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Autore: Egg_boy_    27/06/2018    0 recensioni
Fantasy Au
Il loro compito è di uccidere tutti gli stregoni del regno, nel mezzo Jungkook riesce a innamorarsi di uno di loro.
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Namjoon/ RapMonster, Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sotto di lui c’era solo una distesa bianca e verde, i pini e gli abeti erano coperti da uno strato bianco rendendo tutto così silenzioso e calmo. L’inverno era come una coperta sul regno.

La brina ricopriva le loro pellicce e le scaglie delle creature che cavalcavano, il viaggio era ancora lungo e i draghi seppur creature magnifiche erano stanchi di volare. Le ali del suo drago battevano lentamente creando un vento freddo che lo raggiungeva nonostante la spessa pelliccia che indossava.

Jungkook si guardò in giro, cercando con lo sguardo i suoi compagni che volavano intorno a lui, avevano gli occhi attenti a catturare qualsiasi movimento sotto di loro. Diede un piccolo colpo al fianco dell’animale con il tacco dello stivale, facendo si che perdessero quota, stavano volando basso.

L’umidità gli bagnò il viso, facendolo sorridere.

Avrebbero continuato a viaggiare finché non avessero trovato il loro obiettivo. Era la loro missione, datagli dal loro re, cercare uno stregone e ucciderlo. Tuttavia quest’ultimo era sfuggito al piccolo gruppo più e più volte. Non era solo uno stregone, era più potente degli altri, controllava uno dei gruppi di maghi più numerosi del regno. Si diceva che potesse controllare gli elementi, si mormorava che avesse poteri infiniti e inimmaginabili.

Il loro re lo voleva morto, insieme ad ogni stregone del regno, non voleva alcun ostacolo durante il suo dominio. Jungkook fin da bambino aveva visto cose terribili, roghi e impiccagioni solo per il desiderio del re.

Il castano voleva solo trovarlo, tornare a casa. Senza insanguinarsi ulteriormente le mani.

Jungkook ricordava quel giorno sulle montagne come se stesse accadendo in quel momento, sentiva ancora la paura e il gusto della bile sulle labbra pallide.

                                                                ***

 

“Dov’è!?” urlò il suo capitano, Min Yoongi, strattonando l’uomo. Lo stregone non aveva aperto bocca, si era lasciato trascinare nella neve fino al centro del villaggio, gli occhi trasparenti fissi sul manto candido.

Avevano trovato l’accampamento dopo essersi imbattuti in una tempesta di neve, gli stregoni erano riusciti a fuggire, tranne lui. Si sentiva ancora la magia sfrigolare nell’aria, come se qualcosa aleggiasse sulle case. Dovevano essere fuggiti senza preavviso, c’erano ancora segni di vita e Jungkook si chiese come avessero affrontato quella terribile tempesta cui nemmeno i draghi potevano far fronte.

Jungkook aveva freddo, non voleva assistere all’interrogatorio, si guardava la punta degli stivali cercando di ignorare la neve che gli bagnava i piedi. Pregava silenziosamente che Yoongi facesse presto così da poter tornare all’accampamento.

“Non te lo chiederò un’altra volta. Dov’è il vostro…. capo?” L’uomo non disse nulla, abbassò la testa, rassegnandosi al suo destino. Il tono di Yoongi era gelido, autoritario, chiunque aveva paura. Non lo stregone. Il cacciatore si chiedeva come un tale bonaccione come Yoongi facesse a trasformarsi in quel modo sul campo aperto.

“Jungkook.” Il castano, al suono del suo nome, alzò lo sguardo confuso, guardando il suo capitano, attendendo ordini. “Uccidilo.”

I suoi occhi si spalancarono, il sangue si congelò nelle sue vene.

“Yoongi, è la sua terza missione non pens-”

“No. È stata una sua scelta venire, sapeva cosa avrebbe dovuto fare, è il suo lavoro.”

Namjoon lo guardò dispiaciuto, Jungkook non poteva indietreggiare, scappare via. Fece un respiro profondo e tirò fuori una freccia dalla faretra, Taehyung avanzò davanti a lui, appoggiando le sue mani su quelle congelate di Jungkook. Faceva male a tenere in mano l’arco.

“Non sei obbligato.”

“Sì lo è.” Jungkook guardò gli occhi grigi di Yoongi, che lo scrutavano pieni di aspettative. La sua prima vittima. Tese la corda, prese la mira. La saliva gli si bloccò nella gola appena incontrò gli occhi trasparenti dell’uomo. Non imploravano pietà, erano calmi come il mare in assenza di vento. Se avesse dubitato lo avrebbe fatto soffrire e nonostante dovesse farlo, era il suo compito dopotutto, non voleva che fosse doloroso.

La freccia colpì il centro del suo petto, il suo cuore, in un sibilo. L’uomo cadde a terra con un tonfo, morendo in silenzio come la neve che aveva iniziato a cadere, quella neve ora sporca di sangue.

Gli occhi di Jungkook non riuscivano a staccarsi dal cadavere, stava tremando. Fece cadere l’arco e un forte conato di vomito lo fece piegare su se stesso. Affondò le ginocchia nel suolo ghiacciato tenendosi una mano sul petto.

Taehyung fu subito da lui con una mano sulla sua schiena, ma lui si spostò per alzarsi. Si pulì le labbra con il dorso della mano prima di raccogliere la sua arma e allontanarsi.

Il suo capitano guardò il cielo e annuì, sentendo l’aria caricarsi di magia all’improvviso. Ogni volta che uno stregone moriva la terra reagiva, si erano viste inondazioni e terremoti improvvisi, quello che stavano facendo era tremendamente sbagliato.

Le parole di Yoongi tagliarono l’aria come una lama, ordini sussurrati che rimasero incisi nel vento.

“Bruciate tutto.”

 

Come dimenticarlo? Gli sarebbe rimasto impresso per sempre. Avrebbe ucciso ancora, ma quell’uomo, i suoi occhi vitrei, li avrebbe ricordati per sempre.

 

“Ci accampiamo qui!” Vide i draghi abbassarsi verso una radura. Jungkook seguì i suoi compagni, scendendo a terra una volta atterrati. Scrutarono la radura sgombra da alberi, tuttavia riparata.

“Taehyung e io monteremo le tende. Tu e Namjoon andate a cercare della legna.”

Obbedienti i due scomparvero nel bosco, silenziosi. Il freddo pungente aveva fatto arrossare il viso di Jungkook, che aveva sprofondato il naso nella sua morbida pelliccia.

“Kook-ah?” Lui si girò a guardare Namjoon. Camminavano l’uno accanto all’altro, guardando il suolo in cerca di legna. “Da quanto non dormi?”

Jungkook rise leggermente, alzando le spalle.

