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Autore: Ciuffettina    14/06/2018    4 recensioni
Il primo umano morto sulla faccia della terra... che cosa farne?
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabriel, Michael, Nuovo personaggio, Raphael, Uriel
Note: Cross-over, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
- Questa storia fa parte della serie 'Il dietro le quinte della Bibbia'
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«Però non mi sembra bello buttargli la terra sulla faccia…» disse Gabriel guardando la buca fresca.
«Abel, che cosa preferisci? Essere seppellito così o essere avvolto in qualcosa?» domandò Raphael.
Il fantasma si strinse nelle spalle, continuando a fissare il suo corpo che giaceva ai suoi piedi, come se non si capacitasse di esserne fuori. «Posso ancora occuparmi delle mie pecore?»
«Non credo proprio, sei diventato incorporeo come l’aria» rispose Raphael.
«Non capisco: anche se sono Caduti, non dovrebbero durare quasi fino a 1000 anni?» domandò Uriel.
«No se li trapassi con una lama» rispose Michael.
«Quello che vorrei sapere è come ha fatto Lucifer a legare il Marchio a una mascella d’asino, trasformandola in un’arma» sospirò Gabriel.
«Non chiamarlo più così! Il suo nome adesso è Satana» lo redarguì Michael.
«Sono secoli che lo chiamo Lucifer, anzi Lucy, e ora, da un giorno all’altro, devo chiamarlo con un altro nome?»
Usando i loro poteri, i tre arcangeli avevano prodotto una buca nel terreno, poi Uriel buttò dentro il corpo di Abel, stavano per richiuderla, quando il cadavere fu scagliato fuori, lo ributtarono dentro ma fu ancora lanciato fuori.
«Gabriel, se questo è uno dei tuoi stupidi scherzi, sappi che non è divertente!» disse Michael, fissandolo severamente.
«Ehi, guarda che stavolta non c’entro» rispose l’interessato, alzando le mani, saltò nel buco e si guardò intorno. «Non so come dovrebbe essere una fossa, ma mi sembra tutto normale… accidenti, non posso uscire volando, è troppo stretta perché riesca dispiegare le ali.»
«E se ricoprissimo la fossa adesso?» chiese Uriel, ghignando.
«Ragazzi, niente scherzi!» Gabriel fece un salto verso l’alto, riuscì ad aggrapparsi al bordo e si trascinò fuori. «Qui l’unico autorizzato a farli sono soltanto io!»
«Autorizzato da chi?» domando Raphael.
«Ma da me, naturalmente» rispose Gabriel, spolverandosi la tunica. «Forse qualcuno di noi dovrebbe volare su a chiedere.»
«Vado io, almeno mi sgranchisco le ali» disse Uriel. Ritornò dopo un po’. «Pare che non possiamo seppellirlo finché le prime manciate di terra non vengono restituite.»
«Ma che cosa significa? Quali manciate di terra?» chiese Raphael
«Adamo! Si allude a lui» intuì Michael. «Ma come facciamo? Lo prendiamo a sassate?»
«Oppure qualcuno potrebbe stringergli la gola. Di nuovo» disse Uriel, fissando Gabriel.
Gabriel fece il broncio: «Ho già spiegato a nostro Padre che non sapevo che non si può stringolare gli umani. Non volevo fargli del male ma soltanto salvarlo…»
«Ormai il danno era fatto… Hai detto “stringolare”? E che parola sarebbe?» chiese Uriel.
«Ti piace? È una mia invenzione da “stringere” e “gola”. Stringolare: stringere con forza la gola fino a impedire il respiro» declamò Gabriel, compiaciuto.
Raphael disse perplesso: «Credo che suonerebbe meglio “strangolare” non trovi?»
«Ma il verbo è stringere, non strangere!» obbiettò Gabriel.
«Per favore!» esclamò Michael, portandosi le mani alle tempie. «Siamo qui per risolvere il problema di dove collocare il corpo e l’anima di Abel, non per discutere le invenzioni verbali di Gabriel!»
«La portiamo su con noi?» domandò Raphael.
«Non possiamo, avremmo dovuto creare un posto solo per le anime dei giusti ma Caino non ce ne ha dato il tempo» rispose Michael.
«So che Lucifer si è già attrezzato per quelle dei malvagi» disse Gabriel. «Comunque Abel potrebbe fare compagnia a Uriel mentre sorveglia l’Eden.»
«Preferisco stare da solo!» rispose l’interessato, guardando il povero fantasma in cagnesco. «Se i suoi genitori avessero obbedito agli ordini divini, tutto questo non sarebbe successo.»
«Uriel, sappiamo che detesti fare il guardiano ai cancelli dell’Eden ma Abel non c’entra» disse Raphael.
«Sentite, visto che la mia morte vi causa così tanti problemi» interloquì Abel, «Dio non potrebbe riportarmi in vita, almeno finché non muore anche mio padre? Così potrei continuare a occuparmi delle mie pecore.»
«Sì così finisci di farti corrompere dal Diavolo e tuo fratello si è sacrificato per niente!» sbottò Michael.
«E se lo facessimo entrare nell’Eden?» domandò Gabriel.
«Sei impazzito?» esclamò Uriel. «Gli umani ne sono stati scacciati, ho provveduto io stesso a espellerli!»
«Gli umani ancora viventi ma le loro anime? Anche loro non possono entrare?» insistette l’altro.
«Torno su a chiedere» sospirò Uriel.
 
