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Autore: _Giuls17_    24/06/2018    1 recensioni
[Missing Moments: The Dark World.] • Hermione/Draco - Hermione/Robb
Avevamo lasciato Hermione ad accettare la sua nuova vita, a prescindere dalle conseguenze e da quello che le avrebbe riservato il futuro, ma se ci soffermassimo su alcuni momenti? O su delle alternative?
Vi lascio a questa raccolta che segue la storia originale ma che aggiunge anche qualcosa di nuovo.
Extra: Buon anno, Hermione.
Extra: To find each other again.
Extra: Love me, forever.
Extra: The nightmare is real.
Extra: Across the universe.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dark World'
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Buon anno, Hermione.
 
Hermione non aveva mai visto casa sua così piena di elettricità positiva, così piena di vita, di risate e di felicità.
Osservò Arthur Weasley discutere con Lucius Malfoy su qualcosa che riguardava il Ministero e i programmi di Silente come Primo Ministro, in fondo era felice che il vecchio Presiede fosse riuscito nel suo intento, adesso Londra, come tutto il Mondo Magico sarebbero stati un posto migliore.
Spostò lo sguardo ed osservò Narcissa impartire ordini ad alcuni Magogiardinieri che stavano sistemando il giardino in vista della cena di quella sera, era solo capodanno del resto e se a Natale la cena e la festa erano stati un successone, tutti si erano ripromessi che avrebbero replicato, rendendola ancora più indimenticabile.
Hermione sorrise, non volendo essere nella pelle di quei poveri ragazzi maltrattati, anzi si ricordò di dargli una generosa mancia o non sarebbero più tornati al Manor per i prossimi lavori.
Attraversò l’ampio corridoio e si affacciò nel salone, Ginny, Fred e George stavano decidendo quali scherzi, trucchi e aggeggi usare per quella notte, dovette reprimere una risata, anche perché non riusciva proprio a togliersi dalla testa il povero Blaise che a Natale era stato preso di mira da loro, per poi finire totalmente vestito da “Babbo Natale” tramite una caramella particolarmente buona.
Ed il suo sguardo cadde su Draco, seduto sulla sua poltrona preferita intento a leggere la Gazzetta del Profeta, il viso rilassato e gli occhi grigi risaltavano particolarmente in quel periodo dell’anno, ed erano carichi di promesse, e l’anello che portava sulla mano sinistra ne era un chiaro esempio.
 
Mi piace tutto questo.
 
-Hermione cara, potresti venire un attimo?- sentì la voce di Molly chiamarla dalla stanza annessa alla cucina, il fantomatico deposito di sua madre, dove conservava tutto quello che si addice a una donna Purosangue del suo rango: servizi di piatti e di bicchieri che valevano anche troppi galeoni, tovaglie di seta, tovaglie pregiate che venivano da tutto il mondo e inestimabili, accessori tra cui candelabri e qualsiasi altra cosa avesse potuto fare l’invida delle altre donne che non erano al suo pari.
-Sì, Molly?- chiese osservando la donna, intenta a scrutare quella stanza che sembrava quasi un vecchio museo.
-Cosa vorresti mettere? Cioè vuoi usare il servizio di Natale o magari ne preferiresti un altro?-
-Perché lo chiedi a me?- domandò, indicandosi, quasi non capendo.
-Schiocchina è casa tua questa, sei tu che decidi.-
 
Davvero?
“Davvero?”
-Forse Narcissa e Molly si sono dimenticate di dirtelo, però.”
 
-Davvero non fa differenza.- disse, scuotendo le mani.
-Hermione, scegli quella di tuo gradimento. Forza, credo che sia abbastanza facile come scelta.-
 
Sicuramente rispetto a tutte le altre che ho dovuto prendere sembra davvero una cazzata, eppure…
“Quale scegliamo?”
 
Hermione fece qualche passo avanti, si portò un’unghia alla bocca e iniziò a mordicchiarla, in realtà odiava quei servizi, le ricordavano le cene che aveva dovuto sopportare con Voldemort e gli altri Mangiamorte ma non l’avrebbe mai detto a Molly, non l’avrebbe mai turbata fino a quel punto.
-Magari questo?- indicò un servizio, tra piatti, bicchieri e altre porcellane, forse abbastanza comune rispetto a molti altri, si caratterizzava per un semplice bordo d’orato che dava al piatto eleganza ma anche molta semplicità.
-Lo trovo davvero perfetto.- ammise la donna.
Hermione senza pensarci prese alcuni dei piatti tra le mani per portarli in cucina, rendendosi conto solo in quel momento che aveva lasciato la bacchetta in camera sua e che non era propriamente giusto far fare tutto il lavoro a Molly.
 
