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Autore: freakout    21/06/2018    1 recensioni
Compiere la maggiore età è sempre stato un traguardo importante per chiunque e lo stesso vale per la protagonista di questo racconto che, attraverso una lunga introspezione immaginaria, ripercorre la sua intera vita fino al fatidico momento e alla presa di coscienza finale. Gli anni passano, gli amici cambiano e la scuola finisce prima che riusciamo a rendercene conto ma sta a noi soltanto decidere in che modo entrare a far parte del mondo degli adulti.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sogno Lucido

 

È sabato, la giornata è appena iniziata e il cielo, qui a Palermo, è azzurro come se fosse aprile nonostante la data sul calendario segni indubbiamente l’ultimo giorno di un freddo gennaio duemilasedici. Oggi è ufficialmente il mio ultimo giorno da diciassettenne e nonostante abbia sempre immaginato questo risveglio in modo eclatante, la vita ad attendermi ad un passo oltre la sveglia non è altro che quella di tutti i giorni.
Me ne sto ancora un po’ accoccolata tra le calde coperte con il dolce odore del caffè della mamma già sotto il naso, mentre ripenso a come dovrei far scorrere questa giornata. Forse mi sarei dovuta incontrare con i miei compagni di scuola come avevamo deciso, però loro li vedrò lunedì; magari mi dovrei dedicare ai miei amici o alla mia famiglia, eppure con i primi passerò tutta la serata e con la mia famiglia tutto il resto della giornata. Dopotutto, forse è meglio che questa ultima mattina da diciassettenne la passi con me stessa per porgere i miei saluti agli anni che se ne vanno.
Ricordo ancora perfettamente tutti i miei giochi d’infanzia assieme ai miei cugini coetanei, quando ci atteggiavamo da grandi, fumavamo sigarette finte e sognavamo di crescere tutto d’un tratto. Volevo essere prima una dodicenne, poi una sedicenne ed infine sognavo di diventare al più presto una diciottenne solo per godere di tutte le libertà che, all’epoca credevo, mi sarebbero spettate di diritto grazie al raggiungimento della maggiore età. Eppure da poco mi sono svegliata come una diciassettenne ad un passo da quel sogno d’infanzia senza nessuna delle emozioni che pensavo avrei provato: non provo entusiasmo, non sono felice e nemmeno triste, mi sento esattamente come mi sentivo ieri e come sicuramente mi sentirò domani.
Ma non può essere così semplice.
Mi alzo di scatto senza premurarmi di rifare il letto, mi piazzo davanti lo specchio subito dopo una doccia veloce e impiego il minor tempo possibile per realizzare uno dei make up migliori di cui mi ritengo capace. Ancora in accappatoio torno nella mia camera e svuoto il mio zaino colmo di libri, perdendo tutto d’un tratto la determinazione iniziale.
Cosa indosso? Cosa metto dentro lo zaino? Dove vado?
La giornata è così bella che certamente fuori sarà impossibile sentire freddo, pertando penso che i vecchi jeans blu, le converse malconce, il berretto con la faccina stampata e la giacca regalatami da Alberto possano andare bene. Per quanto riguarda lo zaino? Non so ancora dove andare ma so di dovermi portare dietro qualcosa che mi aiuti a salutare per un’ultima volta questi anni. Così come per i vestiti, anche questa volta le mie mani sembrano quasi muoversi autonomamente mentre riempono lo zaino con alcuni quaderni stracolmi, un paio di libri, alcune fotografie, l’mp4 e poco altro.
Adesso manca da scegliere solo il posto e per qualche strana ragione il Parco Uditore mi sembra la scelta migliore. Forse sarebbe stata più adatta la mia piazza preferita, ma lei la vedrò stasera assieme ai miei migliori amici, perciò credo che il parco della mia infanzia sarà perfetto.
