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Autore: Vega_95    12/06/2018    8 recensioni
Marinette è scomparsa, nessuno sa più chi lei sia. Nessuno sa più chi sia Ladybug.
Tutti si sono dimenticati di lei, a eccezione di una sola persona.
Niente più Papillon, nessuna akuma, nessun super cattivo e supereroe disturbano la normale routine dei parigini e di Adrien che si ritrova a vivere una normalissima vita da studente, ma che non riesce proprio ad accettare, non senza di lei , non con la costante sensazione di aver perso qualcosa di vitale importanza e il peso di non aver mantenuto la sua promessa: di non aver protetto la sua Ladybug.
Dov'è Marinette? Cos'è successo a Ladybug?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Oh-Oh... è già finita! T^T

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Epilogo
Per sempre

 

C'era molto fermento, nonostante le prime luci dell'alba si fossero appena affacciate sulla città. I parigini si erano riversati in strada in cerca di coloro che avevano dimenticato e che d'un tratto erano riapparsi nei loro ricordi e nelle loro vite.

Esultarono e si abbracciarono.

Tutti sapevano cos'era successo e tutti sarebbero stati grati ai paladini di Parigi per aver riportato la normalità nella loro vita ancora una volta.

Erano tutti così sorpresi ed euforici che non si accorsero dell'eroe in nero che vagava per la strada, serio e rigido, con l'idolo di Parigi tra le braccia, pallida e tremante, finché non trovò un vicolo buio e isolato in cui si rifugiò.

L'ultima cosa che Marinette ricordava, era il cielo roseo e il sole che faceva capolino tra i palazzi di Parigi, poi la luce e le ombre avevano iniziato a vorticare mischiandosi tra loro, le gambe avevano smesso di reggerla, mentre la sensazione di cadere nel vuoto la fece piombare nell'ombra. 
Le palpebre erano pesanti, non aveva la forza di aprirle, ma sentì Chat Noir parlare, disse qualcosa che la sua mente non riuscì a distinguere, mentre le avvolgeva le braccia intorno alle spalle sostenendola.

Poi fu buio.

Anche nel suo inconscio, lottò per tenere stretta a sé Tikki fino al suo ultimo secondo, prima che qualcuno potesse vederla ritrasformarsi, ma cedette quando, per un breve istante riuscì a socchiudere gli occhi trovando due grandi iridi verdi guardarla dolcemente e le sue labbra muoversi in parole confortanti che l'aiutarono a lasciarsi andare, accoccolandosi contro il suo petto caldo e palpitante.

Molte sensazioni la accompagnarono da quel momento, tutte estremamente piacevoli.

Non avvertì lo scorrere del tempo. Potevano essere passati minuti, come ore o giorni, ma la pace che stava provando era molto confortante così come il calore che l'avvolgeva e che mutò più volte trasmettendole emozioni diverse. Alla forte stretta che le dava tanta protezione, si aggiunse un amorevole calore e dolci carezze che le provocarono un'immensa gioia e a cui seguirono lacrime e commozione.

Fu tutto molto piacevole e poi riaprì gli occhi ritrovandosi in una stanza che conosceva e aveva già visto, una sola volta e per poco tempo, ma la riconobbe, così come riconobbe il grande letto matrimoniale su cui era stesa e l'ampia vetrata da cui si poteva ammirare l'intera Parigi.

C'era un uomo accanto a lei, biondo, affascinante e dagli occhi di un verde lucente che portava il nome di Adrien. Rimase fermo a osservarla, mentre lentamente si destava e si metteva seduta guardandolo con un dolce sorriso.

«sei rimasto qui per tutto il tempo? » gli domandò con un tono pacato e tranquillo, ricevendo in risposta un cenno della testa.

«come ti senti? »

«ora sto bene» sorrise, mentre un leggero rossore le colorava le gote: «ora ho capito. So cosa voglio. So chi voglio. Ho capito cos'è davvero importante» disse trovando un grande conforto nel suo sguardo: «ho sognato tante volte il nostro futuro insieme, ma ora non voglio più farlo. Questo è il presente e io voglio godermelo, fare mio ogni singolo momento che passeremo insieme»

«addio Marinette» sorrise l'uomo che lei aveva immaginato sarebbe diventato Adrien sollevandole la mano per baciarne il dorso

«addio» mormorò la ragazza.

