Crossover
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Autore: Registe    18/06/2018    4 recensioni
Tredici guardiani. Tredici custodi del sapere.
Da sempre lo scopo dell'Organizzazione è proteggere e difendere il Castello dell'Oblio ed i suoi segreti dalle minacce di chi vorrebbe impadronirsene. Ma il Superiore ignora che il pericolo più grande si annida proprio tra quelle mura immacolate.
Questa storia può essere letta come un racconto autonomo o come prologo della serie "Il Ramingo e lo Stregone".
[fandom principale Kingdom Hearts; nelle storie successive lo spettro si allargherà notevolmente]
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anime/Manga, Videogiochi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ramingo e lo Stregone'
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Capitolo 18 - Vexen (VI)





Un giovane Even





Il metallo era freddo e liscio come sempre sotto le sue dita. Vexen sfiorava la superficie dell’immenso portone con la stessa delicatezza che riservava ai tomi più preziosi della Biblioteca, talmente antichi da rischiare di dissolversi in polvere non appena esposti alla luce. All’apparenza non sembrava cambiato nulla.
Le decorazioni floreali scintillavano come ogni giorno, il doppio battente era saldamente chiuso, nemmeno il più flebile bagliore di luce trapelava dall’interno di quelle Stanze che Vexen aveva potuto sognare soltanto con gli occhi della mente.
Eppure la magia nelle sue vene era in subbuglio, ribolliva al contatto con la verità che l’olfatto di Zexion aveva percepito prima di chiunque altro di loro: i sigilli imposti dal Superiore si erano spezzati. Dissolti come se non fossero mai esistiti.
Sarebbe bastato dare una spinta alle pesanti maniglie per vedersi spalancare di fronte tutto il potere delle Stanze della Memoria.
“Zio… “
“Lo so, lo so. Non ho intenzione di aprirla. O meglio, non ho intenzione di contravvenire all’ordine del Superiore. Puoi stare tranquillo.”
“È solo che… “
Alle sue spalle, lo scienziato percepì Zexion spostare il peso da un piede all’altro. Comprensibile che il ragazzo fosse nervoso. Abituato alla routine di odori sempre uguali del Castello dell’Oblio, era rimasto stordito per dieci minuti buoni quando al risveglio non aveva trovato al proprio posto uno dei più potenti, una parte dell’essenza stessa del Castello da quando Zexion aveva memoria. Era come, Vexen sospettava, se uno qualsiasi di loro avesse aperto gli occhi al mattino e visto sopra di sé il cielo stellato invece del soffitto immacolato della propria stanza.
“… credo sia una reazione del Castello a… quello che è successo con Marluxia.”
“Cosa c’entra Marluxia con la scomparsa dei sigilli?”
Il Castello aveva una volontà propria, tutti i testi della Biblioteca concordavano su questo punto. Nei primi anni Vexen aveva svolto numerose ricerche in proposito, affascinato dalla prospettiva di entrare in contatto con un’entità millenaria, probabilmente in possesso di conoscenze inimmaginabili. Con il trascorrere del tempo, tuttavia, il suo entusiasmo era andato scemando: la volontà del Castello non rispondeva a nessun tentativo di comunicazione magico o alchemico, né aveva mai mostrato alcun tipo interesse per i membri dell’Organizzazione o le loro attività quotidiane. Nemmeno l’arrivo dei demoni e il rito di teletrasporto avevano cambiato la situazione. In effetti, se non fosse stato per le annotazioni della Biblioteca e le percezioni di Zexion, il n. IV avrebbe stentato a credere che il Castello dell’Oblio fosse un’entità viva.
Quindi perché proprio adesso?
“Non si tratta solo delle azioni del n. XI. Ma le sue emozioni… l’odio, il desiderio di vendetta. Li ha portati dentro di sé e fatti crescere per tutto questo tempo. Credo che abbiano risvegliato il Castello, per così dire. O almeno una parte di esso.”
“L’odio di una sola persona è riuscito dove decine di riti alchemici hanno fallito?”
Lasciò perdere il portone e tornò a concentrare la propria attenzione sul n. VI. Il ragazzo era molto nervoso. E non aveva ancora detto tutto quello che aveva da dire. Vexen incrociò le braccia, ma non gli mise fretta, lasciandogli il tempo di riordinare le parole.
“Zio… “ Era raro che Zexion evitasse il suo sguardo in quel modo. “Marluxia non è l’unico a… provare sentimenti negativi in questo Castello.”
Non era la prima volta che intavolavano quella conversazione. Difficile non doverla affrontare, con Zexion in grado di carpire ogni suo singolo pensiero. Nascondere, minimizzare o fare finta di niente avrebbe soltanto peggiorato le cose.
“Sono almeno dieci anni che provo sentimenti negativi riguardo il modo in cui al Superiore gestisce questo posto. Non è certo una novità.”
Non riuscì a impedire a una sfumatura aspra di impadronirsi della sua voce.
“Ma ultimamente è peggiorato. E non sei l’unico, zio. Diversi membri dell’Organizzazione sono infelici o contrariati da quando abbiamo lasciato il nostro mondo.”
“Puoi biasimarci?”
Si pentì all’istante della sua durezza. Zexion non era responsabile di quella situazione assurda. Aveva a cuore soltanto il suo bene e cercava sempre di sostenerlo. Era solo che… a volte lo scienziato aveva la sensazione che nemmeno lui, nemmeno il ragazzo che amava come un figlio riuscisse a capirlo fino in fondo.