Con le cuffie alle orecchie, intente a riprodurre solo le canzoni della mia cantante preferita di tutta la vita, metto lo zaino in spalla e vado. Cammino a lungo ripercorrendo ancora una volta tutte quelle strade che mi ritrovo a vivere giorno per giorno fermandomi ad osservarle forse per la prima volta nella mia vita. Tutto sembra starsi imprimendo nella mia mente come mai aveva fatto prima di adesso e immediatamente ogni svincolo, ogni edificio, ogni negozio e perfino ogni casa sembrano assumere un significato del tutto nuovo.
Ma eccomi arrivare a destinazione; un imponente parco recintato di rosso si erge davanti a me più verde che mai e quasi rimango stupita dalla sua grandezza.
Non riesco a fare a meno di chiedermi se sia sempre stato così maestoso o se, semplicemente, la sua immagine nella mia mente non sia semplicemente sbiadita con il tempo assieme ai ricordi che ci legano.
Eppure ricordo ancora piuttosto bene come funziona qui: i bambini se ne stanno tutti nell’area gioco a contendersi le giostre, i ginnasti in quella sportiva a contendersi gli attrezzi e tutto il resto in giro per il parco a contendersi i posti all’ombra sotto gli alberi.
L’ultima volta che sono venuta qui contendevo le giostre e adesso, non essendo affatto un tipo da sport, non posso far altro che cercare il mio albero. Trascino una specie di panca in legno sotto l’albero e mi ci siedo sospirando, beandomi fin da subito l’ombra e il leggero venticello fresco.
Forse è proprio questo il motivo per cui ho scelto questo posto?
Il cielo è azzurro senza alcuna sbavatura e tutto intorno a me è così verde che sembra luccicare; ogni cosa sembra infondermi la calma di cui necessito per affrontare questo momento. Sono immersa in una tranquillità assoluta mai provata prima mentre guardo davanti a me l’ampio prato semi vuoto, udendo in lontananza le risate dei bambini e il cinguettio degli uccelli. Mi sembra di star vivendo la scena di un film tanto mi pare irreale la quiete che sono riuscita a trovare in un parco nel bel mezzo della città.
Sospiro ancora una volta e, finalmente, giunge anche il momento di svuotare il mio zaino: il quadernone blu colmo dei miei pensieri e di buffe foto, il mio vecchio diario segreto, la mia penna preferita e anche quella porta fortuna degli esami di terza media, il mio fedele mp4 dal rosa impropobibile, le cuffie bianche regalatemi dalle mie migliori amiche, la copia di Alice nel paese delle meraviglie che mi ha regalato Carlo qualche anno fa e Sulla strada.
Tutto qui.
Incredibilmente i miei diciassette anni di esistenza possono essere riassunti in questi pochi oggetti. C’è la mia più grande passione, c’è la musica, ci sono tutte le persone a cui tengo, c’è il mio primo libro e quello che mi ha cambiato la vita. Cos’altro dovrei essere se non la somma di tutto quello che amo?
Mi guardo attorno con soddisfazione, felice e certa che ogni momento fino a questo istante ha reso la mia vita fantastica e me la persona che sono. Ma cosa succede adesso?
Scatto qualche foto ricordo tra cui anche una a me stessa, quasi come se avessi paura che il mio aspetto possa mutare allo scoccare della mezzanotte.
Mi guardo ancora attorno e mi rendo conto che nonostante tutto non c’è davvero più nulla da fare. Quasi mi sento stupida a pensare di aver fatto tutta questa strada per nulla nella speranza di rendere anche un minimo più poetico e sentimentale questo giorno.
“Ehi, che fai?”.
Una voce? Eppure fino ad un attimo fa non c’era nessuno vicino a me, me ne sono accertata.
Ma ecco quest’estraneo che si avvicina sorridendo e mi parla come se nulla fosse mentre io, incredibilmente, non riesco ad avere pauradi lui. Io che di solito ho paura anche di un qualsiasi passante a causa delle mille paranoie di mia madre adesso mi trovo completamente sola in un parco infinito assieme ad un ragazzo spuntato all’improvviso e mi riscopro completamente a mio agio.
