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Autore: EmsEms    23/06/2018    0 recensioni
[Golden Kamui]
Tsukishima avrebbe voluto essere nel suo futon, al sicuro dalle furtive palpate del suo capo e lontano dagli acuti assordanti con cui il suo collega, munito di microfono, stava allietando l'intera compagnia.
[TsukiKoi]
Side: [TsuruTsuki]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ehilà gente,

era da giorni che cercavo di dare un mio contributo al fandom di Golden Kamui. Nel giro di una settimana ho iniziato tre bozze prima di accantonarle tutte per scrivere questo festival del trash ( che come avrete intuito dal titolo tratterà di persone ubriache e stonate come campane, tanto per non smentirmi mai). Ammetto di non essere pienamente soddisfatta del risultato finale, ma il vero intento della fic era quello di invogliare a leggere il manga di Satoru Noda. Per favore leggete Golden Kamui e venite a prendermi a prompt in faccia! (Ho un profilo su facebook, EmsEms EFP, e uno su twitter @Ems75607033.)

 

Ogni tipo di feedback mi illumina l'esistenza, quindi se ve la sentite di lasciarmi un commento, ne sarei felicissima!

 

Ringrazio Carly per avermi mostrato screenshot di uomini dal petto villoso in atteggiamenti fraintendibili. Senza i suoi timidi tentativi di attirarmi nel GK hell non avrei mai scoperto questo immenso tesoro (*ba dum tss*) .

 

Altro piccolo appunto: la storia non è stata betata perché non volevo rompere alle mie amiche in piena sessione estiva. Vi chiederei gentilmente di farmi notare gli errori disseminati all'interno della fic <3

 

Buona lettura ^__^

 

* * *

 

 

Tsukishima avrebbe voluto essere nel suo futon, al sicuro dalle furtive palpate del suo capo e lontano dagli acuti assordanti con cui il suo collega, munito di microfono, stava allietando l'intera compagnia. Le serate al karaoke erano una tortura per chi, come Tsukishima, non desiderava altro che godersi un bagno caldo, seguito da una birra ghiacciata davanti al ventilatore. In quanto notoriamente single e sano come un pesce, Tsukishima non era riuscito a trovare una scusa valida per schivare l'annuale cena con i colleghi, e si era quindi dovuto accodare al gruppo di colletti bianchi che marciavano verso il karaoke più vicino alla ditta.

Nel momento in cui avevano preso posto sui divanetti che costeggiavano il muro, Koito si era subito aggrappato al suo braccio e lo aveva implorato di non lasciarlo solo con il loro capo. Tsukishima non aveva avuto tempo di rifiutare, perché era stato strattonato bruscamente verso il fondo del tavolo e pigiato a forza fra il suo giovanissimo collega e il suo boss. Nonostante l'aria condizionata a palla, Tsukishima continuava a sentire le vampate estive insinuarsi sotto il completo zuppo di sudore. La colpa era sicuramente da attribuire all'alcol e alla vicinanza del suo capo. Non che la compagnia di Tsurumi lo disturbasse. Anzi, si sarebbe potuto affermare l'esatto contrario. A Tsukishima piaceva essere l'oggetto delle attenzioni di Tsurumi, principalmente perché il suo capo sapeva farlo sentire apprezzato. D'altronde, era difficile rimanere impassibili davanti ai modi carezzevoli con cui Tsurumi si rivolgeva ai suoi uomini, con il chiaro intento di sedurli.

"Allora?! Sono stato bravo?!" gridò Koito, piombando addosso a Hajime e scuotendolo così forte, da riuscire a diradare i pensieri poco casti che gli avevano annebbiato la vista, offuscando la sua capacità di ragionare.

Tsukishima sobbalzò a quel contatto improvviso e tirò un lieve schiaffo alla mano con cui Tsurumi stava risalendo la sua coscia. L'ultima cosa che voleva, era che Koito venisse a sapere che il suo adorato boss si fotteva l'intero dipartimento.

