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Autore: Doux_Ange    16/06/2018    2 recensioni
La storia del Capitano e del Pm, dal punto di vista di Marco, ma non solo. Dal primo incontro al Natale d'agosto.
[AnnaxMarco]
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Olivieri, Marco Nardi, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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IL BAMBINO DI NATALE - bonus

 

Una volta finita la messa, lasciamo che siano gli altri agenti in servizio ad occuparsi di riportare Farina in carcere, avvisando però l'ospedale che domattina verrà condotto lì per i test di verifica per la donazione di midollo.

Tocca a Cecchini riportare Cosimo in ospedale, non prima però che il bambino abbia strappato a tutti la promessa che lo andremo a trovare.

 

Don Matteo si avvicina a me e Anna subito dopo, mentre la gente inizia a tornare a casa.

“Grazie per quello che avete fatto per Cosimo, lo avete reso felice... E grazie soprattutto a te, Capitano, per averlo lasciato venire a messa con suo padre...” Ci dice, rivolgendosi ad Anna nell'ultima parte.

Lei accenna un piccolo sorriso. “Ho solo fatto quel che era giusto.”

“Non tutti lo avrebbero fatto. Tu invece ha scelto di seguire quello che il cuore ti ha suggerito di fare. E ti assicuro che non è un gesto che passa inosservato.” Sorride all'espressione timida di Anna prima di continuare, “E sono felice di vedere che alla fine tu abbia trovato la tua strada,” afferma poi, guardando me.

“Sì... L'ho trovata, e stavolta sono sicura che sia quella giusta,” replica lei con dolcezza, rivolgendomi un'occhiata in cui leggo tutte le emozioni che abbiamo provato questa sera.

“Adesso devo salutarvi... arrivederci, Capitano, Dottore...”

Noi ricambiamo il suo saluto, poi mi rivolgo ad Anna, curioso. “Cosa intendeva dire Don Matteo?”

Anna esita un attimo prima di rispondere. “Beh... quando ci hanno rapiti, mentre eravamo chiusi in quel furgone, abbiamo parlato un po'.”

“Ah, quindi avete finalmente fatto amicizia?” La stuzzico.

Lei abbassa lo sguardo, leggermente in imbarazzo. “Diciamo che abbiamo fatto progressi... e tra le altre cose, mi ha chiesto se fossi felice che Giovanni fosse tornato. Gli ho detto che non ne ero sicura. E ho capito che lui lo sapeva fin dall'inizio che Giovanni non avrebbe continuato il seminario, ma che aveva bisogno rendersene conto da solo. E poi mi ha detto che sperava che anch'io trovassi la mia strada. Non so come fa, ma aveva capito già tutto su noi due.” Sussurra, le guance rosse. “Anzi no, forse lo so. Lui e il Maresciallo stanno praticamente sempre insieme, lui ci avrà di certo messo la sua parte.”

“Ci puoi scommettere, su questo. A proposito di Cecchini... origlia alla tua porta.” Butto lì.

“Sì, lo so, lo ha fatto diverse volte... in ogni caso non potevi aver saputo della proposta in nessun altro modo,” ridacchia lei. “Solo che il 'sì' che ha sentito lui era riferito a tutt'altro, si dev'essere perso un pezzo.”

“Posso sapere a cosa?” Mormoro, pentendomene un attimo dopo. “No, scusa, non sono affari mi-”

“Se mi ricordassi quando avevamo scattato una foto che mi aveva portato,” mi blocca immediatamente Anna, “e io ho risposto di 'sì' perché ero convinta di averla persa, quella foto lì. Il mio primo lancio col paracadute. Peccato che non era la risposta che si aspettava Giovanni, perché quello stesso giorno ci eravamo messi insieme. Giusto per farti capire le diverse priorità. E non devi aver paura di chiedermi qualcosa, non più.” Mi rassicura, prendendomi per mano: un semplice gesto che ha il potere di calmarmi ancora una volta. Lei abbassa lo sguardo sulle nostre mani intrecciate prima di continuare. “E sinceramente sono contenta che il maresciallo quella sera si sia messo a origliare: al di là di com'è andata quella volta, se non l'avesse fatto non avrei avuto la dichiarazione d'amore più bella che potessi mai immaginare di sentirmi dire.”

