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Autore: Love00    23/06/2018    5 recensioni
Lottie è una ragazza che si trasferisce a Verona per lavoro. Sognatrice, amante di libri, cd e di tutto ciò che riguarda la bellezza della piccole cose, si ritroverà a scontrarsi con uno dei suoi amori liceali. Come reagirà la nostra protagonista?
Si riaccenderá quel sentimento che sembrava spento?
Cosa succederà a questi due ragazzi che per la volontà di forze innaturali si ritrovano ancora una volta a dover camminare sulla stessa strada?
Dalla storia:
"Dai Mirko, balla con me" dissi strusciandomi su di lui.
Mirko tentava invano di farmi tornare alla ragione.
"Lottie sei ubriaca fradicia e non farò ciò che se fossi in te non vorresti." continuava a ripetere.
"Che c'è Mirko, sei cambiato, eh? Non sei più quello di una volta. Prima non ti saresti fatto problemi. Sbaglio o avevi la reputazione di esserti fatto mezza città da ragazzo?" lo provocai guardandolo negli occhi. Il suo sguardo adesso era duro, ma potevo vedere anche delusione, tristezza in esso che mi lasciò spiazzata.
"Se almeno non vuoi tu, lasciami fare quello che voglio." dissi notando che un ragazzo continuava a guardarmi.
"Ripeto Lottie, non ti farò fare niente che tu non voglia veramente."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Arrivai al pub dopo circa mezz'ora. Le mie coinquiline erano uscite con degli amici di vecchia data, mi avevano invitata ma non avevo accettato. Fu per questo che mandai loro un messaggio per dire che ero uscita anch'io, per avvisarle e non farle preoccupare se fossero tornate a casa prima della sottoscritta.

Mi domandavo perché avessi deciso di raggiungere la mia collega piuttosto che andare con le mie amiche dove mi sarei sentita più a mio agio. Purtroppo a questa domanda non seppi dare nessuna risposta. Evidentemente, presa dai rimorsi avevo agito d'istinto, come sempre. 

Individuai subito la mia collega assieme ad altre sue simili, ovvero galline come lei, ma naturalmente tenni questi pensieri solo per me. Salutai tutte con un sorriso smagliante come se fossi felice di averle raggiunte. In realtà me ne pentii subito. Mi diedi della stupida per almeno un centinaio di volte e provai ad architettare un piano per fuggire da lì non finendo per essere quella strana e asociale. 

Piano che presa vita nella decisione di rimanere dentro quel pub solo per un'ora con quelle tizie, che nel frattempo si erano presentate tutte, ma di cui non ricordavo nessun nome.

"Allora, dov'è questo Daniele così ubriaco fradicio da stupirsi?" chiesi alla mia collega guardandomi attorno. E poi lo individuai: se ne stava a due tavolini di distanza da noi. 

Di essere ubriaco fradicio lo era, infatti rideva a più non posso come non lo avevo mai visto fare.

Tuttavia non mi sembrava una scena così eclatante da chiamare una mia collega perché assistesse a tale evento. 

"Cosa c'è di così anormale?" chiesi infatti alla mia collega. Quella mi guardò sorridendo e facendo spallucce. In quel momento sì che sarei voluta andare via.

"Però è piuttosto carino questo tizio eh" osservò una del gruppo con i capelli rossi. La cosa mi fece sorridere perché subito dopo si alzò andando incontro a Daniele e amici per far sì che la notassero e le offrissero da bere. 

Erano davvero delle galline. 

Ad un certo punto però mi sentii in colpa perché non le conoscevo e le stavo giudicando. Tuttavia questo pensiero svanì subito quando la rossa si sedette sulle gambe di un amico di Daniele strusciandosi addosso a quello. 

"Lo so che mi consideri una gallina." disse ad un certo punto Anita attirando la mia attenzione.

Andai in panico, non volevo di certo che sapesse queste cose. 

Cosa mi sarei inventata? 

"Non c'è bisogno che ti giustifichi cara, non mi importa. Siamo abbastanza libertine questo è vero, ma almeno noi ci godiamo e viviamo la vita a modo nostro, non credi?" chiese retoricamente colpendo un mio punto debole. 