“Non lo so Hyung, non riesco a dormire in volo.” Il suo compagno ridacchiò, piegandosi a raccogliere dei rami.

“Dovresti farlo, approfittane sta notte, sono giorni che voliamo.” Il cacciatore annuì, tirando fuori la spada per ricavare della legna da un albero.

Quando tornarono all’accampamento con le braccia piene di legna, le tende erano state montate e i loro draghi riposavano dietro di esse, solo l’animale di Yoongi era al suo fianco in tutta la sua grandezza.

“Eccovi, vedo che avete trovato la legna.” Yoongi sorrise leggermente e indicò dove posare quello che avevano raccolto così che il suo drago potesse incendiarlo.

Loro fecero come indicato e una volta acceso il fuoco andarono vicino a scaldarsi. Finalmente la stanchezza iniziava a pesare sulle sue spalle, i suoi occhi si chiudevano al calore della fiamma. C’era silenzio e con quella piacevole temperatura, si sarebbe addormentato subito.

Si alzò e diede la buonanotte ai suoi compagni, ancora sorridenti attorno al fuoco. Entrò nella tenda, l’ingresso era coperto da una spessa pelliccia e il calore proveniente dal falò era entrato rendendo l’ambiente tiepido. Si tolse la pelliccia dalle spalle e la fece cadere sul pavimento, si tolse anche i vestiti sotto di essa e gli stivali, rimanendo con una maglietta.

Disfò la piccola branda e si infilò sotto le coperte, sbadigliando. Sperava davvero che riuscissero a trovare il mago, così sarebbero potuti tornare a casa, tra le mura calde del castello, non a congelarsi in cerca di qualcuno che poteva essere ovunque.

Un rumore tra gli alberi silenziosi lo svegliò, si sedette di colpo, strofinandosi gli occhi assonnati. Si vestì velocemente e uscì dalla tenda, era ancora buio nemmeno le stelle si vedevano oltre le spesse nuvole. Il vento gelido era aumentato, lo fece tremare. Il fuoco era ancora acceso e illuminava con la sua luce tenue la radura. Jungkook prese la spada e se la legò alla cintura, incamminandosi tra gli alberi.

 Voleva scoprire la fonte del rumore.

I primi fiocchi di neve iniziarono a cadere mentre camminava nel bosco, non vedeva precisamente dove stesse andando, ma con il sonno che appannava i suoi pensieri non aveva pensato a prendere una lanterna. Il rumore era sparito, si era guardato in giro più e più volte senza trovarne la fonte, fece marcia indietro per tornare all’accampamento.

Non riuscì a trovare la via da cui era arrivato, ci aveva provato per ore, ma ora stava solo vagando nella foresta: solo e infreddolito.

“Non posso essermi perso…” sussurrò socchiudendo gli occhi per vedere meglio attraverso la neve che cadeva. Sentiva il vento ululare tra e fronde, muovendo le chiome degli alberi.

 La tempesta era terribile, pezzi di ghiaccio volavano contro di lui e la pelliccia non faceva nulla per proteggerlo. Era stanco, stanco di camminare, di proteggersi dal freddo. Si accasciò contro un albero, tirandosi la pelliccia sulla testa, tremando violentemente. Le sue labbra dovevano essere blu, non si sentiva più le dita dei piedi.

Cazzo, sarebbe morto lì, solo. Se lo era meritato, per aver ucciso quell’uomo, era la sua punizione, madre natura gliela stava facendo pagare.

Non seppe quanto rimase in quel punto, appoggiato contro la corteccia. Respirava a malapena, l’aria congelata gli faceva dolere il petto. Arrivò al punto dove anche aprire gli occhi faceva male, aveva sonno, tanto sonno.

Una luce tenue fu l’unica cosa che vide prima di svenire nella neve.

**

“Voi stupidi cacciatori e le vostre stupide armature, dio quanto sei pesante, Jin-hyung dammi una mano!”

Jungkook aprì leggermene gli occhi, lo stavano alzando. La tempesta continuava infuriare, ma riusciva a sentire la voce del suo soccorritore chiaramente e alle sue parole riuscì solo a far uscire un gemito di dolore, seguito da un brivido.

Freddo. Non si sentiva il viso e la sua pelle era gelida.

“Non preoccuparti, io e Jin ti porteremo al caldo.” La voce continuò come se Jungkook stesse partecipando attivamente alla conversazione.

Jungkook aveva male ovunque, era appoggiato a peso morto contro il ragazzo che lo stava sostenendo, non era familiare, non era uno dei suoi compagni.

Ma era troppo stanco per pensarci, aveva troppo freddo.

Chiuse gli occhi di nuovo.

 

**

 Senza il calore corporeo del ragazzo, Jungkook si sentì di nuovo freddo, i suoi denti sbattevano e i tremiti lo attraversavano violentemente

"Il tempo in questa zona è pieno di magia" intervenne il suo Salvatore. "E 'stato maledetto per rendere il freddo pericoloso, anche essendo al riparo."

Un braccio lo stava tenendo in piedi, non riusciva a capire come stesse camminando, sapeva che non c’era solo il ragazzo che lo stava sostenendo, ma l’altro era silenzioso. "Per fortuna, sono uno stregone."

“Jimin! Non vedi chi è? Ti ucciderà appena cosciente!” Disse uno dei due.

Il mago lo portò fino ad un villaggio, oltrepassarono una strana cupola luminosa e avanzarono al suo interno. Lo accolsero delle facce stupite e arrabbiate, probabilmente erano altri stregoni e Jungkook, beh Jungkook era un cacciatore.

Non capiva ancora cosa stesse succedendo, la sua vista era leggermente sfocata.

Il ragazzo aprì una porta di legno robusta di fronte a lui e lo trascinò dentro. Il vento li inseguì, più forte della pesante porta che si chiudeva dietro di loro.

Una volta dentro, il vento impetuoso si attutì in un mormorio lontano, soffocato dal silenzio della piccola stanza e dal fuoco che crepitava.

Continuava a rabbrividire, i suoi respiri brevi e poco profondi echeggiavano nella stanza mentre avanzavano.

Freddo.

"Eccoci qui."

La luce nella stanza gli permise di vedere il suo soccorritore per la prima volta.

Le ombre create dal fuoco accentuavano la sua mascella, la curva del naso e le labbra carnose. Indossava delle pellicce voluminose e sotto di esse solo una maglietta dalle maniche troppo lunghe che gli coprivano la punta delle dita.

Sembrava bellissimo, etereo. La sua pelle era di un candore quasi innaturale, sembrava brillare, la magia risuonava nelle sue vene e Jungkook la sentiva. Quello fu il primo pensiero di Jungkook; era così esterrefatto che registrò a malapena lo stregone seduto sul letto.