"Sei stato molto bravo" intervenne subito Tsurumi, facendo cenno ad un cameriere di portargli un'altra birra con cui brindare alle doti canore del suo sottoposto. Koito, che si era illuminato nell'udire quel complimento gratuito, montò in collo a Tsukishima e cominciò a bisbigliargli nell'orecchio una serie di espressioni dialettali che Tsukishima avrebbe dovuto riferire al diretto interessato in un giapponese comprensibile. Hajime rimase in ascolto finché Koito non ebbe finito, e riassunse la sua tirata con un semplice 'grazie signore'.

Dall'altro capo della tavola, Usami era saltato in piedi e si era diretto verso la postazione dove il microfono lo attendeva. Tsukishima sapeva che il prossimo pezzo avrebbe fatto tremare l'intero edificio - Usami era inaspettatamente bravo a replicare il growl dei cantanti metal – e colse al volo l'occasione per uscire a fumarsi una sigaretta. Mentre scendeva le scale, notò con orrore che erano già le undici e mezza e che di lì a poco Nikaidou si sarebbe impossessato del microfono per cantare almeno tre lagnosissime canzoni di un gruppo che nessuno conosceva. La scaletta era rimasta invariata dalla prima serata a cui Tsukishima aveva partecipato, esattamente quattro anni addietro.

 

Una volta fuori, Hajime si sedette sullo scalino del marciapiede e cominciò a frugarsi nelle tasche dei pantaloni mentre i suoi occhi cercavano inutilmente la luna nel cielo tinto di un viola compatto. A breve un muro impenetrabile di pioggia si sarebbe abbattuto sulla città, spazzando via lo smog che era rimasto intrappolato fra l'asfalto e uno strato di nuvole così basse, da dare l'impressione di poter essere toccate.

"Che afa!" esclamò una voce familiare alle sue spalle, cogliendolo impreparato e facendogli sfuggire di mano l'accendino.

"Koito" borbottò Tsukishima, voltandosi quanto bastava per mettere a fuoco la figura slanciata del collega.

"Vieni dentro che c'è l'aria condizionata!" ordinò Otonoshin, senza però dare il minimo cenno di voler rientrare nell'edificio.

Tsukishima si accese la sigaretta e rispose con uno sbuffo di fumo all'ordine perentorio del suo capoufficio. Qualcosa gli suggeriva che a preoccupare Koito fosse la possibilità che il suo unico interprete si sciogliesse, rendendo così impossibile una comunicazione a doppio senso con il suo idolo.

"Arrivo subito" biascicò Tsukishima, prendendo una boccata dalla sigaretta e tornando a fissare le luci di segnalazione posizionate sulle antenne televisive in cima ai palazzi. Koito non sembrava intenzionato a tornare dentro, e Tsukishima si ritrovò ad alzare spontaneamente il pacchetto di sigarette verso di lui, invitandolo a servirsi da solo.

"Non sono al mentolo. Che schifo" commentò Koito, sedendosi ugualmente accanto al collega. Solo allora Tsukishima si accorse che Otonoshin era sbronzo. Fu facile dedurlo dal modo scomposto con cui si lasciò cadere sull'asfalto umido, e dal fatto che stesse praticamente sudando alcol.

"Sai, faresti meglio a tornare da Tsurumi prima che qualcuno ti soffi il posto" osservò Tsukishima, grattandosi la nuca e scollandosi il colletto della camicia dallo strato appiccicaticcio che gli ricopriva la pelle.

"Usami me l'ha già soffiato, il posto" borbottò Koito, abbracciandosi le ginocchia e portandosele al petto. Tsukishima volse gli occhi al cielo ed inspirò a fondo, prima di aprire le braccia, pronto ad accogliere Koito. Come da copione, Otonoshin proruppe in un pianto tanto teatrale da riuscire ad attirare su di sé gli sguardi perplessi dei passanti. Nonostante le temperature superassero i trentacinque gradi, Koito non si ritenne soddisfatto finché non si fu arrampicato sul collega come un koala su una pianta di eucalipto. Tsukishima sarebbe stato ben felice di abbracciare una soffice bestiola, ma si dava il caso che a pesargli sulle cosce fossero ottanta chili di maschio adulto. Così, dopo una serie di 'va tutto bene', accompagnati da una buona dose di pacche fra le scapole, Tsukishima si divincolò dalla presa di Koito e lo aiutò a scendere dalle sue gambe.