"Eppure mi fai simpatia, per questo ti ho invitato qui stasera. E sono contenta che tu mi abbia raggiunta" aggiunse subito dopo sorridendo in modo quasi dolce. 

La cosa mi sorprese non poco tant'è che pensai davvero di averla giudicato troppo in fretta.

Le sorrisi in leggero imbarazzo e poi per cercare di cambiare argomento le chiesi se volesse una birra. Si vociferava che al San Patrick le birre fossero ottime. 

Quando quella mi rispose che sì, ovviamente ne voleva una, mi avvicinai al bancone del pub per ordinarne due. 

Tornata al tavolo trascorsi circa mezz'ora a chiacchierare con le altre e con Anita e a ridere della rossa insieme a loro. Erano simpatiche.

Poi come se il destino non volesse tenerci separati, degli occhi verdi mi inchiodarono sul posto facendomi tremare. 

Non lo vedevo da chissà quanto tempo e vederlo in quel momento senza preavviso mi era stato fatale. 

Mirko se ne stava seduto ad un tavolo poco distante dal nostro, all'altezza del tavolo di Daniele. Mi stava fissando lasciandomi senza fiato. Chissà da quanto tempo lo stava facendo. Chissà da quanto tempo se ne stava lì ad osservarmi prima che io mi accorgessi della sua presenza. 

Forse non era stata una buona idea quella di andare in quel pub.

Provai a fare l'indifferente, come se non lo conoscessi. Non volevo avere nessun contatto con lui se ciò significava star male. 

Poi, d'un tratto vidi Daniele correre verso l'uscita come a trattenere un conato di vomito. Il suo passaggio distolse la mia attenzione su quel viso angelico e dannato allo stesso tempo. Dio, rimaneva stupendo come sempre. 

Sentii la risata di Anita arrivarmi dritta nelle orecchie prima di sentirle urlare un "Ma lo hai visto Lottie?!" 

Sorrisi appena perché non vedevo nulla da ridere nel malessere di Daniele. E poi, avevo lo stomaco così attorcigliato che ridere mi era difficile.

"A me dispiace vederlo così. E se lo andassimo ad aiutare?" proposi ad Anita, la quale mi guardò sbarrando gli occhi e prendendomi sicuramente per pazza.

Mi disse che fossero affari di Daniele se stava così di merda. Noi non c'entravamo nulla, non lo conoscevamo nemmeno. 

Mi convinsi che avesse ragione e buttai giù un altro sorso di birra. Era davvero ottima come diceva la gente. Avrei dovuto portarci Giovanni in quel pub quando sarebbe venuto a trovarmi di nuovo, pensai incrociando nuovamente quegli occhi così stupendi. 

Ad un certo punto ne ebbi abbastanza di quella serata. La colpa non era da attribuire ad Anita e le sue amiche con le quali mi ero quasi divertita, ma per quei dannati occhi che continuavano in un modo o nell'altro a non lasciarmi respirare. 

Così, inventando una scusa, lasciai il pub avviandomi verso il parcheggio. 

Lì incontrai Daniele che se ne stava seduto sul marciapiede con una faccia veramente da schifo. 

Mi avvicinai titubante, insicura sul da farsi.

"Hai bisogno di una mano?" soffiai quella premura al mio collega scorbutico. Quest'ultimo alzò lo sguardo sul mio viso e quasi si strozzò con la sua stessa risata. 

La cosa mi innervosì non poco. 

"La stralunata vuole concedermi il suo aiuto?" rise ancora facendomi alzare gli occhi al cielo. 

"Volevo essere gentile, ma adesso puoi pure dormire sull'asfalto." digrignai i denti girando i tacchi. Una persona voleva essere gentile e lui si comportava da perfetto stronzo qual era.

"No, aspetta!" urlò mettendosi in piedi e stringendomi il braccio destro per farmi girare verso lui. 

Lo osservai e sospirai stanca. Maledetta me e la mia compassione per chi non la meritava. 

