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Autore: Sarasvati    12/06/2018    6 recensioni
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26 prompts challenge: 6/26: RESPIRARE
India apre gli occhi in un mondo di creature spietate e colpevoli, mentre Jonas, una creatura dall'oscuro passato, sembra volerla riportare a casa.
Una corsa contro il tempo per salvare la ragazza dagli occhi smeraldini.
Genere: Avventura, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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26 prompts challenge: 6/26: RESPIRARE
/re-spi-rà-re/
Verbo transitivo. 1. Processo mediante il quale si realizza lo scambio gassoso fra l’organismo e l’ambiente; compiere il processo della respirazione; inspirare ed espirare l’aria; vivere.
  • Titolo opera: She takes your breath away
  • Originale
  • Parole: 1576
  • Tags: #fantasy #Anotherworld
  • Warning: -
- She takes your breath away -

Un solo impercettibile respiro avrebbe potuto rivelare la sua presenza in quello spaventoso mondo di cui era venuta a conoscenza solo pochi attimi prima, ed era stato proprio il calore del suo fiato a condensarsi nell’atmosfera, manifestando così la sua esistenza a Jonas. Confusa e indolenzita dalla temperatura glaciale e dalla quasi totale assenza di ossigeno, India, distesa con il dorso poggiato allo spesso strato di ghiaccio che sembrava aver ricoperto ogni centimetro di quella terra, osservava il ragazzo dallo strano aspetto farle segno di stare in assoluto silenzio, mentre le posava sulla bocca e sul naso un panno verdognolo dall’odore nauseabondo.
Dopo un iniziale tentativo di resistenza, India lasciò che gli occhi grigi di lui la scrutassero con curiosità, prima di prendere parola sussurrando al limite dell’udibile.
“Non parlare e non togliere la protezione.”
India non comprese il motivo di tanto mistero, finché il ragazzo la sollevò caricandosela sulle proprie spalle e trasportandola sino ad una stretta cavità nascosta nella parete rocciosa coperta anch’essa dal ghiaccio.
Non appena la posò nuovamente a terra, le tolse il panno dal viso ed India poté tornare ad inalare quel poco di ossigeno di cui l’aria era composta.
“Come sei arrivata fin qui? Sei umana…”
India frastornata dall’osservazione di Jonas, lo osservò con aria interrogativa, non comprendendone il significato; faticò a parlare, non riuscendo a respirare a pieni polmoni.
“T-tu non lo sei?”
Jonas corrucciò la fronte a quella domanda, mostrandosi chiaramente irritato, come se quella ragazza l’avesse in qualche modo offeso; sgarbatamente la guardò senza risponderle, guadagnandosi gli occhi smeraldini di lei posati addosso, certamente più vivaci e curiosi rispetto al momento in cui l’aveva scovata.
India era la ragazza umana più bella che avesse mai visto in quel mondo, con i suoi occhi verdi dalla forma leggermente orientaleggiante, i capelli corvini che le si posavano delicatamente sulle spalle e la pelle olivastra, ed era probabilmente il motivo per cui il ragazzo aveva scelto impulsivamente di nasconderla, anziché portarla al villaggio.
“Non sei la prima umana a capitare qui. Come sei arrivata?”
Il respiro di India si faceva via via più lento e la forza per parlare sembrava non trovarla in alcun modo; si limitava a guardarlo con interesse, domandandosi che strana creatura fosse quel ragazzo.
Posò nuovamente gli occhi argentei su di lei, avvicinandosi dolcemente e poggiandole una mano dalla pelle diafana sul petto.
“Devo riportarti indietro prima che i tuoi polmoni collassino. Questo mondo non è fatto per voi.”
Si voltò dirigendosi verso l’uscita di quella grotta, ma venne bloccato dalla voce debole di India.
“C’era una luce. C’era una luce ed io l’ho toccata, e poi mi sono svegliata qui.”
Jonas si girò nuovamente verso di lei, riducendo la distanza a passi lenti.
“Ci sono esseri tremendi quaggiù, che traggono la loro forza vitale dall’energia sprigionata dal corpo umano nel momento in cui esso viene bruciato. Quelle luci sono trappole che vi portano direttamente nelle loro mani ed è il solo modo che hanno per trascinarvi quaggiù.”
India continuava a non comprendere a cosa esattamente il ragazzo diafano facesse riferimento parlando di “altro mondo”, ma avvertì il pericolo e l’estrema necessità di far ritorno nella sua splendida terra, nei suoi boschi e soprattutto dalla sua famiglia.
Le palpebre si fecero sempre più pesanti ed il respiro sempre più affannoso, e senza che se ne rendesse conto, all’improvviso non scorse più la sagoma di Jonas; il terrore si impossessò di ogni suo tessuto, generando continui tremori che la percorrevano dalla testa ai piedi.
La vita di India da sempre appariva a chiunque la osservasse totalmente priva di avventura; nei suoi diciassette anni di vita non aveva mai varcato il confine di Ketchikan, in Alaska, trascorrendo le interminabili e fredde giornate tra il liceo ed i boschi nei quali aiutava suo padre a tagliare la legna. Non era mai stata particolarmente apprezzata dai coetanei, anzi, per loro lei era “quella stramba”, probabilmente per via delle vecchie felpe usurate che era solita indossare, o per gli sguardi diffidenti che lanciava a chiunque osasse posarle gli occhi addosso; a scuola prendeva ottimi voti, disinteressandosi completamente di qualsiasi altra attività, fosse essa il teatro piuttosto che il badminton.
In una frazione di secondo, la sua realtà si era capovolta, e distesa in quella grotta, abbandonata dal ragazzo che sembrava volerle salvare la vita, sentiva in sé la forte sensazione che non sarebbe mai più tornata a casa.
Non aveva mai apprezzato la sua insipida e insulsa routine come in quel momento.
Chiuse gli occhi, sperando in cuor suo che se mai avesse dovuto morire, sarebbe successo velocemente.

