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Autore: foschi    11/06/2018    5 recensioni
Invece no, nonostante tutto, essi continuavano a rimanere impigliati in quella ragnatela di irrequietezza, come farfalle che sbattevano le ali colorate per cercare di sfuggire al ragno che si sarebbe abbattuto su di loro. Si strinse di più all’amante che lo guardò perplesso, comprendendo che quello fosse il segnale di un male interiore scatenato dalla scoperta dei sentimenti di Yuzo nei suoi confronti; per questo trattenne una maledizione nei confronti del portiere mordendosi l’interno della guancia, mentre affondava le dita nei suoi capelli corvini, in un gesto che voleva dire “io sono qui”.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Makoto Soda/Ralph Peterson, Mamoru Izawa/Paul Diamond
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Love me when our heart rests

 

 

 

 

Titolo:  Love me when our heart rests

Rating: Giallo

Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico

Personaggi: Makoto Soda/Ralph Peterson, Mamoru Izawa/Paul Diamond

Pairing: Yaoi

Avvertimenti:Missing Moment, OOC                                           

Note dell’autore: Ringrazio di cuore la carissima Mahlerlucia che mi ha permesso di scrivere questo spin-off legato al quattordicesimo capitolo della sua long-fic. Spero di fare un buon lavoro! **

Ringrazio di cuore anche Sato, Mahlerlucia, AryaDream, Victoria Buchanan e khrenek per aver seguito le mie precedenti fiction! **

Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

La penombra avvolgeva quella camera d’albergo in un abbraccio che sembrava cullare i due giovani  avvinghiati.

Le dita di Makoto accarezzavano la folta chioma del compagno che riposava accanto a lui, il volto poggiato sul petto; sembrava ascoltare i battiti cadenzati del suo cuore, tornati regolari dopo l’intensità dell’orgasmo appena conclusosi. A Mamoru piaceva ascoltarli: sembravano calmare quel suo animo da giorni inquieto, come se fossero una dolce nenia. Gli sarebbe piaciuto rimanere così, lasciando andare quei cupi pensieri che si rincorrevano nella sua mente ormai stremata. Per quanto cercasse di allontanarli, però, essi erano sempre lì a pungolarlo, come avvoltoi pronti a calare sulla carcassa di un animale. Avrebbe voluto godere appieno della serenità di quel momento; avrebbe voluto che il mondo si fermasse in quell’istante, con quelle dita che lo toccavano piano, delicatamente; con quegli occhi grigio perla che socchiusi lo guardavano con dolcezza ed amore.

   Invece no, nonostante tutto, essi continuavano a rimanere impigliati in quella ragnatela di irrequietezza, come farfalle che sbattevano le ali colorate per cercare di sfuggire al ragno che si sarebbe abbattuto su di loro. Si strinse di più all’amante che lo guardò perplesso, comprendendo che quello fosse il segnale di un male interiore scatenato dalla scoperta dei sentimenti di Yuzo nei suoi confronti; per questo trattenne una maledizione nei confronti del portiere mordendosi l’interno della guancia, mentre affondava le dita nei suoi capelli corvini, in un gesto che voleva dire “io sono qui”.

   

Non voleva vederlo in quelle condizioni; voleva proteggerlo da tutto e tutti, anche da se stesso: sapeva che se quel silenzio fosse continuato, a rimetterci sarebbe stato solo il loro rapporto. Avrebbe voluto, prima di fare l’amore, prima di dormire, dire basta a tutto.                                                                                                     

Avvertiva l’assenza di quei gesti d’affetto che prima erano soliti scambiarsi e questo lo mandava in bestia: Mamoru era riuscito a creare un bellissimo rapporto che ora minacciava di venire distrutto anche da quegli sguardi che non riuscivano più a comunicare. Istintivamente, strinse le lenzuola con le dita libere; non avrebbe permesso che succedesse, non ora che aveva finalmente trovato qualcosa di meraviglioso nella sua vita. Voleva salvare quell’amore che li univa da più di due anni e che li aveva visti affrontare ogni genere di difficoltà; voleva salvare Mamoru da quei demoni interiori; per lui era come un fiore raro, uno di quelli così belli e fragili che si dovevano proteggere da forti raffiche di vento che minacciavano di portar via la corolla colorata.

 

«Koto...»

 

Nel silenzio che avvolgeva la stanza, la voce del centrocampista era bassa, quasi spenta ed il numero sette della Nazionale sentì una stretta al cuore. Era stato lui a fargli capire che non serviva a nulla isolarsi; che non serviva avere quell’atteggiamento duro e chiuso nei confronti del mondo. Gli aveva fatto capire che qualcosa di bello poteva sempre trovarsi in quel mondo di problemi ed ora toccava a lui ricordarglielo; toccava a lui a fargli riscoprire la meraviglia di quell’amore che non aspettava altro che rinascere più forte e solido. Non sarebbe stato facile ma lui avrebbe fatto di tutto per riuscirci. 

   Incatenò il suo sguardo a quello quasi perso dell’altro; che avesse qualcosa da dirgli era evidente, ma ora era lui a volergli, dovergli, parlare - pur non sapendo esattamente da dove iniziare.

