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Autore: Jong_Key    23/06/2018    2 recensioni
Camminava a passo regolare, con le mani lungo i fianchi e lo sguardo che si poggiava ovunque la sua attenzione lo richiamasse.
(JongKey.)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Camminava a passo regolare, con le mani lungo i fianchi e lo sguardo che si poggiava ovunque la sua attenzione lo richiamasse. Poteva essere un bambino, una persona con un particolare taglio di capelli, un fiore. Nonostante ne avesse molti davanti ogni giorno, non poteva fare a meno di stupirsi e fermarsi a guardare qualsiasi fiore che avesse qualche particolare colore o qualche particolare sfumatura.
Aveva chiuso da poco il negozio, era una semplice sera di maggio. Era una sera fresca, tranquilla e agitata allo stesso tempo. O almeno era agitata per lui. D'altronde... lui lo era sempre. Da quando una parte del suo cuore era andata via per sempre, lui era sempre a quel modo. Irrequieto, triste, perso, straziato e infelice. Apatico, a volte nervoso, spesso con la testa fra le nuvole e ancora più spesso con delle grosse lacrime che scivolavano lungo le sue guance.
Aveva un vuoto dentro, una voragine, un qualcosa che non si poteva colmare in alcun modo. Aveva un qualcosa che lo seguiva sempre, ovunque andasse, o molto più semplicemente quel qualcosa lo aveva dentro di sé. Addosso. E quel qualcosa poteva essere definito come... malinconia? Probabilmente sì. Si portava dietro una grossa quantità di malinconia da quando una parte del suo cuore era andata via per sempre.
E la cosa peggiore è che poteva farci ben poco. Non sapeva cosa fare, se non continuare ad andare avanti, strisciando fuori dalle paure che lo attanagliavano ogni giorno. Cercando ogni volta di sgattaiolare fuori da... ricordi, pensieri, riflessioni. Lo sapeva: meno si fermava a pensare e a riflettere, e meglio sarebbe stato per lui.
Una parte del suo cuore era andata via nel momento in cui la persona che amava era andata via a sua volta. Era un freddo giorno di febbraio quando successe. Lui era a casa, sul divano. Guardava tranquillamente la televisione e poi puff, successe. Improvvisamente e inaspettatamente. Ed è buffo quando le cose succedono in questo modo. Senza preavviso, senza darti nemmeno il tempo di rendertene conto. È buffo e tremendamente amaro. Come la vita di Kibum da quel giorno.
Il ragazzo che amava, di cui era perdutamente innamorato, aveva avuto un incidente.
Un incidente, tutto lì. Ebbe un incidente e perse la vita. La perse senza rendersene conto nemmeno lui, probabilmente. Un momento prima ce l'aveva tra le mani e qualche secondo dopo era scappata via e si stava dissolvendo nell'aria mentre lui ancora cercava di realizzare la situazione.
Ma d'altronde, cosa c'era da realizzare? Oltre al fatto che quella sera non sarebbe ritornato a casa da Kibum, il ragazzo che aveva faticosamente conquistato e di cui era riuscito a prendersene il cuore. Era così, Jonghyun aveva il cuore di Kibum. E Kibum aveva quello di Jonghyun. Un amore semplice, puro e passionale. Un amore sopra ogni limite. Un amore dolce e delicato come un petalo di una rosa, ma forte e rovente come una fiamma appena avvampata.
Come avrebbe fatto, d'ora in poi, Jonghyun? A non ascoltarlo più, a non toccarlo più. A non vederlo più. Come avrebbe fatto a non guardare più i suoi occhi? Quegli occhi scuri e profondi di cui era innamorato. 
Si ritrovò in poco tempo in uno spazio enorme, vuoto e bianco. Di un bianco splendente, un bianco bellissimo ma che non aveva niente a che fare con la bellezza del suo Kibum. Quella era particolare, raffinata, delicata e anche seducente. Jonghyun ne era sedotto ogni giorno, ogni momento. Ogni volta in cui i suoi occhi si posavano su di lui.
Camminò subito in quella distesa di spazio. Lo esplorò, con calma, incuriosito e attratto da tutta quella pace che lo circondava. Osservava tutto, ma di Kibum, del suo Kibum... non c'era traccia.

