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Autore: shira21    20/06/2018    0 recensioni
Raccolta di one-shot sulla vita e i sentimenti dei vari personaggi della saga di Harry Potter, già esistenti o inventati da me
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlie Weasley, Ginny Weasley, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Sirius/Lily
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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19 maggio 1997

Quello era il suo quinto anno, avrebbe dovuto pensare solo ai G.U.F.O. per il suo futuro, andare ad Hogsmeade con il suo ragazzo, divertirsi con i suoi amici... già ma fare tutto questo avrebbe significato essere una ragazza, una strega, qualsiasi e probabilmente sarebbe stato chiedere troppo.
Un sospiro le sfuggì dalle labbra ed Hermione le sorrise «Vedrai che tra poco tornerà; Silente gli ha chiesto di incontrarlo». Si era dimenticata di non essere sola nella Sala Comune quella sera e quella semplice frase la fece sobbalzare perché per un attimo Ginny credette che la ragazza sapesse tutto. Ci mise qualche secondo di troppo a capire che si stava riferendo ad Harry, il ragazzo con cui stava da quando lui l'aveva baciata davanti a tutta la Casa e per cui, in teoria, aveva una cotta da anni. Ma questo è il brutto delle cotte: può capitare che una volta che si ottiene ciò che dici di volere, non lo vuoi più.
«Già» mormorò poco convinta rannicchiandosi ancora di più sulla poltrona accanto al camino. Come spiegare a qualcuno che non era felice come avrebbe dovuto o che, semplicemente, quando Harry la baciava non provava nulla? Peggio, una volta si era ritrovata a desiderare che fosse qualcun altro e a occhi chiusi aveva immaginato quel volto che da mesi la stava letteralmente ossessionando. Sentiva che stava diventando rossa e di colpo si alzò in piedi. «Devo prendere una boccata d'aria». Qualsiasi cosa Hermione avesse provato a dirle però era andata perduta alle sue spalle.
Fu solo quando fu quasi arrivata al cortile interno che si rese conto del suo abbigliamento o, per meglio dire, della sua mancanza: indossava solo la maglietta di una squadra di calcio Babbana appartenuta a Dean e che non gli aveva mai restituito. Il fatto era che stava per andare a dormire, e quindi si era già tolta la divisa, quando Hermione le aveva chiesto se le andava di studiare; era tardi, nessuno avrebbe fatto storie si era detta.
Si morse il labbro con fare incerto prima di dirsi che in fondo era tanto larga da coprirla fino a quasi le ginocchia e quindi non era nulla di scandaloso. "Certo che i calzini sono un tocco di classe" si disse Ginny lasciandosi scappare una leggera risata che pareva più una semplice scarica di energia che vero divertimento.
Poi si rese conto di quello che stava facendo, andandosene in giro come una pazza, e decise a tornare indietro; probabilmente era proprio quello che Hermione aveva cercato di dirle mentre scappava a tutta velocità. Purtroppo aveva fatto solo pochi passi che una figura completamente nera le blocco il passaggio.
«Un po' tardi per una passeggiata notturna, signorina Weasley». Il cuore prese a batterle così in fretta da farle fisicamente male mentre il respiro le restava congelato da qualche parte nel percorso tra il naso e i polmoni. Severus Piton, ex professore di Pozioni e insegnate di Difesa contro le Arti Oscure, stava di fronte a lei, gli occhi di ossidiana che la squadravano dalla punta dei capelli rossi sciolti sulle spalle fino a quella dei calzini rosso e oro e ritorno. Ogni centimetro della pelle della ragazza le parve prendere fuoco.
«Av-avevo bisogno di pre-prendere una boccata d'aria, signore» Ginny avrebbe voluto sprofondare: balbettare era una novità; una delle tante controindicazioni dell'innamorarsi probabilmente. «Le finestre del dormitorio di Grifondoro non erano abbastanza grandi?» E la voce era talmente ironica da farle rimpiangere quello che aveva fatto. Sentiva che stava per prendere fuoco per auto combustione, l'imbarazzo che scorreva liquido nelle vene. «Io... ecco.. stavo tornando indietro».
Piton si limitò a inarcare le sopracciglia «Come il suo fidanzato, crede che il rispetto delle regole sia superfluo?»
