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Autore: LanceTheWolf    22/06/2018    2 recensioni
Fen è una ragazza distratta, un po’ troppo spesso con la testa tra le nuvole, ma con un cuore grande, che vive sola con sua nonna e suo cugino a Ba Sing Se. Studia alla facoltà di archeologia e si strugge d’amore per l’ex-ragazzo che l’ha lasciata, preferendole una ragazza diversissima da lei, sia fisicamente che caratterialmente.
Questa è una storia scritta a due mani (Lance e Mokuren), che si svolge nel mondo di Avatar, ma in un epoca più moderna. Le nazioni sono ancora divise, anche se il clima appare più disteso, non fosse per la guerra civile tra le Tribù dell’Acqua che si protrae da quasi un secolo.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'Amica


-…Così alla fine mi sono sentita di raccontargli quanto successo con Jeong Jeong e lui mi ha praticamente confermato le mie paure: ero io che mi ero comportata da idiota, piangendomi addosso pur di non vedere che in realtà il ragazzo di cui ero innamorata era solo l’idea che mi ero fatta di J.J. e non come lui fosse realmente. Lo so che alcuni discorsi li avevamo già affrontati, ma forse avevo proprio bisogno, per scuotermi da questa mia apatia, dell’opinione oggettiva di uno sconosciuto, di qualcuno che non avesse nessun coinvolgimento nella storia. Fumio mi ha spinta a riconsiderare tante cose…- Di colpo Fen si rese conto che Min era insolitamente seria, lo sguardo che, seppure volto a lei, sembrava fisso in un punto qualsiasi oltre le sue spalle, chiaro segnale che la sua amica stesse vagando con il pensiero su qualcos’altro; anche se non ne era certa al cento per cento, se così però fosse stato, la cosa la spaventava: Min non si distraeva mai dall’ascoltarla, persino quando farneticava su Jeong Jeong o sul suo “davanzale” sproporzionato, e se qualcosa l’aveva distratta non doveva essere un nonnulla.
Strinse le labbra per un attimo, accigliata a un sospiro di Min, e si decise a testare la situazione per vedere se l’amica la stesse effettivamente ascoltando o fosse, come temeva, distratta da cupi pensieri.
-…E poi io e Fumio abbiamo fatto sesso.- Disse convinta. 
-Eh?-   L’espressione di Min le disse tutto: no, non la stava ascoltando e ora stava cercando di dissimulare.
Trattenne un sospiro a sua volta. Min era una fantastica ascoltatrice, ma quando si trattava di esternare le sue di paturnie, servivano le proverbiali pinze, perciò Fen si preparò psicologicamente alla lotta, prima di aprire bocca.
-Min… che succede? E non dire nulla, sono quasi dieci minuti che parlo e tu te ne stai con lo sguardo perso su non so cosa. Non m’importa di doverti ripetere quello che stavo dicendo, ma così mi fai preoccupare. Ti prego, dimmi che cos’hai.- Inclinò il capo di lato avvicinandosi all’amica per guardarla meglio negli occhi per poi ripetere con enfasi: -Per favore, Min, dimmi che cos’hai, cosa c’è che ti turba?-  Cantilenando nella sua testa: “Ti prego, ti prego, ti prego…” quasi a sperare che quel messaggio arrivasse all’amica.


