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Autore: GiulyHermi96    24/06/2018    2 recensioni
Rolf Scamander non sopporta tutto ciò che è irrazionale. La sua vita segue tutto ciò che è schematico e ordinato e Luna Lovegood, la sua collega Magizoologa, è la persona più irrazionale che abbia mai incontrato, per questo ha sempre cercato di mantenerla a distanza.
Luna, tuttavia, ha sempre visto la cosa in un altro modo e sembra ostinata a rimanere nella vita del giovane Scamander, anche se lui è di un’altra idea.
Chissà se con l’aiuto del più famoso Magizoologo del mondo magico, di un Demiguise e di un cigno bianco, per non parlare degli immancabili Gorgosprizzi, il pensiero di Rolf non possa cambiare, facendo finalmente un’eccezione alle sue tacite e risolute regole.
Questa storia ha partecipato al contest sul forum di EFP "Raccontami una fiaba" di _ Freya Crescent _ ed è arrivata al primo posto vincendo anche il premio "Fix you" per il miglior personaggio femminile.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Ginny Weasley, Luna Lovegood, Rolf Scamandro | Coppie: Luna/Rolf
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Titolo: Troverò la strada e poi da te arriverò
Introduzione: Rolf Scamander non sopporta tutto ciò che è irrazionale. La sua vita segue tutto ciò che è schematico e ordinato e Luna Lovegood, la sua collega Magizoologa, è la persona più irrazionale che abbia mai incontrato, per questo ha sempre cercato di mantenerla a distanza.
Luna, tuttavia, ha sempre visto la cosa in un altro modo e sembra ostinata a rimanere nella vita del giovane Scamander, anche se lui è di un’altra idea.
Chissà se con l’aiuto del più famoso Magizoologo del mondo magico, di un Demiguise e di un cigno bianco, per non parlare degli immancabili Gorgosprizzi, il pensiero di Rolf non possa cambiare, facendo finalmente un’eccezione alle sue tacite e risolute regole.
Autore: GiulyHermi96
Fiaba scelta: L’incantesimo del lago - Rolf detesta Luna. È un tipo pragmatico, rigoroso ed estremamente razionale, non riesce proprio a capire le stranezze di Luna e in ambito lavorativo è perennemente in competizione con lei. Luna ha capito molto tempo prima di lui che è proprio per questo che si sposeranno.
Coppia: Luna Lovegood/Rolf Scamander
Genere/i: Romantico, Introspettivo
Avvertimenti: Nessuno

Nda: A quanto pare su “Harry Potter Wiki” c’è scritto che l’Animagus di Luna è il gatto. Non sono sicura se venga detto in “The Cursed Child”, se è così spero non sia un problema se cambierò quest’informazione ai fini della storia.
Non è scritto da nessuna parte quanti figli abbiano avuto Newt e Tina, quindi ho dato per scontato che fossero più di uno (ovvero il padre di Rolf).
È possibile che Newt risulti leggermente Out Of Character rispetto al film “Animali Fantastici e dove trovarli” e rispettivo copione. Sinceramente, ho notato come nella vecchiaia gli anziani cambino molto il loro comportamento nella transizione da genitori a nonni. Mio nonno si comporta con me come non si è mai comportato con mio padre (testimone di entrambe le generazioni), quindi ho pensato che sarebbe stato carino vedere un Newt molto più risoluto e sciolto, piuttosto di un nonno timido e impacciato. Ciò non toglie che con Tina sia molto più dolce rispetto che con i nipoti.
Il nome della capo redattrice Kephaly viene dal greco “Κεφάλι” ovvero “testa” o “capo”.
Il nome del segretario di Rolf è Gualius e viene da “Γυαλιά” ovvero “occhiali”, perché me l’ero immaginato con gli occhiali.
Questa storia è stata molto travagliata fin dall’inizio. Mi sono voluta mettere alla prova parlando di un personaggio che non amo (Luna) e ho avuto subito in mente la scena dell’Animagus. Riuscire a gestire, però, due personaggi che dovrebbero mettersi insieme quando uno dei due non sopporta l’altra è stato più difficile del previsto, perché ho avuto l’impressione di non riuscire a convincere Rolf dell’interesse che gli stava nascendo per Luna.
Quindi non lo so, spero sia passato un po’. Sicuramente ce l’ho messa tutta, soprattutto contando che ho avuto due esami durante la scrittura ah ah ah
Spero la lettura sia stata piacevole.
 
Troverò la strada e poi da te arriverò
 
“Rolf, stai già scrivendo il prossimo articolo? Ma non ti stanchi mai?”.
L’uomo alzò la testa per guardare la persona che si stava sporgendo dal retro della porta del suo studio.
Kephaly, la capo redattrice del “Corriere dei Magizoologi” nonché sua amica d’infanzia, lo guardava con solo il capo all’interno della stanza e il resto del corpo fuori dalla porta. Aveva i capelli e le guance ancora leggermente pieni di fuliggine a causa della Metropolvere che doveva aver usato per arrivare lì.

Distratto da ciò a cui stava lavorando, Rolf posò la penna nel calamaio e sì appoggiò allo schienale della poltrona su cui era seduto.
L’articolo che stava scrivendo in anticipo sulla consegna lo aveva fatto penare tutta mattina. Non riusciva ad arrivare a una conclusione che lo soddisfacesse e, pur avendo cominciato da ore, tutto ciò che aveva guadagnato erano otto dita su dieci sporche di inchiostro.
 
Afferrando la sua bacchetta magica, creata con legno di faggio e corda di cuore di drago, sussurrò “Tergeo” per togliersi quelle terribili macchie dalle dita.
“Sai che odio ridurmi all’ultimo, Kephaly…” disse finalmente dopo aver depositato nuovamente la bacchetta di fronte a sé ed essersi passato una mano sulla fronte per spostare i riccioli biondi che gli stavano cadendo sugli occhi.
 
“Rolf… odio dirtelo, ma…” iniziò Kephaly con un sorrisino divertito.
“Allora non dirmelo.” disse seccamente l’uomo riprendendo bruscamente la penna e cercando di ricominciare a scrivere.

Sapeva benissimo dove la sua amica volesse andare a parare. Conosceva quell’espressione divertita e sapeva altrettanto bene quando e per quale motivo Kephaly la tirasse fuori.
 
“Sai che devo farlo. Per Merlino, mi hai chiesto proprio tu di dirti cosa succeda in redazione. Luna ha già consegnato non uno, non due, ma ben tre degli articoli richiesti.” disse scuotendo la testa all’espressione scocciata dell’amico: “Ancora non capisco perché tu te la prenda tanto. Scrivete di argomenti completamente differenti e non avete davvero nulla in comune nel vostro lavoro, se non che siate entrambi Magizoologi.”
 
Rolf sbuffò riprendendo la bacchetta e cominciando a riordinare alcune pergamene che non gli servivano più: “Io e la signorina Lovegood non abbiamo in comune nemmeno quello. Definirla Magizoologa è un insulto a tutti gli altri che prendono sul serio questo mestiere. E comunque, finisce sempre molto in anticipo le sue consegne per andare a cercare creature stupide e inesistenti come i Ricciocorni Schiatto-cosi o i Nargiloti.” disse con disprezzo.
“In realtà si chiamano Ricciocorni Schiattosi e Nargilli…” puntualizzò Kephaly.
Rolf sbuffò: “Ha davvero consegnati già tre articoli?” chiese quasi rattristato poco dopo.
Non l’avrebbe mai ammesso, ma non essere il primo o il più apprezzato lo destabilizzava ancora a distanza di qualche anno. Lui e Luna Lovegood erano i due Magizoologi i cui articoli erano più letti e richiesti al giornale e si contendevano mensilmente la prima pagina.
La redattrice annuì con un sorriso quasi di compassione e Rolf drizzò le spalle piccato: “Insomma. Ho ancora tutto il pomeriggio e tutta la sera, riuscirò a consegnarti almeno un altro articolo, per tutti gli Snasi!” concluse acceso dal fuoco della competizione.

Kephaly sorrise nuovamente divertita: “Era proprio qui che ti volevo!” disse poi girandosi verso la scrivania che stava esattamente fuori dallo studio di Rolf: “Gualius, mi devi cinque zecchini!”
Rolf fissò l’amica confuso.
“Avevo scommesso, prima di entrare, che ti fossi già dimenticato del Galà internazionale dei Magizoologi di questa sera. A quanto pare ho vinto.” disse appoggiandosi allo stipite della porta.
 
