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Autore: Dexter Bell    20/06/2018    0 recensioni
Ok! Facciamo una piccola pausa dalla terribile e sanguinosa vita di Caron: insomma, il mondo non potrà essere mica tutto buio e tetro, no?
Be', per Caron magari è un po' difficile sfuggire alla propria tristezza, ma lasciate che questa volta il Traghettatore del Regno dei Morti si prenda una pausa e scoprite cosa deve fare una sua giovane allieva pur di sbarcare il lunario!
Se pensavate che Zombie e Vampiri fossero la vera minaccia... Allora aspettate di incontrare le Nanerottole!
Genere: Comico, Demenziale, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il Requiem Funebre di Caron'
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Intervallo!

Requiem per un... Requiem!

   

Quando il Traghettatore del Regno dei Morti ti dice “Ti occuperai tu di questa faccenda” si risponde “Sissignora Signorsì Signora” non “Non sono sicura che sia una buona idea”…” Si rimarcò mentalmente Rosemary mentre si stringeva addosso la tela cerata nel tentativo di ripararsi dal terribile acquazzone sotto il quale era dovuta uscire.

Aveva infatti il sentore che, fino al momento in cui aveva espresso quella imprudente opinione, la Maestra non intendesse proprio “Ora”, ma più “Non appena il tempo volge al meglio”… Curiosamente, dopo quel fatidico commento, la questione era sembrata diventare improvvisamente più urgente. La prova che il suo intuito femminile non si fosse sbagliato era comunque giunta nella forma di risposta a un flebile sussurro che le era involontariamente sfuggito pronunciando l’incauta osservazione “…Ma piove a dirotto…”. “Io non mi sono nemmeno bagnata” aveva infatti risposto fredda la Maestra mentre riponeva al suo posto il proprio manto magico che riparava da tutte le intemperie.

Per un paio di secondi Rosemary aveva anche meditato di prenderlo in prestito, poi, pensando che in fondo le faceva abbastanza piacere avere entrambe le mani attaccate ai polsi, aveva pensato bene di girare sui tacchi e avvolgersi nel suo normalissimo mantello.

“Appunto mentale: ricordarsi che la Maestra ha udito finissimo, ma zero senso dell’umorismo” Si segnalò ancora mentre si avvicinava alla sua meta. Quantomeno un po’ di apprensione le era passata. La missione, ora che ci pensava con un po’ più di calma e un bel po’ più d’acqua sulla zucca, non era così difficile. A dire il vero, a pensarci ancora un po’, non le era sembrata difficile nemmeno la prima volta. Era proprio questo che la convinceva poco. Era sicuramente una missione di grande importanza: doveva portare dei misteriosi e quasi magici diagrammi a uno dei più grandi artigiani del continente perché realizzasse un oggetto meraviglioso per la sua Maestra. Per coincidenza, il laboratorio di tale artigiano non stava a più di qualche ora da dove la Maestra aveva piazzato il loro rifugio. Perciò la missione sembrava risolversi in: esci di qui, vai al laboratorio, paga l’artigiano, torna indietro. Zona tranquilla, niente briganti, niente mostri erranti e soprattutto, per una volta, niente catacombe con zombie putrefatti che si sciolgono sul pavimento.

Quel pensiero fece appuntare mentalmente a Rosemary la necessità di comprare altri sette barattoli di lucido “Sgrassazombie! (L’amico degli stivali del cacciatore di non-morti)”, ricordando quanto uno stivale aromatizzato allo zombie putrefatto possa distruggere anche la più eroica fama di avventuriero… Specie tra i locandieri.

“Ma tornando alla missione…” Si disse la ragazza senza schiudere troppo le labbra per non affogare nella pioggia. Già: la missione… Facile, appunto… troppo facile… E però anche importante. Abbastanza importante da non essere sicura fosse una buona idea mandare una scudiera inesperta a portarla a termine. Ci doveva pur essere un motivo se la Maestra non se ne era voluta occupare… E doveva essere pure un buon motivo, visto che la Maestra non era certo una che non si sporcasse le mani, ragionò Rosemary ricordando quanto questo tratto le facesse piacere ogni volta che arrivava il momento del “Decapitali così sei sicura che non si rialzano più”.

Forse, in effetti, questa strana vicenda poteva avere a che fare con le nane. Cioè, non proprio nane, si corresse subito Rosemary. La Maestra sulla nomenclatura aveva insistito particolarmente, rispondendo alla sua innocente domanda “Allora devo andare dalle nane?” gelandola con lo sguardo e appuntandole “Non… Chiamarle… Mai… Nane!”. Aveva scandito le parole proprio come quelle della frase “Non… Abbassare… Mai… la Guardia! ” che le diceva durante l’addestramento, con l’unica differenza che, almeno stavolta, la Maestra le aveva risparmiato la mazzata tribale con cui gentilmente le segnalava l’errore di postura durante l’allenamento.

In effetti, il termine tecnico era “Nanerottole”.

Tuttavia, mentre sulla fenomenologia del Vampiro di Arkanov la sua Maestra era disposta a renderla edotta per ore e ore, su questa particolare razza di bipedi non aveva sprecato più di un paio di seccate frasi. Per quanto ne avesse capito, le Nanerottole (e i Nanerottoli, nel caso esistessero) erano una specie di razza a metà tra gli gnomi e i nani. Non sapeva se creata con la magia o con l’intervento divino, ma doveva essere per forza una delle due cose, perché al solo pensiero dell’incrocio naturale sentiva tornarle su pure la galletta elfica che aveva mangiato tre settimane prima. In ogni caso, questa “via di mezzo” sembrava essere più rivolta ad alcuni tratti di personalità che a una somiglianza fisica. Certo, sicuramente con nani e gnomi condividevano la statura “non eccessiva” (questa è la definizione ufficiale se chiedete a uno gnomo una valutazione della propria altezza; se invece fate a un nano una simile richiesta, generalmente vi rincorrerà brandendo la sua ascia bipenne gridando “Pashnuuur!!”). La Maestra le aveva descritte come alte quattro piedi e un palmo; cioè la nanerottola media le arrivava più o meno a un palmo sotto la spalla. Per quanto riguardava il resto dell’aspetto fisico, però, le era parso di capire che non c’entrassero un bel niente con nessuna delle due razze. Diversamente dagli gnomi non avevano il fisico minuscolo e il nasone schiacciato e, a dispetto della radice etimologica del loro nome, non erano una lattina di muscoli né delle portatrici di mascella quadrata come le nane D.O.C.. Con queste però condividevano l’amore per gli enormi martelloni da guerra e le asce bipenni, nonché per il tipico uso che ne facevano sulle teste di goblin e simili umanoidi. La Maestra aveva detto che con gli gnomi le nanerottole condividevano un certo senso dell’umorismo… Le avventure in cui aveva accompagnato la Maestra non l’avevano mai portata in una comunità gnomica, ma conosceva abbastanza bene quanto amore essa avesse per i burloni: erano subito dietro gli zombie nella sua lista di quelli da prendere a calci.

Questo ottimo piazzamento in classifica, in effetti, riuscì infine a illuminarla sul senso di quella sua impresa: se c’era una cosa in cui era certa di poter superare la Maestra era certo la capacità di non decapitare qualcuno… Meraviglia! Era quindi davvero stata scelta per le sue superiori qualità! Anzi, doveva ricordarsi di inserire la voce “Scarsa attitudine alla decapitazione per rappresaglia” nel suo curriculum, subito sotto a “Altre lingue conosciute: Elfico (scolastico)”.

Proprio allora, mentre stava valutando se non suonasse forse meglio “Buone capacità diplomatiche” (ma doveva ammettere che la parola “decapitazione” dava al curriculum un fascino particolare), Rosemary si accorse di essere infine giunta a destinazione: proprio nel bel mezzo della radura erbosa, ai piedi di una collinetta piuttosto sospetta, anche sotto la pioggia riusciva a intravedere una scalinata di pietra che scendeva attraverso un cunicolo sapientemente scavato. Dentro di questo, le lanterne che pendevano dall’alto erano accese e la loro luce dava una piacevole sensazione di sicurezza che la spinse a scendere le scale per ripararsi nella loro luce e lontano dalla pioggia.

Raggiunta la porta alla fine delle scale, Rosemary si soffermò solo un istante a guardare la targa in ottone che diceva “Trottolina S.r.l.”, poi entrò subito, desiderosa di levarsi di dosso la mantella grondante… e, perché no? Magari scaldarsi con qualche tipico piatto caldo nanico… cioè… nanerottolico… nanerottico… nanettico… nane… Be’, forse non aveva poi così tanta fame, ora che ci pensava, e poi magari non avrebbe nemmeno avuto il tempo di mettersi comoda: con quel tempo orribile di certo sarebbe stata l’unica cliente che…

“Ach!!” Grugnì un vocione con tipica inflessione orchesca interrompendo il trend di karma positivo che Rosemary pensava di aver ormai avviato “Io folere kapo di tua tezta! Tu portare me zubito, Ya?!” Proferì un energumeno dalla pelle verde mentre batteva un pugno grosso come un prosciutto su un solido bancone di quercia per sottolineare la sua curiosamente orchesca ordinazione.

“Ehm… Non intendeva dire “Voglio la Testa del tuo Capo”, signor Ach-Um?” Rispose dall’altra parte del bancone, senza mai perdere un perfetto sorriso di cortesia, una ragazzina dal musetto carino e il capo sormontato da una capigliatura rosa con boccoli che ricordavano dei tenerissimi spumoni fluffosi.

“Ya Ya! Qvello! Tu no fare troppo zaputtellen, Ya? Tu portare me tezta, schnell!”

“Oh, sono davvero spiacente, signore” Replicò ancora quella senza mostrare alcun segno di intimidazione nemmeno dopo un altro paio di prosciuttate sul bancone “Ma, come è chiaramente precisato nelle condizioni generali del contratto al punto 2πr, è espressamente proibito chiedere risarcimenti sotto forma di amputazioni” Vista la flemma con cui la bimbetta perseverava nel trattare l’orco, Rosemary non poté che concludere di trovarsi al cospetto di una delle famose “Nanerottole”. Or che ci pensava, la Maestra aveva anche fatto menzione di una spiccata propensione agli affari, ma, lì per lì, non aveva pensato fosse un tratto valesse la pena ricordare. Ovviamente ora che stava fissando quattro piedi e un palmo di zuccherosa carineria sventolare del burocratese in faccia a un orco, cominciava a pensare di doversi ricredere. Con passo felpato la giovane allieva appese la sua tela cerata a un attaccapanni provvidenzialmente vicino e si rimise in ascolto della faccenda, più che altro preparandosi a commettere un orchicidio per impedire che la sua commessa venisse trifolata prima che potesse prendere la sua ordinazione.

“Tuo kapo ezzere pikkola truffatricen! Lei fenduto Ach-Um un krosse bidonen!” Continuò l’orco sempre più su di giri, mulinando le braccia tanto da creare una discreta corrente all’interno del locale.

“La prego signor Ach-Um, c’è stato un terribile malinteso. Se non è rimasto soddisfatto di un prodotto della Trottolina S.r.l., sono certa che potremo trovare una soluzione: in fondo conosce bene qual è il nostro motto, vero?” Fece la nanerottola sempre con quel disarmante sorriso, spostandosi leggermente di lato per offrire la vista di un gigantesco cartello con scritto “Il Cliente ha Sempre Ragione*” che troneggiava sulla parete retrostante, incastonato in una miriade di scaffali traboccanti delle più inimmaginabili cianfrusaglie. Per qualche istante l’orco si fece silenzioso mentre strizzava gli occhi fissando il cartello, cercando di ricordare se sapesse leggere o meno, poi, a metà di questa complessa operazione mnemonica, fu colto da un altro dubbio.

“’Zpetta: fostro motto no era “Fuori i Zoldi”?” Per la prima volta Rosemary vide la commessa fluffosa impallidire un poco e sudare freddo, prima di fare appello al suo rigoroso addestramento e recuperare la situazione.

