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Autore: Blablia87    19/06/2018    3 recensioni
John Watson, ex medico militare, non ha mai utilizzato - benché gliene sia stato fornito uno come sostegno durante il periodo di riabilitazione a seguito di un ferimento in missione - un R'ent. 
Preferisce continuare a percepire la realtà attraverso i sensi, invece di riceverla sotto forma di impulsi elettrici.
John Watson non comprende come possano esistere persone, i Ritirati, che decidono di isolarsi in modo permanente dal mondo lasciando ai propri Sostituti il compito di unico filtro tra loro e l’esterno.
John Watson è convinto che, per lui, la guerra sia finita.
Fino a quando il R'ent di un Ritirato, Sherlock Holmes, non compare sulla porta del suo studio in cerca di aiuto.
[Sci-Fi!AU][Johnlock][“Android”!Sherlock]
Genere: Angst, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Solo nell’avventura alcuni arrivano a conoscersi.
(André Gide)


20.
(ovvero di Conigli Bianchi e Cappelli Neri)


 
«Allora…» John si chiuse nel parka con un brivido, lanciando un’occhiata rapida all’altro che, impettito, procedeva con il cappotto aperto e le mani affondate nelle tasche. «Il tuo uomo ti ha fatto qualche nome?»
Il R’ent ricambiò lo sguardo, tornando poi a fissare il marciapiede davanti a loro.
«Donna» specificò, atono. «La mia fonte è una donna. Una ragazza, per essere precisi.»
«Scusami. Donna» lo accontentò il medico. «Che notizie ti ha portato?»
Sherlock svoltò a sinistra, in un vicolo stretto e lungo. «Un nome.»
L’altro lo seguì, con passo veloce. «Hai intenzione di dirmi qualcosa, o dovrò estorcerti ogni singola informazione a fatica?» si lamentò, aumentando ancora l’andatura per non perdere la figura del detective nella penombra della stradina. «Ehi!» lo chiamò, raggiungendolo e prendendolo per una spalla, obbligandolo a voltarsi.
«Adesso ascoltami: se vuoi che venga con te, devi dirmi gli estremi della missione» sussurrò irritato, fissando gli occhi il quelli dell’altro. «Se vuoi tenere informazioni per te, fai pure. In quel caso, però, dovrai anche continuare ad indagare da solo.»
Sherlock fissò il volto del medico con intensità. Rabbia. Fastidio. Irritazione. I sentimenti visibili in modo chiaro tra i suoi lineamenti tirati.
«White Rabbit» rispose dopo qualche secondo, distogliendo lo sguardo. «Il Bianconiglio.»
«Dovrebbe dirmi qualcosa?» domandò John, lasciando la presa.
«Forse.» Il Sostituto riprese a camminare, con meno fretta. «Ma solo se sei un hacker dal Cappello Nero.»
«Scusa?» Il medico tornò a muoversi, rilassando le spalle. Piccole gocce di pioggia iniziarono a scurire il terreno, trasportate da raffiche di vento.
«Immagino che tu appartenga a quella larga fetta di persone convinta che il termine “hacker” abbia un’accezione negativa… - sbuffò Sherlock – Beh, è quanto di più sbagliato di possa affermare. A ben guardare nemmeno il termine “cracker” è del tutto corretto, anche se già più adeguato a descrivere la tipologia di persone sulle quali stiamo indagando…»
John rimase in silenzio, aspettando che l’altro continuasse.
«Un cracker è chi spezza le protezioni invece di aggirarle, mentre “black hat hacker” indica in modo più esatto un hacker con intenti criminali. Certo, molti cracker rientrano anche in questa categoria. Ma non tutti.»
Proseguirono in silenzio per più di un minuto preceduti dalle loro ombre che, pallide, si allungavano sull’asfalto ad ogni passaggio sotto ad uno dei rari lampioni a muro affacciati sul vicolo.
Arrivato in fondo Sherlock girò a destra e poi, dopo poco, nuovamente a sinistra. John lo tallonò con attenzione, senza mai distogliere lo sguardo dalla sua schiena. Dopo un’ultima curva, si ritrovarono in un piccolo spiazzo circondato da case. Il medico si guardò attorno, stupito. Tranne una piccola porta in legno scuro, le pareti attorno a loro erano un continuo circolare di mattoni rossicci, senza alcuna interruzione.
«Dove siamo?» sussurrò, affiancandosi al R’ent.
«Il mio contatto era riuscita a risalire solo ad un nome. A noi, ora, il compito di scoprire quale tipo di attività svolga nello specifico» gli rispose l’altro, attraversando la piazzetta diretto alla soglia in penombra.
«Ti ha dato solo un nome, e tu ne hai ricavato un indirizzo?» riprese il medico, scettico.
«Oh, no. Mi ha dato un nome, ed io ho dichiarato aperta la caccia ai conigli» ribatté il Sostituto, con un sorriso enigmatico.
Prima che il medico potesse affermare di non riuscire a seguirlo nel ragionamento alzò un dito verso la porta, indicando un piccolo segno in vernice bianca. John socchiuse gli occhi e si avvicinò, cercando di mettere a fuoco il soggetto ritratto sul mattone.
«È… è un coniglio, quello?» si stupì quando, dopo un paio di tentativi, riuscì a riconoscere due lunghe orecchie sollevate ed una coda rotonda.
«Ogni gruppo ha un simbolo per potersi identificare. È bastata una rapida ricerca visiva sulle riprese delle telecamere a circuito chiuso che affollano ogni angolo della città per individuare ogni coniglio dipinto, inciso o scritto. Poi, ho scartato tutti i luoghi troppo accessibili, grandi o in vista. Alla fine sono rimasti pochi luoghi adatti a ricevere una nostra visita.»
«Tu hai accesso alle riprese delle telecamere di tutta la città?!» quasi urlò John.
Sherlock gli intimò il silenzio portandosi un dito all’altezza della bocca, soffiando però l’aria tra le labbra con troppa forza rispetto a quanto avrebbe fatto un essere umano. «Credi che il Bianconiglio sia l’unico gruppo di black hat a Londra?» domandò poi, con un sibilo.
«No, certo che no, ma…» John aggrottò la fronte. «Perdonami, ma se hai un gruppo di hacker che lavora per te…»
«Black hat» lo interruppe Sherlock.
«Ok, va bene, va bene! Black hat. Se hai un gruppo di Black Hat che lavora per te, perché semplicemente non gli chiedi di rintracciare le persone che stiamo cercando?» domandò, con il tono di chi sta esternando un’ovvietà.
«Per prima cosa, anche tra hacker esiste un galateo, e sono molto rigidi nel seguirlo. Non si da in pasto a qualcuno l’identità di un altro hacker. E poi… le informazioni che mi forniscono non sono mai… a buon mercato. Quindi cerco di dar loro solo l’enunciato basilare, per poter ricevere i dati strettamente necessari ed arrivare alla soluzione del problema da solo.»
John si portò accanto all’altro, scuotendo la testa rassegnato. «D’accordo» si arrese, con un sospiro. «Quindi, esattamente… Chi dovrebbe venire ad aprirci?» chiese poi, allargando istintivamente le gambe in previsione di un ipotetico attacco.
«Non ne ho idea» ammise Sherlock.
 