Idiota! Non devi pensare queste cose!
“Mi dispiace” scattò immediatamente Zexion. “Forse se avessi insistito di più con il Superiore a quest’ora… “
“No.” Vexen fece qualche passo lungo il corridoio bianco e strinse con affetto la spalla del ragazzo. Era così minuto e fragile. Il bambino abbandonato nella neve era ancora lì, rannicchiato dietro quegli occhi chiari come il cristallo che lo scrutavano con amore e apprensione.
“Il Superiore aveva già preso la sua decisione. Non c’era nulla che tu potessi fare. Né avevi alcun obbligo di farlo.”
“Mi dispiace di non avere un modo migliore per aiutarti. Vorrei poterti dare quello che cerchi.”
Vorrei poter essere abbastanza, supplicavano gli occhi del bambino nella neve.
Vexen sospirò. Le parole di Zexion lo riportavano con la mente a un altro tempo, quando lo scienziato del Castello dell’Oblio era solo un adolescente allampanato con nient’altro che uno zaino in spalla e lo sguardo perso oltre la soglia di casa.
“Non capisco, Even. Ti giuro che non lo capisco!”
Quel giorno suo padre si era piantato a gambe larghe in mezzo al sentiero, lungo la collina che isolava l’abitazione della sua famiglia dal villaggio vicino, impedendogli di fare un altro passo.
“Non ti manca niente qui, e tu mi dici che preferisci vivere in mezzo a una strada. Che vuoi fare il… medico girovago! Io ti ho dato tutto! Ho lavorato duramente ogni singolo giorno della mia vita per garantire un futuro sereno a te e tua madre!”
Non erano vanterie prive di fondamento. Suo padre aveva messo su una piccola fortuna grazie a un’attività commerciale costruita praticamente dal nulla. Solo l’intraprendenza e la determinazione gli avevano permesso di prevalere sulle tassazioni esose dei signorotti locali e sul bando dei sacerdoti che esecravano la pratica mercantile come il più abietto esercizio del demonio. Il giovane Even lo ammirava, e gli era grato per questo. Tuttavia, sfortunatamente per il genitore, ne aveva anche ereditato tutta la testardaggine e la determinazione.
Rispose a Zexion come aveva risposto quel giorno di tanti anni prima:
“Il fatto che io cerchi qualcos’altro non diminuisce in alcun modo il mio affetto per te, Zexion.”
Suo padre, con il tempo, se ne era fatto una ragione (era assai probabile che sua madre avesse giocato un ruolo critico in proposito). Anche lontano da casa Even aveva mantenuto un buon rapporto con i genitori e, alla fine, con le sue capacità di medico, era riuscito persino a renderli orgogliosi di lui. Suo padre era morto con un sorriso sereno sulle labbra e la mano stretta tra le sue.
Di sicuro poteva trovare un modo per rendere orgoglioso anche Zexion. Non c’era bisogno di rinunciare per forza a qualcosa per raggiungere la felicità.
“Lo so” sussurrò semplicemente il ragazzo.
“Cerchiamo di venire a capo di questo mistero, piuttosto” lo incoraggiò il n. IV. “Il Superiore si aspetta delle risposte da noi.”
Si staccò da Zexion e mosse qualche passo lungo il corridoio. “Voglio dare un’occhiata all’altro ingresso delle Stanze che si trova su questo piano. Naturalmente i sigilli sono infranti anche lì, ma forse potremmo provare a… “
Si sentì tirare per la manica. Zexion si era aggrappato a lui con tutto il suo peso, e Vexen riconobbe immediatamente quel suo sguardo lontano, spalancato su una realtà accessibile soltanto ai suoi sensi. Si affrettò a sorreggerlo passandogli un braccio attorno alle spalle.
“Che succede? Cosa senti?”
La risposta arrivò sotto forma di un tremolio nell’aria, e un istante dopo nel bianco accecante del corridoio sbocciarono le spire oscure di un portale di teletrasporto. Xigbar ne saltò fuori trafelato ed evitò qualsiasi preambolo:
“Il n. XIII è scomparso!”
“Come sarebbe a dire scomparso?”
Letteralmente scomparso. Il n. IX dice che stavano pulendo insieme la cucina e lo ha visto svanire di colpo davanti ai suoi occhi. Puff, sparito da un momento all’altro! Ora, Demyx non è famoso per essere una cima, ma non credo proprio che mentirebbe su una cosa del genere. Zexion, hai idea di cosa possa essere successo?”
“Non è… “ La voce di Zexion era un rantolo spezzato. Aveva ancora la mano stretta sulla manica della sua tunica, e i muscoli contratti in tutto il corpo indicavano che stava provando una forte ondata di nausea e dolore. In mancanza di un posto migliore, Vexen lo fece adagiare sul pavimento con la schiena appoggiata alla parete più vicina, e gli si inginocchiò accanto, tenendogli la fronte. Stava sudando copiosamente.
“Non è… solo il n. XIII” riuscì a mormorare infine. Vexen detestava la propria impotenza in quelle situazioni: era costretto a vederlo soffrire senza poter fare nulla per lenire il suo dolore. I farmaci avevano un effetto blando e comunque poco duraturo, e sì che ne aveva provati a decine, sintetici o naturali che fossero.
“Anche il n. VIII…  non so come sia successo, ma… Axel è dentro le Stanze.”
Anche Xigbar si era inginocchiato accanto al n. VI e borbottava sommessamente: “Tutto questo non ha un cazzo di senso.”
“Temo che non riesca più a uscire.”


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Fonte della fanart a inizio capitolo: https://orig00.deviantart.net/2d14/f/2015/288/8/b/201510082_by_sayuri551-d9d6do8.jpg
  
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