Poco dopo si risvegliò. 
Non aveva ancora riaperto gli occhi, ma poteva sentire i rumori che la circondavano, il familiare suono delle stoviglie in cucina, il profumo che saliva dalla pasticceria, il brusio della strada e lo sfregare delle sue gambe tra le lenzuola nel momento in cui provò a muoversi.

Piano piano tutti i suoi sensi si risvegliarono e le ciglia appiccicate lentamente si districarono lasciando filtrare la luce del giorno dritta nelle sue iridi cerulee che per un momento si tirarono indietro spingendola a richiuderli in fretta, ma poi si fece forza sentendo qualcosa adagiato sulle sue gambe che appesantiva le coperte.

Era una felpa grigia dall'aria particolarmente familiare. La osservò sorridendo, rimettendo insieme i ricordi dei giorni passati e altrettanto consapevole della loro fine. Strinse la stoffa tra le mani annusandola. L'odore pungente del camembert le pizzicò il naso, ma sotto di esso poté assaporare quello del ragazzo a cui apparteneva la maglia e ciò le scaldò il cuore, sebbene non si capacitasse di come fosse finita sul suo letto. I ricordi erano estremamente vaghi e confusi e per quanto si sforzasse, l'ultima cosa che poteva ricordare erano le labbra di Chat Noir che le mormoravano qualcosa mentre la stringeva tra le braccia.

«Marinette! » la squillante vocina di Tikki la risvegliò dai suoi dubbi. Fu felice di riabbracciare la sua amica e ancora di più di vedere che si ricordava di lei.
«oh Tikki! Non sai quanto mi sei mancata! » esclamò stringendola forte.

C'erano molte cose che voleva chiederle, ma la voce di sua madre costrinse la kwami a nascondersi.

«Marinette? » la chiamò, credendo di aver sentito la sua voce, affrettandosi a salire sul soppalco, trovandola sveglia. Fu così felice che le si gonfiarono gli occhi di lacrime, mentre gridava verso il piano di sotto: «Tom! Tom vieni! Si è svegliata! »

In poco tempo si ritrovò avvolta dal caldo abbraccio dei suoi genitori. Non sapeva bene cosa significassero le sue parole, ma fu felice di poterli riabbracciare, di essere tornata da loro e di sentire di nuovo il loro amore.

Solo più tardi seppe tutto quello che era successo e di aver dormito per ben due giorni.

***

Adrien era rientrato in camera sua da poco. Anche quel giorno era rimasto accanto a Marinette quanto più tempo possibile, prima come Adrien e poi come Chat Noir, intrufolandosi in camera sua dalla finestra. 
Restò al suo fianco per molto tempo, parlandole, accarezzandole il viso e le mani.
Non voleva lasciarla, voleva esserle accanto nel momento in cui si sarebbe risvegliata, ma si stava facendo tardi e presto o tardi qualcuno si sarebbe accorto che mancava da casa, perciò dovette rientrare.

Tikki e Plagg continuavano a dirgli che non doveva preoccuparsi, che Marinette stava bene, doveva solo recuperare le forze, ma non riusciva a non stare in apprensione per lei.

Era svenuta tra le sue braccia e nonostante la consapevolezza dell'enorme sforzo per liberare il Lucky Charm e di tutto quello che aveva passato in quei giorni, non poté fare a meno di preoccuparsi per lei.
Presa tra le braccia, si affrettò a cercare un luogo isolato in cui potesse annullare la trasformazione che lottava per tenere, nonostante fosse ormai incosciente.
Una volta al sicuro, si accostò al suo orecchio, notando che stava riaprendo gli occhi.

«tranquilla, va tutto bene. Rilassati»

Doveva averlo sentito, perché un momento dopo la trasformazione si annullò e lei svenne di nuovo lasciandosi andare contro la sua spalla, mentre Tikki si adagiò delicatamente sulla pancia dell'amica, stremata, ma anche felice di poterla riabbracciare.

Definire i genitori della ragazza "preoccupati" era un eufemismo, recuperata la memoria, il panico si impossessò di loro e, dopo essersi accertati che la loro bambina non fosse in casa, si lanciarono alla porta, pronti a cercarla in lungo e in largo.

Non fu necessario, non appena aprirono la porta trovarono Chat Noir con Marinette tra le sue braccia, svenuta, ma incolume.