Io mi sento arrossire, ma reggo il suo sguardo luminoso e le accarezzo una guancia con il dorso delle dita. “Mi dispiace di essere andato via. Ho avuto paura, ma una paura insensata, perché in fondo tu mi hai già cambiato. Sono un uomo migliore grazie a te.”

 

Anna's pov

 

Queste sue parole bastano a commuovermi. Eccola, la differenza principale con Giovanni: lui ha iniziato la sua proposta di matrimonio dicendomi che per me aveva superato una enorme paura, per poi però elencare miei difetti e tutto quello che secondo lui non va in me. E aveva aggiunto che con me si sentiva un uomo migliore. Marco, invece, ha detto di esserlo senza esitazione. E ha scelto di superare le sue paure con me. Perché un viaggio del genere lo si può fare solo insieme e sostenendosi a vicenda, non basta essere fianco a fianco.

“Ehi, cosa c'è? Ho detto qualcosa di sbagliato?” Mi sussurra Marco, stringendomi delicatamente a sé. Mai, mai avrei immaginato di sentirmi così a casa tra le sue braccia.

Scuoto la testa contro il suo petto. “No... sai, credo che se potessi scegliere rivivrei ogni momento che abbiamo passato per arrivare fin qui, compresi quelli non proprio piacevoli... perché so che tra noi adesso non c'è più nessun ostacolo a separarci.”

Il bacio che segue è forse il più dolce che ci siamo scambiati finora. Siamo soli, in mezzo alla piazza ormai deserta; sembra tutto così surreale e incredibile, eppure so che non sto sognando.

Se così fosse, non potrei avvertire con tanta chiarezza il mio cuore tamburellare impazzito contro il petto, né il suo braccio a cingermi i fianchi, il calore della sua mano a contatto con il mio viso.

Non potrei sentire le sue labbra muoversi delicatamente sulle mie, né quel suo 'ti amo' sussurrato mentre ci separiamo un momento per riprendere fiato, prima che torni a baciarmi con la stessa dolcezza.

Non so per quanto tempo restiamo qui. L'unica cosa che so per certo è che non voglio che questa favola finisca, non voglio che scocchi la mezzanotte e l'incanto abbia fine.

Per la prima volta, non ho paura di quello che provo, non ho paura di lasciarmi andare e vivere quello che desidero, senza timori o esitazioni.

Stringo più forte le sue mani. “Non andare via, stanotte...”

Marco spalanca gli occhi, la sorpresa evidente sul suo volto. So che tutto si sarebbe aspettato meno che questo. Anch'io fino a un attimo fa, ma non ho dubbi di volerlo con tutta me stessa. “Sei... sei sicura?”

“Sì.”

Lui scruta i miei occhi per qualche istante alla ricerca di un'ulteriore conferma, che trova immediatamente. Suggella quest'altro tacito accordo con un bacio a fior di labbra, poi ci avviamo lentamente verso casa mia.

 

Marco's pov

 

Quando Anna apre la porta di casa, l'aria è carica di tensione.

Non una tensione negativa, piuttosto un'attesa di qualcosa che sai già che non vedi l'ora che accada. Abbiamo ancora addosso questi improbabili abiti natalizi, che aggiungono una specie di magia al momento.

Ammetto di essere sorpreso di questa sua scelta.

Non che non lo voglia anch'io, anzi... mentirei se dicessi di non desiderarla da mesi, ormai.

Ma mai avrei pensato che succedesse... così. Nel modo più inatteso e meraviglioso possibile.

Le sfilo delicatamente il cappello.

“Ti ricordi quella volta, quando ti ho detto che non volevo portarti a letto?” Sussurro con un mezzo sorriso.

Lei annuisce, un po' incerta su cosa io voglia dire.

“Beh, non mentivo, perché non erano quelle le parole giuste. Adesso lo so, quali sono.” Asserisco, accarezzandole piano i capelli, mentre lei trattiene il respiro.

“Voglio fare l'amore con te.”

