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Autore: Vesprocimiero    21/06/2018    0 recensioni
Questa storia riprende le vicende di Devilman Crybaby, ma sotto un nuovo punto di vista fornito da nuovi personaggi le cui azioni intrecceranno ben presto i loro destini. Il cammino di Tadashi e degli altri protagonisti metterà loro a dura prova il loro desiderio di essere umani di fronte agli orrori che i demoni, le streghe e la follia umana ha in serbo per loro. Ma le ombre non sono solo tra i nemici: Tadashi dovrà imparare e in fretta non solo a fidarsi di chi è veramente suo alleato, ma anche a controllare l'oscurità che inconsciamente porta dentro il suo cuore, prima che essa semini il caos sulla Terra e distrugga ogni speranza dell'umanità di fronte ad un estinzione quasi inarrestabile.
Genere: Drammatico, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 1 “Genesi” -2 anni prima. Zona sud di Tokyo- POV di Tadashi Inizia un nuovo capitolo della mia vita. Dopo un periodo delle scuole medie passate nell’esclusione e nella presa in giro da parte dei miei compagni di classe, spero che il trasferimento nel liceo di Tokyo mi porti una ventata d’aria fresca e mi faccia dimenticare le sofferenze che ho subito. La solitudine è una brutta bestia, specie se ti trovi prima circondato da persone che si facevano passare per tuoi amici e poi abbandonato o tradito da loro che alla fine hanno preferito seguire la massa. Per la quale nella vita le cose più importanti erano il calcio, il motorino e per forza andare a “caccia di figa” come dicevano quei trogloditi con le Air Max e i pantaloni stracciati decorati da un rigoroso risvoltino onnipresente anche quando il clima ritornava all’epoca delle grandi glaciazioni. Questi pensieri mi ronzarono nella testa mentre stavo entrando nella nuova scuola che dalla struttura sembrava un bel posto dove stare. Cercai subito di capire in quale classe sarei dovuto andare, ma alla fine mi trovai con le mani in mano senza sapere dove diamine si trovava. Mi guardavo in giro spaesato e un po’ nel panico dato che mancavano circa cinque minuti all’inizio delle lezioni, tentai di parlare con gli studenti che passavano, ma non mi ascoltavano forse a causa della confusione che si era generata lungo tutto il corridoio. << Che palle! >> mormorai scocciato. Mi preparai ad andarmene quando all’improvviso qualcuno mi parlò alle spalle << Ti serve aiuto? >>. Appena sentii quelle improvvise parole balzai per la sorpresa nella direzione da cui proveniva la voce, subito dopo uscirono fuori delle risate dalla bocca del mio interlocutore. Infine vidi di chi si trattava: era una ragazza dai capelli marrone chiaro di media lunghezza e dagli occhi verdi brillanti dai quali schizzava fuori una forte solarità. Insieme a lei c’erano una ragazza dai lunghi e lisci capelli color rame e gli occhi gialli chiari, ma quello che ha attirato di più la mia attenzione fu il terzo: era un ragazzo abbastanza alto con penetranti occhi gialli scuri contornati da appuntite righe nere sotto i bulbi oculari, i capelli corti erano neri scuri e disordinati da quanto mi appariva. Il ragazzo subito sorrise in modo provocatorio alla mia reazione. << Hai fatto proprio un bel salto, eh pollo? >> disse dandomi un paio di pacche sulla spalla. << N-Non è colpa mia se mi avete preso alle spalle! >> risposi un po’ imbronciato dalle provocazioni del mio coetaneo. << Sì però anche tu hai il cuore un po’ deboluccio se ti fai sorprendere per così poco >> controbatté sorridendomi mentre mi metteva in disordine i capelli. << Su Akira lascialo stare >> disse la ragazza di prima. << Non preoccuparti Miki, stavo solo scherzando >> rispose sorridendo scherzoso a me e alla ragazza che mi aveva chiamato poco fa. << Sei nuovo di queste parti? >> chiese la seconda ragazza guardandomi negl’occhi. << Sì, mi sono appena trasferito >> risposi senza esitazione. << Bene … Aspetta! Vieni per caso da Kyoto? >> mi chiese curiosa la ragazza dai capelli color rame. << Sì … >> risposi un po’ sulla difensiva. Non mi ero più abituato a questo tipo di vicinanza e sinceramente volevo evitare di scottarmi di nuovo con gli altri solo perché ho mostrato troppo le spalle. << Ah! Allora sei tu il nuovo arrivato di cui parlavano! Allora sei nella nostra stessa classe! >> esclamò la ragazza contenta << Se la stai cercando poi venire con noi! >> propose così Miki prendendo la situazione al volo. << Ti accompagniamo volentieri >> aggiunse Akira in tono molto pacato e rilassato. << Sì … grazie mille >> risposi mostrandomi calmo. << A proposito io mi chiamo Miki >> si presentò subito la prima ragazza, subito si mise a mostrarmi anche i suoi due compagni iniziando dalla seconda ragazza << Lei è Miko e infine questo è Akira. Tutti e tre ci conosciamo fin dall’infanzia >> << Piacere di conoscerti! >> salutò calorosamente Miko, mentre Akira sorrise in silenzio al nuovo arrivato. << Tu come ti chiami? >> chiese Miki guardandomi dritto negli occhi. Quello sguardo così aperto mi metteva a dire il vero un po’ a disagio. Ma cercai subito di ricompormi e di rispondere senza dare troppo nell’occhio. << Ehm … Tadashi >> risposi tranquillo. << Bel nome complimenti! >> sorrise Miko molto calorosamente. << Grazie … >> dissi ancora un po’ schivo. Infine riuscimmo ad arrivare in tempo nella classe e presto fui presentato a tutti i miei nuovi compagni. Mi sedetti a fianco di Akira il quale sembrò del tutto indifferente alla lezione,guardando prima la finestra e poi la lavagna, in un ciclo infinito di volte. Probabilmente cercava di non farsi sgamare dal prof., furbo il ragazzo. Io invece prendevo appunti con attenzione alla lezione e riuscii a rispondere ad un paio di domande fatte dal prof. guadagnandomi il rispetto dei tre ragazzi che avevo conosciuto in corridoio. Stavo per andarmene all’intervallo quando Akira e gli altri mi offrirono di passare la giornata insieme a loro. All’inizio speravo di essere lasciato un attimo in pace, ma un impulso mi disse di rimanere con loro. Conoscerli meglio. Alla fine rimasi volentieri con loro e in breve tempo diventammo amici. Le prime cinque giornate di scuola le passai in loro compagnia ed era fantastico passare il tempo insieme: passeggiavamo insieme sotto il sole crepuscolare per le strade, scherzavamo e giocavamo sotto l’ombra degli alberi dopo una lunga corsa vicino al fiume (dove finivo sempre per ultimo dato che dei quattro ero quello fuori forma e meno resistente) e parlavamo tra di noi su quello che avremmo fatto in futuro o su ciò che la vita ci avrebbe dato. Tutti e tre desideravano diventare straordinari atleti, infatti Akira mi aveva detto che si allenarono fin da bambini per diventarlo e che già Miki era diventata molto famosa in città. Passarono un paio di settimane da quando io avevo conosciuto i tre ragazzi per i quali ero praticamente diventato il quarto membro. Per me erano diventati amici molto cari ai quali difficilmente avrei rinunciato e fui contento nel sapere che il sentimento era reciproco. Io e Akira sotto il cielo crepuscolare stavamo camminando tranquillamente lungo un sentiero alberato in periferia dopo che il mio amico aveva fatto un allenamento intensivo per un’importante gara che si sarebbe tenuta alcuni mesi dopo. << Sei stato davvero bravo, Akira! Eri una scheggia! >> mi complimentai << No, avrei potuto fare di meglio, ma mi sono trattenuto. Altrimenti avrei potuto fare di meglio >> << Può darsi però intanto ti sei dimostrato il migliore come sempre! Persino Miki e Miko facevano fatica a stare al tuo passo >> << Grazie! Senti, Miki voleva invitare te, io e Miko a casa sua per stare un po’ insieme, sai per divertirci tutti insieme. Che ne dici? Sei dei nostri? >> propose Akira con una pacca sulla spalla e guardandomi con occhi molto calmi. << M-Mi dispiace, ma i miei sono fuori e io devo rimanere a casa per tenerla d’occhio >> risposi dispiaciuto perché avrei preferito di gran lunga passare del tempo con i miei amici piuttosto che girarmi i pollici. << Non importa