-Hermione…- la voce di Robb la distrasse un solo istante ma non si voltò a guardarlo, troppo impegnata a non far cadere il servizio a terra e a causare un incidente inutile.
-Due minuti.- disse, posandoli per poi rientrare nella stanza.
-E´importante.- disse il ragazzo, nonostante tutto.
Prese altri piatti e li posizionò sulla penisola della cucina, soddisfatta della sua scelta, si passò una mano tra i capelli  e diede nuovamente le spalle al ragazzo, per completare la sua buona azione giornaliera.
-Hermione veramente.- la sua voce la conosceva troppo bene e in quel momento capì che non stava scherzando, aveva bisogno di dirle qualcosa, qualcosa di importante, quando rientrò in cucina con una grande ciotola in mano, lo vide.
Finalmente lo vide e ciò che vide non le piacque.
Indossava la tenuta da Auror nonostante fosse in vacanza, Nick era alle sue spalle, appoggiato alla porta lo sguardo basso e anche lui vestito da Auror, solo in quel momento si soffermò sul viso del ragazzo.
Robb aveva lo sguardo vitreo, quasi perso in qualche mondo lontano, in qualche realtà che lei non conosceva e che non poteva raggiungere, le si strinse il cuore a quella vista  e provò un dolore viscerale.
Doveva raggiungerlo ma quando parlò di nuovo le sue parole la congelarono sul posto, e rimbombarono per alcuni secondi nelle sue orecchie.
-Tuo padre ha chiesto di vederti.-
Forse lo aveva solo sussurrato, eppure quella frase riecheggiava dolorosamente nella sua testa, facendole pompare il cuore troppo velocemente, troppo dolorosamente, lo vide aggiungere altro, stava ancora parlando eppure non riusciva a percepire quelle parole, non riusciva ad ascoltarlo, come se tutto il suo corpo si rifiutasse.
Aveva già sentito abbastanza e quello era bastato a scuoterla, a smuovere quella serenità che si era tanto guadagnata negli ultimi mesi: apparire come una persona sana di mente non le veniva difficile, esserlo veramente era una vera impresa.
Eppure dalla fine dell’estate si era ripresa, il corso per Auror l’aiutava a mantenere la mente allenata, i nervi saldi e a sviluppare le sue capacità e poi Draco e Robb erano sempre con lei a ricordarle com’era facile vivere, ma vivere veramente ma tutto quello non faceva altro che rovinare, infettare tutto quello che aveva guadagnato.
Alzò lo sguardo ma non riuscì a scorgere il profilo di Robb davanti a lei o quello di Draco, apparso quando neanche se n’era resa conto al suo fianco e capì che un velo di lacrime le copriva gli occhi, ma decise che non avrebbe pianto, non per Albert, non per quel mostro.
Si voltò e senza penarci, come se fosse la cosa più semplice del mondo, strinse la presa sulla ciotola di ceramica che teneva tra le mani e la fece sbattere con troppa, davvero troppa violenza, sul piano della penisola, mandandola in pezzi dopo neanche un secondo e vide le sue mani iniettate di sangue.
Farsi male le veniva ancora facile, farsi male le era sempre venuto facile, chiuse gli occhi e scacciò dalla mente la sera che aveva provato a togliersi la vita, perché se non l’avesse fatto forse sarebbe finita allo stesso modo.
Forse se l’avesse fatta finita, tutto quel dolore sarebbe cessato, il mondo di merda in cui aveva vissuto sarebbe sparito e lei sarebbe stata in pace.
Strinse le mani tra i pezzi di porcellana, e percepì le ferite aprirsi, il sangue scorrere tra di esse e calmarla, come una droga; non si era neanche accorta delle urla di Draco, di Robb, di Molly Weasley che faceva un salto all’indietro spaventata per quello che aveva fatto o di Nick che cercava di aprirle le mani per toglierle i vetri.
Quando vide, quando i suoi occhi le fecero di nuovo vedere il mondo che la circondava, si rese conto che non aveva versato neanche una lacrima e che le voci le stavano martellando il cervello.
-State zitti.- sussurrò, senza pensarci due volte e come una Maledizione senza Perdono tutti rimasero in silenzio.
Hermione si voltò a guardare Robb ma senza lasciare andare i pezzi che teneva tra le mani.
-Perché?-
-Siamo stati convocati da Green con urgenza e ci ha informato della sua richiesta, la sentenza ormai è definitiva e né lui né tua madre usciranno mai da Azkaban, ma ha chiesto di vederti, ha detto che era importante, che tu avresti sicuramente capito.-
-Capito? Cosa avrei dovuto capire?- sibilò.
Allungò una mano e le passò una busta.
Hermione inspirò a fondo ma si rese conto che non sarebbe servito a niente, i suoi polmoni si rifiutavano di accumulare abbastanza aria da farla respirare, solo in quel momento lasciò andare la porcellana che stingeva e con mani tremanti prese la busta, l’aprì solo in parte e ciò che vide la paralizzò, bloccandole il respiro, bloccandole il cuore.
-“C’era stato un tempo in cui una bambina dai lunghi capelli biondi giocava in mezzo ai fiori, con un sorriso stampato sul viso che avrebbe fatto invida a tutti, ignara del domani, ma consapevole che suo padre avrebbe sempre vegliato su di lei.”
Voleva riferirti questo messaggio, per convincerti.-
 
