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Autore: Mz Hide    16/06/2018    0 recensioni
Traduzione di una storia scritta (in inglese) da un certo qualcuno di mia conoscenza online.
Bardack pensa di potersi godere il suo raro periodo di congedo in pace, Turles fa del suo peggio per non permetterglielo.
ATTENZIONE: contiene rarepair, mancanza di rispetto per gli "anziani" e una lieve sfumatura di incesto (ma non per davvero, leggete in pure in serenità)
Genere: Comico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: Bardack, Turles
Note: Lime, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Coppia: Bardack x Turles
Contesto: Ambientata prima della distruzione del pianeta Vegeta e la rivolta di Bardack al regno di Freezer. Turles è già tecnicamente un disertore ma sembra vivere ancora sul pianeta Vegeta (insomma, non è ancora un pirata spaziale a tempo pieno, diciamocelo).
Note: In questa storia, la dinamica sociale della società saiyan saiyan funziona un po' come quella di branco di leoni: la monogamia non è un requisito sociale e dei giovani orfani si occupa un po' chi capita. In particolare, Turles è stato più o meno "adottato" da Bardack e Gine quand'era già gradicello, ma non ci sono legami di sangue. Ciò che c'è, è un lieve istinto paterno che viene sovvertito da dinamiche inaspettate, ma nessun imbarazzo morale per il lettore che non vuole beccarsi incesto duro e puro. (Fidatevi di me, se ci fosse stato qualcosa di troppo discutibile, non avrei tradotto la storia. Quindi leggete pure in serenità!)

 


 
THE BOLD CUB


Bardack pensava di essere ormai abituato ad un clima caldo ma, a quanto pareva, sperimentare nuovamente l’estate sul pianeta Vegeta gli aveva ricordato cosa volesse effettivaente dire "caldo". Certo, un sacco di pianeti su cui era stato avevano temperature elevate gran parte del tempo. Rimaneva il fatto che un estate su Saiya era tutta un’altra storia.
   " Sono rimasto lontano da casa per troppo tempo…", pensò il guerriero, ansimando e tergendosi il sudore dalla fronte. Ora capiva perché la maggior parte delle missioni erano solite svolgersi durane la stagione calda. C’erano volte in cui persino lavorare per Freezer sembrava quasi un’opzione migliore di aggirarsi tra quelle lande infuocate. Quasi.
    «Puah, lavorare per Freezer… col cavolo!»
Quella era la sua prima settimana libera da un bel po’ di tempo ed era deciso a godersela appieno.
    Quando Freezer aveva conquistato il loro pianeta, il "Vegeta" che era stato re all’epoca aveva parlamentato a lungo per stendere in trattato di resa. Era stata una soluzione difficoltosa, sia da proporre che da accettare. In molti la avevano considerata codardia e avevano sostenuto che l’azione del loro re aveva disonorato la loro intera razza. Il compromesso era stato dura da accettare per una razza fiera come la loro, ma fu presto chiaro a tutti quello che aveva spinto il loro re a proporlo: opporsi al dittatore significava morte certa. Per lo meno, la sottomissione poteva significare poter continuare a fare quello per cui erano nati, anche se sotto schiavitù.
    Grazie al trattato, ad ogni saiyan era stato garantito un periodo di tempo per recuperare le energie. Da allora Freezer aveva ridotto i benefici garantiti dal trattato e il tempo a disposizione dei guerrieri per riposarsi era stato ridotto. Con l’aria che tirava ultimamente, Bardack aveva l’impressione che anche quel privilegio non sarebbe durato a lungo e aveva intenzione di approfittarne finché ne aveva ancora la possibilità. Fortunatamente, aveva avuto abbastanza tempo per pianificare le sue ferie durate i suoi  innumerevoli viaggi spaziali. Ed altroché, se aveva gran piani!
    Il saiyan sogghignò. Non vedeva l’ora di arrivare da Gine. O Toma.