"Ho bisogno di tirarti fuori da quell'armatura prima che possa scaldarti bene. Dio mi prenderanno tutti per pazzo."

Il mago lo spogliò rapidamente dai suoi guanti di cuoio, spallacci, pettorale. I vestiti erano come ghiaccio, ruvidi al tatto. Jungkook sibilò per l'improvviso cambio di temperatura.

"Scusa. Ho quasi finito, cacciatore. "

I tocchi del ragazzo mentre lo aiutava a uscire dall'armatura scivolavano su Jungkook come una brezza estiva, fugace ma dolcemente calda.

Il suo respiro si bloccò quando il mago fece un passo in avanti, la testa si abbassò, le sopracciglia corrugate dalla concentrazione mentre scioglieva in fretta il nodo della maglia.

Caldo.

Jungkook doveva averlo detto ad alta voce, perché gli occhi dello stregone si spostarono sui suoi. "Caldo?" Chiese lui dolcemente. "Io?"

Il cacciatore annuì poco prima che un altro tremore lo attraversasse. Il suo corpo desiderava così tanto del calore che gli veniva da piangere. Non ce la faceva più. Faceva così freddo che fu attratto dal ragazzo come un insetto alla luce.

"Bene. La mia aura funziona. "

L'ultima parte di tessuto scivolò dalle spalle di Jungkook. Il mago ebbe appena il tempo di posarlo a terra con le altre parti dell'armatura prima che Jungkook si lanciasse in avanti.

 

"Cacciatore-?" e Jungkook odiò quel nome per un secondo, non c’era paura nella sua voce ma apprensione qualcosa che non era solito sentire da una persona che avrebbe dovuto uccidere, non stare tra le sue braccia.

Jungkook emise un gemito tremante mentre affondava la faccia nel suo collo, le sue mani strinsero i suoi vestiti. Oh, lo stregone emanava calore ed era così bello.

"Ehi...va tutto bene," disse il mago in tono sorpreso, inciampando un po’ 'sulle sue parole. "Sei al riparo ora."

Le sue parole erano calde e umide contro i capelli di Jungkook. La sua mano scorreva dolcemente sulla sua schiena, il suo tocco dolce scioglieva ogni nodo nei suoi muscoli.

Non riuscì a impedire al primo gemito sommesso di sfuggire dalle sue labbra, né al secondo che come fuoco palpitante scese lungo i suoi fianchi, stringendogli la parte anteriore dei pantaloni. Era sicuro che il mago avesse sentito il cambiamento, che ora stava premendo insistentemente contro di lui.

 "Oh, Dio, mi dispiace," mormorò Jungkook in fretta, spingendo via il ragazzo con la faccia arrossata.

"Stai ancora tremando," commentò il mago. Sembrava ghignare piuttosto che ritrarsi da lui.

Jungkook allontanò le gambe da lui, le mani a coprire l’evidente rigonfiamento dei suoi pantaloni.

 Il suo imbarazzo non fece altro che incoraggiare il mago a premersi contro Jungkook. Le sue labbra sfiorarono la curva dell'orecchio di Jungkook, così vellutato, mentre mormorava: "Il calore di uno stregone non ha eguali."

Jungkook inghiottì un gemito, e mormorò con voce tesa e perplessa, "Perché ... Perché Mi stai seducendo? "

Lo sentì gelare.

" ... Ah. "Ci fu una risata rassegnata. "Ti ho messo a disagio, vero? Chiedo scusa. Ho solo pensato - mi dispiace."

Il mago si mosse. Tornò di nuovo il freddo; più di quello, vuoto. Il bisogno di Jungkook per il corpo del ragazzo contro il suo crebbe, e prima che se ne rendesse conto, si girò per affrontarlo, la sua mano lo afferrò per il gomito.

Il mago sollevò un sopracciglio curioso, ma non si allontanò.

"Non sei offeso da ..." Jungkook deglutì. Caldo, pensò di nuovo, ma un altro tipo questa volta. "... per cosa mi ha fatto il tuo calore?"

"Non sarebbe la prima volta, ad essere onesti," replicò il mago. "Non sono infastidito."

 Ma Jungkook esitò. Era una situazione così strana, e aspettò che il mago ridesse e gli dicesse che stava solo scherzando.

 E rise, lo fece. Suonò graziosa e libera, e sebbene la vista e il suono di essa risuonassero nel suo cuore, non poté fare a meno di sentirsi deluso dal fatto che avesse ragione.

 "Io ... Scusa," mormorò Jungkook goffamente, guardando in basso, iniziando ad alzarsi.

 "No, no," il mago ridacchiò, chiamandolo. "Vieni qui."

 Il salvatore di Jungkook lo allettò con il suo calore, e Jungkook fu presto di nuovo nel suo abbraccio con il cuore che batteva veloce e un'erezione palpitante. Premette le labbra nel collo morbido dello stregone, suscitando un piccolo gemito dal ragazzo. Sentendosi più sicuro, baciò verso l'alto fino a raggiungere il suo lobo dell'orecchio, che strinse e succhiò teneramente.

 "Il mio nome è Jimin, a proposito," il ragazzo sospirò attraverso un brivido.

"Jungkook," rispose il cacciatore con un ansito frettoloso.

Jimin lo spinse di nuovo nel letto. Non appena Jungkook colpì la pelliccia, un calore indescrivibile si diffuse per il suo corpo. La sua bocca secca e screpolata si aprì con un gemito, e Jimin approfittò dell'occasione per attaccare le sue labbra.

Sollevò i fianchi contro quelli di Jimin, il forte attrito lo fece rabbrividire. Era passato troppo tempo da quando era stato con qualcuno, e si sentiva in imbarazzo dal fatto che gli bastasse solo questo per venire.

 Jimin gli slacciò rapidamente la maglietta, la aprì e poi la spinse verso l’alto.

"Ancora freddo, Jungkook?" Jimin respirò.

Non lo sentiva. Neanche un po’. Ma se avere freddo significava avere più pelle di Jimin premuta su di lui, più del suo dolce tocco, allora ... "Sì."

 Jimin si allungò un attimo indietro per tirare la coperta su entrambi.

Jungkook non vedeva nulla, ma poteva sentire il calda, una lingua bagnata gli circondò il capezzolo. Un gemito gli attraversò la gola.

"Sensibile, non è vero?" Una mano scivolò sotto i pantaloni e le punte delle dita sfiorarono la sua asta. Un pollice scivolò verso l'alto, sopra la sua fessura. "Ah." La sua voce si assottigliò in un sospiro esile. "Sei così duro, Jungkook."

Jungkook alzò i suoi fianchi verso la mano. "Jimin", soffocò un gemito e cercò di raggiungerlo. Allungò le mani intorno a lui per arrivare alle sue natiche, cosi rotonde e morbide, coperte solo da un paio di fini pantaloni.