“Be’, ehm… Anche! Ma… Le ho già parlato dell’offerta tre per due che abbiamo sulla nostra colonia Eau-de-Fogne, “Per l’orco che non deve chiedere mai”?”

“Ach! Qvella roba zpacca di brutten! Qvando la metto, orchi che zfidano Ach-Um per ezzere Furher defono uzare una manen per tapparzi nazo… e io mazza, Ya! Qvanti zghei fuoi per…” Improvvisamente il primordiale cervello dell’orco fu percorso da un breve lampo di lucidità, rendendosi conto del vile trabocchetto “Ach!” Ripetè abbattendo entrambi i prosciutti sul bancone “Tu no cerca di cambiare dizcorsen!”. Ormai tornata padrona della situazione, però la nanerottola non si fece sorprendere di nuovo.

“Ma certo che no! Stavamo appunto dicendo che “Il Cliente ha Sempre Ragione*”!” Nuovo momento di silenzio a seguito dell’euforico refrain proposto dalla commessa.

“Ach… Come tu pronuncia piccola ztellina che ztare a fine di frasen?”

“Oh, niente, è muta… per bellezza!” Disse con un subdolo sorriso di circostanza la nanerottola.

“Ya… ezzere per bellezza anche minuzcola ztellina che ztare in punto qvazi nazcosto di cartello?”

“Ma ovviamente!” Rispose senza indugio la commessa mentre Rosemary aguzzava la vista fino a poter vedere che sotto la gigantesca scritta “Il Cliente ha Sempre Ragione*” ve n’era un’altra in caratteri microscopici che citava “*tranne quando ha torto”. “Piuttosto! Le ho già parlato del meraviglioso sconto sulle lime per denti della Trottolina S.r.l.?!”

“Ach... Qvello potrebbe zervire: frau Zpat piace orco con azpetto curat…” Nuovo lampo e nuova prosciuttata “Nein! Nein! Nein!! Tu pikkola truffatricen come tuo kapo!”

“Oh, lei vuole mettermi in imbarazzo: non sono ancora così brav…” Cominciò la nanerottola in un raro sprazzo di sincerità “…Ehm… Ma stavamo dicendo: se ci sono stati dei disguidi sono certa che potremo risolverli!” Recuperò all’ultimo momento con stile impeccabile.

“Ya?! Allora tu porta me tezta di kapo o ridai tutti zghei…”

“Oh, sono spiacente, ma in questo momento il capo è troppo occupata per essere decapitata… ma sarò felice di rifonderle la cifra spesa in caso di effettiva difformità nei servizi resi o nel materiale prodotto dalla Trottolina S.r.l.

“Was?”

“Quale difficoltà ha incontrato, Signor Ach-Um?”

“Ach! Me comprato da tuo kapo mein Uber-Bomben per far zaltare per aria ezercito di baronen, ma lei fenduto Uber-Bomben che fare zolo krosse botto!”

“Ah! Ecco spiegato tutto signor Ach-Um! Sapevo che ci doveva essere una spiegazione logica!

“Ya? Me zentire ora…”

“E’ mio dovere segnalarle, nostro gentile cliente, che la Trottolina S.r.l. per statuto non interferisce in alcun genere di conflitto su vasta scala, né produce armi di distruzione di massa che possano servire a tale scopo”

“Ach! Qvezto detto anche tuo kapo volta zcorza, poi però fatto Uber-Bomben e fendute me…”

“No, la correggo: come risulta anche dalla fattura, l’accordo preso era per delle perfette repliche di Umber-Bomben che avrebbero però solo fatto finta di esplodere causando invece effetti pirotecnici. Questo era stato spiegato dettagliatamente, no?”

“Ya, ya, ya! Qvezto chiaro, zolo che uomini di Baronen no fare finta di morire! Cozì no vale! Me rivoglio miei zghei indietro!” A quella rivelazione gli occhi di Rosemary si sgranarono diventando grossi come uova di struzzo; se fino a quel momento aveva un poco compatito quel povero orco, che credeva raggirato da una perfida mercante, ora si chiedeva come la nanerottola avesse fatto a reggere fino a quel punto senza risarcire il fastidioso cliente a martellate.

“Ooooh… Capisco: sono davvero costernata…” Seguitò l’intrepida commessa con una quasi genuina espressione di cordoglio sul volto, mostrando a Rosemary con quanta abnegazione le nanerottole si dedicassero al commercio “…Ma, mi corregga se sbaglio, in questo caso è il Barone ad avere dei soldati difettosi, non crede, signor Ach-Um?” Il mulinamento incessante degli arti orcheschi si arrestò improvvisamente mentre il minuscolo cervello verde veniva colto da quella improbabile rivelazione “…In tal caso la Trottolina S.r.l. non può assolutamente essere ritenuta responsabile per eventuali danni a cose, persone o orchi derivanti da prodotti realizzati da terze parti” Concluse la piccoletta battendo il ferro fin che era caldo.

“’Zpetta…” Cercò di orientarsi l’orco decisamente colto alla sprovvista da quel cambio di rotta “Tu ripete ultima parte, Ya?”

“Il suo problema, signore. sembra originare da un cattivo funzionamento dei soldati del Barone: dovrebbe chiedere a lui il risarcimento” Sintetizzò con magistrale faccia tosta la nanerottola.

“Ach… Mmmm.. Ya, me krede tu tice bene… Ma Baronen ezzere Krosse spilorcen… Lui no kacciare zghei…”

Gli occhi della commessa si illuminarono con l’effetto pirotecnico di un centinaio di fuochi artificiali mentre, ignara di ogni senso di decenza, già pronunciava con spiritato fervore

“Avrebbe bisogno di un avvocato… Le ho mai parlato del Servizio di Tutela Legale della Trottolina S.r.l.?!”

Fortunatamente, il diabolico piano si infranse contro la secolare tradizione diplomatica orchesca.

“Ach, Nein… Niente Legale: noi orken, noi tutti Kaotika. Noi fuole zghei, noi mazza, ya? Me prende Uber-Bomben e fa kacciare zghei a Baronen: tu fende me Uber-Bomben?”

“Ehm… Signor Ach-Um… La Trottolina S.r.l. per statuto non interferisce in alcun genere di conflitto su vasta scala, né produce armi di distruzione di massa che possano servire a tale scopo” Salmodiò nuovamente la nanerottola citando il sacro mantra della ditta.

“Ach… Me afere imprezzione di afere cià zentito qvesta ztoria…”

“Curioso: stavo per dire la stessa cosa…” Fece la piccoletta riuscendo incredibilmente a non far suonare la frase sarcastica. “Piuttosto, Gentile Cliente…” Riprese subito prima che l’orco potesse mettere a fuoco la vicenda “…visto l’interesse dimostrato nei nostri prodotti e in via del tutto eccezionale, verrò meno all’istinto di autoconservazione commerciale, dandole il seguente consiglio: se ha davvero bisogno di queste Uber-Bomben, potrei rivolgerla a un altro fornitore. Si dà il caso che l’arciduca Cespuglius che regna sui territori dei vicini Ducati Uniti abbia una vasta scorta proprio di Uber-Bombene non abbia, invece, politiche altrettanto stringenti quanto le nostre riguardo alla loro vendita… Perché non prova a chiedere a lui?”

“Nein, nein… Qvello ezzere più zporco di mein kuginen Kak-o’-Len. Anno zcorzo kapo orken Zad-Am komprato Uber-Bomben da lui e dopo zwei mezi Arciduken alleato kon tutti altri reich e infazo terre di Zad-Am”

“Accidenti, come ha fatto convincere tutti gli altri regni ad allearsi con lui?”

“Lui detto Zad-Am molto pericolozo perché afefa Uber-Bomben di diztruzione di mazzen… allora loro tutti mazza e poi dà terre ad Arciduken per rinkraziare di aferli zalvati…”

“Davvero genial… Cioè, volevo dire: davvero terribile! Che barbarie!”

“Ya ya… Ach… però me ankora zenza zghei e zenza Bomben… Me ha imprezzione che tua ztoria di zoldati di Baronen tiffettozi non qvadra…” Fece l’orco mentre si grattava il mentone con fare sospettoso “…Me penza ke ankora foi tofere me zghei… Me fuole parlare con pikkola truffatricen di tuo kapo!”

“Oh, come mi dispiace…” Replicò la zuccherosa bimbetta sfoderando ancora una volta quel suo sguardo da pulcino inzuppato “…Vorrei proprio chiamargliela, ma in questo momento sta effettuando un perduramento a cappotto ovale dell’ultimo modello di Saltafalco Ritorto a Molla e quindi capisce bene che non può essere disturbata per nessun motivo”

“Ach… Errr… Ya… Zaltatorto rifalco…”

“Proprio così: c’è pure la guarnizione alla Sbiriguda. Può ben immaginare…”

“Ach! Ya… me… Ehm… Immacina…”

“…Però può compilare un nostro modulo di reclamo che provvederò a inoltrare al Capo quanto prima!” Concluse la nanerottola quasi esultante prendendo da sotto il bancone un foglio di cartapecora e un carboncino per poi porgerli all’orco. “Compili dettagliatamente la prima parte, mentre lasci in bianco la parte sul retro che è riservata all’operatore della Trottolina S.r.l.…” Questo fece per afferrare l’attrezzatura con tipica grazia orchesca, quando la piccola lo gelò con la sua suadente vocina “…E non si preoccupi se rompe il carboncino: ne abbiamo tantissimi altri. Vengono solo venticinque monete d’oro l’uno!”

“’Zti Krauten!” Proruppe l’altro in una tipica e intraducibile espressione idiomatica orchesca prendendo poi con la massima cura permessa dai suoi ditoni il carboncino e mettendosi al lavoro con una delicatezza che neanche un monaco scrivano avrebbe potuto eguagliare. D’altra parte i monaci non pagano le penne venticinque monete d’oro l’una e gli “zghei” non crescono mica sugli alberi…

Riconoscendo chiaramente un’occasione per troncare i suoi tempi d’attesa, Rosemary si avvicinò di soppiatto al bancone badando a non disturbare il verde cliente, ma fu fatica sprecata: non aveva mai visto un orco tanto concentrato nemmeno in una gara di Rülpsermittknall (Uno dei pochi modi in cui gli orchi si avvicinano alla padronanza della magia e che ha a che vedere con l’ingerire grosse quantità di liquidi infiammabili per poi tentare di creare una palla di fuoco “soffiando” su un cerino acceso… O così almeno Rosemary l’aveva trovata descritta nella guida gratuita distribuita dal “Centro per il Pacifico Interscambio Culturale Orchesco”… E, tanto per essere precisi, non che lei avesse dei pregiudizi circa l’attendibilità di un depliant che si concludeva con le parole “Venite in pace e ben conditi e sarete accolti a braccia aperte”, ma si chiedeva spesso se quel “soffiando” argutamente messo tra virgolette non alludesse a qualcosa di più tipicamente orchesco…).

Solo vagamente persa in questi suoi appunti culturali, Rosemary gettò giusto un’occhiata di sfuggita all’insolita visione di un Orco Capotribù con la lingua serrata tra i dentoni aguzzi a riprova del suo più dedito sforzo, poi si affrettò a procedere con il suo tentativo di intrufolamento.

“Ah, buongiorno, io sarei qui per…”

“Buongiorno a lei gentile cliente!” La interruppe squillante la nanerottola vanificando il suo approccio furtivo “BenvenutaallaTrottolinaS.r.l.: comepossoesserleutile?” Sciorinò velocissima la bimbetta soffermandosi solo un attimo dopo il nome della ditta giusto per farlo risaltare meglio.

“Ah… Sì, io…” Tergiversò un poco lei colta di sorpresa dall’introduzione a raffica. Inutile dire che, proprio come nei duelli, quell’attimo d’attesa fu fatale per i suoi intenti.