Hermione fissò la busta aperta e il fiore ancora splendente che conteneva, era stata una bambina felice e quel fiore lo aveva regalato al padre in quell’occasione, ma non avrebbe mai creduto di rivederlo, mai.
Alzò lo sguardo verso Robb e gli riconsegnò la busta, ormai macchiata di sangue e del suo dolore, della rabbia che stava provando, della delusione, del disprezzo verso quell’uomo che sarebbe dovuto essere il suo salvatore e che invece era stato il suo carnefice.
-Mi dispiace, non capisco.- disse semplicemente, facendo un passo indietro.
-Herm…- Draco fece un passo avanti ma lei indietreggiò.
-No… Non ora, per favore.- rispose, guardandolo con una certa supplica.
-Scusatemi.- sussurrò, si passò le mani sporche sul vestito verde, macchiandolo, e lasciò la cucina diretta verso l’ignoto.
 
***
 
-Perché siamo qui?-
Non lo so.
 
Hermione era seduta da circa un’ora sulla poltrona appartenuta al padre, si era chiusa in quello studio lugubre e pieno di vecchi ricordi senza sapere in realtà il perché.
Alzò lo sguardo verso la parete, il ritratto di famiglia lo aveva fatto appendere lì e non le era mai sembrato così inquietante come in quel momento, distolse lo sguardo e passò un dito sulla scrivania, raccogliendo la polvere che in quei mesi si era sedimentata.
Spostò le scartoffie che Robb e gli altri Auror avevano lasciato, forse perché superflui o forse perché ormai le prove erano così tanto evidenti che altre sarebbero risultate inutili, lesse qualche documento che riguardava il programma politico perseguitato da Voldemort, o qualche appunto del padre riguardo alle nuove leggi per la persecuzione dei Mezzo Sangue ed ebbe un brivido di disgusto.
 
Tutto quello che aveva fatto suo padre all’interno del Ministero era sbagliato, disgustoso ma soprattutto orribile, tutto quello che aveva fatto per seguire quel pazzo era stato fatto contro natura e a distanza di anni le risultava ancora più spregevole, meravigliandosi quasi di come quella persona fosse in realtà suo padre, lo stesso padre cui aveva portato quel fiore, anni addietro.
 
Perché vuole vedermi? Perché ora? Cosa vuole da me?
 
Hermione si guardò le mani, non le aveva medicate dopo essere scappata dalla cucina e ormai era troppo tardi, il sangue si era essiccato sulla pelle, formando il primo strato di cicatrice ma ogni volta che le muoveva non faceva altro che riaprirle, ma non gli importò più di tanto, del resto erano solo alcune delle innumerevoli cicatrici che portava su tutto il corpo.
Forse una delle meno dolorose.
Lo sguardo allora le cadde su quella cicatrice, sul polso destro, due linee sottili ma decise, sicure, due linee che per lei si erano rivelate come l’unica possibilità di salvezza, l’unica possibilità di fuga da quell’estate piena di dolore e di rabbia.
Aveva provato a togliersi la vita, e se non fossero intervenuti i Mangiamorte, ci sarebbe riuscita, avrebbe raggiunto la pace ma Voldemort gli aveva tolto anche quella possibilità, le aveva tolto il libero arbitrio.
 
“Se ti avessero lasciato morire, non avresti affrontano tutto il resto, non li avresti sconfitti.”
Li ho veramente sconfitti? Credo che non ci riuscirò mai, mai veramente, anche ora, a distanza di mesi riescono a distruggermi, riescono a spezzarmi, eppure credevo che non ci sarebbero più riusciti.
 
-Hermione?-
La voce di Draco la distrasse dai suoi pensieri e lo vide spuntare dalla porta, assieme a Robb, la richiusero e rimasero fermi a guardarla, ed in quel momento si chiese che cosa vedessero in lei, che cosa vedessero in quella persona spezzata, distrutta, amareggiata, che li spingesse ad amarla così tanto, a volerla così tanto.
Si chiese che cosa vedessero loro di Hermione ma in qualche modo seppe che quella risposta non l’avrebbe aiutata.
Forse l’avrebbe solo spaventata.
 
Vedranno sempre la Regina dietro i miei occhi, vedranno sempre l’Hermione terrorizzata, spezzata, martoriata e rotta.
Vedranno sempre una persona fragile e incapace di prendersi cura di sé, non importa cosa io faccia, o chi io diventi, quella Hermione sarà sempre una parte di me.
 
-Vuoi mangiare qualcosa?-
-Non ho fame.- sussurrò, di rimando.
-Hermione non sei costretta ad andare, io avevo il dovere di avvertirti ma tu puoi non andare.- le fece notare Robb, gentilmente.
-Non andrà, insomma perché dovrebbe accontentarlo?-
 
Perché c’è stato un tempo in cui quella bambina dai lunghi capelli biondi amava il suo papà.
 