 I leggeri tocchi di Jimin si trasformarono in colpi decisi. Il languido dondolio dei suoi fianchi accelerò ad un ritmo irregolare mentre si affrettava a venire.

 Solo uno, quasi casuale contatto del suo membro contro quello di Jimin, fece rilasciare Jungkook completamente, il suo gemito trapassò l'aria e risuonò nel capanno. Il suo orgasmo rimbombò attraverso ogni nervo, paralizzandolo, facendogli arricciare le dita nella pelliccia.

Le labbra di Jungkook rimasero aperte e Jimin si chinò per succhiare quello inferiore. Il suo stesso membro si era mosso leggermente contro la sua coscia.

Jungkook strinse le mani sulla la vita di Jimin e li fece rotolare entrambi finché Jimin non fu sulla sua schiena. La coperta scivolò via con il movimento e li lasciò scoperti.

"Non hai più freddo?" Chiese Jimin senza fiato. Jungkook fece scivolare la sua maglietta in alto, sopra il suo stomaco teso, sul petto. Il suo corpo era così teso sotto le vesti; così flessibile. Non vedeva l'ora di vedere come si poteva curvare e piegare.

"Niente affatto" rispose lui, completamente pieno di energia.

Spinse in basso l'orlo dei suoi pantaloni e avvolse le dita attorno al suo membro. Jimin chiuse gli occhi e gettò la testa in un gemito soffocato. Jungkook osservò affascinato il modo in cui i capezzoli di Jimin si indurirono e la sua schiena si inarcò, pensando di non aver mai visto nulla di così sensuale:

"Sei così bello," disse, sorprendendo se stesso, e probabilmente anche Jimin, con il tono serio della sua voce. "Bello e caldo."

Jimin sorrise soddisfatto.

 Jungkook abbassò la testa per avvolgere le labbra attorno al membro dello stregone, facendolo sussultare. Le sue dita scomparvero nella testa di Jungkook per afferrargli i capelli:

"Proprio così, cacciatore", ansimò quando Jungkook mosse la lingua in cerchi e spirali attorno a lui. "Sì, sì-oh."

Il corpo di Jimin si arcuò come un'onda, impaziente come lo era stato Jungkook, i muscoli dell'addome che si contraevano magnificamente sotto le luci. La vista meravigliosa fece indurire di nuovo Jungkook che emise un basso gemito che vibrò contro Jimin.

I fianchi del mago sobbalzarono, e il suo corpo si mosse disperatamente. I suoi gemiti erano brevi e acuti nelle orecchie di Jungkook, alzandosi di volume e tono fino a quando finalmente venne, il suo orgasmo fece tremare tutto il suo corpo. Le sue gambe tremavano quando si premettero contro la testa di Jungkook, e la stretta tra i suoi capelli aumentò.

 Le sue membra si rilassarono quando Jungkook finì di pulirlo e sollevò la testa per guardarlo.

 "Stai tremando", scherzò Jungkook, alzandosi. "Hai freddo?"

Guardò gli occhi di Jimin passare dalle sue labbra al suo cazzo.

"Forse, guerriero," rispose lui, troppo stanco per dire qualcosa sopra un sussurro. Sorrise debolmente. "Dovresti scaldarmi."

 Facendo scivolare il suo corpo contro il suo, condividendo il calore del corpo e condividendo sorrisi consapevoli, Jungkook accolse Jimin.

                                                **

 

Jungkook non fu sorpreso di trovare il letto vuoto il mattino dopo; si sentiva così caldo che pensava che Jimin lo stesse ancora abbracciando.

Si girò sulla schiena, calciando via la coperta. Era ancora nudo, ma non sentiva più freddo. L'aria era una piacevole freschezza che si diffondeva intorno a lui. Ed era strano visto che fuori c’era la neve.

Sentì la porta cigolare e aprirsi. "Oh, sei finalmente sveglio."

Jungkook aveva tirato su la coperta, nascondendosi dagli occhi color cioccolato di Jimin che tuttavia aveva già visto.


Si schiarì la gola prima di borbottare: "Ho chiamato il tuo drago, Jungkook. Aegis, credo? È qui fuori"

Jungkook inciampò fuori dal letto, trovando i suoi pantaloni a terra ai piedi del letto, infilando le gambe in essi. "Chiamato il mio drago?"

Jimin annuì con nonchalance ma Jungkook lo guardò confuso mentre si allacciava la maglietta e si metteva una delle sue pellicce, cercando di sistemare il tutto mentre lo seguiva fuori.

 Una brezza entrò nel capanno quando Jimin aprì la porta; fredda ma non fastidiosa. Preannunciava il blu intenso del cielo senza nuvole e il bianco candido della neve. Sembrava che la tempesta non fosse mai avvenuta. Jimin si fermò tranquillamente di fronte a due draghi: uno nero scintillante con belle curve e tratti più dolci. Il secondo era un rosso ciliegia scintillante con ali nere e tratti più duri e più intimidatori.

"Aegis", disse Jungkook sottovoce. Non parlava spesso con il suo drago. Jimin, tuttavia, sembrava piuttosto a suo agio, parlando con sibili sommessi. Jungkook aveva già sentito parlare nella lingua dei draghi, anche Namjoon ci aveva provato senza riuscirci; Jimin lo stava stupendo.

“Che c’è?” sorrise Jimin con una mano sul muso dell’animale, che accarezzava le squame taglienti.

“Niente…” Jungkook lo raggiunse accanto ai due draghi, posando lui stesso una mano su Aegis, che emise un sibilo sommesso insieme a una vampata di aria calda dalle narici.

Jimin sembrava teso, quasi sull’attenti. Erano all’aria aperta e Jungkook ora stava bene, avrebbe potuto ucciderlo in qualsiasi momento, dopotutto il suo drago portava le sue armi legate alla sella.

"Sai," intervenne Jimin, continuando a guardare negli occhi la creatura.

"Cosa?" Jungkook sbatté le palpebre.

"Il tuo drago. Era arrabbiato con te per essere uscito senza di lui. Ecco perché non è venuto a cercarti, non voleva che tu morissi. " Sogghignò. "Sono solo arrivato da te prima che lui lo facesse."

"Come faresti a saperlo?"

"Sono un mago", disse Jimin alzando un sopracciglio al tono provocatorio di Jungkook. "Parlare con la lingua dei draghi fa parte di me".

"Oh."

"Ad ogni modo, sai dove sei?”

Jungkook gli lanciò uno sguardo perplesso prima di guardarsi in giro, notando solo in quel momento i capanni intorno a loro, la gente che guardava i due draghi e che guardava Jungkook con disgusto.

