Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Panerai Ilaria    18/06/2018    1 recensioni
Hermione è costretta a riflettere con più attenzione sulla relazione che ha intrapreso con Draco Malfoy a causa di un sogno ricorrente. Un incubo. Un incubo che sembra voluto da qualcuno in particolare.
Ma chi, delle tante presone contrarie vuole farli separare?
Dal testo: “Draco, non era quello che intendevo.”
“Draco. Draco, Draco, Draco. Consumerai il mio nome se continuerai così, Mezzosangue.” Il modo in cui l’aveva guardata non aveva niente di ironico o scherzoso, c’era quello sguardo sfida e superiorità sanguigna che non vedeva da anni.
L’aveva zittita con quel commento, le aveva fatto male e dovette aspettare qualche secondo prima di poter ribattere.
Le ci era voluto molto per imparare a chiamarlo per nome, forse per la forza dell’abitudine o per ciò che significava.
“Allora ti chiamerò Malfoy, se preferisci.” A discapito delle ultime due parole, il tono della voce non era gentile, ma tagliente.
Malfoy era il mangiamorte.
Draco un uomo libero.
Anche un uomo può sempre avere un'anima, ma non credere che l'userà per capire te.
Anche un uomo può essere dolcissimo, specialmente se al mondo oramai gli resti solo tu.
-Anche un Uomo, Mina
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Anche un Uomo

 

 

Ragazza mia, ti spiego gli uomini.

Ti servirà quando li adopererai.

Son tanto fragili, fragili tu

maneggiali con cura.

Fatti di briciole, briciole che

l'orgoglio tiene su.

Ragazza mia sei bella e giovane,

ma pagherai ogni cosa che otterrai;

devi essere forte ma forte perché

dipenderà da te.

Tu sei l'amore il calore che avrà

la vita che vivrai.

Anche un uomo può sempre avere un'anima,

ma non credere che l'userà per capire te.

Anche un uomo può essere dolcissimo

specialmente se al mondo oramai

gli resti solo tu.

Ragazza mia adesso sai com'è

quell'uomo che mi porti via e vuoi per te.

-“Anche un uomo”, Mina

 

 

Ragazza mia, ti spiego gli uomini.

Ti servirà quando li adopererai.

Così era iniziato il sogno che ancora la tormentava, che la faceva rimanere sveglia ogni notte per almeno due ore.

La cosa andava avanti da una settimana.

Aveva bisogno di capire chi fosse che veniva a trovarla nel sonno, inducendola a svegliarsi e riflettere. Riflettere anche se non voleva. La costringeva a pensare.

Conosceva a memoria le parole della canzone che la donna recitava.

Perché di una donna si trattava, sì, una donna bionda ed elegante, raffinata.

Le dava sempre le spalle, il che stonava con il suo aspetto così educato.

Ma il suo non era un gesto di affronto, né di mancato rispetto.

Non vuole farsi riconoscere” aveva pensato Hermione più volte.

Indossava ogni notte un leggero vestito di seta azzurro che le ricadeva sul corpo morbido in modo quasi doloroso da guardare.

Come si poteva essere tanto belli, ma allo stesso tempo fare così male?

Sentiva un forte dolore al petto quando puntava gli occhi verso la figura di fronte a lei, così abbassava le palpebre e si limitava ad ascoltare.

Ascoltava e basta.

Ascoltava quella suadente tortura come un animale si lascia attirare in trappola da una scia di cibo.

Avrebbe voluto gridare a quella donna di voltarsi, di farsi vedere in viso, di avere il coraggio di mostrarsi a lei.

Sì, il coraggio.

Quello che lei non riusciva più a trovare da quando aveva lasciato che le emozioni la sopraffacessero.

Tormentata da questi pensieri scivolò verso l’altro lato del letto, percependo il calore familiare della figura distesa vicino a sé. Aveva il respiro regolare di chi dorme profondamente nonostante la giornata sia iniziata, di chi è così inconsapevole di essere guardato da prendersi la libertà di slacciare il nastro della maschera e lasciare che scivoli via.