-La scelta è sua, Draco. Qualsiasi essa sia.-
-Dico solo che non ne vedo il motivo, perché dovrebbe accontentarlo? Cosa succederebbe se tornasse sconvolta, …?-
-O rotta?- chiese guardandoli, -Ti stai domando questo, hai paura che io possa rompermi.- Hermione chiuse gli occhi e scosse la testa, -Sono già rotta amore, sono un’accozzaglia di Hermione, delle sue personalità e del suo passato.
Ma c’è stato un tempo in cui quella bambina ha amato suo padre e c’è stato un tempo in cui la Regina ha preso il posto di quella bambina, per colpa di suo padre.-
-Cosa stai cercando di dire?-
-Vado.- sussurrò, alzandosi dalla poltrona.
-Tesoro tuo padre è una persona orribile ed anche se una volta ti ha mostrato amore, sai anche tu che è stato molto tempo fa, ho paura che sia solo un trucco, un modo per farti crollare, un modo per farti spezzare, non puoi sapere cosa voglia davvero.-
-Hai ragione non posso saperlo, e non lo saprò mai se rimarrò qui a casa cullandomi nella mia bolla di felicità, ma chiudere il passato dietro una porta non mi farà bene e non riuscirò mai a farlo, quel passato mi ha reso questa persona, quel passato ha forgiato Hermione e dimenticare sarebbero un affronto a tutto il dolore patito e subito, dimenticare vorrebbe dire arrendersi ed io non mi sono mai arresa.-
-Ti accompagneremo noi, non ti lasceremo mai sola.-
-Non avevo nessun dubbio e torneremo in tempo per la cena, ve lo prometto. Fidati di me, Draco.-
-Ciecamente.- le sussurro, baciandola.
 
***
 
Smaterializzarsi ad Azkaban non era stato un problema, in quanto Robb era lì con loro e solo gli Auror avevano il permesso permanente di poterlo fare.
Hermione osservò il mare sotto di sé, burrascoso, e irascibile, un brivido le percorse la schiena, non si era mai aspettata di vedere quel posto e in qualche modo esserci non le piaceva più di tanto.
 
Mi sento di nuovo in balia di questa famiglia, come se avessi risposto ad una nuova chiamata, ma stavolta più terrificante di quella precedente.
 
Percorsero in silenzio alcuni corridoi, vide Draco accanto a se osservare con attenzione le pareti umide e sterili, l’ambiente che li circondava era austero, privo di vita, segnava la condanna a morte.
 
Se non avessi incontrato Draco, se non avessi collaborato, forse ci sarei finita anch’io qui. In mezzo a questa feccia.
-Tu sei una persona migliore di quanto credi.-
 
-La prigione è suddivisa in livelli.- spiegò Robb fermandosi davanti a delle sbarre, -Su questo piano troveremo solo le stanze per gli interrogatori, e quelle degli Auror e del personale, man mano che si scende invece si trovano i carcerati, più scendi, più aumenta il livello del reato.-
-Voldemort dove si trova?-
-All’ultimo piano, i tuoi genitori sono a soli due piani di distanza, ma per la visita ci siamo accordati con il Capo Auror Green di svolgerla in una sala degli interrogatori.-
-Sarà presente anche mia madre?-
-No, lei non ha espresso nessuna richiesta.–
-Meglio, me ne basta uno solo.- sussurrò, aspettando che Robb sbloccasse l’accesso, e dopo un semplice incantesimo non verbale, le sbarre si aprirono e loro riuscirono a passare.
Hermione percepì la tensione fendere l’aria, rubarle il respiro e impedirle di concentrarsi, e per un momento si meravigliò di non essersene accorta prima, tutto quello che stava percependo era l’odio di Voldemort nei suoi confronti, l’odio che per mesi le aveva riversato nei sogni, distruggendola, spezzandola, umiliandola, odio che aveva dimostrato marchiandola.
Appoggiò una mano al muro e respirò pesantemente, quello era troppo anche per lei.
Alzò la manica della giacca, tirandosi su anche il maglione e lo vide, il Marchio Nero muoversi in tutto il suo lugubre splendore, segno di una magia oscura che mai sarebbe andata via dal suo corpo.
-Stai bene?-
Draco si avvicinò a lei ma non riuscì a staccare gli occhi da quel viscido serpente che continuava a muoversi sulla sua pelle, non riuscì a serrare i ricordi e le urla di quella notte le si riversarono contro, come il dolore per le torture, per le ferite mai guarite, per la scelta di salvare Draco, e non se stessa.
-Hermione?- anche Robb si avvicinò a lei.
-E´ troppo anche per me.- sussurrò.
-Cosa?-
-Voi… Non potete percepirlo, non siete dei Mangiamorte ma io sì, ed il suo odio.- scosse la testa, cercando di scacciare la sensazione, -Mi sta consumando.- concluse, guardandoli.
-Sbrighiamoci allora, meno tempo stiamo qui, prima starai meglio.-
Annuì impercettibilmente e si lasciò trasportare verso la sala in cui avrebbe visto suo padre, quando vide la porta, il cuore gli balzò in gola e dovette reprimere un connotato di vomito.
 