«oh bambina mia! » esclamò Sabine guardandola e toccandola, cercando lividi e ferite, ma non c'era nulla e il sorriso del ragazzo che la stringeva tra le braccia fece rilassare Tom che si fece indietro per farlo entrare.
«sta bene, è solo svenuta» li rassicurò : «è successo a molte vittime dell'akuma, si riprenderà presto»

Accompagnato da Tom e Sabine, portò la ragazza in camera sua stendendola nel suo letto.
Fu felice di vedere quella stanza, non che la conoscesse particolarmente bene, anzi entrando notò subito alcune cose che l'ultima volta che era stato a casa di Marinette non aveva notato, ma gli fece piacere avere la prova che tutto fosse tornato alla normalità.

Restò a guardarla per qualche momento, mentre sua madre scendeva a prendere dei vestiti puliti con cui cambiarla e in quei pochi minuti il ragazzo le strinse forte la mano schioccandole un dolce bacio sulle dita.

«torno presto, M'Lady» bisbigliò.

Prima di andare via prese con sé Tikki, si sarebbe occupato di lei finché non si fosse rimessa in forze, promettendole che dopo l'avrebbe riportata indietro.

Tornato a casa, si aspettava il terzo grado da suo padre, era stato fuori tutto il giorno e tutta la notte senza dare notizie di sé, dopo avergli rubato il libro dei miraculous. Entrò in casa restando fermo nell'atrio d'ingresso, interdetto se andare verso la sala da pranzo o in camera sua e in quel lasso di tempo, suo padre apparve in cima alle scale.

«buongiorno Adrien» disse scendendo e passandogli accanto come se niente fosse.
«b-buongiorno papà...» rispose, preso un po' in contropiede per la sua reazione pacata.
«Adrien, la colazione è pronta» lo informò dall'altra parte Nathalie.

Era come se nessuno in quella casa si fosse accorto della sua scomparsa. Se da un lato la cosa lo allietò perché gli aveva evitato una ramanzina e una punizione, dall'altra fu molto doloroso sapere che nessuno aveva notato la sua assenza.
Finito di fare colazione, passando di nascosto un po' di cibo ai due kwami, Adrien salì in camera con l'intento di curarsi dei suoi piccoli amici e lì trovò suo padre intento a guardare fuori dalla finestra. Sul tavolino davanti alla televisione c'era una scatola, qualcosa che Adrien aveva cercato disperatamente.

«avevi ragione, era da qualche parte» disse Gabriel, indicando il pacco che suo figlio si affrettò ad aprire trovandovi dentro il cappello fatto da Marinette.

Sorrise, entusiasta di rivederlo, sebbene la vicinanza a quelle piume lo fece starnutire.

«grazie papà! » esclamò correndo ad abbracciare il genitore che rimase inizialmente interdetto, ma che poi si lasciò andare.
«allora, l'hai ritrovata? » volle sapere, mentre ricambiava la stretta del figlio, rincuorato da quel sorriso che gli aveva illuminato il viso alla vista del cappello.
«sì» mormorò staccandosi da lui: «è tornata»

Chi meglio di Gabriel poteva capire il dolore di perdere qualcuno che si amava così intensamente, come leggeva negli occhi di suo figlio.
Lui che aveva dato vita ad un piano folle per riportare indietro l'amore della sua vita. Aveva dovuto perdere per l'ennesima volta una battaglia contro Ladybug e Chat Noir, ma aveva vinto quella luce negli occhi di Adrien, una scintilla che non vedeva da moltissimo tempo e che gli scaldò il cuore, rendendo quella sconfitta estremamente dolce.

Adrien si occupò di Tikki nel miglior modo possibile. Era davvero esausta.
Mangiò una manciata di biscotti, dopo di che si addormentò.

Sarebbe stato un bene per lui fare lo stesso, non l'avrebbe mai ammesso, ma prestare le sue forze a Ladybug l'aveva stremato, peccato che fosse troppo preoccupato per lei, per pensare anche solo di dormire. Arrampicatosi in cima alle scale, tornò a rivivere quella folle avventura, a come era cominciata, alle cose dette, fatte e a quelle che ancora dovevano accadere.

«cosa farai ora? » gli domandò Plagg risvegliandolo dai suoi ricordi.
«per cominciare, mi riprenderò quello che mi ha rubato» sorrise sfiorandosi le labbra con l'indice, fantasticando su quel singolo momento in cui aveva avvertito il calore della pelle di Marinette sulla sua e sui brividi che gli aveva fatto provare il semplice sfiorare la sua bocca.