"Questo è…"

"Quello che stavi cercando, vero? È per questo che sei venuto qui. "

Jungkook aveva completamente dimenticato, ancora una volta distratto dal caldo, bellissimo Jimin. Avrebbe dovuto “S-sì, io sì."

Jimin sorrise e si girò, rivolgendo lo sguardo a Jungkook.

"Immagino che tu sia pronto per fare quello che devi ora", disse malinconicamente lo stregone e ancora una volta Jungkook sentì la magia che emanava, come se la potesse toccare. Era lui, lo aveva immaginato da quando le loro mani si erano toccate e i loro sguardi incrociati.

Il cuore di Jungkook si riempì di qualcosa che non aveva mai provato prima, tristezza o altro, non capiva. Avrebbe dovuto completare la sua missione, prendere una spada e ucciderlo. Tuttavia solo il pensiero di vedere del sangue sporcare la pelle candida di Jimin gli faceva girare la testa.

I suoi compagni dovevano essere là fuori, forse lo stavano cercando, ma Jungkook voleva rimanere dov’era.

"Non posso farlo, Jimin."

Jimin trattenne il respiro, dolce e sorpreso. Per qualche secondo, i suoi begli occhi marroni scintillavano di speranza, ma si trasformarono rapidamente appena il suo sguardo cadde oltre di loro, verso il piccolo villaggio.

 

"Ci saranno delle conseguenze," mormorò. "Lo sai bene."

 

Jungkook sorrise cupamente alla propria stupidità. "Ne sono al corrente.”

 

" So che c'è ... "arrossì, nascondendo dietro le maniche un sorriso soddisfatto e pensieroso. "So che c'è qualcosa tra noi, Jungkook. Lo sento, è come se qualcosa mi dicesse che tu non sei uno di loro. "

Jimin si sporse in avanti per premere le loro fronti insieme. Il tocco lo fece rabbrividire sotto le spesse pellicce poi sentì dei passi alle sue spalle.

 "Stai tranquillo, Jungkook," sussurrò, e premette leggermente le sue labbra contro le sue. Il calore guizzò attraverso il cacciatore, gli fece accarezzare il viso dello stregone e ricambiare il bacio con fervore, le labbra gonfie e arrossate.

Si separarono dopo pochi secondi, ansimando, fronte e naso ancora uniti.

 

"Jimin," Disse qualcuno schiarendosi la voce.

“Seokjin,” Un sorriso si stirò sulle labbra del mago, guardando il suo compagno, Jungkook si chiese se tutti gli stregoni fossero così stupendamente affascinanti. Il ragazzo appena arrivato aveva dei fiori intrecciati nei capelli tinti di un rosa tenue e guardava Jimin con uno sguardo tagliente che contrastava con i suo tratti dolci. Al fianco del ragazzo c’era un altro stregone dai capelli rosso fuoco che li guardava con lo sguardo gentile.

 

"Sei ancora qui con lui? Pensavo lo avessi ucciso…o che lo avesse fatto lui.” Jungkook strinse i denti, “Non può stare qui, mi sembra di avertelo già detto.”

"So cosa hai detto, Jin. Jungkook rimarrà qui, non ci sono tracce di altri cacciatori, il suo gruppo sembra essersene andato."

 

Jungkook sapeva che non era vero, non sapeva perché Jimin stesse mentendo per uno come lui, non sapeva cosa gli sarebbe costato mentire. Sapeva che lo sarebbero venuti a cercare, che Yoongi per quanto fosse duro non lo avrebbe abbandonato.

“Ti stavano cercando! Ti potrebbe uccidere, è addestrato per farlo. Quante volte hai già ucciso ragazzo, lo sai dire o sono troppe per contarle?”

Jimin avanzò verso il suo compagno “Non è come loro, lo so.”

Lo sguardo del mago era sicuro e Jungkook sentiva come una stringa che si tendeva e che lo tirava verso di lui.

 

Jungkook venne portato insieme a Jimin in un capanno molto più grande di quelli che aveva visto fino a quel momento. Lì dentro le tracce di magia erano così forti che lo colpirono come uno schiaffo in pieno viso, non aveva mai provato nulla del genere.

Jimin aveva parlato, ancora e ancora, spiegando ai suoi amici e compagni cosa stesse succedendo e perché Jungkook fosse lì. Il cacciatore poteva sentire li sguardi pieni d’odio delle persone. Lo stregone disse tante cose, ma non accennò nulla sul fatto di mandarlo via e Jungkook ancora una volta sentiva quel dolce calore attirarlo.

 

                                                           **

 

Non sapeva quanto fosse passato, la neve si sciolse, i fiori comparvero sugli alberi e lui e Jimin sembravano chiusi nella loro bolla. Passavano le giornate nell’erba a scherzare, a intrecciare fiori nei capelli biondi di Jimin che rideva chiudendo gli occhi e guardandolo come se lui fosse il centro del suo mondo. E si sentiva così, Jimin lo faceva sentire un uomo nuovo, diverso.

Lo stregone era a capo della piccola comunità, aveva insegnato a Jungkook come vivere con loro senza usare la magia. Vedeva come le persone avevano iniziato ad apprezzarlo, a salutarlo e ad abituarsi alla sua presenza.

Una sera Jimin sembrava più pensieroso del solito, seduto alla finestra a osservare il bosco.

“Jiminie, è successo qualcosa?” il cacciatore circondò i fianchi del suo amante con le mani. Il biondo si girò leggermente, distogliendo lo sguardo dalle nubi cariche di pioggia, Jungkook a vedere quell’espressione sul suo viso capì che qualcosa non andava. Lo stregone si alzò, mise le mani sulle spalle di Jungkook, accarezzandole.

Il calore esplose sulla sua pelle come ogni volta che Jimin lo toccava, il suo cuore iniziò a battere forte, senza immaginare cosa avrebbe detto Jimin. “Jungkook, è tempo che tu vada.”

Un’ espressione confusa si dipinse sul volto del cacciatore. “Cosa?”

Il mago continuò ad accarezzargli la pelle nuda. “Torna al tuo castello…è arrivato il momento.”

“Perché?” Jungkook si sentiva improvvisamente scottato dal calore di Jimin. Solo il pensiero di abbandonare lo stregone lo faceva sentire vuoto, come se non ci fosse stato nulla di importante prima del loro incontro. Non capiva perché Jimin volesse quello.

“Non posso…” La voce sottile di Jimin era come un avvertimento.

"Tornerò," gli disse Jungkook.

"Jungkook, tu non ..." Sembrava insicuro, come se sapesse qualcosa che Jungkook non potesse capire.

"Voglio. Voglio rivederti. Proverò a convincere il mio drago. Starò attento alle tempeste. Voglio solo vederti." Non poteva lasciarlo in quel modo. Avevano speso mesi insieme, sotto le coltri morbide del letto dello stregone a fare l’amore, a regalarsi sorrisi e gesti d’affetto. Avevano corso nei boschi, cavalcato i loro draghi nel cielo.