“Prego, Gentile Cliente, prima di servirsi al banco sia così gentile da dotarsi dell’apposito numero di precedenza: ci aiuterà a offrirle un servizio migliore evitando così inutili code!” La precedette nuovamente la zelante commessa. Nonostante quel radioso sorriso che non sembrava ammettere repliche, Rosemary non poté fare a meno di corrugare la fronte un po’ perplessa prima di voltarsi a dare un’occhiata alla sala alle sue spalle. Per un attimo, vista la professionale concitazione con cui la nanerottola le aveva impartito il cortese ordine, aveva temuto di essersi distratta al punto da non aver visto la sala riempirsi di gente, ma, anche al suo superficiale esame, pareva invece essere rimasta vuota come un club di arte della calligrafia in un accampamento di troll. Voltandosi nuovamente verso il bancone, Rosemary fece per segnalare il particolare alla ragazzina coi capelli rosa, ma non riuscì nemmeno ad aprire bocca che quella la fulminò di nuovo

“Prego, Gentile Cliente, i talloncini con l’apposito numero di precedenza sono ubicati alla sua destra! Ci aiuti ad offrirle un servizio migliore evitando così inutili code!” Pur con una specie di paresi facciale dovuta al sommarsi di ben tre frasi “cordialmente” troncate a metà, la professionalità dell’addetta costrinse Rosemary a prendere il suo ditino alzato a mezz’aria, la sua bocca spalancata con la frase strozzata in gola e la sua fronte corrucciata per voltarsi verso la sua destra e vedere che, effettivamente, sul muro, appesi a un gancetto, c’erano dei talloncini tondi di cuoio con sopra dei numeri marchiati a fuoco. Rosemary a questo punto fece seguire un ulteriore controllo della densità di popolazione della sala (ottenendo lo stesso risultato del censimento precedente: un pelo meno di quella orchesca nel salone da ballo di un re elfico) e poi tornò un po’ esterrefatta alla sua simpaticissima commessa.

“Ehm…” Si schiarì la voce cancellandosi la paresi dal bel visino per ripescare la sua espressione da “Buone capacità diplomatiche”. Ovviamente, anche questo fu un altro imperdonabile momento di debolezza in quanto, vedendola ancora al bancone, la nanerottola non esitò ad “andare avanti” con la procedura.

“Prego, Gentile Cliente, la servirò immediatamente: posso vedere il suo numero di precedenza che ci aiuta a evitare inutili code e a servirla meglio?”

Rosemary fece appello a tutte le sue forze e si concentrò sul sorriso della commessa che non si era spostato di un millimetro dalla sua perfetta cortesia per riuscire a fare lo stesso; il risultato non fu perfetto, in quanto sentì le sue labbra contorcersi impercettibilmente per mormorare qualcosa sottovoce e le mani pruderle un poco, ma alla fine strappò la sufficienza allargando il sorriso e annuendo cordialmente mentre si incamminava verso i tondini di cuoio. Rimosso il primo, tornò con la massima calma possibile verso la nanerottola tenendo ben in vista il suo “numero di precedenza” fino a riposizionarsi di nuovo di fronte a essa, rivolgendole ancora un cortesissimo sguardo.

“Prego, Gentile Cliente, posso vedere il suo…” Gli occhi di Rosemary si sgranarono increduli mentre infine il suo ultimo barlume di pazienza crollava di fronte all’esasperazione.

“Eccolo qui!!!” Sbottò non senza un po’ di isteria nella voce spiaccicando il numero sul bancone.

“Oh, Grazie, Gentile Cliente!” Fece l’addetta senza il benché minimo accenno di cambiamento nel tono mentre andava a controllare il numero marchiato sul cuoio. “Oh, che fortuna, il suo sarà il prossimo numero a essere servito! In questo momento tutte le nostre operatrici sono occupate. Rimanga in attesa nella nostra sala d’aspetto per non perdere la priorità acquisita: abbiamo ragione di ritenere che la prima operatrice libera gestirà la sua richiesta!”

“…Avete ragione di ritenere?...” fece un po’ allibita Rosemary.

“Sì! È assolutamente certo che sia possibile che venga servita quanto prima, Gentile Cliente! Prego, si accomodi nella nostra sala di attesa per non perdere la priorità acquisita!”

Ancora non perfettamente certa di non essere immersa in un incubo causato da un’indigestione di gallette elfiche, Rosemary si voltò a guardare l’ampio spazio davanti al bancone dove aveva fino ad allora atteso scoprendo che la “sala d’attesa” era costituita da quattro sedie vicino alla parete dove aveva appeso il mantello. Ancora stordita, la ragazza non trovò la forza di arrivare fino alle sedie, rimanendo così in prossimità del bancone e cominciando a meditare se sul curriculum avrebbe comunque fatto buona impressione anche una dicitura più modesta come “Ridotta attitudine alla decapitazione per rappresaglia”… oppure “Limitata attitudine”… Ma forse sarebbe stato un migliore omaggio questa “cultura diversa” lasciare la voce anche così come era: “Scarsa attitudine alla decapitazione per rappresaglia*”, solo aggiungendo a piè di pagina la puntualizzazione (in carattere lillipuziano, si intende): “*quando ci vuole ci vuole, però, eh!”

“Ach! Ekke fatten!” Fece l’orco evidentemente soddisfatto del suo operato da amanuense e soprattutto del risparmio di quei preziosissimi venticinque pezzi d’oro. La nanerottola prese con molta delicatezza il foglio fittamente compilato dalle zampe di gallina dell’orco e gli diede una rapida occhiata cominciando dalla dicitura in cima alla pagina “Motivo del Reclamo” per poi passare alle decine di campi di specificazione che il nerboruto cliente verde aveva dovuto riempire con le più improbabili informazioni. Ciò fatto girò il foglio sull’altro lato sulla cui intestazione campeggiava la scritta “Spazio riservato all’operatrice della Trottolina S.r.l.” e sotto il quale c’era un’unica domanda che citava: “Il reclamo corrisponde a verità?” e, ancora più sotto, due caselle di cui una (piuttosto piccola, a dire il vero) diceva “sì” e quella a fianco “NO”.

Senza alcuna esitazione (e ovviamente senza neanche smettere di sorridere) la nanerottola tracciò prontamente una croce sulla casella “No” e archiviò la pratica con gioviale spensieratezza. Tanto gioviale fu, che persino le limitate capacità intellettive orchesche percepirono un che di insolito.

“Errrr… Tu zikura ke qvesto ezzere modo ciuzto di fare qvello, ya?”

“Ma certo!” Squillò l’altra senza che vi fosse nemmeno il più piccolo barlume di coscienza a inquinarle il cortese accento, anzi puntualizzando “Ho compilato questo modulo decine e decine di volte e l’ho sempre fatto così!”

“Ach… Me no krede ke…” Cominciò per niente convinto il verde cliente, ma, come già rilevato dalla cara Rosemary, l’indecisione è una debolezza che non ci si può permettere nelle trattative con le nanerottole.

“Se non ne è convinto può compilare un nostro modulo di reclamo che provvederò a inoltrare al Capo quanto prima!” Lo freddò senza alcuna pietà la commessa dai capelli fluffosi estraendo un nuovo modulo in bianco del tutto simile al precedente. Seguì un lungo silenzio mentre l’orco fissava non senza una certa sensazione di perplessità il nuovo modulo; al contempo la materia grigia di cui gli orchi sono notoriamente sprovvisti fece comunque il suo lavoro…

“Me penza me folere tuo Kapo, adezzo…” Sentenziò infine.

“Oh, mi spiace, Signor Ach-Um, ma come le ho già detto…”

“No, me zbaglia di nuofo… Me folefa dire tua Tezta, Ach…”

“Le ho già parlato della clausola 2πr circa i risarcimenti sotto forma di amputazioni, vero Signor Ach-Um?”

“Ya, me parlato te di tratizione di orken su kome kucinare pikkole truffatricen inzieme a kartofen e krauti?”

Conscia di quanto male si stesse mettendo al situazione, la mano di Rosemary corse nuovamente all’elsa della sua spada: cominciava a nutrire una certa empatia per questo “Signor Ach-Um”, ma la commessa fluffosa era purtroppo indispensabile al compimento della missione della Maestra… Certo, magari sarebbe potuta intervenire solo dopo che un paio di prosciuttate fossero atterrate su quel bel capino rosa…

Contrariamente alle preoccupazioni di Rosemary, però, la nanerottola sembrava non aver affatto colto il tono minaccioso del suo cliente e infatti non fece altro che proseguire con il suo tono di massima disponibilità enunciando una frase in un apparentemente ignaro burocratese:

“No, Signor Ach-Um, non lo ha fatto, ma se desidera esaminare più approfonditamente le nostre clausole contrattuali e la nostra lunga tradizione di interscambi culturali in materia culinaria, posso provvedere a fissarle un appuntamento con un responsabile della nostra area “Assistenza Post-Vendita”…” E, detto fatto, diede le spalle al bancone per rivolgere la sua melodiosa vocina verso la porta incastonata tra le cianfrusaglie che dava sul retro del negozio “Yuuuu huuu! Zaaaaara! C’è un cliente per te!”

Fu qui chiaro come il burocratese delle nanerottole non sia mai “ignaro”, poiché, nemmeno due secondi dopo aver levato il richiamo, dalla tenda che chiudeva la porta emerse quella che scarsamente Rosemary avrebbe definito “addetta all’assistenza post-vendita” e ancor di meno avrebbe chiamato “nanerottola”. E nanerottola infatti non era: si trattava di uno dei più imponenti esemplari di Orchessa Alta che la ragazza avesse mai visto. Come tutti gli orchi alti, condivideva con il cliente di stirpe comune ben poco se non il colore verdastro della pelle e la stazza muscolare di un toro: aveva infatti il portamento di una regina dei barbari e il viso che avrebbe fatto invidia a un’ammaliatrice, con capelli castani legati in curatissime treccine che cadevano ordinate da un capo che superava abbondantemente i due metri di altezza.

Se la comparsa di questa stangona dallo sguardo arguto ma certo non amichevole aveva fatto sgranare una volta di più gli occhi a Rosemary, sull’orchesco cliente aveva avuto un effetto inaspettato: invece che fissare con una più che comprensibile preoccupazione gli scolpitissimi muscoli della nuova “commessa”, egli stava rivolgendo a essi uno sguardo piuttosto trasognato non senza un poco di saliva che si affacciava lungo i prominenti mascelloni.

“Qvezta zi che ezzere azziztenza klienti…”

“Zara, il Signor Ach-Um ha delle perplessità circa le nostre clausole sui reclami: puoi occupartene tu?”

“Zara piace cliente zuccone…” Replicò l’altra con voce baritonale e stentata conoscenza della lingua comune.

“Ecco fatto, Signor Ach-Um, può discutere di ogni restante particolare circa i suoi acquisti con la nostra addetta post-vendita!”

“Ya… Me… dizkute…” Proferì solo trasognante mentre continuava a fissare l’orchessa.

“Allora, prego, si accomodi all’apposito sportello!” Gli ingiunse indicando una porta alla sua destra dove la statuaria commessa era già appostata. L’orco sembrò cominciare a muoversi come attirato da un potente flusso magnetico quando una preoccupazione sembrò farlo esitare. Per un attimo Rosemary pensò che, in effetti, nemmeno un orco avrebbe potuto così sprovvedutamente ignorare quale sorte gli sarebbe toccata varcando quella soglia, ma si dovette ricredere quando udì la domanda

“Miei tenti ezzere ben limati, ya?” La bimbetta annuì subdolamente sempre con il suo sorriso stampigliato indelebilmente e gli fece cenno di proseguire, cosa che lui prontamente fece risistemandosi il suo giaccotto di pelliccia sulle spalle nel vano tentativo di darsi un tono e assumendo la posa orchesca di pavoneggiamento nota come “Pettoralanzia” (fonte: il sempre utile depliant del “Centro per il Pacifico Interscambio Culturale Orchesco”…). Per tutta risposta l’orchessa lasciò che il cliente passasse per primo oltre la soglia osservandolo con sadico compiacimento per poi entrare al seguito… Afferrando prima però da sotto il bancone un’enorme ascia bipenne.

