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Autore: Il Brigante    14/06/2018    0 recensioni
Anche questa nacque come background di un gioco di ruolo online ma poi la sviluppai anche in questo caso nel mio progetto di ucronia, in una fanta-storia breve. Spero vi garbi. Davvero. E' ambientata ai tempi della guerra civile al sud dopo l'unità d'Italia nei pressi della mia città originaria e dedicata ai grandi maestri del Soul e del Jazz amerindi che seguivano la Musica sul Mississippi e al grande pittore Touluse Lautrec, ovviamente.
Genere: Avventura, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Al Servizio del Principe di Reggio Calabria per  la Sua frase: "... e se vi chiederanno perché un uomo del sud fa parte dell'esercito, direte che la stella fulgida della perfezione Savoia ha brillato nel vostro cuore chiedendogli di aprirvi gli occhi e di farvi vedere realmente chi siamo."
 
Daréios Lautrec (viso possibile: Toulouse Lautrec), voce decisamente Giancarlo Giannini
 
Parla Daréios: “Cos'hai detto? Io sarei un monaco? Stai scherzando? Un guerriero? Solo se ho una via d'uscita. Un sacerdote? Sono quasi offeso. Uno studioso? Interessante...
 
C'era una volta un uomo che amava la musica dello spirito, come la chiamava lui. Una volta usava uno strumento ma poi glie lo rubarono e lui prese a cantare.
E la cosa gli piacque tanto che non solo smise di usare uno strumento ma trasmise la passione al figlio. Quest'uomo si chiamava Toulouse e suo figlio Daréios. Erano Tu e Da Lautrec
I due vivevano sopra una galea nel Calopinace, un po' più a sud di Reggio Calabria. Padre e figlio vivevano di cacciagione e della buona volontà del Fiume. Fiume che veneravano come mittente della Dea. Tutto per Toulouse veniva dalla Dea. Piove? È la Dea. I pesci non abboccano? È la Dea. La cosa bella però è che il padre non era mai infelice o piangeva. “È la Dea” era come una frase guaritrice. Tutto il resto spariva, bastava dire quella frase.
Vi starete chiedendo cosa ci facessero su un fiume e perché tanto lontano da Reggio Calabria. E se lo scoprissimo insieme?
 
Crescendo, Daréios imparò a pescare, cantare e fare chiasso. Ovviamente in fare chiasso era compreso bere, fare all'amore con qualunque razza di donna simile all'uomo ovvio. Niente aberrazioni ... soprattutto quelle del nord Italia. Poi il padre s'innamorò e cominciò il casino. Se la prendeva con Baron Samedi e diceva di aver perso il Suono. "Tu, di cosa parli?" Gli chiedeva Daréios. Ma suo padre diceva che era la Dea e tutto sembrava un gioco. Poi però prese ad insultare l'Esercito(Il padre non era capace di reale razzismo, semplicemente la tipa chissà come, faceva parte dell'Esercito Savoia.)Andò avanti per anni. Un giorno Toulouse tornò dalla strada di Villa san Giovanni bruciacchiato e incazzato ma non disse nulla. Daréios si preoccupò ma la regola era: fatti i fatti tuoi finché non finisci nei casini, poi chiedi a Tu. E Tu sapeva sbrigarsela da solo...
 
Un giorno d'inverno, un gruppo di mercenari distrusse la loro nave sul Calopinace mentre lui era a cacciare le erbe. Toulouse era dentro. Daréios s'incavolò, urlò e affondò quello che rimaneva della nave bruciata. Maledisse il padre e la sua memoria e pianse. Poi prese  le sue poche cose, tra cui una lettera che il padre gli aveva promesso di portare a Reggio qualora avesse avuto bisogno di lavorare e partì per il sud, in cerca dell'avventura.
 
Dopo ben 5 giri di stagioni, dopo esser guarito con la musica e il sacro Viaggio su e giù per il Calopinace, decise di andare a farsi due risate a Reggio dove avrebbero certamente riso di lui. Ma lui avrebbe riso con loro.
 
Quello che segue è il testo della lettera per Sigfrido Zerbi in Aosta che aveva scritto il padre di Daréios. Per buoni tratti, grande balla del buon Tu ma che ha funzionato come spunto. Il Generale è stato colpito dalla sua personalità e dal ricordo di Toulouse, non dalla lettera in sé.
 
Carissimo Generale, che possiate avere una lunga vita!
 
Di certo non vi ricorderete di me, vostro vecchio commilitone e per giunta del sud. Forse però ricorderete del giorno in cui salvando la vostra vita, salvai la mia successivamente. Io Toulouse Lautrec, ricordo che quel giorno di pace a Podargoni, stavo cacciando erbe per la cena, quando udii un vario vociare. Un rumore molesto e fastidioso, un rumore di donna che urlava. Mi avvicinai, curiosissimo come nella mia natura e vidi che una donna urlava ad un uomo. Ovviamente io arrivavo dalle vostre spalle e non vi vidi in viso. Successivamente seppi che eravate voi. Di contro, appena arrivai, la rimproverai, essendo mia moglie, su come si trattavano diversamente gli ospiti e i passeggeri che ci mandava il Signore qui nelle Terre del Sud cui appartenevamo. “Noi non siamo degli zotici santosfefaniti, noi siamo gente di Podargoni. Seria e rispettosa per Dio e per la Madre... sua e di noi tutti!” Così dissi, ricordate?
Detto questo le dissi di darvi una stanza, visto quanto stavate male, deperito in viso per uno dei tanti vostri viaggi. Poi entrammo insieme nell'Esercito. Ricorderete o no che poi siete stato voi a salvarmi... Mia moglie, Pace all'anima sua, ormai è morta ma lo sapete, così vuole Dio. Io non sono andato alle medie ma sono pratico; mio figlio no. Vi prego di aiutarlo a capirci qualcosa del mondo, presto verranno a prendermi i soldati. L'ho fatta grossa. Ricordate la mia risata, no? E ricordate quanto apprezzavo la vostra franchezza.
Pax vobiscum sempre, Dux.
 
Tu Lautrec

 
 
 
   
 
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