Forse, dopotutto, un cambiamento in me si è già messo in moto.
“Dico addio ai miei diciassette anni”.
“Mi sembra un po’ tragico” –il ragazzo sorride e si siede al mio fianco senza aspettare di essere invitato. I suoi caratteri sono chiarissimi e i suoi lineamenti non sembrano nemmeno italiani, è decisamente l’esatto opposto di me.
Qualcosa è cambiato improvvisamente sebbene non riesca a spiegarmelo e quasi mi sento trasportata in un sogno ad occhi aperti mentre vengo assorbita da quella strana situazione.
“Lo so” –sorrido- “Di solito la gente festeggia la maggiore età”.
Chi è questo ragazzo? Non ne ho idea eppure mi sembra di conoscerlo perfettamente, di sapere che non è qui per giudicare o pensare male ma solo per ascoltare. Come se si trattasse di una verità assopita nel mio inconscio, so di conoscerlo meglio di chiunque altro… quasi quanto conosco me stessa?
“Ma tu non sei tipo da festa, eh?” –continua a sorridere e l’intero parco sembra svuotarsi sempre più ad ogni sua parola.
“Direi proprio di no” –sospiro, percependo finalmente quel filo di tristezza che mi aspettavo di sentire- “Sono successe così tante cose in questi ultimi mesi, sai? Così tante cose tristi”.
Comincio a parlare di ciò a cui non ho mai dato voce, rivolgendomi a questo ragazzo come se già conoscesse ogni particolare della mia vita e lui, dal canto suo, mi ascolta e sorride esattamente come se sapesse di cosa sto parlando.
“Da quando Floriana è partita per inseguire la sua nuova vita a Londra tutto è cambiato. Credo che la sua partenza sia stata solo il prologo di quello che sta per cominciare nella mia vita e, soprattutto, l’inizio di qualcosa di inevitabile. Siamo nati come uno strambo gruppo di tre amici che si sono conosciuti tra i banchi di scuola e, piano piano, il numero è diventato un otto… lo stesso simbolo che capovolto segna l’infinito, no?”.
“Ancora con questa storia dell’infinito?” –il ragazzo sembra quasi prevedere i miei pensieri e dare voce a quelli più cinici e sarcastici che da sempre mi hanno contraddistinta.
“Eh sì, ammetto che anche noi non siamo riusciti a sfuggire al fascino dell’infinito” –sorrido, prendendomi gioco di me stessa- “In ogni caso abbiamo creduto che la nostra adolescenza fuori dal mondo fosse eterna, eppure due sono già partiti alla ricerca di un futuro migliore, un’altra è in procinto di farlo, le altre due si sono allontanate a causa del lavoro o del nuovo fidanzato e siamo tornati ad essere solo i primi tre. Ma prima o poi arriverà anche per noi il momento di andare via di qui e percorrere le nostre strade, no? Floriana è stata solo la prima ma presto o tardi i diciotto anni arriveranno per tutti”.
Prima di rivelare ad alta voce quei pensieri non mi ero nemmeno resa conto di quanto triste e nostalgica mi facessero diventare. Quando mi ero alzata dal letto appena poche ore prima con tutta l’intenzione di rendere magico il mio ultimo giorno da minorenne non avevo nemmeno immaginato che tutto mi avrebbe ricondotto ai miei migliori amici e al nostro futuro incerto.
“Posso assicurarti che compiere diciotto anni non cambia un bel niente” –lui continua a sorridere mentre io mi perdo sempre di più in quest’improvvisa voragine di tristezza. È come se da quando è arrivato e si è seduto al mio fianco abbia cominciato ad assimilare tutti i miei modi di fare, i miei pensieri e i sentimenti che non mi permettevano di lasciarmi andare e di sentirmi serenamente così triste.
Cosa c’è di male a sentirsi anche un po’ triste, oggi?
