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Autore: mikimac    25/06/2018    3 recensioni
Potrebbe sembrare impossibile, ma due anime gemelle riescono sempre a stare insieme, perché l'Universo non permette che ciò che è stato creato per essere unito sia diviso e incompleto.
Soulmate.
Genere: Angst, Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sebastian Moran, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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Se una notte d'inverno due viaggiatori Con l’estate, il sole e il caldo, torno a trovarvi con la minacciata long, che si svolge nell’universo alternativo Soulmate. Il rating verde forse è dovuto alle vacanze, che fanno bene al mio umore cosicché non maltratto troppo i nostri amati personaggi. Oppure l’ambientazione riesce a fare emergere il mio lato romantico sopprimendo quello perfido. Il racconto è completamente scritto. È composto da 12 capitoli, abbastanza corti, che verranno pubblicati giornalmente da oggi (lunedì 25 giugno) a venerdì 6 luglio.
La trama è vagamente ispirata al film del 1950 “Non voglio perderti” di Mitchell Leisen con Barbara Stanwyck e John Lund.

I personaggi non mi appartengono. Questo racconto non ha scopo di lucro. Se dovesse ricordarne altri, mi dispiacerebbe moltissimo e mi scuso in anticipo, ma sarebbe assolutamente involontario.

Buona lettura.





L’inverno era particolarmente mite. Le giornate inglesi erano fredde, ma la neve non aveva ancora bussato alle porte dell’isola, lasciando spazio al sole e alla nebbia. Da qualche giorno era iniziato dicembre, che avrebbe traghettato l’umanità dal vecchio al nuovo anno. L’allegria e la frenesia erano le compagne inseparabili dell’ultimo mese dell’anno. Le feste imminenti e la speranza che l’anno nuovo portasse novità e cambiamenti costringevano le persone a mostrare un ottimo umore, che a volte era solo di facciata. Le tradizioni imposte dalla società, legate al periodo festivo e imprescindibili per la buona riuscita dei festeggiamenti, imponevano di aggiungere altre attività a quelle già pressanti della normale vita quotidiana. L’atmosfera allegra permeava anche il vagone del treno, che stava correndo verso Londra, avvolto dalle ombre della sera.
La carrozza era piena, perché il weekend soleggiato aveva invitato chi abitava nelle località limitrofe a visitare la capitale, sia per ammirarne le sfavillanti decorazioni sia per invaderne i numerosi e variopinti negozi, in cerca dei regali perfetti da mettere sotto l’albero di Natale.
I due giovani uomini occupavano dei posti alla fine della carrozza. Si assomigliavano moltissimo, tanto da sembrare quasi fratelli gemelli. Coetanei, erano entrambi non molto alti, ma ben proporzionati. Entrambi biondi, con lo stesso taglio corto di capelli. Entrambi con gli occhi azzurri. Avevano persino il medesimo nome di battesimo. Indossavano abiti sportivi e non molto costosi. Le loro voci si perdevano nel chiacchiericcio della vettura, che correva incontro al proprio destino.


