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Autore: Xenebe    12/06/2018    5 recensioni
Da "Un odio simile all'amore", l'ultima lettera di Akane a Ranma, prima di tentare il suicidio.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, ranma/akane
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Un odio simile all'amore'
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L'amore non basta Come avevo promesso inizia una piccola serie di brevi (in alcuni casi brevissime) storie per concludere la storia di Un odio simile all'amore.
Vi lascio alla famosa ultima lettera, quella inviata pochi secondi prima che Akane tentasse il suicidio.


Ranma, addio.


Ranma.
Non so in quanto tempo riuscirò a scrivere questa lettera... ho già provato a farlo una dozzina di volte, ma finiva sempre distrutta o completamente sbavata: sì, molto più delle altre.
Ranma.
Continuo a chiedermi se tu abbia strappato o bruciato le altre lettere... o se tu le abbia rispedite al mittente, se qualcuno me le stia nascondendo. E se le avessi lette? E se mi avessi risposto? Se mi stessero tutti ingannando? Solo per il dojo, solo per l'Arte... mio padre potrebbe farlo e sai benissimo che non c'è neanche bisogno di chiedersi cosa sarebbe capace di fare tuo padre...
Ranma.
Mi spiace, non riesco a smettere di scrivere il tuo nome. Mi manca terribilmente pronunciarlo, ma non posso farlo, non ce la faccio. Sono certa che se uscisse dalle mie labbra frantumerebbe quel po' di forza che tiene ancora insieme le mie ossa e la mia anima.
Sarebbe troppo, troppo simile a tutto quello che volevo, a tutto quello che amavo, a tutto quello che ero. In più mi è proprio proibito. Già. I nostri padri credono che se non ti nomino dimostrerò che non ti amo più, che ti ho dimenticato, che non sei altro che un ricordo.
Non sanno che non posso farlo, non posso dimenticarti, perché sarebbe come bestemmiare. Perché tutto quello che abbiamo vissuto, tutto quello che eravamo e tutto quello che provavo... è sacro.
Ma non ti ho scritto per dichiararti di nuovo il mio amore, né per lamentarmi ancora.
No, Ranma, amore mio...
Questo è un addio.
Io... non posso. Non riesco a oppormi a tutto questo. Ryoga avrebbe dovuto lasciarmi in Cina, a morire sotto quel masso. Un masso che era meno pesante di quanto sia ora la sua presenza. Il suo amore. Già, mia ama: me lo dice almeno due volte al giorno. COME OSA.
Lui non sa, non sa neanche cosa possa essere l'amore. È solo ossessionato da me. Anzi, da quello che ero. Vederlo e specchiarmi nei suoi occhi è come sentirmi improvvisamente addosso tutti insieme gli strati di dolore, quelli che ogni ogni mattina riesco a stento a scrollarmi di dosso, uno al giorno...
Cosa che invece non riesco a fare con lui. È sempre accanto a me: inizialmente una presenza quasi gentile, se non fosse stata indesiderata. Mi accompagnava a fare la spesa, mi sfiorava  la mano mentre camminavamo, mi sorrideva. Poi sono arrivati i salvataggi, gli abbracci stritolanti, i contatti imposti, i tentativi di baciarmi, ancora e ancora...
Ma io non voglio parlarne, voglio dirti solo addio. Io non ce la faccio, Ranma.
Come posso fingere di essere qualcuno che non sono più? Come posso fingere che mi vada bene questo fidanzamento? Questa imposizione? L'ordine di dimenticarti? Il fallimento che è la mia vita? Non posso più combattere, non posso davvero ereditare il dojo...
Tutto ciò che ho sempre voluto da una vita, tutto... lavato via da un vecchio straccio logoro.
E non ce la faccio, Ranma.
Shampoo, Taro (è come uno stupro, mi hanno detto, è normale essere traumatizzata, ma posso superarlo, - il dottor Tofu me lo ripete ogni volta che mi vede e oramai lo odierei se solo ne avessi la forza), le arti marziali, la sconfitta, la morte che tardava ad arrivare, Ryoga, il suo amore soffocante e paranoico...  E la solitudine Ranma, una solitudine che è la tua assenza.
Io semplicemente non ce la faccio. Come respirare in una sostanza gommosa, in un cuscino ben premuto in faccia dalla mia famiglia e da tutto quello che è accaduto.
Quindi per la prima volta in queste lettere il mio è davvero un addio, perché quando e se tornerai, sarò già concime per i prati: ti amo Ranma, non dimenticarlo e non dimenticarmi, e ti amerò per sempre, ovunque finirà la mia anima.
E spero che finalmente adesso sarò libera. Di amarti, di odiarmi. Di sparire.
Addio amore mio, so che nel mio ultimo respiro pronuncerò finalmente di nuovo il tuo nome.





Lo so... è piuttosto pesante, ma vista la situazione...
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Un bacio,
Serena.

   
 
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