sarà per un'altra volta >> mi rassicurò Akira. << Ci spero >> risposi sorridendo speranzoso. Poi prima che potessi aggiungere altro sentii qualcosa di simile ad un ronzio elettronico e subito vidi Akira tirare fuori il cellulare e metterselo all’orecchio. Iniziò a parlare per un attimo con chi lo aveva chiamato e da quello che potevo vedere sembrava qualcosa di importante. Pochi secondi dopo Akira chiuse la telefonata e mi guardò per un attimo. << Adesso devo andare. Devo fare una cosa importante! Ci vediamo domani dopo scuola! >> disse Akira poco prima di correre nella direzione opposta rispetto a dove ci stavamo dirigendo. Lo salutai da lontano e ripresi tranquillamente la strada per casa. Vivevo in una casa a due piani in muratura bianca nel centro urbano circondata da un muretto in cemento grigio mentre il cancello in ferro battuto era davanti all’entrata della casa. Aveva circa otto finestre circa: quattro per il piano terra dove si trovava il soggiorno, la cucina e il primo bagno; le altre erano al piano superiore dove erano situate due camere da letto, il secondo bagno e lo studio dove mi dilettavo nei miei hobby e progetti. Appena tornai a casa, mi ritrovai subito da solo nel confortevole soggiorno dalle pareti azzurrine sapendo già che i miei erano partiti prima per i loro impegni di lavoro. Entrambi i miei genitori erano insegnanti e si erano conosciuti quando mio padre, in passato motociclista scavezzacollo e incallito, si era messo la testa a posto ed era andato a fare il tirocinio come prof. di filosofia alle scuole superiori di Tokyo dove lavorava mia madre come insegnante di supporto. Tra i due fu subito amore a prima vista, anche se per diventare una coppia di fatto hanno dovuto aspettare molto, ciò era dovuto anche all’orgoglio di mio padre che non voleva ammettere di essersi ammorbidito. Andai al frigo per tirare fuori un po’ di latte fresco e lo sciroppo di menta per rinfrescare la gola e dissetarmi in quel pomeriggio molto caldo. Appena chiusi il frigorifero vidi un bigliettino attaccato alla credenza a fianco con l’apertura in legno decorato. Lo presi e iniziai a leggerlo a mente: << Tadashi caro, noi saremo fuori per tutta la sera e forse torneremo molto tardi. Quindi ti prego, rimani a casa e vedi di non aprire a nessuno fino a quando non torniamo. Stammi bene tesoro. Baci, tua mamma >>. Io sbuffai al solo fatto che quel favore era stato l’ostacolo che mi aveva impedito di andare a casa di Miki per divertirmi con i miei amici. Ma non potevo fare altro che obbedire e guardai l’orologio situato al centro della cucina e vidi che erano le 18.30. Decisi di prepararmi lo stesso la cena sebbene non fosse così tardi e tirando fuori il necessario mi preparai due cotolette di pollo e uno yogurt alla fragola. Mangiai tutto in pochi minuti e con gusto soprattutto per quanto riguardava la carne. Appena finito il pasto lasciai la cucina e salii le scale per andare in camera mia, quando riuscii ad arrivare in camera mi ricordai di lavarmi e cambiai direzione andando in bagno. Mi guardai allo specchio per prepararmi a passare la serata nella camera a scrivere al PC e ascoltare colonne sonore per avere l’ispirazione: i miei capelli marroni scuri di media lunghezza erano leggermente bagnati di sudore a causa del caldo così come la mia fronte larga; gli occhi castani scuri guardavano lo specchio; i miei baffetti ispidi ornavano il labbro superiore mentre le mie guance erano state liberate dall’abbandonante barba che avevo una settimana prima. Dopo essermi preparato andai in camera dove mi rilassai per circa tre ore al PC scrivendo storie o ascoltando musica al computer tramite gli auricolari neri che mi erano stati regalati al mio decimo compleanno. Il sole era già tramontato da un po’ e il cielo era quasi del tutto blu scuro facendo da sfondo per le luci abbaglianti della capitale del paese. La luce del lampione posizionato vicino alla mia casa illuminava appena la finestra della mia camera dove io mi ero appena sdraiato