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Autore: RagazzaPigra    18/06/2018    0 recensioni
Quando le divinità tornano ad essere ciò che dovrebbero, gli unici a soffrirne sono i loro Shinki.
Genere: Angst, Comico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Introduzione:
 
Molto spesso quello che eravamo non potrebbe andare d’accordo con la nostra attuale situazione, la nostra natura potrebbe respingere quello che più amiamo e distruggere il mondo che ci siamo costruiti con tanta fatica.
Se avessi difronte a me, la me stessa di dieci anni fa… La odierei.
 








Cap 1 : quello che siamo
 
Nella casa della dea della sfortuna Yato-gami era diventato tutt’altro che un ospite occasionale, Daikokku preparava per quattro o cinque in automatico, anche quando i ragazzi erano fuori per qualsiasi motivo, che in realtà succedeva piuttosto spesso, ma quel giorno doveva esserci una specie di eccezione.
“Yatino, Yukine- kun è pronto! Hyori-in , resti per cena?” chiese la dea entrando nella mansarda dove si erano sistemati.
“Ah, Koffku – san, mi spiace, ma devo tornare a casa” rispose frettolosamente la liceale inchinandosi un paio di volte per poi sparire dalla finestra.
La coda color viola chiaro la seguì come una scia e mentre Yato la salutava con un cenno, Yukine si stiracchiò  emettendo un piccolo mugolio, contento che la sessione di matematica e algebra fosse giunta al termine.
Il profumo che proveniva dalla cucina fece gorgogliare lo stomaco ad entrambi,
“Fame?” chiese Daikokku sperando in una risposta affermativa, considerato tutto il ben di dio che aveva preparato.
“Hm! È da questa mattina che non tocchiamo cibo” rispose il ragazzino fiondandosi sugli ravioli di carne e verdure, ancora caldi.
Yato prese una ciotola con degli Udon, ma aveva un’aria strana, Daikokku lo notò immediatamente, l’appetito non gli mancava, ma quell’espressione malinconica che aveva sul volto … era la stessa che aveva tenuto Koffku per tutta la giornata.
Inizialmente aveva pensato con orrore dia averla punta, così era entrato nel discorso dei rituali di purificazione, ma Koffku non aveva reagito in nessun modo.
Sventata la possibilità di averla corrotta si era impegnato nella cena, per tirarla su di morale, ma niente da fare.
Teneva gli occhi bassi ed aveva quel sorriso amaro, così come Yato.
Sembravano nostalgici, ma con una nota in più di amarezza e dolore.
Yukine non sembrava aver colto la sfumatura grigia che colorava i loro occhi, era troppo giovane forse, troppo inesperto per capire.
Forse era meglio così, era meglio che non comprendesse ancora quanti limiti può avere un misero shinki nei confronti del proprio padrone.
 
 
 
Cap 2 Preda
 

La prima cosa che fece Mayu fu correre, corse via veloce come una lepre che scappa da un predatore.
Si sentiva male mentre correva, non per la paura che stava provando non per quel senso di smarrimento che le angosciava il cuore, piuttosto quella consapevolezza di aver sbagliato qualcosa.
Non sapeva cosa, non ne aveva idea, ma l’ira del suo padrone era palpabile anche a centinaia di metri di distanza.
Quell’uomo così saggio e mesto era stato impossessato dallo spirito vendicativo che era un tempo.
Quando la rabbia gli aveva deformato il volto Mayu aveva corso e basta, fino ad arrivare alla foresta, fino a che le gambe avevano ceduto.
Neppure Yato, un dio delle calamità e della sventura l’aveva mai guardata in un modo tanto crudele, ma era colpa sua, lo sapeva, non poteva essere altrimenti.
Si appoggiò al tronco di un vecchio albero scivolando verso il terreno, ci si avvicinava ai preamboli della stagione estiva, quindi, fortunatamente non avrebbe patito troppo freddo.
Si accovacciò sul terreno appena un poco umido tenendo entrambe le mani a proteggere la testa, diede una sbirciata dietro di sé, per l’ultima volta prima di coricarsi del tutto.
La paura di perdere il nome era svanita appena era scappata, sapeva che lo avrebbe perso. Ora, in quella notte priva di stelle sperava soltanto di riaprire gli occhi il giorno dopo.
 
 
 
Cap 3  Are you ok?
 
