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Autore: IndianaJones25    12/06/2018    11 recensioni
12 giugno 1981: esce al cinema un nuovo film, diretto da Steven Spielberg.
C’è chi vorrebbe andare a vederlo e chi, invece, non sembra averne molta voglia…
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Henry Walton Jones Jr., Marion Ravenwood
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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   UNA SERATA AL CINEMA

   Bedford, Connecticut, 1981

   Era una serata tranquilla di metà giugno, una di quelle sere che è sempre piacevole trascorrere seduti sopra una comoda sedia di vimini, nel giardino di casa, illuminati lievemente da una lampada da esterno posizionata in maniera da non infastidire gli occhi, così che, di quando in quando, sia possibile sollevarli verso il cielo a rimirare le brillanti costellazioni estive. Magari, a coronare il tutto, non guasterebbe certo una bella brocca di limonata fredda, almeno se vostra moglie avesse avuto la bontà di prepararvela.
   L’ottuagenario Indiana Jones, assaporando il tiepido clima della sera e ascoltando il pigro ronzio degli insetti notturni che svolazzavano sul praticello, si era appunto appena seduto sulla sua poltrona, le gambe accavallate, e si accingeva a leggere il giornale, quando sua moglie Marion uscì di casa e lo raggiunse, con un larghissimo sorriso stampato sul viso che, nonostante non fosse più giovanissimo, si era mantenuto incredibilmente dolce. Jones aveva sperato che la donna avesse con sé la sospirata limonata ma, invece, gli mostrò un volantino.
   «Indy, che ne diresti di portarmi al cinema, questa sera?» domandò allegramente. «Se partissimo adesso, saremmo ancora in tempo per lo spettacolo della seconda serata.»
   Il vecchio alzò le spalle un po’ deluso, tornando a sfogliare il giornale, e bofonchiò una specie di: «Perché no?» con davvero poca convinzione.
   «Sai, è uscito un film con il mio attore preferito» comunicò Marion, sedendosi sul bracciolo accanto al marito e cercando di fargli scivolare il volantino sotto il naso affinché gli desse un’occhiata.
   Lui abbassò il giornale e la guardò di sottecchi. «E come si chiama?» chiese, con accento burbero.
   «Il film? Si intitola I pre…» cominciò Marion, ma Jones la interruppe.
   «No, no, intendo l’attore, mica il film. Come si chiama questo tuo attore preferito?» la inquisì, con aria decisamente sospettosa.
   «Harrison Ford!» squillò Marion, i cui occhi si illuminarono al solo pronunciare quel nome.
   In quanto a Jones, il suo volto rugoso e segnato si contrasse immediatamente in una smorfia di fastidio, mentre tornava a concentrarsi sulle notizie del giorno.
   «Harrison Ford!» ripeté, a metà strada tra il beffardo e il disprezzo. «Sai che roba! Un bellimbusto muscoloso, tutto qui. Chiamarlo attore è un insulto ai veri attori! Ne so più io di recitazione che lui!»
   Marion sbuffò, decisamente infastidita da quell’atteggiamento disfattista. «Dai, smettila, è bravo, invece! Non te lo ricordi in quel film sugli alieni che abbiamo visto l’anno scorso?»
   Senza staccare gli occhi dalle notizie, Jones ghignò malignamente nel rammentarsi di quella pellicola. «L’unica parte che mi sia piaciuta di quel film è stata quella in cui il tizio col mascherone nero e l’asma l’ha fatto rinchiudere nel blocco di cemento, così si è finalmente tolto di torno.» Poi, da ultimo, giusto per non farla arrabbiare, si decise a prendere in mano il volantino del cinema che la moglie stava cercando di porgergli e ad osservarlo.
   «Sarebbe questo, il film?» chiese, con tono decisamente poco lusinghiero, guardando l’immagine che riproduceva un uomo con il cappello accanto ad  una donna con i capelli mossi dal vento, entrambi circondati dalle fiamme e sovrastati dalla scritta “Il ritorno della grande avventura”.