Gualius, suo segretario, comparve mestamente accanto alla donna e le diede in mano gli zecchini sgusciando poi immediatamente alla sua scrivania, con uno sguardo di scuse negli occhi.

Con un grugnito infastidito Rolf quasi cominciò a battere la testa sul piano davanti a sé: “Non è vero. Mi stai mentendo. Non può essere il giorno della tortura.”
Se c’era una cosa che Rolf Scamander detestava era il Galà annuale dei Magizoologi. Era una serata inutile nella quale doveva tirarsi a lucido per il nulla assoluto. Avrebbe dovuto indossare un completo inamidato, andare al galà accompagnando suo nonno e sua nonna e dispensare sorrisi a chiunque sarebbe venuto da loro a complimentarsi per i lavori del grande Newton Scamander. E per i suoi.
Anche se raramente si complimentavano per i suoi. In effetti, si congratulavano soprattutto per le imprese e gli studi di suo nonno.
E poi suo nonno avrebbe continuato a chiedergli quando gli avrebbe dato dei bis-nipoti e quando si sarebbe sposato. Tipiche domande da nonno, insomma.
 
“Dai, tirati su di morale, ci sarà Luna a rendere la serata divertente!” disse spostandosi per schivare l’oggetto che Rolf le aveva lanciato e lasciando la porta aperta mentre si dirigeva verso il grande camino dal quale era arrivata: “Aspetto la tua prossima consegna nei prossimi giorni! Gualius, mi daresti un po’ di Metropolvere?” chiese infine sparendo dal campo visivo di Rolf.
 
La giornata era appena passata da brutta a orribile.
Non solo avrebbe dovuto accelerare il ritmo della scrittura dell’articolo per finire quell’orribile pezzo, sugli habitat dell’Ungaro Spinato, che lo annoiava a morte, ma sarebbe dovuto andare a casa, cambiarsi e passare una serata insieme ad altri Magizoologi tra i quali sarebbe stata presente anche la signorina Lovegood.
 
La frustrazione lo stava già sfinendo.
Quella ragazza era… era così sfiancante.
Rolf non aveva altro modo di definirla.
Non che non fosse brillante o intelligente. Luna Lovegood, da ex Corvonero quale era, non avrebbe mai potuto essere stupida o poco capace. Semplicemente le sue idee e le sue convinzioni gli facevano perdere facilmente la pazienza.
 
Ricordava ancora il loro primo incontro, durante una conferenza sulle specie più misteriose degli animali del mondo magico. Ricordava di aver visto nel pubblico una ragazza molto carina, con lunghi capelli biondo platino che gli aveva ricordato il colore delle chiome delle Veela.
Rolf non poteva negare che la ragazza fosse effettivamente piacevole da guardare. Forse era un po’ troppo magrolina, ma aveva due grandi occhi grigi che rendevano il suo viso particolarmente espressivo. Indubbiamente il suo stile era eclettico, nella platea della conferenza era la più facile da trovare, essendo vestita di rosa e viola acceso, ma gli abiti che indossava erano adatti alla sua persona. Alla sua persona, non all’incontro a cui erano.

Rolf ricordava ancora quando l’aveva avvicinata, interessato da quella ragazza così strana e singolare presente in una folla tanto omogenea. Erano bastati cinque minuti di conversazione per perdere la pazienza.
Il fastidio di quella sera era ancora talmente chiaro nella sua mente da fargli stringere le mani in due pugni.
Avevano parlato per una manciata di minuti e lei era riuscita a tirare fuori innumerevoli specie di animali e piante che in nessun mondo magico erano mai esistite.
Non solo, ma aveva anche continuato a contraddirlo per tutta la conversazione, dicendo che sì, quelle strambe specie di cui parlava, esistessero veramente.
 
Rolf aveva vissuto tutta la sua vita tra gli studi dei Magizoologi. Suo nonno, invece di leggergli le favole di Beda il Bardo, gli raccontava degli animali che aveva trovato durante la sua vita e le sue avventure.
La zoologia magica era sempre stata la sua vita e quella ragazzetta aveva tentato di smontarlo dal primo momento.

Dal loro primo incontro non l’aveva mai chiamata solo per nome. Mai. Per lui era Luna Lovegood o la signorina Lovegood. Non avrebbe mai potuto approfondire la conoscenza di quella ragazza, non volontariamente. Eppure, lei era sempre terribilmente e irrimediabilmente gentile.
Ogni volta che si vedevano in redazione lei lo salutava con un sorriso che, in altre circostanze, avrebbe trovato davvero attraente.
Ogni volta che si incontravano lei gli stringeva la mano e gli rivolgeva parole gentili.
Ogni volta che la signorina Lovegood gli andava incontro Rolf si abituava di più ai suoi buffi e colorati vestiti.
 
Ma Rolf Scamander non era tipo da cambiare idea. Non gli era capitato molte volte di mutare la sua prima impressione.
Non sapeva che quella sarebbe stata la prima di tante future eccezioni.
 
*          *          *
“Ti prego Luna, devi assolutamente mettere quel vestito questa sera! L’abbiamo comprato insieme e ancora non hai avuto l’occasione di indossarlo.”
Luna Lovegood era accucciata nel giardino di casa Weasley a cercare gli Gnomi che vivevano in quell’area. Purtroppo, le creaturine avevano imparato a riconoscerla e avevano cominciato a scappare da lei, per chissà quale motivo. D’altronde a lei piaceva molto prenderli in mano e osservarli da vicino, ma non gli avrebbe mai potuto fare del male.
“Ginny, è un evento di Magizoologi, non so se andrebbe bene. Io pensavo di mettere il vestito attira Nargilli che ho creato qualche tempo fa. Pensa quanti di loro potrei trovare. Sarebbe terribilmente affascinante.” disse alzandosi in piedi e guardando Ginny semi-stesa su un telo e circondata da mille cuscini.

Luna sorrise guardando l’amica che teneva tra le braccia il suo minuscolo primogenito, nato appena da qualche mese.
“Lo so Luna, ma sul serio, quell’abito ti sta davvero bene. Fallo per me, mettiti quello.” disse Ginny supplichevole. La ex Corvonero sospirò, sapendo che avrebbe lasciato vincere l’amica, per quella volta. In fondo, non avrebbe potuto dire di no a Ginny Weasley e al suo pargoletto insieme.
 
“Ancora non capisco perché non lo abbiate chiamato Demetrius. Sarebbe stato un nome straordinariamente non ordinario. Tutti vi avrebbero chiesto perché lo aveste scelto.” disse tranquillamente facendo cadere l’argomento. In fondo il suo abito attira Nargilli era ancora da riparare dopo che ne aveva strappato un lembo, quindi l’amica non avrebbe dovuto insistere molto perché indossasse l’abito scelto da lei.
 
Ginny ridacchiò: “Se avremo altri figli ci penserò, Luna. Anche se ho voluto lasciare carta bianca a Harry. Non avrei mai potuto dire di no a questi due bellissimi nomi, anche se non potranno che portare guai, messi a un bambino solo.” disse accarezzando la guancia paffuta dell’ancora semi-addormentato James Sirius.
“D’altronde, se non ho usato io il nome Demetrius, potrai usarlo tu senza alcun problema. Magari chiamerai tuo figlio così.” Concluse Ginny sorridendo all’amica.
 
Luna prese dai propri capelli uno dei suoi fermagli a forma di prugna dirigibile e la diede in mano al piccolo James che, affascinato dallo strano oggetto, non accennò al minimo pianto tipico dei bambini appena svegli.
“Non credo che chiamerò nessuno dei miei figli Demetrius, sai? Ho la netta sensazione che avrò dei gemelli. Sì, dei gemelli biondi e ricci. Ho sempre pensato che avrei avuto dei gemelli e ho sempre pensato che li avrei chiamati con nomi che avessero la stessa iniziale.” disse grattando il pancino di James: “Perciò non potrei chiamarne uno Demetrius, perché so che mi piacerebbe chiamare uno dei due Lysander. Sapevi che significa uomo libero? Penso che sia un nome affascinante. Lysander Scamander fa anche rima.” disse semplicemente con voce sognante.
 
Ginny scosse nuovamente la testa. Luna aveva incontrato Rolf Scamander da un po’ ormai e, in un modo tipicamente da lei, era andata a trovarla dicendole di aver scoperto chi sarebbe stato il suo futuro marito.
Inutile dire che Ginny si fosse divertita moltissimo, ma Luna era rimasta seria e fino a quel momento non aveva ancora cambiato idea.
Peccato che il signor Scamander non sembrasse per niente interessato a Luna, cosa alquanto frustrante per Ginny, che riteneva l’amica una delle ragazze più notevoli e singolari del mondo magico. Inoltre, Luna era anche molto carina, quindi non capiva proprio come quel Rolf da strapazzo potesse disprezzarla… sebbene potesse immaginarlo, dopo aver sentito la descrizione dell’uomo fatta da Luna stessa.
 