E fu così che Kibum perse un pezzo del suo cuore. Si sentì svenire durante quella chiamata. Si sentì morire. Tuttavia, però, respirava. Lui credette di morire, credette di essere anche lui morto ma no, era vivo. Per quanto tutto potesse essere in subbuglio dentro di lui, per quanto le lacrime cadessero giù, per quanto le sue mani tremassero e per quanto la sua vista fosse offuscata... il suo cuore continuava a battere. Irregolare, agitato, impazzito. Ma batteva. Anche se Kibum non poteva sentirlo, il proprio cuore pulsava perfettamente. I suoi organi lavoravano perfettamente, il suo corpo funzionava ancora. Nonostante il dolore lancinante.
E fu così anche nei giorni seguenti. Nonostante il dolore fosse troppo, nonostante la mancanza fosse asfissiante, nonostante il vuoto fosse troppo profondo per essere riempito, il suo corpo andava avanti. A volte gli scatenava dei violenti attacchi di panico, ma andava avanti, come se se ne fregasse di tutto quello che Kibum stava passando. Ed era terribile.
Kibum, certe volte, voleva egli stesso interrompere quell'apparente armonia del suo corpo. Voleva squilibrare le sue funzioni vitali di proposito. Ma, se l'avesse fatto, tutto ciò che avrebbe ricevuto sarebbe stata la morte. E lui voleva vivere, o voleva morire?

Aveva chiuso da poco il negozio, era una semplice sera di maggio. Camminava a passo regolare, con le mani lungo i fianchi e lo sguardo che si poggiava ovunque la sua attenzione lo richiamasse. Stava tornando a casa, ma come ogni sera doveva attraversare un parco. Un parco pieno di alberi, qualche fiore qui e lì, panchine e tanta, tanta tranquillità. C'era pace in quel posto, Kibum lo adorava e ci andava spesso, anche con Jonghyun. Passavano molto tempo lì, seduti sull'erba fresca o magari stesi. Jonghyun gli accarezzava i capelli, Kibum restava rannicchiato accanto a lui, lo abbracciava e gli sussurrava parole dolci. E sorridevano. Sorridevano molto. E si baciavano. E si amavano.

Improvvisamente si bloccò. Fermato da non si sa cosa, si fermò, guardandosi attorno alla ricerca di qualcosa. Ma non c'era nessuno, il parco era vuoto e apparentemente non succedeva niente. Ma Kibum rimase fermo, immobile. Socchiuse gli occhi.
Jonghyun si fermò lì, accanto a lui. Per un attimo, le due figure si incontrarono. Quella esile di Kibum, venne affiancata da quella bianca, leggera, inconsistente e impalpabile di Jonghyun. Si incontrarono, in quella fresca sera di maggio dalle sfumature sottili e malinconiche. Si accostarono, si allinearono perfettamente. Braccio contro braccio.
Kibum rabbrividì. Razionalmente non poteva saperlo, però lo sentiva. Lo percepiva. Sapeva che era lui.
Kibum.”
Jonghyun.”
Chiamarono uno il nome dell'altro. Si chiamarono.
Jonghyun sorrise, Kibum fece altrettanto. Sorrisero insieme, nello stesso millesimo di secondo.
E si sentirono, si sentirono per davvero.
Un sospiro uscì dalle labbra di Kibum, mentre teneva gli occhi chiusi, mentre respirava piano e mentre Jonghyun lo guardava. Era meraviglioso per lui poterlo osservare così da vicino, poter guardare il profilo del suo viso. Lo trovava ancora meravigliosamente bello. E, in una manciata di secondi, Jonghyun si innamorò di Kibum un'altra volta. L'ennesima.
E poi, sempre nello stesso millesimo di secondo, entrambi fecero un passo avanti. Un passo avanti, in direzioni opposte.
Un passo, due passi, tre passi. Presero a camminare lentamente ma a passo spedito, regolare, come se fosse una cosa normale, semplice. Come se entrambi sapessero.
Kibum si avviò verso quella stradina che lo avrebbe condotto a casa. Jonghyun, nel verso opposto, si avviò nel nulla, verso un'aria leggera, bianca e inconsistente.






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Breve storia, nata dal nulla.
Spero che queste cose possano accadere anche nella realtà, e magari un giorno essere così fortunata da provare una simile esperienza. Me lo auguro davvero.

 

   
 
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