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Autore: lmpaoli94    17/06/2018    0 recensioni
Castello di Duino, Trieste
Era una notte come tutte le altre.
Era una fredda giornata di Novembre.
L’inverno in quell’anno sarebbe arrivato di gran lunga in anticipo.
Il figlio del padrone del castello, vagava solitario fuori dalla dimora all’aria aperta.
Tutto era tranquillo.
Fino a quando non udì una voce soave che risuonò nelle sue orecchie, attirando la sua attenzione.
Era una voce talmente dolce da gettarlo in uno stato di ipnosi.
Lo stava attirando in un luogo vicino al castello.
Un luogo misterioso e sconosciuto.
E quando con i suoi occhi vide da chi proveniva quella voce, il suo stupore lo agghiacciò all’istante.
“Non è possibile… Una creatura del genere non può esistere…”
E invece era tutto vero.
Ma a chi l’avrebbe raccontato?
Chi l’avrebbe creduto?
E soprattutto, quando avrebbe potuto rivedere quella figura dolce e misteriosa che gli aveva fatto perdere il senso della ragione?
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gaito, Hanon Houshou, Kaito Domoto, Luchia Nanami, Rina Toin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Se ne stava lì tutto solo nella sua biblioteca in mezzo a quella moltitudine di libri.
La sua vita non aveva un senso da quando aveva acquisito il lume della ragione.
Come poteva continuare a vivere in quel modo?
«Kaito, che cosa stai facendo?»
Il giovane ragazzo si girò verso colui che aveva interrotto i suoi pensieri.
«Scusate la mia insolenza padre, ma non lo vedete cosa sto facendo? Sto leggendo.»
«Non volevo disturbarti, figliolo… È solo che mi preoccupi alquanto.»
«Preoccuparvi? E come?»
«Te ne stai tutto il giorno rinchiuso qua dentro. Si può sapere cos’ha questo luogo di così tanto importante per te?»
Kaito non poteva raccontare le sue vere ragioni sul perché rimaneva sempre chiuso in biblioteca.
Avrebbe mancato di rispetto suo padre in modo definitivo.
«Amo la pace e il silenzio di questo posto» disse semplicemente.
«Io credo che di pace ce ne sia un po’ troppa in questo castello… Almeno potresti passare del tempo con le tue due sorelle. Lo sai quanto ti desiderano.»
Kaito rimase in silenzio per qualche secondo.
«Sì, avete ragione… Da domani starò più tempo con le mie due sorelle.»
«Molto bene… Adesso devo andare. Ho alcune faccende da risolvere. Molto probabilmente non credo di tornare per cena. In tal caso, ho già parlato con le domestiche per la cena di questa sera.»
«Va bene. Allora, buona serata, padre.»
«A presto, figliolo» ribatté il padre baciando suo figlio sulla fronte prima di lasciarlo solo in biblioteca.
Il signore del castello, ovvero il padre di Kaito, era una persona orribile e senza scrupoli.
Era la persona più influente della città.
Tutte le decisioni importanti passavano da lui.
Il suo lavoro di inquisitore lo avevano trasformato nella persona che è.
Kaito e le sue sorelle lo odiavano a morte.
Ma non gliel’avevano mai detto in faccia, per paura di fare una brutta fine come la madre.
Essi credevano che un giorno, sarebbe stato punito come si deve.
Ma questo giorno, continuava sempre a tardare.
 