«Chi?» Per qualche istante davvero il cervello di Ginny si era dimenticato il suo ragazzo. No, sarebbe più corretto dire che si era dimenticato di chiunque che non fosse Piton. Lui parve sorpreso poi si mise a ridere, una risata compiaciuta: a Piton, Harry non era mai piaciuto.
«Per questa volta farò finta di nulla, signorina Weasley, ma non sarò così clemente una seconda volta» e lentamente si fece da parte. Di fretta Ginny gli passò accanto e il cuore perse un battito quando furono a soli pochi centimetri di distanza. Poi corse via, diretta al dormitorio.

Erano passati cinque giorni da quella figura pietosa e Ginny ancora non riusciva a guardare il professore negli occhi. Hermione le aveva fatto il terzo grado ma il ritorno di Harry le aveva evitato di dover parlare di quello che era successo o spiegare perché fosse così visibilmente agitata. Inoltre i tre erano spesso distanti; non fisicamente ma fin dal suo primo anno a Ginny era parso che intorno a Hermione, Harry e Ron ci fosse una bolla che li divideva da tutti gli altri. E non era neanche l'unica a pensarla così.
Purtroppo essere sovrappensiero durante una lezione non aveva mai aiutato nessuno e riuscì a fare un incantesimo scudo solo un attimo prima che l'incantesimo le arrivasse addosso.
Il ragazzo si vide sbalzare di mano la bacchetta ma nonostante ciò le sorrise «Brava, Ginny... stavolta pensavo di prenderti di sorpresa».
«Questo perché la signorina Weasley pareva annoiarsi di fronte a suoi tentativi di disarmarla, una cosa che onestamente a quest'ora tutti voi dovreste essere capaci di fare».
Ginny sobbalzò e una spruzzata di scintille rosse spuntarono dalla sua bacchetta che forse stava stringendo troppo.
«Signorina Weasley, è la seconda volta che la trovo con la testa sulle nuvole. Vuole condividere con noi cosa o chi la distare tanto?»
«Niente... mi-mi dispiace» stava di nuovo andando nel panico e notò a malapena del modo in cui i suoi compagni di classe la guardavano: tutti sapevano che metterla in difficoltà non era facile; crescere con cinque fratelli più grandi le avevano forgiato un carattere quasi ribelle. Ma tutto ciò impallidiva quando si trovava con lui. Ancora una volta Ginny si chiese come aveva potuto innamorarsi di Piton e quando era successo.
Forse era quell'aura di potere e di mistero o forse quegli occhi così scuri in cui a volte, quando incrociava il suo sguardo per caso, gli pareva di vedere un dolore incomparabile.
Purtroppo si era persa di nuovo nei suoi pensieri e il professore l'aveva notato.
«A quanto pare la lezione è troppo noiosa per lei, signorina Weasley. Dieci punti in meno a Grifondoro per la sua disattenzione e cinque giorni di punizione». Ecco, quello sì che aveva attirato la sua attenzione.
«Ma signore...?»
In tutta la classe si era sollevato un mormorio concitato.
«A ogni protesta che sentirò aumenterò i giorni.» Le sorrise ma non c'era calore in quello sguardo. Anzi, sembrava che guardala gli facesse fisicamente male. «Vuole davvero finire la frase?»
«No, signore» rispose Ginny a tono basso ma si rifiutò di distogliere lo sguardo. Il fatto che lo amasse non le rendeva più semplice tenere a bada il proprio temperamento.
«Bene. Stasera alle 19 nel mio ufficio» e si girò a guardare gli altri studenti «Forse ho detto che potevate smettere di esercitarvi e non me ne sono accorto?»
Come tanti piccoli soldatini tutti ricominciarono a esercitarsi con gli incantesimi scudo.

Come immaginava, Harry era furioso del fatto che fosse stata messa in punizione e proprio da Piton. «Vi dico che non mi fido di quell'uomo!»
«Harry, abbassa la voce» Hermione si guardò preoccupata intorno ma Harry sembrava pronto a urlare il suo odio dalla finestra della Torre dov'erano riuniti.
Ginny invece si era quasi completamente isolata mente accarezzava il morbido pelo di Grattastinchi; come avrebbe fatto a passare cinque sere da sola con l'uomo che amava? In classe era più facile perché c'erano parecchie distrazioni ma dubitava che ci fossero anche nel suo ufficio.
