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Autore: De_drums    28/06/2018    1 recensioni
KIM HEECHUL X MIN KYUNGHOON -- coffee shop AU
In cui Heechul è un barista fin troppo flirty e Kyunghoon si chiede se l'universo non ce l'abbia con lui.
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I never knew just what it was about this old coffee shop
I love so much
All of the while, I never knew
All of the while, all of the while
It was you
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Heechul
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Min Kyunghoon era un tipo a dir poco abitudinario. 
Non aveva mai cambiato casa –il che comprendeva, ovviamente, vivere ancora con i propri genitori-, lavorava per la stessa azienda da anni, faceva sempre la stessa strada per arrivare in ufficio e gli amici –pochi- erano quelli di una vita. Non capiva perché, periodicamente, la gente sentisse l’inutile bisogno di rivoluzionare tutto– la routine era rassicurante, in fin dei conti.
Fu con grande fastidio, quindi, che constatò il terrificante cambiamento avvenuto nell’azienda nel giro di una notte: la vecchia e accogliente caffetteria era stata sostituita da un locale nuovo di zecca che, ai suoi occhi, risultava fin troppo moderno e in qualche modo intimidatorio. Non gli piaceva affatto.
Si avvicinò al bancone, gettando un’occhiata sospettosa al listino: se non altro il suo adorato Caramel Macchiato era sempre lì, unica certezza in quel mondo così confusionario.
“Ciao! Sai già cosa ordinare?”
“Un Caramel Macchiato e una fetta di torta” –mangiare era un ottimo rimedio per affrontare le novità.
“Perfetto” annuì il commesso. “Il tuo nome?”
Kyunghoon lo guardò perplesso. “Perché dovrei dirtelo?”
“Perché devo scriverlo sul bicchiere, è così che funziona” sbuffò l’altro, come se fosse un’ovvietà. “Sei mai stato, non so, da Starbucks?”
Kyunghoon alzò gli occhi al cielo -no, non aveva idea di cosa diavolo fosse e nemmeno gli interessava, se doveva essere sincero. “È una cosa stupida”
“Decisamente, ma è il mio lavoro e sono costretto a farlo” concesse, tamburellando impazientemente sul bancone. “Quindi?”
“Lascio a te la scelta”
“Come, scusa?”
“Scrivi quello che ti pare, non mi importa; l'unica cosa che voglio è quel maledetto caffè”
“Sei sicuro?”
Kyunghoon si strinse nelle spalle e annuì- dopotutto, che male c'era? Quel tipo nemmeno lo conosceva, non gli avrebbe di certo affibbiato un nomignolo imbarazzante o qualcosa di assurdo come "il cliente senza nome", no? Il sorriso malizioso che gli venne rivolto lo fece dubitare per un attimo e fu tentato di rimangiarsi tutto, ma si costrinse a scacciare quel pensiero.
Si sedette ad un tavolo poco lontano, cercando di godersi il più possibile quella tanto agognata pausa -era l'unico momento in cui riusciva a respirare, senza essere sommerso dalle scartoffie o dalle insistenti richieste del suo capo. Si era quasi dimenticato dove si trovasse, lo sguardo perso al di fuori della finestra, quando il rumore sordo del piattino contro il tavolo lo risvegliò dal suo stato di trance; borbottò un “grazie” sottovoce e sospirò al calore emanato dalla bevanda, una vera benedizione per le sue mani perennemente ghiacciate.
Solo quando fu il momento di tornare in ufficio –dio, perché il tempo passava così velocemente?- gli venne in mente di non aver nemmeno guardato cosa l’altro avesse scritto; non che fosse indispensabile, alla fine il contenuto era molto più importante di una serie di parole scritte alla rinfusa, ma doveva ammettere di essere curioso. Ruotò il bicchiere e, appena la scritta si materializzò davanti ai suoi occhi, sentì le guance andargli a fuoco –non succedeva tutti i giorni di sentirsi definire bellissimo da uno sconosciuto in una stupida caffetteria. Rimase a fissarlo per un po’, la mente completamente vuota, finché il suddetto ragazzo non gli si avvicinò, appoggiandosi al muro lì a fianco e guardandolo divertito.
“Perché?” gli chiese Kyunghoon senza troppi giri di parole, gettando il bicchiere nel cestino.
“Che c’è, non ti piace?”
“Non ha senso, nemmeno ci conosciamo e-“
“Abbiamo tutto il tempo”
Kyunghoon arrossì, se possibile, ancora di più. Non sapeva nemmeno come reagire: non poteva negare che quel complimento avesse sortito l’effetto desiderato, ma era semplicemente troppo per quel giorno; era già abbastanza impegnato ad accettare che la sua caffetteria preferita, il suo angolo di paradiso, non ci fosse più –non aveva le forze per stare dietro agli assurdi corteggiamenti di quel barista saltato fuori dal nulla.
“Fai così con tutti?”
“No, solo con i ragazzi carini” ammiccò l’altro.
“Direi che hai sbagliato persona, allora”
“Credevo ti avrebbe fatto piacere” cercò di giustificarsi. ”E penso davvero che tu lo sia”
Kyunghoon si morse un labbro, pienamente consapevole che il proprio atteggiamento non fosse dei più amichevoli, ma era così stanco che nemmeno gli importava; cercare di pensare prima di sputare fuori tutto quello che gli passava per la testa era un impegno troppo grande, almeno in quel momento, e il senso di colpa lasciò presto spazio all’insofferenza. Stava perdendo tempo e quella conversazione non stava andando da nessuna parte – forse avrebbe fatto meglio a tornare in ufficio senza indugiare oltre, senza dare corda alle intenzioni dell’altro, qualunque esse fossero.
“Dovrei andare, se non hai nient’altro da dirmi”
“Ci sarai anche domani?”
“Forse”
L’altro sorrise e sembrò prendere quell’unica parola come una promessa, prima di inchinarsi appena augurandogli buona giornata e tornare al lavoro.
Kyunghoon scosse la testa – se non fosse stato per lo stipite della porta contro cui aveva appena scontrato, tremendamente doloroso e reale, avrebbe giurato che fosse tutto uno scherzo architettato dalla sua mente o qualche strano sogno.
 