    Ma prima, una bella rinfrescata era in ordine. Bardock uscì dalla sua navicella. Dopo aver gettato uno sguardo attorno, volò verso la più vicina area verdeggiante che catturò il suo sguardo. Per lo meno, l’ombra degli alberi avrebbe offerto sollievo alla sua pelle ormai bollente ma non sarebbe comunque stato abbastanza per trovare riparo dalla calura afosa del pianeta. Fortunatamente, non gli ci volle molto per trovare un ruscello e seguirne il corso fin quando l’acqua non fu abbastanza profonda per potervisi tuffare. Con suo immenso sollievo si tolse finalmente l’armatura. Tuttavia, quando era sul punto di togliersi i pantaloni, ebbe la sgradevole sensazione di non essere più solo nella radura.
    «So che ci sei. Fatti vedere!»
    Da qualche parte dietro di lui, qualcuno cominciò a ridere.
    «Certo che non abbassi mai la guardia, vecchio!»
Bardack girò su se stesso e individuò immediatamente il proprietario di quella vellutata -e stranamente familiare- voce. Dietro di lui, confortevolmente disteso sul ramo di un albero, giaceva un giovane saiyan dalla carnagione scura. Gli occhi di ossidiana lo scrutavano dalla testa ai piedi senza prendersi il disturbo di celare un malevolo scintillio di apprezzamento.
    Era passato molto tempo dall’ultima volta che si erano visti, ma ciò non impedì al saiyan mezzo nudo di riconoscere il suo inatteso ospite.
    «Turles!», esclamò, decisamente sorpreso.
    «Oh, ti ricordi ancora di me? Pensavo che non saresti riuscito a riconoscermi dopo tutto questo tempo. Sono cambiato parecchio, da quanto ho sentito.»
    Il giovane saiyan si accovacciò sul ramo. Bardack riusciva perfettamente a vedere come i muscoli dell’altro si fossero fatti più solidi e definiti negli anni e non gli sfuggì nemmeno il modo in cui il giovane li stesse esibendo. Nè il perché.
    «Già, sei decisamente cresciuto dall’ultima volta che ti ho visto, questo te lo concedo», Bardock sogghignò. «Ma non saresti in grado di cogliermi di sorpresa nemmeno se ti allenassi per mille anni, ragazzino!»
    Turles apparì leggermente deluso dalla risposta. Lo scuro saiyan balzò giù dall’albero, silenzioso ed agile. Non appena toccò il suolo, l’espressione arrogante era nuovamente tornata sul suo volto.
    «Anche se così fosse, come mai non sembri preoccupato?», chiese.
    Il più anziano scrollò le spalle. «Perché dovrei esserlo?»
Le sue parole fecero aggrottare le sopracciglia all’altro.
    «Potrei avere cattive intenzioni, non credi?»
    Bardack scoppiò a ridere, irritando oltremodo il giovane. «Per piacere, ragazzino! Non riusciresti a torcermi un capello anche se mi prendessi di sorpresa. Ti metterei fuorigioco senza il minimo sforzo!»
    «Allora perché non lo provi, vecchietto?», ringhiò sprezzante il giovane, le zanne snudate che brillavano come avorio tra le labbra caramellate, «Perché non ti fai sotto?»
    Bardack balzò in piedi così velocemente che l’altro non lo vide nemmeno muovere. Un secondo prima stava seduto su un masso e l’istante dopo era ritto sul posto, facendo scattare il giovane indietro di riflesso. E quello fu tutto. Bardock si limitò a guardarlo, un fievole ghignò che illuminava i suoi lineamenti. Turles digrignò i denti. Al guerriero più anziano era bastato cambiare posizione per corglierlo di sorpresa.
    «Come puoi vedere, non ne ho nemmeno bisogno», disse il saiyan, ancora ghignante, continuando con una sua voce quasi paterna questa volta, «Devi fare ancora molta strada, ragazzino…»
    Turles si imbronciò e Bardack non poté fare a meno di pensare che ancora lo faceva come quando era davvero un ragazzino. Il più anziano studiò quei lineamenti scolpiti, così stranamente simili ai propri eppure ricoperti da una pelle completamente differente. Quel tipo era un vero mistero.