«Forse dovresti parlare con Lumacorno, vedere se può aiutarti» la voce di Hermione la distrasse dall'immagine piuttosto realistica di un volto magro ed emaciato dai capelli scuri.
«Di cosa?» Guardò tutti ma era confusa, sentiva di aver perso un pezzo di conversazione.
«Della punizione... stai bene?» Harry l'attirò a sé, facendo scappare il gatto. «Ti vedo assente in questi giorni».
«Ho tante cose per la testa» gli disse lei prima di dargli un casto bacio che la lasciò completamente indifferente. Poi guardò l'ora e scattò in piedi. «Meglio che vada» e con un sorriso, forse troppo grande per una che stava andando in punizione, scompiglio i capelli a Ron e salutò gli altri.
Nonostante il cambio di cattedra l'ufficio di Piton era ancora nei sotterranei e, quando ci arrivò davanti, Ginny sentiva il cuore batterle forte. Bussò un paio di volte ma la porta era appena socchiusa e si aprì. Esitando Ginny entrò ma di Piton non c'era traccia.
Sul caminetto qualcosa bolliva e le pareti erano piene di barattoli di forme e colori differenti.
«Vedo che è in orario, signorina Weasley» Ginny sobbalzò; possibile che quell'uomo dovesse sempre arrivarle alle spalle di soppiatto?
«Buonasera, professore» e fu lieta di come la voce suono calma e decisa al contrario delle mani che tremavano nascoste dietro la schiena.
Rimasero a guardarsi per parecchi istanti e fu certa di vedere la sua espressione addolcirsi.
«Signore?»
Piton parve risvegliasi da un sogno a occhi aperti.
«Forza, andiamo» confusa, lo seguì fuori dall'ufficio fino a una vecchia sala sotterranea lunga e stretta che non veniva più usata. «Qui non ci dovrebbe disturbare nessuno», le guance della ragazza arrossirono. Possibile che sapesse?
«Non capisco» mormorò la ragazza mentre si guardava intorno. «Ho parlato con gli altri professori e tutti sono concordi a ritenerti una grande strega, abile nelle pozioni e negli incantesimi e persino a Quidditch» Ginny non sapeva se doveva ringraziare; non sembravano complimenti quanto una semplice lista di fatti. «Eppure negli ultimi tempi tutti hanno notato una certa... chiamiamola disattenzione... durante le lezioni per quanto ciò non abbia influito sui suoi compiti. Il professor Lumacorno ha addirittura suggerito che avendo partecipato alla battaglia al Ministero il programma del tuo anno ti risulti... come dire? Banale». Per Ginny quella non era una risposta anzi la confondeva ancora di più: sembrava ammirato e disgustato allo stesso tempo.
«Quanto bene conosce le Arti Oscure, signorina Weasley?»
La ragazza inspirò di colpo mentre brutti ricordi le bruciavano dentro «Più di quanto avrei voluto». Non avrebbe mai dimenticato il suo incontro con Tom Riddle, mai.
«Come immaginavo» poi sorrise e per un attimo sembrò quasi buono «Tiri fuori la bacchetta. Vediamo se stasera riuscirò ad avere la sua attenzione».
Se solo avesse saputo, si disse Ginny con un sorriso mentre estraeva la bacchetta.
«A che livello è esattamente?»
Scagliare una fattura a un professore non le pareva il caso per cui fece un Patronus e il suo fedele cavallo corse fuori dalla punta della bacchetta e in cerchio intorno a lei: era un animale che la rappresentava meglio di qualunque altro. La cosa strana fu che invece di scomparire in una nuvola argentata come capitava di solito, quello corse verso Piton e sembrava quasi chiedergli di accarezzarlo. Le guance di Ginny presero fuoco appena questo pensiero prese forma e alla fine il Patronus evaporò.
«Dovevano essere ricordi davvero felici per avere una forma così nitida» commentò Piton squadrandola con espressione impenetrabile. Era meglio che non sapesse che stava pensando proprio a lui; senza che se accorgesse, mentre lanciava l'incantesimo, aveva sentito chiaramente tutto l'amore che provava per il suo professore fluirle dentro e scaldarla. Ginny si posò una mano sul petto, era la prima volta che sperimentava una sensazione simile.