 
 
I think that possibly, maybe I'm falling for you
 
 
 
“Kim Heechul”
“Eh?”
“Non hai voluto dirmi il tuo nome ieri e io sono stato così maleducato da non presentarmi” spiegò, porgendogli la mano. “Quindi, piacere, mi chiamo Heechul e sarò al tuo servizio da ora in poi”
“È proprio necessario?”
“Ordini dall’alto, non posso tirarmi indietro” sorrise –che nessuno lo avesse obbligato, ma fosse piuttosto una strana forma di ossessione nei suoi confronti, era ben chiaro ad entrambi.
Kyunghoon lo fissò per un attimo, decisamente seccato –il nervosismo lo stava divorando ed era già al terzo caffè, non sapeva quanto ancora sarebbe durato senza impazzire- e gli strinse la mano con riluttanza. Successe, però, qualcosa di così inaspettato da lasciarlo turbato e senza fiato per un attimo: nel momento in cui le loro dita si sfiorarono, fu come scottarsi. Sapeva che era stupido, perché certe cose succedevano solo nei film, ma forse era quello il famoso colpo di fulmine di cui tutti parlavano, quella sorta di connessione immediata che si provava nel trovare la propria anima gemella. O più probabilmente, realizzò in un momento di lucidità, lo stress gli stava facendo immaginare cose inesistenti; sì, era la spiegazione più plausibile. Eppure, la confusione sul volto di Heechul e il modo in cui stava fissando il punto dove le loro mani si erano incontrate gli suggerivano che non era stata un’allucinazione: qualcosa era successo, e non era il solo ad essersene accorto. Come se il mondo si fosse improvvisamente fermato, e non ci fosse nient’altro a parte loro due.
“Credi nel destino?”
“T-Tu ci credi?”
“Non l’ho mai fatto” mormorò Heechul. “Almeno non fino ad oggi”
Kyunghoon dovette ricordare a se stesso di respirare e non farsi sopraffare dalla situazione.
Si conoscevano da appena quarantotto ore, non poteva essersi preso una cotta. Non era possibile, giusto? Sicuramente era solo perché non aveva una relazione seria da anni e Heechul, per quanto fastidioso, gli stava dando quelle attenzioni di cui aveva inconsciamente sentito la mancanza; non poteva essere nulla di serio, non si stava innamorando, non aveva senso. Era spaventoso anche solo pensarlo.
E allora perché sentiva lo stomaco sottosopra e la testa girargli? Perché il cuore aveva preso a battere un po’ più veloce, e quelle parole continuavano a risuonare come se volessero imprimersi nella sua mente e non andarsene più?
Il silenzio imbarazzato che era calato tra di loro stava diventando troppo pesante e Kyunghoon si sentì soffocare -decise perciò di dire qualcosa e cambiare discorso, nella vana speranza che quello strano scambio di batture venisse presto dimenticato. “Da quanto lavori come-“
“Hai una penna?” lo interruppe Heechul e, dio, evidentemente l’educazione era qualcosa che non gli apparteneva.
Sbuffò, cercando nella borsa, per poi porgergli la biro e cercare di capire cosa diamine stesse scrivendo sul tovagliolo. L’inchiostro disegnò una serie di numeri sulla carta sottile e, quando l’altro gli restituì la penna con un sorriso soddisfatto e gli fece l’occhiolino, Kyunghoon pensò di non aver mai vissuto niente di più cliché: Heechul gli aveva appena lasciato il proprio numero di telefono.
Lo guardò allontanarsi e affondò il viso tra le mani, incredulo -quella misera pausa caffè stava diventando una tortura.
 
 
 
Yes there's a chance that I've fallen quite hard over you
 
 
 
Il giorno dopo, Kyunghoon arrivò in ufficio stravolto.
L’insonnia aveva avuto la meglio e non era riuscito a chiudere occhio, la testa piena di mille pensieri confusi – ancora scosso da ciò che era successo la mattina precedente, aveva passato ore a rimuginare sul perché quel semplice contatto lo avesse lasciato così sconvolto. Non riusciva a venirne a capo.
Come se non bastasse, la realizzazione che Heechul fosse estremamente carino –addirittura il suo tipo ideale- lo aveva colpito come un treno in corsa e aveva dovuto soffocare un urlo nel cuscino per la frustrazione. Stava succedendo tutto troppo in fretta –cosa, non avrebbe saputo dirlo-, gli sembrava di vivere in una di quelle stupide commedie romantiche in cui i protagonisti si innamorano al primo sguardo e la sera stessa finiscono a letto insieme.
Gli ci era voluta tutta la forza di volontà del mondo per mettere piede fuori di casa: il solo pensare di dover passare il resto della giornata davanti ad un computer, a sistemare e riorganizzare dati, gli aveva fatto venire il mal di testa e la confusione che regnava quella mattina lo fece pentire amaramente di non essersi preso un giorno di ferie. Era quasi certo che sarebbe impazzito.
Aveva addirittura sperato che la caffetteria fosse chiusa, perché non era sicuro di poter affrontare Heechul –non dopo quello che era successo, non dopo aver pensato a lui per tutta la notte.
Ma, ovviamente, il destino doveva essergli avverso.
Heechul gli sorrise, leggermente imbarazzato, e Kyunghoon tirò un sospiro di sollievo –sapere di non essere l’unico a disagio lo rincuorava. Si guardarono per qualche secondo, stranamente tesi, finché Heechul si riscosse, squadrandolo da capo a piedi, e un’espressione corrucciata gli si dipinse in volto.
“Va tutto bene?”
“C-Come?”
“Sembri esausto”
“Diciamo che ho avuto una notte piuttosto movimentata”
“Oh, chi è il fortunato?” chiese con nonchalance.
“Cosa? No, non intendevo quello!” esclamò Kyunghoon un po’ troppo forte, facendo voltare un paio di colleghi.
“Stavo solo scherzando, non agitarti”, Heechul trattenne una risata. “Il solito?”
Kyunghoon annuì, voltandogli le spalle e facendosi spazio nella sala affollata; si accasciò sulla prima sedia disponibile e poggiò la fronte sul tavolo, chiedendosi perché non potesse semplicemente prendere un caffè in santa pace. Da quando la sua vita era diventata così confusionaria? Dove era finita la sua amata monotonia?
“Ehi” mormorò Heechul dopo un po’, scuotendolo lievemente. “Ecco a te”
Kyunghoon aprì gli occhi, soffocando uno sbadiglio. “G-Grazie”
“Non c’è di che” gli sorrise. “Sei sicuro che sia tutto a posto?”
“Non sono riuscito a dormire” spiegò semplicemente, omettendo i particolari –non era il caso di rivelargli il motivo, era sicuro che il suo ego si sarebbe ingigantito ancora di più e ogni sua speranza di essere lasciato in pace sarebbe svanita.
Heechul annuì, e qualcosa nel suo sguardo si addolcì. “Allora ti lascio stare, sono sicuro che tu abbia bisogno di un po’ di tranquillità ora come ora”
Kyunghoon sorrise –dopotutto, non era così male- e all’improvviso un particolare gli tornò alla mente: Heechul aveva chiaramente usato il maschile per riferirsi alla sua presunta compagnia di quella notte; non aveva nemmeno accennato ad una possibile ragazza, quel fortunato aveva lasciato le sue labbra con una tale naturalezza che Kyunghoon si chiese se sapesse qualcosa. Magari aveva scritto “gay” sulla fronte e non se ne era mai accorto. La sua sanità mentale doveva essere peggiorata drasticamente in quei tre giorni, se una semplice parola aveva tutto quel potere su di lui, ma qualcosa gli diceva che non poteva essere solo una casualità.
“Come sapevi che sono-“
“Ho tirato ad indovinare” ammise, stringendosi nelle spalle. “Solo per capire se avessi qualche possibilità”
“Vuoi dirmi che hai passato due giorni a flirtare con me e solo adesso ti sei ricordato che magari avrei potuto essere etero e per nulla interessato?”
“Valeva la pena tentare, no?” ribatté Heechul, soffiando via una ciocca di capelli dagli occhi con aria sfacciata.
Kyunghoon si trattenne dal versargli il caffè in testa – il fatto che passasse dal preoccuparsi per lui all’essere così pieno di sé era talmente irritante e confusionario che iniziò a pensare che forse, in quella caffetteria, non avrebbe più dovuto entrarci. Se non altro per preservare quei pochi neuroni che ancora non si erano fusi nel tentativo di capire da dove Heechul fosse saltato fuori e perché fosse così deciso a conquistarlo.
 
