Sotto
di lui c’era solo una distesa bianca e verde,
i pini e gli abeti erano coperti da uno strato bianco rendendo tutto
così
silenzioso e calmo. L’inverno era come una coperta sul regno.
La
brina ricopriva le loro pellicce e le scaglie
delle creature che cavalcavano, il viaggio era ancora lungo e i draghi
seppur
creature magnifiche erano stanchi di volare. Le ali del suo drago
battevano
lentamente creando un vento freddo che lo raggiungeva nonostante la
spessa
pelliccia che indossava.
Jungkook
si guardò in giro, cercando con lo sguardo
i suoi compagni che volavano intorno a lui, avevano gli occhi attenti a
catturare qualsiasi movimento sotto di loro. Diede un piccolo colpo al
fianco
dell’animale con il tacco dello stivale, facendo si che
perdessero quota,
stavano volando basso.
L’umidità
gli bagnò il viso, facendolo sorridere.
Avrebbero
continuato a viaggiare finché non avessero
trovato il loro obiettivo. Era la loro missione, datagli dal loro re,
cercare
uno stregone e ucciderlo. Tuttavia quest’ultimo era sfuggito
al piccolo gruppo
più e più volte. Non era solo uno stregone, era
più potente degli altri,
controllava uno dei gruppi di maghi più numerosi del regno.
Si diceva che
potesse controllare gli elementi, si mormorava che avesse poteri
infiniti e inimmaginabili.
Il
loro re lo voleva morto, insieme ad ogni stregone
del regno, non voleva alcun ostacolo durante il suo dominio. Jungkook
fin da
bambino aveva visto cose terribili, roghi e impiccagioni solo per il
desiderio
del re.
Il
castano voleva solo trovarlo, tornare a casa.
Senza insanguinarsi ulteriormente le mani.
Jungkook
ricordava quel giorno sulle montagne come
se stesse accadendo in quel momento, sentiva ancora la paura e il gusto
della
bile sulle labbra pallide.
***
“Dov’è!?”
urlò il suo capitano, Min Yoongi,
strattonando l’uomo. Lo stregone non aveva aperto bocca, si
era lasciato
trascinare nella neve fino al centro del villaggio, gli occhi
trasparenti fissi
sul manto candido.
Avevano
trovato l’accampamento dopo essersi
imbattuti in una tempesta di neve, gli stregoni erano riusciti a
fuggire,
tranne lui. Si sentiva ancora la magia sfrigolare nell’aria,
come se qualcosa
aleggiasse sulle case. Dovevano essere fuggiti senza preavviso,
c’erano ancora
segni di vita e Jungkook si chiese come avessero affrontato quella
terribile
tempesta cui nemmeno i draghi potevano far fronte.
Jungkook
aveva freddo, non voleva assistere
all’interrogatorio, si guardava la punta degli stivali
cercando di ignorare la
neve che gli bagnava i piedi. Pregava silenziosamente che Yoongi
facesse presto
così da poter tornare all’accampamento.
“Non
te lo chiederò un’altra volta.
Dov’è il
vostro…. capo?” L’uomo non disse nulla,
abbassò la testa, rassegnandosi al suo
destino. Il tono di Yoongi era gelido, autoritario, chiunque aveva
paura. Non
lo stregone. Il cacciatore si chiedeva come un tale bonaccione come
Yoongi
facesse a trasformarsi in quel modo sul campo aperto.
“Jungkook.”
Il castano, al suono del suo nome, alzò
lo sguardo confuso, guardando il suo capitano, attendendo ordini.
“Uccidilo.”
I
suoi occhi si spalancarono, il sangue si congelò
nelle sue vene.
“Yoongi,
è la sua terza missione non pens-”
“No.
È stata una sua scelta venire, sapeva cosa
avrebbe dovuto fare, è il suo lavoro.”
Namjoon
lo guardò dispiaciuto, Jungkook non poteva
indietreggiare, scappare via. Fece un respiro profondo e
tirò fuori una freccia
dalla faretra, Taehyung avanzò davanti a lui, appoggiando le
sue mani su quelle
congelate di Jungkook. Faceva male a tenere in mano l’arco.
“Non
sei obbligato.”
“Sì
lo è.” Jungkook guardò gli occhi grigi
di
Yoongi, che lo scrutavano pieni di aspettative. La sua prima vittima.
Tese la
corda, prese la mira. La saliva gli si bloccò nella gola
appena incontrò gli
occhi trasparenti dell’uomo. Non imploravano
pietà, erano calmi come il mare in
assenza di vento. Se avesse dubitato lo avrebbe fatto soffrire e
nonostante
dovesse farlo, era il suo compito dopotutto, non voleva che fosse
doloroso.
La
freccia colpì il centro del suo petto, il suo
cuore, in un sibilo. L’uomo cadde a terra con un tonfo,
morendo in silenzio
come la neve che aveva iniziato a cadere, quella neve ora sporca di
sangue.
Gli
occhi di Jungkook non riuscivano a staccarsi dal
cadavere, stava tremando. Fece cadere l’arco e un forte
conato di vomito lo
fece piegare su se stesso. Affondò le ginocchia nel suolo
ghiacciato tenendosi
una mano sul petto.
Taehyung
fu subito da lui con una mano sulla sua
schiena, ma lui si spostò per alzarsi. Si pulì le
labbra con il dorso della
mano prima di raccogliere la sua arma e allontanarsi.
Il
suo capitano guardò il cielo e annuì, sentendo
l’aria caricarsi di magia all’improvviso. Ogni
volta che uno stregone moriva la
terra reagiva, si erano viste inondazioni e terremoti improvvisi,
quello che
stavano facendo era tremendamente sbagliato.
Le
parole di Yoongi tagliarono l’aria come una lama,
ordini sussurrati che rimasero incisi nel vento.
“Bruciate
tutto.”
Come
dimenticarlo? Gli
sarebbe rimasto impresso per sempre. Avrebbe ucciso ancora, ma
quell’uomo, i
suoi occhi vitrei, li avrebbe ricordati per sempre.
“Ci
accampiamo qui!” Vide i draghi abbassarsi verso
una radura. Jungkook seguì i suoi compagni, scendendo a
terra una volta
atterrati. Scrutarono la radura sgombra da alberi, tuttavia riparata.
“Taehyung
e io monteremo le tende. Tu e Namjoon
andate a cercare della legna.”
Obbedienti
i due scomparvero nel bosco, silenziosi.
Il freddo pungente aveva fatto arrossare il viso di Jungkook, che aveva
sprofondato il naso nella sua morbida pelliccia.
“Kook-ah?”
Lui si girò a guardare Namjoon.
Camminavano l’uno accanto all’altro, guardando il
suolo in cerca di legna. “Da
quanto non dormi?”
Jungkook
rise leggermente, alzando le spalle.
“Non
lo so Hyung, non riesco a dormire in volo.” Il
suo compagno ridacchiò, piegandosi a raccogliere dei rami.
“Dovresti
farlo, approfittane sta notte, sono giorni
che voliamo.” Il cacciatore annuì, tirando fuori
la spada per ricavare della
legna da un albero.