Non lo aveva fatto con un secondo scopo, amava Jimin, lo aveva ammesso a se stesso molto tempo prima, quando la neve cadeva ancora. Poteva dire di essersi innamorato di Jimin la prima volta che lo aveva visto.

"Perché ti ho salvato?" Chiese Jimin. "Perché abbiamo fatto sesso?"

"C'era più di quello e lo sai bene.”

Jungkook doveva essere sembrato o suonato offeso, perché Jimin ridacchiò. Lo fece con quel sorriso dolce che teneva solo per lui, con gli occhi chiusi.

"Lo so, lo so", rispose e Jungkook lo baciò cercando di imprimersi il sapore di Jimin sulle labbra. Voleva sapere di lui, profumare di stelle e pioggia come lui, avere ancora una volta, una sola i suoi occhi scuri pieni di passione che lo guardavano con adorazione. Non capiva perché Jimin volesse che lui se ne andasse, ma non ignorava la sapienza del mago, di certo superiore a quella di un comune essere umano come lui.

Quella notte fecero l’amore, i loro corpi scivolarono l’uno contro l’altro con facilità, come se avessero sempre conosciuto nient’altro che la pelle dell’altro. Jimin pianse insieme al temporale che infuriava fuori dalla finestra. Jungkook sapeva che c’era di più, che Jimin non voleva che lui sapesse. Lo vedeva nelle sue lacrime e nel modo in cui lo stringeva come se non volesse che lui andasse, nonostante fosse stato lui stesso a dirlo a Jungkook.

Rimasero alzati fino all’alba, abbracciati, a rincorrersi con le labbra.

 

Lo aiutò a sellare il suo drago. Avevano lasciato il letto, silenziosi, cercando di non pensarci troppo.

"È meglio che tu vada prima che la tempesta ritorni."

Si baciarono di nuovo. Le labbra di Jimin allentarono la tensione nelle sue spalle. Per un secondo, Jungkook si chiese se non potesse evitare di andarsene, di chiedere spiegazioni. Jimin lo stava facendo per la sua gente e lui lo sapeva.

"Vai Jungkook", Jimin respirò contro le sue labbra.

Un altro bacio più corto, e Jungkook si sforzò di allontanarsi, voltando le spalle prima che potesse tornare tra le sue braccia.

Si alzò in volo con le lacrime incastrate nelle ciglia, il petto dolorante e tre parole sulla lingua.

Non si girò, perse il modo in cui Jimin cadde a terra in ginocchio, esplodendo in un pianto disperato. Perse come la barriera luminosa si era infranta, in uno scintillio di luci.

Era ormai troppo lontano per vedere i cacciatori entrare nel piccolo villaggio, uccidere le persone con cui aveva condiviso quei mesi. Non poteva sentire le loro urla disperate e la forza con cui combatterono contro i draghi dei guerrieri che erano lì solo per uno di loro.

                                                                     **

Jungkook riusciva ad intravedere il castello nella valle, i draghi che volavano attorno alle alte torri come in una danza.

Guardò gli alberi sotto di lui, e appoggiò la fronte contro Aegis sospirando. Aveva passato tutto il viaggio a chiedersi se dovesse tornare indietro, il viso di Jimin era impresso dietro le sue palpebre.

Atterrò con un forte tonfo, le guardie reali lo stavano già aspettando a pochi metri dal suo drago. Poteva vedere il viso di Yoongi che cambiava espressione. Scese dall’animale e si sistemò l’arco sulle spalle.

“Jungkook?” Il suo tono di voce era confuso, come se stesse guardando un fantasma.

“Hyung.” Qualcuno lo abbracciò di colpo, sentì il suo corpo venire buttato per terra e un profumo di legna e pino invadergli le narici.

“Kook-ah…” Taehyung mormorò stretto al suo collo, “Pensavamo fossi morto, tu e Aegis eravate spariti!”

Si alzarono da terra, Jungkook non sapeva come spiegare come era rimasto in vita, come Jimin lo aveva trovato e come aveva vissuto per mesi con degli stregoni. Senza una parola si alzò, spolverandosi le vesti per girarsi e andare al castello, ignorando le facce sconvolte di suoi amici.

Nei giorni successivi al suo ritorno non parlò con i suoi compagni. Nella testa gli frullava sempre una cosa sola, Jimin.

Una sera, camminando nei corridoi bui del castello non si accorse di essere seguito finché non lo spinsero contro una parete. Una mano premeva contro il suo petto, alzò lo sguardo per incontrare gli occhi scuri di Namjoon. Un sorriso si fece strada sul suo viso.

“Non so perché tu stia sorridendo, stronzo.” Namjoon era serio in viso e lo stava guardando con una freddezza che non gli apparteneva.

“Hyung, mi dispiace.” Disse abbassando lo sguardo, la mano si scostò da lui.

“Ci devi delle spiegazioni.” E in quel momento altre due persone entrarono nel corridoio, raggiungendoli.

“Ce le devi.”

Lo avevano trascinato fino alla camera di Namjoon, che era la più vicina, e lo avevano costretto a spiegargli tutto o almeno ci avevano provato. Lui non voleva, non poteva mettere in pericolo Jimin, Jin e il villaggio. “Jungkook, parla.”

“Sono mesi che non ti vediamo ed ora te ne stai rinchiuso in camera tua a fare non so cosa, cosa ti è successo?”

Guardo i volti dei suoi amici e si morse le labbra, Yoongi poi fece un passo in avanti. “Non ti giudicheremo Kook.”

Fece un respiro profondo e gli raccontò tutto. Da come si era perso a come era finito per trovare Jimin. Il trio lo guardava con gli occhi sgranati, increduli. Aveva le mani sudate, non poteva immaginare come sarebbe stata la loro reazione.

“Era lui…quello che stavamo cercando, ma non potevo ucciderlo…” disse immaginando Jimin e la sua risata cristallina.

“Lo ami, vero?” Jungkook annuì leggermente, torturandosi le dita, nervoso. La tensione si poteva tagliare con un coltello.

Si sentì avvolgere da un paio di braccia e non erano quelle di Tae. Yoongi lo stava abbracciando. “Voglio tornare da lui.” Disse Jungkook piagnucolando sulla sua spalla.

“Fallo, cosa te lo impedisce.”

Parlarono a lungo, ora che non c’era più il peso sulle sue spalle Jungkook parlò di quei mesi e delle persone con cui aveva vissuto. Di Jimin.

Insieme organizzarono di tornare alla valle.

Un mese e mezzo e diverse missioni più tardi, in cui Jungkook non aveva alzato un dito contro nessuno, in un giorno senza nuvole volò sopra la foresta. Era silenzioso, solo le ali di Aegis facevano rumore, la neve aveva ricominciato a cadere.