 

***

 

Quando mi sveglio la mattina dopo per via della luce del sole che filtra dalla finestra, per un istante non capisco dove sono. Un leggero peso che sento addosso mi fa abbassare lo sguardo: Anna è accoccolata sul mio petto, solo adesso mi rendo conto che ho un braccio mezzo addormentato perché devo averlo tenuto intorno alle sue spalle tutta la notte.

 

Ogni ricordo mi torna alla mente.

Le carezze, i baci, i sospiri... il desiderio di appartenerci. Nessun segno di imbarazzo, tra noi: in fondo, ci eravamo già spogliati delle nostre paure, era quella la parte più difficile. Toglierci i vestiti è stato facile. Amarci è stato meraviglioso. Ogni piccolo gesto era intriso di dolcezza, ogni carezza sulla sua pelle, le sue mani appena tremanti a insinuarsi tra i miei capelli, il mio nome appena un sussurro sulle sue labbra, la sua bocca che ho baciato non so più quante volte in questa notte d'amore.

Vedo i suoi occhi schiudersi lentamente, all'inizio confusi come dovevano esserlo i miei poco fa, ma poi vedo un piccolo sorriso farsi strada sul suo volto, e finalmente quello sguardo che stanotte è stato colmo di passione adesso torna ad incrociare il mio, e vi ci leggo dentro la mia stessa consapevolezza che sia tutto reale.

“Buongiorno,” mormoro, senza riuscire a resistere alla tentazione di un bacio.

“A te,” risponde Anna, coprendosi poi con il lenzuolo leggero.

Passiamo qualche minuto a scambiarci qualche altra coccola, prima che un altro bisogno si faccia sentire... la fame.

Mi propongo per preparare la colazione, tanto ormai casa sua la conosco come se fosse mia. Mi rivesto in fretta (meno male che avevo messo jeans e t-shirt sotto il costume da Babbo Natale) e poi mi metto a lavoro.

Lei mi raggiunge praticamente subito, in canotta e pantaloncini che ormai ho imparato ad associare al suo look casalingo. Non riesco a impedirmi di sorridere.

“Cosa c'è?” Mi chiede, curiosa.

“Niente, è che... mi sembra una cosa talmente normale, essere qui con te stamattina... come se fosse così tutti i giorni.”

“Sono felice di sapere che non sono l'unica a sentirla come qualcosa di familiare, allora.”

“L'ho pensato anche quella volta che vi ho ospitati a casa mia per il fatto dei tarli... quando ti ho vista scendere in divisa coi capelli sciolti. Anche se non mi sembravi tanto contenta di stare lì.”

Vedo che arrossisce appena. “Non lo ero in effetti, ma non per il motivo che pensi tu... Ogni volta che ero stata a casa tua, eravamo da soli... non mi dispiaceva stare con te, ma... Il maresciallo, e Chiara che si era messa in testa di conoscerti meglio... non era la situazione ideale, insomma.”

Quindi io ero convinto che fosse seccata di dover condividere casa con me, e invece... “Eri gelosa?”

“Eh, tu che dici? Stava succedendo come tutte le altre volte, solo che in questo caso era decisamente peggio: mi ero innamorata di te ma avevo paura a dirtelo, dopo quel bacio, quella volta... E poi è arrivata mia sorella che, come era già successo fin da quando eravamo ragazzine, con un sorriso è riuscita a fare quello che io non ero riuscita a fare in mesi, proprio per la paura di sbagliare di nuovo. Avete cominciato a frequentarvi, e io ho sperato fino all'ultimo che non succedesse niente tra di voi... quella sera, poi, è successo quel casino, e avevo deciso di lasciar perdere. A proposito, è stata un'idea di Cecchini, quella della 'cena di lavoro'.”

Io mi sento stringere il cuore pensando a quanto male ci siamo fatti a vicenda per un'incomprensione. Poi rifletto sull'ultima frase.

“Aspetta... significa che lui lo sa? Cioè, lo sapeva da prima, che tu...?”

“Sì...” Ammette Anna. “Ho dovuto dirglielo, alla fine. Ha cercato di aiutarmi, ma il destino remava decisamente contro.”