Finalmente fu trovata una sistemazione per Abel: il corpo fu deposto su una pietra e gli arcangeli unirono i loro poteri per far sì che, nel frattempo, non si corrompesse ma l’anima avrebbe dovuto vagare sulla terra in attesa che ai Piani Alti si attrezzassero per accoglierla.
Mentre passava accanto a Uriel che aveva ripreso il suo posto di guardiano, Abel gli disse: «Probabilmente non lo sai, ma venivo ogni giorno a guardarti.»
«Sul serio?» esclamò il serafino sorpreso.
«Sì» rispose Abel, «ti vidi per la prima volta quando ero ancora un ragazzino, anche se mi ero nascosto. Tu eri lì davanti al Giardino mentre facevi roteare la tua spada infuocata. Tornai il giorno dopo e quello dopo ancora. Giorno dopo giorno, anno dopo anno e non ti vidi mai né stanco o né abbandonare la tua posizione… Eri… eri magnifico! Non voglio distrarti oltre.» E se ne andò.
Uriel ripensò al suo incarico: Ai Piani Alti avevano deciso che per far capire bene agli umani che cosa avessero perso era meglio far vedere loro i cancelli aperti ed essere impossibilitati a rientrare e decretarono anche che dovesse essere proprio lui a fare la guardia.
Per i primi 70 anni era stato fiero di roteare la spada ed era stato divertente godersi la vista di quei vermi che quotidianamente strisciavano fino all’entrata supplicandolo di rientrare; ma da quando aveva detto no all’umana che spingeva davanti a sé un moccioso (presumibilmente il suo primogenito) e l’aveva supplicato, ovviamente invano, di far entrare almeno lui, si erano rassegnati e non si erano più fatti vedere. A quel punto aveva pensato che il suo compito fosse finito, giusto? E invece niente da fare.
Era proprio intollerabile sapere che gli altri suoi fratelli potevano volare liberamente tra le nuvole, mentre lui doveva star lì fermo, immobile, come una roccia con l’unico compito, che giorno dopo giorno diventava sempre più tedioso, di far ruotare quella stramaledetta spada senza nemmeno poterla utilizzare per fare a fettine quei vermi.
Accidenti!” pensò fra sé. “Fortuna che non mi sono mai mosso di qui, altrimenti quelle scimmie parlanti sarebbero potute rientrare.” E riprese a ruotare la spada con più foga di prima.

 
*****

Brano vagamente ispirato al libro apocrifo “l’Apocalisse di Mosè”. Per capirlo appieno bisogna aver visto “SPN”
   
 
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