Hermione allungò una mano e spostò quelle ciocche di capelli impalpabili che ricadevano sulla fronte di Draco.

Voleva vedere il suo viso disteso, privo di ogni preoccupazione. Rilassato.

Era bello, molto bello. Ma di questo non aveva mai dubitato.

 

Temi ancora il conforto, Mezzosangue? Hai paura di non essere alla sua altezza?”

Erano passati i tempi in cui la lingua biforcuta del Serpeverde la prendeva in giro insistendo sul suo sangue Babbano, adesso era solo un epiteto come un altro che aveva iniziato quasi a piacerle.

Quasi.

Erano passati i tempi di infierire, certo, ma non quelli di ferire.

Ferire le persone era una cosa Draco Malfoy riusciva a fare molto bene, fin troppo. Conosceva i tuoi limiti e non mancava mai di ricordarteli.

Certo, ti spingeva anche a superarli, ma in che modo?

Obbligandoti a dimostrargli che si era sbagliato, nel dubitare delle tue possibilità.

Hermione avrebbe voluto che credesse di più in lei, che la appoggiasse nelle decisioni più importanti come la carriera da intraprendere, ma anche in quelle più futili come il colore del fermaglio per capelli da indossare quel giorno o le parole da usare in un’ennesima intervista.

 

 

 

Mi sono allontanata solo perché mi sentivo fissata da troppi occhi, Draco, non perché non ti volessi stare vicino.”

Pensi che a me piaccia vedere come le persone mi guardano?”

Non ho mai detto questo. Io...”

Pensi che non me ne accorga di come anche tu, anche tu, fissi con insistenza il mio braccio sinistro mentre mi spoglio?”

Draco, non era quello che intendevo.”

“Draco. Draco, Draco, Draco. Consumerai il mio nome se continuerai così, Mezzosangue.” Il modo in cui l’aveva guardata non aveva niente di ironico o scherzoso, c’era quello sguardo sfida e superiorità sanguigna che non vedeva da anni.

L’aveva zittita con quel commento, le aveva fatto male e dovette aspettare qualche secondo prima di poter ribattere.

Le ci era voluto molto per imparare a chiamarlo per nome, forse per la forza dell’abitudine o per ciò che significava.

Allora ti chiamerò Malfoy, se preferisci.” A discapito delle ultime due parole, il tono della voce non era gentile, ma tagliente.

Malfoy era il mangiamorte.

Draco un uomo libero.

Vide passare negli occhi cinerei del ragazzo un velo di amarezza, ma anche rabbia e lei non poté fare a meno di sentirsi orgogliosa della reazione causata.

Quello di Draco fu solo un lampo di avvertimento, durò meno di un secondo, ma l’orgoglio di Hermione sopravvisse ancora meno, rimpiazzato da un lieve sorriso.

Faceva sempre così: sorrideva nonostante tutto, come per provare a ricucire il rapporto tra di loro che molte volte si era strappato.

Poche da lei, tante da lui.

Io ho accettato ciò che sei stato, ti amo e fa parte di te.”

È arrivato il momento che lo accetti anche tu.”

A quanto pare, non libero abbastanza.

 

 

 

Quel ricordo la faceva rabbrividire ogni volta, per questo cercava di relegarlo in un angolo della mente, dentro un sacco nero, come quello dell’immondizia Babbana. Angolo su cui puntualmente le cadeva lo sguardo, e non poteva far a meno di sbirciare un po’ nel sacco.

Son tanto fragili, fragili tu maneggiali con cura.

Fatti di briciole, briciole che l’orgoglio tiene su.

Sussultò nel sentire la voce della donna rimbombarle nelle orecchie e si guardò attorno.