Quando
tornarono all’accampamento con le braccia
piene di legna, le tende erano state montate e i loro draghi riposavano
dietro
di esse, solo l’animale di Yoongi era al suo fianco in tutta
la sua grandezza.
“Eccovi,
vedo che avete trovato la legna.” Yoongi
sorrise leggermente e indicò dove posare quello che avevano
raccolto così che
il suo drago potesse incendiarlo.
Loro
fecero come indicato e una volta acceso il
fuoco andarono vicino a scaldarsi. Finalmente la stanchezza iniziava a
pesare
sulle sue spalle, i suoi occhi si chiudevano al calore della fiamma.
C’era
silenzio e con quella piacevole temperatura, si sarebbe addormentato
subito.
Si
alzò e diede la buonanotte ai suoi compagni,
ancora sorridenti attorno al fuoco. Entrò nella tenda,
l’ingresso era coperto
da una spessa pelliccia e il calore proveniente dal falò era
entrato rendendo
l’ambiente tiepido. Si tolse la pelliccia dalle spalle e la
fece cadere sul
pavimento, si tolse anche i vestiti sotto di essa e gli stivali,
rimanendo con
una maglietta.
Disfò
la piccola branda e si infilò sotto le
coperte, sbadigliando. Sperava davvero che riuscissero a trovare il
mago, così
sarebbero potuti tornare a casa, tra le mura calde del castello, non a
congelarsi in cerca di qualcuno che poteva essere ovunque.
Un
rumore tra gli alberi silenziosi lo svegliò, si
sedette di colpo, strofinandosi gli occhi assonnati. Si
vestì velocemente e
uscì dalla tenda, era ancora buio nemmeno le stelle si
vedevano oltre le spesse
nuvole. Il vento gelido era aumentato, lo fece tremare. Il fuoco era
ancora
acceso e illuminava con la sua luce tenue la radura. Jungkook prese la
spada e
se la legò alla cintura, incamminandosi tra gli alberi.
Voleva
scoprire la fonte del rumore.
I
primi fiocchi di neve iniziarono a cadere mentre
camminava nel bosco, non vedeva precisamente dove stesse andando, ma
con il
sonno che appannava i suoi pensieri non aveva pensato a prendere una
lanterna.
Il rumore era sparito, si era guardato in giro più e
più volte senza trovarne
la fonte, fece marcia indietro per tornare all’accampamento.
Non
riuscì a trovare la via da cui era arrivato, ci
aveva provato per ore, ma ora stava solo vagando nella foresta: solo e
infreddolito.
“Non
posso essermi perso…” sussurrò
socchiudendo gli
occhi per vedere meglio attraverso la neve che cadeva. Sentiva il vento
ululare
tra e fronde, muovendo le chiome degli alberi.
La tempesta
era terribile, pezzi di ghiaccio volavano contro di lui e la pelliccia
non
faceva nulla per proteggerlo. Era stanco, stanco di camminare, di
proteggersi
dal freddo. Si accasciò contro un albero, tirandosi la
pelliccia sulla testa,
tremando violentemente. Le sue labbra dovevano essere blu, non si
sentiva più
le dita dei piedi.
Cazzo,
sarebbe morto lì, solo. Se lo era meritato,
per aver ucciso quell’uomo, era la sua punizione, madre
natura gliela stava
facendo pagare.
Non
seppe quanto rimase in quel punto, appoggiato
contro la corteccia. Respirava a malapena, l’aria congelata
gli faceva dolere
il petto. Arrivò al punto dove anche aprire gli occhi faceva
male, aveva sonno,
tanto sonno.
Una
luce tenue fu l’unica cosa che vide prima di
svenire nella neve.
**
“Voi
stupidi cacciatori e le vostre stupide
armature, dio quanto sei pesante, Jin-hyung dammi una mano!”
Jungkook
aprì leggermene gli occhi, lo stavano
alzando. La tempesta continuava infuriare, ma riusciva a sentire la
voce del
suo soccorritore chiaramente e alle sue parole riuscì solo a
far uscire un
gemito di dolore, seguito da un brivido.
Freddo.
Non si sentiva il viso e la sua pelle era
gelida.
“Non
preoccuparti, io e Jin ti porteremo al caldo.”
La voce continuò come se Jungkook stesse partecipando
attivamente alla
conversazione.
Jungkook
aveva male ovunque, era appoggiato a peso
morto contro il ragazzo che lo stava sostenendo, non era familiare, non
era uno
dei suoi compagni.
Ma
era troppo stanco per pensarci, aveva troppo
freddo.
Chiuse
gli occhi di nuovo.
**
Senza il
calore corporeo del ragazzo, Jungkook si sentì di nuovo
freddo, i suoi denti
sbattevano e i tremiti lo attraversavano violentemente
"Il
tempo in questa zona è pieno di magia"
intervenne il suo Salvatore. "E 'stato maledetto per rendere il freddo
pericoloso,
anche essendo al riparo."
Un
braccio lo stava tenendo in piedi, non riusciva a
capire come stesse camminando, sapeva che non c’era solo il
ragazzo che lo
stava sostenendo, ma l’altro era silenzioso. "Per fortuna,
sono uno
stregone."
“Jimin!
Non vedi chi è? Ti ucciderà appena
cosciente!” Disse uno dei due.
Il
mago lo portò fino ad un villaggio,
oltrepassarono una strana cupola luminosa e avanzarono al suo interno.
Lo
accolsero delle facce stupite e arrabbiate, probabilmente erano altri
stregoni
e Jungkook, beh Jungkook era un cacciatore.
Non
capiva ancora cosa stesse succedendo, la sua
vista era leggermente sfocata.
Il
ragazzo aprì una porta di legno robusta di fronte
a lui e lo trascinò dentro. Il vento li inseguì,
più forte della pesante porta
che si chiudeva dietro di loro.
Una
volta dentro, il vento impetuoso si attutì in un
mormorio lontano, soffocato dal silenzio della piccola stanza e dal
fuoco che
crepitava.
Continuava
a rabbrividire, i suoi respiri brevi e
poco profondi echeggiavano nella stanza mentre avanzavano.
Freddo.
"Eccoci
qui."
La
luce nella stanza gli permise di vedere il suo
soccorritore per la prima volta.
Le
ombre create dal fuoco accentuavano la sua
mascella, la curva del naso e le labbra carnose. Indossava delle
pellicce
voluminose e sotto di esse solo una maglietta dalle maniche troppo
lunghe che
gli coprivano la punta delle dita.
Sembrava
bellissimo, etereo. La sua pelle era di un
candore quasi innaturale, sembrava brillare, la magia risuonava nelle
sue vene
e Jungkook la sentiva. Quello fu il primo pensiero di Jungkook; era
così
esterrefatto che registrò a malapena lo stregone seduto sul
letto.
"Ho
bisogno di tirarti fuori da quell'armatura
prima che possa scaldarti bene. Dio mi prenderanno tutti per pazzo."
Il
mago lo spogliò rapidamente dai suoi guanti di cuoio,
spallacci, pettorale. I vestiti erano come ghiaccio, ruvidi al tatto.
