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Autore: FairLady    19/06/2018    0 recensioni
Due occhi scuri, lo specchio di un'anima profondamente ferita.
Un nome sussurrato dal vento che arrivi a lenire un dolore ormai senza tempo.
Due cuori affini che si fondono in un unico corpo immortale, quello dell'amore.
Prima storia in questo fandom. Please, be kind.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un abbraccio tra due persone non era mai durato così a lungo.
Mai.
Miko e Tanisha, raccolti in disparte, parlavano a bassa voce mentre Aura e Michael, seduti vicini sul divano, si stringevano l’uno all’altra. Entrambi avevano per troppo tempo aspettato conforto, sollievo, comprensione. Entrambi erano stati male da morire; preoccupati l’una dell’altro, in ansia. Disgustati, rammaricati e arrabbiati con il mondo intero che stava cercando di distruggere una delle poche persone che davvero si occupava degli altri con il cuore colmo di generosità e altruismo.
Forse gli esseri umani non erano ancora pronti ad avere in mezzo a loro una creatura tanto pura: era questa l’unica ipotesi a cui Auralee riusciva a pensare.
«Non so proprio come sia possibile che le persone si bevano certe stronzate, non lo so proprio.»
Mentre loro due se ne stavano lì in silenzio, Miko stava spiegando all’amica di Auralee quello che avevano vissuto a Città del Messico nelle ore precedenti.
«Gli ultimi concerti sono stati annullati, Michael non è in grado di affrontare una fatica simile, dopo i problemi che ha avuto alla schiena e tutto questo casino che gli si è abbattuto addosso ingiustamente.»
Cercava di tenere un tono di voce basso, non voleva angustiare Michael più di quanto già non fosse, ma più spiegava a Tanisha la situazione, più la rabbia gli montava nel corpo, come un fiume in piena pronto a esondare.
«L’unica cosa che mi è venuta in mente è stata portare Michael da lei…», entrambi si volsero verso i due ragazzi, ancora stretti.
«Hai fatto forse l’unica cosa che potevi fare.» Gli rispose lei. «Aura mi ha raccontato tutta la storia in queste ultime ore, aveva tenuto il segreto perché non voleva esporsi, non voleva mettere in luce la loro relazione per proteggere l’unica cosa che ancora Michael era riuscito a tenere per sé.»
Entrambi si avviarono verso il lavandino della cucina. Miko sedette al piccolo tavolo e Tanisha riempì il bollitore.
«Vuoi un tè?», gli chiese, con un mezzo sorriso mesto stampato in volto.
«Non hai qualcosa di più forte? Mi servirà per quando arriverà John, probabilmente mi licenzierà.»
«Credo che questo John avrà ben altro a cui pensare che licenziare te. Hai fatto solo la cosa giusta per Michael, e per Aura.»
La ragazza spense il bollitore e prese dalla dispensa dell’amica l’unica bottiglia di superalcolico che aveva in casa. Era una vecchia e impolverata bottiglia di Cognac, che nemmeno sapeva come ci fosse arrivata lì, perché non aveva mai visto Auralee bere un goccio di qualcosa di più forte di una birra.
Ne versò un paio di dita a lei e altrettante al suo nuovo amico e si sedette, alzarono appena i bicchieri, facendoli tintinnare, brindando silenziosamente a qualcosa che nemmeno loro sapevano. Tanisha si volse a guardare Aura e Michael, che avevano sciolto l’abbraccio, ma ancora si stringevano con lo sguardo. Si fissavano con gli occhi lucidi, in silenzio. Erano così in profondità l’uno nell’altra che Tani arrossì, imbarazzata per aver invaso quel loro momento così intimo.
«Da quello che mi ha raccontato Aura ho intuito che fra loro ci fosse qualcosa di grande, ma a guardarli qui ora, così perdutamente uniti, mi rendo conto che non avevo proprio capito un bel niente.»
 
***
 
Auralee aveva fatto portare dalla rosticceria qualcosa per pranzo, giusto per mettere qualcosa nello stomaco, anche se nessuno di loro aveva dimostrato granché appetito. Michael aveva toccato appena il pollo, bevendo solo grandi quantità di succo di mela. Solo Miko aveva mangiato nel vero senso del termine, finendo ciò che era avanzato negli altri piatti. Tre paia d’occhi lo fissavano con stupore.
«Cosa avete da guardare? Quando sono nervoso mi viene fame, cosa ci posso fare?»
Si accese una flebile risatina tra i commensali. Flebile, ma sincera.
Non che servì a molto, quantomeno distese, seppur lievemente, la pesantezza che tutti avevano sentito sulle spalle da qualche giorno a quella parte.
Quando un paio d’ore dopo suonò il citofono i brutti pensieri si erano lievemente dissipati; Michael era riuscito – quasi – a ridere, raccontando qualche aneddoto divertente del tour. Tutti avevano rimosso – quasi – che da lì a poco sarebbe arrivato John – perché ci avrebbero scommesso qualsiasi cosa, sarebbe arrivato di certo.
 