"Perché non gli piaccio?" singhiozzò Otonoshin, asciugandosi il naso con la manica della giacca.

"Sono sicuro che gli piaci" ribatté Tsukishima, schiacciando la sigaretta sotto la suola della scarpa. Koito non sapeva quanta verità si celasse dietro alle parole del collega. Difatti c'erano state volte in cui Tsurumi aveva sollecitato Tsukishima ad invitare Koito ad una delle loro 'discussioni private'. Hajime aveva declinato l'offerta semplicemente perché non aveva idea di come avrebbe reagito Koito nel venire a sapere che il suo Tsurumi organizzava threesome nel suo ufficio. Una parte di lui voleva preservare un'immagine moralmente integra del loro capo, in modo che Koito potesse ammirare Tsurumi così come gli appariva, ovvero come un moderno principe azzurro.

"Andiamo dentro?" domandò cautamente Tsukishima, passando i pollici sotto gli occhi gonfi del collega. Avere a che fare con Koito tutti i giorni era impegnativo quasi quanto lo sarebbe stato possedere un cucciolo di cane inconsapevole delle proprie dimensioni. Rimaneva però indubbio il fatto che Koito fosse di una bellezza disarmante, e che neppure i suoi goffi tentativi di dimostrarsi all'altezza dell'incarico di capoufficio - conferitogli in base alla provenienza da una famiglia ricca- fossero riusciti ad annullare del tutto quella freschezza al limite dell'ingenuità che tutti i suoi colleghi avevano imparato ad apprezzare. Nonostante i suoi capricci, Tsukishima avrebbe mentito se non avesse ammesso di trovare adorabile il suo broncio.

Koito annuì in risposta alla domanda del collega, e afferrò la sua mano quando Tsukishima gliela porse per aiutarlo ad alzarsi.

 