 
 
No one understands me quite like you do
 
 
 
Sdraiato sul letto, le cuffie nelle orecchie, Kyunghoon ringraziò il cielo che fosse finalmente giovedì.
Era l’unico, vero giorno libero che gli era concesso –non che servisse a molto, era talmente pieno di cose da fare che finiva per lavorare anche a casa, ma non dover incontrare altre persone e fingere sorrisi per qualche ora era una liberazione. Non essere costretto a vedere Heechul e sopportare i suoi assurdi sbalzi di umore, poi, gli aveva fatto tirare un sospiro di sollievo – la situazione iniziava a confonderlo ed era l’ultima cosa di cui aveva bisogno.
Allungò una mano verso il comodino, guardando sconsolato la pila di fascicoli che avrebbe dovuto controllare per l’ennesima volta: uno in particolare gli stava dando del filo da torcere, c’era sempre qualcosa che non tornava ma non riusciva a capire cosa. Pensò che avrebbe potuto chiamare Youngchul e chiedergli un consiglio, dopotutto aveva più esperienza di lui e forse sarebbe stato di aiuto.
Cercò il contatto nella rubrica e si mise a sedere, giocherellando con il filo degli auricolari mentre aspettava che l’altro rispondesse.
“Pronto?”
Hyung, sono Kyunghoon, volevo chiederti se-“
“Quindi è così che ti chiami”
Kyunghoon aggrottò le sopracciglia, confuso – conosceva Youngchul da una vita, quell’affermazione non aveva senso. Stava per chiedergli se fosse impazzito quando il dubbio si fece strada dentro di lui e, scostando il cellulare dall’orecchio, si rese conto con orrore di non aver affatto chiamato il suo collega: Kim Heechul risplendeva infatti a chiare lettere sullo schermo, come a farsi beffe di lui. Probabilmente era il karma, o solo sfiga.
“Non volevo disturbarti, scusami, ho sbagliato numero”
“Pensavo l’avessi buttato via”
Kyunghoon imprecò mentalmente – nemmeno lui sapeva perché avesse deciso di salvarlo in rubrica. All’inizio aveva pensato sarebbe stato più semplice ignorarlo, in quel modo, poi se ne era semplicemente dimenticato. “Non l’ho fatto, va bene?”
“Non avevo dubbi”
“Sei sempre così sicuro di te?”
“Perché non dovrei?”
“Sei irritante” sbuffò Kyunghoon. “Devo andare, ci vediamo”
Heechul sussultò, stringendo il telefono. “Non riattaccare”
“C-Come?”
“Puoi- possiamo parlare? Solo un po’, ti prego”
“Se è un altro dei tuoi giochetti sappi che non ho nessuna intenzione di-“
Per favore” mormorò con un filo di voce.
Suonava come una supplica e Kyunghoon si rese conto che c’era qualcosa che non andava: la voce di Heechul era flebile e roca, come se avesse bevuto un po’ troppo. O forse – possibile che avesse pianto?
“Ti senti bene?” chiese, e fu strano come i ruoli si fossero improvvisamente invertiti nel giro di ventiquattrore.
“Ti stai preoccupando per me? Davvero?”
“Mi sto solo comportando come qualunque persona dotata di buonsenso, Heechul, non farti strane idee”
“Sai che è hyung per te, vero?”
“Stai scherzando?” chiese, allibito –non poteva davvero essere più grande di lui.
“Per niente” Heechul rise appena. “Mi sono informato ed è saltato fuori che ho un anno più di te”
Non solo era un tormento e andava in giro a carpire informazioni su di lui, avrebbe pure dovuto portargli rispetto da ora in poi. Fantastico.
“Va bene, hyung” sbuffò, calcando volutamente quell’appellativo. “Ora vuoi dirmi che succede?”
“Lascia perdere, non voglio annoiarti e-“
Kyunghoon iniziò seriamente a pensare che l’universo ce l’avesse con lui –perché non poteva avere a che fare con persone sane di mente?
“Mi hai letteralmente implorato di non riattaccare, non cambiare discorso”
Heechul sospirò. “Non voglio restare solo”
“Uh?”
“Non è una bella serata e-“ fece una pausa, cercando le parole giuste. “Ti è mai capitato? Ti sembra di stare bene ed improvvisamente ti crolla il mondo addosso”
“So come ti senti” annuì Kyunghoon; aveva vissuto la stessa identica sensazione fin troppe volte, sapeva quanto fosse importante avere qualcuno disposto anche solo ad ascoltare. “Vuoi parlarne?”
“S-Sei sicuro che non sia un problema?”
Kyunghoon scosse la testa, anche se l’altro non poteva vederlo. “Ci sono passato anch’io, hai bisogno di sfogarti”
E Heechul, semplicemente, crollò: gli raccontò della sensazione che a volte lo opprimeva fino ad impedirgli di respirare, dello stress al lavoro, dei clienti maleducati, della famiglia che lo riteneva un fallito solo perché non aveva seguito le orme del padre. Kyunghoon ebbe la certezza che avesse davvero pianto e gli si strinse il cuore, odiava sentirsi inutile e non poter fare niente di concreto per gli altri -si sentì anche un po’ in colpa per aver pensato che fosse stata tutta una farsa, che Heechul non stesse davvero male ma fosse solamente una scusa per parlargli, per averlo giudicato senza motivo.
Quando le lacrime cessarono si ritrovarono a discutere delle cose più disparate e Kyunghoon si stupì di quanto fosse facile parlare con lui: non c’era nessuna forzatura, nessuna allusione, niente che lo facesse sentire a disagio. Kyunghoon pensò –per l’ennesima volta- a quanto fosse strano, meraviglioso e complicato l’essere umano: c’era sempre qualcosa di più, dietro all’apparenza che una persona dava di sé, e il lato di Heechul conosciuto quella sera ne era un esempio lampante, perché non c’era niente che gli ricordasse il ragazzo invadente e sicuro di sé che incontrava ogni giorno in caffetteria. Sembrava quasi di avere a che fare con un’altra persona. Aveva il sospetto che non sarebbe durata, che fosse solo un momento di debolezza e tutto sarebbe ricominciato da capo la mattina dopo, ma decise di non pensarci.
Gli stava parlando del suo videogioco preferito quando, fermandosi per riprendere fiato, si rese conto che all’altro capo del telefono c’era troppo silenzio.
“Heechul hyung?” tentò.
Non ricevette risposta, solo il respiro regolare di una persona ormai addormentata e il fruscio leggero delle lenzuola che venivano smosse nel sonno.
Kyunghoon sorrise –sapere di averlo aiutato, in qualche modo, lo faceva sentire bene.
 