    Nessuno aveva mai saputo chi fossero i suoi genitori, né lo aveva mai saputo Turles stesso, apparentemente, ma nessuno ne aveva mai fatto una tragedia. Non era insolito per un saiyan il cui concepimento era avvenuto durante una notte di luna piena ignorare l’identità del proprio padre. Ciò che era più insolito era non conoscere nemmeno il nome della propria madre. Quello era ciò che rendeva il mistero del piccolo Turles così intrigante. Anche se, data la somiglianza tra lui e Bardack, sarebbe stato lecito per chiunque sospettare che il guerriero fosse il padre del ragazzo.
    A dirla tutta, Bardack non era altrettanto sicuro come molti altri riguardo alla propria paternità. L’unica cosa che sapeva per certo era che si era svegliato a fianco di Gine -o, per lo meno, al fianco di Toma or qualcun altro guerriero di sua conoscenza- dopo ogni singola notte di ogni singola luna piena. Cosa piuttosto sorprendente, lui era una creatura alquanto abitudinaria (qualcuno avrebbe potuto persino definirlo un compagno piuttosto fedele). Tuttavia, in ogni caso, qualsiasi cosa poteva succedere sotto la luna piena. Chi poteva sapere se una notte lui non avesse effettivamente fatto una scappatella con qualche altra femmina saiyan. Quelle notti su Vegeta appannavano i sensi di tutti. Bardack era incapace di resistere alle dolci tentazioni che il suo pianeta aveva da offrire quanto chiunque altro dei suoi simili. In un’occasione in cui era lecito per tutti di passare la notte con chiunque fosse allettante abbastanza da divergere l’attenzione dal proprio legittimo compagno, lui, tra tutte le persone, non avrebbe assolutamente essere un’eccezione. Era un’antica tradizione, dopo tutto, e nessun saiyan avrebbe mai potuto andare contro qualcosa così profondamente radicato nel loro sangue.
    Non che alcuno avesse mai sentito la necessità di trovare una scusa per il proprio comportamento. La verità era che a nessuno importava davvero chi finivano per sedurre durante la luna piena. Dopotutto, “qualsiasi cosa poteva succedere sotto la Luna Rossa”, come si diceva.
    Insomma, Bardack non sapeva se il ragazzo fosse davvero suo o di qualcun altro, cosa che era comunque ugualmente plausibile, specialmente considerando l’insolito colorito della sua pelle. Certi saiyan  provenienti da zone più calde e asciutte del pianeta condividevano la stessa ricca carnagione d’ebano del ragazzo, una simile occorrenza cromatica era ben lungi dall’essere rara. Tuttavia, sarebbe stato decisamente raro se la madre di Turles si fosse trovata così lontana dal suo territorio durante la luna piena. Nessun saiyan avrebbe volontariamente passato una tale notte lontano da casa, dopo tutto. Bardack aveva buon motivo di ritenere che quei lineamenti così simili ai suoi fossero in verità il frutto del seme di un altro uomo, anche se proveniente dall’altro capo del globo. I membri dell’élite erano soliti dire che i guerrieri di terza classe si assomigliavano tutti, a prescindere dalle loro origini. E, per quanto questo lo irritasse, Bardock doveva ammettere il loro giudizio superficiale non era poi così lontano dalla realtà.
    Una cosa sola era certa: la madre di Turles doveva essere stata un gran pezzo di saiyan (e, con molta probabilità, anche una gran scopata) se aveva generato una simile progenie! Il cucciolo scatenato che era divenuto il ragazzino scatenato che si era presentato alla sua soglia un lontano giorno di pioggia ed era entrato a far parte della sua vita. Per lo meno, una parte irregolare ed intermittente di essa. Il ragazzo andava e veniva quando gli pareva. Un giorno giocava, mangiava e dormiva in loro compagnia, il giorno dopo scompariva, senza traccia nè avertimento. Turles era stato un ragazzino strano, indomabile ed imprevedibile. Era perfettamente capace di sopravvivere da solo ma, per qualche motivo, alle volte sembrava non riuscire a sopportare la solitudine, così andava in cerca di Gine e Bardack, alle volte persino di Toma o Seripa anche se alla suddetta sembrava non stare troppo a cuore. Bardack aveva provvisto tutte le attenzioni paterne di cui era stato capace (nel suo modo burbero, ovviamente) ma non lo aveva mai davvero considerato come figlio suo. Non che i guerrieri di terza classe potessero permettersi il lusso di sentirsi come dei genitori, in ogni caso. Quelli della sua classe potevano solo trovarsi un compagno, accoppiarsi e riprodursi ma nella maggior parte dei casi non potevano crescere i loro figli. La loro progenie non apparteneva a loro più di quanto appartenesse a se stessa.