“Ah… Che soddisfazione vedere un cliente lasciare il negozio con il sorriso sulle labbra!” Commentò la crudelissima nanerottola mentre fissava la scena. Si girò poi di nuovo verso il bancone e gridò a squarciagola “Avanti il Prossimo!! Serviamo il Cliente Numero Due!!!

Il volume della voce fu tanto alto che Rosemary provvide innanzitutto a tapparsi le orecchie e poi non potè impedirsi di scrutare nuovamente la stanza per un ulteriore controllo demografico… Niente da fare: c’erano sempre più nani sobri a una sagra della birra che clienti in quel negozio.

Rassegnata, Rosemary si pose proprio davanti alla nanerottola e proferì uno strascicato

“Buongiorno…”

“Buongiorno a lei gentile cliente! BenvenutaallaTrottolinaS.r.l.:comepossoesserleutile?” Nuovo faccino corrucciato della giovane allieva…

“Sì, appunto, io avrei bisogno di…”

“Prego, Gentile Cliente, posso vedere il suo numero di precedenza che ci aiuta a evitare inutili code e a servirla meglio?” Un arrotolamento di esasperazione, incredulità e ironia finì per accavallarsi sul volto di Rosemary mentre continuava a ripensare a cosa avesse mai mangiato di così terribile la sera prima per meritarsi quell’incubo (Le gallette elfiche continuavano ad essere le prime indiziate…)

“Eh eh eh…” Ridacchiò un po’ istericamente, optando per il sarcasmo come alternativa al Nanicidio… No, Nanerottolicidio… Nanettici… Be’ un’altra ragione per desistere dalla violenza “…Il numero di precedenza? Oh, ma guarda: l’ho perso! Eh, già: non c’è più! Chissà adesso come faremo a capire chi è il prossimo cliente con tutta la ressa che c’è oggi! È proprio una catastrofe! Come farò, povera me?!” Non che si aspettasse altro, ma la spumosa inserviente non fece una piega, impermeabile al tentativo di Rosemary di ricondurre la conversazione alla realtà, anzi perseverando nella più adamantina fede alla ditta.

“Oh, non si preoccupi, Gentile Cliente!” La rassicurò infatti “La Trottolina S.r.l. è lieta di venirle incontro! Può dotarsi tranquillamente di un nuovo tagliando con la modica spesa di…”

“…Venticinque monete d’oro?” La precedette ancor più sarcasticamente Rosemary quasi certa di aver capito l’andazzo di quel posto.

“Oh! È già stata nostra cliente?”

Sfinita, Rosemary si rese conto di non avere la pazienza sufficiente per abbattere quel muro di falsissima cortesia senza rovinare il suo nuovo curriculum… E decise perciò di capitolare mettendo il talloncino di cuoio sul bancone.

“Ah, ma guarda un po’: ecco dove era finito…” Fece stancamente senza neanche l’intento di sembrare sincera, certa che la nanerottola di sicuro non si sarebbe allontanata dal suo ritornello aziendale solo per rimproverarla per quel tentativo di “sabotaggio”.

“Molto bene!” Esultò infatti la piccola addetta acchiappando senza esitazione il pezzettino di cuoio incriminato e facendolo sparire sotto il bancone “Ora posso servirla meglio evitando inutili code! Che cosa desidera, Gentile Cliente?”

“Io sarei qui per commissionarvi un lavoro…” Pronunciò Rosemary quasi incredula di poter finalmente illustrare il motivo di quella sua assurda spedizione (che ormai aveva quasi dimenticato lei stessa!).

“Ma certamente, Gentile Cliente! Può scegliere tra una vastissima gamma di prodotti della Trottolina S.r.l. da realizzare su misura con un’ampissima gamma di accessori di serie e vasta scelta di optional! Lasci solo che le prenda il catalogo!” Fece sempre più esultante la fluffosa bimbetta facendo per allontanarsi dal bancone. La giovane allieva si maledisse per aver pensato anche solo per un istante che conquistato il suo turno tutto sarebbe stato più semplice e si scapicollò per correggere l’equivoco

“No! No, aspetti! Avrei un ordine speciale!!” Disse sporgendosi oltre il bancone quasi travolta dall’istinto di afferrare per la collottola la commessa che, canticchiando un orecchiabile motivetto (senza dubbio il jingle aziendale), se ne stava saltellando via.

Le parole di Rosemary furono particolarmente efficaci: la nanerottola si bloccò sul posto dandole modo di capire qaunto avesse la sua totale attenzione… e anche che gli “Ordini Speciali” dovessero essere decisamente “costosi” (Parola che nel vocabolario Nanerottolico… Nanetti… Uffa, quello lì… curiosamente non è distinta da “Appetitosi”). Dopo un brevissimo stacco in cui si potè quasi udire l’eco distante di un registratore di cassa che doveva aver estasiato la piccola venditrice dal capo rosa, questa si volse nuovamente verso il Gentile Cliente se possibile più raggiante di prima.

“Ma cerrrrrrrrrrto, Gentilissimo Cliente! Un Ordine Speciale! Sono la nostra specialità! La mia, in particolare! Una vera fortuna che sia capitata oggi, Signorina Gentile Cliente! Oh sì, una vera fortuna! Proprio oggi e non domani o ieri quando c’era la mia collega, nossignora: proprio oggi! Fortunatissima, le dico in verità! Mi metterò subito all’opera per lei Signorina Gentile Cliente: sarà pronto in un baleno! Penserò a tutto io: proprio io, non un’altra!”

Pausa contemplativa di Rosemary per osservare le luci stroboscopiche che brillavano negli occhi della nanerottola (curiosamente simili a cascate di monete d’oro luccicanti).

“…Errr… Scommetto che l’addetta che riceve la commessa di un ordine speciale prende una percentuale, vero?”

Pausa contemplativa della nanerottola che abbandonava le cascate d’oro per un perplesso cipiglio indagatore.

“Lei è una nostra cliente abituale, vero? Strano… noi nanerottole abbiamo una memoria fotografica per i poll… Ehm, volevo dire: per i clienti abituali…”

Sempre sempre sempre più chiaro perché la maestra avesse mandato lei in quell’antro oscuro popolato da creature senza scrupoli… Cominciava a pensare che in effetti non fosse giusto che gli zombie stessero più in alto di queste avide e fluffose bimbette nella lista delle minacce che incombevano sul mondo… D’altra parte dubitava che la sua maestra avrebbe fatto follie per essere ricordata come “Caron, Il Traghettatore del Mondo delle Nanerottole”… E anche lei sentiva il suo curriculum perdere prestigio dovendo modificare la voce “Esperienze lavorative recenti” da “Assistente Cacciatrice di non-morti” a “Assistente Cacciatrice di nanerottole”…

“Ehm… si vede che sono stata servita da qualche altra commessa… In ogni caso temo di doverla deludere: il lavoro dovrebbe essere eseguito dal vostro capo in persona. Si tratta di un oggetto estremamente complesso” Diversamente da quanto anticipato, gli occhi della bimbetta tornarono luccicanti… forse anche più di prima.

“Oh, nessun problema Signorina Gentile Cliente! Va benissimo Signorina Gentile Cliente!”

“Ehm… Non le dispiace per la sua percentuale?”

“Oh, no, Signorina Gentile Cliente: se è un ordine per il Capo, significa che la spennerem… Ehm… che il prezzo sarà conforme all’abilità dell’artigiano! La commissione rispetto a un mio personale ordine diretto sarà più bassa, ma la cifra finale sarà di certo più alta!!”

“Già… dovevo immaginarlo… In ogni modo: possiamo discutere i dettagli?”

“Ma certo Signorina Gentile Cliente! Mi lasci solo controllare il registro degli ordini per confermarle i tempi di realizzazione!” Squillò contentissima chinandosi sotto il bancone per poi riemergerne con un grosso tomo che cominciò subito a scorrere.

“Mmmm… Dunque, vediamo… Il Capo potrà cominciare a lavorare al suo ordine…” Mormorò la piccola venditrice per evitare un antiestetico silenzio. Mentre la nanerottola eseguiva la sua ricerca, Rosemary non potè fare a meno di essere distratta dalle fluffose nuvolette rosa che attorniavano il tenero, eppur machiavellico, capino della sua commessa. Il loro colore era perfettamente innaturale, ricordando un qualche tipo di dolcissimo candito dal gusto incomparabilmente zuccheroso; eppure l’aspetto era quello di un morbidissimo batuffolo di spumeggiante cotone con i riflessi del raso… Prima che potesse rendersene conto, la mano di Rosemary si sollevò dirigendosi verso il punto dove il suo sguardo si perdeva estatico in contemplazione, ma un istante prima che raggiungesse quei meravigliosi spumoni fluffosi, fu destata dal suo stato ipnotico dal concitato picchiettare di un ditino sul bancone. Era quello della nanerottola che, facendo finta di non aver notato nulla del suo stato di alterazione mentale, continuando a scorrere il librone voleva casualmente richiamare la sua attenzione sulla targa d’ottone posta sul bancale proprio sotto al suo ditino picchiettante.

Fu lì che Rosemary poté leggere il singolare avvertimento: “Vietato saggiare gli Spumoni Fluffosi”. Colta sul fatto, la ragazza si ritrasse abbandonando il suo proposito e schiarendosi la gola seccata dall’imbarazzo con un incertissimo “Aehm…”… Rimase d’altra parte piuttosto contenta nell’appurare di aver azzeccato il nome proprio di quella… “spumosa fluffosità” e di non essere stata la prima a esserne stata irresistibilmente tentata. Ancora imbarazzata, Rosemary rivolse un insicuro sorriso di scuse alla commessa che rispose sollevando per un istante lo sguardo dal registro per ricambiarle il gesto con uno assolutamente formale che poco fece per liberarla da quella sensazione… D’altra parte, un cliente imbarazzato è un cliente più docile…

“Oh, ecco!” Esclamò infine la nanerottola dopo averla lasciata cuocere per bene nel suo brodo “Che fortuna! Il Capo potrà prendere in considerazione la sua richiesta tra soli otto mesi!”

“Cosa?!!” Strepitò subito Rosemary, sulla quale l’equazione “imbarazzo-docilità” doveva evidentemente avere scarso effetto “Non è possibile! La Maestra non può certo aspettare così tanto!!”

“Oh! Mi scusi: non avevo capito! Lei vuole inoltrare una richiesta “Urgente”, allora!”

“Urgente, immediata, subitanea: chiamatela come preferite, ma di otto mesi non se ne parla neanche! Verrei spellata viva se torno indietro senza che il vostro capo abbia preso in carico questo lavoro!”

“Oh, capisco. Allora la segnalo per una procedura di urgenza… Si renderà però conto: si tratta di una corsia preferenziale che…”

“…Costerà di più. Chi l’avrebbe mai detto?! Sì, sì: va bene! Il costo non è un problema per la Maestra, ma il tempo è un fattore essenziale!” Tagliò corto Rosemary ormai sulla soglia dell’esasperazione.

“Meraviglioso!!” Esultò la nanerottola “Allora vediamo: con la procedura d’urgenza il suo ordine sarà preso in considerazione entro… Ecco qui: Nove mesi!” Sorriso sgargiante della commessa fluffosa accolto dal più sconcertato silenzio.

Ancora silenzio mentre lo sguardo di Rosemary si pietrificava riempiendosi piano piano del sospetto di essere al cospetto di una strega psicotica con l’intento di farla impazzire.

Ulteriore silenzio nel quale il sorriso della nanerottola esprimeva solo la più totale soddisfazione di aver compiuto al meglio il proprio dovere.

