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Autore: maddybettucci    26/06/2018    1 recensioni
Sherlolly ambientata in "Uno scandalo in Belgravia" (2x01), la sera di Natale
Al caro Sherlock
Con amore Molly xxx
E se, quel Natale, il messaggio di Irene Adler non fosse mai arrivato?
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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SCARLATTO
Al caro Sherlock
Con amore Molly xxx


Sherlock capì di aver oltrepassato il limite.

Guardando con stupore quelle poche parole scritte in rosso, si sentì malissimo, come se qualcuno gli avesse tirato in pieno petto una violenta coltellata. Realizzò subito il tremendo sbaglio che aveva commesso, e per forse la prima volta in vita sua si accorse che agire come una macchina aveva anche i sui lati negativi.
Non trovò né perfezione né nettezza in quello che aveva appena detto e fatto, bensì freddezza e crudeltà, verso una persona, una ragazza, che era sempre stata al suo fianco, speranzosa di farsi notare da colui che lei considerava un Dio.

“Dici sempre cose così orribili…Sempre…SEMPRE…”

Sherlock vedeva che questa volta, diversamente da tutte le altre in cui l’aveva trattata male, l’aveva davvero ferita. Stava lì, in piedi, con gli occhi già colmi di lacrime brucianti, che aspettavano solo di cadere sulle guance rosine.
Si girò per andarsene, ma poi, pentendosi ancor di più, si voltò nuovamente verso Molly.

“Mi spiace… perdonami…”

Sherlock si avvicinò un po’, con l’intenzione di rincuorare almeno un po’ la ragazza, e di rimediare alla pugnalata che le aveva inflitto. Si avvicino ancora un poco, incerto su cosa fare, non osando guardare negli occhi la sua amica (o qualcosa di più?). Lo sguardo gli si posò sulle labbra di lei, che poco prima aveva brutalmente sminuito, mentre ora non sembravano poi così insignificanti, dipinte di rosso. Scarlatto.

“Buon Natale, Molly Hooper”

disse dolcemente, tendendosi verso di lei.
All’inizio, senza pensare, voleva posarsi su quella macchia scarlatta. Così morbida, calda, VIVA.
Poi la mente prese il sopravvento, e deviò la traiettoria fino ad atterrarle sulla guancia.
 
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Fuori era buio, e la Signora Hudson stava precariamente scendendo le scale verso la cucina, con i flutes che tintinnavano sul vassoio d’argento.
John se ne era già andato con quella ragazza, la sua nuova fidanzata, di cui non ricordava ancora il nome.

Tipico di Sherlock.

Egli ricordava solo le cose che erano importanti, e il suo hard disc portatile (la sua mente) aveva spazio solo per informazioni utili e rilevanti. Era riuscito a memorizzare subito solo pochi nomi, pochissimi a dire il vero, solo quelli di chi contava davvero.
Come John Amish Watson, o Martha Louise Sissons, sposata Hudson.
O Molly Hooper.

Con quell’atteggiamento remissivo, lo aveva colpito fin da subito. Una mente brillante, come quella della ragazza, era sprecata nelle catene che si era autoimposta. Sprecata davvero.
Quel suo essere servizievole fino all’estremo poi, lo aveva intrigato. Sherlock amava sentirsi superiore ed in qualche modo diverso, e Molly riusciva sempre a trattarlo come se fosse speciale, come se per lei lui fosse importante, un re, un Dio. Come se contasse veramente qualcosa e non fosse solo una fabbrica di informazioni e deduzioni.

Sherlock sentiva da sopra Lestrade e Molly che si salutavano sulla soglia, e si auguravano buon Natale.

“Ok, allora ciao Molly…è stata una bella serata. Vuoi prenderlo tu questo taxi?”

“No no vai pure…hai bisogno di riposo per raggiungere tua moglie domani…”

“Grazie mille allora. Buon Natale e Buon Anno, in caso non ci rivedessimo!”

“Anche a te!”

Udì Lestrade che usciva dalla porta, e cominciava a camminare nella neve ormai quasi del tutto sciolta. Udì il taxi allontanarsi slittando sul bagnato. Udì la signora Hudson che, canticchiando, si accingeva a lavare piatti, stoviglie e bicchieri.

“Signora Hudson, vado anch’io…Buon Natale e Buon Anno allora…”

“Buonanotte cara, e auguri anche a te! Fai attenzione, mi raccomando!”

disse la padrona di casa gridando dalla cucina. Sherlock sentì i tacchetti di lei avviarsi verso la porta, e li immaginò svelti che camminavano nella fanghiglia nevosa, rossi. Scarlatti.

SCARLATTO.

Si precipitò rumorosamente giù dalle scale, scendendo i gradini a tre a tre, quasi cadendo. Si affacciò all’ultima rampa, e vide, illuminata dalle luci della strada, la silhouette della ragazza avvolta in quell’abitino nero.
Non l’aveva mai vista così. O forse non l’aveva mai veramente guardata.
Quando lei si girò verso la fonte del rumore, scuotendo i lunghi capelli castani, Sherlock partì.

Corse velocissimo, schizzò fuori dalla porta più veloce di un proiettile, talmente veloce che, quando l’aveva quasi raggiunta, vicino al taxi, scivolò e cadde in avanti sulla neve.
Nella caduta, aveva afferrato, nella speranza di reggersi, il vestito di Molly, che non si strappò, ma trascinò anche lei nel bagnato, facendola cadere all’indietro.
Senza dire una parola, mentre Molly lanciava un gridolino spaventato, la strinse e la baciò.

Fu un bacio vero, puro, sincero. All’inizio la ragazza era restia, forse per la sorpresa. Ma poi si abbandonò anche lei, e diventò passionale, decisa, quasi affamata. Lo strinse più stretto a sé, e Sherlock fece lo stesso.

Lì per terra, sotto la pioggerellina inglese, nel bagnato, con il tassista che suonava il clacson, si sentiva l’uomo più felice del mondo.
   
 
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