Jungkook
sibilò per l'improvviso cambio di temperatura.
"Scusa.
Ho quasi finito, cacciatore. "
I
tocchi del ragazzo mentre lo aiutava a uscire
dall'armatura scivolavano su Jungkook come una brezza estiva, fugace ma
dolcemente calda.
Il
suo respiro si bloccò quando il mago fece un
passo in avanti, la testa si abbassò, le sopracciglia
corrugate dalla
concentrazione mentre scioglieva in fretta il nodo della maglia.
Caldo.
Jungkook
doveva averlo detto ad alta voce, perché
gli occhi dello stregone si spostarono sui suoi. "Caldo?" Chiese lui
dolcemente. "Io?"
Il
cacciatore annuì poco prima che un altro tremore
lo attraversasse. Il suo corpo desiderava così tanto del
calore che gli veniva
da piangere. Non ce la faceva più. Faceva così
freddo che fu attratto dal
ragazzo come un insetto alla luce.
"Bene.
La mia aura funziona. "
L'ultima
parte di tessuto scivolò dalle spalle di
Jungkook. Il mago ebbe appena il tempo di posarlo a terra con le altre
parti
dell'armatura prima che Jungkook si lanciasse in avanti.
"Cacciatore-?"
e Jungkook odiò quel nome
per un secondo, non c’era paura nella sua voce ma apprensione
qualcosa che non
era solito sentire da una persona che avrebbe dovuto uccidere, non
stare tra le
sue braccia.
Jungkook
emise un gemito tremante mentre affondava
la faccia nel suo collo, le sue mani strinsero i suoi vestiti. Oh, lo
stregone
emanava calore ed era così bello.
"Ehi...va
tutto bene," disse il mago in
tono sorpreso, inciampando un po’ 'sulle sue parole. "Sei al
riparo ora."
Le
sue parole erano calde e umide contro i capelli
di Jungkook. La sua mano scorreva dolcemente sulla sua schiena, il suo
tocco
dolce scioglieva ogni nodo nei suoi muscoli.
Non
riuscì a impedire al primo gemito sommesso di
sfuggire dalle sue labbra, né al secondo che come fuoco
palpitante scese lungo
i suoi fianchi, stringendogli la parte anteriore dei pantaloni. Era
sicuro che
il mago avesse sentito il cambiamento, che ora stava premendo
insistentemente
contro di lui.
"Oh,
Dio, mi dispiace," mormorò Jungkook in fretta, spingendo via
il ragazzo
con la faccia arrossata.
"Stai
ancora tremando," commentò il mago.
Sembrava ghignare piuttosto che ritrarsi da lui.
Jungkook
allontanò le gambe da lui, le mani a
coprire l’evidente rigonfiamento dei suoi pantaloni.
Il suo
imbarazzo non fece altro che incoraggiare il mago a premersi contro
Jungkook.
Le sue labbra sfiorarono la curva dell'orecchio di Jungkook,
così vellutato,
mentre mormorava: "Il calore di uno stregone non ha eguali."
Jungkook
inghiottì un gemito, e mormorò con voce
tesa e perplessa, "Perché ... Perché Mi stai
seducendo? "
Lo
sentì gelare.
"
... Ah. "Ci fu una risata rassegnata.
"Ti ho messo a disagio, vero? Chiedo scusa. Ho solo pensato - mi
dispiace."
Il
mago si mosse. Tornò di nuovo il freddo; più di
quello,
vuoto. Il bisogno di Jungkook per il corpo del ragazzo contro il suo
crebbe, e
prima che se ne rendesse conto, si girò per affrontarlo, la
sua mano lo afferrò
per il gomito.
Il
mago sollevò un sopracciglio curioso, ma non si
allontanò.
"Non
sei offeso da ..." Jungkook deglutì.
Caldo, pensò di nuovo, ma un altro tipo questa volta. "...
per cosa mi ha
fatto il tuo calore?"
"Non
sarebbe la prima volta, ad essere
onesti," replicò il mago. "Non sono infastidito."
Ma Jungkook
esitò. Era una situazione così strana, e
aspettò che il mago ridesse e gli
dicesse che stava solo scherzando.
E rise, lo
fece. Suonò graziosa e libera, e sebbene la vista e il suono
di essa
risuonassero nel suo cuore, non poté fare a meno di sentirsi
deluso dal fatto
che avesse ragione.
"Io ...
Scusa," mormorò Jungkook goffamente, guardando in basso,
iniziando ad
alzarsi.
"No,
no," il mago ridacchiò, chiamandolo. "Vieni qui."
Il salvatore
di Jungkook lo allettò con il suo calore, e Jungkook fu
presto di nuovo nel suo
abbraccio con il cuore che batteva veloce e un'erezione palpitante.
Premette le
labbra nel collo morbido dello stregone, suscitando un piccolo gemito
dal
ragazzo. Sentendosi più sicuro, baciò verso
l'alto fino a raggiungere il suo
lobo dell'orecchio, che strinse e succhiò teneramente.
"Il mio
nome è Jimin, a proposito," il ragazzo sospirò
attraverso un brivido.
"Jungkook,"
rispose il cacciatore con un
ansito frettoloso.
Jimin
lo spinse di nuovo nel letto. Non appena
Jungkook colpì la pelliccia, un calore indescrivibile si
diffuse per il suo
corpo. La sua bocca secca e screpolata si aprì con un
gemito, e Jimin
approfittò dell'occasione per attaccare le sue labbra.
Sollevò
i fianchi contro quelli di Jimin, il forte
attrito lo fece rabbrividire. Era passato troppo tempo da quando era
stato con qualcuno,
e si sentiva in imbarazzo dal fatto che gli bastasse solo questo per
venire.
Jimin gli
slacciò rapidamente la maglietta, la aprì e poi
la spinse verso l’alto.
"Ancora
freddo, Jungkook?" Jimin respirò.
Non
lo sentiva. Neanche un po’. Ma se avere freddo
significava avere più pelle di Jimin premuta su di lui,
più del suo dolce
tocco, allora ... "Sì."
Jimin si allungò
un attimo indietro per tirare la coperta su entrambi.
Jungkook
non vedeva nulla, ma poteva sentire il
calda, una lingua bagnata gli circondò il capezzolo. Un
gemito gli attraversò
la gola.
"Sensibile,
non è vero?" Una mano scivolò
sotto i pantaloni e le punte delle dita sfiorarono la sua asta. Un
pollice
scivolò verso l'alto, sopra la sua fessura. "Ah." La sua
voce si
assottigliò in un sospiro esile. "Sei così duro,
Jungkook."
Jungkook
alzò i suoi fianchi verso la mano.
"Jimin", soffocò un gemito e cercò di
raggiungerlo. Allungò le mani
intorno a lui per arrivare alle sue natiche, cosi rotonde e morbide,
coperte
solo da un paio di fini pantaloni.
I leggeri
tocchi di Jimin si trasformarono in colpi decisi. Il languido dondolio
dei suoi
fianchi accelerò ad un ritmo irregolare mentre si affrettava
a venire.
