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Autore: reesejordan    26/06/2018    11 recensioni
Oscar è partita per la Normandia senza André. Vuole dimenticare le sue delusioni causate da un amore respinto e un'amicizia perduta. André, invece, non può starle lontano. Certe abitudini sono dure a morire.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Correvo sulla spiaggia. Il vento in faccia e sul petto. I capelli mossi e il cuore che batte. Mi dicevi

- Vieni a prendermi.

E così cercavo di fare, ma eri più veloce, da sempre agile e svelta. Sgusciavi via a piedi scalzi. Una volta stavo per prenderti, ma sei scappata. Mi è rimasto in mano un lembo della tua camicia.

- Sono più forte, anche se non sono un maschio. 

- Mi dispiace per la camicia.

- Non m'importa della camicia. L'importante è che ti abbia stracciato.

Ridevi soddisfatta. Non ti ho mai vista come un maschio e per me non lo sarai mai. Scrollavo la testa e mi avvicinavo a te. Mi cercavi, mi volevi von te. Camminavamo stanchi, felici, sorreggendoci l'un l'altra. Eri il mio mondo ed io ero il tuo. 

Ho fatto crollare quel mondo, l'ho distrutto in mille pezzi. Ho strappato un'altra camicia e con quella ho stracciato anche il tuo cuore, il mio. 

Hai deciso di vivere come un uomo.  Solo perché lui non ti vuole. Non ti ha mai voluta. Non come donna almeno, non come ti voglio io.

Ti ho detto che sei e sarai per sempre una donna, soprattutto ai miei occhi. Al mio occhio rimasto. Sto perdendo la vista, ma quella sera ho perso la ragione. 

Ti sei arrabbiata. Era un grave affronto il mio. Come ho potuto farti dubitare, vacillare sul fatto che tu non sia un uomo? Ci ha pensato Fersen per anni a farti combattere una battaglia dentro il tuo animo, dentro il tuo cuore. Anch'io combattevo, in disparte. Una battaglia di vane speranze. Ti guardavo da vicino, ma tenevo il mio amore nascosto lontano da te, perché non volevo che un giorno finisse quello che avevamo creato nella nosta complicità. Mi accontentavo di starti vicino. Sapevo che lo amavi. Sapevo che non poteva amarti. Non sapevi che ti amassi.

Un vento di follia mi ha colpito in pieno. E allora ti ho fatto vedere il peggio di me. La mia amicizia finta. Il mio amore represso. Io avrei voluto che mi chiamassi amore, ma dopo quello che ho fatto non merito nemmeno di essere chiamato amico. Ti ho presa per i polsi stringendo forte la tua carne. Ti ho avvicinata e ho premuto le mie labbra sulle tue. Quante volte avrei voluto assaporarle, ma non così. È stato un attimo. E poi ti ho spinta, ho fatto indietreggiare il tuo corpo esile, prendendoti alla sprovvista e ti ho buttata giù su quel letto come il pazzo che sono diventato quando mi hai abbandonato. 

Avrei voluto essere nei tuoi sogni, in ogni tuo pensiero, in ogni tuo battito, nella tua anima. Con amore. Adesso lo sono. Con dolore. Sono nei tuoi incubi da scacciare via, nei tuoi battiti rapidi, nei tuoi occhi impauriti, nell'anima di una donna che, inerme, aspettava di essere maltrattata, ferita dall'amico di cui si fidava. Negli anni sono diventato più forte di te. E te l'ho mostrato con forza. Avrei voluto mostrarti la forza del mio amore. Ho sbagliato tutto. Ti ho mostrato la mia debolezza. Non so se posso chiamarmi un uomo. Un uomo non costringe una donna ad amarlo come ho tentato di fare. Un uomo ama, rispetta un donna. Non le strappa i vestiti di dosso, non la fa piangere in quel modo. Ho un cuore nel petto, ma non so più a cosa serva. Mi hai ferito. Ti ho ferita.

- Non ce l'ho con te.

Non ti credo, ma voglio lo stesso il tuo perdono, anche se non so perdonarmi. Non mi hai guardato quando me l'hai detto. Nello stesso modo in cui non mi hai guardato quando mi hai ridato la libertà, quella che non ti ho chiesto, quella che non voglio.

- Preferisco dimenticare.

Cosa vuoi dimenticare? Me? Il mio corpo sopra il tuo? Lui? Il suo rifiuto? Te stessa? Il tuo orgoglio ferito? Il tuo cuore spezzato? Prima da lui, poi da me. Io non posso dimenticare le tue parole. Non hai bisogno di me. Mi sento vivo solo se sto con te. Non posso dimenticare i miei gesti disperati, di cui mi vergogno. Non posso dimenticare il sapore delle tue labbra, di cui mi nutro.

Te ne sai andata in Normandia, lontana da me, senza di me. Voglio stare con te. Voglio vivere per te. Non ho fatto altro per tutta la vita. Non voglio fare altro. Senza di te mi manca il respiro. Non hai bisogno di me. Ma io ho bisogno di te.  Ti ho urlato in faccia la rabbia del mio amore. Avrei dovuto solo sussurrarti la verità del mio cuore. Ti ho chiesto scusa, anche se non ci sono scusanti per il mio comportamento. 

Vedo la villa in lontananza. Mi preparo a scontrarmi con te. Ti ho disobbedito e non ne sarai entusiasta. Sulla spiaggia vedo una figura. Anche se il mio occhio è stanco, ti riconosco immediatamente. Il tuo mantello, la tua andatura. Sprono Alexander per raggiungerti. Cerco di mantenere la calma, ma sono agitato dentro, anche se non lo faccio vedere. Rallento, mi fermo, scendo da cavallo e mi giro a guardarti.

Cammino sulla spiaggia. Il vento in faccia e sul petto. I capelli mossi e il cuore che batte. Mi dico

- Vengo a prenderti.
   
 
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