-Sei più forte di così.-
“Sei più forte di quel che credi, adesso entra in quella stanza e non mostrare alcuna debolezza, alcun sentimento.-
-Sii il meglio di noi, sii la Regina di Ghiaccio, comportati come hai sempre fatto davanti a loro e spezzalo.-
 
 
-Noi possiamo entrare ma dovremo attenerci alle regole del protocollo, quindi possiamo intervenire solo in determinate circostanze.-
-Lo conosco il protocollo.- gli disse, riluttante e sapeva bene quanto schifo facesse.
-Bene, allora, entriamo.-
 Hermione senza pensarci aprì la porta con decisione e osservò con attenzione la figura che si trovò davanti: suo padre era tremendamente pallido, le borse violacee sotto gli occhi, i capelli sfibrati e corti, mentre il viso era asciutto come il resto del suo corpo, ma del resto la tuta nera che indossava non migliorava di molto la situazione.
-Padre.- disse, accomandandosi nella sedia di fronte alla sua.
-Figlia.- asserì tranquillo.
-Facciamola finita, dimmi quello per cui mi hai chiamata e chiudiamola per sempre.-
-La pazienza era una tua grande virtù, o forse ricordavo male.-
-Tu non mi conosci, non sai chi sono veramente.-
-Ed è qui che ti sbagli, Hermione. Io ti conosco, ti ho sempre visto per quella che eri, ho sempre visto sotto la tua maschera.-
Quel commento iniziò a turbarla, non aveva mai pensato che suo padre potesse essere una persona così attenta, eppure non si sorprese più di tanto, era stato il braccio destro di Voldemort per un motivo, perché era una persona capace e sapeva perseguire il suo obiettivo fino alla fine.
-Ed anche se fosse? Cosa ti importa ora? Cosa ti ha spinto a chiamarmi, a parlarmi?-
-Resterò qui per il resto della mia vita Hermione e volevo poterti parlare un’ultima volta, prima che buttino via la chiave e che sia troppo tardi.-
-Troppo tardi per cosa?-
-Non sto per chiederti scusa, non aspettarti scuse da me, ho fatto quello che andava fatto per mantenere il potere, per farci restare a galla e per garantirti un futuro, ho preso delle scelte che per te potrebbero essere anti-etiche e soprattutto brutali, ma è sempre questo che ci ha differenziato, è sempre questo quello che ho amato di te.-
-Cioè? La mia debolezza?- sussurrò, stringendo le mani a pugno, conficcandosi le unghie nella pelle già martoriata.
-La tua diversità.- concluse invece, guardandola negli occhi.
 