 
 
Through all of the shadowy corners of me
 
 
 
Mai come quel giorno Kyunghoon desiderò che la sua meritata pausa arrivasse in fretta –non solo per mettere le mani sulla sua dose quotidiana di caffeina, ma per controllare che Heechul stesse bene.
Appena l’orologio scoccò le undici, chiuse in fretta e furia il computer e si precipitò al piano di sotto, destando qualche esclamazione stupita nei suoi colleghi – non era facile vedere Min Kyunghoon così reattivo, solitamente era sempre l’ultimo a lasciare la propria postazione.
Appena mise piede nel locale si guardò in giro ma non vide Heechul da nessuna parte, e questo lo preoccupò – c’erano mille motivi che potevano giustificare la sua assenza, ma la telefonata della sera prima gli aveva lasciato uno strano senso di inquietudine addosso e temeva fosse successo qualcosa.
Tirò quindi un sospiro di sollievo quando qualche minuto dopo lo vide entrare ed andargli incontro, solo per realizzare un secondo dopo che non indossava la divisa e sembrava non avere nessuna intenzione di iniziare il proprio turno. Strano.
(Si chiese anche come facesse ad essere addirittura più bello del solito, con una semplice maglietta e un paio di jeans, ma si costrinse a non pensarci)
“Hey” lo salutò Heechul.
“Come stai?”
“Meglio” ammise, sorridendo. “Tutto merito tuo”
“Non è niente, davvero” Kyunghoon arrossì, distogliendo lo sguardo. “Pensavo non saresti venuto –come mai sei così in ritardo?”
“In realtà è il mio giorno libero”
“E che ci fai qui, allora?” chiese, confuso; avrebbe pagato oro per essere a casa, perché diavolo Heechul si presentava al lavoro quando non ne aveva alcun motivo?
“Volevo vederti” spiegò, stringendosi nelle spalle. “Per ringraziarti”
“Non devi, hyung-
Heechul scosse la testa. “So di averti dato fastidio e nonostante tutto non mi hai chiuso il telefono in faccia, è il minimo che possa fare”
Kyunghoon sorrise, seguendolo verso il bancone. “E come pensi di riuscirci?”
“Che ne dici di un caffè? Mi rendo conto che non è niente ma-“
“È abbastanza” lo rassicurò. “Ti ho già detto che non ce n’è bisogno”
Mentre aspettava il proprio ordine la sua mente cominciò a vagare e non poté fare a meno di rivivere quei cinque giorni, forse i più confusi di tutta la sua vita. Stentava ancora a trovare un filo logico in tutto quello che era successo: Heechul era entrato nella sua quotidianità come un uragano e aveva scaturito reazioni talmente contrastanti che Kyunghoon, arrivato a quel punto, non sapeva nemmeno più cosa provava.
Aveva dovuto ammettere a se stesso che forse si era preso una cotta: piccola e totalmente superficiale, non conoscendo Heechul abbastanza, ma non poteva negare che qualcosa in lui lo attraesse; forse il modo che aveva di rapportarsi con le persone, fregandosene dei loro giudizi, oppure il lato più dolce e vulnerabile che aveva avuto modo di scoprire qualche ora prima. L’idea che potessero andare d’accordo gli era sembrata assolutamente assurda, all’inizio, ma ora non ne era più così sicuro –avrebbero addirittura potuto essere amici, se solo Heechul avesse smesso di essere un rompicapo impossibile da decifrare.
“A cosa pensi?”
Kyunghoon si riscosse, sbattendo le palpebre. “Ho solo troppe cose in testa”
“Non ti fa bene” lo rimproverò Heechul, posandogli il caffè davanti e facendo nuovamente il giro del bancone così da essere al suo fianco. Sembrò esitare per un attimo, prima di fare un passo avanti e abbracciarlo.
H-Hyung?”
“Non so cosa avrei fatto se non ci fossi stato tu” mormorò, stringendolo a sé.
Kyunghoon credette di svenire. Era tutto troppo –le braccia che lo avvolgevano, i loro corpi che sembravano combaciare alla perfezione, la sincerità nella voce di Heechul e l’implicito sollievo che nulla di ben peggiore fosse accaduto. Per la prima volta Kyunghoon pensò di aver trovato il proprio posto nel mondo e okay, forse la sbandata che si era preso non era poi tanto piccola; sarebbe rimasto lì per sempre, se solo avesse potuto.
Heechul fu il primo ad allontanarsi, reclutante, prendendo la borsa dalla sedia lì accanto e facendo un cenno di saluto. “Non dimenticarti la scritta, ormai dovresti aver imparato come funziona” aggiunse, prima di scomparire al di là della porta a vetri.
Kyunghoon bevve un sorso di caffè, ancora attonito, e quando vide il messaggio non riuscì a trattenere un sorriso – sul retro del bicchiere, Heechul aveva scritto un “grazie, Kyunghoonie” contornato da un mare di cuori.
 