Un paio d'ore più tardi, Adrien era davanti alla porta della pasticceria, timoroso e incerto.
L'ultima volta che era stato lì, non aveva fatto una bella figura ed era stato molto spiacevole sentire gli amorevoli genitori di Marinette rinnegarla. Gli aveva fatto molto male e la sua scenata doveva averlo fatto sembrare pazzo ai loro occhi, ecco perché esitò, ma bastò lo sguardo di Tikki per capire che quella era la cosa giusta da fare.
Entrò in negozio lasciando suonare la campanella della porta. Non c'era ancora nessuno e quando gli sguardi dei due proprietari si posarono su di lui, ebbe la sensazione che lo stessero aspettando.

«Adrien, giusto? » gli domandò Sabine usando lo stesso e dolcissimo sorriso che aveva Marinette.
«s-sì... » annuì accennando appena un saluto imbarazzato: «io... volevo chiedervi di Marinette... se... come sta? Ho saputo e...» non sapeva esattamente come chiedere di poterla vedere e il suo tartagliamento intenerì molto la coppia.
«sta ancora dormendo» disse Tom avvolgendo un braccio attorno alle spalle della moglie: «ma non c'è da preoccuparsi. Chat Noir ci ha detto che va tutto bene»
«posso... posso vederla? » osò chiedere stringendo la cinghia della tracolla al petto, timoroso di un rifiuto. Effettivamente li vide esitare un momento, ma poco dopo Sabine diede uno sguardo al marito avviandosi alla porta d'ingresso e invitandolo a entrare in casa.

Lo accompagnò fino ai piedi della scale della stanza della ragazza, conosceva la strada.

«signora... mi dispiace per l'altro giorno» ci tenne a scusarsi.
«non ti preoccupare. Anzi, vorrei ringraziarti per quello che hai fatto per lei» disse la donna, ancora sconvolta dall'idea di aver dimenticato la propria figlia per tanti giorni e altrettanto felice di averla ritrovata.
«non ho fatto nulla di che, è stata Ladybug a riportare le cose alla normalità» scrollò le spalle, pur sentendosi complice di quel miracolo che gli aveva permesso di riabbracciare la sua Marinette.

Salì lentamente le scale spingendo poi la botola sopra la sua testa, cercando di fare meno rumore possibile. Entrato nella stanza, diede uno sguardo di sotto vedendo Sabine tornare in negozio. Salì altri gradini arrivando al soppalco riuscendo finalmente a vederla, nel letto in cui poche ore prima l'aveva adagiata, l'unica differenza era il pigiama che aveva sostituito quei vestiti sporchi e strappati.

Sembrava tranquilla e rilassata.

«siete sicuri che stia bene? » chiese ai kwami che si erano accomodati, come lui, sulle coperte accanto alla ragazza.
«ha solo bisogno di riposo» lo tranquillizzò Tikki: « tra non molto si risveglierà»

Adrien ci sperava vivamente e nell'attesa estrasse dalla borsa la felpa che le aveva prestato alcuni giorni prima e a cui sembrava essersi affezionata particolarmente, definendola addirittura 'profumata'. Gli venne da ridere al pensiero che lui ormai non sentiva altro che puzza di camembert per colpa di quel kwami ingordo.
Stese la maglia accanto a lei e rimase lì, fermo a osservarla dormire, beandosi del suo viso rilassato e quelle ciocche scure che ricadevano sulla pelle candida illuminata dalla luce del giorno che metteva in risalto quelle deliziose lentiggini. Studiò a lungo il suo viso, finché la sua attenzione non si soffermò su quelle labbra rosse.
Quella notte gli aveva rubato un bacio promettendogli che avrebbe potuto riprenderselo molto presto, avrebbe potuto farlo in quel momento, moriva dalla voglia di farlo, assaporare un po' della sua Marinette, ma non era così che doveva andare. Il loro primo, vero bacio, doveva essere speciale, da favola, magico.

Era ora di pranzo quando Sabine salì in camera di sua figlia. Adrien era ancora lì, addormentato accanto a Marinette, mentre le stringeva la mano. Quella scena la intenerì molto e non avrebbe voluto svegliarlo, ma l'assistente del sig. Agreste si era presentata in negozio per riportarlo a casa e sembrava non voler sentire ragioni.
Anche se a malincuore, interruppe il suo sonno posandogli delicatamente una mano sulla spalla.

