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Autore: Vega_95    18/06/2018    2 recensioni
[QUESTA STORIA E' AMBIENTATA SUBITO DOPO L'EPISODIO ZOMBIZOU CON LIEVI RIFERIMENTI AGLI EPISODI USCITI FINO A IERI]
Riportata la situazione alla normalità e sicuri che tutti stessero bene, Ladybug e Chat Noir lasciarono Chloé e madame Bustier sulla Tour Eiffel per tornare alle loro vite prima che i loro miraculous esaurissero il tempo.
Si mossero insieme per un tratto e Chat Noir non poté non notare quanto la sua compagna fosse taciturna.
«beh, alla prossima M'Lady» la salutò con un galante inchino non appena atterrarono su un tetto, abbastanza lontani da occhi indiscreti e abbastanza vicini alla scuola.
«Chat Noir...» lo chiamò con un mormorio, prima che potesse andarsene.
«po....potremmo vederci... Stasera? » bisbigliò con un certo imbarazzo grattandosi nervosamente il braccio.
Adrien perse un battito.
Cosa gli stava chiedendo? Un appuntamento?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per festeggiare una piccola gioia arrivata giusto stanotte in casa, ho deciso di postare oggi questa piccola One-Shot

 

***

FIDATI DI ME,
PERCHE' IO CREDO IN TE



 

Riportata la situazione alla normalità e sicuri che tutti stessero bene, Ladybug e Chat Noir lasciarono Chloé e madame Bustier sulla Tour Eiffel per tornare alle loro vite prima che i loro miraculous esaurissero il tempo.
Si mossero insieme per un tratto e Chat Noir non poté non notare quanto la sua compagna fosse taciturna.

«beh, alla prossima M'Lady» la salutò con un galante inchino non appena atterrarono su un tetto, abbastanza lontani da occhi indiscreti e abbastanza vicini alla scuola.
«Chat Noir...» lo chiamò con un mormorio, prima che potesse andarsene.
«po....potremmo vederci... Stasera? » bisbigliò con un certo imbarazzo grattandosi nervosamente il braccio.

Adrien perse un battito.
Cosa gli stava chiedendo? Un appuntamento?

«non mi fraintendere! » saltò su la ragazza, temendo che potesse farsi un'idea sbagliata. «solo... Vorrei dirti una cosa e ora... Non c'è il tempo »
«ci vediamo sul nostro balcone alle 9, Insettina, non tardare!» le diede appuntamento Chat Noir balzando in strada, entusiasta della sua richiesta, anche se un po' preoccupato da quella luce malinconica che le era apparsa negli occhi da quando avevano sconfitto Zombisou.

Puntuale come un orologio svizzero, il ragazzo arrivò sul tetto in cui già una volta le aveva dato appuntamento, diversamente da quella sera, però, Ladybug lo raggiunse subito dopo atterrando alle sue spalle e sistemandosi lo yo-yo in vita.
 

«buonasera M'Lady» sorrise voltandosi con un luminoso sorriso stampato in volto che si spense quando notò l'aria truce sul viso di lei, ancora più cupo di quel pomeriggio.
«cosa... Cosa volevi dirmi?» le domandò cercando il suo sguardo sotto alla frangetta nera.

Marinette si irrigidì serrando l'unghia del pollice tra i denti, pensando a come iniziare quel discorso.
Aveva tentennato parecchio, sperava che le ore passate con i suoi amici e in solitudine a pensare l'avrebbero calmata. Gli aveva chiesto quell'incontro, ma sperava di poterlo liquidare con un "scusa, niente di importante", invece era lì, tesa e nervosa e quando Chat Noir le si avvicinò per assicurarsi che stesse bene, l'istinto ebbe la meglio su di lei; prima che la ragione o lui stesso potessero prenderne atto, gli si gettò al collo abbracciandolo forte.