 
I never knew just what it was about this old coffee shop
I love so much
 
 

“Sai cosa, Kyunghoon-ah? Dovresti davvero provare ad ottenere quella promozione, hai tutte le carte in regola per farlo!”
“Ne abbiamo già parlato, hyung, non penso di meritarmela e-”
“Non ne hai motivo, dovresti avere più fiducia in te stesso!” esclamò, voltando l’angolo. “Promettimi che ci penserai”
Kyunghoon trattenne un sospiro sconsolato- come Youngchul non smettesse un attimo di parlare era qualcosa a cui non si sarebbe mai abituato. Nei cinque minuti che impiegavano per andare dagli uffici alla caffetteria riusciva a riassumergli ciò che gli era successo in un’intera settimana, dargli consigli, spettegolare sui propri colleghi e addirittura decidere cosa avrebbe fatto nei giorni successivi; quel suggerimento era solo il primo di una lunga lista di argomenti che sarebbero saltati fuori, ne era sicuro.
Kyunghoon gli voleva bene, davvero, come amico e come collega, ma a volte avrebbe solo voluto tappargli la bocca e richiuderlo da qualche parte, così che la smettesse di parlare a macchinetta e fargli venire il mal di testa.
Ringraziò silenziosamente il cielo quando entrarono nella sala e il suo hyung smise di raccontargli ogni singolo dettaglio del suo ultimo viaggio per concentrarsi su ciò che voleva bere – non era comunque una scelta semplice, Kyunghoon lo sapeva fin troppo bene, e rise quando, al terzo ripensamento su quale caffè si adattasse meglio al suo umore quel giorno, Heechul gli lanciò un’occhiata disperata.
“È sempre così?” gli sussurrò, non appena Youngchul si allontanò per cercare un tavolo libero.
“Non ne hai idea, a volte è anche peggio!” sbuffò, ordinando un cappuccino.
“Dovrebbero farti santo, Hoonie”
“Lo so”
Lasciò Heechul al suo lavoro e prese posto di fronte a Youngchul, che sembrava pronto per riversargli addosso l’ennesimo flusso di parole –avrebbero dovuto davvero farlo santo, ultimamente la sua pazienza stava raggiungendo limiti che mai avrebbe creduto possibili.
Stava fingendo di interessarsi all’ultima, strampalata idea dell’altro quando una cameriera li interruppe e Kyunghoon pensò che fosse curioso –Heechul non aveva mai perso occasione per avere anche solo il minimo contatto con lui, non riusciva a capire perché non avesse portato loro l’ordine personalmente.
“Che diavolo è quello?” Youngchul attirò la sua attenzione, accennando ad un fogliettino che sporgeva da sotto la tazza.
Kyunghoon lo prese, confuso, e avvampò – esci con me. Non ebbe nemmeno bisogno di chiedersi chi fosse l’autore, la calligrafia terribilmente famigliare parlava da sé –così come il sorriso sulle labbra di Heechul, quando incontrò il suo sguardo al di là del bancone. Ad un’occhiata più attenta, poi, realizzò che la schiuma del cappuccino disegnava un cuore. Un fottutissimo cuore.
Se lo scopo di Heechul era farlo impazzire, beh, ci stava riuscendo alla grande.
“Cos’è questa storia?”
“Non è niente, non so chi-“
“Non saresti arrossito in quel modo se fosse un semplice ammiratore” constatò con ovvietà. “Voglio assolutamente sapere chi è!”
Kyunghoon indugiò per un attimo, indeciso, poi pensò che tanto valeva dirglielo: si fidava di Youngchul, sapeva che non sarebbe andato in giro a raccontarlo al mondo intero, e sapeva anche che non gli avrebbe dato pace finché non gli avesse detto cosa stava succedendo.
“Il barista”
“Cosa? Quello che ha preso gli ordini?”
“Già”
Youngchul si voltò in modo a dir poco plateale e squadrò Heechul dalla testa ai piedi, poi sorrise e riportò l’attenzione su Kyunghoon. “È figo”
Hyung!”
“Che c’è, sono solo sincero” scoppiò a ridere. “Ti piace?”
Kyunghoon sospirò. “Forse? Non lo so, è complicato”
“Dovresti dargli una chance, sembra un tipo a posto”
“Lo dici solo perché non l’hai visto flirtare spudoratamente con me per tutta la settimana e-”
Yah, Min Kyunghoon, perché non mi hai detto nulla!?”
Hyung, per favore, non urlare” mormorò.
“Ho il diritto di sapere” protestò Youngchul, giocando con il cucchiaino. “Dall’inizio alla fine, quindi non provare nemmeno a tralasciare qualche particolare”
Kyunghoon non ebbe scelta: gli raccontò di come Heechul ci avesse provato con lui fin dal primo giorno, della strana sensazione quando gli aveva stretto la mano, delle allusioni, di come lo confondesse con i suoi continui cambi di atteggiamento a cui non riusciva a trovare una spiegazione.
Youngchul ascoltò con attenzione, annuendo ogni tanto. “Dovresti fare un tentativo”
“Tu dici?”
“Ho come l’impressione che la sua sia solo una maschera. Non fraintendermi, probabilmente è davvero così diretto e senza filtri, ma sono convinto che se provassi a conoscerlo meglio si lascerebbe andare e quel lato dolce e tranquillo di cui mi hai parlato, che hai notato quando vi siete sentiti al telefono, verrebbe fuori ancora di più”
Kyunghoon lanciò un’occhiata ad Heechul, pensieroso – forse Youngchul non aveva tutti i torti.
“Cosa dovrei fare?”
“Esci con lui” spiegò, semplicemente. “Quel biglietto è la tua ultima occasione: prendere o lasciare, non puoi tirarti indietro”
“E se andasse male?”
“E se invece andasse bene? Non essere sempre così negativo, Kyunghoon-ah, buttati e vedi cosa succede!” cercò di rassicurarlo. “È da troppo tempo che non esci con qualcuno, sto iniziando a preoccuparmi”
Kyunghoon sorrise –Youngchul era davvero uno dei suoi migliori amici e, nonostante la parlantina, non poteva non volergli bene. “Grazie, hyung, sei sempre il migliore”
“Sono lusingato!” rispose Youngchul, abbandonando il caffè ormai freddo sul tavolo e stiracchiandosi, pronto per tornare in ufficio. “È inutile che ti dica che voglio sapere tutto, vero?”
“Sarai il primo a saperlo, promesso”
 