    Chiunque fossero stati i veri genitori di Turles, non avevano fatto esperienza della paternità allo stesso modo in cui lo avevano fatto Bardack e Gine - o, più correttamente, non lo avevano fatto. Il cucciolo era sempre stato strano, stranamente indipendente, forse persino troppo per un saiyan. Senza contare che c’era qualcosa di insolito in lui. Sembrava essere inusitatamente consapevole per la sua età. C’era qualcosa che lo lasciava trasparire, una sorta di inesplicabile luce nei suoi occhi, un barlume quasi malevolo… Bardack non era sicuro di sapere di cosa si trattasse. Tutto quello che sapeva era che non gli piaceva per niente il modo in cui si attaccava a Gine, né il modo in cui lo occhieggiava con occhi velati.
    Tutte quelle stranezze erano rimaste irrisolte ma rendevano difficile gestire i rapporti con lo scuro saiyan. Anche ora che lo fronteggiava, Bardack non era sicuro di sapere quale fosse il modo migliore di comportarsi.
    «Non sono più un ragazzino,» Turles gli stava ringhiando contro, «Ma è buffo che tu dica così, perché stavo giusto pensando di dartene una prova…»
    Il primo calcio fu così rapido che Bardack lo vide a mala pena arrivare. Fu più fortuna che altro se riuscì a schivarlo. Nonostante ciò, il guerriero fu altrettanto veloce a superare la sorpresa e a contrattaccare.
    Il giovane si batte ferocemente, stupendo persino il rozzo, ed esperto soldato. Anche sapendo quanto ferini i comportamenti dell’altro potessero diventare, il più anziano non si sarebbe mai aspettato una tale furia dal suo avversario. Ad ogni modo, dopo un rapido scambio di colpi, a Bardock fu presto chiaro che il giovane non era ancora al suo stesso livello. Tutti gli attacchi di Turles mancarono il bersaglio. Per quanto lo riguardava, non stava cercando di colpirlo. Non troppo forte, almeno. Aveva la sensazione che incassare lo avrebbe reso ancora più frustrato di quanto già non fosse, ed era un risultato che il guerriero decisamente non voleva ottenere. In ogni caso, doveva mettere una fine a quello scontro inutile. Per quanto amasse battersi, non era proprio quello di cui aveva bisogno in quel momento.
    «Prendi questo!», urlò Turles, tentando per l’ennesima volta di colpire il più anziano in volto. Bardack vide l’occasione che stava aspettando. Schivò senza difficoltà il colpo ed intercettò le mani dell’altro.
    «Se è vero che non sei più un ragazzino», disse, torcendogli i polsi, «Come mai ancora ti comporti come tale?»
    Turles emise un ringhio gutturale, tentando disperatamente di liberarsi dalle grinfie dell’altro senza successo. Cercando di far inciampare il più anziano bersagliandogli le caviglie di calci, riuscì a far perdere l’equilibrio ad entrambi. Ma anche allora, la presa di Bardack sulle sue braccia rimase salda.
    I due caddero a terra, l’uno stretto all’altro e lottando per la supremazia. Dopo un lungo dibattersi, Bardack riuscì finalmente ad atterrare il giovane e bloccarlo al suolo. Sogghignò lievemente vedendo l’espressione oltraggiata dipingersi sul volto dell’altro quando realizzò di essere sconfitto.
    «Te l’ho detto, hai ancora tanto da imparare, ragazzino.»
    «Levati di dosso!», urlò Turles, fremendo di rabbia, «Lasciami andare, dannazione!»
    Il giovane scalciava e strillava come un animale inferocito ma non valse a nulla contro il peso dell’altro saiyan che lo inchiodava a terra. Una volta che si rese conto che i suoi sforzi erano infruttuosi, si calmò, sudato ed ansimante. Bardock lo guardò dritto negli occhi, permettendo al suo ghigno insolente di snudare i denti.