«Mamoru.» la voce sicura, quasi brusca, con cui pronunciò il suo nome sorprese anche lui; voleva parlargli con sincerità, solo così avrebbe avuto la sua attenzione: il suo capellone aveva infatti sgranato gli occhi blu mare in un’espressione sorpresa.

«Io vorrei che tutto questo finisse. Vorrei tornare a sentire la tua voce, vedere il tuo sorriso e sentire la tua risata allegra. Vorrei riavere il Mamoru di cui mi sono innamorato, quello che mi ha fatto scoprire il bello del mondo!

Non dico che tutto debba tornare ad essere come prima, sarebbe impossibile, ma almeno tornare a quei momenti che tanto ci hanno fatto stare bene, senza rompiscatole tra di noi. Voglio di nuovo te, non il fantasma che sei diventato in questi giorni!»                                                                                                                      

L’ultima battuta l’aveva aggiunta per stemperare la tensione, anche se non era sicuro di aver ottenuto l’effetto desiderato;  l’ultima cosa che avrebbe voluto fare era ferirlo ulteriormente, ma la sincerità gli era sembrata la carta migliore da usare in quel momento.

«Mamoru, io voglio solo che tu stia bene, non ce la faccio a vederti così.» ed al tono addolcito aveva fatto seguito un bacio sulla sua testa che però non aveva aiutato a disgregare la sua espressione rabbuiata: sembrava che quelle parole l’avessero ferito ancora di più e lui si stava già dando dello stupido da solo – se solo avesse potuto, si sarebbe picchiato con le sue stesse mani.

 

    

 

Il mutismo dell’ex calciatore della Nankatsu non sembrava però intenzionato ad infrangersi; quelle parole l’avevano investito come un fiume, travolgendolo con la sua preoccupazione. Davvero era arrivato a farlo preoccupare a quel modo?

Era stato così egoista da ascoltare solo i suoi sentimenti ed allontanarsi con la mente da tutti? Non aveva nemmeno pensato a quanto l’ex capitano dell’Azumaichi potesse soffrire nel vederlo in quello stato, incolpandosi di non poterlo aiutare. In quel momento, si sentì come se tutto quel mondo si fosse infranto alle sue spalle, lasciando una serie di frammenti di irrequietezza che, se non avesse imparato ad evitare, sarebbero entrati più a fondo in lui, distruggendo lui e Makoto.

In quel momento avvertì una lacrima solcargli una guancia, si sentiva veramente in colpa. Tornò a stringersi a lui, ora più forte, nascondendo il volto nell’incavo del suo collo.

«Scusami, non volevo farti preoccupare.» mormorò in quello che era poco più di un sussurro ma che il calciatore aveva colto perfettamente. Gli fece sollevare il volto, unendo un’altra volta i loro sguardi: Makoto sembrava stesse scandagliando l’anima del compagno.

«Sappi che, per qualsiasi cosa, io sono qui per te.» ed un dolce sorriso aveva fatto seguito alle sue parole; un sorriso che aveva sciolto il cuore del ragazzo ora chino su di lui, le labbra a pochi centimetri dallo sfiorarsi. Bastò poco – un accenno di assenso –perché si riunissero, assaporandosi lentamente, come se si stessero scoprendo per la prima volta; Mamoru aveva trovato conferma in quel bacio dell’amore che Soda provava per lui. Sapeva per certo che Makoto lo avrebbe amato in quel momento e per sempre.

«Amami ora e per sempre, Makoto, anche se il mondo dovesse crollare e... non chiamarmi mai più fantasma, o ti perseguiterò anche dopo alla morte!»

Il giovane sorrise divertito, baciandogli la fronte «Per me va bene, ti sopporterò anche dopo la morte; chi potrebbe farlo altrimenti?»

La risata allegra che riempì la stanza fu come un balsamo per le loro anime, almeno per il momento, erano tornati ad essere quelli di sempre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

Angolo dell’Autrice

 

 

Buonasera!

Ecco le battute finali di questa storia che spero sia stata di vostro gradimento.

È stato faticoso ma comunque bellissimo scrivere su di loro in un momento così delicato: ho cercato di mantenere i due coerenti con la caratterizzazione che ha dato l’autrice e spero di esserci riuscita! Makoto è preoccupato per il compagno e per questo gli ha fatto quel discorso, promettendogli alla fine di amarlo per sempre.

Mamoru invece inizia a rendersi conto di dover condividere il suo stato d’animo con il compagno, per questo è come se una parete si sgretolasse alle sue spalle: è il muro dell’isolamento che si è rotto.

Dal punto di vista stilistico, ho ripreso, grazie all’autorizzazione dell’autrice, alcune  sue frasi od espressioni per la descrizione dei personaggi, concentrandomi di più sulla loro introspezione  (per maggiori info leggete la fiction “Iron Sky” di Mahlerlucia).

Bene, chiudo ringraziando ancora una volta per l’occasione ed il consenso datomi! **

Alla prossima,

Olivier_Rei

   
 
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