Tutto sembrava immutato: le coperte in un groviglio in fondo ai piedi del letto, la stanza ancora immersa in una semi oscurità a causa delle tende ancora tirate.

Non voleva ammetterlo, non poteva, ma la donna aveva ragione, aveva tremendamente ragione.

Draco sapeva amare, sapeva andare avanti nonostante le intemperie della vita. Era dotato di una resilienza non indifferente e di una perseveranza altrettanto sviluppata.

Draco sapeva amare, ma nel suo modo quasi beffardo, spaventato dal sentimento stesso più di quanto lo fosse stato di qualunque altra cosa in vita sua.

Più spaventato di quando era un Mangiamorte.

E questa sua paura lo portava ad un’auto difesa a volte eccessiva, che allontanava Hermione anziché avvicinarla a sé.

Draco era comunque un Malfoy e non sia mai che potesse anche solo pensare di chiedere aiuto.

Hermione glielo aveva offerto varie volte, ogni giorno si offriva volontaria con la stessa velocità e prontezza con cui a scuola alzava la mano per rispondere alle semplici domande dei professori.

 

 

 

So-tutto-io, che ne dici di raggiungermi qua, sul letto, anziché lasciarmi da solo?”

Resta pure a crogiolarti nella tua ignoranza, furetto, ma io ho bisogno di ripassare ancora una volta il discorso.”

Oh, andiamo, sarà la quarantesima volta che lo fai. Lascia perdere. Andrai benissimo.”

Hermione non poteva credere alle proprie orecchie: Draco la stava davvero incoraggiando? Credeva in lei? Sapeva che ce l’avrebbe fatta?

Incoraggiata dalle tacite risposte che da sola aveva dato a quelle domande aveva posato i fogli stropicciati sulla scrivania, si era alzata in piedi e aveva impiegato un tempo infinito, ma premeditato, per raggiungere il ragazzo biondo.

Lui, dal canto suo, non le aveva mai staccato gli occhi di dosso.

Gli piaceva guardarla mentre si preparava per lui, si scioglieva i riccioli morbidi ma ribelli e li lasciava ricadere sulle spalle.

Non volendo che gli indumenti fossero d’intralcio si liberò della maglietta e rimase a torso nudo, lasciando che la sua Mezzosangue posasse lo sguardo su di lui.

Era bello, Draco, con i capelli leggermente in disordine per essersi già sdraiato nel letto, il petto scoperto che si alzava e abbassava a ritmo lento e calmo, il ghigno malizioso che gli si era dipinto sul volto non appena l’aveva vista alzarsi.

Hermione si prese tutto il tempo per osservarlo, per lasciar vagare lo sguardo sul corpo asciutto ma forte del suo compagno, il leggero accenno di addominali che lei aveva imparato a sfiorare nei punti giusti per farlo sospirare.

Posò con delicatezza una mano in quella che lui teneva tesa nella sua direzione.

La mano sinistra.

Il braccio sinistro.

Hermione si stupì di quel gesto e, inevitabilmente, fece scivolare lo sguardo sul Marchio Nero che campeggiava indisturbato sulla pelle diafana dell’ex Serpeverde.

Per un attimo la sua mente vagò indietro nel tempo, a quando in quel Manor era stata torturata e segnata a vita dalla cicatrice leggera, ma bel visibile, che adesso veniva mostrata vicino al tatuaggio di Draco.

Entrambi portavano un ricordo della Guerra Magica sulla pelle, ma andava bene così.

Lei era andata avanti, aveva rivolto un sorriso triste al passato e sperato nel futuro, godendosi il presente.

Quando alzò lo sguardo su Draco ebbe un lungo secondo di smarrimento.

Il ragazzo la guardava, gli occhi leggermente dilatati e una chiaramente leggibile paura in quei pozzi grigio nebbia, accesi da una luce spaventosa.

Fu un attimo: lui ritirò il braccio come se non lo avesse mai disteso e si alzò in piedi per sovrastarla con la sua altezza, nettamente superiore.