 
 
All of the while, all of the while
It was you

 
 
 
E Kyunghoon, alla fine, lo fece.
Prese il cellulare –e dei respiri profondi- e chiamò Heechul, cercando di vincere la voglia di riattaccare ancora prima che gli rispondesse.
“Hey, Hoonie!”
“Come stai, hyung?”
“Meglio, ora che ti ho sentito” confessò. “Pensavo non ti avrei più visto dopo  -beh, sì, dopo il biglietto di ieri”
“Melodrammatico”
“Non è colpa mia se non riesco a capirti!”
Io sarei quello complicato? Stai scherzando?”
Heechul scoppiò a ridere. “Diciamo che abbiamo entrambi le nostre colpe e non pensiamoci più, va bene?”
“Mh, come vuoi” sbuffò Kyunghoon.
“Perché mi hai chiamato, comunque?”
Oh, giusto. Kyunghoon iniziò a sudare freddo e una miriade di pensieri gli attraversò la mente, tra cui: uccidere Youngchul per averlo convinto, maledire Heechul per averlo ridotto così e suggerire a se stesso di buttare via il telefono e chiudersi in casa per sempre.
“H-Hai da fare?”
“Non direi, perché?”
“Ho comprato un nuovo videogioco e mi chiedevo se-“ inspirò a fondo, non poteva tirarsi indietro proprio ora. “Se ti andasse di venire qui e provarlo insieme”
“È un appuntamento?” chiese Heechul.
Hyung, ti prego-”
“Non ti dirò di sì finché non mi darai una risposta, a te la scelta”
Kyunghoon si morse una guancia. “Sì, voglio uscire con te”
Heechul emise un gridolino trionfante. “Mandami l’indirizzo” disse soltanto, prima di riattaccare.
Kyunghoon dovette sprofondare tra le lenzuola per un po’, cercando di far passare l’adrenalina, prima di riuscire a rimettersi in piedi e realizzare che la camera aveva bisogno di una sistemata –e magari anche se stesso, non poteva di certo andargli ad aprire in pigiama. Aveva appena finito di accatastare una pila di libri in un angolo quando il campanello suonò e il panico lo colse all’improvviso, facendolo dubitare delle sue capacità decisionali –come gli era venuto in mente di invitare Heechul a casa sua per un appuntamento? Doveva essere completamente pazzo.
Si guardò un ultima volta allo specchio, imprecando sottovoce, prima di farsi forza e andare ad aprire.
Ora, se Kyunghoon aveva pensato che Heechul fosse bello con la divisa da lavoro o con dei vestiti casual, quella era tutta un’altra storia: era etereo. Emanava una luce speciale e, se non lo avesse visto dentro un bar, lo avrebbe sicuramente scambiato per un idol. Definirlo una visione sarebbe stato un eufemismo.
Doveva essersi incantato perché Heechul gli sorrise divertito, sistemando una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Mi fai entrare o…?”
“Oh? C-Certo, scusa” si scostò, facendogli spazio.
“Hai una bella casa, sai?”
“Merito dei miei, ci hanno lavorato tanto”
“A proposito dei tuoi genitori” chiese Heechul, seguendolo su per le scale, “non ci sono?”
“Mia madre è fuori con le amiche e mio padre in giro per commissioni, non torneranno prima di stasera” scrollò le spalle. “Puoi- puoi fermarti a cena, se vuoi”
“È una proposta indecente?”
Hyung!”
“Scusa, è solo che fino a ieri quasi non mi parlavi e ora mi inviti addirittura a casa tua” chiarì, sfiorando la cornice di una foto. “Volevo solo capire fino a che punto potessi spingermi”
Kyunghoon nemmeno gli rispose, osservandolo girovagare per la stanza mentre accendeva la Playstation, e pensò che fosse uno spreco tenere tanta bellezza nascosta tra quattro mura.
“Magari avremmo dovuto andare fuori” rimuginò ad alta voce.
“Cosa? No, no, va benissimo così!” esclamò Heechul. “Adoro passare il tempo a giocare, appena ho un attimo libero”
“Davvero?”
“Incredibile, eh?” sorrise, sedendosi sul letto. “Ci sono un sacco di cose che non sai di me, Hoonie”
“Avrò modo di scoprirle”, Kyunghoon gli passò un joystick, sistemandosi vicino a lui. “Ma solo dopo averti battuto!”
Le ore trascorsero veloci e, tra una partita e l’altra, Kyunghoon si ritrovò a dare ragione a Youngchul: Heechul era davvero tranquillo e alla mano, una volta abbandonato il ruolo di rubacuori strafottente che tanto amava interpretare. Nonostante le allusioni e le risposte sarcastiche riusciva a farlo sentire a proprio agio ed era come se fosse nella sua vita da sempre, come aver ritrovato un vecchio amico.
Era qualcosa che non aveva mai provato prima, e questo lo spaventava a morte.
Kyunghoon realizzò che aveva bisogno di risposte: perché Heechul fosse così ossessionato da lui, se fosse solo uno scherzo, se facesse sul serio, se potessero iniziare tutto da capo come amici, senza stupidi giochetti mentali. Solo così avrebbe potuto mettere ordine tra i propri pensieri e sentimenti, e decidere se e in che modo voleva che Heechul restasse nella sua vita. Si meritava una spiegazione.
“Posso chiederti una cosa?”
Heechul annuì, guardando il soffitto. “Spara”
“Perché proprio io?”
“Sono andato da un’indovina e ha predetto che mi sarei innamorato di te, ho solo seguito le sue indicazioni”
Hyung, ti prego, non sei credibile”
Heechul rise. “Vuoi la verità?”
“Solo se ti va” rispose, scuotendo appena la testa.
“Ho sempre saputo che eri tu. So che ti sembrerà assurdo e sdolcinato e magari penserai che mi sto inventando tutto ma, dal primo momento in cui hai messo piede nella caffetteria, sapevo di doverci provare. Mi sono dato sette giorni, una sola settimana per riuscire ad avvicinarti e vedere come andava; se non mi avessi nemmeno degnato di uno sguardo, allora avrei lasciato perdere”
 “Quindi è stato una specie di esperimento?” mormorò Kyunghoon, e una strana sensazione si impadronì di lui –forse si era affezionato più di quanto avrebbe voluto.