Contrariamente a quanto Min sperava, Fen aveva intuito che c’era qualcosa che non andava. Abbassò il capo pentita: la sua amica stava già passando un brutto periodo, con tutti gli sbalzi d’umore del caso e le sue assurde e pericolose idee, mancava solo lei a gettare benzina sul fuoco. Cercò di allargare il sorriso più solare del suo repertorio e rialzando il capo le disse: -Ho il terrore dei topi!- Esordì sgranando gli occhi e fissandoli sulla compagna. -Sapere che l’Avatar ha come animaletto un topo è… è… disarmante.- Lo sguardo che Fen le lanciò a quel suo dire la convinse che, no, non se la stava bevendo.
Sospirò.
-Niente, eh?-
Fen dissentì con il capo.
-Uff!- Sbuffò. -Non è niente, davvero, decisamente molto più interessante il tuo…- Ricercò nella sua testa qualcosa del racconto dell’altra ragazza che, anche se non realmente ascoltato, avesse lasciato un’impronta nel suo cervello. -Far sess…-
Si bloccò.
Guardò Fen sospettosa. -Davvero tu hai...?-
La ragazza davanti a lei sospirò roteando gli occhi al cielo.
-Ah, ok… perché altrimenti: Wow! Alla faccia dell’audacia, insomma… urli come un’ossessa solo se incroci tuo cugino per il corridoio dopo la doccia, figurati…-
Lo sguardo dell’altra si assottiglio maggiormente.
A quanto sembrava non c’era modo di distogliere la sua amica da quel che voleva sapere.
-E va bene!- Sbottò al dunque, nulla affatto contenta di caricare Fen anche dei suoi problemi.
Una lunga pausa trascorse comunque, prima che riuscisse a formulare a dovere quello che aveva nel cuore. Poi…
-Sono una persona orribile.- Disse mentre a tirar fuori quelle parole il viso cominciava a rigarsi di lacrime.
Questo non ci voleva: almeno le lacrime avrebbero potuto evitare di sgorgare dai suoi occhi neanche fossero fiumi in piena, ma aveva dato il via ai suoi pensieri e sembrava che quelle facessero parte del pacchetto.
-Ovunque vada riesco solo a dare il peggio di me. A volte mi domando se sia davvero il mio peggio o se io sia solo “questo”.- Aveva mirato subito al punto, ma senza una spiegazione, Fen avrebbe capito ben poco: -Almeno, fino ad adesso, non avevo fatto del male né a te, né alla tua famiglia e… per poco non rischiavo di ferire gravemente il topino dell’Avatar, se non peggio, avrei potuto ucciderlo, e… Miyuki. Poverina, credo di averle assestato un paio di colpi di scopa.-
Ancora le lacrime scorrevano; ancora, malgrado cercasse si mettere un po’ d’ironia nella sua delucidazione, tutto sembrava uscirle così tristemente dalle labbra, stringendole il cuore in una morsa sempre maggiore. -Tua nonna si era tanto raccomandata che non disturbassi la gattina e io…- Troppe lacrime, naso stroppo pieno. Tirò su per cercare di respirare mentre parlava. -Era un giorno speciale per Jin, si era impegnato… e… sicuramente erano notti che non riposava a dovere, tanta era l’adrenalina per l’arrivo dell’Avatar, lo conosciamo, no? Ti posso assicurare che si è dato terribilmente da fare per preparare agli ospiti un pasto degno di loro, e… era tutto talmente buono… lo ha detto anche lui, voleva solo riposare un po’ dopo, invece, grazie alle mie scempiaggini, si è trovato a dover rimediare ai miei danni e per poco non litigava con il fratello dell’Avatar e per… perché per evitarmi una brutta caduta, ha usato l’acqua sporca. Come faccio a combinare sempre guai, me lo spieghi? Anche all’università… lo sai: se gli altri studenti non passano il tempo a parlarmi alle spalle, stanno ben attenti a tenersi alla larga. Per carità, da certa gente tutto di guadagnato, ma io a voi voglio bene. Voglio bene a te, alla tua nonnina, a Jin e, ovviamente, anche a Miyuki. Non voglio che anche voi mi schifiate come la peste. Miyuki, non si farà più coccolare, già lo so!- Disse piegando la testa e portando le mani ad asciugarsi il viso come poteva, ma con scarsi risultati. -Se non avessi reagito come una stupida trovandomi quel topo davanti, nessuno sarebbe accorso. Lo hai detto anche tu, quel topolino non è un mostro è addirittura uno dei cosini più carini che io abbia mai visto. Me lo sono trovato davanti all’improvviso, è vero, ma… avrei dovuto usare il cervello, se lo avessi fatto Jin non si sarebbe fatto male, e non ci saremmo sporcati. Poi hai visto? Quella che Miyuki ha strappato era proprio la sua maglietta preferita.-
 