Prosecuzione dell’ulteriore silenzio durante il quale Rosemary incominciava a valutare l’ipotesi che semplicemente la commessa credesse fermamente nell’equazione “Cliente-uguale-cerebroleso”.

Infine la giovane allieva inspirò profondamente ricacciando nel profondo il desiderio di cingere le proprie mani intorno al carinissimo collo della nanerottola, decisa a optare per l’ennesimo tentativo di ricondurre la conversazione a un principio di razionalità.

“Scusi se mi permetto……” Cominciò con la rabbia che ribolliva appena sotto l’incrementata cortesia “…ma SE per la procedura normale ci vogliono otto mesi… MI SPIEGA COME CAVOLO È POSSIBILE CHE PER QUELLA D’URGENZA CE NE VOGLIANO NOVE?!!!!” Finì Rosemary in un crescendo tipo “Fungo atomico di distruzione”.

Manco a dirlo, l’urlo scivolò sulla cortesia impermeabile della nanerottola neanche fosse una mano coperta d’olio che tentava di afferrare un’anguilla. Di fatto quella non fece altro che ricaricare il suo sorriso a molla e rispondere a tono.

“Be’, abbiamo molti più clienti che chiedono la procedura d’urgenza rispetto a quelli che vogliono la procedura standard” Replicò come se fosse la cosa più sensata e naturale del mondo.

Un nuovo impulso omicida percorse tutta Rosemary e fu appena appena contrastata dalla rinnovata comprensione del perché la Maestra avesse spedito lei in quella trappola mortale. La sensazione di impotenza crebbe fino ad avere la meglio su di lei costringendola ad accasciarsi sfinita sul bancone emettendo un sommesso singhiozzo, frustrata perchè impossibilitata a mutarsi in un berserk spiaccica-nanerottole.

“Va tutto bene, Signorina Gentile Cliente? Desidera un analgesico? Ne abbiamo di ottimi per soli cinque pezzi d’oro…” Proseguì la commessa imperterrita, mostrando quanto l’attaccamento agli affari fosse nelle nanerottole superiore all’attaccamento alla vita.

Ancora con le dita formicolanti per il desiderio di afferrare la spada, Rosemary si costrinse a risollevarsi decisa ad onorare la fiducia che la Maestra aveva riposto in lei circa la sua capacità di portare a termine quella missione.

“Ok…” Riprese massaggiandosi la fronte con la punta delle dita e tirando un po’ su col naso per ricacciare indietro il groppo in gola “…Ricominciamo dall’inizio… Temo di non essermi spiegata bene: vede, io sono l’assistente del Traghettatore del Regno dei Morti; come ben saprà, io e la mia Maestra siamo piuttosto famose come Cacciatrici di Non-Morti…”

“Oh Santo Cielo!” Esclamò improvvisamente il barattolo di carineria di fronte a lei interrompendola e, per la prima volta nella loro discussione, abbandonando il suo sorriso di cortesia per uno sguardo stupefatto (anzi, quasi allarmato). Proprio quando però Rosemary cominciava a pensare che il nome della Maestra avesse sortito il suo solito effetto, fu subito costretta a ricredersi a causa della precisazione nanerottoli… della bimbetta. “La prego vivamente di non esprimersi più in questi termini!” La rimproverò con una certa severità la commessa dal finto sguardo sdegnato.

La ragazza aggrottò le sopracciglia a sua volta assolutamente sorpresa dalla reazione della commessa fluffosa cercando di ripercorrere le proprie parole alla ricerca di cosa l’avesse scossa al punto di abbandonare il suo sorriso di cartone.

“Ma di che cosa sta…”

“La informo che la Trottolina S.r.l. e tutto il suo staff sono convintamente schierati sul fronte della tutela delle pari opportunità e…”

“Prego?” La interruppe Rosemary non riuscendo a trattenere l’incredulità per quello che stava sentendo.

“Proprio così, Gentile Cliente: la sua definizione di “Non-Morti” è rude e pregiudizievole nei confronti di una minoranza che deve vedere tutelati i propri diritti di uguale trattamen…”

“Prego?!” Ribadì Rosemary ancora più incredula “Sono cadaveri rianimati dalla magia nera! Come diavolo dovrei chiamarli?!”

“Noi preferiamo la più politicamente corretta definizione di “Diversamente Vivi”, se non le dispiace…”

“Non riesco a crederci! Quelli sono mostri che si nutrono di cervelli!”

“…Diversi criteri dietologici…” La corresse la nanerottola

“Sono carne putrefatta: dei ricettacoli di vermi!”

“…Imprenditori di se stessi nell’allevamento di cuccioli di mosca…” Corresse nuovamente l’altra.

“Son…” Fece per continuare Rosemary… poi si accorse della futilità della sua impresa e quanto questa la stesse portando lontana dal suo vero obiettivo. Così resettò nuovamente il formicolio che le percorreva le mani e provò a fare altrettanto con la conversazione “Ehm… Ok… Allora: Ri-ricominciamo dall’inizio… Temo di non essermi spiegata bene: vede, io sono l’assistente del Traghettatore del Regno dei Morti; come ben saprà io e la mia Maestra siamo piuttosto famose come responsabili della gestione di risorse umane legate al settore dei “Diversamente Vivi”…”

“Oh, è davvero un’occupazione fantastica!” Chiocciò la nanerottola riprendendo il suo solito sorrisone, tutta felice di aver trascinato Rosemary nel suo vortice di follia.

“Oh, sì, non può immaginare quanto!” Appuntò sarcastica Rosemary con un sorriso di cortesia che confinava con il sadico “Ora: mi rendo conto che il vostro capo abbia moltissimi committenti, ma sono certa che, con un po’ di buona volontà, si possa trovare una soluzione che sia vantaggiosa per entrambe le parti, non crede?”

“Ma certamente, in fondo questo è proprio il motto della nostra ditta!” Cinguettò spudoratamente la bimbetta pur stando proprio sotto all’enorme cartellone “Il cliente ha sempre ragione*” Incapace di trattenersi, Rosemary si lasciò scappare un crudelissimo

“Aspetta, il vostro motto non era “Fuori i Soldi!”?” Un tic isterico colpì la zuccherosa commessa che fece il possibile per non lasciarsi cogliere impreparata una seconda volta.

““Be’, ehm… Anche! Ma… Le ho già parlato dell’offerta con sconto del 70% che abbiamo sui barattoli di lucido “Sgrassazombie! (L’amico degli stivali del responsabile della gestione di risorse umane legate al settore dei “Diversamente Vivi”)?” Conscia della natura sleale dell’offerta, Rosemary riportò il discorso su un binario più serio… Anche se il margine di risparmio in fondo era… allettante…

“No grazie! Non sono interessata… Ehm… per ora…” Aggiunse già un po’ vacillante nel suo proposito “…Piuttosto gradirei parlare con il vostro capo per illustrare a lei il problema. Può provvedere a chiamar…”

“La “situazione”…” La interruppe molto cortesemente la nanerottola.

“Come scusi?”

“La “situazione”: “per illustrarle la situazione”. Sa, qui da noi non usiamo la parola con la “P”: è una parola Tragica! Fa subito sembrare tutto più grigio! Invece, ascolti: “Si-tua-zio-ne”…” Scandì per bene la bimbetta “…Già sembra tutto più facile, non trova?”

“Errrrr… Sssssì, certo! Ora: perché non chiama il suo capo così posso esporle la mia situazione?” Insistette Rosemary cercando di sbarrare la porta alla sua razionalità che chiedeva una sanguinosa vendetta.

“Oh, mi dispiace moltissimo Gentile Cliente: vorrei proprio chiamargliela, ma purtroppo non può essere disturbata per nessun motivo. In questo momento il Capo è impegnata in una riduzione prematurata dello smistamento alare di un rilevante carico di Repiribetto…” Sguardo di Rosemary completamente privo di ogni speranza di avere una conversazione normale seguito da un disperato:

“…Come fosse Aslofale?” Buttato lì con tono più seccato che sarcastico.

Per la prima volta, fu la nanerottola a rimanere interdetta: visione a dire il vero celestiale per Rosemary…

“Cos… Ah… Oh, mi scusi: non avevo capito di essere al cospetto di un membro del nostro V.I.P. Club! Sono davvero spiacente!”

Anche Rosemary dovette tentare del suo meglio per trattenere il tic nervoso di strangolare la nanerottola per la sua faccia tosta; fu utile a tal fine il pensiero che tale spregiudicatezza avrebbe forse potuto tornarle comunque utile.

“Be’, guardi… fa niente, ok? Sono cose che possono capitare: sono certa che ora non avrà nulla in contrario se io…”

“Ma certo Immensamente Gentile Signorina Cliente! Mi faccia solo prendere nota del suo numero di V.I.P. Card e provvederò a gestire la sua richiesta immediatamente!!

“Ehm… Già, la tessera… Ah, che sbadata, devo averla lasciata nell’altro mantello!” Improvvisò Rosemary che si sentiva ormai troppo vicina all’esasperazione sia per mollare che per trovare le energie per una scusa migliore.

“Oh, che peccato…” Uggiolò mortificata la zuccherosa inserviente “…Proprio questa settimana che avevamo dei meravigliosi premi speciali per i nostri V.I.P.!”

“Ehm… Sì, già… Be’, un vero peccato! Sarà per la prossima volta! Ora non è che per caso…”

“Vista la sua eccezionale fedeltà al nostro marchio, sono comunque lieta di annunciarle che posso presentarle delle occasioni davvero uniche che sono esclusivamente rivolte ai nostri V.I.P. Members a un prezzo davvero scontatissimo!”

“No, io veramente…”

“Che ne dice di diventare orgogliosa proprietaria di un “Cerchietto della Distruzione”?!”

“Io…” Tentò nuovamente Rosemary, poi però il nome altisonante varcò persino la soglia della sua frustrazione “…Un momento: ha detto “Cerchietto della Distruzione”?

“Proprio così Immensamente Gentile Signorina Cliente! Una imperdibile rarità! Dopo il suo acquisto si chiederà come abbia fatto a vivere per tanto tempo senza di esso!”

“Uhm… Be’, sembra interessante… Ma cosa fa di preciso?” Chiese stavolta con genuino interesse Rosemary cominciando a pensare che, forse, quelle piccole pesti potessero aver anche qualcosa di utile da vendere… Oltre allo “Sgrassazombie”, ovviamente…

“Questo potentissimo oggetto magico è in grado di evocare un elementale, Immensamente Gentile Signorina Cliente!” Accipicchia… Era roba seria davvero!

“Ma che tipo di elementale? Fuoco? Aria? Terra?” Chiese subito la giovane allieva riprendendo il tono professionale dell’avventuriero che vuol mostrare di sapere come funzionano le cose… Fatica sprecata, ovviamente…

“Candeggina!” Rispose infatti l’altra abbattendo le sue vacue speranze.

“Cande…? E che cavolo me ne dovrei fare di un Elementale della Candeggina?!”

“Be’, è utilissimo per la pulizia di stoviglie, capi bianchi e superfici smaltate in genere! Questo Cerchietto “distrugge” lo sporco in un lampo! Indossandolo anche lei potrà diventare in un batter d’occhio “La Regina della Distruzione”!”

Il capo di Rosemary ormai tremolava come una fiammella al vento, scosso da fremiti isterici causati dal conflitto interiore tra la devozione alla sua Maestra e la tentazione di trasformarsi in un Azzanna-Nanerottole Mannaro e riportare la giustizia in quel luogo abbandonato dagli dei. Ma v’era un motivo se la Maestra l’aveva scelta per quell’impresa e infatti Rosemary riuscì con magistrale pace interiore a tornare ancora una volta al nocciolo della questione.