    «Allora, fai finito di giocare?», lo schernì, accostando il viso al suo.
L’espressione di Turles mutò improvvisamente.
«Non lo so. Tu hai finito?»
    Prima che Bardack potesse protestare, la bocca di Turles coprì la sua, intrappolando il suo labbro inferiore tra i denti aguzzi. Il più anziano si ritrasse, sconvolto. Il giovane lo stava guardando, leccandosi le labbra, uno sguardo malizioso negli occhi. Bardack avrebbe pensato che si trattasse di qualche modo per distrarlo e spingerlo via ma il ragazzo non aveva mosso nemmeno un muscolo. Ora se ne stava disteso, lanciandogli occhiate da sotto le palpebre abbassate.
    «Hai perso l'occasione di svignartela», osservò.
    «Oh, non avrei neanche potuto sperare che un trucchetto del genere avrebbe funzionato con te», rispose lo scuro saiyan.
Avrebbe potuto funzionare, invece. Eccome se avrebbe potuto. Tuttavia, Bardack non avrebbe mai permesso che l’altro lo venisse a sapere. Così, si limitò ad inarcare un sopracciglio.
«Allora, perché lo hai fatto?»
«Perché credi che l’abbia fatto?» Il volto di Turles si fece vicino al proprio, così vicino che Bardack poté quasi sentire il proprio odore sulle labbra dell’altro. «Dovevo provarlo.»
    Bardack stava cominciando a sentirsi stordito. Se fosse per colpa del calore insopportabile o la stanchezza che il lungo viaggio gli aveva lasciato addosso, non avrebbe saputo dirlo. C’era qualcosa di strano. L’odore di Turles sembrava farsi più intenso con ogni minuto che passava. La presa sui polsi del suo prigioniero si strinse mentre cercava di mantenere saldi i nervi.
    «Cosa dovevi provare?», chiese.
    «Che non sono più un bambino. Il tuo patetico atteggiamento paterno non basterà più per soddisfarmi, paparino. Ora ho… appetiti diversi», sussurrò con una voce profonda e roca che Bardack non gli aveva mai sentito utilizzare. «Sono un ragazzo in crescita, quindi dammi di più.»
    Le labbra scure del saiyan si accanirono ferocemente sulle sue, schiudendole ed insinuando la lingue oltre i suoi denti. Bardack si sentì attraversato da ondate di calore mentre la sua bocca veniva violata dolcemente e sfacciatamente assaporata da quella dell’altro. Quando il bacio si ruppe i due si separarono nuovamente, sudati ed ansimanti.
    Gli occhi di Bardack incontrarono quelli del giovane. Fece del suo meglio per ignorare ciò che lo sguardo lascivo che Turles gli stava rivolgendo stava minacciando di fare alla parte inferiore del suo corpo. All’improvviso, la sua mente raggiunse un epifania.
    «Tu non eri sul pianeta durante l’ultima luna.»
    Non era una domanda, era un’affermazione.
    «E allora?», ribatte il giovane, fingendo un broncio, «Non aiuteresti un povero ragazzo in difficoltà con le sue innocenti esigenze, paparino
    Bardack studiò l’uomo che aveva intrappolato sotto di sé. Poteva a malapena considerarlo come un ragazzo, adesso, con l’inconfondibile odore di ormoni che si liberava dal suo tonico, sensuale corpo. Nonostante tutto, era ancora ben lontano dall’essere un adulto completamente maturo. Sapeva benissimo che le esigenze di un giovane saiyan nel suo stato potevano spaziare dal bisogno di sesso o un appetito inesplicabile per la violenza gratuita. Non era uno sciocco, aveva avuto modo di fare esperienza di entrambe ai suoi tempi. Sapeva perfettamente che fidarsi di un saiyan in calore era una decisione decisamente stupida, per non dire piuttosto pericolosa. Specialmente se il saiyan in questione era giovane e sfrenato come Turles.
    Per quanto una certa parte di lui si sarebbe felicemente prestata a qualsiasi cosa il giovane avesse in serbo per lui, riuscì a mantenere il proprio contegno.
    «Non mi sembri così in difficoltà», disse, freddamente, «E non andrai da nessuna parte fino a che non ti sarai calmato.»