***
 
«Non posso credere che tu sia sgattaiolato così, come un ladro, senza nemmeno consultarmi! Accidenti, Michael, cosa ti dice la testa, ultimamente? Lo sai che se per caso qualcuno ti avesse seguito, ora anche Auralee sarebbe esposta a tutto questo casino? Non ci hai pensato?»
John era un fiume in piena. Aveva parlato solo lui per minuti interi, senza dare a Michael la possibilità di dire niente, o forse non aveva proprio parole. Restò lì in silenzio fino a quando John non ebbe pronunciato quell’ultima frase. Alzò lo sguardo e lo puntò dritto in quello di John per la prima volta dopo giorni.
«Non venire a dirmi che adesso ti interessa la sicurezza di Aura e che ti preoccupi che lei possa venire coinvolta nei miei problemi o altre stronzate del genere, John!»
L’aria si fece davvero tesa, erano tutti ammutoliti, compreso il manager che non aveva mai sentito Michael alzare la voce o dire qualcosa di anche solo lontanamente scurrile.
Il cantante se ne accorse e capì subito il motivo che li aveva portati a quella reazione, anche lui non si capacitava di come si era appena posto con il suo manager, ma si sentiva così frustrato che non se ne curò.
«Scusa, John, non volevo gridare… è che mi sono proprio stufato. C’è già tanta gente che non so per quale motivo ce l’ha con me, non vede l’ora di affossarmi, e adesso sembra che anche tu abbia deciso che merito di essere punito per qualcosa che non ho fatto.»
«Michael...», John abbassò gli occhi al pavimento con un’espressione mesta, poi rialzò il viso per guardare il suo cantante. Per la prima volta dopo mesi Michael sembrò ritrovare John, quello vero, quello che gli era sempre stato vicino, quello che si sarebbe buttato in mezzo al fuoco per lui. Quello che per certi versi, negli ultimi tempi, era diventato un po’ come un padre per lui e a cui si era sentito legato come un figlio.
«Hai ragione, Michael. Non mi sono comportato nel migliore dei modi ultimamente… - John prese una pausa -, è che, beh, ecco, ti ho sempre visto così fragile sotto tanti aspetti che ho sviluppato questo morboso senso di protezione, quest’ansia che mi porta a credere che nessuno sia sinceramente interessato a te e a come stai; che tutti si avvicinino a te solo con lo scopo di ferirti. »
Michael e Auralee si alzarono dal divano, da dove non si erano quasi mai alzati se non per mangiare. Lui teneva lei per la mano, stretta.
«Forse hai ragione, John. Tante persone stanno tentando di ferirmi, di screditarmi, di abbattermi… e ti ringrazio per essermi così affezionato. Ti ringrazio per arrivare fin dove io non riesco, per cercare di sopperire alle mie mancanze da eterno Peter Pan, ingenuo e infantile. Io sono forte sul palco, ma per il resto, me ne rendo conto, non mi rendo conto di ciò che mi circonda.»
Michael si volse infine verso Auralee e di nuovo il suo sguardo si perse in quello di lei; tutti poterono toccare con mano il sentimento profondo che li legava, persino John…
«Ma Aura, John… lei non potrebbe mai farmi del male, non mi userebbe mai, ne sono sicuro. Fidati di me per una volta. Lei è vera, delicata, travolgente nelle sua semplicità, come il Santana, quando ti sorprende con le sue lievi carezze per poi diventare vento caldo e seducente. Lei conosce il vero Michael e lo accetta così com’è… con i suoi pochi pregi e i mille difetti. »
Aura gli baciò appena le labbra, per pochi millesimi di secondo perché sapeva che a lui non piacevano tali dimostrazioni d’affetto in pubblico, gli scosto una ciocca riccia dal viso e gli sorrise.
«Smettila, Applehead… tu di difetti non ne hai. »
 


 
 It was cloudy before but now it's clear
You took away the fear
You brought me back to life
   
 
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