Il volto era tornato ad essere impassibile, il ghigno malizioso adesso si stagliava forzatamente nell’oscurità.

Hermione sentì il cuore mancare un battito quando si accorse che la barriera tra di loro era di nuovo stata eretta.

Non da lei.

Lui aveva frainteso.

 

 

 

Ragazza mia sei bella e giovane,

ma pagherai ogni cosa che otterrai.

Era vero. Per l’ennesima volta la donna aveva ragione.

Allontanava quella verità come se fosse una mosca indesiderata e si stringeva di più al caldo corpo del suo amante, che aveva appena mugolato qualcosa, preannunciando il suo imminente risveglio.

Hermione non aveva mai staccato gli occhi da quel viso dai tratti spigolosi che aveva imparato ad amare, ma non si era accorta che il ragazzo si stava svegliando, tanto era presa dai suoi pensieri.

Torna a dormire, Malfoy, torna a dormire. Non ho ancora deciso cosa fare.” Si ritrovò a pensare intensamente.

Cosa fare con lui? Continuare una storia probabilmente destinata a finire presto, basata su troppi se e ma, che affondava le sue radici in tante promesse infrante e poche mantenute?

Le poche promesse mantenute sono quelle più importanti, le ricordò una voce spaventosamente simile alla donna del sogno.

Hermione scosse la testa, lei continuava a costringerla a pensare senza darsi per vinta, a formare ad essere quell’Hermione che in passato aveva contribuito a sconfiggere Voldemort.

Fu strappata dai ricordi della notte della Guerra Magic da un braccio di Draco che si era fatto strada sul letto fino a circondarle la vita con un braccio.

Sorrise istintivamente a quel gesto e gli posò un lieve bacio sulla fronte, tornando ad accarezzare la pelle della guancia, resa leggermente ruvida dall’accenno di barba che entro poche ore sarebbe scomparso una volta che Draco fosse tornato dal bagno.

Stava pagando per le sue azioni del passato?

Stava scontando la sua pena?

Guardando ancora il volto in stato di dormiveglia di quel diavolo bollente dagli occhi di ghiaccio si ritrovò ad annuire, rispondendo ancora una volta tacitamente alle domande.

Stava pagando ogni istante passato con lui con mille altri spesi a chiedersi se fosse la cosa giusta da fare.

 

 

 

Cosa stai facendo? Sei impazzito? Mettila giù. Draco...”

Il terrore la stava dilaniando, la paura di perderlo per sempre si stava facendo strada in lei sempre più velocemente e adesso aveva raggiunto il punto di non ritorno.

Di fronte a lei il ragazzo teneva la bacchetta puntata contro la propria fronte, la punta del legno che solleticava la tempia e scostava i capelli biondi come solo le dita di Hermione avrebbero dovuto fare.

Non oppose resistenza quando lei gli si avvicinò cautamente, fece solo un sussulto nel sentire la bacchetta scivolargli via dalle dita e cadere a terra, il rumore attutito da uno dei tappeti preferiti di Hermione.

La stessa Hermione che lo stringeva a sé come una madre con il suo bambino, gli sussurrava parole dolci e lo cullava come in trance.

Aveva deciso di togliersi la vita. Di farla finita.

Non voleva amare, non di nuovo, non dopo aver perso tutto.

Ma nonostante tutto continuò a farlo, fingendo di non vedere il sentimento che aleggiava come un’aura dorata attorno al corpo della Mezzosangue.

Devi essere forte, ma forte perché dipenderà da te.

Tu sei l'amore, il calore che avrà la vita che vivrai.

 

 

 

“Basta. Basta, basta, basta.” Continuava a ripetere in una litania appena sussurrata, rischiando ad ogni parola di svegliare definitivamente il biondo addormentato.

Anche un uomo può sempre avere un'anima,

ma non credere che l'userà per capire te.