Sarebbe potuto essere un sogno che si avverava per il ragazzo gatto, ma notò subito che qualcosa non andava, Ladybug stava tremando come una foglia e più il tremore aumentava, più la stretta attorno al suo collo si faceva forte.

«che ti succede, Ladybug? » le chiese con un mormorio ricambiando il suo abbraccio.

La sentì gemere e strusciarsi contro la sua spalla e subito si allarmò, cercando i suoi occhi, ma non riuscì ad allontanarla per poterlo fare, anzi quando capì il suo gesto gli si avvinghiò con ancora più forza.

«ok, ok. Sono qui» la rassicurò.
«ho avuto paura » confessò dopo un lungo silenzio. «tu, Kim... Alix...Alya, Nino... tutti. Siete caduti uno a uno senza che io potessi fare nulla e...» pigolò contro la sua spalla. «mi avete lasciata da sola»
«mi dispiace, ma sapevamo di poter contare su di te, Ladybug» cercò di consolarla, stringendola e facendole sentire la sua presenza; non sapeva che fosse proprio quello il motivo di tanti pensieri per la ragazza.
«ho avuto paura di non farcela questa volta. Quando ho visto che anche tu eri stato contagiato...»
«noi gatti abbiamo sette vite, non dimenticartelo! E poi non è facile mettere al tappeto il sottoscritto!» scherzò, staccandola dalla sua spalla per esibirsi in qualche mossetta che riuscì a strapparle un sorriso.
«hai ragione»
«per ogni cosa, M'Lady, io sarò sempre il tuo cavaliere, al tuo servizio » s'inchinó.
«grazie»
«sei più tranquilla? » volle accertarsi.

C'erano ancora molte cose che le frullavano in testa di quel giorno, ma non si sentiva ancora pronta a parlarne, per cui si limitò a sorridere e annuire ringraziandolo per il suo tempo e il suo conforto.

«grazie, Gattino » sorrise schioccandogli un bacio sulla guancia. Uno vero quella volta. «buonanotte!»

Detto ciò, se ne andò di corsa, non credendo nemmeno lei a cosa aveva appena fatto, lasciando uno Chat Noir paralizzato e rosso in viso, incredulo di fronte a quello che era successo quella sera. Ebbe il timore di trovarsi in un sogno, un sogno da cui non avrebbe voluto svegliarsi. Ma le farfalle nello stomaco sembravano così reali che alla fine se ne convinse e tornò a casa, felice saltellando da un tetto all'altro come un bambino.

 

***

Qualche giorno più tardi, una nuova sfida chiamò al rapporto i supereroi di Parigi, una nuova akuma che stava seminando il caos in città.
Quella volta, però le cose andarono un po' diversamente dal solito.
Il Lukcy Charm aveva fallito, per la prima volta, la trottola lanciata magistralmente dalla supereroina a pois fallì nonostante il suo accurato piano e in diretta televisiva per giunta, di fronte agli occhi di tutta Parigi.
Non era mai successo e nessuno dei due capì.
La fortuna dell'animale di cui vestiva i colori l'aveva abbandonata; Marinette non stentò a crederlo, specialmente dopo quello che era successo quella mattina.

Non c'era tempo per porsi delle domande, la nuova akuma di Papillon stava seminando il panico a Parigi.
Si faceva chiamare Dottore del terrore, sembrava uscito da un vecchio film in bianco e nero con uno stretto camice di pelle nera, la testa rasata, occhialetti a lenti rosse che gli coprivano la parte superiore della faccia e una maschera a gas sulla bocca che gli faceva emettere inquietanti sibili che facevano accapponare la pelle. Il suo potere? Creare mostri. 
Chiunque finiva sotto il tocco della sua mano destra diventava un mostro degno del suo creatore destinato a portare paura e scompiglio in città.
Se tutto fosse andato per il meglio, la trottola avrebbe dovuto spingerlo ad afferrarla con la mano incriminata per difendersi, Ladybug avrebbe imprigionato il suo pugno con il filo dello yo-yo e Chat Noir ne avrebbe disgregato il guanto con il suo Cataclisma, ma non andò bene.