“Luna, quello Scamander non mi è mai sembrato molto dell’idea di… insomma… non mi è mai sembrato molto interessato, ecco.” le disse sinceramente.
Luna guardò l’amica tranquillamente: “Ma Ginny, neanche Harry era interessato a te all’inizio. E Ron di Hermione. Eppure, eccovi qui, tutti sposati e tu e Harry con un meraviglioso fagottino. Non ho dubbi che Rolf Scamander sarà il mio compagno di vita. So che debba solo trovare la strada giusta e arrivare da me. Lo sai il perché?”

Ginny scosse la testa sorridendo. Luna non smetteva mai di sorprenderla e, se la conosceva almeno un po’, avrebbe trovato la spiegazione più bizzarra di tutto il mondo magico per avvalorare la sua tesi.
“Perché me l’ha sussurrato un Gorgosprizzo mentre mi guidava per un bosco!” disse tutta contenta ri-infilandosi la forcina a forma di Prugna Dirigibile nei capelli e giocando con le manine paffute di James Sirius.
 
Mentre guardava l’amica ridere, Luna pensò che Rolf Scamander non era mai stato tipo da cambiare idea. Ma quella sarebbe stata l’eccezione alla sua inutile regola. Luna l’avrebbe fatta diventare la prima di tante eccezioni, ne era certa.
 
*          *          *
Rolf Scamander voleva morire.
Questo era il pensiero che gli aveva attraversato la mente per tutta la sera. Non lo aveva lasciato nemmeno per un istante.
Se avesse dovuto descrivere il proprio stato d’animo, sarebbe stato: agonizzante.
Rolf non era una persona asociale, ma ciò non implicava che fosse, viceversa, particolarmente socievole.
Semplicemente non riusciva a non pensare ad altri mille modi in cui avrebbe potuto passare la serata.
Forse anche più di mille.
 
Avrebbe preferito fare qualsiasi altra cosa, piuttosto di dover rimanere impalato come una statua a sorridere a tutti coloro che fermavano lui e suo nonno. D’accordo, a tutti coloro che fermavano suo nonno e basta.
“Nonno… non è necessario fermarsi a parlare con tutti…” sussurrò debolmente lui dopo aver salutato l’ennesimo Magizoologo venuto a porgere i suoi complimenti a Newton Scamander.

“Nipote… tu sei un caro ragazzo. Lo sei sempre stato, e cosa più importante, sei sempre stato serio e devoto a tutto ciò che ami fare. Non tutto ciò che amiamo fare però, avviene continuamente. Ogni tanto dobbiamo compiere e partecipare ad avvenimenti che non necessariamente ci piacciono. Cerca di ottenere il massimo anche da questi momenti. Non torneranno più.” disse il nonno con un sorriso gentile sul viso e dando delle piccole pacche sulla mano di sua moglie, appoggiata al suo braccio sinistro.
Rolf sospirò e Newton Scamander sorrise con comprensione e divertimento: “Nemmeno a me sono mai piaciuti questi eventi sociali, sai?” gli disse piano, cercando di farsi sentire solo da lui.

Rolf non riuscì a rispondere. Trovava fosse una confessione talmente improbabile, che crederci era ancora più difficile. Newton Scamander, ormai con i capelli completamente canuti ma con gli stessi occhi vispi di un tempo, era nell’anzianità un uomo molto più arzillo di quanto non fosse mai stato. Da giovane la timidezza aveva spesso vinto sul suo carattere, ma una volta aumentati gli anni all’anagrafe magica, il Magizoologo più famoso di tutti i tempi era cambiato quasi radicalmente, soprattutto con i nipoti, che aveva sempre cercato di spronare e aiutare

“È così.” concluse Newton solenne: “Ma tua nonna mi ha sempre incoraggiato a parteciparvi. Non è un bene evitare tutti i contatti con i colleghi. Potrebbero sempre portarti a scovare nuove idee o ispirazioni.” sorrise alla moglie che gli accarezzò dolcemente il braccio sul quale era appoggiata.
 
Rolf aveva sempre invidiato il rapporto dei suoi nonni. Certo, anche i suoi genitori erano una bella coppia, così come i suoi zii, ma i suoi nonni avevano negli occhi una luce che condividevano solo tra di loro. Per quanto avesse chiesto per tutta la vita a entrambi di raccontargli le loro avventure, sapeva benissimo che alcune cose le avessero tenute per loro stessi, quasi le custodissero gelosamente per ricordarle solo quando fossero soli. Rolf se li immaginava seduti nel giardino di casa loro a guardare le stelle e a ricordarsi dei bei vecchi tempi passati e li aveva sempre invidiati.
Riuscire a trovare una persona così perfetta per sé da poterle confidare ogni cosa, da poterle raccontare ogni avvenimento della propria giornata senza pensare di poterla disturbare o annoiare… era un sogno quasi irraggiungibile.
A volte il peso di quella mancanza lo disturbava, come se dei giganteschi massi rocciosi impedissero a tutta la sua persona di respirare e camminare nel modo giusto.
 
“Insomma, nipote! Tira su quegli angoli di bocca e facci un bel sorriso. Chissà, magari questa è la serata giusta perché tu incontri la futura madre dei nostri bis-nipoti!”.
Rolf sbuffò infastidito. Ecco la magia del momento che svaniva davanti ai suoi stessi occhi.
“Newt, così lo rattristi. Nemmeno tu, alla sua età, eri tanto interessato alle donne. E vorrei ricordarti che si tratta di parecchie decadi fa.” lo ammonì seriamente nonna Tina.
“In effetti però, caro…” proseguì la donna rivolgendosi al nipote: “Ho appena visto entrare dal portone una ragazza davvero graziosa. Vedere delle donne ben vestite a questi eventi è sempre un avvenimento così raro. Mia sorella Queenie starebbe già provando a modificare tutti gli abiti delle signore presenti, per passarsi il tempo… d’altronde ricordi quanto-”
 
Rolf aveva ormai compreso che il discorso della nonna sarebbe andato avanti per un po’, non c’era argomento del quale apprezzasse di più disquisire dei discorsi su sua sorella, ma in un momento, un minuscolo momento, il mondo sembrò fermarsi.
Che sciocchezza, avrebbe pensato la sua mente se fosse stata lucida: il mondo non può fermarsi, non può smettere di girare e i momenti di rivelazione mistica non esistono nella realtà, ma solo in quei prodotti babbani che alcuni suoi amici gli avevano mostrato durante gli anni di scuola. Quei ‘vilm’ che si guardavano nella scatola quadrata.
Eppure… eppure il mondo sembrò davvero fermarsi. Così come i battiti del suo cuore sembrarono rallentare repentinamente.
Il respiro del giovane uomo si affaticò leggermente e, per qualche ragione di cui ignorava la provenienza, gli sembrò di avere un enorme Cioccorana bloccata in gola che fosse indecisa se salire o scendere.
 
Vicino al portone in legno della sala, non lontano da dove erano fermi lui e i suoi nonni, si muoveva aggraziatamente una ragazza bionda che sembrava circondata da un’aura più che luminosa, quasi accecante.
Se fosse stato più lucido, Rolf avrebbe notato che avesse addosso un vestito di splendida fattura, sui toni dell’argento e del bianco. I lunghissimi capelli biondi erano arricciati e spostati dal viso da fermagli colorati e le pieghe della gonna arrivavano fino al pavimento.
 
Quando il momento mistico, avvenimento che Rolf avrebbe rinnegato fino all’età più anziana, sembrò sollevarsi e svolazzare aggraziatamente via dalla sua persona, il Magizoologo riuscì a riconoscere nella luminosa creatura appena entrata nella sala del ricevimento nientemeno che Luna Lovegood in persona.
Riconoscerla lo fece cadere nel più totale imbarazzo e, sebbene cercasse di guardare in qualunque direzione fuorché nella sua, gli occhi chiari dell’uomo non riuscivano a evitare di essere attratti da quella stessa giovane donna che solitamente disprezzava tanto.
 
