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Autore: whiterose21    13/06/2018    0 recensioni
In un manicomio del 1820 vi è rinchiusa la giovane Nathalie, la storia parla di come è diventata un assassina per compiere una vendetta personale verso i propri assassini, che sono medici e il direttore di un manicomio, il quale Nathalie fu internata a 15 anni e vi è tutt'ora a 20 anni
Genere: Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Ero sola dentro la struttura per malati mentali, sola quando decisero di operarmi per la lobotomia, anche se ero la più calma ero quella che avevo capito tutto, infatti era un rischio farmi uscire da esso e i miei genitori avevano chiesto la mia uscita o meglio mia madre dopo che io glie lo supplicato nell’ultima visita, da quel giorno loro avevano capito che dovevo dimenticare, infatti quelli dovevano essere i miei ultimi mesi dentro quella struttura, come dimenticare le loro continue torture che facevano, salassi con acqua fredda continui, grida dei pazienti e per zittirli gli infermieri iniettavano dosi letali di morfina ne hanno uccisi tanti come ne hanno peggiorati tanti con questa soluzione, gli infermieri per farci muovere dai letti ci strattonavano e ci iniettavano dosi letali di adrenalina con altri farmaci, io non ho mai avuto questo problema perché sono sempre stata sana, ma proprio perché non si doveva sapere che rallentavano la mia mente con scosse elettriche quasi tutti i giorni, provai a inviare delle lettere alla mia famiglia, ma scoprì a mie spese che le mie lettere non uscivano se no corrette dai coloro che le spedivano, intanto a loro non fregava niente bastardi, a loro contava solo la grana non che stessimo male o che ci potrebbero aiutare, solo soldi, provai più volte nelle visite dei miei genitori a chiedere aiuto, ma mio padre riusciva a desistere mia madre da ciò, infondo per lui era solo un modo per guarirmi?! Stronzo bastardo, lui era una delle persone di cui mi fidavo e ora mi abbandonava alle grinfie di quegli esseri, non si possono definire umani persone che testano sul tuo corpo le cure, o che ti usano per trattamenti dolorosi, siete mai stati sotto elettroshock? O avete provato un salasso? O perfino  un bagno in acqua fredda coperti da un telone fino a quando la pelle non diventa rugosa e fragile come quella degli anziani, e orribile da pensare ma è così.
 E bene iniziamo con il fatto che io avevo 15 anni quando fui internata in questo manicomio e oggi ne ho 20, mi sono alzata come sempre scossa brutalmente da un infermiere, ma invece di pormene andare venni presi di forza da due infermieri e caricata su una barella, mi immobilizzò un solo medico e mi l’altro mi legò braccia e gambe, io urlavo cosa succedesse, mentre entravamo nella sala operatoria, il medico mi sorrideva e diceva << Oggi ti devi operare, sei in lista per la lobotomia >> non volevo, iniziai di istinto a dimenarmi per togliere le cinghie << Non ho fatto niente, non dirò niente lasciatemi andare >> dissi mentre piangevo disperata mentre mi scostavo la siringa stava per sfiorarmi se non fosse stato che quando provarono a darmi l’anestetico ma quando successe qualcosa andò male però io vedevo sfogato ma secondo il medico io non riuscivo a reggere l’anestesia, quindi fui portata al elettroshock per farmi supportare la medicina in corpo  al primo diedi la risposta di agitazione, me ne fu fatta una più forte e poi un'altra ancora più forte delle ultime due, poi sentì che  loro dicevano che ero morta invece ero viva solo brancolavo nel buio << Lei sapeva troppo e ora è morta con il segreto di questo posto >> disse il medico che mi avrebbe operato, ricordo che ero furiosa e la mia rabbia, dentro quel buio urlavo e piangevo e pregavo che qualcuno glie la facesse pagare, avevano distrutto la loro vita solo per paura che io rivelassi cosa facevano all’interno di quel posto, sapevano bene che io ero sana, e mi stavano distruggendo, e sapere che stavo uscendo era per loro gravissimo, io ero ciò che per loro era un cappio espiatorio, in verità di denunciarli non mi importava niente, volevo uscire da quell’ incubo e tornare alla mia vita normale, da mia madre i miei fratelli, sentì dei dolori allucinanti dentro a quel buio << Oddio il suo cuore batte ancora! >> disse un uomo spaventato << E l’abbiamo sempre aperta cerca di farlo smettere di battere e basta >> disse una donna << Ma si tratta di una paziente viva signora >> disse l’uomo tremolante << Se esce dirà tutto anche di questa vivisezione >> disse la donna infuria << Vuoi aver la responsabilità di quello che sta succedendo? Vuoi finire fucilato? >> chiese la donna quell’uomo impaurito fece come detto ficcandomi un ago nel cuore io sentì un grande dolore sentivo il cuore accelerare e questo mi fece aprire gli occhi e gemere di qualche parola, vidi per pochi secondo il mio petto aperto mentre gemevo di dolore poi chiusi definitivamente gli occhi era nero, io vagavo nel vuoto non vedevo niente, poi la voce di qualcuno nell’ombra << Se vuoi vendicarti vieni qui da me >> disse un ombra gli occhi rossi e la voce possente e buia mi ricordava la mia paura infantile del Boogieman, osservandolo bene riconoscevo dietro di lui figure di cui tutt’ora si ha paura come i vampiri e i lupi mannari, ma altre ombre che si dovevano formare, ombre che ora non c’erano, << Diventa una di noi Nathalie e vedrai che non ti pentirai >> disse lui ma dentro di me sentivo di non dovermi fidare di quell’essere richiuso nella sua ombra, volevo vendicarmi e uscire da questo buio sì, ma non schiava di un ombra, io voglio essere libera di pensiero e di azioni, vendicarmi non sarebbe giusto, ma lasciarli inpuniti neanche. In quel momento di silenzio e riflessione sentì un corvo gracchiare “Cra-cra” quel corvo si posò d’avanti a me e lo guardavo l’animale e poi la figura nera “Cra!” disse l’animale cominciando a volare, non sapevo cosa fare quell’ombra si avvicinava e io di essere sua non volevo, seguì il corvo correvo ma lui diventava sempre più veloce , io seguivo quell’animale come se fosse l’ultima mia speranza di salvarmi, dopo molto vidi d’avanti a me una luce, poi aprì i miei occhi ancora una volta, non ero più in quel luogo senza tempo ero di nuovo nel mio tempo, e oggi preparavano il mio funerale sentì parlare il medico e mio padre  << Quindi è morta perché non ha retto l’operazione >> disse lui << Esatto, comunque lei ha fatto tutto il possibile per salvarla >> disse il medico la rabbia mi trasalì in un attimo nel sentirlo, lui aveva solo peggiorato il tutto e poi questo serviva a farmi tornare normale? Una lobotomia?! Serio?, dicerto non potevo svegliarmi ora appena lasciarono la stanza aprì gli occhi e un corvo mi si appoggiò sulla spalla lo fissai come se esso fosse colui che ha trasportato la mia anima << Si ho capito, non ho molto tempo per vendicarmi >> dissi scendendo e osservando l’abito nero con cui ero stata vestita, i miei capelli erano diventati bianchi e la pelle simile a neve, ero un fantasma, fu facile andarmene dalla cappella, vagare nei corridoi del manicomio, sentire tutti i pazienti che urlavano chiamando quei maledetti infermieri, mi aiutarono molto quei pazienti si come utilizzando i favori dell’oscurità  per afferrare la morfina e l’adrenalina, gli feci venire a tutti un overdose, volevo chiedergli come era subire la loro stessa medicina, la stessa fine fu perfino per la capo sala e presi le chiavi che portava con se comprese quelle dell’ingresso principale, poi presi il taglia carte che aveva con se, e andai negli studi dei medici che mi guardano come se fossi un fantasma, io non perdo tempo e ficco al primo il taglia carte nella gola facendo colare sul collo il suo sangue, lui lancia un rantolo e attira un suo collega io veloce estraggo il taglia carte  e mi nascondo sotto la scrivania lasciando il corpo inerme e visibile del medico  che  voleva soccorrerlo non accorgendosi che io ero sopra di lui e con il taglia carte lo presi di sorpresa quando lo pugnalai sulla nuca, poi proseguì ad ucciderne altri in modo tale che non potessero scovare gli altri due, poi passando d’avanti a una finestra notai le ferite che mi avevano fatto i medici legali quando mi hanno aperto vidi solo che avevo un enorme squarcio laterale che partiva dalla mandibola destra e attraversava una gran parte del naso finendo su una tempia tutto ricucito con del filo nero , mentre ero messa peggio quando mi guardai in altre parti del mio corpo, solo dopo in piena furia arrivai al direttore lui non era arrivato ma presi tempo nel frugare nei cassetti per prendere le chiavi del archivio generale andare al mio nome e leggere gli appunti di tutti i medici, vi erano due copie di tutto  il mio fascicolo ne era pieno, da come ho potuto leggere ero chiaramente sana di mente, ma perché allora in tutti gli archivi vi era scritto la copia d’avanti a me vi era scritto:
“Instabile mentalmente, crede di essere superiore, tende a insultare il personale e spesso irascibile con tutti ha bisogno di terapie intense” e altre robe simili poi ebbi un appunto del primario “Nathalie sa troppe cose di questo istituto, perfino che noi pensiamo più ai soldi che hai pazienti, alla scienza invece del bene di che vuole essere curato, deve sparire prima che qualcuno sappia, la dobbiamo trattenere il più possibile, l’unico modo per farlo e farle una lobotomia e subito, io e il personale ormai siamo tutti d’accordo su questo “ vi era scritto, mi infuriai e lo aspettai lì e poi vidi la nota “ Il medico legale la uccisa oggi molto bene, anche se non volevo che tutto finisse così i genitori possono sempre pensare che abbia avuto un collasso durante il trattamento, quindi siamo salvi ancora”, perché tutto questo? Infondo chi avrebbe creduto a una malata internata in un manicomio? Infondo ero quello perché farmi questo, togliermi la vita? Solo per una reputazione, ora è vero che lo sapevo ma le mie intenzioni era solo di scappare da questo luogo e ho fallito morendo, ma è giusto ucciderlo? Povero uomo intanto con il massacro che avevo fatto ormai le cose sarebbero venute fuori, sospirai e lasciai andare portando via la mia cartella e facendo almeno sapere la verità a mia madre, lasciai i documenti d’avanti alla porta e bussai appena uscirono mi nascosi e leggendo i documenti sentì mia madre urlare e piangere da dietro una tenda illuminata da solo una candela, non volevo uccidere mio padre, quell’uomo non sa come spesso un clero possano essere crudeli tanti ci sono di uomini come quelli che ho incontrato in vita e ora morta vivente, e io non potevo dicerto ricevere la pace allora che guardando il corvo, non era ancora il momento di andarmene dovevo finire ciò che avevo iniziato, ma dovevo lasciar passare del tempo.
 Infatti nei tre giorni successivi mentre aspettavo leggevo in prima pagina il massacro svolto nel manicomio e il fatto che la mia famiglia avesse denunciato il manicomio, ormai il direttore era sull’ astrico quindi giustamente decisi di ucciderlo in quel momento in cui non aveva niente per vivere, povera anima, prima eri tu ad avere il manico del coltello, ora come ci si sente ad essere dalla parte sbagliata?
ovviamente appena mi avvicinai a lui fu come ricordare il primo giorno in cui venni internata solo dalla sua parte ero rilassata, mentre lui mi guardava stupito, d’avanti a se per lui era come vedere un cadavere, subito corse via mentre io tranquilla lo inseguivo, proprio come il cacciatore con la lepre io lo rincorrevo con il taglia carte in mano, fino a farlo finire d’avanti a un vicolo ceco, il corvo gracchiava mentre l’atmosfera giusta si rivelava, pioveva e vi erano i lampi e i tuoni, nessuno lo poteva sentire mentre io lo accoltellavo, e facevo sgorgare fuori quel sangue che imbrattava la terra ma poi scorreva lungo la strada piena di sassi, quel sangue imbrattava anche i miei vestiti mentre i miei occhi ora color acqua si illuminavano, mentre iniziai ad aprire il suo petto proprio come quei medici avevano aperto il mio, e il dolore vero e proprio fu quando gli aprì la cassa toracica per prendere in mano il suo cuore, il colpo di grazia sarebbe stato se io lo avessi pugnalato proprio come avevano fatto i medici legali con il mio, invece volli giocare con quel cuore pulsante mentre il suo proprietario gemeva e cercava di reggersi in piedi per contraccolpo mio, io avevo delle mani piccole e fragili ma questo non mi consentì di schiacciarlo e modellarlo a mio piacimento fino a uccidere il proprietario dal dolore quando lasciai il cuore non pulsava più infondo anche il mio tutt’ora non batte, eppure è presente io sono morta ma vivo, lui è morto e morto vi rimarrà per sempre ucciderlo è stato solo un favore che gli ho concesso dopo avergli rovinato la vita.
È stato piacevole sapere di aver concluso una vendetta che pensavo non poter terminare, mi avvicinai a quella che diverrà mia tomba, mi sedetti dentro la buca dove e feci volare sul mio braccio il corvo e lo guardai seria, con lo sguardo di chi vuole ritornare poi chiusi gli occhi abbandonandomi al sonno eterno mentre il volatile abbandonava il mio braccio per andarsene su un ramo li vicino.
Ma sarei tornata qual ora mi invocassero per portare a termine la vostra vendetta.
   
 
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