-Non mi sembra vero!- Esordì Jin guardandosi attorno, mentre si asciugava le mani con uno straccio da cucina. -Certo, l’Avatar poteva evitare di piombarci in casa proprio quando sono io di corvette, ma… forse avrei dovuto evitare di scommettere il mio turno con Fen l’altro giorno!-
Se la rise di gusto, se c’era una cosa che era davvero impossibile rubare a Jin era la voglia di sorridere. Qualcosa nella sua testa non faceva che ricordargli in continuazione che la vita era una gran bella avventura, nel bene e nel male; e la soddisfazione nel vedere tutto sistemato, dopo il gran putiferio della mattinata e dopo il pranzo, era impagabile!
Senza contare che aveva cucinato per l’Avatar in persona e, cosa più importante, non lo aveva avvelenato. Non che fosse matematico ma, all’inizio di quel suo percorso culinario, ne aveva scatenati di mal di pancia, fortuna che sua nonna aveva sempre creduto in lui, spronandolo a non arrendersi e… probabilmente assecondando una certa mancanza di “voglia di cucinare”, dopo aver passato tutto il giorno in pasticceria.
-Ahhh, non sarò mai al livello della mia nonnina! Ma chi mai potrebbe? Le sue polpette sono imbattibili.- Ancora se la rise, dando uno sguardo ai piatti puliti accanto al lavandino che si asciugavano all’aria estiva.
Sapeva bene che non asciugandoli a mano sarebbe rimasto il segno opaco del calcare, ma… quella di asciugare piatti e stoviglie era una cosa che odiava e che, a conti fatti, si poteva anche evitare.
Lo sguardo dal lavello si spostò sui fornelli: il pilone con il brodo, che aveva preparato, e i rimasugli del bollito, erano ancora lì.
Non era sicuro su cosa preparare per la cena, ma sicuramente quel brodo e quelle verdure gli sarebbero tornati utili.
Si accostò alla pentola per raccogliere il tutto in un contenitore da frigo, ma si rese immediatamente conto che era ancora troppo caldo per farlo in quell’esatto istante.
Usare il dominio per raffreddarlo sarebbe stata una grande idea, ma ne aveva abusato anche troppo fino a quel momento e quando era stanco la sua concentrazione non era delle migliori, quindi meglio non rischiare di combinare altri disastri.
Si stiracchiò cercando di trovare qualcosa che lo occupasse durante quell’attesa e, stranamente, l’idea di torturare un po’ la cuginetta era sempre in cima alla sua lista delle cose preferite da fare; oltretutto le aveva fatto un regalo e non gli sarebbe dispiaciuto vedere come le stava indosso. La decisione quindi era in bilico tra il tormentarla, domandando anche a lei come si fosse avvicinata all’Avatar, o romperle le scatole fino a costringerla a indossare quella felpa e quella gonnellina a pieghe.
-Chissà se Fen si è accorta che quella felpetta tanto carina è decisamente più aderente di quelle che indossa normalmente? Beh, se proprio deve nascondersi dietro maglie e maglioni, almeno così non sembrerà uno scaricatore di porto!- Brontolò tra sé e sé, prendendo il corridoio e adocchiando divertito le scale che portavano in mansarda.


Fen era sempre più incredula difronte alle parole dell’amica. Come poteva Min darsi la colpa per quanto successo?
Era assurdo. Tutto quel trambusto solo perché Eiji non aveva pensato di menzionare di avere con se un topolino, quando aveva visto chiaramente la gatta acciambellata in salone al suo arrivo in casa; ma da qui a dire che era una persona orribile, perché aveva dato un paio di scopettate in giro mentre era terrorizzata dall’apparire all’improvviso di Kiki, ce ne voleva.
-Come faccio a combinare sempre guai, me lo spieghi?- La dominatrice della terra si andava adombrando mano a mano che sentiva quel discorso.
-Anche all’università…- Si impose di non fare nessuna faccia strana a quei discorsi, concedendosi solo una smorfia al pensiero delle loro compagne di corso, mentre Min cercava inutilmente di asciugarsi gli occhi. Quelle streghe stra-truccate che venivano in aula in minigonna e tacchi alti come se fosse una sfilata di moda, più interessate ad allacciare relazioni con il belloccio di turno che a studiare seriamente (ma che si lamentavano se i voti di Min e i suoi fossero più alti dei loro) non meritavano certo considerazione; questo però non voleva significare che le loro frecciatine non facessero male.
-…Avrei dovuto usare il cervello, se lo avessi fatto Jin non si sarebbe fatto male, e non ci saremmo sporcati.-
“Si come no!”  Rispose Fen nel suo cervello. “Perché è facilissimo mantenere il sangue freddo quando vieni colta di sorpresa, vero?”
-Poi hai visto? Quella che Miyuki ha strappato era proprio la sua maglietta preferita.-
“Quell’idiota ha una maglietta preferita?”  Pensò ancora, Fen-Shu non ci aveva mai fatto caso, ma del resto tendeva ad ignorare il cugino quanto più poteva… tranne quando le rubava l’ultimo mochi, ovviamente! “Beh, ormai sarebbe più corretto dire che ‘aveva’ una maglietta preferita.”
Non ridacchiò a quel pensiero solo perché Min era nel pieno di una crisi e questo era ben più importante di una qualsiasi battuta a discapito del cugino.