Non me lo sono mai chiesta prima di questo incontro del tutto casuale, non è forse la cosa più irrealistica che potesse capitarmi?
“Lo so, lo so” –lo riprendo- “Mi sveglierò domani mattina e tutte le responsabilità della mia vita non cadranno sulle mie spalle come per magia. Sarà solo un altro giorno a casa con i miei genitori passato chino sulla scrivania della mia cameretta a studiare per l’interrogazione di francese di lunedì prossimo, eppure non posso fare a meno di rendermi conto proprio oggi di quante cose siano cambiate fino a questo momento”.
“Questo ti rende triste?” –il ragazzo ha smesso di colpo di sorridere e  ha cominciato a fissarmi negli occhi, quasi come se anche il suo momento stia per giungere al termine.
Il tempo è agli sgoccioli, mi ripeto prima di rispondere.
“Ti direi di si ma non sarebbe del tutto vero” –nemmeno io distolgo lo sguardo e per la prima volta nella mia vita sento di non aver paura di dare voce a tutto quello che invade la mia mente giorno per giorno- “Sono triste perché non riesco a fare a meno di sentirmi così legata ai miei amici, alla mia famiglia, ai miei compagni di scuola e alla mia Palermo… ma allo stesso tempo mi sento così entusiasta all’idea che tra un anno o forse due la mia vita intera potrebbe essere completamente diversa. Forse ho perso troppo tempo a chiedermi in segreto come sarebbe stato giusto sentirmi in questo giorno, sai? Ma dopotutto che importa se sono felice oppure triste? Se penso a chi se ne è andato piuttosto che a chi è rimasto? Se penso ai miei giorni a Palermo oppure a quelli che potrei passare in giro per il mondo?”.
Faccio un respiro profondo, certa che tra poco mi toccherà svegliarmi, rimettere tutto dentro lo zaino e ripercorrere le stesse strade di sempre fino a casa per cominciare a condividire questi nuovi anni con le persone della mia vita.
“Credo che tutto questo fino a ieri o forse fino a stamattina fosse triste, ma adesso no. Credo, in realtà, di non essermi mai sentita tanto libera come in questo istante. Libera perché le cose stanno cambiando naturalmente e non c’è assolutamente nulla che io possa fare per impedirlo, perciò mano sul petto e cuore in pace. Questo pensiero mi ha impaurita per così tanto tempo che mi sono sentita legata con forza a quest’esistenza e trascinata continuamente dal tempo ad una velocità insostenibile… ma adesso credo di averlo finamente capito. Ciao Emanuela, il tempo scorre, le cose cambiano e tu non hai voce in capitolo se non quella che ti permette di rendere tutto più piacevole. Questa è la vita, benvenuta al mondo! Sta semplicemente iniziando la seconda parte della mia vita ed inevitabilmente, come è successo ai miei amici, ci sono tante cose del passato che adesso non fanno più parte di me, sostituite da interessi, relazioni, sogni e ambizioni del tutto nuovi. Sto crescendo e finalmente riesco ad accettare che anche ciò che ho di più importante un giorno potrebbe andare via… nessuno ci sarà per sempre, probabilmente nemmeno noi fantastici tre. Non posso negare che questo sia triste ma io sto bene perché, alla fine dei conti, sono io stessa quella che rimarrà fino alla fine. Oggi è il mio giorno, mi sento libera e sto bene”.
Il ragazzo ha continuato a sorridere per tutta la durata del mio monologo osservando e spulciando tutta la roba che mi sono portata dietro, sorridendo davanti una vecchia foto o chissà qualche assurda storia scritta a casaccio come se lui stesso riuscisse a ricordarne ogni particolare.
“Non trovi sia curioso che io sia venuto fuori proprio in un momento così importante?” –finalmente il ragazzo è tornato a guardarmi negli occhi sorridente come quando era arrivato- “Emanuela, sai qual è il mio nome?”.
Sorrido – “Sei solo il nuovo inizio”.
 

   
 
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