sul mio comodo letto appoggiato al muro laterale sinistro a fianco alla porta. Stavo per iniziare a dormire e rilassarmi un po’ finché all’improvviso non sentii delle grida levarsi. Io mi alzai un po’ intimorito e il mio cuore iniziò a sussultare quando le grida si fecero più alte e chiare. Non promettevano nulla di buono. Per niente. Io alzai le tapparelle della mia finestra e la aprii per vedere cosa stesse succedendo e vidi uno spettacolo che non mi piaceva per nulla: vicino alla porta di casa mia, nel buio, tre delinquenti avevano preso di mira una coppietta. Due di loro, probabilmente degli sgherri, tenevano fermo il ragazzo che aveva i capelli corti ricci color castano cenere e gli occhi gialli chiari da quel che mi sembrava. Il capo invece, un uomo pelato che doveva essere sulla ventina d’anni teneva bloccata al muro una ragazza cicciottella con i capelli lisci castani a caschetto e occhi azzurri come il cielo mattutino. All’inizio, sia per il buio che per la distanza, non sapevo che cosa stessero facendo, ma poi sentii più nitidamente la loro voce. << Tu brutto porco lasciala stare!! >> gridò il ragazzo, ma che fu subito zittito con un pugno allo stomaco dal teppista alla sua sinistra, mentre l’altro lo teneva in pugno afferrandolo per un braccio. << E taci sfigato di merda! >> disse il primo teppista che dopo aver sferrato il pugno si era messo pure a prenderlo a calci. << Seito!! Aiutami!! >> esclamò in lacrime la ragazza che cercava di uscire dalla presa del leader, ma senza riuscirci. << Dimenticati di lui! Hai qualcun altro da servire, cicciona … >> disse con un ghigno perverso il capo dei teppisti mentre con la mano iniziava a insinuarla sotto la maglietta della ragazza che in lacrime piangeva disperata. Questo era troppo! Dovevo intervenire. Scesi subito di corsa le scale ed uscii fuori per affrontare i bulli. Appena arrivai fuori dal cancello con una torcia li illuminai e mi preparai allo scontro. << Ehi voi! Cosa cazzo credete di fare con quei ragazzi! >> << Fatti i fatti tuoi, sfigato! >> << T-Ti prego! A-Aiutala! >> sussurrò Seito rivolgendosi a me tutto mal ridotto. << Lasciateli in pace! Altrimenti chiamo la polizia! >> gridai furibondo, ma dentro di me sentivo il timore serpeggiare dentro di me. Ero uno contro tre teppisti molto più forti di me. Non potevo uscirne vincitore, ma quei ragazzi erano in pericolo. Non volevo lasciare che quei maledetti facessero del male a quel ragazzo e violentassero la sua ragazza. << Oh! Sto tremando proprio dalla … >> mentre diceva ciò con aria sprezzante mollò la ragazza e prima che potessi muovere un muscolo urlò << PAURA!! >> e presto mi rovesciò un sinistro molto forte che mi fece ruzzolare per terra. Faceva molto male, ma non mi arresi e mi rialzai solo per essere di nuovo sbattuto a terra da un altro cazzotto. << Allora … sei soddisfatto dei lividi su quella faccetta da buon samaritano? >> disse il teppista con un sorriso da schiaffi mentre mi guardava dall’alto verso il basso. Io mi rialzai e lo guardai negli occhi. Irato. Con lui per essere capace di fare cose così turpi come molestare fino a quel punto una ragazza e pestare a sangue un ragazzo innocente. << No >> << Cosa? >> <> risposi poco prima di dargli un rapido e preciso pugno nei testicoli che lo fece cascare a terra per il dolore lancinante e urlare come una femminuccia. In quell’attimo la ragazza fu libera di muoversi, ma uno dei due sgherri provò ad avvicinarsi per tenerla ferma, ma lo presi per la giacca e lo trascinai con tutta la forza che avevo e lo feci sbattere a terra dietro di me. << TUUUUUU!! Bastardo!! >> mugolava dolorante il capo dei teppisti mentre si rotolava dal dolore, ma proprio quando stavo per liberare Seito, all’improvviso lo sgherro che avevo scaraventato lontano mi colpii alle spalle con pugno molto forte che mi fece inginocchiare. Subito afferrò le mie braccia e tirandole all’indietro rendendo sempre più acuto il mio dolore, Seito provò a liberarsi, ma l’altro lo teneva sempre fermo. Il