Solo uno,
quasi casuale contatto del suo membro contro quello di Jimin, fece
rilasciare
Jungkook completamente, il suo gemito trapassò l'aria e
risuonò nel capanno. Il
suo orgasmo rimbombò attraverso ogni nervo, paralizzandolo,
facendogli
arricciare le dita nella pelliccia.
Le
labbra di Jungkook rimasero aperte e Jimin si
chinò per succhiare quello inferiore. Il suo stesso membro
si era mosso
leggermente contro la sua coscia.
Jungkook
strinse le mani sulla la vita di Jimin e li
fece rotolare entrambi finché Jimin non fu sulla sua
schiena. La coperta
scivolò via con il movimento e li lasciò
scoperti.
"Non
hai più freddo?" Chiese Jimin senza
fiato. Jungkook fece scivolare la sua maglietta in alto, sopra il suo
stomaco
teso, sul petto. Il suo corpo era così teso sotto le vesti;
così flessibile.
Non vedeva l'ora di vedere come si poteva curvare e piegare.
"Niente
affatto" rispose lui, completamente
pieno di energia.
Spinse
in basso l'orlo dei suoi pantaloni e avvolse
le dita attorno al suo membro. Jimin chiuse gli occhi e
gettò la testa in un
gemito soffocato. Jungkook osservò affascinato il modo in
cui i capezzoli di
Jimin si indurirono e la sua schiena si inarcò, pensando di
non aver mai visto
nulla di così sensuale:
"Sei
così bello," disse, sorprendendo se
stesso, e probabilmente anche Jimin, con il tono serio della sua voce.
"Bello e caldo."
Jimin
sorrise soddisfatto.
Jungkook
abbassò la testa per avvolgere le labbra attorno al membro
dello stregone,
facendolo sussultare. Le sue dita scomparvero nella testa di Jungkook
per
afferrargli i capelli:
"Proprio
così, cacciatore", ansimò quando
Jungkook mosse la lingua in cerchi e spirali attorno a lui.
"Sì,
sì-oh."
Il
corpo di Jimin si arcuò come un'onda, impaziente
come lo era stato Jungkook, i muscoli dell'addome che si contraevano
magnificamente sotto le luci. La vista meravigliosa fece indurire di
nuovo Jungkook
che emise un basso gemito che vibrò contro Jimin.
I
fianchi del mago sobbalzarono, e il suo corpo si
mosse disperatamente. I suoi gemiti erano brevi e acuti nelle orecchie
di
Jungkook, alzandosi di volume e tono fino a quando finalmente venne, il
suo
orgasmo fece tremare tutto il suo corpo. Le sue gambe tremavano quando
si
premettero contro la testa di Jungkook, e la stretta tra i suoi capelli
aumentò.
Le sue membra
si rilassarono quando Jungkook finì di pulirlo e
sollevò la testa per
guardarlo.
"Stai
tremando", scherzò Jungkook, alzandosi. "Hai freddo?"
Guardò
gli occhi di Jimin passare dalle sue labbra
al suo cazzo.
"Forse,
guerriero," rispose lui, troppo
stanco per dire qualcosa sopra un sussurro. Sorrise debolmente.
"Dovresti
scaldarmi."
Facendo
scivolare il suo corpo contro il suo, condividendo il calore del corpo
e
condividendo sorrisi consapevoli, Jungkook accolse Jimin.
**
Jungkook
non fu sorpreso di trovare il letto vuoto
il mattino dopo; si sentiva così caldo che pensava che Jimin
lo stesse ancora
abbracciando.
Si
girò sulla schiena, calciando via la coperta. Era
ancora nudo, ma non sentiva più freddo. L'aria era una
piacevole freschezza che
si diffondeva intorno a lui. Ed era strano visto che fuori
c’era la neve.
Sentì
la porta cigolare e aprirsi. "Oh, sei
finalmente sveglio."
Jungkook
aveva tirato su la coperta, nascondendosi
dagli occhi color cioccolato di Jimin che tuttavia aveva già
visto.
Si
schiarì la gola prima di borbottare:
"Ho chiamato il tuo drago, Jungkook. Aegis, credo? È qui
fuori"
Jungkook
inciampò
fuori dal letto, trovando i suoi pantaloni a terra ai piedi del letto,
infilando le gambe in essi. "Chiamato il mio drago?"
Jimin
annuì con nonchalance
ma Jungkook lo guardò confuso mentre si allacciava la
maglietta e si metteva
una delle sue pellicce, cercando di sistemare il tutto mentre lo
seguiva fuori.
Una brezza entrò
nel capanno quando Jimin aprì
la porta; fredda ma non fastidiosa. Preannunciava il blu intenso del
cielo
senza nuvole e il bianco candido della neve. Sembrava che la tempesta
non fosse
mai avvenuta. Jimin si fermò tranquillamente di fronte a due
draghi: uno nero
scintillante con belle curve e tratti più dolci. Il secondo
era un rosso
ciliegia scintillante con ali nere e tratti più duri e
più intimidatori.
"Aegis",
disse Jungkook sottovoce. Non parlava spesso con il suo drago. Jimin,
tuttavia,
sembrava piuttosto a suo agio, parlando con sibili sommessi. Jungkook
aveva già
sentito parlare nella lingua dei draghi, anche Namjoon ci aveva provato
senza
riuscirci; Jimin lo stava stupendo.
“Che
c’è?” sorrise
Jimin con una mano sul muso dell’animale, che accarezzava le
squame taglienti.
“Niente…”
Jungkook lo
raggiunse accanto ai due draghi, posando lui stesso una mano su Aegis,
che
emise un sibilo sommesso insieme a una vampata di aria calda dalle
narici.
Jimin
sembrava teso, quasi
sull’attenti. Erano all’aria aperta e Jungkook ora
stava bene, avrebbe potuto
ucciderlo in qualsiasi momento, dopotutto il suo drago portava le sue
armi
legate alla sella.
"Sai,"
intervenne Jimin, continuando a guardare negli occhi la creatura.
"Cosa?"
Jungkook sbatté le palpebre.
"Il
tuo drago.
Era arrabbiato con te per essere uscito senza di lui. Ecco
perché non è venuto
a cercarti, non voleva che tu morissi. " Sogghignò. "Sono
solo
arrivato da te prima che lui lo facesse."
"Come
faresti a
saperlo?"
"Sono
un
mago", disse Jimin alzando un sopracciglio al tono provocatorio di
Jungkook. "Parlare con la lingua dei draghi fa parte di me".
"Oh."
"Ad
ogni modo,
sai dove sei?”
Jungkook
gli lanciò
uno sguardo perplesso prima di guardarsi in giro, notando solo in quel
momento
i capanni intorno a loro, la gente che guardava i due draghi e che
guardava Jungkook
con disgusto.
"Questo
è…"
"Quello
che
stavi cercando, vero? È per questo che sei venuto qui. "
Jungkook
aveva
completamente dimenticato, ancora una volta distratto dal caldo,
bellissimo
Jimin. Avrebbe dovuto “S-sì, io sì."
Jimin
sorrise e si
girò, rivolgendo lo sguardo a Jungkook.