"Lo vedi?" Chiese, sporgendo il collo di lato. "Dovrebbe essere qui da qualche parte, Aegis."

Aegis emise un ringhio soffice e nullo.

Jungkook si ricordava dove sarebbe dovuta essere la cupola luminosa, Jimin gli aveva insegnato a vederla…perché non c’era?

"Deve essere coperto di neve", disse, più a se stesso che al suo drago. "Destra?"

Destra?

Jimin sapeva come superare le tempeste. Sapeva come sopravvivere. Sapeva come stare al caldo. Era un mago, per l'amor del cielo.

Ma il terrore gli schizzò alle spalle in un violento tremito, a prescindere.

Ordinò al suo drago di atterrare. Aegis si inclinò verso il basso e iniziò a girare a spirale in ampi cerchi. Lo fece senza fretta, senza venir toccato dal panico di Jungkook.

Aegis lo sapeva. Aegis lo sapeva e lui era in ritardo.

"No", respirò.

 

Jungkook scivolò giù dall'ala di Aegis non appena atterrato e si precipitò sulla cima di un pilastro di pietra sopra un cumulo di neve. Ignorò il freddo che penetrò nella sua armatura, nella sua pelle e scavò nella neve. Dov’erano tutti? Dov’erano i capanni e bambini che correvano, in quelle condizioni-

Non c'era modo di sopravvivere.

"No ..." Jungkook ansimò. "No, lui è-questo deve essere il posto sbagliato, Aegis!" Sentì una puntura dolorosa nei suoi occhi mentre le lacrime si formavano. “Jimin ...”

Avete passato solo dei bei momenti insieme, nulla di serio, la logica lo sgridava.

Come poteva essersi innamorato di un estraneo?

Ma Jimin non era un estraneo. C'era qualcosa tra loro, e Jungkook lo sentiva con tutta la sua anima. Dovevano incontrarsi.

Jungkook scavò ancora, ogni movimento più lento dell'ultimo, le sue mani si riempirono sia di neve sia di terribile sconfitta. Le sue braccia si fecero pesanti con il tempo e alla fine si fermò, gli occhi offuscati non appena individuò una porta spezzata a metà, la pietra già rovinata schiacciata e impenetrabile.

E con esso, la coperta di pelliccia su cui si erano baciati.

 

                                                               **

 

Tornò al castello deluso, con un macigno che gli schiacciava il petto.

La taverna era un trambusto. Normalmente Jungkook lo odiava, ma aveva bisogno di rumore per distrarsi, per distogliere i suoi pensieri da lui.

Jungkook sentì una fitta alla gola e prontamente bevve un sorso della sua birra. Il sapore era amaro e freddo. Sì, freddo ... per togliere il dolore del suo calore.

Jimin.

Jungkook si chinò finché il suo mento non colpì il piano di legno, fissando il bicchiere di vetro, attraverso il liquido dorato, come se potesse scrutare nei ricordi.

Quando lo aveva raccontato ai suoi amici, dopo essere tornato dalla valle, loro lo avevano consolato cercando di comprendere il suo dolore. Non potevano capirlo, non immaginavano come doveva essere perdere la persona amata.

“Hai sentito la novità? Ieri hanno portato qui dei prigionieri, pare che ci saranno delle esecuzioni.” Jungkook sospirò. Non voleva vedere altro sangue.

 

Il giorno dopo venne mandato proprio nelle prigioni a prendere un prigioniero, lo fece a malincuore. Quando ci fu solo la roccia viva sopra di lui si sentì nauseato, quando non era in cielo con Aegis si sentiva sempre così.

Vedere il piccolo mago dietro alle sbarre lo fece tremare, era seduto a terra, i capelli argentei erano sporchi e si vedeva il sangue incrostato sui suoi vestiti. Jungkook aveva portato dietro una borraccia con dell’acqua e appena il ragazzo la vide un piccolo sorriso si fece strada sul suo viso sciupato.

Camminarono lungo il corridoio buio, solo qualche torcia illuminava la pietra dura e lo sguardo di Jungkook cadde su ogni prigioniero. L’ultima cella conteneva un ragazzo. I suoi occhi erano chiusi, indossava un abito bianco aperto sul petto con tanti lunghi nastri che avevano perso il loro colore candido per lasciare spazio al marrone del fango. Le sue caviglie erano avvolte da delle cavigliere in tessuto, impreziosite d’oro.

Jungkook perse il respiro appena vide il suo profilo: il naso leggermente schiacciato, le labbra piene, imbronciate, e i capelli biondi che gli cadevano sugli occhi. Lo avrebbe riconosciuto ovunque. Jimin. il peso che portava nel petto si sciolse.

“Jimin?” si avvicinò alle sbarre, il ragazzo alzò la testa di scatto e solo ora Jungkook notò quanto fosse scavato. Era un mese che non lo vedeva, un mese che non lo teneva stretto tra le braccia. Tutto il calore del mago era irraggiungibile al di là delle sbarre, voleva toccarlo, sentire la magia avvolgerlo come una coperta.

“Jungkook, grazie al cielo…” sussurrò con la voce roca. Si alzò e lo raggiunse, Jungkook si affrettò a unire le loro mani. Freddo. Jimin era freddo. Le sopracciglia di Jungkook si corrugarono.

“Mio guerriero, devi aiutarci...” disse Jimin con la stessa voce zuccherina che Jungkook ricordava, nonostante la situazione il guerriero non poté fare a meno di guardarlo e pensare a quanto fosse meraviglioso.

“La tua magia…” Jimin sorrise appena, toccandosi il petto.

“Per un mese mi hanno somministrato una pozione in grado di bloccare i miei poteri...” Jungkook tentò di non farsi dominare dalla rabbia. Si abbassò per cercare nel mazzo di chiavi, quella giusta per aprire la cella del suo stregone, ma il ragazzino gli toccò la spalla. Uno sguardo terrorizzato sul suo viso.

“Arriva qualcuno!” Il guerriero si affrettò a nascondere le chiavi nella tasca dei pantaloni, incitando il ragazzo a camminare davanti a lui.

“Tornerò Jimin...” il mago sorrise dolcemente, annuendo.

I giorni seguenti per il regno furono giorni bui, pieni di terrore ed esecuzioni. La piazza principale del castello era sporca di sangue e Jungkook tremava alla vista del re che sorrideva alla morte degli stregoni. Aveva detto ai suoi compagni di aver trovato di Jimin e si erano messi a preparare un piano per farlo uscire insieme agli altri.

“Devono scappare con i draghi, posso chiedere a Jimin di insegnarmi come si fa. “Disse Jungkook guardando Yoongi e Namjoon, nella grotta dove Aegis e i loro draghi riposavano.