Quando alla fine si decise ad alzare di nuovo lo sguardo vide che Piton aveva lasciato perdere la sua solita maschera e la osserva incuriosito.
«Sì... lo erano...» la voce della ragazza era esitante e ancora confusa mentre rispondeva alle parole del professore.
«Beh, sei già a un livello superiore a molti tuoi compagni e so che sei brava anche con le fatture... anche quelle un po' più oscure».
Come faceva sapere a sapere tante cose su di lei? Quando aveva cominciato a fare domande?
Ancora una volta Ginny si chiese se sapesse.
In ogni caso, decise di non dire nulla e il momento passò.
Per le due ore successive eseguì ogni singolo incantesimo che le richiedeva Piton e, a fine serata, era evidentemente colpito.
«Bene, signorina Weasley. Per stasera possiamo anche concludere. Domani, alla stessa ora». E senza dire altro se ne andò.
Ginny era carica di adrenalina durante la lezione ma ora che lui se n'era andato si spense di colpo, come una candela al vento.
Si lasciò scivolare a terra e con un sorriso mormorò alle pariti silenziose un «Buonanotte, professor Piton».

Per quattro sere Piton le aveva dato lezione, chiamandole punizione e rendendola più felice che mai. Tutti avevano notato che sembrava brillare di luce propria e tutto pareva riuscirle meglio: durante l'allenamento di Quidditch segnò talmente tanti punti che suo fratello le disse che era felice che fossero nella stessa squadra e persino gli incantesimi parevano più forti (aveva quasi mandato a gambe all'aria il professor Flitwick!). L'unico che non si era accorto di nulla era Harry, troppo preso dai suoi complotti e dalle sue lezioni private con Silente. Non le importava quanto il ragazzo odiasse Piton, lei era convinta al cento per cento della sua fedeltà a Silente. C'era qualcosa in lui che difficilmente si intonava con un Mangiamorte e lei ne aveva incontrati più di uno!
Purtroppo quella sera era anche l'ultimo giorno di punizione e quasi quasi desiderò di aver protestato il primo giorno.
Era sola nel dormitorio delle ragazze e si era seduta sul bordo di pietra della finestra, le gambe nel vuoto e la testa appoggiata alla pietra; osservava il tramonto e si godeva uno dei pochi momenti di pace... beh, della sua intera vita!
A distrarla dai colori del cielo e dal volo indisturbato dei gufi fu il rapido passaggio di una figura familiare.
Piton?
Prima che potesse fermarsi a pensare, gli corse dietro fino alla rimessa per le barche. Camminando leggera cercò di non farsi notare, spiando il suo professore ma un gemito le sfuggì dalle labbra quando lo vide tirare su la manica per osservare il Marchio; Ginny non l'aveva mai visto così da vicino o così scuro e per un attimo le sembrò di vedere il serpente muoversi, cosa non da escludere. In ogni caso il suono, per quanto lieve, non era passato inosservato e si ritrovò una bacchetta puntata a pochi centimetri dal naso.
Per qualche secondo, o forse erano ore, nessuno dei due si mosse, vicini eppure lontani, gli occhi incatenati in una guerra senza nome.
Fu Piton il primo a parlare «Si è messa a seguirmi, signorina Weasley?»
Ginny avrebbe potuto rispondere in decine di modi a quella domanda eppure riuscì a farsi scappare le parole più inappropriate che potesse «Fa male?»
Non c'era da stupirsi se Piton sgranò gli occhi e la guardò come se fosse pazza.
«Cosa?»
La ragazza fece un profondo respiro: aveva iniziato, tanto valeva andare fino in fondo. «Il Marchio... sembra fare male».
Il professore abbassò la bacchetta e si guardò perplesso il braccio come se lo vedesse per la prima volta. «Brucia ma non è un vero dolore... più un promemoria» le rivolse una specie di sorriso «Interessata?»
«Sì».
Due lettere, una parola e ogni cosa parve fermarsi.
Lui la guarda incapace di credere a quello che aveva sentito.
Lei lo guardava incapace di credere a quello che aveva detto.
Un attimo così lungo che potevano iniziare guerre o finirle, tanto lungo che nuove vite sbocciavano e altrettante giungevano alla loro fine; un attimo che parve durare quanto l'eternità stessa.