-C’è stato un tempo in cui il tuo sorriso per me era l’unica cosa che contasse, ed era bello come quel fiore.- disse, avvicinandosi a lei, -Ho conservato quel fiore per tutti questi anni, anche quando mi hai iniziato ad odiare, anche quando ti ho maltrattata, anche quando ti cruciavo, perché quel tuo sorriso era il mio mondo, ma ho preso delle scelte e quelle scelte ci hanno diviso.
Adesso, riesci a capire perché ho dovuto seguire Voldemort? Perché ho dovuto preferire lui a te? Perché non ho scelto te?-
Herm prese un respiro profondo e si avvicinò al padre, quasi come se volesse sfiorargli le mani ma non lo fece, si trattenne e cercò di calmare il suo cuore, quel cuore martoriato, logorato e spezzato, quel cuore che lui aveva distrutto senza alcun ritegno, senza alcun risentimento.
-Va bene, ti darò una risposta. No, non capisco e non credo che riuscirò mai a capire il perché tu abbia sacrificato la tua famiglia, il perché tu abbia sacrificato me, la tua unica figlia per quel folle, per quel malato che ha distrutto tutto quello che lo circondava.
Te compreso.
Non capirò mai le tue scelte, perché hai scelto consapevolmente di distruggerci, di distruggere l’unica cosa bella che avevamo e mi hai portato ad odiarti, mi hai trasformato in una persona che odiavo, che ho sempre odiato e mi hai costretto a fare cose tremende, trasformandomi, distruggendomi fino al midollo, fino all’implosione.
Come potrei mai capirti? Come?!-
-Perché quella persona che tu odi così tanto ti ha permesso di esistere, ti ha permesso di contrastare Voldemort, di vivere e non di sopravvivere.-
-Cosa stai cercando di dirmi?...-sussurrò per paura, cercando di scacciare il pensiero che si era formato al centro della sua testa, -Tu… Hai sempre voluto che io diventassi Lei… Sei stato tu a… costringermi a… Tu… volevi…- non riuscì a completare la frase per via del groppo che si era formato in gola, per la paura, per la verità che quelle parole avrebbero comportato.
-Quando eri una bambina, la tua parte migliore era vedere il meglio delle persone, riuscivi sempre a comprenderle, fino all’anima ma Hermione come ti avrebbe aiutato tutto questo? La tua gentilezza, la tua spontaneità, le tue capacità sarebbero state sottovalutate, forse anche sfruttate e tu non saresti mai emersa, non avresti mai vissuto ma saresti riuscita a sopravvivere, con fatica, e forse ti saresti arresa a quella vita che non ti aveva scelto, che non ti avrebbe mai scelto, ma che aveva deciso di voltarti le spalle…-
-Hai deciso di seguire Voldemort, per me? Per darmi un futuro? Per… farmi emergere? Io non…-
-Quando Voldemort è apparso nelle nostre vite ho visto un’opportunità, sono una persona egoista Hermione, volevo il potere, volevo essere qualcuno e lui poteva darmi tutto questo ma potevo dare anche qualcosa con te.-
-Spezzandomi?-
-Facendoti diventare la Regina di Ghiaccio ti ho permesso di vivere, ti ho salvata anche se mi avresti odiato, anche quando tu non avresti capito i miei scopi.
Ti ho salvata perché sei la mia unica figlia, e sacrificandoti ti ho dato la possibilità di essere chi sei ora e dimmi Hermione, nonostante le tue fragilità, nonostante il dolore e i rimpianti, ipotetici, che ti porti dietro, non credi di essere una persona migliore? Non credi di meritare tutto questo?
Riesci a guardarti allo specchio ed essere fiera di chi sei? Di chi hai davanti? Riesci a guardare queste cicatrici,- disse facendole girare entrambi i polsi, -E ad ammettere di avercela fatta?-
Hermione lo guardò negli occhi e solo allora trovò il padre che l’aveva amata quando era una bambina, il padre che le aveva insegnato a usare la magia, che le aveva insegnato i suoi primi incantesimi e che la sera le leggeva le storie, il padre che era sempre presente per lei; per tutti quegli anni non era più riuscita a vederlo, era riuscita solo a scorgere l’odio e la rabbia, ma adesso lo vedeva, anche troppo chiaramente, questo padre aveva trasformato la fragilità di una bambina in un punto di forza, immettendola in un cammino difficile ma che l’avrebbe condotta alla vetta.
-Levale le mani di dosso.- sbottò Draco, facendo un passo avanti ma percepì l’intervento silenzioso di Robb e la stanza tornò in silenzio.
 
Mi ha salvato la vita in tutti i modi che me lo hanno fatto odiare, mi ha salvato anche quando il suicidio era l’ultima alternativa.
Mi ha salvato facendomi diventare la donna che sono adesso.
La donna di cui vado fiera.
 