“Se è per questo, ha sgamato anche me,” ridacchio, “pensavo di averlo nascosto abbastanza bene, e invece a quanto pare no. Per questo continuava a fare battute e provocarmi da mesi... aveva capito i sentimenti di tutti e due, e voleva farci dare una mossa...” rifletto. “Comunque ti assicuro che il suo piano avrebbe funzionato, quella sera. Anche se ho combinato un disastro dopo l'altro con te, e non me ne pentirò mai abbastanza. Ma sappi che ho considerato le mie preghiere esaudite quando mi hai detto che lui non sarebbe venuto. Eri così bella che non c'ho capito più niente per un po'.”

Stavolta il viso di Anna diventa di un bel rosso acceso. “Lo so, me n'ero accorta... ma ti assicuro che io ero più in imbarazzo, per quella situazione non proprio da me. Cioè, per niente da me. L'ho fatto solo perché una minima speranza per noi ce l'avevo, e in fondo non mi ero sbagliata.”

La mia mano sale ad accarezzarle i capelli. “Non sai quanto me ne sono pentito, quando sono tornato a casa... mi sono lasciato prendere dalla rabbia, e dalla paura... anche se tu non c'entravi niente, perché non ti avevo spiegato cosa fosse successo. E poi mi sono trovato in quella situazione senza proprio rendermene conto all'inizio, ma che ho accettato perché comoda. Mi ero affezionato a tua sorella, ma il mio cuore continuava a ricordarmi che non eri tu. Non c'è mai stata partita in questo senso. Solo che non ero disposto ad ammetterlo all'inizio. Non fino alla sera del drive-in. Lì... beh, lì più che mai ho capito che non c'era storia... ho maledetto il cellulare non sai quante volte. Quello, e la mia mancanza di coraggio perché avrei dovuto spiegarti tante cose e non ero ancora pronto a farlo. Ah, e comunque alla festa di laurea tanti hanno pensato che noi due stessimo insieme.”

Nel frattempo, ci siamo seduti e abbiamo cominciato a mangiucchiare. Ma questo sfogo ci vuole, ci sono ancora tante cose da chiarire.

“Sì, so pure questo,” ride lei, portandosi una mano davanti alla bocca.

“Quindi l'hai sentito?”

“Non è che parlassero a voce bassa... ma non ho osato dire niente perché nemmeno tu le avevi contraddette, e il 'malinteso' non mi dispiaceva. Comunque Chiara non ti ha presentato esattamente per questo motivo... aveva intuito già che ci fosse qualcosa tra noi... ci ha lasciato fare. E poi qualcuno dei suoi colleghi mi aveva... ehm... rivolto qualche attenzione non gradita, e volevo mettere in chiaro che preferivo stare lì con te. Non potevo baciarti per ovvi motivi, ma potevo scegliere con chi passare la serata.”

“Ti ho invitata a ballare per questo,” ammetto con un ghigno soddisfatto, “li avevo notati anche io, e non ho apprezzato tanto quegli sguardi. Mi ha sorpreso quando hai accettato, e ammetto di essermene approfittato un po'. Un po' tanto, in effetti. Pensavo fossi arrabbiata per questo, poi, a lavoro, perché magari avevi pensato che stessi facendo il doppio gioco con te. E ho odiato il tempismo di Giovanni di tornare a Spoleto. Mi aveva mandato in tilt. Immaginavo fosse tornato per te, e il solo pensiero che tu passassi del tempo con lui mi faceva innervosire, anche se non avevo diritto di impedirtelo. Sì, avevo capito che anche tu provavi qualcosa per me, però non sapevo che effetto ti aveva fatto il suo ritorno, e il tuo comportamento era strano. Solo dopo ho capito che il tuo nervosismo di quei giorni era legato a tutt'altro.”