Per la prima volta quella sera, sperò che qualcuno – qualcuno di biondo e vestito di bianco e argento – si avvicinasse a suo nonno per complimentarsi dei suoi incredibili studi. Eppure, Luna Lovegood non sembrò avere la benché minima intenzione di voler andare nella loro direzione. In effetti, sembrava molto più interessata ai tomi che erano stati messi a disposizione della folla nei vari angoli della grande sala. Ognuno di essi fluttuava dondolando in aria e si sfogliava da solo di tanto in tanto, in attesa che qualcuno arrivasse a leggerli sul serio.
Quando Luna aprì del tutto il tomo che volteggiava nell’angolo della stanza opposto al punto dove si trovavano Rolf e i suoi nonni, dalle pagine uscì una pioggerellina di scintille color rame e, veloce come un fulmine, un Folletto della Cornovaglia uscì dal volume danzando sopra le teste degli invitati un paio di volte e tornando, quasi educatamente, da dove era venuto. Era chiaro che i creatori del libro si fossero assicurati che la proiezione del Folletto non ricordasse nemmeno lontanamente la maleducazione di quella creatura magica nella realtà.
 
“Rolf, caro. Quella ragazza che ho notato entrare prima e che ha aperto uno dei libri là in fondo. Non è forse la signorina Lovegood? Quella che scrive quegli articoli tanto brillanti e divertenti al giornale?” chiese sua nonna Tina facendogli un cenno verso l’elegante Magizoologa.

Ancora non sicuro di poter parlare con tranquillità, Rolf si limitò ad annuire e a pregare che sua nonna non gli chiedesse ciò che temeva sarebbe seguito a quelle parole.
“Vorrei conoscerla! Portala qui da noi.” esclamò con un sorriso la donna.
Rolf imprecò mentalmente contro la sua terribile sfortuna ed esitò.
Se Luna si fosse vestita come faceva normalmente, con quegli abiti tanto stravaganti e avesse avuto il solito aspetto scompigliato, Rolf non si sarebbe sentito tanto in soggezione. Avvicinarsi a quella creatura tanto elegante ed eterea gli stava dando la stessa sensazione che solitamente aveva durante i periodi di ricerca sul campo di nuovi animali magici. Era quel prurito alle mani, quella sensazione di attesa che lo teneva col fiato sospeso.
 
Quando le fu a meno di un metro di distanza dovette controllare tutto sé stesso per chiamarla con voce salda e senza nessun tentennamento.
“Buonasera, signorina Lovegood, è incantevole questa sera.”
 
Luna si voltò sorpresa di sentire proprio la voce di Rolf Scamander indirizzarsi direttamente a lei.
Come al solito il suo collega era elegante e serio. I capelli biondi erano ricci come al solito e abbastanza ordinati sulla testa.
Gli occhi di Rolf erano stranamente lucidi, con uno scintillio stranissimo nell’azzurro chiaro delle iridi, che Luna non aveva mai visto da quando lo conosceva.
 
Veloce e curiosa di capire la situazione, frugò tra le pieghe del suo abito e tirò fuori i suoi occhiali per trovare i Gorgosprizzi. Senza indossarli li posizionò davanti ai propri occhi e notò come la testa di Rolf fosse circondata da migliaia di piccolissimi esserini.

“Oh Rolf, sei letteralmente invaso dai Gorgosprizzi! Ne sei pieno!” disse Luna allungando una mano verso il lato sinistro della testa dell’uomo.
Il Magizoologo sospirò dopo essere stato riportato con i piedi per terra. Era tutto inutile, l’indole di Luna sarebbe rimasta la stessa anche se si fosse travestita da Snaso, cosa non impossibile.
Prima che raggiungesse il suo orecchio sinistro o i suoi capelli, le afferrò il polso della mano per fermarla e avrebbe potuto giurare di aver sentito un brivido partigli dalle dita e attraversargli tutto il braccio, per poi fermarsi nella parte sinistra del suo torace.
Che idea bizzarra, avrebbe detto di nuovo la sua mente se fosse stata, almeno questa volta, più lucida, ma come pochi minuti prima ogni tipo di pensiero razionale aveva lasciato completamente il suo cervello, lasciando spazio a un altro svolazzante momento rivelatore.
 
Luna da parte sua era, invece, tranquillissima. Guardava l’uomo negli occhi come niente fosse e quasi le veniva da sorridere al fatto che non le avesse ancora lasciato il braccio. Quel contatto era stato inaspettato ma era certamente piacevole.
Rolf si schiarì la gola, cercando di nuovo di chiamare all’appello tutta la calma e la tranquillità di cui disponeva: “I miei nonni vorrebbero conoscerla.” disse con fredda educazione.
Luna sorrise, notando che Rolf avesse abbassato le loro braccia ma non l’avesse ancora lasciata andare: “Ne sarei molto felice. Chissà, magari le mie idee e scoperte potrebbero piacere molto di più a tuo nonno rispetto che a te.” disse con un sorriso difficile da interpretare.
 
Rolf sbuffò scettico. Solo in quell’istante si rese conto di aver ancora la mano stretta intorno al polso di Luna…
Lasciandoglielo come se si fosse scottato rimproverò sé stesso per averla chiamata col suo nome di battesimo, anche se solo nella sua mente. Era colpa sua. Sì perché la signorina Lovegood si ostinava a chiamarlo per nome, sebbene sapesse benissimo quanto lo infastidisse.
Senza commentare si voltò facendole cenno di seguirlo attraverso la sala.
Ovviamente non poteva sperare che lei stesse in silenzio.

“Sei incantevole anche tu, comunque.” disse lei con nonchalance, come se stesse ordinando un boccale di Burrobirra.
Rolf per poco non boccheggiò. Quella ragazza era quasi completamente priva di inibizioni. Riusciva a fare i commenti più inappropriati col tono più dolce del mondo. La sua voce era sempre e costantemente… a Rolf scocciava ammetterlo, ma era sempre vellutata.
Come faceva a parlare sempre con voce gentile?
Non l’avrebbe mai ammesso a sé stesso, ma la cosa gli dava sui nervi e contemporaneamente lo affascinava.
“Anche se dovrei farti notare che non dovrebbe contare solo la bellezza. O il fascino. È solo questo che conta per te?” chiese in modo angelico.
 
“Non sono vestito molto diversamente dal solito…” disse lui ignorando l’ultimo commento. Certo che non contava solo la bellezza, che razza di domanda era?
Luna sorrise: “Questo è vero. Hai i capelli molto più in ordine, però. E le mani senza macchie d’inchiostro.”
Rolf per poco non fece un capitombolo.
Quante volte lo aveva osservato per notare cose così poco visibili?
Era vero, aveva usato una lozione per domare i suoi ricci, cosa che faceva solo durante le occasioni importanti, e le sue mani erano, purtroppo, spesso macchiate d’inchiostro… ma come faceva Luna Lovegood a sapere certe cose del suo aspetto di tutti i giorni?
Non riuscì a chiederglielo perché erano arrivati davanti ai suoi nonni.

“Signorina Lovegood!” esclamò nonna Tina: “È un piacere immenso conoscerla, Leggiamo sempre i suoi articoli a casa! Li trovo davvero pieni di inventiva e colore, in un certo senso. Era proprio ora che un’altra donna Magizoologa mettesse in riga questi maschietti così precisi, non è vero caro?” chiese al marito.
Luna sorrise ai due anziani.
 “Devo dire che l’idea che possano esistere esseri magici così piccoli è difficile da concepire per noi Magizzologi ordinari, ma non posso escluderla completamente. Non le nascondo che potrebbe essere la scoperta della prossima era magica!” disse gentilmente il signor Scamander Senior, parlando con Luna come se la conoscesse da anni.

Rolf tentò di trattenere una risatina che non rimase inosservata a nessuno dei tre compagni.
Se, tuttavia, sia nonno Newt che Luna decisero di ignorare il commento silenzioso, nonna Tina guardò il nipote con rimprovero e, remore della scena precedentemente osservata da lontano del nipote che teneva stretto il braccio della giovane Magizoologa per molto più tempo di quanto il decoro imponesse, guardò i due giovani con un sorriso deciso e disse a voce particolarmente alta: “Ma perché non scrivete un articolo a quattro mani? Sono sicura che i lettori impazzirebbero nel leggere un pezzo scritto dai due scrittori più famosi della zoologia magica.”
 
Luna non sembrò particolarmente sconvolta dalla proposta. Non arrossì e non spostò lo sguardo imbarazzata.
Lo stesso non si poteva dire del nipote. Rolf era indeciso se essere indignato o contrariato. Nel dubbio scelse entrambe le emozioni.
“Nonna, non credo che…” ma ormai era troppo tardi.
Gli ospiti vicino a loro avevano sentito il commento di Porpentina Esther Scamander, nata Goldstein, e avevano cominciato ad assillare sia lui che Luna con ogni possibile richiesta sull’imminente arrivo del loro articolo a quattro mani e poco importava che lui cercasse di smentire la voce.