capo si rialzò e con gli occhi diventati rossi per la rabbia come un toro inferocito tirò fuori dalla lunga giacca nera una bottiglia di birra vuota. Con mio orrore realizzai cosa voleva fare. Spezzò il fondo con le mani ferendosi lievemente e si chinò verso di me accarezzandomi con la punta seghettata della bottiglia le guance. <> il capo iniziò a picchiarmi pesantemente con la bottiglia rotta facendomi sanguinare la testa mentre tenevo chiusi gli occhi per proteggerli dai cocci di vetro. I colpi si alternavano con pugni allo stomaco. Ero in trappola. Non potevo fare altro che subire e venire ferito. L’unica cosa che mi rimaneva da fare era sperare che il baccano richiamasse l’attenzione di qualche vicino per chiamare la polizia. Ma niente. Nessuno accorse. Sentivo il mio sangue rigare la mia fronte. E la tensione far battere il mio cuore all’impazzata. <> si girò lentamente verso la ragazza che rimaneva immobile, tremante per la paura e in lacrime <>. Subito si approcciò di nuovo a lei facendo muovere le dita come un pazzo. Provai a dimenarmi per reagire così come stava facendo anche Seito, ma tutto inutile. Chiusi gli occhi per evitare di vedere l’orribile spettacolo che stava per avvenire. Finché non sentii una sfuggente presenza attraversare l’aria come una presenza sinistra. Fu quello forse il miracolo che serviva. Ma ben presto mi sarei accorto che sarebbe stato anche l’inizio del vero terrore. Sentii il capo dei teppisti lanciare un grido mostruoso, ma non per il suo volume ma proprio per la forma con cui si era espresso. Era qualcosa di terribile sembrava il grugnito di un cinghiale e il canto aggressivo di un pollo da combattimento. Aprii subito gli occhi e vidi qualcosa di orribile: il corpo del teppista iniziò a mutare, a deformarsi assumendo forme animalesche e mostruose. In meno di pochi secondi perse quel poco che aveva di umano: era diventato un mostro con le orecchie da coniglio, le zanne erano curve e affilate come quelle di un cinghiale, i pettorali erano spinosi e aveva le gambe da gallo. Non potevo credere ai miei occhi. Subito la ragazza corse sfuggendo alla presa della bestia e si rifugiò da Seito che fu subito liberato dal teppista. Ben presto tutti quanti avevamo capito che cosa avevamo di fronte. Ma in quell’istante anche gli altri due bulli si misero a gridare e anche loro mutarono aspetto diventando anche loro due mostri ripugnanti: il primo era divenuto una mantide mostruosa con testa umanoide e con le falci dentellate; il secondo invece un essere umanoide fatto di acciaio con volto puntellato e come occhi due fiamme ardenti. Tutti e tre eravamo pietrificati dalla paura e prima che il trio di mostri si gettasse su di noi iniziai a prendere per mano i due ragazzi e corsi a per di fiato nelle strade nella speranza di scampare al pericolo. Le tre fiere iniziarono a inseguirci ad una velocità incredibile, ma in qualche modo riuscimmo a seminarli per circa dieci minuti poi dopo un po’ riuscimmo a nasconderci per un attimo a centinaia di metri avanti rispetto ai nostri inseguitori. Ci postammo dietro un enorme raccoglitore della spazzatura. Entrambi avevamo il fiatone. E potevo sentire il cuore degli altri due miei compagni di sventura battere all’impazzata, proprio come il mio. << C-Cosa diavolo è successo?! >> mi chiese la ragazza ancora scioccata per quello che era successo. << Non ne ho … idea >> risposi ancora turbato. << S-Sono dei mostri?? >> chiese Seito. << I-Impossibile! Non esistono i m-mostri! >> risposi scettico. << E allora cosa diavolo sono quelli!? >> chiese spaventata la ragazza ancora spaventata. << Ai! Abbassa la voce o ci scoprono! >> le sussurrò a bassa voce Seito coprendogli la bocca con un mano. << Dobbiamo seminarli e fuggire >> affermai ancora in preda al timore. << E come facciamo? >> domandò silenziosa Ai. Mi guardai intorno per vedere le possibilità di fuga. Eravamo in un vicolo urbano stretto quindi sarebbe stato difficile entrare in luoghi spaziosi quindi dovevo trovare un modo