Jin era rimasto impietrito con la mano sulla maniglia: l’influenza dell’Avatar nella sua casa non gli stava facendo bene, non sembrava aver nemmeno più voglia di tormentare quelle due sciocchine di Fen e Min.
Sospirò lasciando cadere la mano, silenziosamente.
La verità era che quello che aveva udito era stato sufficiente a farlo sentire non colpa, come se non fosse bastato vedere quella brunetta in salone amareggiarsi e… per chi, se non per quella sua solita boccaccia?
Tornò sui suoi passi dandosi una scompigliata bella forte alla chioma, scendendo le scale.

 
Fen abbracciò l’amica stretta stretta accarezzandole i capelli come faceva sua madre con lei quando era piccola, per poi cominciare a parlare piano, con tono volutamente leggero, per cercare di alleggerire quella situazione: -Min, non è colpa di nessuno.-
Se la teneva al petto, cercando di confortarla, ricordandole che ci sarebbe sempre stata, esattamente come lei c’era sempre durante i suoi di momenti più difficili.
-Prima di tutto, se qualcuno è un disastro ambulante, quella sono io, che sono talmente sbadata da inciampare anche nell’aria, non tu.-  Le disse ridacchiando di sé stessa.
Quante volte Min le aveva evitato brutte cadute sostenendola appena in tempo e quante altre le aveva fatto notare cose di cui non si era minimamente accorta, come gente a cui stava per arrivare addosso mentre guardava inevitabilmente altrove?
Troppe per ricordarle tutte. Come poteva considerarsi un mostro?

 
A quel dire dell’amica, Min non potè non ridacchiare.
-Non sei un disastro ambulante.- Disse con la voce di una bambina.

 
Fen sorrise e riprese: -Per quanto riguarda i graffi, hai sentito anche tu lo Scemo affermare che erano cose da poco e, anche se si vedeva che gli rodeva qualcosa, non credo proprio che fosse arrabbiato con te.- Allontanò l’amica dal suo abbraccio quel che bastava per guardarla negli occhi. -Perché c’ha tenuto a dire che non era colpa di nessuno, ti ricordi? Se ce l’avesse avuta con te non ti avrebbe nemmeno rivolto la parola. Lo conosci, sai com’è fatto. La verità è, come ha detto lui stesso, che era stanco e sperava di riposarsi dopo aver cucinato per tutti noi. E, per quanto riguarda il suo scambio con Fumio, credo che sia più un terribile caso di “fuoco e acqua”, come “cane e gatto” per intenderci, non colpa tua.- Alzò gli occhi al cielo cercando di fare un’espressione quanto meno possibile esasperata a quell’ultima prospettiva.
 
A quelle parole la ragazza con le treccine si limitò a sospirare, capiva gli intenti di Fen, ma lei era in sala da prima che l’amica arrivasse; sapeva come erano andate le cose e aveva messo gran parte di sé stessa in quel putiferio per assicurarsi, involontariamente, che il tutto fosse perfettamente ‘catastrofico’. E, soprattutto, aveva visto lo sguardo di Jin, sapeva riconoscere quando, malgrado l’evidenza, una persona voleva essere gentile con un’altra e questo era stato: gentile, solo gentile con l’amica pazza della cugina.
 
- E poi vogliamo parlare di Miyuki? Quella Miyuki che mi ha quasi fatta a strisce mentre la lavavo e poi, davanti alla sua scatoletta preferita ci ha guardato facendo “prrugnao” tutta contenta finendo per acciambellarsi sulla sua sedia preferita come non fosse successo nulla?- Un’altra carezza  di Fen giunse a scompigliare i capelli della brunetta. -Sei la mia migliore amica, Min, mettitelo in testa. Come puoi pensare che io non ti voglia più vedere? Ne abbiamo passate così tante insieme e tu continui a rimanermi al fianco anche quando rantolo per ore su quell’idiota che mi ha lasciata. Dovrei essere io quella ad aver paura che prima o poi ti stuferai di me, non c’erto tu.-
 
-Ok, su Miyuki forse ho esagerato.- Rispose Min all’amica cercando di forzare un sorriso. Certo non era stata sua intenzione sbottare in quella maniera e ancora meno farla preoccupare.
 