"Immagino
che tu
sia pronto per fare quello che devi ora", disse malinconicamente lo
stregone e ancora una volta Jungkook sentì la magia che
emanava, come se la
potesse toccare. Era lui, lo aveva immaginato da quando le loro mani si
erano
toccate e i loro sguardi incrociati.
Il
cuore di Jungkook
si riempì di qualcosa che non aveva mai provato prima,
tristezza o altro, non
capiva. Avrebbe dovuto completare la sua missione, prendere una spada e
ucciderlo. Tuttavia solo il pensiero di vedere del sangue sporcare la
pelle
candida di Jimin gli faceva girare la testa.
I
suoi compagni
dovevano essere là fuori, forse lo stavano cercando, ma
Jungkook voleva
rimanere dov’era.
"Non
posso farlo,
Jimin."
Jimin
trattenne il
respiro, dolce e sorpreso. Per qualche secondo, i suoi begli occhi
marroni
scintillavano di speranza, ma si trasformarono rapidamente appena il
suo
sguardo cadde oltre di loro, verso il piccolo villaggio.
"Ci
saranno
delle conseguenze," mormorò. "Lo sai bene."
Jungkook
sorrise
cupamente alla propria stupidità. "Ne sono al
corrente.”
"
So che c'è ...
"arrossì, nascondendo dietro le maniche un sorriso
soddisfatto e
pensieroso. "So che c'è qualcosa tra noi, Jungkook. Lo
sento, è come se qualcosa
mi dicesse che tu non sei uno di loro. "
Jimin
si sporse in
avanti per premere le loro fronti insieme. Il tocco lo fece
rabbrividire sotto
le spesse pellicce poi sentì dei passi alle sue spalle.
"Stai
tranquillo, Jungkook," sussurrò, e premette leggermente le
sue labbra
contro le sue. Il calore guizzò attraverso il cacciatore,
gli fece accarezzare
il viso dello stregone e ricambiare il bacio con fervore, le labbra
gonfie e
arrossate.
Si
separarono dopo
pochi secondi, ansimando, fronte e naso ancora uniti.
"Jimin,"
Disse
qualcuno schiarendosi la voce.
“Seokjin,”
Un sorriso
si stirò sulle labbra del mago, guardando il suo compagno,
Jungkook si chiese
se tutti gli stregoni fossero così stupendamente
affascinanti. Il ragazzo
appena arrivato aveva dei fiori intrecciati nei capelli tinti di un
rosa tenue
e guardava Jimin con uno sguardo tagliente che contrastava con i suo
tratti
dolci. Al fianco del ragazzo c’era un altro stregone dai
capelli rosso fuoco
che li guardava con lo sguardo gentile.
"Sei
ancora qui
con lui? Pensavo lo avessi ucciso…o che lo avesse fatto
lui.” Jungkook strinse
i denti, “Non può stare qui, mi sembra di avertelo
già detto.”
"So
cosa hai
detto, Jin. Jungkook rimarrà qui, non ci sono tracce di
altri cacciatori, il
suo gruppo sembra essersene andato."
Jungkook
sapeva che
non era vero, non sapeva perché Jimin stesse mentendo per
uno come lui, non
sapeva cosa gli sarebbe costato mentire. Sapeva che lo sarebbero venuti
a
cercare, che Yoongi per quanto fosse duro non lo avrebbe abbandonato.
“Ti
stavano cercando!
Ti potrebbe uccidere, è addestrato per farlo. Quante volte
hai già ucciso
ragazzo, lo sai dire o sono troppe per contarle?”
Jimin
avanzò verso il
suo compagno “Non è come loro, lo so.”
Lo
sguardo del mago
era sicuro e Jungkook sentiva come una stringa che si tendeva e che lo
tirava
verso di lui.
Jungkook
venne
portato insieme a Jimin in un capanno molto più grande di
quelli che aveva
visto fino a quel momento. Lì dentro le tracce di magia
erano così forti che lo
colpirono come uno schiaffo in pieno viso, non aveva mai provato nulla
del
genere.
Jimin
aveva parlato,
ancora e ancora, spiegando ai suoi amici e compagni cosa stesse
succedendo e
perché Jungkook fosse lì. Il cacciatore poteva
sentire li sguardi pieni d’odio
delle persone. Lo stregone disse tante cose, ma non accennò
nulla sul fatto di
mandarlo via e Jungkook ancora una volta sentiva quel dolce calore
attirarlo.
**
Non
sapeva quanto
fosse passato, la neve si sciolse, i fiori comparvero sugli alberi e
lui e
Jimin sembravano chiusi nella loro bolla. Passavano le giornate
nell’erba a
scherzare, a intrecciare fiori nei capelli biondi di Jimin che rideva
chiudendo
gli occhi e guardandolo come se lui fosse il centro del suo mondo. E si
sentiva
così, Jimin lo faceva sentire un uomo nuovo, diverso.
Lo
stregone era a
capo della piccola comunità, aveva insegnato a Jungkook come
vivere con loro
senza usare la magia. Vedeva come le persone avevano iniziato ad
apprezzarlo, a
salutarlo e ad abituarsi alla sua presenza.
Una
sera Jimin sembrava
più pensieroso del solito, seduto alla finestra a osservare
il bosco.
“Jiminie,
è successo
qualcosa?” il cacciatore circondò i fianchi del
suo amante con le mani. Il
biondo si girò leggermente, distogliendo lo sguardo dalle
nubi cariche di
pioggia, Jungkook a vedere quell’espressione sul suo viso
capì che qualcosa non
andava. Lo stregone si alzò, mise le mani sulle spalle di
Jungkook,
accarezzandole.
Il
calore esplose
sulla sua pelle come ogni volta che Jimin lo toccava, il suo cuore
iniziò a
battere forte, senza immaginare cosa avrebbe detto Jimin.
“Jungkook, è tempo
che tu vada.”
Un’
espressione
confusa si dipinse sul volto del cacciatore. “Cosa?”
Il
mago continuò ad
accarezzargli la pelle nuda. “Torna al tuo
castello…è arrivato il momento.”
“Perché?”
Jungkook si
sentiva improvvisamente scottato dal calore di Jimin. Solo il pensiero
di abbandonare
lo stregone lo faceva sentire vuoto, come se non ci fosse stato nulla
di
importante prima del loro incontro. Non capiva perché Jimin
volesse quello.
“Non
posso…” La voce
sottile di Jimin era come un avvertimento.
"Tornerò,"
gli disse Jungkook.
"Jungkook,
tu
non ..." Sembrava insicuro, come se sapesse qualcosa che Jungkook non
potesse
capire.
"Voglio.
Voglio
rivederti. Proverò a convincere il mio drago.
Starò attento alle tempeste.
Voglio solo vederti." Non poteva lasciarlo in quel modo. Avevano speso
mesi insieme, sotto le coltri morbide del letto dello stregone a fare
l’amore,
a regalarsi sorrisi e gesti d’affetto. Avevano corso nei
boschi, cavalcato i
loro draghi nel cielo.