“Io… No. Grazie. Non ne ho bisogno. Io ho solo bisogno che lei vada a chiamare il suo capo così che io possa…”

“Oh, mi spiace. Come le ho già spiegato, questo non è possibile…”

“Lei non capisce…”

“…Però posso proporle una trasferta di tre giorni e due notti a Gorgotown!” La scavalcò nuovamente la nanerottola.

Pausa in cui Rosemary si concesse quattro respiri profondi e un ulteriore meditazione sull’importanza della nonviolenza.

“E lì potrò trovare un artigiano in grado di assemblare le armi per la mia Maestra?”

“Dove? A Gorgotown? Oh, no, ne dubito seriamente, ma è una ridente cittadina con meravigliosi panorami innevati, a quanto mi dicono!”

“……” Calma che precede la tempesta nella quale la giovane poté trovare la forza di tentare una volta di più di ragionare con l’apocalittica bimbetta “…Fuori piove, non nevica… e siamo appena entrati in autunno: quindi niente neve e niente artigiani. Come le è venuto in mente che la cosa potesse interessarmi?”

“Be’ se lo acquista adesso abbiamo uno sconto del 60% sul pacchetto vacanza!”

“Eh eh… Eh eh eh…” Ridacchiò spiritata Rosemary con gli occhietti strabuzzati dall’incongruente esperienza mistica. Un attimo di sconforto la investì, facendole portare le mani alle tempie doloranti e desiderare di lasciarsi andare a un pianto liberatorio… Desiderio subito scacciato dalla certezza che la nanerottola avrebbe solo colto l’occasione per cercare di venderle un fazzoletto alla modica cifra di venticinque pezzi d’oro. Così si ricompose riavviandosi la frangia sulla bella fronte candida cercando di darsi nuovamente un tono professionale… “Aehm… Ok, ok… Tutto bene” Commentò più verso se stessa che verso la malvagia commessa “Dunque! Io sono qui per vedere il suo capo. Che ne dice di andare a chiamarlo? Intendo dire: ora” disse tutto di un fiato cercando di far sembrare tutta la cosa molto normale e fattibile.

“Oh, sono…”

“…Non mi dica che è spiacente, perché se no troveranno pezzi di nanerottola sparsi da qui al Mar di Kbyr” La interruppe Rosemary senza però lasciare lo stesso sorriso di cortesia che tanto aveva visto sfoggiare dall’addetta alle vendite. Come già per l’orco prima di lei, tuttavia, la nanerottola rimase professionale a sua volta mentre tentava di spingerla oltre l’orlo della sanità mentale.

“Capisco, Gentile Cliente: se non è soddisfatta della nostra gestione clienti…”

“…Oh, davvero do questa impressione? Non so proprio cosa glielo abbia fatto pensare! Ora, anziché scusarsi, perché non mi fa parlare col suo capo e io fingerò che tutta questa discussione non sia mai avvenuta?”

“Mi è davvero impossibile, Gentile Cliente… Però, se vuole, può compilare un nostro modulo di reclamo che provvederò a inoltrare al Capo quanto prima!” Squittì allegra la nanerottola facendo balenare un altro di quei malefici fogli che aveva già sottoposto all’ingenuo orco ora impegnato in una “significativa” discussione sull’assistenza post-vendita presso la Trottolina S.r.l..

Davanti a quella prospettiva, nella mente di Rosemary passò improvvisamente al rallentatore tutta la terribile sequenza di peripezie a cui il “Signor Ach-Um” era stato sottoposto… In particolare ripensando al finale certo poco burocratico che l’episodio aveva avuto. Ma, laddove un’Assistente Cacciatrice di Non-Morti di minor talento avrebbe tremato al pensiero, una come Rosemary riuscì a cogliere la scintilla della salvezza.

Confortata oltre ogni dire dalla sua piccola epifania, la ragazza sentì tutta la tensione scivolare via da lei, lasciandole sul viso solo un beato sorriso degno solo di chi abbia risolto il più arduo rompicapo… e con esso si rivolse per l’ultima volta alla nanerottola…

“Ora ascoltami bene, mia cara…” Cominciò Rosemary con grande serenità mentre si appoggiava al bancone per poi andare a prendere tra due dita la targhetta sull’abito della bimbetta e controllarne l’iscrizione “…mia cara “Pagnottina”: adesso tu vai di là e dici al tuo capo che…”

“Devo ribadirle, Gentile Cliente…”

“No no no! Shhhhh…” La fermò subito Rosemary lasciandole la targhetta per portare l’indice vicino alle proprie labbra mimandole il gesto del silenzio “…Signorina Pagnottina, lei non presta attenzione: ti ho detto di ascoltare, non di inventarti un’altra assurda scusa. Adesso, dicevo, tu vai di là a chiamare il tuo capo, perché, se non lo fai, provvederò a far sapere a ogni nanerottola da qui alla Torre d’Argento, e specialmente al tuo capo, che quando quell’orco ti ha chiesto, e cito testualmente, “Miei tenti ezzere ben limati, ya?”, tu hai risposto “Sì” anziché “Sono invero un pochino smussati, Gentile Cliente, che ne direbbe di una lima per denti della Trottolina S.r.l. a sole venticinque monete d’oro?”… Sono stata abbastanza chiara, mia piccola, dolce, fluffosa e oserei dire anche alquanto inadempiente Pagnottina?”

Gli occhioni fino a quel momento fonte di sì tanta frustrazione divennero immediatamente lucidi non appena la piccola commessa ebbe realizzato le implicazioni di quella “terribile” minaccia.

“Ma… Ma… Ma io… Ma lui… Cercavo solo di velocizzare il processo di assistenza post-vendita… Io non…” Farfugliò infine la nanerottola, pervasa da un senso di orrore in costante crescita.

“…E così facendo hai ridotto il fatturato della Trottolina S.r.l. di ben venticinque pezzi d’oro… Oh, sono certa che ne sarà valsa la pena… Cara Pagnottina” Chiosò Rosemary decisa a battere il ferro finché era caldo e, ammettiamolo, con una non trascurabile soddisfazione per gli effetti che questa nuova tecnica stava sortendo sulla indisponente commessa.

“La… La prego… Io… sono giovane, è… è stata la foga del momento… un errore di gioventù, un momento di distrazione e poi piove, sono meteoropatica e la mia costellazione è in trigono con la luna rossa, mia zia è morta ieri divorata da un orso gufo e ora devo badare alla mia cuginetta ancora in fasce e la mia casa è stata travolta da un’inondazione scatenata da un’invasione di cavallette… Non è stata colpa mia!!!” Concluse in crescendo con le lacrime che ormai riempivano gli occhioni sempre più disperati.

Rosemary aveva tuttavia accumulato troppo stress da nanerottola per esitare anche solo per un istante e lasciò quindi che Evil-Rosemary, la sua gemella malvagia, prendesse il controllo per cavalcare l’ondata sadica scatenatasi dentro di lei.

“Ma certo… certo, cara Pagnottina, io capisco. Sono tutti motivi perfettamente validi, non è vero? In fondo fino a quel momento avevi gestito il cliente in modo così accurato, no? Chiunque nella tua situazione non si sarebbe accorto dell’occasione…”

“Da… Davvero?”

“Ma sicuro! Io l’ho capito benissimo… E sono solo una cliente, no? Quindi… Immagina come lo capirà bene il tuo Capo! Sono certa che basterà spiegarle tutto per bene e lei ti farà anche i complimenti! E poi, voglio dire, sei una brillante giovane apprendista, giusto? Che vuoi che sia un piccolo errore come questo? Di certo non comprometterà il tuo sfavillante futuro da venditrice con una indelebile macchia sul tuo immacolato curriculum, no?” Affondò sempre più sadicamente Rosemary esaltando a ogni domanda il sarcasmo del suo tono.

La fluffosa ma non più sorridente addetta scosse un poco il capo, perfettamente conscia di non aver scalfito nemmeno lontanamente i malvagi progetti di quella crudele cliente.

“No… No, la prego Gentilissima Signorina Cliente Speciale… Non lo farò più… Cambierò, cambierò!”

“Ascoltami bene, mia cara Pagnottina della Disperazione…” Sibilò Rosemary afferrando la bimbetta per il bavero e tirandola a sé per meglio sfruttare i punti in “intimidire” che aveva accumulato nell’ultimo corso di aggiornamento tenuto dalla sua temibile Maestra “Io sono una cliente, non mi importa un bel niente del fatto che cambierai, lo capisci, vero? Lo capisci che non mi importa se il vostro fatturato cola a picco, vero? Lo sai, vero, qual è l’unica cosa che importa ai clienti? O vuoi dirmi che dormivi anche a quella lezione?”

“No… Io…”

“Tu cosa, Pagnottina?” Oh, che gusto dava sfruttare quei puntini di sospensione! Ora capiva come doveva sentirsi una nanerottola! “Hai qualche altra assurda scusa da propormi? Perché ti assicuro che ai clienti le scuse non interessano. Quindi? Qual è l’unica cosa a cui tutti i clienti aspirano?”

“U… Uno sconto?”

“Sbagliato!!” Proruppe Rosemary battendo la mano libera sul bancone facendo trasalire vistosamente la piccola peste ora apparentemente doma “I clienti vogliono non essere fregati! E tu, mia cara Pagnottina, hai tentato di impedire al tuo cliente, cioè ME, di accedere ai servizi per cui voleva pagarti e questo significa cercare di fregarlo! Ora, generalmente se un cliente si accorge che tenti di fregarlo questo si arrabbia, giusto?!” Timido assenso della nanerottola che annuì a stento, terrorizzata “E quando un cliente si arrabbia cosa fa, di solito?! Si lamenta, giusto?!” Altro movimento del capino in cenno di assenso “Ma se il cliente si lamenta non importa, no? Al massimo gli si propina uno di quei bei moduli di reclamo, no?! Be’, indovina un po’… Io non sono una cliente normale! L’hai detto tu, no? Io sono una Cliente V.I.P.! E i Clienti V.I.P. non si lamentano, perché sanno che è inutile! I clienti V.I.P. vanno dal tuo capo a dirle che le hai fatto perdere dei soldi, perché questo è il modo sicuro per rendere la tua sordida vita un inferno e per rovinare la tua preziosissima carriera, dico bene?! Quindi, che cosa ci insegna tutto questo?! Ci insegna che è meglio non fare arrabbiare un Cliente V.I.P. che, tra l’altro, sta pure cercando di darti un mucchio di soldi! Vuoi quindi tu, signorina Pagnottina, che io mi arrabbi?!”

“Nooo!!” Piagnucolò la piccola con una smorfia di assoluto terrore a deformarle il carinissimo faccino.

“Allora adesso prendi quelle tue gambette fatte per rincorrere i soldi, vai di là dal tuo capo e la fai venire di qui per discutere della montagna d’oro con cui devo ricoprirla! È tutto chiaro signorina Pagnottina?!!” Concluse con una impennata di ira di cui Rosemary non si pensava capace.

L’altra, ormai sconvolta dalle argute minacce che avevano fatto breccia là dove i prosciutti di un orco nulla avevano potuto, annuì ancora una volta ormai sconfitta.

Solo a questo punto Rosemary lasciò la presa permettendole di fare un passo indietro, ma, prima che la nanerottola potesse reagire alla terribile violenza, la ragazza la freddò con un improvviso…

“Un’ultima cosa!” La commessa si pietrificò immediatamente trattenendo persino il respiro tanta era la paura ispirata da quella malvagia cliente. Rosemary sogghignò contenta della portata della sua vittoria e, senza troppe cerimonie, si sporse oltre il bancone allungando un braccio e andando a tastare senza alcuna delicatezza i boccoli rosa dell’addetta alle vendite. “…Mmmmm… Proprio fluffosi, non c’è che dire! E ora vai, signorina Pagnottina, prima che cambi idea e spifferi tutto comunque!!”

Incapace di resistere a questa ulteriore sadica umiliazione, la bimbetta candita scoppiò in lacrime e corse ululante verso il retro del locale, coprendosi il volto per la vergogna.