“No, Kyunghoonie, assolutamente no!” esclamò Heechul in preda al panico. “È molto più di quello, mi sono sentito destinato a te appena ti ho visto; è stato come se ti avessi aspettato per una vita intera e non potevo rischiare di perderti senza nemmeno fare un tentativo”
“E ti aspetti che ti creda?”
Heechul sospirò, distogliendo lo sguardo –perché era così difficile? “Non devi farlo, ma sono sincero”
Il silenziò riempì la stanza per un po’, senza che nessuno sapesse bene cosa dire.
“Ho avute solo tre relazioni, tutte durate a lungo” confessò Kyunghoon all’improvviso. “Eppure, ogni volta, era come se mancasse qualcosa, mi sentivo incompleto nonostante l’amore che provavo per chi mi era accanto. Mi sono chiesto per anni se fossi io quello sbagliato, se fossero loro, cosa diamine potevo fare per cambiare la situazione”
“Hoonie-“
“Poi sei arrivato tu e quel vuoto si è improvvisamente riempito. Hai la minima idea di quanto faccia paura, hyung? Capire di aver trovato la propria persona e non sapere cosa fare, convincersi che non possa essere reale e dover poi scendere a patti con il fatto che sì, ti sei preso una cotta e non puoi farci niente?”
Heechul gli prese una mano, accarezzandone dolcemente il dorso. “Perché non me lo hai detto prima?”
“Perché mi davi sui nervi” mormorò Kyunghoon con un sorriso. “Ero talmente confuso che non riuscivo nemmeno a prenderti sul serio, ti trovavo irritante e non sapevo come comportarmi”
“So che posso dare l’impressione sbagliata, è solo che-“  Heechul scosse la testa. “È l’unico modo che conosco per entrare in contatto con gli altri. Non sono così sicuro di me come sembra, Kyunghoon, ho bisogno di tempo per sentirmi abbastanza a mio agio da lasciarmi andare”
“Quindi vai in giro ad annoiare la gente finché qualcuno non si stufa e decide di conoscerti meglio?”
“Più o meno” sorrise, stringendosi nelle spalle. “Ma non ti ho preso in giro, se è questo che ti preoccupa, volevo davvero fare un tentativo –e non solo perché sei carino”
Kyunghoon arrossì. “Smettila”
“Ma è la verità!”
“Non importa quante volte me lo ripeterai, non riuscirò mai a crederci” borbottò, giocando con l’orlo della maglietta. “Quindi sei serio? Non ti sei solo divertito a mettermi in imbarazzo per un settimana?”
“Ammetto che è stato divertente ma –ahia!” esclamò, strofinando il braccio. “No, non era quello lo scopo e sì, sono tremendamente serio. Possiamo ripartire da zero e vedere come va, se vuoi”
“E se andasse male e fossimo comunque costretti a vederci ogni giorno? Non sarebbe imbarazzante?”
“Siamo adulti, Kyunghoonie, sappiamo gestire una rottura o un’amicizia finita male” sbuffò. “Ma ora come ora non sappiamo neanche se riusciremo a costruire un rapporto civile o mi tirerai qualcosa dietro dopo cinque minuti, non pensare già al peggio”
Kyunghoon sorrise – le probabilità che Heechul lo mandasse fuori di testa erano alte, ma non avrebbe mai potuto saperlo finché non ci avesse provato.
“Min Kyunghoon” si presentò, tendendogli la mano come aveva fatto lui qualche giorno prima. “È un piacere conoscerti”
Heechul sorrise, stringendola. “Kim Heechul e, credimi, il piacere è tutto mio”
Kyunghoon sentì la testa un po’ più leggera –nonostante gli sembrasse ancora tutto assurdo, si sentiva meglio. Magari non avrebbe funzionato, forse sarebbe stato un disastro, ma aver messo le cose in chiaro lo tranquillizzava.
“Vuoi continuare a giocare?” gli chiese, facendo un cenno verso la televisione.
Heechul scosse la testa. “Voglio conoscerti davvero”
Rimasero a parlare finché non venne buio e, solo quando i genitori di Kyunghoon rientrarono, si resero conto di quanto fosse tardi. Heechul rifiutò gentilmente l’offerta di fermarsi a cena, promettendo che sarebbe sicuramente passato un altro giorno, e Kyunghoon lo accompagnò a prendere un taxi, dopo aver gesticolato a sua madre che le avrebbe raccontato tutto più tardi.
“Non sai in cosa ti sei cacciato” si lamentò, “ora mi tormenteranno finché non verrai a pranzo da noi”
“Sono sicuro che ne valga la pena” ribatté Heechul, prendendolo per mano. “Dovresti tornare dentro”
“Devo proprio?”
“Tua madre muore dalla voglia di sapere chi è quel bel ragazzo che hai portato addirittura in camera da letto, quindi sì, direi che è il caso” lo prese in giro, spingendolo verso il portone.
Kyunghoon mise il broncio. “Chiamami quando arrivi a casa”
“Lo farò, non preoccuparti”
“A-Allora ci vediamo”
Heechul sorrise, scompigliandogli i capelli. “A domani, Hoonie”
Stava per rientrare nel palazzo quando, all’improvviso, Heechul sembrò ripensarci e lo trattenne delicatamente per un polso.
“Che c’è, hyung?”chiese, confuso.
“Posso baciarti?”
Il cuore di Kyunghoon prese a battere all’impazzata – Heechul era troppo vicino e lo stava guardando speranzoso, lasciandogli però abbastanza tempo per tirarsi indietro, se solo avesse voluto.
Forse era da incoscienti, forse era troppo presto, ma si rese conto di volerlo: forse, per una volta, rompere gli schemi e mandare al diavolo le proprie certezze non sarebbe stato così male.
Fece un passo avanti, così piccolo da essere quasi impercettibile, e Heechul sorrise.
“Sicuro?” chiese, accarezzandogli le guance.
“Sicuro” annuì, tremando appena.
Lo tirò a sé, incontrando le sue labbra a metà strada, e Kyunghoon perse ogni cognizione del tempo e dello spazio. C’erano solo la bocca di Heechul sulla sua, il calore del suo corpo, quella sensazione mai provata prima di essere nel posto giusto con la persona giusta. C’era solo Heechul, e nient’altro.
 