Non
lo aveva fatto
con un secondo scopo, amava Jimin, lo aveva ammesso a se stesso molto
tempo
prima, quando la neve cadeva ancora. Poteva dire di essersi innamorato
di Jimin
la prima volta che lo aveva visto.
"Perché
ti ho
salvato?" Chiese Jimin. "Perché abbiamo fatto sesso?"
"C'era
più di
quello e lo sai bene.”
Jungkook
doveva
essere sembrato o suonato offeso, perché Jimin
ridacchiò. Lo fece con quel
sorriso dolce che teneva solo per lui, con gli occhi chiusi.
"Lo
so, lo
so", rispose e Jungkook lo baciò cercando di imprimersi il
sapore di Jimin
sulle labbra. Voleva sapere di lui, profumare di stelle e pioggia come
lui,
avere ancora una volta, una sola i suoi occhi scuri pieni di passione
che lo
guardavano con adorazione. Non capiva perché Jimin volesse
che lui se ne
andasse, ma non ignorava la sapienza del mago, di certo superiore a
quella di
un comune essere umano come lui.
Quella
notte fecero
l’amore, i loro corpi scivolarono l’uno contro
l’altro con facilità, come se
avessero sempre conosciuto nient’altro che la pelle
dell’altro. Jimin pianse
insieme al temporale che infuriava fuori dalla finestra. Jungkook
sapeva che
c’era di più, che Jimin non voleva che lui
sapesse. Lo vedeva nelle sue lacrime
e nel modo in cui lo stringeva come se non volesse che lui andasse,
nonostante
fosse stato lui stesso a dirlo a Jungkook.
Rimasero
alzati fino
all’alba, abbracciati, a rincorrersi con le labbra.
Lo
aiutò a sellare il
suo drago. Avevano lasciato il letto, silenziosi, cercando di non
pensarci
troppo.
"È
meglio che tu
vada prima che la tempesta ritorni."
Si
baciarono di nuovo.
Le labbra di Jimin allentarono la tensione nelle sue spalle. Per un
secondo,
Jungkook si chiese se non potesse evitare di andarsene, di chiedere
spiegazioni. Jimin lo stava facendo per la sua gente e lui lo sapeva.
"Vai
Jungkook",
Jimin respirò contro le sue labbra.
Un
altro bacio più
corto, e Jungkook si sforzò di allontanarsi, voltando le
spalle prima che
potesse tornare tra le sue braccia.
Si
alzò in volo con
le lacrime incastrate nelle ciglia, il petto dolorante e tre parole
sulla
lingua.
Non
si girò, perse il
modo in cui Jimin cadde a terra in ginocchio, esplodendo in un pianto
disperato. Perse come la barriera luminosa si era infranta, in uno
scintillio
di luci.
Era
ormai troppo
lontano per vedere i cacciatori entrare nel piccolo villaggio, uccidere
le
persone con cui aveva condiviso quei mesi. Non poteva sentire le loro
urla
disperate e la forza con cui combatterono contro i draghi dei guerrieri
che
erano lì solo per uno di loro.
**
Jungkook
riusciva ad
intravedere il castello nella valle, i draghi che volavano attorno alle
alte
torri come in una danza.
Guardò
gli alberi
sotto di lui, e appoggiò la fronte contro Aegis sospirando.
Aveva passato tutto
il viaggio a chiedersi se dovesse tornare indietro, il viso di Jimin
era
impresso dietro le sue palpebre.
Atterrò
con un forte
tonfo, le guardie reali lo stavano già aspettando a pochi
metri dal suo drago.
Poteva vedere il viso di Yoongi che cambiava espressione. Scese
dall’animale e
si sistemò l’arco sulle spalle.
“Jungkook?”
Il suo
tono di voce era confuso, come se stesse guardando un fantasma.
“Hyung.”
Qualcuno lo
abbracciò di colpo, sentì il suo corpo venire
buttato per terra e un profumo di
legna e pino invadergli le narici.
“Kook-ah…”
Taehyung
mormorò stretto al suo collo, “Pensavamo fossi
morto, tu e Aegis eravate
spariti!”
Si
alzarono da terra,
Jungkook non sapeva come spiegare come era rimasto in vita, come Jimin
lo aveva
trovato e come aveva vissuto per mesi con degli stregoni. Senza una
parola si
alzò, spolverandosi le vesti per girarsi e andare al
castello, ignorando le
facce sconvolte di suoi amici.
Nei
giorni successivi
al suo ritorno non parlò con i suoi compagni. Nella testa
gli frullava sempre
una cosa sola, Jimin.
Una
sera, camminando
nei corridoi bui del castello non si accorse di essere seguito
finché non lo
spinsero contro una parete. Una mano premeva contro il suo petto,
alzò lo
sguardo per incontrare gli occhi scuri di Namjoon. Un sorriso si fece
strada
sul suo viso.
“Non
so perché tu
stia sorridendo, stronzo.” Namjoon era serio in viso e lo
stava guardando con
una freddezza che non gli apparteneva.
“Hyung,
mi dispiace.”
Disse abbassando lo sguardo, la mano si scostò da lui.
“Ci
devi delle
spiegazioni.” E in quel momento altre due persone entrarono
nel corridoio,
raggiungendoli.
“Ce
le devi.”
Lo
avevano trascinato
fino alla camera di Namjoon, che era la più vicina, e lo
avevano costretto a
spiegargli tutto o almeno ci avevano provato. Lui non voleva, non
poteva
mettere in pericolo Jimin, Jin e il villaggio. “Jungkook,
parla.”
“Sono
mesi che non ti
vediamo ed ora te ne stai rinchiuso in camera tua a fare non so cosa,
cosa ti è
successo?”
Guardo
i volti dei
suoi amici e si morse le labbra, Yoongi poi fece un passo in avanti.
“Non ti
giudicheremo Kook.”
Fece
un respiro
profondo e gli raccontò tutto. Da come si era perso a come
era finito per
trovare Jimin. Il trio lo guardava con gli occhi sgranati, increduli.
Aveva le
mani sudate, non poteva immaginare come sarebbe stata la loro reazione.
“Era
lui…quello che
stavamo cercando, ma non potevo ucciderlo…” disse
immaginando Jimin e la sua
risata cristallina.
“Lo
ami, vero?”
Jungkook annuì leggermente, torturandosi le dita, nervoso.
La tensione si
poteva tagliare con un coltello.
Si
sentì avvolgere da
un paio di braccia e non erano quelle di Tae. Yoongi lo stava
abbracciando.
“Voglio tornare da lui.” Disse Jungkook
piagnucolando sulla sua spalla.
“Fallo,
cosa te lo
impedisce.”
Parlarono
a lungo,
ora che non c’era più il peso sulle sue spalle
Jungkook parlò di quei mesi e
delle persone con cui aveva vissuto. Di Jimin.
Insieme
organizzarono
di tornare alla valle.
Un
mese e mezzo e
diverse missioni più tardi, in cui Jungkook non aveva alzato
un dito contro
nessuno, in un giorno senza nuvole volò sopra la foresta.
Era silenzioso, solo le
ali di Aegis facevano rumore, la neve aveva ricominciato a cadere.
"Lo
vedi?"