"Ti dò un passaggio fino a casa" dissi prendendo lui stavolta per il braccio e trascinandolo verso la mia auto. 

In quel breve tragitto incontrai Occhi Verdi fissarmi incredulo. Il suo sguardo infuocò la mia pelle. Sembrava che fosse arrabbiato. Ma non ebbi tempo di realizzare nulla poiché colui che in quel momento stavo aiutando si fermò di botto attirando la mia attenzione e vomitando poco distante da me. 

La scena fu alquanto disgustosa e pietosa. 

Che gli era venuto in mente di fare a quell'idiota per ridursi così?

Lo aiutai a rimettersi in posizione eretta per quanto potesse, e gli passai dei fazzolettini presi dalla mia borsa. 

Subito dopo lo feci salire sulla mia macchina sperando che non avrebbe ripreso a vomitare proprio dentro il mio adorato abitacolo. 

Il tragitto fu molto silenzioso. Non saprei definire se fosse un silenzio imbarazzante o meno. Di certo era strano, come quella situazione. 

Dopo aver ricevuto le indicazioni per arrivare fino a casa di Daniele, la raggiunsi in poco tempo in quanto distava poco dal pub in cui ci trovavamo. 

"Ce la fai a salire le scale?" gli chiesi parcheggiando davanti il suo portone. 

Era una palazzina colorata, ma non riuscivo a distinguere il colore essendoci troppo buio.

"Sì, certo. E' già piuttosto imbarazzante come cosa..." sussurrò aprendo lo sportello. Poi, poco prima di chiuderlo mi sussurrò un grazie e subito dopo scomparve dietro un gran portone in legno massiccio. 

Restai lì come in trans. Quella serata era assolutamente strana. 

Forse era la sottoscritta a non essere normale, come sempre.

Guidai fino a casa ascoltando un po' di radio dove dei dj stavano facendo degli scherzi telefonici utilizzando la voce dei minions, personaggi dei cartoni animati per bambini, ma che io amavo molto. Forse era vero che avevo la fanciullezza nel sangue.

"Hai la stupidità e l'essere infantile, altro che fanciullezza." sentii dire dalla mia coscienza facendomi quasi ridere.

Avevo già detto che quella serata fosse strana? 

Bene, lo fu ancora di più quando quella voce così familiare per le mie orecchie mi sorprese mentre cercavo di mettere la chiave giusta nella serratura del mio portone di casa. 

Mi girai incredula per poi esclamare: "Mirko!" 

Che diavolo ci faceva lì?

"Adesso ti metti a fare pure carità? Il tuo lavoro non riguardava tradurre i contratti?" mi chiese sarcastico riferendosi all'aiuto che avevo dato poco prima al mio collega.

"Che stai dicendo scusa?" socchiusi gli occhi in due fessure. Cosa voleva insinuare? 

Lo vidi avvicinarsi e presto la confusione regnò nella mia mente. 

Quello strazio di serata non voleva finirsi. 

"Lascia perdere" disse facendomi alzare gli occhi al cielo. 

Per la prima volta, in quel momento, lo odiai. 

"No che non lasciamo stare! Che cavolo ci fai tu qui, Mirko?" 

"Avevo bisogno di parlarti." disse avvicinandosi ancora di più. Adesso potevo vedere quelle iridi ancora da più vicino e la cosa mi destabilizzò. 

"Ti prego non prenderti cura di nessun altro che non sia io." sussurrò quella frase come un segreto di Stato per poi afferrare la mia vita e stringere il mio corpo in un abbraccio quasi possessivo.

Ancora una volta mi ritrovavo tra le sue braccia e ancora una volta quel tizio dai bei occhi mi fece tremare, mi mandava all'aria tutto ciò che avevo costruito per proteggermi. 

"Io non ti capisco..." sussurrai appoggiando la testa sul suo petto. Il mio orecchio poteva ascoltare quelli che sembravano essere battiti del suo cuore. 