Anna inspira a fondo prima di rispondermi. “Un po' l'ho pensato, che volessi prendermi in giro, in realtà. Cioè, ci eravamo praticamente detti di amarci quella sera al drive-in, anche se in altri termini, però tu continuavi a stare con Chiara e non sopportavo di non capire cosa volessi tu. Però mia sorella era felice con te, e avevo deciso di mettermi da parte e basta. Al di là di tutto. Me la sarei fatta passare in qualche modo. Manco a farlo apposta è tornato Giovanni, ma ti assicuro che non ho mai avuto intenzione di tornare con lui. Non l'ho mai incoraggiato davvero. Gli voglio bene, ma niente di più. Non avrei mai potuto accettare la sua proposta, piuttosto sarei rimasta da sola. Per questo non capisco come hai fatto a credere che gli avessi detto di sì. Ti avevo scritto che ti amavo! Quando pensavo di stare per morire, ero a un passo dall'essere schiacciata da una pressa...”

“Lo so, sono stato un idiota pure quella sera. Non so nemmeno perché ti ho detto quelle cose. Ho capito che finché pensavi che il messaggio non mi fosse arrivato avevi voluto minimizzare il contenuto, ma so che dopo ti saresti aspettata una reazione diversa. E anch'io, onestamente. Non so da dove mi è uscito, di dirti che non voleva dire niente... Considerando come mi sono sentito quando ti hanno rapita... ho creduto di impazzire. Non sapevo dov'eri, se stavi bene... non sapevamo dove cercarti, non sapevamo niente di quell'indagine che avevi svolto per conto tuo... quando ho incontrato Lisi, avrei solo voluto prenderlo a pugni. Fargli male, fargli provare un minimo di quello che lui aveva causato a te... Quando si ostinava a dirci che non sapeva nulla di dove fossi, io non volevo credergli perché non avevo nessun altro appiglio per arrivare a te. Aveva detto la verità, ma ci ha condotti a te comunque. E vederti scendere sana e salva da quella macchina... è stato come tornare a respirare dopo una lunga apnea. Avrei tanto voluto almeno abbracciarti, quando sei tornata...”

Anna mi accarezza il dorso della mano con il pollice. “Lo so, anch'io l'avrei voluto... ma mi sono trattenuta perché non mi sarebbe bastato. Non dopo che il mio ultimo pensiero eri stato tu.”

“Perché hai baciato Giovanni, allora?” Chiedo mio malgrado, senza riuscire a impedirmelo.

“Per abitudine, credo... e perché avevo bisogno di conforto. Non potevo cercarlo a te, e lui si è trovato nel posto giusto al momento giusto, in un certo senso. Mi sono pentita di aver ricambiato praticamente subito. E lì sei stato tu, quello geloso. Non sei stato molto sottile, quando siamo andati a vedere la partita.” Fa un sorriso sornione che mi fa arrossire non poco.

“Ehi, che pretendevi? Ti avevo visto baciarlo, hai detto che saresti venuta con lui a vedere la partita, e lui ti aveva mandato un mazzo di rose rosse... che dovevo pensare? Non mi andava giù, che ci fosse pure lui, lì con noi, e mi dovevo pure sorbire l'ammissione che fosse tornato con la chiara intenzione di riconquistarti... anche se tecnicamente non potevo oppormi.”

“E io che dovrei dire? Tutte le volte che ti vedevo con mia sorella... quando hai cenato con lei qui a casa mia, e ho pure cucinato io per voi, vedi tu...”

“No, aspetta un secondo, in che senso?” Le chiedo. Se questo è vero, significa che Chiara mi ha mentito. Però da un altro punto di vista, conferma quello che ho sempre pensato sul loro rapporto.

Lei abbassa lo sguardo, un po' colpevole. “Nel senso che mia sorella non è poi così brava a cucinare, anzi sta messa peggio di me all'inizio... mi ha chiesto una mano, e mi è sembrato brutto dirle di no... Il premio per la persona più autolesionista va a me, come vedi...” Fa una mezza risata, ma io riesco solo a pensare che se solo ci fossimo decisi prima, se io quella sera non avessi avuto paura, ci saremmo evitati molto più male.