-Per lungo tempo non sono riuscita a guardarmi allo specchio, perché ogni volta che lo facevo riuscivo a scorgere solo Lei, l’altra, il mostro, il carnefice, e non mi piaceva, non  mi piaceva chi ero diventata ma la vera Hermione era un ricordo così sfocato che forse, per lungo tempo, non mi è importato chi fossi.
Poi però il muro è crollato e Lei non mi è più bastata, volevo di più, volevo essere di più.- si morse il labbro cercando di non piangere, ma era difficile, tremendamente difficile, quando finalmente aveva ottenuto la verità, forse avrebbe preferito non scoprirla.
-Oggi riesco a guardarmi allo specchio, riesco ad accettare le cicatrici che mi porti dietro, riesco ad accettare chi sono, ed il mio passato, il dolore che mi ha perseguitato e le scelte sbagliate che ho fatto, riesco a vedere Hermione e ciò che vedo in lei è tanto amore, tanta vita, tanta speranza ma c’è dentro così tanto, così tanta rabbia, così tanto odio che mi faccio paura.
Io mi faccio paura.
Però tutto questo, tutte queste cose sono Hermione e mi rendono chi sono, la persona di cui vado fiera e che è riuscita a prendere in mano la sua vita e a farci qualcosa, qualcosa che non sia solo sopravvivere ma che sia vivere.-
Alla fine batté le ciglia e lasciò andare qualche lacrima, le mani ancora strette nella presa del padre e i suoi occhi inchiodati addosso.
-Forse prima non sarei riuscita ad ascoltarti, adesso sono capace di farlo perché nonostante tutto non ti vedrò mai più e sarai solo un ricordo sfocato della mia esistenza, perché non ti darò quel potere, non ti darò mai il potere di condizionare a tal punto la mia vita.
Una parte di me ti odia, e ti odierà per sempre perché tutto quello che ho passato non riuscirò mai a perdonartelo, neanche fra cent’anni e dovrai rimanere chiuso qua dentro con la consapevolezza che la tua unica figlia ti odierà per sempre, l’altra parte di me, quella che tu stesso hai creato non ti odia, non più.
Forse prova pietà per te, per cosa sei diventato, per cosa hai venduto la tua vita, la tua famiglia ma deve anche dirti grazie.-
Herm percepì i respiri dei ragazzi paralizzarsi così come il suo cuore.
-Se tu non mi avessi fatto diventare Lei, non sarei questa Hermione, non sarei la parte migliore di me, e forse sarei una persona inutile e rimpiazzabile, forse la vita con me non sarebbe stata generosa, forse come dici tu la vita mi avrebbe schiacciato ma tu mi hai reso unica.
Mi hai reso indispensabile e non solo per le mie capacità, mi hai reso chi sono e questa persona riesce ad essere amata, riesce a farsi volere, riesce a essere insostituibile.
Mi hai reso Hermione con i suoi pregi e i suoi difetti e per questo ti dico grazie.- disse, lasciando le sue mani e facendo slittare la sedia.
-Sei sempre stata troppo intelligente per questa famiglia.- le sussurrò il padre, -Troppo forse.-
-Ma sono una Serpeverde fino al midollo.- replicò senza battere ciglio.
-Auguri per il tuo matrimonio.-
-Non è… Non è stato fissato, ancora.- disse, alzandosi dalla sedia.
-Sarai la più bella sposa Purosangue che questo mondo abbia mai visto e sono sicuro che farai grandi cose con la tua vita, Mione.-
-Già…- sussurrò sentendo il padre chiamarla con quel vecchio soprannome che non aveva più usato e sferrandole il colpo definitivo.
-Grazie di essere venuta.-
Hermione prese la lettera che Robb teneva nella tasca ed osservò un’ultima volta quel fiore che le ricordava così tanti momenti felici, si girò di nuovo verso il padre e quando gli posò la lettera sul tavolo vide una sola, ed unica, lacrima scendergli lungo la guancia.
-Per i momenti più tristi.- sussurrò, allontanandosi definitivamente da lui.
-Malfoy, prenditi cura di lei.-
Lo sentì dire quando ormai era fuori dalla porta, quando ormai il suo cuore era a pezzi, quando realizzò in quell’istante che non lo avrebbe mai più rivisto, e che nonostante tutto gli doveva vita, e non sarebbe mai riuscita a ripagare quel debito.
 