 
Le sorelle di Kaito passeggiavano tutti i giorni all’aria aperta per evitare di rimanere troppo tempo rinchiuse nel castello.
I loro nomi erano rispettivamente Hanon e Rina.
Hanon aveva gli occhi celesti come i suoi capelli.
Rina, invece, aveva gli occhi verdi. Anche lei come i propri capelli.
Erano due giovani ragazze belle e affascinanti.
Ma il loro amore per la vita era offuscato dalla cattiveria del padre.
«Rina, secondo te quando ce ne potremo andare da questo posto?» domandò Hanon guardando l’orizzonte.
«Ma cosa dici? Sei pazza?»
«Ho solo fatto una domanda.»
«Ma se qualche servo al servizio di nostro padre ci stesse spiando anche in questo momento? Ti ricordi l’ultima volta quando hai detto che ti volevi sposare con un contadino del villaggio?»
«Non potrei mai scordarmelo… Rimasi rinchiusa in camera mia per una settimana. Rischiavo d’impazzire rinchiusa tra quelle quattro mura. Per non parlare del tempo speso a piangere.»
«Bene, quindi evita di fare certe domande.»
«Odio questa vita. Odio quando non ho nemmeno la possibilità di dire quello che penso… Perché ci è toccato un padre simile?»
«Perché il destino a volte, è crudele.»
«A noi ci ha voltato completamente le spalle… Se solo nostra madre fosse viva.»
«Ma non lo è, Hanon. Non possiamo continuamente pensare a lei.»
«Dici che se nostro padre sapesse che penso troppo a lei me lo impedirebbe?»
«E’ capace di tutto, Hanon. Lo sappiamo bene tutti…»
«Sì. È vero.»
«Comunque anche a me piacerebbe scappare da questa vita. Spero che un giorno di questi, io ne abbia la possibilità.»
«E a me non pensi? Io mi rifiuto categoricamente di rimanere da sola con mio padre.»
«Ma ci sarebbe Kaito con te.»
«Ma non sarebbe la stessa cosa senza di te.»
«Su questo ti devo dare ragione» fece Rina scoppiando a ridere.
Mentre stavano parlando amichevolmente tra di loro, il loro unico fratello li raggiunse, facendole sobbalzare dallo spavento.
«Accidenti a te, Kaito! Ci hai fatto spaventare a morte!»
«Cos’è? Avete la coscienza sporca?» domandò divertito il giovane.
«Perché? Tu credi di averla pulita?»
«Io credo invece di essere in pace con me stesso.»
«Nessuno in questo castello è in pace… e chissà se riusciremo a trovarla…»
«Non fare la disfattista, Hanon» replicò Kaito rabbuiandosi.
«Non sono disfattista. Sono realista… A proposito, di solito te ne stai rinchiuso in biblioteca tutto il santo giorno. Mai deciso che ti stava troppo stretta e sei venuto qui con noi?»
«Sotto suggerimento di nostro padre, ho creduto opportuno di passare del tempo con voi. Così almeno non ci sentiremo soli.»
«Questa poi! Credevo che ti avesse mandato a controllarci!» rispose Hanon alzando un po’ troppo la voce.
«Ma cosa urli? Vuoi per caso farci sentire?»
«Non ho più voglia di sentirmi oppressa! Voglio gridare al mondo tutto quello che penso!»
«Brava, fai pure così. Preparati a non uscire dalla tua camera per il resto della tua vita. A meno che non ti rinchiuda in quelle celle umide, s’intende.»
«Anche quando nostra madre cercava di ribellarsi, ha sempre evitato di andarci rinchiusa. Perché dovrebbe toccare anche a noi?»
«Non si sa mai, Hanon.»
«Comunque, cambiando discorso, che cosa fate voi tutto il giorno seduti qui su questa roccia bianca?»
«Parliamo e straparliamo del tempo… Vuoi forse intrattenerci con le tue numerose storie che stai leggendo?»
«Sarebbero troppo noiose per degli spiriti liberi come voi» rispose Kaito sorridendo.
«Ah davvero?»
Mentre i tre ragazzi continuavano a scherzare tra di loro, egli non notarono che il sole stava già calando dietro l’orizzonte.
«Sì sta facendo tardi. Dobbiamo rientrare.»
«Sì, hai ragione Rina. Altrimenti chi lo sente nostro padre?»
«Per stasera, nostro padre non sarà a cena con noi.»
«Come al solito… Ha per caso degli affari urgenti da concludere?»
«Molto probabilmente sì.»
«Posso immaginare quali…»
«Evitiamo di pensarci, va bene? Avanti, torniamo al castello» fece infine Kaito rompendo la conversazione.
 
 
La cena si svolse in religioso silenzio.
Kaito e le sue sorelle consumavano il pasto senza dire nemmeno una parola, mentre i domestici si preoccupavano di servire le portate ordinate dal padrone di casa.
«Anche stasera minestrone. Quando potremo mangiare qualcos’altro?» domandò Hanon alquanto disgustata.
«Hanon, che cosa dici? Così manchi di rispetto a nostro padre e a tutti quelli che muoiono di fame.»
«Lo so bene… Ma ogni tanto dovremo pur variare, no?»
«Che cosa succede, signorina Hanon? Non le piace la cena?»
La capo – domestica andò incontro alla giovane per cercare di risolvere il suo problema.
«No, è tutto buonissimo!» disse subito Hanon «E’ solo che stasera non ho molto appetito. La prego, non la prenda a male.»
«Certo che no. Però tutto questo dovrò riferirlo a suo padre…»
Sentendo quel nome, la ragazza dai capelli celesti sbiancò di colpo.
«No, no, la finirò in un lampo!»
«Molto bene. Tranquilla, non c’è fretta» fece infine la domestica prima di lasciare la sala con qulel suo ghigno malefico che gli si leggeva in faccia.
“Maledetta!”
 
 
Subito dopo la cena, i tre giovani si diressero verso le rispettive camere.
Era molto presto.
L’orologio non segnava ancora le nove e mezza.
«Dobbiamo già andare a dormire?»
«Purtroppo sì, Hanon. Lo sai com’è nostro padre quando ci trova in giro di notte per il castello.»
«Uffa! Sono stufa di fare sempre quello che mi dice!» sbuffò la giovane.
«Nostro padre non è ancora tornato… Che cosa dovrà fare di così importante?»
«Non lo so e non voglio nemmeno saperlo» ribatté Rina.
Ma mentre stavano parlando di lui, ecco che aveva fatto ritorno nella sua dimora.
«Ma… Non è solo…»
«Chi è quella?»
Esso era in compagnia di una donna misteriosa.
Una donna dal fascino seducente e misterioso.
Una donna che sarebbe rimasta chissà quanto tempo…
   
 
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