Daiyu, la nonna di Fen e Jin, era divertita: davvero i suoi nipoti credevano che non si fosse accorta del soggiorno tirato a lucido?
Chissà cosa avevano combinato, ma… malgrado la sua curiosità, qualunque cosa fosse avvenuta, adesso sembrava tutto risolto e questo era l’importante.
Sospirò dopo aver dato una bella carezza alla sua adorata micetta prima di abbandonarla per entrare in cucina.
Osservò compiaciuta tutto quel bendidio di piatti e stoviglie, tirato fuori per l’occasione, brillare sotto i raggi del sole caldo, di quel primo pomeriggio, che filtravano dalla finestra.
-Jin dovrebbe perdere più spesso le scommesse con la cugina, sarà che è un dominatore dell’acqua, ma la casa non brilla allo stesso modo quando è Fennina a svolgere le mansioni domestiche.- Disse ridendosela bellamente.
 
Entrando in cucina Jin sentì la risata della sua nonnina.
-Sempre a parlare da sola, nonna? Secondo me cominci a perdere colpi, non sarà l’età?-
-Che nipote “adorabile” che ho.- Disse lei con finta stizza nella voce per poi prenderlo per un orecchio e tiralo giù tanto dolorosamente quanto dolce fu il bacio che gli rifilò sulla guancia.
-Ai, ai, ai!!!-
-Monellaccio.- Lo riproverò divertita sentendolo fare il verso del paguro ferito (nobile bestiolina, preda sulle spiagge di qualunque cosa abbia becco, zane o artigli).
-Piuttosto, sai dov’è finita la figlia di Wei Fang? Non la trovo più da nessuna parte.-
-Ma chi, Min?-
-E chi sennò, sciagurato di un nipote?- Disse ancora ridendosela.
-Ehhh…- Mugugnò tornado a tormentarsi i rasta e alzando lo sguardo di lato per non guardare in faccia la nonna.
Sapeva perfettamente dove fosse la ragazza in questione, ma lei e la sua ‘Rimbambita’ preferita stavano facendo, per una volta nella loro vita, discorsi importanti (“Beh, quanto meno decenti, concediamoglielo!”) e sua nonna… lei… non era esattamente il più delicato dei fiorellini nelle questioni sociali a volte; solo a volte, ma… meglio non rischiare.
 
Daiyu osservò il nipote tergiversare. Assottigliò lo sguardo mentre il ragazzo si voltava a guardare dall’altra parte.
“Ma, spiriti! Li ho cresciuti, credono ancora che non capisca quando hanno qualcosa da nascondermi?” Scosse la testa sospirando arresa.
-Facciamo così.- Disse, puntando i pugni sui fianchi. -Io non ho certo tempo da perdere: devo tornare al negozio. Quindi, se la vedi, puoi dirle che ha chiamato suo padre?-
Il nipote tornò a guardarla annuendo, lei continuò: -Fang ha “Ordinato”…- Pronunciò alzando le mani a lato del viso e facendo le virgolette nell’aria. -…A quella “disgraziata” della figlia, testuali parole, di tornare con un’oretta d’anticipo a casa invece di perdere tempo con le sue inutili fissazioni, che la palestra non si pulisce certo da sola.- Una breve pausa per poi riprendere: -Chissà che disastro avranno combinato gli allievi di quel dojo. Ogni tanto ne fanno qualcuna delle loro, ma si sa, quando si tratta di bambini, è quasi inevitabile.-
Wei Fang era un brav’uomo, malgrado i suoi modi bruschi, e Daiyu sapeva quanto questi amasse la figlia, ma doveva ammettere che quel suo modo di fare l’irritava sempre un poco e dovette lasciarlo trasparire dalla sua espressione, dato che Jin, davanti a lei, mostrò un’espressione turbata in volto.
Se c’era una cosa su cui era sicura di non aver sbagliato con i suoi nipoti, era nell’avergli inculcato un profondo senso della giustizia. Sapeva di aver cresciuto due bravi ragazzi, cinque se contava i loro genitori, veri o acquisiti che fossero.
-Uhm! Nonna, ma… Maestro Fang non ha altri sei figli, possibile che debba sempre…-
-Ahhh!- Lo interruppe scacciando via l’aria davanti al viso con la mano. -Sette, non sei, e sono tutti dei preziosissimi maschi, mio amato nipote.- Se la rise, più per ironizzare sulla cosa che per una reale fonte di divertimento.
-Che c’entra, anche io sono un maschio, ma cucino e…-
-Tu hai avuto una nonna normale.- Lo interruppe ancora.
Lo sguardo che il nipote le riservò a quel dire non sembrava esattamente concordare con le sue parole.
-Così mi ferisci, nipote.- Protestò bonariamente portandosi una mano al cuore con fare pantomimico, ma tanto valeva non fermarcisi sopra più del dovuto: il tempo passava e doveva andarsene in bottega, quindi, giusto per chiarire a quello screanzato dominatore dell’acqua la questione, disse, nella speranza di tagliar corto: -Esistono, Jin, persone legate alle tradizioni più di quanto immagini. Questo non sempre è un male, ma in alcuni casi non è neanche un bene.-
Sospirò.
-Quella povera monella, non fa altro che sgobbare al seguito dei suoi fratelli maggiori e accudire i minori, soprattutto da quando la dolce Ota è scomparsa. Senza contare che deve sottostare anche alle assurde pretese del padre. A volte penso che pretendano troppo da quella ragazza, oltre a badare alla casa e alle necessità della palestra di famiglia, riesce anche a studiare, prendendo buoni voti da quel che so. Fortuna che anche il resto dei suoi fratelli la mattina studia e il pomeriggio si allena in palestra, almeno riesce a rubacchiare un po’ di tempo per sé, altrimenti vivrebbe segregata in casa come la povera madre, che gli spiriti l’abbiano in gloria.-
-Non credo che sia giusto.-
Al dire del nipote la donna fece spallucce. -Che vuoi farci? Fang non la pensa così.- Una breve pausa. -Senti, avvisala, o rischierà di passare un brutto quarto d’ora quando tornerà a casa, io ora devo andare.-
Si voltò di spalle e dirigendosi verso la pasticceria, salutò il nipote sventolando le dita di una mano sopra una spalla.
 