«M'Lady, credo che dovresti ritirarti» le consigliò Chat Noir al quarto "bip" dei suoi orecchini.

Sembrava in un altro mondo.
Fallire, sembrava averla sconvolta e il loro nemico approfittò della sua debolezza per colpirla.
Ci riuscì la prima volta, perché Chat Noir non comprese a pieno quanto fosse assente Ladybug, ma non lo lasciò avvicinarsi una seconda volta, la sottrasse alle sue grinfie un attimo prima portandola al sicuro. 

Non aveva più tempo, pochi secondi e poi la maschera sarebbe scomparsa dal suo viso.
A furia di correre, non si era reso conto di essere finito nella zona industriale.
Stretta per mano, trascinò la ragazza con sé in cerca del posto migliore per nasconderla. Si sarebbe occupato del Dottore del terrore mentre la sua kwami si ricaricava, non aveva idea che li stesse braccando e prima che potesse elaborare un piano d'attacco, il bagliore di fine trasformazione avvolse la ragazza.

Prima che il suo sguardo potesse posarsi sul suo viso, l'avvolse in un stretto abbraccio lanciandosi dentro un container aperto rotolando al suo interno e celandosi nell'oscurità, mentre il loro nemico li superò cercandoli, muovendosi in modo lento e pesante, lasciando i suoi massici stivali cigolare a ogni passo.

«Chat Noir...» pigolò Marinette, ancora stretta tra le sue braccia.
«non ho visto niente» la rassicurò: «giuro, non ti ho vista. Ho chiuso gli occhi» le giurò.
Marinette constatò che non le stava mentendo quando, allentata la stretta, sollevò lo sguardo e, dopo essersi abituata all'oscurità di quel luogo, vide le sue palpebre calate sugli occhi verdi.
Guidandolo nei movimenti, si misero a sedere l'una accanto all'altro, rannicchiati in un piccolo spazio tra due pile di scatoloni
«mi dispiace» bisbigliò stringendosi le ginocchia al petto.
«ne abbiamo viste di peggiori» scherzò lui. «sei sicura che quella trottola non avesse a che fare con il nostro vecchio amico? » provò a domandarle.
«no, ne sono sicura» rispose con una nota malinconica.

Restarono in silenzio per un po'. 
Tikki, intanto, nella sua borsa divorava i suoi dolcetti per recuperare le forze.

«posso chiederti una cosa? » osò Chat Noir, continuando a tenere gli occhi chiusi, aspettando pazientemente la risposta di Marinette che si fece sentire quasi subito con un mugugno che voleva essere un "sì".
«cosa ti è successo oggi? Non intendo il Lucky Charm. Eri strana. Anzi, sei strana» volle sapere. 
Non voleva ficcare il naso nella sua vita ed era sicuro che lei lo sapesse, ma era preoccupato. Ladybug era sempre forte, decisa e determinata, non l'aveva mai vista tanto distratta e abbattuta come quel giorno. 
La stessa Marinette non immaginava che le cose sarebbero andate in quel modo e in quel momento, chiusi in quel container, pensò che sfogarsi un po' con il suo amico non le avrebbe fatto male.

«la responsabilità» mormorò. «la fiducia pura e incondizionata che tutti riponete in me. Io... io non la capisco» disse.
Chat Noir rimase in silenzio, combattendo l'istinto di aprire gli occhi, guardarla in faccia e chiederle se lo stesse prendendo in giro o se stesse parlando seriamente. 
Il suo eloquente silenzio fece capire a Marinette di dover andare avanti, che non poteva lasciare quel discorso a metà.
«oggi a scuola ho discusso con un mio compagno... un amico... non è stata proprio una discussione, ma lui...» cercò di spiegarsi, nemmeno lei ben conscia di cos'era successo davvero quella mattina a scuola con Adrien.

