Battere
un ricordo
Sedeva
al
tavolo di un
ristorante, circondata da persone che non conosceva bene.
Avrebbe
voluto essere
da qualsiasi altra parte, ma non aveva potuto rifiutare
l’invito. Sam compiva
diciotto anni quel giorno, si sarebbe offesa tantissimo se lei non
fosse andata.
Arrivati
al
dolce un
cameriere le pose davanti una porzione di tiramisù.
Caterina
strinse con
forza la tovaglia per non tradirsi.
Era
successo il tre aprile del suo
primo anno di liceo.
L’aveva
sempre considerato
un giorno normale. Non lo era, in
realtà, o non avrebbe dovuto esserlo, non
per lei.
Era
il suo compleanno, ma non aveva
mai avuto voglia di
festeggiarlo.
Forse
perché, a causa del
lavoro dei suoi genitori, non si
erano mai fermati nello stesso posto per più di un paio
d’anni; forse perché,
semplicemente, non vedeva cosa ci fosse da celebrare.
Nascono
moltissime persone tutti i
giorni; cosa c’era di
tanto speciale in quello?
A
farle cambiare idea aveva pensato
Valeria, la sua migliore
amica.
Si
conoscevano solo da pochi mesi, ma
si erano subito
trovate, nonostante le molte differenze.
Quel
giorno si erano accordate per
studiare insieme a casa
di Valeria; era stata lei a proporlo: Caterina aveva accettato senza
neanche
collegare la data al giorno.
Non
aveva sospettato niente,
finché l’amica non era entrata
in cucina. Confusa, l’aveva seguita e vista armeggiare con il
frigorifero.
Non
aveva fatto in tempo a chiedere
niente, perché l’altra
si era girata con un contenitore in mano e le aveva sorriso. Un sorriso
dolce,
sincero. «Buon compleanno!»
Caterina
era arrossita di colpo; si
era sentita
irrazionalmente colta in flagrante.
«Come
fai a
saperlo?» aveva balbettato, più confusa di
prima.
Sul
volto dell’amica si era
disegnata un’espressione
soddisfatta, quasi fiera; «L’ho sbirciato sul
registro tempo fa», aveva ammesso.
«Non
dovevi…» aveva mormorato Caterina, lo sguardo
fisso sull’oggetto
sul tavolo.
«Perché
no?» aveva replicato Valeria, senza arrendersi.
«È
un giorno speciale».
Senza
darle il tempo di contraddirla,
aveva scoperto la sua
creazione.
Caterina
vedendola era stata percorsa
da un brivido. Nel
recipiente c’era un tiramisù… non
l’aveva mai amato particolarmente.
Generalmente l’evitava, ma non voleva offendere la sua amica.
«Assaggia,
dai»
l’aveva esortata Valeria, piena d’aspettative.
«L’ho fatto io».
Allora
si era fatta forza, aveva
accettato il cucchiaino
portole e l’aveva iniziato.
L’aveva
finito in neanche
cinque minuti.
Non
aveva mai mangiato niente di
così buono… forse dipendeva
dalla situazione? Non lo sapeva.
Non
riuscì a trattenere la
domanda seguente.
«Posso…
averne
ancora?»
Valeria
si
era
trasferita due anni prima, avevano smesso di sentirsi.
Caterina
c’era rimasta
malissimo, aveva pianto per mesi. Pian piano era migliorata, ma sapeva
bene che
non le sarebbe mai passata del tutto.
Il
tiramisù era una
delle tante cose che gliela riportavano alla mente.
Si
forzò ad
inghiottirne un po’, ben conscia che non sarebbe stato
all’altezza delle sue
aspettative.
È
difficile battere un
ricordo.
Sam le
si
avvicinò,
stava facendo il giro degli invitati. «Ti piace?»
le chiese con un sorriso.
Caterina
fece del suo
meglio per mantenere integro il suo.
«Buonissimo.»