   «Un bel film!» confermò Marion, convintissima del proprio giudizio. «È diretto da Steven Spielberg, quello che ha fatto quel film con lo squalo gigante… e pure quell’altro, quello degli extraterrestri che mandano segnali con la loro musichetta…»
   «Non mi dire…» borbottò Jones, scorrendo con aria annoiata la lista degli attori. La sua attenzione si focalizzò sopra un nome in particolare. «Ehi! Ma in questo film c’è anche Karen Allen! Perché non me lo hai detto subito?!»
   «Chi?» domandò incuriosita la moglie, sfilandogli di mano il volantino per vedere anche lei a chi si stesse riferendo. «Karen Allen? E chi sarebbe, scusa?»
   «Come, chi sarebbe!» ribatté Jones, con gli occhi illuminati da una nuova luce. «È la mia attrice preferita! Non te la ricordi? Ha recitato in quel film con quel mattacchione di Belushi, come si chiamava…» Si concentrò per rammentare meglio.
   «Ti piace talmente tanto che non ricordi neppure i titoli dei film in cui ha recitato» lo schernì Marion, guardandolo storto.
   «Aspetta, Marion… ecco, era Animal House! Quel film da ridere con gli studenti scemi che combinano un guaio dietro l’altro. Te lo ricordi? Siamo andati a vederlo al cinema. E te la ricordi lei? Il suo personaggio era quello della ragazzina intelligente, la voce della ragione in quella banda di pazzi scatenati… quella che serviva le birre al bar... Dai! Non puoi essertela scordata! Così carina, così simpatica, così dolce, così…»
   «Ah, adesso ricordo!» sbottò Marion, senza celare il proprio sarcasmo. «Ti è piaciuta solo perché, ad un certo punto, ha sculettato senza mutande davanti alla cinepresa! Vecchio maiale, possibile che non pensi mai ad altro?»
   «Ma come le tiri fuori, Marion!» replicò quasi offeso il marito, con un gesto della mano come a scacciare quelle accuse. «Mi piace perché è un’attrice brava, che sa fare il suo lavoro, che ci mette molta passione nel recitare, piena di gestualità e di mimica… non come quel tuo Ford, che è capace di fare una faccia sola e che, per inciso, gli riesce pure male!»
   «Finiscila!» si irritò Marion. «Harrison Ford è il miglior attore che ci sia in circolazione, e non vuol dire nulla che sia così bello. È la sua grandezza come attore a farmelo piacere. A te, invece, la Allen piace solo perché ha un bel faccino! Prova a negarlo!»
   «Lo nego decisamente perché non è vero! Mi è piaciuta in tutti i film che ha girato!»
   «Ma se ne hai visto solamente uno!»
   «Va bene, sarà stato uno, ma la sua parte mi è rimasta nel cuore!» ribatté Jones, adesso decisamente offeso.
   Marion scoppiò a ridere. «La sua parte?» ripeté in tono beffardo. «Semmai il suo bel culetto, ti  è rimasto nel cuore!»
   «Non essere volgare, quando parli con me!» la rimbrottò Jones. «E se ti sentissero i ragazzi? Ti sembrano le parole da usare?»
   «Abitano via tutti da parecchio!» gli ricordò la moglie. «Sai, credo che tu cominci ad avere seriamente bisogno di una qualche pastiglia per tenere vivida la memoria. Ne parlerò con il farmacista, forse lui saprà che cosa consigliarmi…»
   Jones balzò in piedi, con un’agilità sorprendente per un uomo che aveva ormai varcato la soglia degli ottant’anni. «Ma quale pastiglia, Marion!» esclamò, con il suo vocione cavernoso. «Dì al tuo amico farmacista che se le prenda lui, le pastiglie!»
   Si diresse a grandi passi verso l’ingresso di casa; la moglie lo seguì all’interno dell’abitazione e lo vide entrare con decisione nella loro camera da letto.
   «Adesso dove stai andando?» gli chiese lei. «Mi pianti qui da sola? Non ti sarai mica offeso, vero, Jones?»
   Il vecchio archeologo sbuffò. «Ma quale offeso e offeso! Sto andando a mettermi almeno una camicia, Marion! Non vorrai che venga al cinema in canottiera?»
   Un largo sorriso addolcì nuovamente i tratti della donna. «Quindi mi porti?» esclamò felicemente.
   «Così non potrai più dire che ho visto solo un film, con la mia attrice preferita!»