Luna, d’altro canto, rispondeva vagamente a ogni domanda, senza dare responsi precisi.
La cosa sarebbe andata avanti a lungo se solo un’esclamazione dal fondo sala non avesse distratto ogni invitato dall’attività che stava compiendo.
“Un Demiguise! Un Demiguise! In giardino c’è un Demiguise!”

Tutti gli invitati si accalcarono alle finestre per poter vedere fuori, ma la creatura si era già resa invisibile e non poteva essere vista da nessuno, nemmeno dagli occhi esperti dei Magizoologi.
“Cosa ci fa qui un Demiguise? Loro crescono in Oriente…” sussurrarono quasi all’unisono Rolf e Luna.
La ragazza sembrò non accorgersene, ma il giovane Scamander l’aveva sentita forte e chiaro.
Gli sembrava surreale che Luna parlasse di una creatura veramente esistente nel mondo magico… Di nuovo si rimproverò mentalmente per aver di nuovo usato il suo nome di battesimo.
 
Scacciando il pensiero dalla propria mente, l’uomo si voltò verso suo nonno che annuì: “Porta anche lei.” disse con un’occhiata risoluta che non ammetteva repliche.
Entrambi i giovani si guardarono e, all’unisono, si spostarono verso la porta-finestra che dava sulla scalinata esterna che portava al giardino.
 
La folla si spostò al passaggio dei quattro, forse più per far spazio a Newton Scamander che agli altri.
Arrivati all’esterno, sia Rolf che Luna presero fuori dalle loro tasche le loro bacchette magiche sussurrando nuovamente all’unisono: “Lumos”.
Il giardino era quasi completamente buio e non sembravano esserci altre fonti di luce se non la luna che brillava su un laghetto poco distante.
La folla alle loro spalle parlottava affascinata dall’avvenimento senza pensare che qualsiasi tipo di rumore avrebbe potuto far allontanare ancora di più il Demiguise.
 
“Se gli dici di abbassare le voci, io provo a fare un po’ di luce.” disse seriamente la ragazza.
Rolf annuì e si sorprese a pensare di non aver quasi mai visto la collega in azione alla ricerca di animali magici. Concentrata com’era, sembrava ancora più affascinante e bella di quanto non fosse al suo arrivo al Galà.
… dovrei farti notare che non dovrebbe contare solo la bellezza. O il fascino. È solo questo che conta per te?
La voce di Luna – ancora una volta i suoi pensieri avevano viaggiato troppo velocemente e l’avevano chiamata per nome – gli rimbombò nella testa. Infastidito la scacciò e fece segno alle persone dietro di sé di fare silenzio.
 
La folla si quietò proprio mentre la giovane strega sussurrava: “Expecto Patronum” e un adorabile lepre fuoriusciva dalla sua bacchetta per poi cominciare a saltellare aggraziata per il grande giardino.
Sia Rolf che Luna notarono un leggerissimo movimento vicino all’acqua, talmente impercettibile da risultare impossibile da vedere per la maggior parte dei maghi. Non per loro, però.
 
“Come facciamo ad avvicinarlo?” chiese Rolf vedendo qualche altro spostamento a filo d’acqua che creava delle leggerissime increspature sul laghetto.
Luna era assorta in un qualche pensiero, perciò il giovane uomo si voltò verso suo nonno chiedendogli se avesse qualche creatura con sé da poter mandare in missione.
Newton sorrise alla domanda del nipote ma dovette scuotere la testa: “Ho solo il mio Asticello Pickett. È troppo piccolo per arrivare là da solo e portarlo a mano spaventerebbe il Demiguise.” disse tranquillamente.

Rolf sbuffò: “Hai qualche altra idea?”
Il signor Scamander fece un cenno con la testa verso la giovane davanti a sé: “Perché non chiedi alla signorina Lovegood? Mi sembra che abbia un piano.”
Voltandosi verso la collega, notò che la ragazza lo stesse fissando in attesa.
“In effetti potrei fare qualcosa io. Ma ho bisogno che tu faccia mantenere il più assoluto silenzio. Sai bene che non deve essere spaventato in alcun modo e che debba essere preso di sorpresa.” disse nuovamente con quella voce seria, sebbene sempre vellutata.
 
Rolf inarcò le sopracciglia chiedendosi cosa lei avesse in mente, ma annuì.
Con un gesto veloce della bacchetta fece un incantesimo silenziatore su tutta la folla e stava per voltarsi a guardare i suoi nonni, quando davanti a lui, in un lampo, Luna Lovegood sparì e, al suo posto, comparve un elegantissimo cigno bianco.
 
La sorpresa fu tale che quasi non si accorse del fatto che il cigno avesse una striscia sul capo e delle penne delle ali argentate come l’abito che indossava la ragazza.
Con un rapido battito d’ali l’animale si librò in aria seguito da centinaia di paia di occhi umani e da un paio di occhi di Demiguise.
Dopo appena qualche battito, il cigno planò sul laghetto e si avvicinò alle increspature leggere, punto nel quale era sicuramente ferma la creatura.
 
Luna Lovegood era un Animagus. Rolf Scamander deglutì senza fiato davanti alla bellezza di quel cigno. Chissà perché lo aveva sorpreso il fatto che l’Animagus della ragazza fosse proprio un cigno. La rappresentava in pieno.
Quante cose non sapeva della collega? Quasi si vergognò di sé stesso al pensiero che lei, invece, sapesse tanto su di lui. Chissà, forse l’idea dell’articolo a quattro mani non era tanto malvagia.
Fu una questione di minuti prima che il cigno riuscisse a far comparire il Demiguise davanti a sé e, appena tornato visibile, inaspettatamente, al posto del cigno ricomparve Luna.

Vederla tornare alla forma umana ebbe un che di magico. Era ancora sulle sponde del lago, esattamente sul riflesso del satellite terrestre, ma abbastanza vicina alla riva per non affondare. I piedi erano nell’acqua fino alle caviglie e una nuvoletta di piume la circondò nella transizione da uccello a essere umano. L’abito che aveva indossato quella sera sembrò brillare ancora di più, una volta ritrasformata, e vederla porgere la mano al Demiguise, che la afferrò quasi immediatamente, rese la scena ancora più incredibile.
 
L’occhio esperto di Rolf lo rese scettico a quella scena. Perché un Demiguise avrebbe dovuto mostrarsi a tutti? Erano creature tanto timide. E cosa ci faceva proprio lì nel Regno Unito?
Mentre Luna e il Demiguise si dirigevano, lentamente, verso la folla, Rolf si voltò verso suo nonno e notò che stesse sorridendo.
La soluzione di quel mistero lo colpì come un bolide.
Possibile che suo nonno…?
 
Luna si avvicinò al gruppo affiancata dal Demiguise e, con un sorriso divertito, si rivolse a Newt Scamander: “Io penso che sia un suo amico… è troppo abituato alla vicinanza umana per essere selvatico.” disse confermando ciò che aveva appena pensato Rolf.
Il signor Scamander sorrise alla ragazza e, dopo che il nipote ebbe sollevato l’incantesimo silenziatore ed aver lanciato uno sguardo a Luna che Rolf non riuscì a decifrare, confermò l’ipotesi della giovane: “Ho pensato di sollevare un po’ il morale della serata. Questi eventi sono sempre troppo prevedibili.” disse mentre il Demiguise lo affiancava in silenzio.
 
Tutta la folla cominciò ad applaudire e l’unico che sembrava ancora sorpreso dalla situazione era Rolf.
L’uomo non riusciva ancora a capacitarsi degli avvenimenti; anzi, non riusciva a processare le azioni della giovane donna che ora stava parlottando con i suoi nonni, mentre la folla tornava all’interno della sala.

Da quando aveva conosciuto Luna Lovegood non si era mai, mai davvero soffermato a osservarla sul serio.
Non era mai andato oltre l’apparenza. Non aveva cercato di scoprire chi fosse davvero quella ragazza, non si era mai interessato ai suoi lavori e ai suoi studi, aveva semplicemente dato per scontato che fosse una ciarlatana o semplicemente una un po’ matta a cui era stato dato per sbaglio un titolo di studio più grande di lei.
Luna Lovegood, invece, sapeva benissimo come trattare le creature magiche, sapeva cosa fare e aveva occhio per risolvere le situazioni. Era stata veloce e risoluta nel trovare una soluzione che richiedeva una conoscenza teorica e pratica della materia molto approfondita e della quale entrambi si occupavano.
Rolf Scamander non era stato mai, in alcun modo, tipo da cambiare idea.
Si era sempre fidato ciecamente del suo istinto e questo lo aveva aiutato innumerevoli volte nel suo lavoro.
Eppure, sentiva da qualche parte nel petto che l’idea che aveva della Magizoologa Luna Lovegood stesse mutando per sempre, diventando la prima eccezione di cui lui avesse mai avuto esperienza.
 