Jin rimase come impietrito al centro della stanza, pensieroso, ma, a mettere dopo insieme i pezzi, neanche lui avrebbe potuto dire con chiarezza su cosa stesse riflettendo; poi, quello stesso qualcosa spinse lentamente per arrivare in superficie, per arrivare primo tra tutti quei pensieri e fu un secondo: prese i piatti ormai asciutti e li impilò uno sull’altro nel lavello. Il tempo di voltarsi, afferrare la pentola con il brodo e versarla sulle porcellane, che quell’idea s’era attuata, concreta davanti ai suoi occhi più che nella sua mente.
Un ghigno soddisfatto gli si dipinse in volto.
Era pazzo?
Sì a volte lo era, come era stanco e stupido… tremendamente stupido.
Senza troppa cura, abbandonò anche la pentola sui piatti nuovamente unti.
“Quella ragazza…” Pensò con negli occhi quel velo di follia che anche troppo spesso lo caratterizzava. “Si è preoccupata per me. L’ho sentita. Mi ha fatto praticamente la lastra e senza sbagliare di una virgola. Mi conosce e io… io a stento ricordavo di chi fosse figlia.”
Quel suo ghigno si ampliò mostrando i denti bianchissimi risaltare sulla pelle scura in modo quasi inquietante, mentre, portandosi una mano a massaggiarsi la nuca a testa china, si voltava per dirigersi in camera della cugina.
-L’ho fatta piangere. Non funzionano così le cose nel mio mondo.- Si disse arrivato in cima alle scale, nuovamente davanti alla porta di Fen.
 
-…Continui a rimanermi al fianco anche quando rantolo per ore su quell’idiota che mi ha lasciata. Dovrei essere io quella ad aver paura che prima o poi ti stuferai di me, non c’erto tu.-
Min aveva combinato un bel putiferio, voleva e doveva recuperare. Fen non poteva amareggiarsi così e per lei poi.
No, non era giusto: la sua migliore amica era una ragazza estremamente sensibile, lei lo sapeva bene, come sapeva che ne aveva già passate tante in quel periodo.
-Ma… un attimo. Parli di Jeong Jeong?- Disse sgranando gli occhi e alzando il musetto dalle braccia della ragazza. -Cioè, finalmente hai capito che è un completo cretino, che ha più testosterone nel cervello che neuroni? Beh, sempre se qualcuno gliene sia restato e non sia emigrato con gli altri verso lidi meno aridi.-
Respirò profondamente fissando Fen.
Non stava bene, ma era il momento di finirla, non poteva dare all’amica altro peso; finalmente la sua Fennina aveva aperto uno spiraglio d’occhi su quel bifolco che diceva di amarla per poi mollarla dopo essersela portata a letto un paio di volte. Se lo avesse avuto d’avanti in quel momento…
Avrebbe preso due piccioni con una fava: avrebbe dato a un cretino una lezione che non si sarebbe dimenticato tanto facilmente e si sarebbe scaricata di tutta la tensione che da tempo sentiva essersi accumulata sulle sue spalle.
“Ahhh!” Pensò accennando un sorrisetto il più possibile realistico all’amica. “Quel troglodita non è utile quando c’è, e ancora meno quando non c’è!” Voleva sinceramente bene a Fen e, anche se si sentiva il cuore a pezzi (per essersi bruciata definitamente tutte le speranze che, sapeva comunque di non avere, con Jin), era sinceramente felice per lei, davvero, davvero, felice.
 