Non si ricordava nemmeno più come fossero finiti sull'argomento, quando sentì Alya spiccare tra tutte le loro voci esclamando: «io mi fido ciecamente di Ladybug! » e Adrien farle eco pochi secondi più tardi: «sì, anche io»
Marinette si sarebbe sentita lusingata da quegli elogi se, come un tarlo, il ricordo dell'epidemia di zombie baciatori non le fosse tornato alla mente come una secchiata di acqua gelata e, anziché tirare acqua al suo mulino come faceva sempre, si ritrovò a mettere in dubbio se stessa trasformando la conversazione che commentava l'ultima impresa dei supereroi parigini in un'accesa discussione sulle capacità dell'eroina.
Le sue titubanze, come già le aveva giustificate una volta Alya, passarono agli occhi di tutti come pura e semplice paura della vita che ogni singolo cittadino era costretto a gestire da quando era apparso Papillon e per questo, Adrien intervenne posandole amichevolmente le mani sulle spalle dicendole: «puoi stare tranquilla Marinette, io ho piena fiducia in Ladybug, è intrepida e coraggiosa e sono certo che ci salverà ogni volta. Puoi fidarti»
«perché? » aveva insistito lei.
«perché la conosco, insomma, la conosciamo, la vediamo ogni giorno salvare Parigi. Lei è fantastica! ». Più parlava e più faceva male. Adrien si fidava di lei senza neppure sapere di stare parlando con Ladybug e, a giudicare dal modo in cui la decantava, sembrava avere anche un debole per lei.

Se da un lato si sentì lusingata di ciò, dall'altro ne fu profondamente amareggiata, perché voleva dire che non la conosceva così bene come sosteneva, altrimenti si sarebbe accorto già da tempo che loro due, in realtà, erano la stessa persona.
«e con Chat Noir al suo fianco, diventano una forza straordinaria» aveva concluso, ma trovandola ancora titubante aggiunse: «beh, se non riesci a fidarti di lei, allora fidati di me, perché io mi fido di Ladybug» strizzò l'occhio speranza di strapparle un sorriso.

Un po' forzato, ma ci riuscì.

Ed eccola lì l'eroina di Parigi in cui tutti avevano riposto la loro fiducia,
«ti ricordi quando abbiamo affrontato la prof. Bustier? »
«certo che me lo ricordo. Stavo per baciare Chloé » rise il ragazzo, sforzandosi si smorzare quella tensione. «ma ci stai ancora pensando? » le chiese, ripensando alla sera in cui gli diede appuntamento e purtroppo la sentì annuire e mugugnare un "sì".

Tremava e Adrien se ne accorse immediatamente, qualsiasi cosa la stesse tormentando da quel giorno, non l'avrebbe mai superata in quel modo e prima che lei potesse fare o dire qualcosa, arrancò nel buio tirandola verso di sé in un caldo abbraccio.
«sshh... va tutto bene» la rassicurò.

Forse perché non le era mai capitato di trovarsi stretta tra le braccia di Adrien, ma quando era Chat Noir ad abbracciarla, con la sua stretta forte, ma anche dolce, ogni paura passava, si sentiva al sicuro e anche in quel momento, crogiolata nel suo tepore, Marinette smise improvvisamente di tremare, lasciandosi andare contro di lui, facendosi cullare dal suo respiro e dai battiti leggermente accelerati del suo cuore.

«siamo supereroi e abbiamo delle responsabilità, lo capisco, ma.... Vedere come tutti vi fidiate incondizionatamente di me, senza neppure conoscermi, a volte mi... mi sorprende» cercò di spiegarsi.

Risolverai tutto, come sempre.
Ho fiducia in te, Ladybug.
So che ci salverai.


Ogni volta che sentiva dire queste cose, un nodo allo stomaco la paralizzava. E la domanda sorgeva spontanea: e se invece avesse fallito? Che fine avrebbero fatto tutte quelle promesse, quella fiducia? Avrebbero continuato a sostenerla?
La risposta arrivò proprio in quel momento, quando il suo Lucky Charm fallì miseramente in diretta televisiva, di fronte a tutti i suoi amici e di fronte a Chat Noir.
Lui, però, era rimasto e la stava proteggendo, le stava dando ancora il suo appoggio.