    Per un breve istante, Turles apparì sinceramente preoccupato. «Andiamo, vecchio, non fare così il difficile! Non eri sul pianeta nemmeno tu durante l’ultima luna, come puoi essere così insensibile?», si lamentò, contorcendosi sotto di lui, «Lasciami andare!»
    «No. Te l’ho già detto, non intendo lasciarti andare fino a che non sarò sicuro che non farei pazzie.»
«Lo sai che lo vuoi anche tu, non negarlo. Lo desideri tanto quanto lo desidero io», sussurrò il giovane, le palpebre abbassate sugli occhi scuri.
«Potrebbe essere», ammise infine il più anziano, digrignando i denti. Aveva poco senso cercare di apparire indifferente alla situazione ora che era il proprio odore lo aveva tradito. «Ma ciò non cambia le cose. Non ti lascio andare, non finché non sarò sicuro di potermi fidare.»
«Allora ti costringerò a fidarti di me.»
    La coda del giovane si infilò di sua sponte nella sua mano. Bardack la afferrò immediatamente, rivolgendo uno sguardo sconvolto al suo prigioniero. Nessun saiyan sano di mente avrebbe mai consegnato il proprio punto debole in mano ad altri con tale incuranza. Turles lo stava fissando con una certa aspettativa. Se quello era un raggiro, era un raggiro rischioso.
    «A che gioco stai giocando?», gli domandò il più anziano, scrutando sospettosamente la coda scura nella sua mano.
«Non è un gioco», mormorò Turles, arcuandosi al di sotto dell’avversario fino al punto di fargli sentire la sua rigidità, guardandolo con occhi bramosi, «Ti voglio.»
    Il calore stava diventando insopportabile, persino per un adulto come lui. L’odore del giovane gli stava decisamente dando alla testa. Era ben diverso dal proprio, dopotutto. Ma rimaneva ammaliante quanto poche altre fragranze erano state per lui. Bardack ghignò maliziosamente, snudando i denti.
«L’ho sempre saputo che eri un pazzo.»
Turles si leccò nuovamente le labbra, seducente e provocatorio. «Non ne hai idea…»
    Un profondo ringhio sfuggì alla gola di Bardack prima che divorasse nuovamente la bocca del giovane. Le lingue roventi si scontrarono e si sciolsero l’una contro l’altra fino a che i due non rimasero a corto di respiro. Turles si distese tra cosce dell’altro, leccandogli il labbro inferiore prima di imprigionarlo tra i denti, mordicchiandolo. Barack non ci vide più. Il giovane aveva finalmente trovato i giusti tasti da premere. Il più anziano si riappropriò ferocemente della sua labbra color cioccolato, muovendosi per sollevare entrambi in una posizione seduta, tenendo sempre una salda presa sulla coda dell’altro. Lo scuro saiyan si trascinò tra le sue gambe, portando un ginocchio a premere contro il suo inguine. Bardock gemette contro la sua bocca, stringendo il caldo petto del giovane contro il suo, pelle contro pelle. L’altro si vi si abbandonò completamente contro, ansimando sensualmente. Bardack sogghignò e cominciò ad accarezzargli la coda, strappandogli così un verso mozzato. Chiuse gli occhi, un’espressione di delizia dipinta sul volto, ascoltando le fuse del giovane farsi più forti di minuto in minuti. Poi, fu il suo turno di gemere quando una mano incredibilmente calda s’insinuò nei suoi pantaloni.
    «Te l’avevo detto che avevo cattive intenzioni, non è vero?», sussurrò Turles, aumentando le sue attenzioni.
Bardack si morse il labbro. «Cazzo…»
Il giovane abbasso il capo, lasciando una scia di baci lungo la sua gola, facendolo fremere.
«Mi sbagliavo», ridacchiò con voce roca, «Sembra che tu lo desideri persino più di me, vecchio mio…»
Bardack ringhiò, afferrando il mento dell’altro tra le dita a forzandolo a guardarlo negli occhi. Lo scuro saiyan lo stava ancora occhieggiando con arroganza, per nulla impressionato dal gesto brusco. Non aveva mai mostrato rispetto per nessuno, nemmeno da bambino. Non avrebbe mai detto che il comportamento che lo aveva tanto adirato un tempo lo avrebbe poi fatto eccitare a quel modo.