Chiese, sporgendo il collo di lato. "Dovrebbe essere qui da qualche
parte,
Aegis."
Aegis
emise un
ringhio soffice e nullo.
Jungkook
si ricordava
dove sarebbe dovuta essere la cupola luminosa, Jimin gli aveva
insegnato a
vederla…perché non c’era?
"Deve
essere
coperto di neve", disse, più a se stesso che al suo drago.
"Destra?"
Destra?
Jimin
sapeva come
superare le tempeste. Sapeva come sopravvivere. Sapeva come stare al
caldo. Era
un mago, per l'amor del cielo.
Ma
il terrore gli
schizzò alle spalle in un violento tremito, a prescindere.
Ordinò
al suo drago
di atterrare. Aegis si inclinò verso il basso e
iniziò a girare a spirale in
ampi cerchi. Lo fece senza fretta, senza venir toccato dal panico di
Jungkook.
Aegis
lo sapeva.
Aegis lo sapeva e lui era in ritardo.
"No",
respirò.
Jungkook
scivolò giù
dall'ala di Aegis non appena atterrato e si precipitò sulla
cima di un pilastro
di pietra sopra un cumulo di neve. Ignorò il freddo che
penetrò nella sua
armatura, nella sua pelle e scavò nella neve.
Dov’erano tutti? Dov’erano i
capanni e bambini che correvano, in quelle condizioni-
Non
c'era modo di
sopravvivere.
"No
..."
Jungkook ansimò. "No, lui è-questo deve essere il
posto sbagliato,
Aegis!" Sentì una puntura dolorosa nei suoi occhi mentre le
lacrime si
formavano. “Jimin ...”
Avete
passato solo
dei bei momenti insieme, nulla di serio, la logica lo sgridava.
Come
poteva essersi innamorato
di un estraneo?
Ma
Jimin non era un
estraneo. C'era qualcosa tra loro, e Jungkook lo sentiva con tutta la
sua
anima. Dovevano incontrarsi.
Jungkook
scavò
ancora, ogni movimento più lento dell'ultimo, le sue mani si
riempirono sia di
neve sia di terribile sconfitta. Le sue braccia si fecero pesanti con
il tempo
e alla fine si fermò, gli occhi offuscati non appena
individuò una porta
spezzata a metà, la pietra già rovinata
schiacciata e impenetrabile.
E
con esso, la
coperta di pelliccia su cui si erano baciati.
**
Tornò
al castello
deluso, con un macigno che gli schiacciava il petto.
La
taverna era un
trambusto. Normalmente Jungkook lo odiava, ma aveva bisogno di rumore
per
distrarsi, per distogliere i suoi pensieri da lui.
Jungkook
sentì una
fitta alla gola e prontamente bevve un sorso della sua birra. Il sapore
era
amaro e freddo. Sì, freddo ... per togliere il dolore del
suo calore.
Jimin.
Jungkook
si chinò
finché il suo mento non colpì il piano di legno,
fissando il bicchiere di
vetro, attraverso il liquido dorato, come se potesse scrutare nei
ricordi.
Quando
lo aveva
raccontato ai suoi amici, dopo essere tornato dalla valle, loro lo
avevano
consolato cercando di comprendere il suo dolore. Non potevano capirlo,
non
immaginavano come doveva essere perdere la persona amata.
“Hai
sentito la
novità? Ieri hanno portato qui dei prigionieri, pare che ci
saranno delle
esecuzioni.” Jungkook sospirò. Non voleva vedere
altro sangue.
Il
giorno dopo venne
mandato proprio nelle prigioni a prendere un prigioniero, lo fece a
malincuore.
Quando ci fu solo la roccia viva sopra di lui si sentì
nauseato, quando non era
in cielo con Aegis si sentiva sempre così.
Vedere
il piccolo
mago dietro alle sbarre lo fece tremare, era seduto a terra, i capelli
argentei
erano sporchi e si vedeva il sangue incrostato sui suoi vestiti.
Jungkook aveva
portato dietro una borraccia con dell’acqua e appena il
ragazzo la vide un
piccolo sorriso si fece strada sul suo viso sciupato.
Camminarono
lungo il
corridoio buio, solo qualche torcia illuminava la pietra dura e lo
sguardo di
Jungkook cadde su ogni prigioniero. L’ultima cella conteneva
un ragazzo. I suoi
occhi erano chiusi, indossava un abito bianco aperto sul petto con
tanti lunghi
nastri che avevano perso il loro colore candido per lasciare spazio al
marrone
del fango. Le sue caviglie erano avvolte da delle cavigliere in
tessuto,
impreziosite d’oro.
Jungkook
perse il
respiro appena vide il suo profilo: il naso leggermente schiacciato, le
labbra
piene, imbronciate, e i capelli biondi che gli cadevano sugli occhi. Lo
avrebbe
riconosciuto ovunque. Jimin. il
peso
che portava nel petto si sciolse.
“Jimin?”
si avvicinò
alle sbarre, il ragazzo alzò la testa di scatto e solo ora
Jungkook notò quanto
fosse scavato. Era un mese che non lo vedeva, un mese che non lo teneva
stretto
tra le braccia. Tutto il calore del mago era irraggiungibile al di
là delle
sbarre, voleva toccarlo, sentire la magia avvolgerlo come una coperta.
“Jungkook,
grazie al
cielo…” sussurrò con la voce roca. Si
alzò e lo raggiunse, Jungkook si affrettò
a unire le loro mani. Freddo. Jimin
era freddo. Le sopracciglia di Jungkook si corrugarono.
“Mio
guerriero, devi aiutarci...”
disse Jimin con la stessa voce zuccherina che Jungkook ricordava,
nonostante la
situazione il guerriero non poté fare a meno di guardarlo e
pensare a quanto
fosse meraviglioso.
“La
tua magia…” Jimin
sorrise appena, toccandosi il petto.
“Per
un mese mi hanno
somministrato una pozione in grado di bloccare i miei
poteri...” Jungkook tentò
di non farsi dominare dalla rabbia. Si abbassò per cercare
nel mazzo di chiavi,
quella giusta per aprire la cella del suo stregone, ma il ragazzino gli
toccò
la spalla. Uno sguardo terrorizzato sul suo viso.
“Arriva
qualcuno!” Il
guerriero si affrettò a nascondere le chiavi nella tasca dei
pantaloni,
incitando il ragazzo a camminare davanti a lui.
“Tornerò
Jimin...” il
mago sorrise dolcemente, annuendo.
I
giorni seguenti per
il regno furono giorni bui, pieni di terrore ed esecuzioni. La piazza
principale del castello era sporca di sangue e Jungkook tremava alla
vista del
re che sorrideva alla morte degli stregoni. Aveva detto ai suoi
compagni di
aver trovato di Jimin e si erano messi a preparare un piano per farlo
uscire
insieme agli altri.
“Devono
scappare con
i draghi, posso chiedere a Jimin di insegnarmi come si fa.
“Disse Jungkook
guardando Yoongi e Namjoon, nella grotta dove Aegis e i loro draghi
riposavano.