«Adrien, la signorina Sancoeur ti aspetta di sotto, vuoi che le dica...»
«no» scosse mestamente la testa, cercando di svegliarsi e scacciare quel torpore. Marinette ancora non dava segno di ripresa e lui sentiva il bisogno di mangiare qualcosa e farsi una doccia, specialmente una doccia. Le strinse ancora un momento la mano e poi seguì Sabine al piano di sotto dove Nathalie lo aspettava.
«posso... potrei tornare più tardi? » chiese loro trovando in risposta un grande sorriso da parte di entrambi i genitori di Marinette che annuirono.

In tutta quella preoccupazione, il loro sorriso riuscì a scaldargli il cuore per un solo momento, perché in quello seguente ci pensò Nathalie a riportarlo alla triste e cruda realtà ricordandogli di tutti i suoi impegni del pomeriggio e che prevedevano la lezione di cinese e di pianoforte.

«vieni pure quando vuoi» disse comunque Tom posandogli una mano sulla spalla in segno di gratitudine.

Quando i suoi impegni si conclusero, era già tardi. Non poteva presentarsi a casa Dupain all'ora di cena.

«la vedrai domani» provò a tranquillizzarlo Plagg: «sta bene, deve solo riprendersi».

Come al solito il suo portatore non gli diede retta. 
Collegò il cellulare alle casse e selezionò la sinfonia n.15 in Re bemolle maggiore con cui era solito esercitarsi e poi richiamò il kwami trasformandosi e balzando tra i tetti in direzione del balcone di Marinette. Fu felice di trovare la finestrella che dava sul suo letto aperta. Molto silenziosamente entrò sedendosi sul materasso accanto a lei, scambiandosi solo uno sguardo con Tikki, capendo che ancora non aveva ripreso conoscenza.
Non aveva intenzione di frugare tra le sue cose, ma non poté non notare un certo numero di foto sue sparse un po' ovunque e poi una cosa che lo fece sorridere: appoggiata alla mensola sopra il letto c'era una rosa rossa, secca. La stessa rosa che lui le aveva regalato quella sera.

«sei proprio una bugiarda, Insettina» rise scostandole una ciocca di capelli dalla fronte.

Le restò accanto fino alle prime luci dell'alba, dopo di che tornò a casa.
Lo aspettava una giornata molto più tranquilla che gli permise di restarle accanto molto più a lungo.
Aveva appena finito di cenare da solo e mentre rientrava in camera, Nathalie si raccomandò perché si esercitasse al pianoforte, come ogni sera.
Adrien aveva annuito distrattamente, aveva piani diversi per quella sera e subito dopo essersi richiuso la porta alle spalle e aver fatto partire la traccia, si trasformò balzando fuori dalla finestra.
Le era lontano solo da poche ore e già l'ansia lo stava distruggendo dentro e a buona ragione, quando arrivò e si affacciò alla sua finestra, scoprì che lei non c'era più, il suo letto era vuoto e la sua felpa posata sopra le coperte. Subito i peggiori pensieri si fecero prepotenti nella sua mente.

Se avesse avuto delle complicazioni? Se in realtà le sue ferite non si fossero rimarginate con il Lucky Charm e i suoi genitori l'avessero portata in ospedale? Quelle e altre mille ipotesi gli balenarono in mentre, portandolo a disperarsi. Iniziò a sentire gli occhi pizzicare, maledicendosi per essersi allontanato, per averla lasciata quel pomeriggio.
Balzò in piedi, disperso e spaventato.

Poi una sensazione lo spinse a voltarsi. La stessa che quella sera del suo appuntamento mancato con Ladybug l'aveva spinto a volgere lo sguardo verso il balcone della sua compagna di classe e lì, su quello stesso tetto, una scia luminosa catturò i suoi occhi felini.

Attratto come una falena dalla luce, vi si avvicinò atterrando in mezzo a un tripudio di candele sparse lungo tutta la ringhiera del tetto, mentre petali di rosa adornavano il pavimento e morbidi cuscini avevano creato comode sedute.
Era estasiato e allo stesso tempo confuso.

«ti stavo aspettando» mormorò una voce femminile alle sue spalle.

Con un sussulto si voltò, trovando Ladybug con le braccia congiunte all'altezza del petto, voltata di schiena. C'era qualcosa di nuovo in lei: i capelli. Sciolti, legati in una mezza coda sulla nuca tenuta ferma da un nastrino molto particolare, il portafortuna azzurro con la campanella.
Il portafortuna, il monile che li aveva salvati.