«Cucciolo sfrontato!», soffiò tra i denti prima di baciarlo nuovamente, con rinnovata foga.
    Turles prese a far correre la mano libera lungo la schiena del più anziano, mugolando e facendo le fusa ancora più forte contro i suoi denti. I suoi che sfuggivano a quelle dolci labbra stavano facendo effetti interessanti alla sua già stimolata metà inferiore. Allora, infine, sacrificò la cautela in favore dell’eccitazione crescente che sembrava minacciare di farlo bruciare vivo sul posto. Si arcuò, lasciando andare la presa dalla coda dell’altro per cingere le anche dell’altro e afferrare bramosamente a piene mani il didietro scolpito del giovane.
    Così perso nelle deliziose sensazioni che il contatto gli donava, non si rese conto che il giovane aveva colto l’occasione per andarsene fino a che non aprì gli occhi, tutto per vederlo balzare nuovamente sul ramo dell’albero e rivolgergli un ghignò malevolo.
    Bardack era senza parole. Un’ondata di rabbia esplose dentro di lui quando realizzò che il giovane aveva intenzione di abbandonarlo a quel modo, ansimante e disperatamente eccitato, con l’erezione inturgidita che faceva capolino dai pantaloni.
«Dove credi di andare, brutto ingrato?», gli ruggì contro, maledicendo la propria fiducia mal riposta.
«Mi dispiace, vecchio, ma non ho ancora deciso come ti voglio», rise il giovane con scherno.
«Cosa diavolo intendi dire con questo, razza di marmocchio viziato che non sei altro?»
«Non ho ancora deciso se preferisco prendermi il tuo cazzo o il tuo culo!», sghignazzò.
    Il saiyan più anziano era furioso. Non riusciva a capacitarsi di essere stato gabbato dal ragazzo. Lui era l’adulto, lui avrebbe dovuto avere il vantaggio. La logica imponeva che la situazione fosse l’opposto di ciò che era appena accaduto. Eppure, eccolo lì, attizzato e smanioso e a due passi dall’essere piantato grandemente in asso.
«Che tu sia dannato, torna immediatamente qui e finisci ciò che hai cominciato!», urlò Bardack, balzando in piedi. Ma Turles fu più veloce di lui.
«Se mi rivuoi indietro, allora vieni a prendermi!», esclamò, scattando e saltando via, «Non mi hai sempre detto che il modo migliore di punire i ragazzacci come me era di dargli una lezione?»
    Bardack non potè fare altro che ascoltare alla sua risata che riperdeva tra le fronde degli alberi mentre l’altro si dileguava veloce, scomparendo quasi immediatamente nella profonde, buie ombre degli alberi. Così, all’improvviso come era apparso, scomparve.
    Il saiyan torno a sedersi a terra con un profondo sospiro. Nonostante la frustrazione che il ragazzo gli aveva lasciato addosso, arrivò alla conclusione che non aveva davvero motivo di prendersela. Aveva sempre Gine da cui tornare e, ora, sarebbe arrivato a lei più velocemente. Sopratutto, aveva anche abbastanza tempo per rintracciare quel bastardo e dargli la lezione di cui aveva chiaramente bisogno. Dopotutto, aveva sempre creduto nel valore educativo di una buona vendetta.
    Bardack sogghignò.
«Chissà, magari uno di questi giorni sarà proprio ciò che farò…»




 


Note della Traduttrice: Questo sito è moooolto morto e così è il mio seguito, però, ora che il clima è caldo da far paura, pensando all'estate, ho avuto il pallino di tradurre questa storia in italiano, per passare un po' il tempo in treno, dato che tanto non c'è molto di meglio da fare quando si è pendolari. In più, questa fic mi ricorda il buon, vecchio Dragon Ball degli anni 90, quello trash e vintage che non ritrovo nella serie nuova. Quindi, eccoci di nuovo quì! Spero che stuzzichi qualcuno tanto quanto ha stuzzicato me.
Baci!

Mz Hide








 
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