Un mazzo di fiori in un vaso. Secchi, appassiti, bruciati. Sono solo cose morte, cose morte.

Non riesco a smettere di guardarli. A ricordare un profumo che non c’è più.
I colori, luminosi una volta, adesso sono spariti. Smorti, bruciati, appassiti. Non vedranno più la luce del sole. Come te.

La morbidezza dei petali che accarezzavo con la mia mano non c’è più. Un piccolo petalo bruciato cade a pezzi appena lo tocco. Come te…

Quante volte ti ho toccato e ti ho fatto a pezzi? Non le conto più, ma le ricordo tutte. Mi uccidono ogni volta.

Quante volte farti a pezzi era l’unica cosa che desideravo? Quante volte mi avresti fatta a pezzi se avessi potuto, se avessi voluto?

Ricordo ancora quando li hai visti.
“Fiori?”, mi hai detto. Ti sei chiesto da dove venivano, non ho dubbi. Non sei mai stato bravo a mascherare la gelosia. Avrai pensato che “il mio soldatino”, come amavi chiamarlo, fosse in città. O peggio, avrai pensato al tuo nemico mortale.
I tuoi occhi sono diventati scuri. Sei andato via.

Come spiegartelo? Nessuno me li ha portati. Io, da sola, ho raccolto dei fiori.
Volevo un tocco di colore, di vita. Ricordare che al mondo esiste ancora qualcosa di delicato e bello in mezzo a tutta questa violenza, che fa parte di me.
Ma ora non ci sono più.

Sono solo cose morte, come te. Come me.

Solo cose morte. E’ tutto quello che resta.