per uscire. Ma notai che eravamo in tre e non ci saremmo stati in quei vicoli così stretti tra i vari palazzetti. Sentii le urla dei mostri che si stavano avvicinando sempre di più, ciò risvegliò in me qualcosa. Qualcosa che mi diede la forza e lo sprint per trovare un piano per riuscire a salvare almeno loro. Guardai velocemente il raccoglitore e vidi che i sacchi non erano troppi e lasciavano molto spazio solo per due persone. Subito richiamai la loro attenzione. << Ragazzi! Entrate qui! C’è abbastanza spazio per voi due! >> << Che puzza! >> disse disgustato Seito. << Lo so, ma la puzza dovrebbe coprire il vostro odore >> dissi mentre uscivo dal nascondiglio. << Ma che fai?! Entra con noi >> sussurrò preoccupata AI. << No! Io tengo lontani i demoni! Voi nascondetevi e poi tornate a casa! >> urlai. << Non farlo! Salvati anche tu! >> gridò Seito. Li ignorai e continuai a percorre la strada finché non vidi le ombre dei demoni arrivare sull’entrata della strada. <> sussurrai e finalmente i due, dopo avermi rivolto uno sguardo di sconforto, si nascosero chiudendo il raccoglitore. Alla fine i tre demoni entrarono nella strada e appena mi videro ringhiarono con versi furiosi e famelici. Io subito iniziai a fuggire e a rintanarmi nella prima viuzza a sinistra per tenerli il più lontani possibili dalla coppia. Per un po’ riuscii a tenerli a bada finché sopra di me si levò una quarta ombra che tentò di schiacciarmi, ma riuscii per un pelo a schivare l’attacco di quell’ombra. Poi la vidi meglio e notai che appartenevano ad un altro mostro dalle sembianze di una pianta con tentacoli da medusa e gambe da ragno. Io continuai a correre a per di fiato in cerca di salvezza finché non mi fermai di colpo: ero in un vicolo cieco. Potevo sentire dietro di me i passi pesanti dei miei inseguitori che si susseguivano in sincronia con il mio battito cardiaco che stava salendo sempre di più. Ero completamente terrorizzato. Ora potevo capire cosa provava un daino a cui si vede tagliata qualsiasi via di fuga da un branco di lupi pronti ad azzannarlo e a ghermirlo con i loro denti affilati. Mi girai e potei vedere a pochi metri di distanza i mostri che mi guardavano con occhi famelici. Erano impazienti di saltarmi addosso e ridurre il mio corpo a brandelli. Non avevo via di scampo. Era inutile che provassi a confrontarmi con loro: la mia forza fisica era nulla contro quella dei miei aggressori, tuttavia c’era qualcosa dentro di me che mi spingeva a lottare, combattere. Volevo vivere. Volevo disperatamente vivere. Al solo pensiero di venire divorato da quei mostri mi raggelò il sangue nelle vene e sulla spinta della paura tentai di scappare, ma fu un errore: la mia gamba sinistra fu avvolta dal tentacolo dell’ultimo mostro che era apparso e mi fece sballottare con violenza tra le pareti dei vari edifici. Oltre al fortissimo senso di nausea finii per vomitare sangue per il dolore lancinante alle ossa dato dai rapidi e violenti impatti con le mura degli edifici circostanti. Subito dopo mi scaraventò di nuovo sul pavimento per poi con un secondo tentacolo mi afferrò per un braccio e con uno strattone tirò con forza entrambi gli arti facendomi gridare come un pazzo. Ancora dolorante fui scaraventato a terra a circa sette metri da loro in fondo al vicolo. Sentii le forze mancarmi sempre di più ed ero macchiato del mio stesso sangue, ma a tenermi sveglio fu la mia gigantesca paura nel vedere i demoni avvicinarsi sempre di più. Provai disperatamente e con le lacrime che mi rigavano il viso ad alzarmi, ma fu inutile. Quel corpo. Quel mio stupido, debole corpo non mi lasciava alzarmi. Odiavo me stesso per essere così debole. Avevo lottato contro i mostri e con quale risultato? Mi stavo maledicendo in tutte le lingue finché non sentii qualcosa attraversarmi un corpo e lì non capii cosa stesse succedendo: il mio corpo fu preso da una scossa elettrica dentro di me gigantesca come se il mio sistema nervoso se ne fosse andato a farsi benedire, sentivo i miei sensi