Smettila di torturarmi...” supplicò Hermione alla donna e strinse gli occhi fino a farsi male, iniziando a vedere macchie gialle e blu nell’interno delle palpebre.

Draco un’anima c’è l’aveva, ne era certa, era pur sempre un essere umano, ma l’aveva mai usata per capire lei?

L’aveva amata, posseduta, l’aveva avuta per sé molte volte.

Ma non l’aveva mai capita.

Non aveva capito perché avesse voluto mantenere una corrispondenza con Ronald dopo che si erano lasciati, non aveva capito perché non fosse diventata una professoressa e fosse ancora indecisa sul futuro, non aveva capito perché ogni volta che guardava il Marchio Nero sul braccio di Draco sorrideva.

Non aveva capito perché lei lo amava.

Però un giorno, dopo aver fatto l’amore, perché di sesso non poteva certo trattarsi, le aveva preso le mani con tocco delicato, aveva baciato le nocche una ad una tenendo gli occhi chiusi.

Hermione era rimasta a guardarlo stupita, non si era mai comportato così.

Poi lui aveva parlato e le lacrime che minacciavano di uscire dagli occhi dell’ex Grifondoro si erano perse il permesso di scivolare lungo le guance.

“Mi dispiace per quello che ho fatto, sia in passato che in questi giorni. Ti ho fatto male, ti ho ferito, ti ho dilaniato con frasi insensate e volte solo a rigirare il coltello in varie piaghe.

Ma ti ho anche aiutato nei momenti più bui come tu hai fatto con me.

Sei tutto ciò che voglio, Mezzosangue.”

Draco accarezzò con lo sguardo le lacrime che la ragazza non riusciva a trattenere, non fece niente per fermarle e, quando la vide schiudere le labbra probabilmente per rispondergli, riprese lui stesso a parlare senza dare l’opportunità a nessuno dei due di poter pensare oltre.

“Sei tutto ciò che mi resta, Hermione.”

Anche un uomo può essere dolcissimo,

specialmente se al mondo oramai gli resti solo tu.

 

 

 

A Hermione sembro quasi di poter sentire ancora il sapore delle calde lacrime salate che quel giorno le avevano bagnato le guance e istintivamente fermò le carezze proprio sul petto del ragazzo, all’altezza del cuore, sentendolo battere sotto le proprie vita.

Il cuore è un muscolo involontario, lo sapeva bene, ma non poteva fare a meno di sperare che battesse anche grazie a lei.

Per lei.

Con quella stessa mano gli aveva dato uno schiaffo al terzo anno ad Hogwarts e sempre con quella mano lo aveva colpito più volte quando avevano litigato, non uno, non duo, decine di litigi.

Però erano sempre tornarti insieme, più uniti di prima, come a voler confermare le fiabe più belle e i libri più emozionanti.

Ma era vero?

Quell’unica volta in cui lui aveva alzato le mani non le aveva nemmeno fatto male.

E non era successo più.

Era stato un gesto involontario, le aveva detto, perché aveva avuto paura che potesse fare qualcosa di stupirò come buttarsi giù dalla finestra.

Era stato il giorno in cui aveva scoperto che non c’era modo di far tornare i ricordi ai suoi genitori, il giorno in cui aveva scoperto che il suo limite con l’incantesimo Oblivion avrebbe dovuto provare a superarlo molti anni prima, adesso era troppo tardi.

Lui l’aveva svegliata, l’aveva riportata sulla terra ferma, poi le aveva chiesto scusa così tante volte che alla fine era stata lei stessa a chiedergli di smetterla. Non le aveva fatto male, nom era nemmeno rimasto il segno, era stato come ricevere un pizzicotto per vedere se stai ancora sognando.

E lei non stava sognando.

Ragazza mia adesso sai com'è

quell'uomo che mi porti via e vuoi per te.

 

 

 

Quell’uomo che mi porti via e vuoi per te.