Normalmente non avrebbe bussato, rifletteva il dominatore dell’acqua, mentre la mano rifilava un paio di colpi alla porta con vigore, ma quello era un caso diverso: qualunque cosa stessero facendo quelle due streghette là dentro, doveva dar loro il tempo di ricomporsi.
-Mostro, sbrigati a venire ad aprirmi o entro lo stesso.- Disse ruotando la maniglia ed entrando, contrariamente a quanto appena detto, ma… lui era fatto così.
Le vide abbracciate sul letto sotto il lucernaio obliquo della veranda, che lo fissavano con occhi sgranati per la sorpresa, questo, ovviamente, prima che fosse costretto a schivare i guanciali che Fen gli lanciò senza premura… no, anzi, era quasi sicuro che avesse mirato per uccidere!
Se la rise puntando le braccia ai fianchi e fermandosi in mezzo alla stanza.
-Ci vuole altro per abbattermi!- Detto fatto, l’ennesimo cuscino, troppo veloce anche per i suoi sensi da gatto, gli si spiaccicò in pieno muso.
-Dicevi?- Se la sghignazzò divertita quell’arpia dai capelli rossi.
-Ah, sì, dicevo.- Ripeté mentre il cuscino, per nulla immune alla forza di gravità, scivolava dalla sua faccia al tappetone scendiletto.
Un secondo a consultare le doghe del soffitto di quella stanza, ancora piantato come un albero al centro della camera, prima di allungare una mano e prendere il polso dell’amica della cugina.
-Tu. Devi riparare ai tuoi misfatti!- Esordì, tirandosela vicino, trascinandola così giù dal letto, attento a non strattonarla eccessivamente. -E anche in fretta. Tuo padre ha chiamato, devi rientrare prima, quindi: rapida! Infilati le scarpe che abbiamo ancora del lavoro da fare. Non avrai davvero pensato di cavartela lasciandomi da solo a pulire tutta quella marea di piatti sporchi, vero?-
 