*          *          *
Tre settimane dopo Rolf Scamander si materializzò su una collina ventosa e di un verde accecante della campagna inglese.
 
A un chilometro di distanza una casa dall’aspetto stravagante si stagliava contro il cielo, un enorme cilindro nero con una luna spettrale sospesa alle sue spalle nel cielo del pomeriggio.*
Stringendo la valigetta con dentro le bozze che già avevano cominciato, Rolf si diresse verso l’abitazione e aprì il cancelletto cigolante. Quella casa non sarebbe potuta appartenere a nessun’altra famiglia se non a quella di Luna, sarebbe stato impossibile sbagliarsi.
Nelle tre settimane precedenti lui e la collega si erano incontrati un numero non definito di volte – nel senso che Rolf non era sicuro di voler ammettere a sé stesso quante veramente fossero - nel suo ufficio per scrivere davvero l’articolo a quattro mani della quale idea doveva incolpare solo sua nonna.
Avevano deciso di parlare dei loro due approcci alla zoologia magica, delle differenze e delle similitudini.
Inutile dire che, lavorando gomito a gomito, Rolf non aveva potuto continuare a chiamare Luna col suo cognome. Dopo un paio di volte in cui l’aveva fatto aveva cominciato a stufare anche lui, perciò era passato, finalmente, al nome di battesimo.
 
Più lavorava con Luna più gli sembrava che la sua visione del mondo si illuminasse.
Rolf si era abituato a vedere le cose nel modo più razionale possibile, ad affrontare la vita in modo analitico e la cosa gli era sempre tornata utile in tutti gli aspetti della sua esistenza… tranne che nella vita sociale.
Dopo tre settimane di incontri e di scambi di opinioni Rolf si era inconsciamente talmente abituato alla presenza di Luna nella sua vita da non riuscire a immaginarsi di poter stare lontano per più di qualche giorno.

C’era qualche cosa nel modo in cui affrontava la vita, nel modo in cui parlava che sicuramente continuava a infastidirlo, ma… Rolf non era veramente più sicuro di volerlo definire fastidio.
Ogni volta che Luna parlava di cose anormali, anche per il mondo magico, gli sembrava quasi fosse suo dovere spiegarle come le cose stessero veramente. Eppure, lei non se la prendeva mai. Sorrideva e gli batteva piano una mano sul braccio, come se fosse lui quello che non capiva.
In quei momenti avrebbe voluto…
Non lo sapeva nemmeno lui cosa avrebbe voluto fare. Sapeva però che quella scossa che aveva sentito la sera del Galà continuava ad attraversargli la pelle ogni volta che, anche senza volere, Luna lo sfiorava e non riusciva davvero a capirne il motivo.

Rolf non aveva avuto molte relazioni in passato. C’era stata una ragazza, ai tempi di Hogwarts, ma la relazione non era certamente nata per i sentimenti da parte di lui. Secondo la sua testa era semplicemente il momento giusto di averla, ecco tutto.
Non era mai stata una persona estroversa, di conseguenza non aveva avuto molti contatti umani all’infuori di quelli familiari. Aveva amici, come ogni Tassorosso che si rispettasse, e amava stare in loro compagnia, ma non era mai stato interessato alle relazioni esclusive. Non come i suoi coetanei.
Non si era interessato a nessuna persona in particolare prima di Luna.
Ma lei era così… fuori dal comune, così brillante, così diversa, così irrazionale.
Era decisamente un mistero.
 
Stava per bussare alla porta della strana casa a forma di cilindro, quando la voce dell’amica – poteva definirla così, ormai? – gli arrivò dalla sua sinistra.
 
“Buongiorno Rolf. Sei già arrivato?”
L’uomo si voltò e vide Luna accovacciata vicino alle radici di una pianta rampicante che saliva per una parte del muro dell’abitazione. Stando al cartello doveva essere una pianta di Prugne Dirigibili che la sua famiglia doveva aver ottenuto da chissà quale incrocio di flora magica.
“Sì…” disse guardandola.
Luna aveva ricominciato a vestirsi normalmente, ovvero secondo il suo stile di sempre, ma dopo il galà Rolf era rimasto sempre meno infastidito dai suoi outfit stravaganti.
In quel momento aveva indosso un cappello di paglia color lilla e pieno di violette. Era vestita di rosa chiaro e azzurro e indossava dei guanti da lavoro piuttosto spessi per non sporcarsi le mani. Aveva raccolto i capelli in una lunga treccia.
Non l’avrebbe ammesso a sé stesso, d’altronde non lo aveva fatto nemmeno durante tutta la loro conoscenza, ma era davvero carina. Ormai si era ritrovato a pensare che vederla vestirsi e comportarsi come tutti gli altri avrebbe stonato con il resto della sua persona.
 
“Sono in anticipo?” chiese avvicinandosi.
Luna si alzò in piedi togliendosi i guanti e scuotendo la testa: “No, ho perso tempo io. Sono andata da Ginny a prendere qualche Gnomo da portare qui, ma non gli piace molto il giardino di questa casa, temo. Uno mi ha morso e sono scappati di nuovo in direzione della Tana, a qualche chilometro da qui.”
Rolf trovava che l’amicizia tra Luna e la giocatrice di Quidditch Ginny Weasley avesse dell’incredibile, ma non ci pensò molto quando notò che, effettivamente, l’indice della mano sinistra di Luna era stato bendato con un cerotto.
 
“Ti ha morso?” chiese indeciso se essere divertito o esasperato. Quella ragazza si cacciava nelle situazioni più improbabili.
“Oh, sì ma la saliva di gnomo fa bene.” disse con un’alzata di spalle tutta contenta.
Rolf sbatté le palpebre un paio di volte per far sedimentare quell’informazione.
“No Luna, non fa bene.” le disse sicuro.
Lei gli sorrise e, come era successo tante volte durante le settimane precedenti gli diede due buffetti sul braccio: “Come dici tu, Rolf” e dopo essersi girata lo portò a un tavolino che aveva posizionato poco lontano per poter lavorare all’articolo.
“Luna, ti dovresti disinfettare il dito.” insistette Rolf, ma lei ignorò il commento.
“Mio padre è andato a cercare dei Nargilli per un esperimento che vuole fare. Penso rientrerà tra un’ora.” disse sognante sedendosi su una seggiolina azzurra in ferro battuto.
 
Rolf scosse la testa e si sedette su una seggiolina verde, iniziando a tirare fuori le pergamene dalla valigetta.
“Tua madre ha accompagnato tuo padre?” le chiese chiudendo la borsa.
Luna sorrise a quella domanda e scosse la testa: “Oh, no. Mia madre è morta molto tempo fa, prima della seconda guerra magica.”
Rolf smise di litigare con la chiusura della cartella che si era portato e guardò la ragazza negli occhi.
“Mi- mi dispiace.” disse, incapace di pensare a un commento più intelligente.
Luna, che aveva cominciato a spostare i fogli di pergamena che Rolf aveva posizionato sul tavolo, lo guardò confusa: “Perché?” gli chiese fissandolo.

Il giorno in cui Luna Lovegood avesse avuto una reazione normale, Rolf avrebbe segnato la data sul calendario.
“Come perché? Perché… perché…” non sapeva cosa dire, quindi si appoggiò allo schienale della sedia col viso rivolto verso il sole, troppo esasperato dall’intera conversazione.
“Sei un uomo strano, Rolf Scamander.” disse con leggerezza lei.
A quella frase Rolf non resistette. Avrebbe ascoltato qualunque cosa senza alcun tipo di reazione, ma quella… non poté fare a meno di ridere.
 