Poi il tempo riprese a scorrere normalmente e Ginny fece l'unica cosa sensata: scappò via.
Ma aveva fatto solo pochi passi quando sentì quelle dita fredda intorno al proprio polso e sarebbe caduta se lui non l'avesse afferrata per la vita, stringendosela accidentalmente contro.
«Cosa significava?» La voce di Severus era giusto un tono più alto di un mormorio ma erano talmente vicini che lei capì benissimo. Senza girarsi o muoversi in alcun modo, Ginny si limitò a scuotere la testa. «Signorina Weasley?» Poi, con somma sorpresa della ragazza, si chinò abbastanza da appoggiare la guancia sui suoi capelli, le labbra a un soffio di distanza dal suo orecchio «Ginny?»
E il suo nome detto da lui sembrava così strano e giusto allo stesso tempo da provocarle ben più di un brivido.
«Significava… significava che...» cercava una scusa per nascondere la sua gaffe eppure le parole ancora non volevano saperne di uscire e poi lui disse una cosa che la fece suo malgrado sorridere e decidere che non aveva poi molto da perdere.
«Pensavo che fossi coraggiosa».
Ginny si raddrizzò in tutta la sua non notevole altezza e finì la frase in modo sincero, con il cuore in mano «Significava che sì, sono interessata. Sono interessata a sapere se il Marchio ti fa male, ogni volta che ti fa male. Sono interessata a sapere cosa pensi. Sono interessata a capire cosa si nasconde dietro quel sorriso storto o cosa renda i tuoi occhi così tristi». Fece un respiro profondo, non ci credeva che gli stava dicendo tutte quelle cose, parlandogli come se fosse un uomo qualsiasi e non un suo professore. Con un movimento improvviso, si girò tra le sue braccia, ritrovandosi così vicina da scorgere il proprio riflesso nei suoi occhi, tanto che era sicura che potesse vederle il cuore battere all'impazzata dal pulsare della vena sul collo. «Significava che sono interessata al pacchetto completo, il lato buono e il lato oscuro.»
Perché Ginny sapeva che non era un eroe senza macchia ma non era più neanche un crudele Mangiamorte: era semplicemente Severus Piton, pregi e difetti.
«Non dovresti… non dovremmo...» eppure la voce gli uscì quasi dolce, sembrava che volesse allontanarla ma allo stesso tempo tenerla il più stretto possibile.
«Non dovremmo o non vuoi?» Da dove le usciva tutto quel coraggio neanche lei lo sapeva eppure si sentiva come quando aveva evocato quel Patronus la prima sera di punizione: piena di amore e forza.
«Sei una mia studentessa e stai con Potter». Ginny si mise sulla punta e gli poso un dito sulle labbra «Se queste cose non ci fossero e non esistessero regole… lo vorresti? Io sento qualcosa che non è minimamente paragonabile a nient'altro… amore, desiderio o follia, deciditi tu… ma so che non sono solo io!» Persino in quel momento tra loro c'è tanta di quella corrente di energia inesplorata che potrebbero illuminare l'intero castello a giorno.
«Pensavo di essere io quello pazzo» e finalmente lo vede sorridere «Ero certo di starmi immaginando tutto!»
«No ma se vuoi che mi allontani me lo devi dire ora» la voce di Ginny si era ridotta a un roco sussurro mentre con le dita tracciava i contorni di quel viso che ormai conosceva a memoria.
Piton appoggiò la fronte contro quella ragazza, respirando il suo respiro, incapace di allontanarla come avrebbe dovuto «Non lo dovrà sapere nessuno; ne sei consapevole?»
Ginny si alzò il più possibile, annullando quasi ogni distanza «Lo so ma del resto del mondo a me non importa».
E, alla fine, le parole divennero superflue, aggrappati l'uno all'altro come disperati alla deriva, innamorati malgrado tutto e tutti e ancora incapaci di aver scoperto gli stessi sentimenti nell'altro.
 
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7 aprile 1998

Piton le prese una ciocca di capelli tra le dita: sembrava più un gesto inconscio ma quello le bastò a farle perdere il filo del discorso, provocandole una deliziosa pelle d'oca. Quasi si perse in quegli occhi scuri che parevano nascondere un intero universo... quasi perché in realtà era ancora furiosa con lui, indipendentemente da quanto lo amasse. «Non provare a distrarmi, Severus!»