“Aaaaah, che soddisfazione! E senza decapitare nessuno!” Si lasciò sfuggire a mezza voce la giovane decisamente in preda a una elevata dose di endorfine mentre attendeva i positivi sviluppi della sua strategia.

Questi non tardarono ad arrivare, più precisamente si presentarono nella forma di un’altra ragazzina dai capelli rosa e dai grandi occhioni, distinguibile dalla prima solo dall’acconciatura (essendo i capelli raccolti in una treccia portata sul lato sinistro piuttosto che boccolosi) e dallo sguardo più serio e “tagliente” che mostrava chiaramente un diverso “approccio al cliente”.

La nuova nanerottola raggiunse il bancone a grandi passi (si fa per dire) come un piccolo elefantino rosa pronto a difendere il suo cucciolo. Rosemary la attese come aveva atteso le cariche di troll e orchi sugli spalti di decine di fortini improvvisati insieme alla sua Maestra, pronta a resistere anche di fronte al più irruento assalto, anzi, decisamente compiaciuta di essere finalmente riuscita a scardinare quella falsa cortesia asfissiante e aver riportato la “situazione” su un piano conflittuale a lei ben più congegnale; quando “il Capo” tuttavia aprì bocca, Rosemary capì che orchi e troll nulla potevano contro le nanerottole…

“Buongiorno a lei gentile cliente! BenvenutaallaTrottolinaS.r.l.:comepossoesserleutile?” Ripropose la piccolina ristampandosi in faccia la solita temibile espressione zuccherosa e fasulla.

Ohccavoli! Era proprio il Capo questa! Considerò mentalmente Rosemary, rendendosi conto che aveva forse sottovalutato che dopo il tipico “guardiano del ponte levatoio” le cose non si mettono al meglio, ma al peggio (in fondo lo stregone nella sala del trono è sempre più tosto dello sgherro alla porta).

Non prona allo sconforto (affrontare illimitate orde di puzzolenti cadaveri che bramano solo divorare il tuo cervello tempra generalmente il carattere), la ragazza si rimboccò letteralmente le maniche e si fece sotto appoggiandosi al bancone e sporgendosi in avanti tanto per far capire di non essere affatto intimidita dalla nuova sfida.

“Buongiorno a lei, gentile fornitore! Non vuole vedere il mio numero di precedenza che vi aiuta a evitare inutili code e a servirmi meglio?” Ribattè Rosemary sicura, con solo il giusto filo di sarcasmo a velarle la voce.

La minuta avversaria fu certamente colpita dalla prontezza della cliente, tanto che in segno di massimo rispetto lasciò cadere istantaneamente la perfetta maschera mielosa sfoderando uno sguardo tagliente e truce paurosamente simile a quello della Maestra che Rosemary aveva tanto bene imparato a temere.

“Pagnottina aveva ragione: sei una tosta…” La apostrofò la venditrice con un tono decisamente in contrasto con il suo aspetto zuccheroso “…Meglio così, mi sarebbe dispiaciuto licenziarla perché si era rammollita”

“Anche la tua Pagnottina è una tosta, puoi starne certa…” Disse la ragazza ricambiando il rispetto, come fanno due energumeni dopo che se le sono date di santa ragione, ma “rispettosamente” “…Mi ha fatto sudare un bel po’ per tirarti fuori da quel tuo laboratorio”

“Bene, ora basta con le smancerie. Che cavolo c’è di così urgente? Non posso tenere in sospeso lo smistamento alare del Repiribetto troppo a lungo”

Rosemary non poté trattenere uno scatto involontario del sopracciglio nel sentire quelle parole, ma capì non era più il tempo delle perplessità.

“Mi manda la mia Maestra, Caron, il Traghettatore del Regno dei Morti. Dovresti conoscere il suo nome”

“Sì, e allora?” Chiese davvero poco cerimoniosamente il piccolo demone rosa.

“Vuole che tu realizzi una cosa per lei, ho qui le cianografie” Disse pronta, non parvendole vero di poter finalmente estrarre le carte dalla borsa conservante. Senza aspettare altro distese gli schemi sul bancone davanti alla nanerottola “E vuole che tu ci lavori con priorità assoluta: domani, non tra nove mesi” Ricaricò cercando di non perdere il buon ritmo che la trattativa aveva preso.

Quando però le cianografie mostrarono i loro segreti agli esperti occhi della ingegnosa bimba artigiana, questi si sgranarono colmi di stupore.

“Ma che caspita…” Proferì la piccola smanacciando sulla fronte di Rosemary per allontanarla dal bancone e quindi issarsi su uno sgabellino per studiare i disegni “Chi diavolo ha progettato questa roba?! Sembra disegnata da un maledetto gnomo che abbia tracannato dosi letali di grog fino a raggiungere l’illuminazione!” Sparò decisamente concitata, ma con intento stranamente lusinghiero, la nanerottola.

“Direi più il santo protettore di tutti gli stramaledetti scienziati pazzi gnomici, ma questa è un’altra storia; il punto è: puoi costruire questa roba?”

Punta nell’orgoglio la piccola artigiana sollevò giusto un attimo gli occhi per fulminarla con lo sguardo e poi tornare a farsi rapire dal complicato spettacolo delle cianografie.

“Io sono Trottolina, gli gnomi me li mangio per colazione a quattro a quattro e posso costruire ogni cosa… Ma questa… Tu lo sai che cosa mi hai portato da assemblare?”

“Un’arma” rispose sbrigativamente Rosemary, nella speranza che la rapidità della risposta riuscisse a celare la sua reale ignoranza dell’argomento… ma non dovette sembrare troppo credibile, visto che la nanerottola tornò fissarla con sguardo di sufficienza.

“Questa non è una semplice arma… Io non la costruisco. Né domani, né tra nove mesi, né mai” La silurò la piccola peste con spietata determinazione.

“Coooosaa?!!” Riuscì solo a replicare Rosemary trasformando i propri occhi in enormi fari luccicanti di incredulità ed esasperazione “Ma si può sapere in che razza di posto sono finita?! Ma sono riuscita a farti capire che sono stata spedita qui dalla mia Maestra con l’unico intento di svuotare una borsa conservante piena di monete solo per poter realizzare quello stupido arnese?! Povera me, devo essere l’unica al mondo che non riesce a convincere una nanerottola a farsi ricoprire d’oro!! Lo sapevo che a decapitare tutte quelle mummie una maledizione me la sarei presa prima o poi!”

Trottolina dall’alt… Be’ forse meglio “dal basso” della sua esperienza di relazione col cliente, non si fece troppo scomporre dall’esplosiva reazione della ragazza, anche se un congenito e involontario tremito la percorse segretamente quando risuonarono le parole “monete” e “oro”.

“Mia cara, non posso escludere a priori il fatto che tu abbia contratto una maledizione a seguito di questi tuoi hobby, mi limito a segnalarti che abbiamo in vendita diverse pergamene di “Rimuovi Maledizione” alla modica cifra di trecentosettantacinque monete d’oro… Visto però il rispetto che ho per la tua perseveranza, andrò contro i miei interessi e ti dirò che in questo caso con o senza maledizione la mia risposta sarebbe stata la stessa. Sai che cosa dice lo statuto della Trottolina S.r.l. a proposito delle armi di distruzioni di massa?”

“Perché? Quel coso dovrebbe essere in grado di esplodere in una qualche maniera?” Chiese Rosemary decisamente poco convinta che la Maestra fosse interessata a quel genere di cose.

“No, non esplode, ma l’arma disegnata in questa cianografia è potenzialmente più pericolosa: è piccola tanto da poterla nascondere facilmente, ma è in grado di scagliare un proiettile con una forza e una rapidità superiore a qualunque arco o balestra e per usarla occorre solo saper muovere un dito. Per di più usa proiettili così piccoli che se ne potrebbero trasportare a centinaia senza alcuno sforzo… Se una simile arma si diffondesse tra gli eserciti, sarebbe un massacro di dimensioni epocali… E la Trottolina S.r.l. non vuole certo essere ricordata come la ditta che ha dato il via alla carneficina!” Concluse non senza un certo orgoglio la nanerottola.

Oramai sfinita, Rosemary lasciò cadere le braccia ungo i fianchi e reclinò il capo verso il basso

“Pure la nanerottola pacifista mi doveva toccare… E io che ormai cominciavo a pensare che per la grana avreste fatto qualunque cosa…” Sospirò la poveretta. Tuttavia, inaspettatamente, la sua acerrima nemica taglia S non infierì sul suo prostrato stato d’animo, ma emise invece un piccolo

“Oh…” quasi meravigliato.

“Oh cosa?” Chiese la ragazza risollevando di malavoglia lo sguardo.

“Non… Non credevo che un’umana potesse sapere…”

“Sapere cosa?” Chiese ancora, decisamente troppo esaurita per articolare meglio.

“Quanto noi nanerottole adoriamo Lagrana” A Rosemary non rimase che strabuzzare una volta di più gli occhi con incredulità.

“Cosa?! Non credo che esista nessuno al mondo che, dopo aver parlato anche solo per due minuti con una di voi, non si renda conto che per voi la grana è tutto!”

“Oh, be’, tu mi lusinghi così” Disse l’altra schermendosi un po’ “Sono molto felice che la devozione della Trottolina S.r.l. per Lagrana traspiri dalle nostre politiche commerciali, ma devo dirti che sei invero la prima umana che lo nota… La maggior parte dei clienti pensa che siamo solo troppo attaccate ai soldi!” Rosemary si accigliò un pochino, cominciando a pensare di essere trascesa a un nuovo livello di esistenza dove la sua anima e la sua sanità mentale erano ora messe alla prova con crudeli giochi enigmistici.

“Ehr… Scusa ma temo mi sfugga qualcosa nella tua frase…”

“Ma sì, voglio dire: anche i pochi umani che ne hanno sentito parlare confondono Lagrana con il denaro… Invece Lagrana è di più! È imprenditoria, intraprendenza, azionariato, reti di scambio, aste online e molto di più!”

“Aste che?” Cercò di inserirsi Rosemary

“Oh scusa, questi sono precetti vulgati solo nel testo sacro, ovviamente non li conosci”

“Testo sacro?!”

“Certo! Anche le nostre sacerdotesse raccolgono il Verbo della nostra Divinità in libri in grado di tramandare il sapere”

“No, mi sono persa: quale divinità?”

“Ma Lagrana, ovviamente! La protettrice di tutta la nostra razza!”

“La grana è la protettrice della vostra razza?” Chiese un po’incredula la ragazza.

“Ovviamente! Nessuno è più devoto a Lagrana di quanto lo siano le nanerottole!”

“Aspetta” Disse Rosemary la cui intelligenza superiore alla media cominciava ad afferrare il terribile senso di quel rompicapo “Vuoi dire che la vostra razza adora realmente una divinità… E l’avete chiamata “Lagrana”?!!”

“Ovviamente no!” Replicò subito la minuta imprenditrice con un tono un po’ seccato “Certo che non le abbiamo dato noi quel nome, è lei che si è rivelata con questo mistico appellativo!”

“Oooooook! Direi che questo spiega moooolte cose su voi nanerottole” Osservò la ragazza senza rendersi conto di star pensando a voce alta.

“Immagino di sì” Replicò solo l’altra non comprendendo la portata di quell’affermazione “In ogni caso, nonostante tu sia a quanto pare consapevole dei precetti del sacro culto, non posso comunque accettare il tuo ordine. Anzi, proprio perché li conosci capirai perché non posso: disobbedire alla propria Vision d’Impresa non porta certo a Lagrana”

Rosemary sorvolò su quell’ultimo tecnicismo a lei incomprensibile e, riprendendosi con magistrale prontezza, tornò nuovamente a perseguire il suo originale obiettivo sfoderando uno stratagemma dibattimentale creato secoli addietro dal filosofo Lefess e dallo stesso battezzato con il nome di “Ribaltare la Frittata”

“Potrebbe anche darsi, mia cara Trottolina, ma se invece stessi guardando questa commessa da un punto di vista limitato? Tu stai valutando se accettare o no l’ordine della mia Maestra ti porterà a Lagrana, ma se invece il punto non fosse come tu arriverai a Lagrana, ma se io sia stata prescelta per portare Lagrana a te?”