Mi porti via.

Hermione scattò a sedere sul letto rischiando quasi di cadere.

Finalmente aveva capito, finalmente sapeva chi fosse quella donna bionda ed elegante che aveva fatto cadere su di lei gocce di dubbio nei confronti di Draco.

C’era una sola persona che poteva essere gelosa al punto da instillare il timore di non essere abbastanza. O di essere fin troppo.

Nel momento in cui le sue labbra si aprirono per pronunciare il nome la donna prese forma di fronte a lei, nella sua vestaglia immacolata, nel suo portamento elegante e raffinato.

La donna che aveva amato Draco per prima, la donna che era stata amata da Draco per prima.

Quella che lo voleva per sé anche se non c’era più, quello che aveva sperato di vedere Hermione alzarsi dal letto e lasciare l’ex marito da solo.

Perché Draco doveva essere felice.

Doveva essere felice solo con lei.

Improvvisamente tutto fu chiaro e lo sguardo che Hermione aveva tanto anelato, che aveva sperato si posasse su di lei, esaudì i suoi desideri e la penetrò, non nel modo piacevole con cui Draco lo faceva nel letto, la sera, o la mattina, ma in un modo così intenso e gelido che le mancò il fiato.

Cercò di strapparsi via la vestaglia con cui dormiva, si graffiò la pelle e spalancò la bocca in un grido silenzioso di terrore.

Se la stava portando via.

Ma Hermione non poteva permetterlo, per nessun motivo al mondo, per nessun...

Lui ti cerca solo perché non ha più me. Lui ti vuole solo perché vuole lasciarsi alle spalle i fantasmi, ma non lo farà. Non permetterò. Se non posso più averlo io non lo avrai nemmeno tu, stupida Hermione Granger. E poi lo porterò con me, tornerà da me, mi raggiungerà qua dove non può più nemmeno vedermi. Glielo hai impedito una volta, non accadrà di nuovo.” con queste parole la donna afferrò il cuore di Hermione e strattonò.

Lei gridò, ancora e ancora, di dolore e di paura, ma nessun suono raggiungeva le sue orecchie se non la risata della donna, la risata di quella donna.

Iniziò a sentire la pelle lacerarsi, il cuore che le veniva strappato, portato via contro la sua volontà.

Lei voleva amare, di nuovo, anche se aveva perso tutto.

E continuò a farlo, nonostante tutto, senza più fingere che quel sentimento fosse solo una fiaba destinata a concludersi senza lieto fine.

“Mezzosangue...?”

La voce di Draco le giunse così ovattata e distante che ebbe difficoltà a capire che proveniva dalla realtà.

“Mezzosangue?”

Ancora. Draco la chiamava e lei voleva raggiungerlo, voleva toccarlo, accarezzarlo.

Voleva sentire le sue mani su di sé, le sue dita plasmare il suo animo tormentato.

Voleva che risolvessero insieme i problemi.

Draco.

“Hermione!”

Draco.

Fu quello il suo ultimo pensiero quando, con un ultimo sforzo, sollevò le palpebre e fissò o sguardo nei profondi occhi irati della donna.

Pronunciò una sola frase, poi si sentì leggera come mai e due braccia calde la avvolsero.

“Lasciami, Astoria, lui adesso ha bisogno di me e io di lui.”

Lascialo andare.”

 

 

 

Non seppe mai se quell’ultima preghiera l’avesse rivolta ad Astoria parlando del suo cuore o di quello di Draco, ma seppe soltanto che quando aprì gli occhi e riuscì a mettere a fuoco, scacciando quella nebbia che si era creata attorno a lei, si perse in un’altro grigiore.

Il caldo e allo stesso tempo grigio tempestoso degli occhi di Draco Malfoy che la guardavano velati d’ansia e di un sentimento di cui, ne era certa, non avrebbe più dubitato.

“Amore...”

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Panerai Ilaria