sean le sorrise gentilmente, prendendo delicatamente le sue mani per staccarle sul suo braccio mentre la pregava mentalmente di non dire quelle cose, rendevano tutto molto più difficile. Le sollevò e ci depositò un bacio sopra prima di lasciarle delicatamente andare, sorridendole tristemente prima di voltarsi. 

Una parte di lui l’avrebbe seguita di corsa, o forse le avrebbe detto che non voleva davvero che se ne andasse, ma purtroppo Sean Selwyn non era mai stato impulsivo come sua sorella, era più abituato a seguire la testa invece dei sentimenti.  Così l’Auror sì allontanò, questa volta senza fermarsi o voltarsi, mentre alle sue spalle Aurora deglutiva a fatica, guardandolo allontanarsi con gli occhi ormai lucidi. 
Poi si voltò a sua volta, sapendo di non aver nient’altro da dirgli, recuperò valigia e passaporto e si diresse verso il pontile pienamente consapevole di avere molti sguardi quasi compassionevoli puntati addosso.

Lo spettacolo era finito, se Sean non voleva andare avanti con lei l’avrebbe fatto da sola. O almeno ci avrebbe provato.


*



“Sei andato al porto?”
“Sì.”
“Ma non te la sei ripresa.”
“No. Non l’ho fatto.”
“Avresti dovuto.”
“No Charlie, avrei potuto, non dovuto.”

“Pensala come vuoi. Ma non sono d’accordo. Io sono sempre dalla tua parte Sean, ma non questa volta, mi dispiace, non capisco perché hai deciso di precluderti da solo la felicità in questo modo. Per non parlare di quella di Aurora, che ora penserà che non tenevi abbastanza a lei.”

“Forse un giorno capirà come stanno veramente le cose… sai come si dice, sorellina, se ami davvero qualcuno lascialo andare.”
“Come tutte le frasi fatte, la trovo una grandissima puttanata.”


Charlotte sbuffò e si allontanò e Sean, rimanendo seduto sulla poltrona, la sentì uscire dalla stanza e sbattersi la porta alle spalle. 
Non si mosse, forse infondo trovava che la sorella avesse ragione, rimase ad osservare il camino spento per diversi minuti, ripensando a quella ultima conversazione avuta con Aurora e chiedendosi se ne se sarebbe pentito. O almeno, sperava che non se ne sarebbe pentito troppo in fretta.


*


Quando Sean scrisse la sua ultima lettera ad Aurora Temple lei si chiamava già Aurora Carrington. 
Di tutte fu l’unica su cui scrisse il nome del mittente sul retro, - ma scrisse “Temple”, e non il cognome da sposata della donna –  anche se sapeva che non l’avrebbe mai spedita: si era sposata solo sei mesi prima, non poteva farle questo. E lei stessa gli aveva detto che non l’avrebbe aspettato per sempre... erano passati quattro anni, era andata avanti.

E ne era felice. Aveva sperato davvero che lo facesse. E con tutte le ricerche che aveva fatto fare ai colleghi del MACUSA in America sembrava che suo marito fosse davvero una brava persona.

Era in ufficio quando la scrisse, non a casa.
Quella sera aveva un incarico importante, se tutto fosse andato bene avrebbe finalmente messo le mani su tre spie tedesche a cui dava la caccia da mesi.


“Ehy, capo? Dobbiamo ripassare i dettagli dell’operazione?”

Sean alzò lo sguardo di scatto, riportato alla realtà dalla voce di Stephanie, che gli sorrideva dalla soglia della stanza.
“… Sì, arrivo. Sai però che tu non verrai a meno che qualcuno non abbia problemi all’ultimo, vero?”

“Ti ha ordinato mio marito di non includermi, per caso?”
“È un segreto che mi porterò nella tomba, mi dispiace Carsen. Precedimi, arrivo subito.”

Abbozzò un sorriso e la bionda annuì prima di uscire dalla stanza, lasciandolo nuovamente solo.
Sean esitò, poi richiuse la lettera e, aperto l’ultimo cassetto della scrivania, fece per mettercela dentro… l’avrebbe portata a casa e messa con le altre finito il turno.

Il suo sguardo indugiò sulla fotografia incorniciata che aveva tenuto sulla scrivania per molto tempo e che da altrettanto teneva nel cassetto, dandoci un’occhiata di tanto in tanto. Forse per ricordarsi perché faceva tutto quello che faceva, affinché le persone che amava non smettessero di sorridere come faceva Aurora in quella foto.
Dopo un attimo di esitazione Sean lasciò la lettera sopra la foto e chiuse il cassetto, alzandosi subito dopo per uscire dall’ufficio.

Sean non lo sapeva ma quello era il suo ultimo giorno di lavoro, presto quella foto sarebbe stata tirata fuori dal cassetto da sua sorella, che l’avrebbe restituita alla sua legittima proprietaria.


*


21 Dicembre 1943


Cara Aurora, ormai è davvero da molto che non ti scrivo, da quando mi è arrivato l’invito per il tuo matrimonio… Non so per quale motivo ma stamattina ho sentito il bisogno di farlo, credo sia un modo per sentirti vicina a me, in un certo senso.
Oggi è un giorno importante, anche se tu non puoi saperlo…. Spero che stasera vada tutto bene. Ricordo tutte le tue raccomandazioni e il tuo sguardo preoccupato già prima della guerra, ai tuoi occhi anche la minima operazione era un incarico potenzialmente mortale. Mi facevi quasi tenerezza… ma vorrei sentire ancora quelle raccomandazioni, vorrei che adesso fossi qui a guardarmi in quel modo, e io ti direi di non preoccuparti, che andrà tutto per il meglio.
Quando lo dicevo ci credevo davvero, volevo che andasse tutto per il meglio per rivederti e guardarti sorridermi sollevata. Vorrei avere quell’incentivo anche ora, ma ormai è tutto solo un ricordo che si sta facendo sfuocato. Avevo quasi scordato la tua voce quando ti ho vista al matrimonio, sai?
È stato bello risentirla, mi sei sembrata felice. Me ne sono andato prima, non dovevo lavorare ma sapevo che sarebbe stato difficile, ero a tanto così dal chiederti di mollare il matrimonio e venire via con me. Ecco perché non ti ho mai fatto vista o non ti ho praticamente mai scritto.
Ora devo andare, mi aspettano, come ho detto è una giornata frenetica. 

Continui a mancarmi, forse ancora di più da quando ti ho rivista, magari infondo non è stata una buona idea venire, ma dovevo vederti sorridere felice.
Ti amo, 
Sean






   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Signorina Granger