Lui inarcò un sopracciglio con fare ironico eppure Ginny vide l'angolo delle sue labbra fremere per trattenere un sorriso.
«Ci sto riuscendo?»
Anche la voce tradiva un certo riso mal trattenuto. Ah, se solo gli altri avessero potuto vedere il rigido Preside in quei momenti.
«Lo sai benissimo qual è la risposta; per questo lo stai facendo. Ma io non ho nessuna intenzione di nascondermi!»
A quelle parole l'uomo perse ogni voglia di giocare o scherzare. «Lo sai che sto facendo il possibile per proteggerti... per proteggere tutti gli insegnanti dai Mangiamorte ma non ci riuscirò in eterno» le prese il volto con entrambe le mani, costringendola a guardarlo in volto «Ti prego, non posso perdere anche te». Quelle parole furono un balsamo su un anima lacerata e, contemporaneamente, uno schiaffo in pieno volto. Con un gesto rabbioso si liberò dalle sue mani e, sentendosi addosso lo sguardo indiscreto di generazioni di Presidi tranne un latitante Silente, si diresse verso la grande finestra.
«Ginny?» Basto una sola parola per farla esplodere.
«Cosa? Cosa vuoi da me, Severus? Perché a volte penso che tu non mi veda... per te io sono solo una sua copia. Beh, sappi una cosa: io. Non. Sono. Lily!» Stava ansimando quando finì di parlare, la voce resa roca delle urla mal trattenute. Sentì un lieve tossicchiare ma a una sua gelida occhiata tutti i quadri si svuotarono. Piton si alzò e la raggiunse in poche falcate, prendendola tra le braccia e lasciando che Ginny sprofondasse il volto nel la sua veste, il corpo esile scosso dai singhiozzi. «Non mandarmi via, Sev» il soprannome le sfuggi dalle labbra, odiava ogni cosa che la facesse apparire più simile a lei.
«Piccola, guardami» il tono di lui era dolce, qualcosa che probabilmente nessuno aveva mai sentito. «Dopo queste vacanze, in un caso o nell'altro non torneresti comunque: i Mangiamorte hanno altri progetti per te. Te lo chiedo per favore, mi metterò anche in ginocchio se è quello che vuoi, ma raggiungi la tua famiglia e nasconditi.» Ma Ginny era testarda e credeva che il suo posto fosse lì, nella scuola, accanto al suo uomo. «Inoltre conosci troppi segreti, miei e dell'Ordine» aggiunse lui bloccando le sue proteste, riuscendo a lasciarla senza argomentazioni. Ginny si rendeva conto che aveva ragione eppure non era ancora certa. Ma Piton non aveva ancora finito: le asciugò le lacrime rimaste dalla piccola esplosione di prima e continuò «Lo sai che è innegabile che in alcune cose tu assomigli a Lily e sai anche che occuperà sempre un posto speciale per me» a quelle parole Ginny iniziò a divincolarsi dalla sua presa, non sarebbe restata lì ad ascoltarlo dire quanto amava un altra donna. Ma Severus rise e la riprese di nuovo «Mi lasci finire?»
«No» disse Ginny con il broncio. Lui le mise una mano a coppa intorno al viso e, nonostante la rabbia, Ginny non poté fare a meno di appoggiarvisi.
«Lily era e sarà sempre importante. Ma lo sei anche tu, Ginevra Molly Weasley, in un modo che non riesci neanche a immaginare. Non sapevo neanche di potermi innamorare di nuovo, non di una mia studentessa, non in questo modo. E quando tutto questo finirà, niente e nessuno mi terrà lontano da te».
Ginny lo guardò ma sapeva di aver perso quella battaglia. «Lo prometti?»
«Te lo prometto» disse lui.
Doveva andare e chissà quando sarebbe tornata. Si alzò sulla punta dei piedi e lo baciò piano, castamente, prima di sussurrare con voce spazzata «Ti amo, Severus Piton». E poi se ne andò.
Fu solo molte ore dopo, quando si trovava al sicuro, con i genitori che dormivano a pochi metri di distanza, che si chiese perché le sembrava di avergli detto addio.
   
 
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