 
 * * * 
“Svegliati.”
Una mano la scosse ed India aprì lentamente gli occhi, finché la figura del ragazzo non fu completamente nitida; aveva perso la cognizione del tempo, non rendendosi conto di quante ore fossero effettivamente trascorse da che Jonas aveva lasciato il rifugio senza alcuna spiegazione.
“Penso di aver trovato un portale, ma è lontano. Dovrai utilizzare la protezione, ti porterò sulle spalle per non lasciare tracce e non dovrai dire una sola parola. Sono stato chiaro? Partiremo non appena il cielo diventerà nero.”
India non poté fare a meno di pensare a quanto sgarbato fosse il ragazzo, ammirandone tuttavia il coraggio.
“Perché mi aiuti?”
“Sta zitta e conserva il fiato.”
“Voglio sapere.” India respirava a malapena, sentendo l’energia affievolirsi lentamente, mentre Jonas sbuffò di fronte a tanta caparbietà.
“Noi conosciamo il vostro mondo, voi non conoscete il nostro e quando lo scoprite…genericamente non fate più ritorno. Lo chiamiamo kheĩma, e non è come gli altri mondi. Questo è crudele, spietato. Siamo creature in esilio, ognuno di noi ha una colpa da espiare quaggiù.”
India lo ascoltava con grande interesse, lasciando che le più svariate domande prendessero forma nella sua mente, ma senza avere il coraggio di chiedergli quale fosse il suo passato, mentre Jonas sembrava d’un tratto aver assunto un tono piuttosto amareggiato.
“L’energia che i corpi umani sprigionano quando vengono bruciati, a contatto con quest’atmosfera, ci fortifica, ma mentre voi potete giungere quaggiù, noi non possiamo attraversare i portali, ed ecco il perché delle trappole.”
“Perché mi stai aiutando?”
Un filo di voce interruppe il monologo del ragazzo, che guardò India con irritazione e dolcezza allo stesso tempo, in un connubio attrattivo che gli sarebbe costato caro se non si fosse sbrigato a riportarla nella sua terra.
“È arrivato il momento di andare.”
Jonas si caricò india sulle spalle dopo averle posato nuovamente quel panno puzzolente sul viso.
“La sostanza impermeabile di cui il panno è impregnato, impedisce al calore emesso dal tuo respiro di condensarsi.”
Non attese neppure che India aprisse la bocca, che le diede la risposta alla domanda che certamente lei gli avrebbe posto, anticipandola e facendole risparmiare il fiato.
“Quando vi materializzate quaggiù, non risultate essere entità materiali fino al momento in cui emettete il vostro primo respiro, che condensandosi, vi rivela. Il che naturalmente, avviene immediatamente.”
India sospirò, sentendosi soffocare dalla protezione, appoggiò la testa sulle spalle di Jonas stremata, ed uscirono dal rifugio.
La temperatura sembrava essere insostenibile, il freddo aveva paralizzato ogni muscolo del corpo della ragazza; era abituata ai rigidi inverni dell’Alaska, eppure mai avrebbe immaginato che un giorno sarebbe stata costretta a resistere a simili condizioni.