   Marito e moglie smontarono in silenzio dal loro pickup Chevrolet color senape e si diressero verso la porta di casa, sempre senza dire una parola. Era da quando la proiezione era iniziata, con il logo della Paramount sfumato in una montagna vera, che non avevano più aperto bocca. Il film era stato abbastanza lungo ma l’azione mozzafiato e i continui colpi di scena lo avevano fatto sembrare molto più breve di quanto fosse in realtà, quindi era volato verso la sua conclusione davvero rapidamente.
   Indy e Marion lo avevano seguito con molta attenzione, spiandosi di quando in quando per scoprire le rispettive reazioni, e quando era finito erano rimasti incollati alle poltrone fino alla fine dei titoli di coda, ascoltando l’avvincente colonna sonora di John Williams che aveva reso ancora più grande la pellicola. Prima che iniziasse una nuova proiezione per i nottambuli più incalliti - era ormai passata da un pezzo la mezzanotte - se n’erano andati, senza fiatare, osservando quel loro silenzio lungo tutto il tragitto fino a casa.
   Fu solamente dopo essersi spogliati e sdraiati nel loro letto matrimoniale che, finalmente, sembrarono riacquistare la favella. Lo dissero insieme, in contemporanea: «A me è piaciuto!»
   Marion sorrise. «Vedi… e tu che non ci volevi venire.»
   Jones fece un cenno col capo ed allargò le braccia. «D’accordo, devo ricredermi, quella parte, a Ford, gli calza a pennello. Certo, qua e là c’era qualche scena poco realistica, nonché qualche montatura un po’ esagerata, ma al di là di questo… ha recitato bene ed è stato un gran bel film!»
   Marion si sentì sollevata, perché sapeva perfettamente che, se quel brontolone del marito non avesse trovato di proprio gradimento la pellicola, sarebbe stato capace di andare avanti a lamentarsi per una settimana intera.
   «Anche Karen Allen è stata grandiosa» si complimentò, quasi come se l’attrice in questione fosse lì ad ascoltarla. «Quella parte sembra essere stata creata apposta per lei. Spero che, se ne faranno un altro, torni ancora anche lei.»
   Il vecchio archeologo fece un cenno affermativo con il capo. «Visto che ti è piaciuta? E non ha avuto bisogno di sculettare nemmeno per una volta. E sono certo che ne realizzeranno altri, di questi film. Minimo minimo ne faranno almeno cinque, ci scommetto!»
   La moglie gli rivolse un’occhiataccia. «Ed io ci scommetto che ti è dispiaciuto, vero?»
   «Che cosa?» borbottò Jones, senza capire. Sentendosi improvvisamente a disagio, evitò di guardarla.
   «Che non ti abbia donato alla vista i suoi bei attributi neppure per un secondo!» ribatté la donna, un’altra volta inacidita. «Mi immagino che, da quando è entrata in scena, avrai cominciato a sbavare nell’attesa che si togliesse qualcosa di dosso! Dato che il didietro te lo aveva già mostrato, questa volta che cosa speravi che tirasse fuori? Le tette?!»
   «… le tet… Marion…! Ma come accidenti te le inventi…?» sbottò Jones.
   «Non invento nulla! Lo so e basta!»
   Questa volta, il marito trovò sufficiente coraggio per voltarsi a guardarla. «E tu, allora? Non avrai capito nulla del film, perché tenevi sempre gli occhi puntati addosso a quella specie di troglodita! Ammettilo che quando si è sfilato la camicia hai sognato di essere lì con lui!»
   «Queste sono menzogne fatte e finite!» si impuntò la moglie.
   «No, è vero, invece!» ruggì Jones. «Ti piace quella sottospecie di scimmione, non posso crederci! Lì sembra che faccia di tutto e di più perché è tutto finto, ma se lo portassi in uno dei miei viaggi, in uno di quelli che dico io, non durerebbe neppure mezzo minuto!»
   «Non azzardarti ad alzare la voce con me, Jones!» urlò Marion, così forte da far tremare i vetri della finestra. «E vedi di smetterla di dare addosso a quell’uomo solo perché lui ha un fascino che tu non hai!»
   Quell’accusa fece strabuzzare gli occhi del vecchio. «Fascino che io non ho?» gridò. «Fascino che io non ho?!» ripeté. «Marion, con il mio fascino ne valgo cento, di quello!»
   «Non farmi ridere!» strepitò la moglie. «Che fascino pensi di avere, si può sapere?»
   «Io… tu, invece, sei solamente gelosa perché la Allen ha una freschezza e una bellezza che non hai mai potuto vedere neppure da lontano!» sbraitò il vecchio. Poi, notando che la donna stava per ribattere qualcosa, continuò: «E ti dirò di più! Me la sogno ogni notte, con quel suo corpo tonico! Sdraiata in questo letto, completamente nuda! E non immagini neppure da lontano che cosa le faccia…!»
   Marion sembrava sul punto di scoppiare, come una pentola a pressione.
   «Indiana Jones, rimangiati subito tutto quello che hai detto perché, altrimenti, giuro che domani mattina ti verso l’intero barattolo del purgante nel caffè!»
   «Non ne avresti il coraggio!» la canzonò il marito.
   Il dito minaccioso di Marion gli si appuntò sul petto. «Non mettermi alla prova, Jones, perché potresti pentirtene amaramente.» Poi, come colta da pensiero improvviso, aggiunse: «E, in ogni caso, sei tu che non puoi immaginare che cosa io sogni di fare, con Harrison Ford. E non solo di notte, ma anche ad occhi aperti…!»
   «Tu… io…» brontolò il vecchio, senza sapere che cosa aggiungere. «Bah!»
   Si sdraiò meglio, voltandosi dall’altra parte per darle le spalle, si sistemò meglio il cuscino sotto la testa e borbottò: «Preferisco chiuderla qui. Buonanotte.»
   Anche Marion si girò, senza più guardarlo, spegnendo l’abat-jour che aveva sul comodino. «Buonanotte anche a te.»
   Nell’oscurità della stanza, però, entrambi sorrisero, perché avevano apprezzato il film e tanto il ruolo di Ford che quello della Allen. Ma nessuno dei due coniugi, però, avrebbe dato all’altro la soddisfazione di ammetterlo, dicendo che, in quei personaggi, si erano in un certo modo rivisti giovani.
   E chissà, magari la sera successiva sarebbero tornati un’altra volta al cinema per rivederli nuovamente in azione.

 [scritto: novembre 2017 - giugno 2018]
   
 
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