***
Hermione aveva fatto gli onori di casa, aveva accolto gli ospiti, aveva sorriso, aveva riso alle loro battute, aveva parlato con tutti e ascoltato ogni discorso, si era seduta a tavola e aveva fatto finta di mangiare per quelle che le parvero ore sotto gli sguardi preoccupati di Draco e di Robb ma intorno alla mezzanotte non aveva più resistito, si era scusata ed era corsa con poca eleganza in camera sua.
Aveva chiuso la porta sbattendola con violenza e si era guardata allo specchio, quasi senza riconoscersi.
Non riusciva più a vedersi con l’abito che aveva scelto per quella sera, eppure quando lo aveva comprato lo aveva definito “perfetto”, adesso lo trovava eccessivamente lungo e non era più convinta del corpetto effetto nude, quasi trasparente sulla sua pelle pallida, i capelli le sembravano orribili e i suoi occhi erano privi di qualsiasi gioia.
-Perché ho scelto questo vestito?- disse a se stessa, passandosi ancora una volta la mano sulla pancia, per farlo aderire meglio.
-Perché valorizza ogni parte del tuo corpo: le spalle e le clavicole, la vita sottile e le gambe lunghe, il nero ti dona e risalta i tuoi capelli biondi e gli occhi freddi. Lo hai scelto perché quel vestito era perfetto.- le disse Draco, baciandola sulla tempia.
-Eppure mi sembra sbagliato.-
-Non è questo il vero motivo e vorrei che tu ti aprissi a me. Sei rimasta ore chiusa nella tua stanza a suonare da quando siamo tornati, non hai detto una parola.-
-Non c’è niente da dire.- disse Hermione, girandosi nuovamente per guardarsi allo specchio.
-Invece c’è tutto da dire.- le fece notare Draco con gentilezza.
Herm incrociò il suo sguardo attraverso lo specchio ed espirò forte, sapeva che aveva ragione, sapeva che aveva dannatamente ragione ma in cuor suo aveva sperato che se non ne avesse parlato avrebbe potuto dimenticare tutto.
Dimenticare la faccia di suo padre, dimenticare il dolore al cuore, dimenticare come l’aveva fatta sentire, dimenticare la sensazione che aveva provato una volta fuori da quella porta, ma aveva imparato nel corso della sua vita che non avrebbe mai dimenticato niente.
Hermione non era capace di dimenticare.
-Credevo che mi odiasse, credevo che mi odiasse a tal punto da fare quello che andava fatto, da punirmi, da maltrattarmi, credevo che fosse odio quello che lo spingeva ad agire, a comportarsi così ma forse non ho mai capito veramente mio padre.-
-Quello che ti ha fatto è sbagliato, non avrebbe mai dovuto toccarti con un dito, mai.- sentenziò duro, guardandola con quei suoi occhi burrascosi, -Tuo padre avrebbe dovuto proteggerti.-
-In un mondo normale sì, ma in questo mondo no. Nel suo mondo Voldemort era la chiave per raggiungere il potere, ed io nel suo mondo non sarei sopravvissuta, non senza cambiare, non senza diventare Lei.-
-Lo sai che comunque la sua giustificazione non ha senso.-
-Invece si Draco.- disse girandosi, e passandogli una mano sulla giacca stirata.
-Lui voleva il potere, lui voleva che Voldemort comandasse e voleva essere al suo fianco, voleva che la sua famiglia fosse al suo fianco, voleva che restassimo uniti ma io non… Non ero come lui voleva, non ero fatta come lui aveva immaginato e quella Hermione, quella bambina era troppo buona, troppo pura per non essere schiacciata, per non essere distrutta.-
-Ti ha distrutta lo stesso.- le sussurrò.
-Però mi ha permesso di vivere nel suo mondo, mi ha dato la possibilità di vivere, a modo suo, e non di sopravvivere.-
-Credi quindi che abbia fatto bene a… Farti diventare Lei?-
-No, come genitore non permetterei mai a mia figlia di diventare in quel modo, rinuncerei al potere pur di salvarla ma lui non poteva.
Non voleva rinunciare e nella sua logica contorta l’ha fatto per salvarmi la vita e in fondo me l’ha salvata veramente.
Io sono una persona migliore di quella che sarei mai diventata senza aver incontrato Lei, sono Hermione e sono stata forgiata dalle Cruciatus di mio padre e dall’odio di Voldemort, sono fatta di dolore, di scelte sconsiderate, sono una persona piena di rabbia repressa e di odio, ma sono anche piena di amore.
L’amore di mio padre mi ha permesso di essere questa persona ed io non lo rivedrò mai più, ed una parte di me ne è felice, quella persona ha rovinato la mia esistenza, mi ha trasformata nel mostro che non riuscivo ad osservare allo specchio ma l’altra parte di me, quella bambina capisce il perché lo abbia fatto e non poterlo più rivedere mi distrugge.-
-Andrà tutto bene, adesso devi guardare solo avanti, devi fare tesoro di questo.-
-Come?-
-Tuo padre ha sbagliato molte cose Herm, ma ha sempre voluto bene a quella bambina, conserva questo amore nel tuo cuore per i momenti più tristi e usalo per andare avanti, per non sbagliare nel futuro, per non essere come lui.
Usalo come insegnamento.-
Hermione annuì ricacciando le lacrime, il suo fidanzato aveva ragione: suo padre gli aveva fatto un ultimo regalo, forse il più utile che avesse mai ricevuto e non lo avrebbe mai dimenticato.
Del resto lei non era capace di dimenticare.
-La tua vita andrà bene, devi solo crederci.- le sussurrò baciandole il collo, con ardore e devozione.
-Tutto sommato credo che tu abbia ragione.- gli disse, osservando l’anello che portava al dito e sorridendo con amore.
Il rintocco del grande orologio del salone arrivò fino alla sua camera, alle sue orecchie, e al suo cuore; guardò il suo fidanzato e vide la sua casa, la sua serenità, la sua redenzione, aveva tutto adesso, aveva tutto quello che aveva sempre desiderato e in qualche modo sarebbe riuscita a convivere con questo nuovo fardello.
-Buon anno, Hermione.-
-Buon anno, Draco.- sussurrò sulla sua bocca prima di baciarlo.


∞Angolo Autrice: Ed eccovi qui il primo extra, come si evince questo segue la trama conclusiva di The Dark World, insomma Herm deve mettere un punto al suo passato ma suo padre chiede di vederla un'ultima volta.
Ed è un'ultima volta quasi da brivido.
Emergono retroscena non conosciuti ed inesprorati, insomma nella mente bacata del padre quello che ha fatto lo ha fatto per lei, per amore, per salvarla e credo che Hermione avesse bisogno di questa spiegazione, di capire cosa fosse andato storto nella sua vita ed il perchè di quelle scelte così sbagliate.
Adesso che la parola fine è stata messa può andare avanti ! Vi lascio il link sulla prima parte della storia: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3187777
Il prossimo extra sarà un "what if" quindi preparatevi a leggere qualcosa di davvero nuovo <3

spoiler_

-Hermione io volevo chiederti…-
-Tornerò ad Hogwarts per il settimo anno.- disse sovrastando la sua voce, e passandosi la mano destra lungo l’avambraccio sinistro, -Credo che nonostante tutto quello che sia successo, mi sia concessa la possibilità di finire quello che avevo iniziato ed non intendo precludermela per dei preconcetti che la gente avrà su di me.
[...]
 
   
 
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