kheĩma era una sorta di inferno al contrario, dominato da ghiaccio: le rocce, gli strani alberi, ogni cosa attorno sembrava essere quasi irriconoscibile a causa delle spesse lastre biancastre che li ricopriva.
“Jonas!”
Una voce metallica sopraggiunse e da lontano India scorse la sagoma di una donna, anch’essa dalle sembianze quasi eteree.
“Soraya…”
“Cosa diamine stai facendo?”
Non poteva vedere India, ma poteva dedurre che il ragazzo stesse trasportando qualcuno dalla posizione inarcata della sua schiena.
“Jonas se qualcuno dovesse vederti…”
India non smise un secondo di guardarla terrorizzata, chiedendosi chi fosse e da che parte stesse.
Nonostante il buio, notò immediatamente la cintura che la donna portava in vita, alla quale uno strano bastone inarcato era legato.
“Soraya, è solo una ragazzina. Aiutami, te ne prego.”
La donna, visibilmente scossa, dapprima agitò la testa in segno di dissenso, sventolando i lunghi capelli argentei, ricoperti di quello che sembrava un sottile strato di brina, poi sospirando estrasse il bastone.
India si rese conto che la vita stava abbandonando il suo corpo e lo fece intuire al ragazzo allentando sempre più la presa.
“Soraya, sta morendo, non respira. Non farò mai in tempo ad arrivare al portale. Sei una maga, per l’amor del cielo. Fa’ qualcosa!”
Soraya conficcò con potenza la punta del bastone nel terreno, ed inginocchiandosi di fronte ad esso posizionò le mani come a formare una croce; le parole che proferì crearono una luminescenza simile a quella che India aveva toccato prima di giungere laggiù.
“Devi sbrigarti Jonas, il portale verrà intercettato.”
Piegandosi, adagiò India a terra, con delicatezza le levò la protezione facendo sì che si manifestasse anche alla donna e le accarezzò il viso.
“È bellissima…”
Quell’osservazione gettò su Jonas un velo di malinconia; osservò Soraya posare le mani sul corpo esanime della fanciulla, che si faceva via via sempre meno tangibile, finché non scomparse del tutto.
La donna avvertì lo stato d’animo del giovane diafano, sorridendogli affettuosamente.
“Jonas, un giorno potrai tornare anche tu nel tuo mondo. La punizione non è eterna, tornerai umano.”
Le lacrime bagnarono gli occhi lucenti del ragazzo, che con un cenno del capo in segno di ringraziamento nei confronti di Soraya si voltò, sparendo nel buio, nell’assoluta speranza che un giorno avrebbe potuto incontrare nuovamente quella ragazza.

 
* * *
 
N.d.a. kheĩma è una parola sanscrita che significa “inverno”, un piccolissimo omaggio alla cultura indiana che amo. Il titolo, “Lei ti toglie il respiro”, è giocato sul fatto che, nonostante sia India a non poter respirare, metaforicamente il respiro è stato tolto a Jonas alla vista della ragazza stessa.
-S.
   
 
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