Sto elaborando un pensiero.
Il mio scopo non è criticare solo per  “sfogo”, ma costruire.
Costruire insieme.

A pensarci bene non dirò nulla di nuovo, ma anche ripetendo una cosa già detta , sono sicuro che infastidirò non poche persone, suscitando critiche (e nel peggiore dei casi picche e fiaccole fuori casa).
Se non volete farvi il fegato amaro, non leggete, io vi ho avvisato.  

                                                                                                                    (Fine parental control)

Parto subito dicendolo, così mi tolgo il pensiero dalla testa: 
Il razzismo è un meccanismo di protezione che sviluppiamo a causa della nostra ignoranza.
Siamo razzisti verso classi di “razze”, e difficilmente verso singole persone di queste razze (ciò non esclude il fatto che possiamo essere razzisti verso singoli individui, anche se in quel caso non si parla di razzismo, ma di odio).

Ad esempio in una frase come  “Odio i negri” non affermiamo che io odio Sergio, persona di colore.
In tale frase  sto denigrando una classe di persone che non conosco, con cui non ho mai avuto a che fare, e con cui ho paura di confrontarmi in modo civile.
Magari perché al telegiornale ho sentito la notizia che una persona di colore ha violentato/ucciso/rubato, inizio ad avvicinarmi ad una base di odio verso ciò che “non sono io”.

Perché c’è da dire che l’intelligenza e la cultura, così come la civiltà, sono elementi che si coltivano, non nascono dal nulla.

Quindi  essendo  noi umani elementi semplici e complessi al contempo,  siamo votati al razzismo.
Lo utilizziamo  come protezione per la nostra stessa stupidità ed ignoranza, accresciuta da chi ci circonda e da ciò “impariamo” in modo più o meno falsato.

È giusto mal sopportare chi ruba, chi stupra, chi uccide.
Ma perché farne una questione di razza?
Non è la stessa cosa se è un bianco, un nero, un giallo  o un rosso a rubarvi dentro casa?

È molto più facile sputare sentenze ed odio verso ciò che non conosciamo rispetto a ciò che conosciamo.
Perché ci insegnano ad odiare ciò che non conosciamo?
Non direi mai che Sergio è uno stronzo se prima non mi ha rigato la macchina, pur essendo nero, ma perché?
Perché lo conosco Sergio, so chi è, che fa,  conosco la sua famiglia, come si comporta con gli altri e con me.
Quindi “non lo sento come una minaccia”.
Ci sono cresciuto con Sergio, è mio fratello.

Ancora una volta scopriamo che il razzismo è un meccanismo di difesa.
Si, tra le varie cose  è anche questo.
Il razzismo per la “società” è tutt’altra cosa.
Ma per me potrebbe essere questo: “Siamo ignoranti, e pur di non imparare, impariamo ad odiare”.

Se riuscissimo ad avvicinarci a ciò che non conosciamo, e cercassimo di capire, in modo reciproco, non credo che il razzismo sparirebbe, ma di certo gli daremmo un’altra accezione,e forse, nel tempo, riusciremmo ad essere meno ignoranti verso usi, costumi e civiltà diverse dalle nostre.

Perché così come la paura dell’ignoto la si può affrontare solo affrontando l’ignoto, l’ignoranza si può (e si deve) abbattere imparando.

In ogni caso il razzismo è quasi un carattere genetico.
Ci viene tramandato e lo tramandiamo a nostra volta, come se fosse parte di un retaggio.

Mi odieranno, odierò e in fondo odieremo tutti insieme.
Ma se invece di odiare in mondo indiscriminato, odiassimo certi atteggiamenti invece che le persone? Forse, e dico forse, riusciremmo a debellare certi modi di fare incivili e inadeguati per una società, che secondo me non esiste, ed è frutto solo del possedere e dell’essere posseduti.