«ti sei svegliata» sorrise Chat Noir, incredulo, ma anche immensamente felice.
«trasformami» mormorò la ragazza liberandosi così del costume aderente.

Man mano che il bagliore roseo svaniva, un delizioso abito bianco di lino decorato di pizzi che le fasciava perfettamente la vita sottile per aprirsi in una gonna svasata e un paio di spalline molto sottili che lasciavano le spalle nude, comparve sotto ai suoi occhi, facendolo inevitabilmente arrossire. Le stava d'incanto.

Lei era un incanto.

La vide muoversi molto lentamente voltandosi verso di lui per mostrargli ciò che racchiudevano le sue mani giunte al petto: una candela. Era una candela molto speciale, diversa da tutte le altre, seppure uguale all'apparenza. Era maggiormente consumata ed era proprio quella che Adrien aveva conservato da quella sera e che le aveva portato quella mattina posandola accanto alla rosa secca sulla mensola sopra il suo letto.
Rimase senza parole.
Per quel posto, per la candela e soprattutto per lei: splendida e raggiante.

«ti...ti piace? » gli domandò Marinette con molto imbarazzo: «ho... ho voluto provare a fare qualcosa di simile a quello che hai fatto tu quella sera... non è bello come il tuo, certo come avrei potuto? Tu sei fantastico, meraviglioso...» iniziò a parlare a raffica, agitata dal suo silenzio: «volevo ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me».

Era silenzioso, troppo silenzioso.

Perché non parlava? Aveva sbagliato qualcosa? Sicuramente sì, perché il viso del giovane di fronte a lei si rabbuiò celando gli occhi sotto alle ciocche bionde impedendole di capire esattamente cosa stesse provando. Delusione sicuramente, tanta delusione, così tanta che il panico travolse Marinette. «on no! non ti piace! Doveva immaginarlo, quella sera io ti ho deluso... non volevo farti ricordare cose spiacevoli... dovevo pensare ad altro... Adrien mi dispiace, sono la solita imbranata...»

«trasformami». Fu l'unica cosa che gli sentì bisbigliare, mentre lentamente il potere del miraculous si annullava rivelando il bellissimo viso di Adrien , sotto lo sguardo pieno di panico di Marinette che stringeva la candela agitata da quel silenzio.

Stava ancora farfugliando le sue scuse quando, in pochi passi, Adrien le fu a un respiro dal viso.

«mi dispiace...» pigolò, ritrovandosi naso a naso con lui, timorosa del suo sguardo severo e di ciò che sentiva avrebbe detto da un momento all'altro.

La candela finì a terra, il bicchiere non si ruppe, ma sua fiamma si spense.

Con un gesto deciso, Adrien le aveva afferrato il braccio traendola a sé e placando i suoi timori con il bacio che entrambi attendevano da tempo immemore. Non se lo aspettava e in un primo momento un gemito le sfuggì dalle labbra, mentre la sua mente realizzava cosa stava succedendo, sentendo le braccia del ragazzo stringerla forte.
Le labbra di Marinette erano morbide e calde e sapevano di dolce, un dolce fruttato che lo inebriò.

All'inizio la sentì rigida al suo tocco, forse sorpresa dalla sua avventatezza, ma quando capì cosa stava succedendo la sentì rilassarsi, lasciandosi finalmente andare tra le sue braccia che le cinsero la vita, mentre le dita sottili di lei agguantarono la camicia sulle sue spalle.

Le braccia di Adrien erano forti e le avrebbero tolto il respiro se Marinette non avesse smesso di respirare nell'esatto momento in cui aveva catturato le sue labbra in quella morsa di dolcezza facendole scoppiare il cuore nel petto.
Erano come le ricordava da quel giorno di San Valentino, anzi no, meglio, perché non c'era nessun maleficio a oscurare il cuore del suo bellissimo eroe, solo un amore immenso e un cuore che batteva sotto il suo palmo.
Stava ancora assaporando quel contatto quando lo sentì chiederle di più, cercando di spingersi oltre quella soglia, sbilanciandola all'indietro e stringendola una mano sulla nuca, mentre la sua lingua si insinuava impertinente tra le labbra dischiuse cercando e carezzando quella di Marinette che lentamente decise di rispondere assecondando i lenti movimenti del ragazzo che le stava sgualcendo l'abito con la sua stretta e mandava in pappa il cervello con la sua dolcezza.
Una danza umida e sensuale celata dal confine tra le parole, nascosta e incredibilmente piacevole.
Ecco come poterono definire quel bacio. E le mani di Marinette che si erano allungate dietro le spalle del suo bellissimo ragazzo andando a scompigliare quei fili d'oro sulla sua nuca.
La desiderava da così tanto che non l'avrebbe lasciata tanto facilmente, anzi, quando la sentì sollevarsi sulle punte, per farsi più sfacciata e avere di più, la sollevò lui stesso da terra stringendole entrambe le braccia in vita e trasformando la morbida gonna in un ammasso stropicciato di stoffa intrappolato tra le sue mani.

