Videogiochi > Jeff The Killer
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Autore: AntiFantasy    27/06/2018    0 recensioni
Di nuovo in fuga, ferito stavolta, Jeff si ritrova a riflettere sull'inutilità di una vita passata al servizio di una "bestia" come quella che soggioga la sua mente, quella che lo obbliga a uccidere. Vale la pena di continuare a respirare, quando ormai la tua esistenza è un girone d'inferno?
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Li sentiva, sempre più vicini. 
Poteva immaginare la loro paura, la loro eccitazione, lo schioccare furioso delle fauci dei cani. 
Doveva fermarsi, non poteva proseguire oltre. La sua  coscia sinistra non finiva di sanguinare e pulsante,  lacerata dal morso di uno dei pastori tedeschi che gli avevano lanciato contro. 
Basta, basta, basta. Non voleva vivere così. Non voleva essere quello. Ma lei, la bestia, lei non si placava se non con il sangue. Aveva provato a fermarsi, ci aveva provato per anni senza il minimo risultato. Non poteva fermarsi. 
Si appoggiò stremato al tronco di un albero, una grossa quercia, crollando a terra senza nemmeno opporre resistenza alla stanchezza delle sue ginocchia distrutte dalle troppe corse.
 Basta, basta, basta. 
Ancora il sangue non si fermava. Le forze lo stavano abbandonando sempre di più ogni istante che passava, eppure per Jeff era come se il dolore semplicemente non ci fosse. 
Basta, basta, basta. 
Udì una serie di latrati, seguiti dalle urla di un uomo. 
Eccoli. I suoi becchini che venivano a prenderlo. 
Non voleva morire, non ancora, non così. Si appiattì contro la quercia, smettendo addirittura di respirare, attendendo che fossero passati oltre. 
Doveva essere felice, eccitato, sollevato almeno, nel vedere la minaccia che sfumava nel folto del bosco, ma proprio non ci riuscì. 
La «bestia» sussurrò qualcosa alla sua fragile mente, devastandola più di quanto già non fosse. Era vicina a spezzarsi, ormai. 
«Alzati»
No…
«Alzati»
No!
«Devi farlo»
No… 
«Fallo… Alzati…»
“No” mormorò il ragazzo. 
Perché non riusciva a tenerla zitta? Perché le aveva permesso di fargli tutto questo? Perché doveva avere il controllo della sua esistenza, perché doveva trasformarla in quel girone infernale da cui Jeff non poteva sottrarsi? 
Non poteva… o forse invece si… 
Si alzò, esitante, aggrappandosi all’albero. 
Sfiorò la corteccia con le dita candide, tremanti, e la trovò bollente in confronto al freddo che gli stringeva il corpo nella sua morsa; poi trattenne un singulto mentre zoppicava nella direzione opposta a quella dove prima correva. 
Il sangue appena fermatosi aveva ripreso a colare copiosamente. 
Ma Jeff sapeva che presto tutto quanto sarebbe finito. 
Un solo agente si parò di fronte a lui, a soli quattro o forse cinque metri dal ragazzo. 
“Metti le mani bene in vista!” urlò l’uomo. 
Jeff fece un passo in avanti, incerto nella sua dolorosa andatura. 
L’altro gli puntò contro la pistola, in preda ad un incerto nervosismo.
Jeff annuì in assenso. “Lo faccia…”
“Cosa?” chiese sorpreso il poliziotto, continuando a puntarlo, un vago sospetto impresso nella sua mente.
“Lo faccia” ripeté lui, tentando un altro passo in avanti. 
«No!» ringhiò rabbiosa la bestia nella sua testa. 
Non riuscì a fermarlo, stavolta. La aveva sconfitta. 
“Indietro!” intimò l’agente. 
“Lo faccia!” 
E lui lo fece. 
Sei colpì partirono dalla pistola, raggiungendo quel corpo che non apparteneva più al ragazzo dai capelli neri come la notte intorno a loro. 
Cadde, quel corpo, come potrebbe cadere un vaso prima di frantumarsi, senza un lamento. 
Basta, basta, basta.
   
 
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