svilupparsi sempre di più e una strana presenza stava giocando con la mia coscienza. Stava succedendo qualcosa. Qualcosa di innaturale, ma … mi piaceva. Mi sentivo stranamente rinvigorirmi, forte e libero come una grossa tigre pronto a sbranare chiunque gli passasse sul cammino. Vidi tutto rosso e i mostri che mi apparivano davanti non mi fecero più effetto, anzi non li temetti affatto. Volli solo farli a pezzi con le mie stesse mani e sentivo che grazie a quella strana scossa ero in grado di farlo. Il gong della battaglia era finalmente suonato. POV di ??? Stavo facendo il turno di notte, dopo essermi accordata con Sayaka e le altre mie compagne, cercando tracce delle streghe che da un po’ di tempo erano aumentate di numero a Tokyo. Saltavo con grazia tra i palazzi senza farmi notare finché non sentii un brivido lungo la schiena come se avessi appena visto qualcosa di orribile. La mia Soul Gem tremava impetuosamente. Qualcosa di oscuro era nascosto tra i meandri della Tokyo urbana, ma qualcosa non andava: non si trattava di streghe almeno non quelle contro le quali ero solita combattere. Di solito la loro presenza non si faceva sentire così tanto da far tremare la Soul Gem. Doveva essere qualcosa di molto più … pericoloso e sinistro. Così mi precipitai subito verso il luogo dell’anomalia saltando da un edificio all’altro con grazia felina. Dopo qualche minuto mi fermai su una casa a tre piani e di fronte a me trovai finalmente la causa di quello strano fenomeno. Non potevo credere a quello che stava succedendo. Era semplicemente … macabro. Con gli occhi fissi su un gruppo di mostri, vidi alzarsi con fatica un ragazzo immerso nel sangue. Per un attimo vidi sul suo volto rigato di rosso gli occhi corrucciarsi fino ad avere uno sguardo quasi ferino e un sorriso infernale si formò sulle labbra dalle quali emise una risata lieve, ma che fece percorrere lungo la mia spina dorsale un brivido quasi glaciale. Come Puella Magi ho affrontato diverse streghe e alcune di esse erano veramente mostruose, ma non avevo mai assistito ad un momento così terrificante. Non sapevo perché ma avevo un terribile presentimento su quello che stava per accadere. Sia me che i quattro mostri eravamo rimasti a guardare il ragazzo finché la terra non iniziò improvvisamente a tremare e vidi il ragazzo iniziare a trasformarsi, a cambiare come una crisalide pronta a schiudersi in una farfalla … mostruosa: i suoi occhi divennero interamente rossi come il sangue che gli scorreva su tutto il corpo e al loro centro apparvero due pupille viola scuro; i suoi capelli si trasformarono in una chioma appuntita grigia chiara formando anche un paio di lunghe corna nere orizzontali, in più spuntarono quattro denti sporgenti dall’arcata inferiore della sua bocca; la sua pelle iniziò ad assumere un colore grigio-nero e ben presto la sua pelle iniziò ad inspessirsi fino a sembrare quasi quanto quella di un rinoceronte con spuntoni bianchi avorio sotto i gomiti; il petto mostrava i pettorali e il torace color giallo ocra coperti da una pelliccia grigia; la parte inferiore era coperta dalla stessa pelle rocciosa che ricopriva le braccia, i piedi si erano tramutati in un paio di zampe con tre artigli neri e una lunga coda nera corazzata che terminava con una punta a freccia spuntò fuori. L’essere mostruoso (sarà stato alto circa due metri e cinquanta centimetri) guardò tutti i mostri con occhi bramosi di sangue lanciò un poderoso ruggito rivolto al cielo mentre una scossa ancora più forte di terremoto si scatenò terrorizzando tutti quanti i presenti. L’urlo era inquietante come qualcosa proveniente da un altro mondo. All’improvviso i quattro esseri deformi iniziarono a parlare con lui un attimo allibiti. << B-Behemoth?! >> dissero all’unisono i primi due mostri: il primo era una mantide mostruosa con testa umanoide e con le falci dentellate; il secondo era un essere umanoide fatto in acciaio con volto puntellato e gli occhi di fuoco. << Lord Behemoth?! Cosa ci fai qui?! >> domandò il