«se posso dire la mia, M'Lady, io mi fido di te perché in fondo ti conosco. Non importa chi ci sia sotto la tua maschera, un nome non fa una persona. Per quello che ne so potresti chiamarti Chloé, Emilie o persino Marinette, ma questo non cambierebbe quello che sei: sei strepitosa, sei fantastica, sei intelligente. Lotti ogni giorno con tutte le tue forze per proteggerci e non ti arrendi mai» disse accarezzandole ritmicamente la schiena quando avvertì i suoi tremori che minacciavano di tornare.

«lo sai? All'inizio nemmeno volevo essere Ladybug» gli confessò. «alla nostra prima akuma, arrivai in ritardo perché avevo rinunciato agli orecchini, ma quando vidi te e la mia amica in pericolo, capii di non potermi tirare indietro e da allora ho sempre cercato di vedere il lato positivo della nostra missione: salvare e proteggere Parigi. Ho iniziato ad apprezzare anche la fama che l'essere eroi ci dava, ascolto in silenzio gli elogi di tutti e non posso che esserne felice, ma c'è anche un lato negativo e me ne sono resa conto solo recentemente»

« è un peso che dobbiamo portare, Insettina» sentenziò «siamo stati scelti per un motivo, in fondo. Ma capisco che dare per scontato che risolversi tutto, perché sei Ladybug sia ipocrita da parte di tutti noi e per questo ti chiedo scusa»
 

Marinette avvertì un improvviso calore al petto che la fece sorridere. Lui la capiva, aveva inteso perfettamente il suo stato d'animo e ancora una volta riuscì a risollevarle il morale. Ci riusciva sempre.

Chat Noir era la sua spalla, il suo compagno di avventure, un complice e un amico prezioso. Stava bene con lui e più di una volta aveva sognato di poter avere la stessa complicità con Adrien, lo stesso legame. Si lasciò andare ancora qualche momento contro di lui, lasciandosi cullare dal respiro cadenzato e dal quel leggero gorgoglio che arrivava dalla sua gola.
Aveva iniziato ad accarezzarle i capelli, aveva un tocco delicato. Le sarebbe piaciuto restare così a lungo, ma non potevano e fu Tikki a ricordarglielo saltando fuori dalla borsetta.
 

«sei pronta Ladybug?» squittì la piccola kwami risvegliando i ragazzi dal loro intimo momento, costringendoli a scostarsi con un certo imbarazzo a colorare loro il viso.
«pronta» balzò in piedi Marinette: « Tikki, trasformami! »

 

Un bagliore roseo filtrò dalle palpebre di Chat Noir, ma si sforzò di non aprire gli occhi fino a che lei non gli diede il permesso sfiorandogli la guancia con una carezza e offrendogli la mano per rialzarsi.
«andiamo» gli sorrise.
«aspetta un momento» la fermò Adrien posandole le mani sulle spalle. «come ti dico sempre, M'Lady, tu sei fantastica e incredibile, vorrei che non lo dimenticarsi mai, ma se ogni tanto dovessi avere dei dubbi, allora tu fidati di me, perché io credo in te, Insettina»

Incoraggiamento migliore non avrebbe potuto darglielo. Chat Noir era unico e inimitabile.

«sei unico, Gattino»

Tornati all'attacco, gli eroi parigini si mostrarono molto più carichi motivati e uniti e, evocato nuovamente lo stesso Lucky Charm, riuscirono finalmente a sconfiggere la loro akuma portando a termine il loro piano e sbriciolando il guanto incriminato.
A quanto pare la vittima del malvagio Papillon era il direttore di un vecchio cinema prossimo alla chiusura, la frustrazione e la nostalgia per i vecchi film a cui era tanto affezionato in gioventù e che proiettava nella sua sala, avevano fatto scattare la scintilla che aveva permesso all'akuma di infettarlo, utilizzando quel guanto, cimelio risalente a un vecchio costume di scena del film Frankenstein, come per impossessarsi di lui.
 