Placare le insistenze degli anziani stava diventando stressante, se per i novizi era visto come un figura rispettabile, per gli undici era solo un mocciosetto che si era spinto troppo in là, di nuovo.
“Continui a permettergli di usare i suoi poteri?”
“Non capisci che stai condannando i tuoi compagni?”
“Con la resistenza che hai ai suoi fulmini non puoi capire il dolore che abbiamo provato”
E bla, bla, bla.
Kiun, li sopportava sempre meno, non rispondevano alla chiamata e si permettevano di dargli ordini, inconcepibile.
Come guida era stato uno sciocco ad ascoltarli per così tanto tempo, Takemikazuchi- sama meritava di meglio, anche perché, non aveva assolutamente colpa per ciò che la precedente reincarnazione aveva compiuto.
Svoltò l’angolo dell’enorme tenuta e si avviò dritto alle stanze private di Take, l’enorme plico di fogli era tremendamente imbarazzante solo tenerlo in mano, al pensiero di doverlo consegnare al padrone e di doverne addirittura spiegare il rivoltante contenuto, Kiun rabbrividì colmo di ribrezzo.
Quella che teneva tra le mani era un misto tra un sacrilegio e una blasfemia, avrebbe dovuto disinfettarsi le mani una volta finito il lavoro.
Un paio di colpi sulla porta bastarono per ricevere una risposta,
“Che c’è adesso?” lo raggiunse una voce scocciata, sperava di non averlo svegliato per sbaglio o qualcosa di simile, se era già di cattivo umore quei fogli non avrebbero migliorato la sua giornata.
“Sono Kiun, vorrei parlarle, posso entrare?”
“Dì la verità, ma tu devi sempre rompere?”
Kiun sorrise appena prima di rispondere,
“ È il mio lavoro, ma se è impegnato in piaceri carnali, non c’è problema, tornerò più tardi.”
Sempre sorridendo si voltò di spalle e fece per andarsene, ben consapevole che da lì ad un attimo, la porta sarebbe stata aperta di colpo e sarebbe stato trascinato nella stanza a forza … e così fu.
“Piaceri carnali? Secondo te è questo che stavo facendo?” lo assalì subito Take additandolo senza riguardo.
“Si” rispose lo shinki mantenendo un’espressione serena,
“Tzè, non c’è più rispetto a questo mondo. Allora, cosa vuoi?” sospirò il dio rassegnato ributtandosi sul letto sfatto.
“Ecco…” iniziò il biondo cominciando a sentirsi a disagio,
“Kiun ti do 10 secondi, poi ti caccio fuori se non sputi il rospo” lo ammonì il dio con tono duro che non ammetteva repliche.
Kiun si paralizzò sul posto, il cambio di atmosfera era stato repentino o cosa?
Aveva fatto gesti che lo avevano irritato? Nemmeno se ne era reso conto!
“KIUN” lo richiamò nuovamente il suo padrone
“Gli anziani hanno fatto una raccolta firme, Sekiun ed io esclusi, vogliono obbligarla a smettere di usare i suoi fulmini” disse la guida tutto d’un fiato ad occhi serrati, porgendo i documenti davanti a sé.
Fece appena in tempo a riaprire gli occhi che Takemikazuchi parlò,
“Domani mattina vi voglio tutti e dodici alla sala grande, niente discussioni, è un ordine” disse il dio con uno sguardo velato da una strana sofferenza.
“C-certo” mormorò il ragazzo facendo un breve inchino, dopo che il dio ebbe preso i documenti con sé.
Fece per andarsene anche se un po’ scosso da come si erano svolti i fatti, ma la voce del dio lo fermò.
“Scusa per i modi Kiun, non ho una bella luna oggi”
 
La guida ebbe un infarto sul posto.
Si era appena scusato?
LUI SI ERA SCUSATO.
Erano quasi 900 anni che non sentiva delle scuse chiare e tonde da parte sua, dalla pubertà insomma.
Qualcosa non andava.
“S-si figuri, tutto bene padrone?” chiese lo shinki sforzandosi di fissarlo dritto negli occhi.
A quelle parole il dio dei fulmini sorrise tristemente, carezzandogli la testa,
“Va’ a dormire, è tardi”.
 
 
 
Cap 4 Did i offend you?
 

Kazuma entrò nell’ufficio della padrona, era tarda notte, stava ancora lavorando a delle scartoffie che erano prerogativa solo delle divinità, non avrebbe potuto aiutarla in nessun altro modo.
“Le ho portato del the” la avvisò il ragazzo appoggiando il vassoio in un angolo vuoto della scrivania,
“Come sta il piccolo Kazuha? Si è ripreso dall’abluzione?”
“Si, ora sta riposando, mi ha chiesto di porgerle le sue scuse, mia signora”
“Ah, è così piccolo, quelli che lui interpreta come peccati per un adulto sarebbero normale routine” considerò la donna ripensando a quelle piccole azioni come mangiare dolci prima di cena o non lavarsi i denti prima di dormire la avessero portata ad essere corrotta.
Kazuma ridacchiò e Bishamon lo guardò irritata, non sapeva neanche il motivo, ma la irritava.
“Uno mi punge per delle caramelle e l’altro prega un mercenario di sterminare la sua famiglia e non prova nulla”
Gli occhi del ragazzo si spalancarono,
“V-viina…”
“Voi esseri umani siete così particolari” aggiunse poi uscendo dalla stanza, lasciando il suo shinki prediletto a fissare il pavimento.
Fece per andare a coricarsi, ma venne travolta da una così forte consapevolezza di quello che aveva appena fatto, che quando toccò il cuscino non riuscì a rimanere in quella stanza un minuto di più.
Tornò nello studio di corsa, si era appena cambiata e la camicia da notte sventolava placida a quel sottile venticello che entrava dalla finestra.
Kazuma era ancora lì, in piedi a fissare il pavimento, non aveva versato una lacrima, ne si era fatto travolgere dalle emozioni, per il suo bene, perché era stata corrotta appena quella mattina.
A piedi scalzi lo raggiunse, gli gettò la piccola coperta che aveva portato con sé sulle spalle e gli porse una bella tazza di latte caldo.
“Kazu, andiamo, vieni” gli disse poi afferrandogli la mano, lo guidò fino al salotto, una volta entrati chiuse la porta e lo fece sedere nell’enorme divano.
Non dissero più niente, alla dea bastò cingerlo con le braccia che lo shinki si tranquillizzò, poi la stanchezza, la notte tarda e il latte fecero il resto.
“Tieni duro”.




NOTE DELL'AUTRICE:
E questo sarà il capitolo più dolce che avrete d'ora in poi sarà tutta una discesa! ANGST ovunque.


 
   
 
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