Vedere il giovane uomo ridere così di gusto fu uno spettacolo unico per Luna, che quasi mai lo aveva visto esprimere apertamente le sue emozioni, con lei almeno. In quelle settimane aveva notato che fosse diventato molto più benvoluto nei suoi confronti rispetto a quanto non fosse prima del Galà, ma mai si era lasciato andare come in quel momento.
“Luna Lovegood…” cominciò lui tornando a sedere composto e guardandola dritta in viso: “Se io fossi strano dovrei definirti noiosamente normale e entrambi sappiamo che non c’è nessuno lontano dalla normalità quanto te.”
Luna sorrise vedendo che aveva le guance leggermente arrossate e gli occhi che brillavano alla luce del sole: “Ed è una cosa positiva?” gli chiese.
Lui si passò una mano tra i capelli, imbarazzato: “Purtroppo per me, temo proprio che lo sia.” disse deglutendo e soppesando ogni parola.
 
Luna attese. Forse per colpa dei Nargilli o di qualche altra creatura, sentiva che nell’aria ci fosse una vibrazione particolare che sicuramente non avrebbe spezzato per prima.
Rolf sospirò: “Mi fai uscire dai gangheri. Voglio che tu lo sappia, perché non me lo so spiegare nemmeno io il perché continui a cercare di vederti così spesso. Sei così incredibilmente gentile e intelligente. Però al contempo sei convinta di cose che vanno troppo al di là della mia comprensione. E sei cocciuta. Forse più di me. Non accetti che possiamo pensarla diversamente, non accetti che le tue idee possano non essere basate sulla realtà. Eppure, sei competente, sei piena di buone opinioni, sai fare il tuo lavoro e sei così ostinatamente gentile. Perché sei così gentile con me?” chiese, incapace di trattenere quelle parole che da sempre gli giravano in testa.
 
Luna non aveva provato a interromperlo nemmeno una volta, non lo aveva guardato in modo strano e non aveva sorriso. Era rimasta serenamente impassibile davanti allo sfogo del mago e posava sulla sedia come un’eterea statua greca.
“È colpa dei Gorgosprizzi.” disse tranquillamente.
“Dei Gorgosprizzi?” chiese lui incredulo.
“Sì e del Demiguise di tuo nonno. I Demiguise vedono il futuro, lo sai. Un pomeriggio di qualche anno fa, stavo seguendo dei Gorgosprizzi in un bosco vicino a Londra, per vedere dove mi portassero, e mi sono imbattuta in un Demiguise. Non potevo sapere che fosse quello del famoso Newt Scamander, quindi ho provato ad avvicinarlo cercando di essere imprevedibile. Non so perché, ma gli sono piaciuta molto. Secondo me gli era entrato qualche Gorgosprizzo in testa, perché altrimenti non si spiega…” Luna cominciò a disquisire delle proprietà di quei fantomatici – e inesistenti -  animali e si fermò solo quando Rolf alzò una mano, come fanno i bambini per intervenire a scuola.

“Luna, non sto capendo niente.”
La ragazza ridacchiò: “Semplicemente sono piaciuta talmente tanto al Demiguise che mi ha mostrato quello che vedeva nel mio futuro. Io e tuo nonno ne abbiamo parlato più volte dopo quel giorno ma non abbiamo ancora capito come abbia fatto.”
“Mio nonno…?” chiese Rolf ancora più confuso: “Quindi già vi conoscevate? Per questo al Galà non ti sei fiondata a salutarlo come gli altri invitati! Non me l’avevi mai detto.”
Luna alzò le spalle: “Non c’è mai stata l’occasione. Inoltre, il comportamento del Demiguise, questo passaggio di informazioni, era stato talmente bizzarro che abbiamo deciso di tenere l’informazione solo tra me, lui e sua moglie: tua nonna.”
Rolf scosse la testa incredulo. Ogni giorno scopriva nuove cose di quella ragazza e ogni giorno voleva saperne di più.

Solo in quell’istante si rese conto che non aveva risposto completamente alla sua domanda: “Rimane comunque il fatto che non capisco perché tu sia gentile con me. Gorgosprizzi e Demiguise a parte.” Disse a mezza voce ancora semi-accasciato sulla sedia dopo le rivelazioni di poco prima.
Lei ridacchiò: “Ma io non sono gentile solo con te.”
“Sì, ma lo sei sempre stata, a prescindere da come ti trattassi o da come mi rivolgessi a te. E poi, cosa ti ha mostrato il Demiguise di tanto importante?”
Luna spostò il capo di lato e il nastro lilla del cappello fece capolino da dietro i suoi capelli. A Rolf ricordò moltissimo gli Snasi quando venivano scoperti con le mani nel sacco.
“Rolf… mi ha mostrato te.” disse di nuovo come se stesse ordinando un gelato da Florean a Diagon Alley.
 
Rolf pensò di non aver capito bene.
Di tutte le cose strane che Luna Lovegood gli avesse mai detto, questa era senz’ombra di dubbio una delle più incomprensibili.
Lei si alzò e avvicinò la sedia alla sua.
Ormai erano a meno di trenta centimetri di distanza, vicinanza che Rolf non si ricordava di aver avuto quasi con nessuno. Luna si tolse il cappello in modo che non fosse d’intralcio e, senza sfiorarlo, lo guardò negli occhi.
Lei aveva degli occhi bellissimi. Sembravano pronti a confessare ogni verità nel mondo, come se ne fossero a conoscenza solo loro.
Il cuore di Rolf sembrò sfarfallare per un qualche secondo, come se la vicinanza gli stesse provocando una leggera aritmia.
 
“Il Demiguise mi ha mostrato te, Rolf.” ripeté lei, come se stesse parlando a un bambino che non avesse capito la situazione. Se il momento fosse stato meno critico il giovane avrebbe potuto notare come, per la prima volta, i loro ruoli si fossero scambiati e sembrasse Luna quella che stesse parlandogli con condiscendenza e non viceversa.
“Ho capito che ti ha mostrato me, ma ancora non mi conoscevi. Perché avrebbe dovuto avere una visione di me da… far vedere a te?” ma le sue parole quasi sfumarono quando cominciò a comprendere il peso di quella rivelazione.
Il cuore di Rolf smise di sfarfallare e sembrò fermarsi, tanto che l’uomo pensò sarebbe morto sul colpo.
 
Senza fiato e insicuro se essere euforico, spaventato o arrabbiato, o tutte e tre le cose, Rolf commentò tentennante: “E-e tu mi avresti tollerato per tutto questo tempo, anche quando ti trattavo male, a causa di una visione di una creatura magica?” chiese incredulo.
Non riusciva a capacitarsi di quanto Luna fosse tranquilla, di quanto non fosse nemmeno lontanamente imbarazzata o spaventata.
“Rolf… non si trattava di una visione umana, con la possibilità di errore, ma di una visione di un Demiguise. Sarei stata molto sciocca se non avessi seguito ciò che il destino mi aveva portato a conoscere. Se non fosse stato per i Gorgosprizzi, se non fosse stato per tuo nonno, che aveva lasciato libero il Demiguise per quel bosco, forse ora non saremmo qui. Non mi sono fidata di una visione. Mi sono fidata degli avvenimenti. Mi sono fidata di te, della tua capacità di trovare la strada e arrivare da me.”
 
Rolf si alzò in piedi incredulo e arrabbiato. Arrabbiato con suo nonno, con sua nonna, con sé stesso. Arrabbiato con tutti, tranne che con Luna.
Lei, quella ragazza, quella dolcissima giovane lo aveva sopportato, era passata sopra a ogni sua parola sgarbata senza mai esserne infastidita, tutto per lui. Solo per lui.
Il sole era alto e illuminava tutto il giardino. All’orizzonte non compariva nemmeno una nuvola e la giornata sembrava essere una delle più belle della stagione.
Rolf si passò le mani sulla faccia, ancora senza parole. Il suo respiro era accelerato e il cuore non cessava di rimbombargli nelle orecchie.
Come aveva potuto trattarla da inferiore per così tanto tempo? Come aveva potuto anche solo pensare che fosse lei l’immatura tra loro?
Si accorse che Luna si fosse alzata dalla sedia solo quando la sentì prendergli le mani per spostarle dal suo viso e guardarlo di nuovo negli occhi.
Di nuovo, quel brivido ormai familiare gli attraversò entrambi gli arti per poi finire nel suo petto e riscaldargli il cuore. Il respiro non accennava a decelerare.
 
“Rolf, non voglio che tu mi compatisca. Non è la compassione che cerco. Non la cercavo da bambina negli altri dopo la morte di mia madre e non la cerco ora in te. Non la voglio, non mi serve. Se ho seguito ciò che mi è stato mostrato, l’ho fatto per mia scelta. Mia soltanto. E dei Gorgosprizzi, si intende.” disse tranquillamente sorridendogli.
 