Terminata la missione, i ragazzi furono assaliti dai giornalisti che bramavano di sapere cosa fosse accaduto, perché quel primo fallimento. Marinette non poteva certo dire la verità, ma non sapeva neanche come districarsi, perciò fu il suo compagno a correre in suo aiuto afferrandola per un polso e tirandola dietro di sé.

«desolato signori, ma per noi è ora di andare! » esclamò e, allacciandole un braccio in vita, si issò fin sopra il tetto del grattacielo accanto a loro.
«e anche questa ce la siamo scampata » ridacchiò riponendo il bastone al suo posto.
«grazie Chat Noir, oggi sei stato il mio eroe» sorrise Ladybug con un'aria più timida del suo solito e due adorabili pomini rosa sulle gote appena sotto la maschera.
«sempre al tuo servizio M'Lady» s'inchinò a lei, già pronto a salutarla. 

Peccato che l'elicottero della troupe televisiva li avesse scovati, facendoli finire faccia a faccia con un'agguerrita Nadja Chamack pronta a tempestarli di domande pur di far salire l'audience del suo show, volendo sapere a tutti i costi e in anteprima cos'era successo quel giorno.
 

«questa giornata sembra infinita» scherzò Chat Noir correndo via con la collega, lanciandosi per i tetti. 

Il tempo per loro stava per esaurirsi, specialmente per lei che aveva evocato per prima il suo potere.

Finirono per trovare rifugio nel luogo più scontato di tutta Parigi: la Tour Eiffel. 
Forse per l'ora, o perché li avevano persi di vista, i reporter avevano smesso di dar loro la caccia.
 

«stai per ritrasformarti!» esclamò Chat Noir notando l'ultimo pallino lampeggiante dei suoi orecchini.

Marinette si guardò rapidamente intorno in cerca di un buon posto dove nascondersi, trovando l'ascensore. Corse a chiamarlo, seguita a ruota da Chat Noir che le stette dietro come una calamita non capendo bene a cosa mirasse e finendo così per andarle addosso. 
In pochi secondi le porte si sarebbero aperte e lei si sarebbe ritrasformata. 
In quel momento, però, tutto perse importanza. 
Andandole addosso, Chat Noir aveva finito per ritrovarsela tra le braccia, di nuovo e anche quella volta lei non si oppose, ma si lasciò andare affondando il viso contro la sua spalla e stringendogli le braccia in vita.

«davvero, grazie. Per ogni cosa» mormorò contro il suo collo, solleticandogli la pelle con il suo fiato. 
 

Per quanto lo trasse fuori luogo e imbarazzante, quella volta Adrien non riuscì a trattenere le fusa che si fecero davvero troppo eloquenti. 
La sentì ridere sotto di lui e strofinare la guancia contro la sua spalla.
 

«scusa» bisbigliò imbarazzato.
«è carino» ammise lei.

L'ascensore era arrivato e lei sarebbe dovuta entrarci prima di tornare a vestire i panni di Marinette, ma Adrien la bloccò nel suo abbraccio accarezzandole una guancia con il palmo della mano sollevandole il viso. Aveva gli occhi semichiusi per guardarla, ma anche per chiuderli nel momento della trasformazione. Senza dire niente, stava accorciando la loro distanza e Ladybug stava lì immobile a fissare le sue labbra color pesca sempre più vicine e così invitanti. 
Ricordava ancora il bacio che si erano scambiati durante lo scontro con Dislocoeur e di quanto l'avesse trovato piacevole. Pensò che non ci sarebbe stato niente di male a ripetere l'esperienza con uno Chat Noir decisamente più cosciente della situazione.