“Non
c’è tempo. Il re
vorrà la testa di Jimin prima o poi.” Ammise
Namjoon, passandosi una mano tra i
capelli biondi. Aveva ragione e Jungkook lo sapeva, doveva farli
scappare sui
pochi draghi di cui loro cacciatori disponevano.
“Aegis…devi
trovare
il drago di Jimin…” disse appoggiando la testa al
muso dell’animale, sperando
che l’animale lo capisse. Il drago si alzò in volo
e sparì nell’oscurità.
Passarono
tutta la
notte in quel modo, Jungkook non riusciva a riposare da quando aveva
visto
Jimin, il solo pensiero che lui stesse soffrendo gli faceva stringere
lo
stomaco in una morsa dolorosa. Erano giunti alla conclusione che
dovevano far
scappare gli stregoni la notte successiva, Namjoon e Taehyung avevano
il turno
di guardia insieme e potevano distrarre le altre guardie
così che Jungkook e
Yoongi potessero guidare i draghi al castello.
Jungkook
andò a
vedere Jimin prima dell’alba, lo trovò
addormentato. I tratti rilassati,
sdraiato sulla terra niente in confronto al morbido letto che avevano
condiviso. Jungkook lo guardò riposare finché gli
abitanti del castello no si
svegliarono e i rumori invasero la piazza.
Lui
e i suoi compagni
cercarono di passare la giornata normalmente, guardandosi le spalle per
paura
che qualcuno potesse aver scoperto il loro piano. Anche quando la notte
calò
sul castello e uscirono dalle loro stanze, armati, cercarono di fare
meno
rumore possibile.
Scesero
cautamente le
scale, attenti alle guardie che sorvegliavano i corridoi. Lui e Yoongi
scesero
nelle prigioni, silenziosi come ombre.
Le
celle erano
avvolte nello stesso silenzio in cui era immerso tutto il castello ora
che metà
dei prigionieri non le abitavano più. Le chiavi tintinnarono
nella sua mano,
attirando l’attenzione dei prigionieri che girarono tutti la
testa verso i due.
“Dovete
seguirci, in
silenzio.” Spiegò Yoongi e Jungkook gli diede una
gomitata. “Siamo venuti a
liberarvi…” aggiunse il ragazzo guardando il
più giovane che annuì con un
piccolo sorriso.
Aprirono
tutte le
celle, arrivati davanti a quella di Jimin, Jungkook girò
velocemente la chiave
nella serratura. Le sue mani tremavano per l’emozione di
riavere lo stregone
tra le braccia.
Jimin
uscì con calma,
guardandosi in giro, trovando con lo sguardo gli altri stregoni prima
di
appoggiare una mano sulla guancia di Jungkook.
“Lo
sapevo che
saresti tornato, mio guerriero…” la sua voce era
abbastanza bassa perché
venisse sentita solo da Jungkook e quelle parole fecero battere
velocemente il
cuore del ragazzo. Il palmo di Jimin era freddo, ma era sempre Jimin.
La
dolcezza nel suo sguarda diceva quanto Jungkook fosse mancato al mago.
“Ora
vi tiriamo fuori
di qui.”
Stranamene
tutto andò
bene, attraversarono la piazza e uscirono dal portone. Jungkook e
Yoongi
avevano indirizzato gli stregoni verso le grotte dei draghi, il
guerriero
teneva la mano di Jimin stretta nella sua per timore che potesse
scomparire di
nuovo. Stavano per girare le spalle alla fortezza quando sentirono il
suono
dell’allarme, i corni suonavano sulle torri.
Si
misero tutti a
correre, nel panico, Jungkook aveva l’arco tra le braccia
pronto a lottare.
I
soldati del re
provarono a fermarli, i loro draghi presero il volo e li seguirono nel
bosco.
Nella grotta incontrarono Namjoon e Taehyung che avevano raccolto un
numero
sufficiente di draghi per far scappare gli stregoni. Era chiaro che
anche i
guerrieri dovevano fuggire. Jungkook era meravigliato da quanta fiducia
avessero riposto in lui i suoi compagni.
Fecero
salire tutti
sul dorso dei draghi e solo in quel momento Jungkook si accorse che
Aegis non
era lì. Jimin tremava come una foglia nei suoi indumenti
leggeri, così tanto
che Jungkook gli diede la sua pelliccia, la paura era evidente negli
occhi del
mago. Aveva paura che la sua gente non ce la facesse.
I
cacciatori del re
li stavano ancora cercando nel bosco, dovevano approfittarne per
scappare.
Nel
cielo qualcosa di
scuro iniziò ad avvicinarsi fino ad atterrare
all’ingresso della grotta. Jimin
emise qualcosa simile ad un sibilo. Era il suo drago e di fianco a lui
Aegis
scrutava tutte le persone affollate nella caverna, anche Jungkook si
avvicinò.
“Bravo
Aegis, ora
dobbiamo andare.” Lui e Jimin salirono sullo stesso drago,
lasciando agi ultimi
stregoni il drago di Jimin.
Lasciarono
la valle
per nono tornare più.
Si
rifugiarono in una
foresta lontana dalla valle e dal castello e cercarono di ricominciare
nonostante sapessero che non sarebbero mai stati completamente al
sicuro.
Passarono delle settimane terribili, mentre tutti gli altri stregoni
avevano
riavuto la loro magia quella di Jimin non tornava a causa delle forti
pozioni
che gli avevano dato. Lo stregone era da giorni a letto, con la febbre
alta.
Jungkook,
nonostante
Jimin fosse febbricitante nel capanno che avevano allestito non si era
mai
allontanato. Jimin aveva smaltito le pozioni con difficoltà
e sembrava quasi
che i suoi poteri non volessero tornare.
Jungkook
si girò tra
le coperte, venendo attirato da un calore sconosciuto. La realizzazione
lo fece
quasi saltare giù dal letto. Accanto a lui, Jimin emanava
calore come aveva
sempre fatto. I loro occhi si trovarono, sorrisi già stirati
sulle labbra.
Il
palmo della mano
di Jimin si posò sul suo fianco nudo e Jungkook
sospirò sollevato, mascherando
il piacere che gli aveva provocato quel singolo tocco. Le sue stesse
mani si
posarono sul corpo tiepido del mago, provando le stette sensazioni
della prima
volta che lo aveva toccato. Il suo cuore batteva furiosamente, felice.
“Jungkook…”
venne
attirato dalle labbra di Jimin come stregato. Jimin gli mise le mani
tra i
soffici capelli castani. “Grazie, per
tutto…è il destino ad averci fatto
incontrare...”
sussurrò lo stregone.
Jungkook
non
conosceva qualcosa più bello di guardare Jimin, radioso, con
la magia che li
avvolgeva e si faceva spazio tra i loro corpi.
“Ti
amo…” Sussurrò
Jungkook sulla guancia di Jimin, se qualcuno avesse guardato in quel
letto non
avrebbe distinto i loro corpi da quanto erano vicini. Sentì
Jimin sorridere
sulla sua pelle e ripetere quelle stesse parole.
Jungkook
non poteva
aver fatto scelta migliore di perdersi in quella foresta.