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Autore: Iuno    21/06/2018    2 recensioni
L’unica cosa che si salva della realtà è il rumore, ma solo perché il silenzio è più devastante.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Nonostante la luce che filtra dalla serranda, il caldo che la opprime e il fatto che fosse già sveglia da ore, non si alza dal letto. Osserva le sue gambe nude. Pallide e lisce, giacciono un po’ sotto la coperta e un po’ fuori da essa. Ascolta il silenzio che la circonda, osservando la pallida luce che illumina la stanza. Di scendere dal letto non ha alcuna voglia. Non ha voglia di fare nulla. Sarebbe rimasta su quel letto a vita se le fosse stato possibile. È persa nei suoi pensieri sconnessi, che non seguono un filo logico. Comincia col pensare ad un qualcosa e subito dopo sta’ con la mente a tutt’altro. Probabilmente perché non vuole pensare a nulla realmente. Il sudore comincia ad inumidirle il collo, colpa dei capelli troppo lunghi. In un momento una gamba si solleva, come se fosse stato un istinto incontrollato; e di conseguenza segue la seconda. Si ritrova seduta sul letto a fissare un punto vuoto di fronte a sé, ma senza l’impulso di alzarsi. Io so perché, in realtà, noi tutti lo sappiamo. È una sensazione comune quella di essere inutili. Lei sola in quella casa, al momento riesce a sentirsi solo inutile. Non ha nulla da fare, nessuno da chiamare e nessuno l’avrebbe cercata. Inutilità di esistere e di sentirsi vivi. Maledetto desiderio di vivere a pieno. Oppure, maledetto affezionamento alla vita. La odi, ma non puoi pensare di abbandonarla. Lei, in quella casa di campagna, mentre si prepara un caffè, non può che pensare che oggi sarà un altro giorno perso, come i precedenti. Lo sorseggia alla finestra, affacciata senza vergogna dei seni morbidi appena scoperti dalla canottiera. Che splendida adolescente, si pensa. Perfetta nelle figure e nelle proporzioni, perfetta nel suo insieme. Un’ adolescente con una grande passione, la lettura. L’amore per i libri ce l’ha da quando è piccola, lei, ha cominciato dai piccoli libri che consegnano con quello delle vacanze alle elementari, e poi alla tenera età di dodici anni ha scoperto i classici, e con questi la filosofia, la politica, la storia…fino a conoscere la realtà, fredda e apatica. La odiò dal primo istante la realtà. Quel luogo dove tutto si trasforma in sensazioni tattili e gustative, dove ciò che vedi è chiaro e lucido e ciò che odori ti impone una percezione predefinita. L’unica cosa che si salva della realtà è il rumore, ma solo perché il silenzio è più devastante. Dopo la colazione mancata, si ritira dalla finestra e si dirige al gira dischi. Posiziona il primo disco che le capita sottomano e lascia che la puntina faccia il suo dovere. Perché mai? Perché pensare che la musica ti risolva la giornata? Cosa ti ha spinto ad inserire quel disco, Teko? La nostalgia. Quando tutto intorno a noi ci spinge ad andare avanti, a guardare al futuro, noi ci rifugiamo nel passato. Sarà così anche per te, che ora balli al ritmo di una canzone giapponese degli anni ottanta. Nessuno ti vede, ma lo vorresti, perché sei tremendamente bella e lo sai. Lo neghi anche a te stessa, ma sotto sotto te ne compiaci. Neghi anche che ti serva un ragazzo che te lo ricordi, ma menti. Teko, tu menti così tanto a te stessa che sai di essere una grande bugiarda. Ora sotto la doccia canti le poche parole che sai del pezzo successivo del disco e il resto lo inventi e ridi di te. Quella che stai segretamente girando è una scena comica, che ti diverte tantissimo. Vorresti quasi essere in un film al momento, cantare e ridere sotto la doccia come le attrice, apparire sensuale e leggera e spensierata al tempo stesso, per un pubblico che non sa se desiderarti o ridere con te. Ma sappi che reciti alla stessa maniera, perché tu non sei nulla di ciò. Fingi a te stessa, perché ti ho già detto che sei bugiarda. E nostalgica. Ti manca il tempo nel quale ridevi realmente, senza immaginarsi in un film, senza il bisogno del desiderio altrui. Mentre ti rivesti, pensi che forse sarebbe stato meglio restare a letto a non pensare. È brutto ricordarsi di esistere, o, più che altro, è brutto ricordarsi che gli altri sono a conoscenza della tua esistenza e non se ne siano mai accorti. Ma sono pensieri di un momento e subito dopo sei di nuovo in salotto a ballare su un nuovo pezzo mai sentito prima. Ma in fondo è meglio così. Balla. Per favore continua a ballare, in quella stanza da sola, fingendo che qualcuno ti stia guardando. Balla. Sei giovane per pensare all’inutilità del quieto vivere. Balla. Almeno così non pensi. E menti, continua a farlo, ti prego. Balla e menti, solo così puoi spingere avanti.
 
   
 
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