Un grido silenzioso di un amore che aveva dovuto tacere troppo a lungo, sotto una luna che si era fatta spazio tra le tenebre ed era nata e cresciuta con i loro veri sentimenti, ma a differenza della luminosa e mutevole voltafaccia, il loro amore avrebbe continuato a crescere sempre.

Fronte contro fronte, con gli occhi chiusi e ancora stretti l'una all'altro, Adrien e Marinette godevano della reciproca presenza, dei loro caldi respiri che si infrangevano sulla pelle, dei cuori palpitanti che sbattevano l'uno contro l'altro, avvicinati da quello strettissimo abbraccio che non avrebbero voluto sciogliere mai più.

«ti amo» sussurrò per prima Marinette. Gliel'aveva già detto in quel messaggio in segreteria e gliel'aveva dimostrato in ogni modo possibile e immaginabile, ma fu la prima volta in cui riuscì a dirglielo direttamente in faccia senza esitazioni, mentre un fremito di commozione portò i suoi occhi a bagnarsi di lacrime.
«ti amo, Marinette» fu l'immediata risposta di Adrien, mentre la stringeva ancora di più.

Il bel biondino si era ripreso con tanto di interessi il bacio che lei gli aveva rubato, ma ancora non gli bastava, sapeva che non gli sarebbe mai bastato, tanto valeva continuare a soddisfare la sua sete di baci e amore.
Mentre un boato calava dal cielo, le loro labbra tornarono a danzare, accarezzarsi e mordersi, finché uno scroscio d'acqua non piombò sulle loro teste lasciandoli esterrefatti e senza parole, costringendo Marinette a tornare con i piedi per terra.

«non-ci-credo» sgranò gli occhi la ragazza sollevando lo sguardo verso quelle nubi nere che avevano invaso il cielo di Parigi bagnando le strade con quell'improvviso nubifragio.

In pochissimo i due si ritrovarono fradici dalla testa ai piedi, ma allo stesso tempo un sorriso illuminò i loro visi arrossati ed emozionati, facendoli scoppiare in una sonora risata iniziando a correre e schiamazzare per la terrazza saltando e volteggiando sotto alla pioggia.

Marinette correva da un lato all'altro, quando Adrien le balzò alle spalle avvolgendole le braccia in vita sollevandola e facendola girare su se stesso, tra grida e schiamazzi.

«mettimi giù, Adrien! » rise di gusto, tenendosi ben stretta alle sue braccia.

Non diede retta al suo grido e continuò a girare e giocare con lei sotto gli occhi divertiti dei loro kwami seduti comodamente tra i cuscini a godersi lo spettacolo, dopo essersi complimentati per l'ottimo lavoro svolto. Quei due ragazzi erano una gioia per gli occhi e ciò non passò inosservato nemmeno ad un cinico come Plagg che tenne gli occhi puntati sul suo portatore, avvertendo un dolce calore nel petto, felicità per lui.

Le suppliche di Marinette, che pregava il suo ragazzo di metterla a terra risultarono inutili, ma in fondo si stava divertente, almeno finché Adrien non scivolò sul pavimento bagnato cadendo e trascinandosi dietro anche lei.
Rimase lì, ferma, sotto la pioggia battente a osservare il ragazzo steso sotto di lei che ancora la teneva stretta, come se avesse paura di perderla di nuovo.
Era bellissimo, ma non era solo quello. C'era una luce insolita nei suoi occhi, una luce gioiosa che Marinette non aveva mai visto, neanche nelle foto delle riviste.
Era gioia, pura e semplice che aveva colorato il viso del suo Adrien rendendolo ancora più bello di quanto non fosse già.