terzo mostruoso essere: un demone pianta con tentacoli da medusa e gambe da ragno. << Perché tra tutti i corpi con cui reincarnarti hai scelto proprio questo moccioso?! >> esclamò il quarto mostro: un demone umanoide con orecchie da coniglio, zanne da cinghiale, pettorali dentati e gambe da gallo. << Io non sono … Behemoth! >> disse con voce profonda il diavolo. Con una velocità assurda falciò con una delle sue gigantesche mani unghiate l’ultimo mostro che aveva parlato e presto cadde a terra tagliato in tre parti in una fontana di sangue giallo sporco. Quello spettacolo mi diede la nausea. i 3 mostri rimasti tremarono dalla paura. << Lord Behemoth!!! Sei impazzito?! >> urlò il primo mostro. << Sei uno di noi! >> esclamò il terzo mostro terrorizzato. << No … sono colui che farà il bagno con il vostro sangue!!! >> Con questo grido si accanì sugli ultimi tre mostri e afferrando il demone mantide tra le mani gli azzannò il collo, con un solo morso decapitò il malcapitato e divise in due il suo corpo ricoprendosi di nuovo di sangue giallastro. Lentamente e brutalmente fece a pezzi il secondo mostro incornandolo e dopo averlo lanciato in aria lanciò una gigantesca fiammata dalla bocca che sciolse in un baleno il golem d’acciaio mentre urlava disperato. Il mostro pianta rimasto da solo ad affrontare la furia lanciò un grido acuto e dal suo addome uscirono fuori due piccole copie di sé stesso, insieme provarono ad attaccare il diavolo, ma senza problemi quest’ultimo schiacciò con un piede il primo clone mentre il secondo si aggrappò all’altra gamba provando a morderlo con tutte le sue forze. Presto si trovò su di sé la mano gigantesca del diavolo che lo prese e lo scaraventò contro la testa dell’avversario, questo per distrarlo e compiere un balzo enorme. In pochi secondi gli piombò addosso schiacciandogli tutte le interiora. Però era sopravvissuto il suo clone che riuscì a scappare, ma una grossa ombra apparve dietro di lui a pochi metri di distanza e il demonio prendendolo per la testa urlante lo mise tra le sue fauci. Per tutto il duello aveva mantenuto un sorriso inquietante e sadico, come se volesse ancora più mostri o chicchessia da sbranare, far a pezzi. La sua sete di sangue e massacro in quel momento sembrava insaziabile. Subito chiuse le fauci sul corpo del mostriciattolo facendo scorrere litri di sangue giallastro e viscere che cadevano come stelle filande da una pignatta. Lo spettacolo era a dir poco grottesco e sanguinolento, ormai non ce la facevo più a guardare e tentai di allontanare lo sguardo da quel bagno di sangue e soprattutto da quel demone che era davanti a me. Io continuavo a guardare inorridita la ferocia con cui si stava sfogando quell’essere: più affondava i suoi denti nella carne del demone che ancora vivo gridava inutilmente aiuto più sangue e viscere cadevano a terra. Infine quando il mostriciattolo smise di lottare e spirò, il misterioso essere ansimante fece cadere il cadavere a terra e rivolse il suo sguardo verso di me. Merda! Si era accorto della mia presenza, Il mio cuore per un attimo si fermò finché non vidi i suoi occhi diventare più calmi e prima che potessi fare qualcosa vidi il mostro cadere in ginocchio e poi svenire a terra, all’improvviso sentii un altro ruggito venire da lontano. << No! Non un altro! >> dopo aver detto ciò iniziai ad allontanarmi di corsa saltando tra i tetti dei vari edifici. Dopo qualche centinaia di metri percorsi tutto d’un fiato senza pausa, mi girai un attimo e vidi da lontano in fondo al vicolo una figura scura alata insieme ad un individuo con l’abito bianco come la neve raccogliere da terra qualcuno e potei notare che era lui. Il ragazzo era tornato normale. E prima che la misteriosa figura lo portasse con sé nel cielo notturno una domanda mi ronzò nella testa ossessivamente come un mantra che nel corso della propria vita non cessa di farsi sentire all’interno della memoria. << Cosa diamine sta succedendo?! >>
   
 
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