Se una notte d’inverno due viaggiatori


I due uomini avevano prestato servizio nell’esercito insieme ed erano diventati amici. Si erano conosciuti durante un corso di addestramento speciale, riservato alle truppe militari di stanza all’estero, in zona di guerra. Si erano trovati subito in sintonia e molti loro commilitoni avevano scherzato sul fatto che i due uomini fossero fratelli gemelli separati alla nascita. Dopo il corso, le loro strade si erano divise perché erano stati assegnanti a reggimenti diversi, ma si erano presto riunite in quell’inferno caldo chiamato Afghanistan. I due giovani uomini erano rimasti gravemente feriti durante la stessa missione, perciò erano stati congedati dall’esercito con tutti gli onori.
John Watson e John Rowling stavano andando a Londra non per le luminarie o per i negozi, ma per iniziare una nuova vita. John Watson era stato assunto in un piccolo centro medico come dottore generico, mentre John Rowling si doveva sposare. I due giovani uomini ridevano e scherzavano, parlando di commilitoni e parenti.
John Rowling giocherellava inconsciamente con un anello d’argento, che portava all’anulare sinistro. Lo sguardo dell’amico cadde su quel movimento e lo osservò per qualche secondo, prima di inclinare la testa e sussurrare: “Sembra molto pesante.”
Rowling aggrottò la fronte, confuso dall’affermazione dell’altro: “Di che cosa stai parlando?”
Watson indicò la piccola fede con un dito: “L’anello di fidanzamento. Lo stai rigirando fra le dita da quando siamo partiti. È così fastidioso?”
Rowling appoggiò i gomiti sui braccioli della poltroncina, intrecciando le dita sullo stomaco e guardando fuori dal finestrino. Il buio gli impediva di vedere il paesaggio, che scorreva rapido di fianco al treno, ma gli era difficile sostenere lo sguardo dell’amico. Non voleva leggervi pietà o compassione.
“Ti ricordi che io non ho incontrato la mia anima gemella e che non ho nemmeno un anello di fidanzamento al dito, vero?” Mormorò Watson comprensivo, come se avesse letto nella mente dell’altro.
Con un sorriso sbilenco, Rowling tornò a voltarsi verso l’amico: “In una società in cui, se non mostri il simbolo del legame con la tua anima gemella, tutti ti guardano come se fossi un essere inferiore, tu hai sempre l’aria di chi non saprebbe che cosa farsene.”
“In realtà, ben il 36% della popolazione mondiale non incontra la propria anima gemella, durante la propria esistenza. Come vedi, siamo in buona compagnia. Se il destino ha deciso in questo modo, chi sono io per lamentarmene? La mia vita è comunque completa. Sono utile alla società perché ho un lavoro. Ho degli amici. Un giorno potrei incontrare qualcun altro, che non abbia trovato la propria anima gemella, e innamorarmi di lui o lei. Non sarebbe la stessa cosa, certo, ma chi assicura che il legame sia meglio? Ci sono coppie formate da anime gemelle che vivono l’inferno, mentre altre che, pur non avendo questo tipo di rapporto, trascorrono un’esistenza in armoniosa felicità. La perfezione della vita in coppia con l’anima gemella è solo un mito.”
“Tu avrai anche ragione, Watson, ma sai che sei uno dei pochi a pensarla così. E tutti ti direbbero che lo credi solo perché non hai incontrato la tua dolce metà. Inoltre, tu sei un medico e hai un futuro, malgrado l’esercito ti abbia congedato. Io ero un artificiere. Dove vuoi che riesca a trovare un lavoro?”
“Ciò non toglie che si veda benissimo che vorresti toglierti quel peso dal dito e buttarlo fuori dal finestrino.”
Rowling sospirò. Non poteva negarlo. Sapeva quanto fosse evidente che non avrebbe mai voluto portare quell’anello. E non solo perché era un segno palese della morte della sorella: “Non posso fare altrimenti. Se non accettassi di prendere il posto di Kathy, Moran toglierebbe ogni sostegno economico alla mia famiglia. Se fosse solo per Trent, non esiterei un solo istante a mandarli tutti al diavolo, ma mia madre e i gemelli non meritano di soffrire solo perché il mio caro patrigno è una carogna e un fallito.”
Watson scosse la testa: “Non capirò mai perché sia stata mantenuta questa usanza medievale. Nei tempi antichi poteva avere un senso. Costringere un altro membro della famiglia a sposare il compagno dell’anima gemella, che era morta, serviva a mantenere le alleanze raggiunte tramite il primo matrimonio. Ora non serve più a nulla. Però, solo perché Moran è ricco e potente, pretende di continuare a presentarsi in pubblico con un’anima gemella, anche se tua sorella è morta.”
“Lo sai. Ne va del suo prestigio. Presentarsi in pubblico senza la sua anima gemella sarebbe uno smacco incalcolabile alla sua immagine. Proprio perché è così potente, lui non ha solo una anima gemella, ma ben due. Certo, il legame con la seconda è molto minore, ma lui rimane pur sempre un essere completo, non qualcuno con un cuore e un’anima a metà. Lui è perfetto, non è difettoso come me o te, che vediamo e vedremo per sempre il mondo in bianco e nero, completamente privo di colori,” la voce di Rowling era diventata sempre più furiosa, man mano che continuava a parlare. Il respiro era affannato, come se lottasse contro l’istinto di mettersi a urlare. Watson allungò una mano, per coprire quelle di Rowling, che le stringeva in modo convulso: “Sono sicuro che andrà tutto bene. Vedrai che questo Moran sarà un uomo comprensivo. Nel contratto che avete firmato, sei obbligato alla fedeltà coniugale, ma non ad assolverne gli obblighi. Quando la tua famiglia avrà raggiunto una sicura stabilità economica, potrai divorziare e farti una vita tua. Potresti persino incontrare la tua anima gemella.”
Rowling inspirò un paio di volte, per calmarsi. Sorrise imbarazzato all’amico: “Scusa per lo sfogo…”