"Sto per vomitare" fu l'unico preavviso che Koito diede, prima di accasciarsi sul pavimento dell'ascensore. Fortunatamente erano quasi arrivati a destinazione, e appena le porte si aprirono, Otonoshin scattò verso i bagni. Tsukishima gli fu subito alle calcagna, sfrecciando accanto ad Edogai, che nel frattempo si era affacciato nel corridoio.
"Quello è delle femmine" esclamò Tsukishima, cercando ( e fallendo miseramente) di riacchiappare Koito prima che si infilasse dentro al bagno sbagliato. Hajime rimase in piedi davanti alla porta, indeciso sul da farsi. Passarono i minuti, ma le invettive e i suoni di schiaffi tardavano ad arrivare. Alla fine Tsukishima decise di tentare la fortuna ed entrare nel bagno dove il suo collega stava probabilmente ridipingendo il pavimento.
"Koito!" chiamò Tsukishima, aprendo un cubicolo dopo l'altro, finché il suo sguardo non cadde su una figurina rannicchiata in un angolo.
"Tutto bene?" domandò Tsukishima, preoccupazione che traspariva dal tono tremolante della sua voce.
Koito alzò lo sguardo sull'uomo in piedi davanti a lui, occhi a mezz'asta per l'ubriachezza.
"Falso allarme" lo informò, alzandosi con nonchalance e lisciandosi la camicia sgualcita. Tsukishima tirò un sospiro di sollievo e prima che potesse fare mente locale, aveva racchiuso il viso accaldato di Koito fra i palmi delle mani.
Forse l'unico ubriaco quella sera non era Otonoshin.
La prima reazione di Koito quando sentì le labbra di Tsukishima sulle sue, fu la paralisi totale. Si era aspettato un rimprovero da parte del suo senpai, e quell'improvviso cambio di programma lo aveva lasciato spiazzato. Tsukishima si rese conto di ciò che aveva fatto solo quando un 'keee' scimmiesco abbandonò le labbra di Koito nel bel mezzo del bacio. Fu allora che la stanza prese a girare, e che Tsukishima si accorse di aver agito istintivamente per la prima volta in vita sua. Koito era diventato paonazzo e stava ancora urlando quando Tsurumi fece la sua comparsa sulla porta del bagno.
"Cosa sta succedendo?" chiese pacatamente il nuovo arrivato, sfilandosi elegantemente un fazzoletto dal taschino e porgendolo a Tsukishima, il quale nel frattempo aveva assunto il colore delle mattonelle bianche che rivestivano le pareti. Dato che Koito non dava cenno di voler smettere di urlare, Tsurumi sfilò un secondo fazzoletto dalla tasca e glielo cacciò brutalmente in bocca, prima di rivolgersi ancora una volta a Hajime.
"Tsukishima, è il tuo turno."
Hajime non aveva nessuna voglia di cantare. Aveva solo voglia di scavarsi una fossa e saltarci dentro. La presenza del suo idolo indiscusso e il sovraccarico di emozioni che quel bacio gli aveva provocato mandarono in tilt il giovane capoufficio, che, con un urlo soffocato dal fazzoletto, fuggì a gambe levate dal cubicolo del bagno.
"E così ti piace Koito, eh?" ridacchiò Tsurumi, offrendo il braccio a Tsukishima con la stessa grazia con cui un lord ottocentesco lo avrebbe offerto alla moglie per una passeggiata in riva al fiume.
"Uhm... Sì... Credo... Non lo so..." balbettò Hajime, occhi sbarrati che fissavano un punto imprecisato fuori dalla porta.
Gli piaceva Koito?
Effettivamente non si era mai fermato a mettere insieme tutti quei piccoli indizi che si infiltravano fra le crepe del muro che Tsukishima aveva innalzato per separare il lavoro dalla sua vita privata. In quel momento tutti i pezzi scivolarono al loro posto, completando il puzzle. Tsukishima ripensò a come tutte le mattine facesse tappa da Starbucks per comprare il cappuccino preferito di Koito. Per non parlare dei venerdì sera in cui si teneva libero per andare a vedere i suoi allenamenti di kendo. Nessuno lo obbligava a passare ore al telefono per parlare di come Tsurumi fosse un ottimo capo e un grand uomo. Tsukishima era arrivato ad impostare una suoneria personalizzata per il numero di Koito. Si trattava di mero babysitteraggio? Forse. O forse Tsukishima provava qualcosa di più per il sorriso genuino con cui Koito lo ringraziava tutte le volte che gli portava le foto di lui e Tsurumi ai tempi delle superiori, quando andavano in classe insieme.
"Se anche mi piacesse, non credo che farebbe alcuna differenza" confessò Tsukishima, stringendosi a Tsurumi mentre percorrevano il corridoio.
"Oh, non ne sarei così sicuro" commentò Tsurumi, rigirandosi la punta di un baffo fra il pollice e l'indice.
"Koito è già innamorato di...un'altra persona..." farfugliò Tsukishima, abbassando lo sguardo sulle sue scarpe per nascondere l'imbarazzo.

"Credo che la sua sia una semplice infatuazione, mio caro Tsukishima. Se fosse realmente innamorato di me, non passerebbe il suo tempo a tormentarti."

Hajime sbiancò per la seconda volta nel giro di una decina di minuti. Era stato uno stupido a pensare che Tsurumi non si fosse accorto di come Koito gli scodinzolasse dietro. Prima che potesse aprire bocca, però, la porta della stanza dove stavano facendo karaoke venne spalancata da un Edogai sbronzo marcio, con la cravatta incastrata all'attaccatura dei capelli.

"Tsukishima, dov'eri? Ti sei perso Womanizer."

"Giusto, il nostro amico Britney qui l'ha cantata due volte di seguito. Sono scappati quasi tutti" ridacchiò Usami, sbucando da dietro il collega. Tsukishima sorrise immaginandosi la scena, per poi ripiombare nello sconforto più totale. Entrare in quella stanza sarebbe significato doversi inventare una spiegazione per quel bacio patetico.

"Koito è lì con voi?" domandò Tsukishima, cercando di riorganizzare le idee.

"Sì, ma si è fatto stranamente silenzioso" notò Edogai, sostendosi allo stipite della porta.

 

Usami non stava scherzando quando aveva affermato che se ne erano andati quasi tutti. Nella stanza erano rimasti solo alcuni colleghi, la maggior parte dei quali stava dormendo con la testa appoggiata al tavolo. Tsukishima incontrò lo sguardo di Koito, che si era disteso addosso ad un Nikaidou privo di sensi.