“Cos…?” Proferì la piccola macina soldi colta alla sprovvista.

“Pensaci! Quando mai avresti anche solo immaginato che una semplice umana giunta qui nel tuo negozio potesse davvero conoscere cosa significhi realmente per voi nanerottole Lagrana? Non solo: questa sconosciuta umana porta con sé Lagrana nella sua forma più pura – disse sottolineando il concetto accarezzando la sua borsa conservante – e pur di dartela è disposta a sfidare una della vostra razza sul vostro stesso terreno! Di più: se non fossi io benedetta da Lagrana, come mai avrei potuto far capitolare la tua terribile Pagnottina?!”

Il tono di Rosemary crebbe progressivamente, incalzando la devota nanerottola che dal canto suo era chiaramente in difficoltà nel non fissare la borsa di Rosemary che percepiva stracolma di monet… cioè contenente Lagrana nella sua essenza più primordiale.

Una piccola gocciolina di sudore imperlò la piccola fronte coronata di rosa, ma la battaglia non era ancora vinta.

“Devo ammettere che le tue parole contengono una saggezza difficile da ignorare…” Proferì in preda a un chiaro conflitto interiore.

“…E presto dovrai anche ammettere quanto la mia borsa contenga una ridicola quantità di monete d’oro pronte a entrare nei tuoi forzieri” Sferzò Rosemary senza pietà per la nanerottola capo le cui pupille ormai pulsavano ritmicamente cercando di non assumere la forma di sfavillanti monete di metallo prezioso.

Fu però forse solo un momento di debolezza, perché la piccola Trottolina si afferrò saldamente al suo spiccato senso del commercio per ripescare a sua volta i precetti filosofici di antico conio.

“Eppure devo anche considerare che tu sia stata sì mandata da Lagrana… Ma per mettermi alla prova! Forse Lagrana vuole vedere se sono in grado di rimanere fedele alla mia Vision anche di fronte alla più astuta delle tentazioni! Già! Devo ricordarmi i principi con cui la Trottolina S.r.l.è giunta al successo! Mi spiace, ma rimango fedele alla nostra linea aziendale: non costruirò quest’arma!” Concluse riprendendo le briglie del proprio spirito imprenditoriale.

“Ma come puoi davvero sapere quale sia la strada che Lagrana ti ha posto davanti?” Tentò in un ultimo disperato atto la ormai stanca Rosemary “Perché scegli di credere che questo sia un tranello piuttosto che un dono?”

“Ah! Proprio a questo serve il nostro statuto: a tracciare una strada là dove tutto è confuso. Se Lagrana ti avesse guidata a me non per mettere alla prova la Trottolina S.r.l., ma per ricompensarla della sua devota condotta, avrebbe trovato il modo di sgombrare il campo da ogni dubbio. Quindi, con rispetto, perché comunque riconosco che sei stata prescelta da Lagrana per portarmi un prezioso insegnamento, respingo il tuo ordine. Torna dalla tua maestra e dille che proprio perché amiamo Lagrana, non possiamo accettare!”

Rosemary sentì nuovamente farsi tutto buio… e proprio quando pensava di essere così vicina alla meta! Con un ultimo sospiro abbandonò ancora una volta le braccia lungo i fianchi per poi rivolgere lo sguardo sconsolato alla zuccherosa maledizione divina.

“Non c’è quindi altro che io possa fare? Finisce dunque così?”

Dal canto suo Trottolina recuperò la calma e la professionalità che la crisi mistica aveva leggermente intaccato e, con un cenno cortese del capo e riprendendo un cordiale ma non falso sorriso, replicò alla sua Gentile Cliente

“Certo che no, Nostra Amata Cliente. Come prescrive il nostro Manuale della Qualità, c’è un ultima azione riservata ai nostri clienti…” E con calma estrasse da sotto il bancone il temibile modulo che ormai Rosemary aveva imparato a riconoscere “…se vuole, può compilare un nostro modulo di reclamo che provvederò a inoltrare alla nostra assistenza clienti quanto prima”

Probabilmente un leggero singhiozzo attraversò la gola di Rosemary, ma la giovane allieva fece tutto il possibile per non far trapelare quanto duro fosse stato per lei incassare quel colpo. Tuttavia, nulla poté fare per mascherare lo sconforto che impregnò la sua seguente amara riflessione.

“Fareste prima a trasformare quel coso in un modulo precompilato, con un bella croce già sul NO… almeno risparmiereste tempo…”

………

L’assoluto silenzio seguì l’affermazione di Rosemary che, ancora immersa nella disfatta, nemmeno se ne accorse e continuò solo a fissare il foglio, schiacciata dal pensiero di aver deluso le aspettative riposte in lei dalla sua Maestra.

Fu solo quando tale silenzio divenne tanto lungo da penetrare anche quello spesso velo grigio che l’allieva tornò al mondo reale e sollevando lo sguardo vide che anche gli occhi della minuta sacerdotessa artigiana erano incollati al modulo di reclamo e per di più erano sgranati in modo inquietante

“Va… Va tutto bene?” Chiese un po’ impaurita.

“…Modulo precompilato…” Sussurrò Trottolina come fosse stata nuovamente rapita dalla recente crisi mistica “…Perché non ci ho pensato prima?”

“Come?” Lo sguardo della nanerottola scattò rapido a incrociare quello di Rosemary e questa tanto fu colta alla sprovvista dal vigore che scorse negli occhi della lillipuziana venditrice che fece un passo indietro, intimorita.

“Era una soluzione così semplice! Basta una semplice croce prestampata per guadagnare preziosi secondi, ma che dico, minuti finora sprecati nel vidimare questi ripetitivi protocolli! Come ho potuto non pensarci io prima?! Ma, più importante, come è possibile che questa idea geniale sia venuta a te?!” Rosemary esitò un attimo spiazzata dalla piega che gli eventi avevano nuovamente preso, ma la nanerottola pareva ormai già avere la sua risposta “Allora è VERO!! Tu sei un’emissaria mandata da Lagrana! Anzi, sei davvero giunta per portare Lagrana alla Trottolina S.r.l.che tanto la adora!!”

“L… Lo sono?” Chiese ancora non proprio sicura di quanto stesse succedendo.

“Lo sei!! Avevo ragione! Ecco che Lagrana ha mandato il segno necessario!” Il cervello di Rosemary fece ancora qualche bizza, ma si accorse subito di quanto quello fosse il momento di tornare a carburare in fretta per compiere lo scatto finale.

“S…Sì!! Questo è il Segno! E questa è Lagrana!!!” Concluse teatralmente rivoltando la borsa conservante per terra causando uno scroscio di monete dorate che andò a formare una piccola montagna sul pavimento. La cosa non passò inosservata alla minuta macinasoldi che, se possibile, venne pervasa da un fervore ancora maggiore.

“Gloria a Lagrana! La Trottolina S.r.l.la accoglie a braccia aperte nelle sue tasche! Massimamente Benedetta Cliente, La informo che il suo ordine è stato accettato! E verrà realizzato con la massima priorità! Affancippolo lo smistamento alare! Per Lagrana sono disposta a emettere anche regolare fattura!!”

“Così sia! E che il contratto verbale sia valido e vincolante a termini di legge!!” Si sorprese a concludere Rosemary con inaspettata astuzia.

Trottolina la fissò con le lacrime agli occhi, commossa e felice

“Si vede proprio che Lagrana ti ha illuminata… Che lo sia, Massimamente Benedetta Cliente… Che lo sia… Ma a una condizione!” Colpì inaspettatamente la minuscola fornitrice.

Rosemary, che si stava ormai lasciando prendere dall’euforia, ebbe una specie di scatto nervoso tornando immediatamente in guardia.

“E cioè?!”

“Per onorare sia la volontà espressa da Lagrana sia il nostro statuto, produrremo e forniremo questo articolo e i suoi accessori e proiettili esclusivamente per te e te sola e lo escluderemo dal nostro catalogo. Questo privilegio non sarà cedibile e scomparirà con il termine della tua attività. Potrai cedere la proprietà dell’articolo, ma solo a titolo completamente gratuito e tale gratuità sarà lesa anche da qualsiasi forma di prebenda, regalia o favore personale tu possa ricevere per tale cessione. Siamo d’accordo?”

“Siamo d’accordo!” Sentenziò subito Rosemary certa che la sua Maestra non volesse usare quell’arma per fini commerciali ma piuttosto per far saltare la testa a un maggiore numero di cadaveri rianimati rispetto a quelli che già subivano tale sorte “Sempre che tu non abbia aggiunto con voce subsonica o ultrasonica delle altre clausole dopo la parola “cessione” in modo simile a come vengono aggiunte clausole in caratteri microscopici nei contratti scritti!” Aggiunse poi sempre pervasa da quel nuovo entusiasmo commerciale che l’esperienza pareva averle ispirato.

Il labbro di Trottolina tremò in modo ancora più evidente per l’emozione

“Sei davvero speciale… No, non ci sono clausole accessorie, ma sono veramente ammirata nel vedere che un’umana se ne sia preoccupata persino in un contratto verbale (e soprattutto che conosca la nostra tecnica della voce subsonica). Sono così commossa che seduta stante ti insignisco del rango di Nanerottola Onoraria e della Excelsior Luxury Diamond Customer Card che ti dà diritto di precedenza sulle card di livello inferiore, ti libera dall’obbligo di procurarti il numero di precedenza che ti aiuta a evitare inutili code e addirittura ti concede tre giorni per restituire un prodotto nel suo imballo originale e ricevere in cambio un buono dello stesso valore da spendere entro 60 giorni”

Per Rosemary fu difficile assumere un’espressione consona a quella dichiarazione, ma fece del suo meglio per sembrare commossa come se le avesse detto che le regalava una settimana di villeggiatura nei Campi Elisi senza dover tirare le cuoia per andarci.

“Io… Grazie. Grazie davvero. Allora possiamo considerare concluso l’affare?” Cercò di chiudere senza abbandonare la sua espressione emotivamente coinvolta.

“Sì” Disse solo Trottolina asciugandosi una lacrimuccia “Lasciami un recapito e ti informerò non appena la lavorazione sarà terminata. Quando verrai a prendere il tutto ti farò trovare la tua Card personalizzata”

“Non mi chiedi come mi chiamo per la mia Card personalizzata?”

“No, per allora avrò pensato a un nome adatto al tuo nuovo status di Nanerottola Onoraria… Vedrai che ti piacerà!” Rassegnata, Rosemary non provò nemmeno a replicare: aveva quello che voleva e non voleva ricadere nuovamente nella girandola di follia che inghiottiva quel luogo.

“Va bene… Grazie ancora e… A presto!”

“A presto” Disse la nanerottola finalmente sorridendo sinceramente per poi girarsi e portare in laboratorio le cianografie e spedire una delle sue assistenti a raccattare la montagna di monete scaricata.

Mentre si allontanava, a Rosemary parve di sentire la piccola sgranocchia monete bisbigliare tra sé e sé

“…Moduli precompilati… Pensa un po’ te…” cosa che fece a sua volta sorridere la ragazza. Poi finalmente poté tornare alla sua mantella appesa all’ingresso.

Rosemary se la buttò sulle spalle e risalì la rampa di scale, sicuramente provata dalla dura esperienza, ma con nel cuore la felice consapevolezza di poter aggiungere nel suo curriculum la dicitura “Vincitrice di una Trattativa Nanettic… Naneric… Nanerottoli… Vabbè, vada per tenersi il buon vecchio “Scarsa attitudine alla decapitazione per rappresaglia” che comunque fa la sua porca figura!




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