“Non devi dirlo nemmeno per scherzo. A che cosa servono gli amici?”
“Grazie… per tutto… non sai quante volte ho sperato che tu fossi la mia anima gemella. È un vero peccato che siamo solo amici.”
“Migliori amici, però. Sai che io ci sarò sempre. Anche quando tu sarai un ricco bastardo sposato e annoiato, io ti porgerò sempre una spalla su cui piangere,” ridacchiò Watson, con un ghigno sardonico.
“Se ci sarà qualcuno che piangerà, quello sarai tu! Io avrò una bella casa lussuosa e tu abiterai in un piccolo monolocale alla periferia di Londra, che sarà grande come il mio bagno personale. Vorrà dire che qualche volta ti inviterò a cena, per farti vedere come sia la vera vita,” ribatté l’altro con un sorriso sarcastico.
“E sia! Io ti concederò persino di pagare il conto. Tanto i soldi saranno di tuo marito…”
Il silenzio calò fra i due uomini. Rowling aveva ripreso a giocherellare con l’anello, immerso nei propri pensieri. Watson gli concesse un momento tutto per sé. Sapeva che l’amico aveva molto su cui riflettere e che la decisione presa avrebbe influenzato la sua vita futura in modo profondo.
“E se, dopo il matrimonio, io incontrassi la mia anima gemella? Non potrei stare con lei… saremmo due essere infelici…” mormorò infine, a voce così bassa che Watson fece fatica a sentirlo.
“Se dovesse accadere, saprete che cosa fare. Lo deciderete insieme,” Watson rassicurò Rowling.
Con un gesto improvviso, Rowling si tolse l’anello e lo porse a Watson: “Mettitelo.”
“Perché?” Domandò l’altro stupito.
“Giusto per vedere come ti stia e per sapere se lo senti così… alieno… anche tu.”
“Non sarà mai la stessa cosa, JR. Per me non rappresenta nulla. Non è il mio anello di fidanzamento. Fortunatamente, o forse no, Harry non si è legata e sposata con qualcuno così ricco da pretendere che io prendessi il suo posto, quando hanno divorziato,” ribatté Watson, sconcertato.
“Fammi questo favore, JW. Voglio vedere quell’anello indosso a qualcun altro. Forse mi convincerò che sposare quell’uomo sia giusto.”
Con un sospiro, Watson prese l’anello, se lo infilò e allungò la mano verso l’amico, in modo che potesse ammirare come apparisse il gioiello che gli procurava tanti pensieri. Trascorsero alcuni secondi, prima che Rowling dicesse qualcosa: “Visto su di te, sembra innocuo. Un ornamento semplice e quasi bello, da vedere. Quando lo indosso io, invece, lo sento opprimente, soffocante.”
Prima che Watson potesse replicare, un pianto disperato sovrastò l’allegro chiacchiericcio della carrozza, che si spense immediatamente. La voce di una donna, preoccupata e allarmata, era l’unico altro suono che si udisse: “Mark! Che cosa hai fatto! Ti avevo detto di non saltare sul sedile! Oddio, quanto sangue…”
John Watson si alzò dal proprio posto, prendendo la borsa da medico dalla rastrelliera e andando verso la fonte del pianto convulso. Un bambino moro, che doveva avere cinque o sei anni, era seduto sul pavimento della carrozza e aveva il viso inondato di sangue. La presenza di una macchia di sangue sul bordo del tavolino, posto fra i sedili, evidenziava come il bambino fosse caduto dalla poltroncina, battendo la fronte.
“Mi scusi, signora, mi chiamo John Watson e sono un medico. Posso aiutarla?”
La giovane donna, con i capelli corvini e profondi occhi neri, rivolse un sorriso grato al medico: “La ringrazio molto, dottore. Non ho nulla per fermare il sangue.”
John si accucciò di fianco al bambino, prendendolo sotto le ascelle e mettendolo a sedere su uno dei sedili. Sollevò il mento del piccolo delicatamente e studiò il taglio presente sulla fronte: “Oh, non sembra nulla di grave. Ora lo disinfetto, ma direi che non sia profondo. Questo genere di tagli sanguina molto, ma, generalmente, non causa problemi di altro genere. Come ti chiami, ometto?”
Il bimbo tirò su con il naso e singhiozzò la propria risposta: “Mark.”
Il medico si infilò un paio di guanti monouso e prese del disinfettante e alcune garze dalla propria borsa: “Che bel nome. Scommetto che sei molto coraggioso, vero Mark?”
“Mi farai male?”
“Forse brucerà un pochino, ma, se starai fermo, faremo in fretta e sarà come se non fosse successo nulla.”
Il bambino chiuse la bocca, ma le labbra tremavano leggermente. La madre si era seduta accanto a lui e gli teneva una manina fra le sue, mentre John procedeva a disinfettare il taglio: “Sei proprio bravo. Non ti rimarrà nemmeno la cicatrice. Ora mettiamo un paio di cerottini e guarirai prestissimo. Hai sentito male?”
Il bambino gonfiò il petto e sorrise: “No. Io sono coraggioso.”
“Ecco fatto. Ora fai a modo e obbedisci alla mamma.”
“Grazie di tutto, dottore. – sorrise la giovane donna – È stato veramente gentile.”
“Dovere, signora,” Watson ricambiò il sorriso.
“Auguri per il suo matrimonio. Merita tanta felicità,” aggiunse la donna, con calore.
“Come?” Domandò John, interdetto.
La donna indicò la piccola fede ad dito del medico: “L’anello di fidanzamento.”
Il dottore si guardò la mano e fece una smorfia: “Ah, questo. Non…” la frase rimase a metà. Un fragore violento e urla di terrore furono gli ultimi suoni che John Watson udì, mentre veniva sollevato e gettato lungo la corsia centrale della carrozza, volando come se fosse stato una foglia trasportata da un vento dispettoso.
E poi tutto fu buio e silenzio.


Angolo dell’autrice

Il primo capitolo si chiude qui. Spero di avervi incuriosito e che sarete ancora qui, domani, per il secondo capitolo. Non fatevi spaventare dal termine angst. Questa è una commedia, non una tragedia, anche se non mancherà un po’ di dramma.

Intanto, grazie a chi sia arrivato fino a qui e a chi voglia lasciare qualche riga di commento.

A domani.

Ciao!

   
 
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