Si rimangiò quel pensiero nel momento in cui il viso di Adrien le balenò davanti agli occhi. 
Certo che era un male. Lei amava Adrien e sarebbe stato meschino da parte sua illudere Chat Noir in quel modo. Ecco perché lo fermò tempestivamente sfiorandogli le labbra con le dita.
 

«no» bisbigliò dolcemente.
«hai ragione, scusa. Mi sono lasciato trasportare» si giustificò lasciandola finalmente andare.
«scusami, davvero» si mortificò lei. E in quel momento il suo miraculous diede l'ultimo rintocco ritrasformandola. 

Trattenne il respiro, terrorizzata dalle conseguenze, invece, scoprì che l'eroe gatto sempre al suo fianco, aveva serrato gli occhi stringendola ancora tra le braccia.

«cosa credevi? Sono un gatto d'onore, Insettina. Voglio che sia tu a mostrarmi chi sei, quando sarai pronta» le disse.

Un atto di lealtà che finì per farla vacillare e alla fine cedette all'impulso. 
L'immagine di Adrien nella sua mente si dissolse come fumo al vento per pochi minuti lasciando il posto solo a Chat Noir, al suo buon cuore, alla sua lealtà, alla sua gentilezza, la forza e la tenacia con cui l'affiancava costantemente.

Sollevatasi sulle punte e appoggiate le mani alle sue spalle, stampò un bacio sulle labbra del ragazzo che, benché sorpreso, si sbrigò a ricambiarla stringendole forte le braccia in vita. 

Erano davvero come le ricordava, calde e morbide ed estremamente piacevoli. 
Avrebbe voluto essere più forte e resistergli, ma non c'era riuscita e il piacere di sentirlo così vicino, caldo, cullata dalle sue fusa, fu una punizione fin troppo dolce per quel gesto così sbagliato.
Le aveva catturato il labbro inferiore in una delicata morsa e lo stava assaporando succhiando e mordicchiando, così come lei gustava le sue muovendo la testa un po' a destra e un po' a sinistra in perfetta sincronia in quel momento magico che terminò al rintocco dell'anello di Chat Noir.
Prima che anche lui si ritrasformasse, Marinette si allontanò controvoglia dalla sua bocca sgusciando fuori dall'abbraccio infilandosi nell'ascensore.

«scusa» bisbigliò tenendo gli occhi puntati su di lui, mentre cercava il tasto per scendere. Vide le sue labbra leggermente arrossate dal loro bacio piegarsi a destra in un sorriso a metà tra l'amareggiato e il soddisfatto.
«aspetterò» disse solo tenendo gli occhi chiusi, ormai consapevole di non esserle indifferente, ma di dover ancora lottare per conquistare il suo cuore totalmente, in costante rivalità con il suo misterioso amore segreto.
«alla prossima, Gattino» lo salutò.

 

Solo quando sentì le porte chiudersi e la cabina scendere, Adrien aprì gli occhi. 
Non era sicuro se quello che era appena accaduto fosse stato solo frutto della sua fantasia o fosse successo davvero, ma quando si ritrasformò e si sfiorò le labbra calde con il dito, avvertì qualcosa di leggermente appiccicoso che al gusto risultò fruttato. Strofinate leggermente con il polpastrello, lo trovò rosato e leggermente brillantato. 
Chiaramente lucidalabbra.

Aveva baciato davvero Ladybug.

«oh-oh! E quello cos'era? » commentò malizioso Plagg.
«non ne ho idea» mormorò, confuso, Adrien, ancora intento a toccarsi le labbra su cui sentiva chiaramente il sapore della ragazza dei suoi sogni.
«non importa... ho fame! » cambiò rapidamente argomento il kwami, ma il suo portatore era ancora impegnato a pensare a quel bacio, ad ogni cosa accaduta quel giorno.