“Quei maledetti Gorgosprizzi.” sospirò lui sempre più esasperato, incapace di dire altro.
Luna gli strinse le mani sorridendo: “Solo perché io ho potuto scegliere di seguire una strada, non obbligherei mai anche te a seguire la stessa. La vita è una, Rolf, devi essere capace di scegliere ciò che pensi sia più giusto.”
Il giovane si sentiva debole. Era tutto troppo grande. Non riusciva a pensare in modo razionale, e questo non gli era mai successo.
Luna era capace di fargli avere esperienze completamente nuove e che avrebbe preferito evitare, ma che al contempo sentiva necessarie perché nessuno era mai riuscito a fargliele provare.
 
“Sei la ragazza più frustrante che io abbia mai incontrato.” le disse, incapace di trattenersi: “Vorrei poter andarmene da qui e dimenticare tutto, tornare alla mia vita di un mese fa senza pensieri irrazionali, senza Gorgosprizzi o Prugne Dirigibili o quegli insopportabili Nargilli.”
Luna alzò un sopracciglio, ma di nuovo non lo interruppe.
“Ma so che da quando abbiamo cominciato a lavorare insieme, sorrido di più. Forse sono meno razionale e sono meno produttivo al lavoro, ma la giornata sembra cominciare sempre col piede giusto. Tutto ciò è irrazionale, irrazionale quanto lo è fidarsi di una persona che non conosci e che speri trovi la strada giusta per arrivare a te.”.
 
Durante tutti questi discorsi, nessuno dei due aveva lasciato le mani dell’altro e ormai erano vicinissimi, eppure entrambi sembravano a proprio agio.
 
“Un filosofo babbano** diceva che ‘la ragione è arrivata nel mondo in modo irrazionale’.” disse lei di nuovo con quella voce vellutata e con un sorriso dolce sulle labbra.
Rolf sbuffò, perché aveva sempre una risposta a tutto ciò che succedeva?
“Cosa ti ha mostrato esattamente il Demiguise?” chiese di nuovo, curioso di quel particolare.
Luna alzò le spalle: “Un giorno te lo dirò. Adesso ti spaventerebbe.”
Rolf scosse la testa. Ormai aveva capito che la loro relazione, dovunque sarebbe andata a finire, sarebbe stata continuamente frustrante per lui. Eppure, sentiva ogni tipo di emozioni tranne che la preoccupazione.
 
“Luna… io non sono ancora sicuro che funzionerà.” confessò Rolf.
Lei sorrise di nuovo: “Non importa Rolf, lo sono io.”
 
E finalmente Rolf Scamander si rese conto che Luna Lovegood fosse diventata la prima eccezione alla sua tacita regola di non cambiare mai idea sulle sue prime imprensioni.
 
*          *          *
L’abito bianco che aveva indossato Luna per il loro matrimonio era intarsiato di fili d’argento e gli aveva ricordato lontanamente quel vestito che aveva messo al Galà Internazionale dei Magizoologi, quella sera in cui era cambiato tutto.
 
Rolf sospettava che la scelta dell’abito fosse stata molto più che suggerita da Ginny Weasley, che l’uomo aveva scoperto fosse l’artefice di molti degli outfit che Luna aveva indossato le poche volte in cui si era vestita come il resto dei comuni mortali.
Erano anni, ormai, che lo stile della neo-consorte non lo infastidiva più, anzi, si svegliava ogni mattina chiedendosi cosa avrebbe indossato Luna per poterla riconoscere facilmente tra la folla e guardarla svolazzare nei più strampalati capi di vestiario.
 
L’abito da sposa, tuttavia, era stato finemente lavorato e le donava moltissimo. D’altronde Rolf aveva scoperto quanto fosse bella Luna già prima del Galà, che era stata una semplice riconferma, per quanto gli costasse ammetterlo.
 
Erano al centro della sala, circondati dagli invitati, e stavano ballando la loro prima danza – e l’ultima, sperava Rolf, al quale ballare era sempre sembrata una cosa inutile – da marito e moglie.
Da quel pomeriggio a casa di Luna erano passati quattro anni e ad ogni loro anniversario Rolf aveva chiesto alla sua futura moglie cosa le avesse mostrato il Demiguise, ormai tanto tempo prima.
Lei aveva sempre risposto che glielo avrebbe detto quando fosse arrivata l’ora.

Non erano passati più di sei mesi dall’ultimo anniversario, ma Rolf sentiva che quello potesse essere il momento giusto per la grande rivelazione.
“Luna…” cominciò mentre la stringeva a sé nel valzer che avevano appena cominciato.
Sua moglie era radiosa. Rolf non lo pensava solo perché fosse il giorno del loro matrimonio e lei fosse visibilmente felice. Durante i quattro anni della loro relazione era stata la sua luce, la sua guida in ogni momento. Era stata la luce dell’alba e lo scintillio delle stelle.
Anche quel giorno, quindi, era radiosa.

Rolf non ebbe bisogno di finire la domanda perché Luna capisse.
Col tempo si era instaurato tra loro questo tacito meccanismo di capire cosa l’altro pensasse senza doverlo esprimere ad alta voce.
Luna sorrise a suo marito, così elegante nel suo completo e con i capelli biondi quasi ordinati sulla testa.
“Sei sicuro? È tardi per tirarsi indietro.” disse alludendo al matrimonio.
Rolf le rivolse uno sguardo sardonico e rimase in attesa.
 
Luna ridacchiò e avvicinò la bocca al suo orecchio per sussurrargli ciò che il Demiguise le aveva mostrato tanti anni prima.
Tutti gli invitati pensarono che la scena fosse adorabile e sorrisero tra di loro già in adorazione per i neo-sposi.
Tra loro Kephaly e Gualius fecero una nuova scommessa sulla reazione che avrebbe avuto Rolf a qualunque cosa Luna gli stesse dicendo, i Potter e i Weasley sorridevano alla felicità dell’amica e Newt e Tina Scamander sedevano poco lontani, felici per il nipote e la dolce e buffa Luna.
Avrebbero tutti continuato a guardarli così, in silenziosa adorazione, se solo la voce disperata di Rolf non si fosse sentita per tutta la sala facendo ridere tutti gli osservatori.
“Ti prego, non dirmi che i bambini della visione erano gemelli!”
 
Fu allora che Rolf Scamander capì che le eccezioni alle sue tacite regole sarebbero state, purtroppo, ben più di una.
 

* J. K. Rowling, Harry Potter e i doni della morte, Adriano Salani Editore S.p.A., 2008 (cap. 20 “Xenophilius Lovegood”, pagina 367)

** Fiedrich Nietzsche


Note dell'Autrice:
Non salgo su EFP da troppo tempo per poter contare davvero quanto sia. In questi anni ho finito il liceo, ho cominciato l'università (e ormai sono a metà di una laurea magistrale a ciclo unico).
La scrittura è passata, in qualche modo, in secondo piano. è diventata seconda agli esami, agli affetti e in qualche modo ha compiuto il suo lavoro: mi ha aiutata a superare gli anni peggiori che io abbia mai vissuto.
Non posso dire di aver smesso di scrivere, questa storia è la prova che io non mi sia fermata, ma aggiornare il mio account EFP non è rimasta, purtroppo, tra le mie priorità.
Forse un giorno continuerò le long che avevo... spero davvero di riuscire!

Detto ciò, _ Freya Crescent _ col suo contest mi ha veramente spronata. Sono rientrata sul forum per caso e mi sono iscritta di getto.
Non credo che questa sia la storia più bella che io abbia mai scritto, ma mi sono divertita a buttarla su "carta".
Luna non è mai stata il mio personaggio preferito, essendo io più simile a Hermione, l'ho sempre trovata (un po' come Rolf) decisamente troppo irrazionale per i miei gusti.
Eppure ho voluto sfidare me stessa e provare a scrivere di un personaggio per me così astioso.
Ovviamente ho cercato di aggiungere più elementi possibili da "L'incantesimo del lago" (e ho ignorato il balletto di Tchaikowsky per il suo finale troppo tragico, sebbene lo ami anche più del film del 1994): il titolo viene dalla canzone "La voce dell'amore", l'animagus di Luna ha voluto ricordare, ovviamente, la trasformazione di Odette, la scena del lago è liberamente isprirata a quella del film d'animazione, l'odio di Rolf nei confronti di Luna è ispirato al comportamento di Derek a inizio film, mentre la frase di Luna "è solo la bellezza che conta?" è ovviamente ispirata alla domanda che fa Odette a Derek.

Non sono sicura che la storia abbia adempiuto alle richieste di Freya, ma spero sia stata almeno una buona lettura.
A presto, spero,

GiulyHermi96

 
   
 
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