«non andartene mai più» la supplicò, ancora memore dei terribili giorni che avevano passato.
«no» bisbigliò a fior di labbra Marinette, prima di posarvisi sopra: «non accadrà mai più» gli promise racchiudendo il suo viso tra le mani, perdendosi nei suoi occhi verdi.
«non potrei chiedere un lieto fine migliore» sorrise Adrien osservando la splendida ragazza sopra di lui che sorrideva, specchiandosi nei suoi occhi zaffirini.
«veramente...» scosse la testa Marinette districandosi dal suo abbraccio per alzarsi e porgergli la mano: «non è un lieto fine, ma un nuovo inizio» lo corresse quando anche Adrien si fu rimesso in piedi, baciandola ancora una volta, di fronte a quella meravigliosa promessa.
 

Quando il momento di tornare a scuola arrivò, l'intera classe attendeva un responso della folle avventura che li aveva coinvolti più o meno tutti.
Come ogni mattina Adrien arrivò davanti al portone in macchina, salutò Nino e si fermò a chiacchierare con lui del più e del meno, evitando di proposito le sue domande sull'accaduto.
Allo stesso modo Marinette, uscita di casa di fretta e furia, raggiunse Alya che la salutò con il suo solito calore. Anche lei non vedeva l'ora di sapere le novità, ma dovette attendere.
Adrien venne travolto da Chloé che gli si gettò al collo cercando di sbaciucchiarlo come suo solito, ma quel giorno il ragazzo prese in mano la situazione pregandola di non farlo più, perché non sarebbe stato giusto nei confronti di nessuno. Chloé in principio non capì le sue parole, poi lo vide dirigersi verso Marinette che fece lo stesso muovendosi nella sua direzione, scostandosi da Alya.
Erano tutti con il fiato sospeso.
Adrien aveva fatto di tutto per trovarla e chissà cosa sarebbe successo da quel giorno in poi.
Accadde che Adrien ,sotto gli occhi di tutti, tentò un galante baciamano in stile Chat Noir che Marinette evitò magistralmente in stile Ladybug picchiettandogli un dito sul naso che lo disorientò per qualche attimo, prima di scoppiare a ridere con lei.
Stavano solo prendendo in giro i loro amici e dopo essersi salutati con un affettuoso bacio sulla guancia, si presero per mano avviandosi insieme all'ingresso della scuola.

Le reazioni furono molteplici.
Alya esultò dalla gioia abbracciando Nino e strattonandolo così tanto da staccargli quasi il collo.
Mylen portò le mani al viso con aria trasognante, mentre Ivan le cingeva le spalle con un braccio scoprendo finalmente chi fosse il misterioso ragazzo dagli occhi verdi di cui era innamorata Marinette.
Kim si congratulò con Adrien mostrandogli il pollice alzato quando gli passarono accanto e Chloè... quando si vide allontanare dal biondino per raggiungere Marinette si sentì esplodere, pronta a rimandarla nel mondo dei dimenticati da cui aveva contribuito a salvarla, ma le bastò vedere il sorriso del suo amico e quella luce gioiosa nei suoi occhi per calmarsi, mentre le labbra si piegarono in un dolce sorriso che raramente appariva sul suo viso e internamente gli augurò di continuare a essere felice come lo era in quel momento. Esternamente, però, fece spallucce ed entrò a scuola seguita da Sabrina, lasciandosi scappare uno dei suoi commenti acidi.

«non durerà»
«oh sì che durerà» le rispose Alya alle sue spalle:« per sempre» sospirò sognante.
 

La lotta contro il male non era ancora finita e l'opprimente dubbio che quella creatura di distruzione fosse ancora in circolazione diede molto da pensare a entrambi, ma loro erano Marinette e Adrien,  Ladybug e Chat Noir e, più uniti che mai, avrebbero affrontato qualunque cosa si fosse frapposta tra loro, la felicità e la sicurezza delle persone a loro care.

Per sempre.

~Fin~

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Eh, è finita e mo'?
Mi sento così vuota T^T
Sì, insomma per me era finita già da un po', ma... leggere "fin" qui mi mette una tristezza immensa!!
Però mi ha fatto anche moltissimo piacere condividerla con tutti voi :)
è stato il mio primo lavoro a tema miraculous e ne sono rimasta veramente soddisfatta.

Ci sarà un seguito?
forse, ma è un forse grosso come una casa, magari una one shot, non saprei anche se tempo fa ci avevo pensato.
Vi ringrazio ancora per avermi seguita in questo primo esperimento e vi ringrazio veramente tanto per tutto :)
(no, non sto morendo, ma volevo ringraziare tutti come si deve XD)

Un saluto e un bacio a tutti!

Vega

   
 
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