La stessa Marinette non poté credere a ciò che aveva fatto. Aveva davvero baciato Chat Noir e le era piaciuto. Se non fosse stato per il tempo che remava sempre loro contro, sarebbe rimasta più a lungo e chissà cosa sarebbe accaduto dopo.
Uscita dall'ascensore, si allontanò di qualche passo dalla torre sollevando lo sguardo. Lui era ancora lì e lo capì dalle porte che si richiusero e dalla cabina che risalì, chiamata, probabilmente, dal ragazzo sotto alla maschera del suo compagno di avventure.

«Marinette, dovresti tornare a casa» la richiamò alla realtà Tikki.
«sì...» bisbigliò la ragazza osservando l'ascensore muoversi in verticale, molto lentamente, finché non raggiunse il piano.

***

Il giorno seguente, a scuola, mentre tutti riponevano le loro cose nell'armadietto per entrare poi in aula, Marinette si fermò su una delle panchine e attese.
Stranamente Adrien arrivò per ultimo, trafelato e dall'aria stravolta. Aveva la faccia di chi non aveva chiuso occhio tutta la notte e se la cosa all'inizio la preoccupò, subito dopo si rilassò quando quella stanchezza venne sostituita da un solare sorriso che le rivolse per salutarla.

«ciao Marinette! »
«buongiorno» sorrise di rimando, attendendo pazientemente che anche lui riponesse le sue cose nell'armadietto per poi avvicinarsi timidamente. «volevo... volevo solo scusarmi per ieri. Hai ragione, Ladybug e Chat Noir sono i nostri eroi, non dovrei dubitare di loro»
Sentirle dire quelle cose lo rincuorò davvero molto e per un momento cancellò i mille dubbi che l'avevano tenuto sveglio tutta la notte, sul fatidico bacio di Ladybug. Sapeva che la sua collega non era assolutamente innamorata di lui, non come lui la era di lei, eppure era successo. Una scintilla.
«non c'è motivo di scusarti» si ridestò da quei pensieri invitandola ad avviarsi con lui verso l'aula. «cosa ti ha fatto cambiare idea?» 
«credo di aver sempre avuto fiducia in loro» ammise Marinette: «sono solo stata colta da un po' di sconforto, credo. Ma non dubiterò più» si ricaricò mostrandogli il suo sorriso combattivo da Ladybug a cui Adrien rispose avvolgendole un braccio intorno alle spalle.
«brava, questa è la Marinette che mi piace! » esclamò.

Entrarono così in classe, abbracciati e sorridenti, lasciando esplodere il chiacchiericcio generale e un'immensa gioia e sorpresa tra i loro amici che sentirono di essersi persi qualcosa.


***


Ed eccoci alla fine!
Da cosa è nata questa fic? Beh semplicemente dal fatto che, in Zombizou particolarmente, mi abbia urtato molto il modo in cui tutti dicevano " tanto risolverai tutto come sempre", compresto Chat Noir. Come se indossare un costume rosso a pois la rendesse la risolvi problemi del mondo, come se sotto non ci fosse una ragazza. E' successo anche in Frightingale e in molti altri episodi, ma in Zombizou è stato palese e mi domando come Marinette abbia resistito. Non metto in dubbio che sia forte, tenace, intelligente, ma resta sempre una ragazzina di 14 anni con una responsabilità enorme sulle spalle!

Bene espresso il mio punto di vista a 360° sulla questione, lascio a voi i commenti, è una cosa su cui mi piacerebbe molto discutere, sia a livello di fanfiction che di serie in sè.

Parliamo ora della scena finale. Somiglia a Troumblemaker? Ebbene sì. Perchè? Perchè per quanto possano scostarsi dall'arco narrativo, dallo stile di miraculous, mi piace che seguano la linea della serie e dopo l'episodio di ieri direi che questi due si sono avvicinati MOLTO.
E non dico altro perchè se no partono gli scleri
*ma avete visto come l'ha presa sottobraccio aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!*
(capite? XD) 

Baci bacini ai miei amorini! 
Alla prossima!

Vega

   
 
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