Come e quando Min si fosse rinfilata le scarpe non avrebbe potuto dirlo con esattezza, ma ora si trovava di nuovo in cucina, accanto a Jin, ad asciugare una pila di piatti quasi infinita, che… le sembravano stranamente e esageratamente sporchi.
-Dì la verità, hai versato il grasso delle pentole sui piatti.-
-No.- Rispose seccamente il dominatore, passandole l’ennesimo piatto sciacquato di fresco.
-Dai, ammettilo: il grande Jin ha fatto un errore da principianti! Mica è la fine del mondo.- Rincalzava lei divertita.
-Uhm… se fosse?- Alla risposta del ragazzo si voltò appena verso di lui facendo un sorrisetto: Jin aveva scoperto il fianco, ma lei non era così cattiva da approfittarne, quindi…
-Sapessi le volte che mi è capitato trovandomi sovrappensiero. Da noi poi, siamo un’infinità a tavola.- Si sentiva meglio, grazie alla sua amica, grazie… a quegli stupidi piatti sporchi che le permettevano di rubare un po’ di tempo a quel ragazzone dalla pelle scura.
-E tu me la dici la verità?- Le domandò a bruciapelo.
-Uhm…?- Mugugnò interrogativa e sorpresa.
-Mi odi?-
-Ti… cosa? Ma no, certo che no.- Ma come gli veniva in mente?
-Fai male, perché dovresti. Sai, quando quella Rompiscatole della tua amica, dice che sono pazzo, dice il vero.-
-Fen dice sempre il vero e non è una rompiscatole.- Disse piccata per l’ennesima “delicatezza” del ragazzo verso la sua amica del cuore.
-Ohhh...- Se la sghignazzò divertito. -Sì che lo è, come anche tu del resto; ma almeno sai come asciugare un piatto.-
-Fen no?-
-Sa fare meglio altre cose.- Disse il ragazzo allargando un sorrisetto anche troppo gentile, notò Min, trovandosi a parlare dell’amica dai capelli rossi.
-Incredibile! L’infallibile Jin che ammette che anche sua cugina sa fare qualcosa?- Incalzò tra il sorpreso e il divertito. -Tipo?-
-Sa scegliersi le amiche, ad esempio.- Rispose questi, volgendo solo lo sguardo verso il suo.
Min avvampò dall’imbarazzo, trovandosi improvvisamente gettata senza preavviso in quel sorriso e in quegli occhi verdi che l’osservarono troppo intensamente per riuscire a sostenerne lo sguardo.
Abbassò il visetto riportando l’attenzione solo su quanto aveva tra le mani, aumentando stupidamente il ritmo di asciugatura, neanche fosse in preda a chissà quale eccitante.
-E comunque… “Infallibile” e modesto. Sì, incredibilmente modesto.- Tenne a specificare Jin sghignazzando e tornando al suo lavare.
Min non obbiettò al riguardo, ma quella stupida battuta le fece riacquistare il suo colorito naturale, almeno quello. Sorrise amaramente però, pensando che doveva essere davvero provato per preferire l’acqua corrente al dominio, ma…
-Neanche io ti odio.- Disse ancora lui senza preavviso alcuno.
-Non te l’ho chiesto.- Brontolò divertita con un filo di voce.
-Ah no?- Domandò Jin più a sé stesso che a lei, alzando gli occhi al soffitto e facendo spallucce. -Vabbè, era solo per chiarire.-
“Grazie.” Rispose per lei lo stupido calore che le aveva scatenato nel petto quella frase, senza trovare il coraggio di salire alle labbra.
 
 
22 Giugno 2018

Ciao a tutti voi che seguite queste nostre stupide avventure, vi ringrazio tanto di dedicarci il vostro tempo e la vostra pazienza; pazienza, sì! Perché di vera pazienza vi siete dovuti armare questa volta aspettando che io, Moku o Virk pubblicassimo qualcosa. Purtroppo sono successe tante cose, prima tra tutte il fatto che la mia salute è peggiorata drasticamente. Nulla di grave, o per meglio dire, di veramente grave, ma ho avuto, e ho ancora, un problema agli occhi che non mi permette di dedicare molto tempo a uno schermo senza soffrire le pene dell’inferno o incorrere nelle grida orripilate di parenti e amici. Quindi, riassumendo, per fare questo stupido collage di gioco ci ho messo un’eternità e non sono neanche troppo sicura del risultato. Purtroppo non me la sento di dare una data alla prossima pubblicazione e Moku e Virk, per spronarmi, a modo loro (si perché dovete sapere che io ogni tanto tendo a voler mandare tutto in malora quando mi sembra di non vedere una luce infondo al tunnel… in questo caso quasi letteralmente. =_=;), non solo mi hanno rifilato un nuovo gatto in prestito (è una lunga storia, ma per farla breve è in attesa di una nuova casa) più malandato mentalmente di me di cui prendermi cura, ma hanno detto chiaramente che devo essere io a pubblicare le loro storie o non se ne parla che facciano un bel nulla. Uff… gli voglio bene e so che me ne vogliono, ma… uff, potrebbero pubblicare intanto le loro cose. Tra l’altro Moku sta tipo alla milionesima bozza di storia su Voltron… uhm… no, non è corretto, sta alla milionesima storia di cui ha improntato la bozza che parla di Voltron. Ecco così si capisce meglio. Quella ragazza ha una fantasia invidiabile, mentre io sto ancora correggendo cose e tenendo fermi progetti quasi finiti e già finiti (come la Oneshot che ho scritto su Voltron per il compleanno di Moku, ma che mi vergogno a pubblicare, dato che la correzione è ancora in alto mare,m algrado l'aiuto di Donnasole. X-D). Che altro dire? Tanto per cambiare mi sono persa nei miei discorsi. Vi chiedo solo di avere un po’ di pazienza con me, mi metterò a paro appena potrò, parola!
 
Un abbraccio forte fortissimo e scusatemi ancora per queste prolungate assenze,
 
Lance

 
   
 
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