«Ma immagino che lo scopriremo tra poco» aggiunse con un sorriso, lanciando un’occhiata veloce al medico prima voltarsi nuovamente verso la porta, pronto a bussare.
 



 
Angolo dell’autrice:

Sono sparita a lungo. Lo so. Vi chiedo scusa.
Ricompaio oggi, con un capitolo davvero molto corto, ma sentivo la necessità di lavorare su qualcosa questa mattina, per riuscire a distogliere la mente da una visita davvero molto importante fissata per le 14 di oggi.
 
Mi sento comunque di rassicurarvi: ho continuato a scrivere, in questo periodo, e sono ormai a più di un terzo della seconda (e ultima) parte della storia.
 
Spero davvero, dopo oggi, di poter tirare un enorme sospiro di sollievo, e poter tornare alla scrittura con i tempi e la tranquillità che una volta erano miei fedeli compagni.
 
Ancora una volta vi chiedo, nel caso vi andasse, di rivolgermi un pensiero positivo.
Siete sempre stati un grande ristoro, per me.
 
Come sempre, grazie a chiunque abbia letto fin qui. E uno ancora maggiore a chi – nonostante venga meno ai miei obblighi di risposta ormai da davvero tanto, troppo tempo – continua a recensire, riempiendomi di parole meravigliose. <3
 
A presto,
B.
 
   
 
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