“Non c’è tempo. Il re vorrà la testa di Jimin prima o poi.” Ammise Namjoon, passandosi una mano tra i capelli biondi. Aveva ragione e Jungkook lo sapeva, doveva farli scappare sui pochi draghi di cui loro cacciatori disponevano.

“Aegis…devi trovare il drago di Jimin…” disse appoggiando la testa al muso dell’animale, sperando che l’animale lo capisse. Il drago si alzò in volo e sparì nell’oscurità.

Passarono tutta la notte in quel modo, Jungkook non riusciva a riposare da quando aveva visto Jimin, il solo pensiero che lui stesse soffrendo gli faceva stringere lo stomaco in una morsa dolorosa. Erano giunti alla conclusione che dovevano far scappare gli stregoni la notte successiva, Namjoon e Taehyung avevano il turno di guardia insieme e potevano distrarre le altre guardie così che Jungkook e Yoongi potessero guidare i draghi al castello.

Jungkook andò a vedere Jimin prima dell’alba, lo trovò addormentato. I tratti rilassati, sdraiato sulla terra niente in confronto al morbido letto che avevano condiviso. Jungkook lo guardò riposare finché gli abitanti del castello no si svegliarono e i rumori invasero la piazza.

Lui e i suoi compagni cercarono di passare la giornata normalmente, guardandosi le spalle per paura che qualcuno potesse aver scoperto il loro piano. Anche quando la notte calò sul castello e uscirono dalle loro stanze, armati, cercarono di fare meno rumore possibile.

Scesero cautamente le scale, attenti alle guardie che sorvegliavano i corridoi. Lui e Yoongi scesero nelle prigioni, silenziosi come ombre.

Le celle erano avvolte nello stesso silenzio in cui era immerso tutto il castello ora che metà dei prigionieri non le abitavano più. Le chiavi tintinnarono nella sua mano, attirando l’attenzione dei prigionieri che girarono tutti la testa verso i due.

“Dovete seguirci, in silenzio.” Spiegò Yoongi e Jungkook gli diede una gomitata. “Siamo venuti a liberarvi…” aggiunse il ragazzo guardando il più giovane che annuì con un piccolo sorriso.

Aprirono tutte le celle, arrivati davanti a quella di Jimin, Jungkook girò velocemente la chiave nella serratura. Le sue mani tremavano per l’emozione di riavere lo stregone tra le braccia.

Jimin uscì con calma, guardandosi in giro, trovando con lo sguardo gli altri stregoni prima di appoggiare una mano sulla guancia di Jungkook.

“Lo sapevo che saresti tornato, mio guerriero…” la sua voce era abbastanza bassa perché venisse sentita solo da Jungkook e quelle parole fecero battere velocemente il cuore del ragazzo. Il palmo di Jimin era freddo, ma era sempre Jimin. La dolcezza nel suo sguarda diceva quanto Jungkook fosse mancato al mago.

“Ora vi tiriamo fuori di qui.”

Stranamene tutto andò bene, attraversarono la piazza e uscirono dal portone. Jungkook e Yoongi avevano indirizzato gli stregoni verso le grotte dei draghi, il guerriero teneva la mano di Jimin stretta nella sua per timore che potesse scomparire di nuovo. Stavano per girare le spalle alla fortezza quando sentirono il suono dell’allarme, i corni suonavano sulle torri.

Si misero tutti a correre, nel panico, Jungkook aveva l’arco tra le braccia pronto a lottare.

I soldati del re provarono a fermarli, i loro draghi presero il volo e li seguirono nel bosco. Nella grotta incontrarono Namjoon e Taehyung che avevano raccolto un numero sufficiente di draghi per far scappare gli stregoni. Era chiaro che anche i guerrieri dovevano fuggire. Jungkook era meravigliato da quanta fiducia avessero riposto in lui i suoi compagni.

Fecero salire tutti sul dorso dei draghi e solo in quel momento Jungkook si accorse che Aegis non era lì. Jimin tremava come una foglia nei suoi indumenti leggeri, così tanto che Jungkook gli diede la sua pelliccia, la paura era evidente negli occhi del mago. Aveva paura che la sua gente non ce la facesse.

I cacciatori del re li stavano ancora cercando nel bosco, dovevano approfittarne per scappare.

Nel cielo qualcosa di scuro iniziò ad avvicinarsi fino ad atterrare all’ingresso della grotta. Jimin emise qualcosa simile ad un sibilo. Era il suo drago e di fianco a lui Aegis scrutava tutte le persone affollate nella caverna, anche Jungkook si avvicinò.

“Bravo Aegis, ora dobbiamo andare.” Lui e Jimin salirono sullo stesso drago, lasciando agi ultimi stregoni il drago di Jimin.

Lasciarono la valle per nono tornare più.

 

Si rifugiarono in una foresta lontana dalla valle e dal castello e cercarono di ricominciare nonostante sapessero che non sarebbero mai stati completamente al sicuro. Passarono delle settimane terribili, mentre tutti gli altri stregoni avevano riavuto la loro magia quella di Jimin non tornava a causa delle forti pozioni che gli avevano dato. Lo stregone era da giorni a letto, con la febbre alta.

Jungkook, nonostante Jimin fosse febbricitante nel capanno che avevano allestito non si era mai allontanato. Jimin aveva smaltito le pozioni con difficoltà e sembrava quasi che i suoi poteri non volessero tornare.

Jungkook si girò tra le coperte, venendo attirato da un calore sconosciuto. La realizzazione lo fece quasi saltare giù dal letto. Accanto a lui, Jimin emanava calore come aveva sempre fatto. I loro occhi si trovarono, sorrisi già stirati sulle labbra.

Il palmo della mano di Jimin si posò sul suo fianco nudo e Jungkook sospirò sollevato, mascherando il piacere che gli aveva provocato quel singolo tocco. Le sue stesse mani si posarono sul corpo tiepido del mago, provando le stette sensazioni della prima volta che lo aveva toccato. Il suo cuore batteva furiosamente, felice.

“Jungkook…” venne attirato dalle labbra di Jimin come stregato. Jimin gli mise le mani tra i soffici capelli castani. “Grazie, per tutto…è il destino ad averci fatto incontrare...” sussurrò lo stregone.

Jungkook non conosceva qualcosa più bello di guardare Jimin, radioso, con la magia che li avvolgeva e si faceva spazio tra i loro corpi.

“Ti amo…” Sussurrò Jungkook sulla guancia di Jimin, se qualcuno avesse guardato in quel letto non avrebbe distinto i loro corpi da quanto erano vicini. Sentì Jimin sorridere sulla sua pelle e ripetere quelle stesse parole.

Jungkook non poteva aver fatto scelta migliore di perdersi in quella foresta.

 

  
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