“Marco,” mi richiama all'attenzione Anna, e mi perdo in quel suo sguardo dolce. “Non devi colpevolizzarti, perché lo so che è questo che stai facendo, te lo si legge in faccia. Forse semplicemente dovevamo vivere tutte queste cose per poter stare insieme senza che ci fossero più barriere di alcun tipo tra di noi. Non eravamo pronti, né quando ci siamo baciati la prima volta... e nemmeno a casa tua, la sera del pouf. C'era ancora troppo da chiarire, da spiegare, da parte di tutti e due. Adesso però è arrivato il momento per noi, per amarci... amarci davvero.”

A queste sue parole non resisto, e torno a baciarla come se ne andasse della mia vita. Sento che sorride contro le mie labbra per il mio gesto improvviso, e approfitto della sua distrazione momentanea per prenderla in braccio e condurla al divano, la colazione lasciata a metà.

Lei non protesta, anzi, porta una mano tra i miei capelli avvolgendo le gambe intorno al mio bacino, facendo aderire i nostri corpi alla ricerca di un maggior contatto.

Ho appena infilato la mano sotto la sua canotta ottenendo un mugolio di consenso quando un rumore improvviso ci fa separare di scatto, facendomi quasi cadere a terra.

 

Il campanello.

 

Ci scambiamo uno sguardo a metà tra il perplesso e il terrorizzato. Chi può essere, a quest'ora del mattino? Sono da poco passate le otto, e Anna stamattina non è di turno.

Io mi metto a sedere, cercando di ricompormi mentre lei va ad aprire.

“Buongiorno, Capitano,” sento salutare la voce di Cecchini. Perfetto, me lo dovevo aspettare, che ci beccava. “Le volevo dire, visto che oggi è domenica, se a pranzo vuole ven-Dottore, buongiorno...!” Fa all'improvviso quando mi nota, sorpreso. “Non l'avevo vista...”

“Salve... non si preoccupi,” cerco di minimizzare in tono neutro, ma dalla sua faccia capisco che ha già fatto due più due. Lancio uno sguardo ad Anna, che ricambia arrossendo furiosamente.

“Se Lei è qua... immagino che abbiate fatto pace, a questo punto... a meno che non ho visto proprio male ieri sera, ma penso che non mi posso essere sbagliato due volte... anzi, penso che proprio la seconda volta quel bacio l'hanno visto tutti, in effetti...” ci stuzzica con fare divertito, è chiaro che se la sta godendo.

Ma sì, lui merita di saperlo per primo, quantomeno ufficialmente.

Mi avvicino ad Anna, cingendole la vita con un braccio. “Non s'è sbagliato, no...” Gli dico, prima di dare un bacio a fior di labbra alla mia fidanzata, che abbassa lo sguardo timidamente.

“Sono contento per voi, ci voleva questa bella notizia,” ci dice il Maresciallo in tono affettuoso, “saranno contenti pure gli altri in caserma, sono sicuro.”

“Come, in caserma?” fa Anna in tono allarmato.

“Capitano, l'avevano capito tutti ormai, che non eravate 'solo amici' come dicevate di essere... facevano tutti il tifo per voi.” Spiega Cecchini con un sorriso. “Naturalmente l'invito a pranzo vale pure per Lei, Dottore... ero passato per questo, me lo stavo dimenticando.”

Noi ci scambiamo uno sguardo per poi accettare la sua offerta, grati del suo appoggio.

Cecchini ci saluta, dandoci appuntamento a più tardi.

Una volta soli, non resisto e torno a baciare Anna. La mia Anna.

Quando ci separiamo, noto il suo sguardo divertito.

“Devo recuperare il tempo perduto...” mi giustifico, intrecciando le nostre mani.

“Sono d'accordo... mi sa che ci dobbiamo dare da fare, allora... Abbiamo un bel po' da recuperare,” risponde lei in tono giocoso, una scintilla maliziosa nel suo sguardo che sto imparando ad adorare ogni istante di più.

“Conviene cominciare da subito...”

 

Anna chiude gli occhi, stringendomi a sé per un bacio che mi lascia letteralmente senza fiato.

Cos'è che mi ha fatto innamorare di lei? L'onestà, la fiducia, e il fatto che lei, quando ama, ama fino in fondo.

E poi... perché lei bacia benissimo.

 

 

 

FINE

 

 

 
   
 
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