"Non sarebbe meglio tornare a casa?" mormorò Hajime, in un ultimo fallimentare tentativo di sfuggire al suo triste destino. Koito non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi da quanto era a disagio, e Tsukishima cominciava a temere che le cose non si sarebbero risolte con un semplice 'scusa'.

"Uhm, non mi sento molto bene" ammise Tsukishima, mentre Usami e Edogai lo scortavano verso il microfono. Una volta davanti allo schermo del computer, Hajime prese a scorrere la lista delle canzoni senza riuscire realmente a leggere i titoli a causa del nervosismo. Stava per premere una traccia a caso, quando una testa comparse sopra alla sua spalla. Dall'odore penetrante di gel per capelli, Tsukishima intuì subito l'identità dell'uomo in piedi dietro di lui.

"Questa" mugugnò Koito, spalmandosi contro la sua schiena.

"Questa è un duetto" gli fece presente Tsukishima, dopo un breve, ma intensissimo minuto di silenzio. Koito annuì, risoluto. A Tsukishima stavano per cedere le ginocchia. Quindi avrebbero fatto finta di nulla?

"C'è un microfono solo" aggiunse Hajime, cercando di non soffermare troppo lo sguardo sulle labbra umide di birra a pochi centimetri dalle sue.

"Io ho un'idea!" esclamò di punto in bianco Edogai, agitandosi sul posto come se la sedia avesse preso a bruciargli sotto il sedere.

"Perché non ne cantiamo una tutti insieme?"

Tsukishima stava per rifiutarsi categoricamente, quando Usami, Edogai e Nikaidou (che nel frattempo si era magicamente ripreso) gli saltarono addosso.

"Single Ladies, Single Ladies!" urlò Edogai, prendendo a ditate la lista sullo schermo del computer. Tsukishima sarebbe scappato volentieri, se solo il suo capoufficio non lo stesse stringendo a sé con uno slancio di possessività che Hajime era convinto Koito fosse solito riservare esclusivamente a Tsurumi.

Tsukishima indirizzò uno sguardo supplicante al suo capo, comodamente seduto sul divanetto, Martini in mano e aria di chi si stava godendo lo spettacolo più del previsto.

"Avanti ragazzi, stupitemi" sorrise Tsurumi, girando il drink nel bicchiere con un'elegante circonvoluzione del polso.

 

Le prime note della canzone rimbalzarono fra le pareti insonorizzate, svegliando i colleghi addormentati e rintronando chi si trovava vicino alle casse. Usami, Edogai e Nikaidou avevano già attaccato a cantare, mentre Tsukishima stava cercando di capire di cosa parlasse esattamente il testo, abituato com'era a cantare solo canzoni tradizionali giapponesi.
Quando Edogai intimò a tutti i single di alzare le mani, Koito non mosse un dito.
"Io ce l'ho il ragazzo" sbottò, abbassandosi quanto bastava per posare un bacio sulla testa di Tsukishima.
"Da quando in qua?" domandò Edogai stizzito. Usami non aveva perso tempo, e si era messo subito a filmare il battibecco fra i due amici.
In un'altra occasione, Tsukishima avrebbe preso entrambi per il colletto e li avrebbe costretti a riappacificarsi, ma in quel momento era decisamente troppo concentrato sull'elaborazione di quell'inaspettato bacio. Ad intervenire fu Tsurumi, il quale spense la musica e batté le mani per attirare l'attenzione di tutti i presenti.
"Ok, la festa è finita."
Fra lamentele e grugniti di disapprovazione, la stanza si svuotò, finché non rimasero solo il capo dell'azienda, i tre casinisti, Nikaidou e uno Tsukishima sempre più confuso.
"Congratulazioni" sorrise Tsurumi, dando una vigorosa strizzata alla spalla di Hajime.
"Non capisco cosa sta succedendo" commentò Tsukishima, cercando di sovrastare le strida di Edogai. Tsurumi scoppiò a ridere davanti all'espressione di totale incredulità con cui Tsukishima stava assistendo alla scena.
"Sappi che la mia offerta è ancora valida" gli ricordò Tsurumi, chinandosi per tirargli una sonora pacca sul fondoschiena. Dopo una serata del genere, Tsukishima sentiva il bisogno viscerale di bersi un'altra birra.

  
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