"Non è vero. Sei forse l'unica persona che riesce a comprendermi, da sempre" affermò staccandosi leggermente e prendendomi il viso tra le mani. Sentivo il suo respiro sul mio viso. Sentii il mio corpo tremare ancora e presto un desiderio di baciarlo si fece spazio nei meandri più nascosti della mia persona. 

Sospirò e la mia attenzione si spostò dalle sue labbra ai suoi occhi. Cavolo quanto erano belli. Ancora una volta la luce della luna illuminava quei dannati occhi facendogli fare la loro bella figura. 

Vidi il suo sguardo posarsi sui lineamenti del mio viso e quasi volli sprofondare. Ero imbarazzatissima, chissà che diavolo pensava di me. 

Come se mi avesse letto nel pensiero o magari lo aveva trovato scritto nei miei occhi, mi sussurrò un "Sei bellissima Lottie, cavolo quanto lo sei..."

Nei suoi occhi vi era sincerità e ciò mi commosse non poco. Lo vidi sorridere e presto il mio cuore ebbe un tumulto.

Non so per quale assurda ragione, ma mi ritrovai lacrime salate scendere lungo il mio viso e Mirko, come se fosse un cavalier gentile, le asciugò. Ma lui non era un cavaliere, sapevo che la sua anima fosse dannata, che lo fosse più della mia quasi, ma ciò non mi spaventò.

Eravamo umani, eravamo giovani, eravamo sì, anche dannati, ma in quel momento non so cosa eravamo esattamente. 

Non riuscivo a pensare lucidamente.

E poi lo feci. Semplicemente mi liberai di quel desiderio primitivo e bisognoso allo stesso tempo e allora lo baciai. Lo baciai con tutto il trasporto, l'emozione e il sentimento che sentivo premere dentro me. 

Ero consapevole che tutto doveva essere chiarito, che le parole dovevano aiutarci a sistemare il nostro rapporto, ma in quel momento non poteva fregarmene di meno. Volevo quelle dannate labbra sulle mie. Le volevo con tutta me stessa, volevo che mi facesse sentire bella, come poco prima mi aveva fatto sentire. Volevo che le sue mani non smettessero di stringermi e non volevo assolutamente che pensieri razionali interrompessero quel momento così strano e magico allo stesso tempo. 

Non fu uno di quei baci da film, o da favole, fu piuttosto un bacio disperato così come lo eravamo noi stessi. Io con le mie mille paranoie e lui con i suoi più piccoli e fragili difetti.

Non importava cosa sarebbe accaduto a distanza di ore, in quel momento c’eravamo solamente noi. 

Solamente io e Mirko. 

Non esisteva più nessun altro. 

C'eravamo noi, soltanto noi, intrappolati in quel momento tutto nostro e intimo.

In quel momento tutto nostro dove mi sentii forte e invincibile. Dove mi sentii felice. Dove semplicemente mi sentii amata. 

Ed è questo quello che tutti vorremmo nella vita: essere amati. 

Ed io, in quel momento lo ero, lo sentivo e non potevo che esserne felice e fortunata.

 

 

Ciao mondo!😂❤️

Come state? Spero tutto bene🌈

Avete visto che capitolo? Sono proprio curiosa di sapere la vostra! Ahahahah 

E poi sono anche curiosa di sapere che ve ne pare finalmente Anita, adesso che il suo atteggiamento e modo di fare è venuto alla luce. Personalmente, non so perché mi piace comunque😂 Lottie si è resa conto di essere stata troppo precipitosa sul giudicare Anita e le sue amiche. E infatti vediamo che poi a fine serata dice che invece, quasi si è divertita. Piccolo appunto per tutti noi, conosciamo di più le personcine prima di giudicarle! Anche se formulare un giudizio fin da subito sia umano, cerchiamo di saper cambiare idea. Bene e dopo la ramanzina, che vale anche per me stessa help (sì, me le faccio da sola) passiamo ai piccioncini!!! Ma li avete visti quanto sono carini?! Lascio a voi commentare il capitolo, sono proprio curiosa ahahah 

Vi mando un grosso bacio e un abbraccio, 

A presto!💕💕

 
  
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