“Kyunghoon-ah?”
 
Kyunghoon si sentì completo, come se tutti i pezzi del puzzle avessero finalmente trovato il loro posto -Heechul era davvero la sua persona, quel bacio gli aveva tolto ogni dubbio.
Erano come due facce della stessa medaglia, diverse eppure estremamente simili, che non potevano esistere l’una senza l’altra; non sarebbe stato facile, ne era consapevole, ma poteva funzionare. Doveva funzionare, perché ora che aveva trovato la sua metà non aveva nessuna intenzione di lasciarla scappare.
 
“Svegliati, dobbiamo andare”
 
“Non sai quanto sia felice di averti trovato” sussurrò Heechul, la fronte contro la sua.
“A-Anche io, hyung” mormorò, e sorrise prima di baciarlo di nuovo.
Dio, non ne avrebbe mai avuto abbastanza.
 
“Yah, Min Kyunghoon, non ho intenzione di beccarmi una ramanzina per colpa tua!”
 
Kyunghoon aprì gli occhi di scatto, cercando di mettere a fuoco ciò che lo circondava -nessun portone, nessun taxi ad aspettare sul ciglio della strada, di Heechul nemmeno l’ombra. Solo il legno duro della scrivania sotto la sua guancia, il solito brusio che regnava nell’ufficio e un Kim Youngchul decisamente impaziente davanti.
H-Hyung?”
“Ben tornato tra noi!” esclamò, alzando gli occhi al cielo. “Ce ne hai messo di tempo”
“Che succede?” sbadigliò, raddrizzando la schiena.
“Succede che ti sei addormentato mentre lavoravi e ora rischiamo di fare tardi!”
La realtà colpì Kyunghoon come uno schiaffo in pieno volto: era stato solo un sogno, un dannatissimo, confuso e assurdo sogno. Tirò un sospirò di sollievo nel constatare che tutto era avvolto nella sua solita, grigia monotonia: non c’era nessuna caffetteria nell’edificio -solo una stupida macchinetta automatica-, Heechul non esisteva e lui non era improvvisamente impazzito, mandando all’aria tutte le sue certezze per stare dietro ad un perfetto sconosciuto.  Gli venne quasi da ridere, al pensiero del suo io immaginario che tentava di uscire vivo da quel casino -cambiare idea e innamorarsi di qualcuno in una settimana era semplicemente assurdo, nemmeno nelle peggiori commedie romantiche accadeva tutto così in fretta.
C’era però qualcosa che lo turbava: la sensazione di quel bacio e delle sue dita strette a quelle di Heechul era talmente vivida e reale nella sua mente, come se fosse davvero accaduto, che sentiva le farfalle nello stomaco al solo pensarci. Era strano.
Youngchul sbuffò, sventolandogli una mano davanti al viso. “Che ti prende oggi, Kyunghoon-ah?”
Scosse la testa, cercando di ricomporsi, non poteva essere così in astinenza da rimuginare su qualcosa che non era accaduto e su di un ragazzo che nemmeno esisteva. O almeno così sperava, non aveva nessuna intenzione di diventare pazzo come il suo alter ego.
“Perché mi hai svegliato, hyung?” si lamentò, stropicciandosi gli occhi.
“Dobbiamo andare all’inaugurazione della caffetteria al piano di sotto, non ti ricordi?” chiese Youngchul prendendolo sottobraccio. “Finalmente potremo dire addio a quelle orribile cialde da quattro soldi!”
Una coincidenza, non poteva che essere una coincidenza. Ne aveva sentito parlare e ne era stato talmente condizionato a livello inconscio da sognarlo, non c’era nessun’altra spiegazione.
Certo, il fatto che il locale fosse esattamente come Kyunghoon lo aveva immaginato era abbastanza inquietante: le sedie, i tavoli, persino la disposizione dei dolci nell’espositore… era una perfetta replica delle sue fantasie.
“Non è possibile” borbottò, guardandosi in giro.
“Cosa?” chiese Youngchul, intento a studiare il listino.
“Se ti dicessi che ho sognato tutto questo nel minimo dettaglio?”
“Yah, Kyunghoon, non ha senso! Vuoi dirmi che sai anche il nome del barista, per caso?”
Il ragazzo in questione rise, sentendosi chiamato in causa, e a Kyunghoon vennero i brividi.
Ricordava fin troppo bene quella risata, e le sensazioni che non era riuscito a scrollarsi di dosso ritornarono ancora più prepotenti di prima, ben decise a non dargli un attimo di tregua.
Doveva essere un incubo. Forse Youngchul non lo aveva mai svegliato e stava semplicemente continuando a sognare, magari qualcuno lo aveva drogato a sua insaputa e stava avendo un’allucinazione dopo l’altra. Non poteva essere vero.
Respirò a fondo, cercando di controllare il rossore che già gli stava invadendo le guance, e alzò lo sguardo: Kim Heechul, in tutta la sua gloria, dietro al bancone di una stupida caffetteria. Nessuno gli avrebbe mai creduto.
Heechul gli sorrise, un’espressione incuriosita gli adornò il viso. “Ci siamo già incontrati?” chiese, tendendogli la mano.
E Kyunghoon capì di essere fottuto.
 

Salve salvino~
Mi rendo conto che questa fanfiction sia un po’ (tanto) incasinata, ma in parte è perché volevo riprendere il cliché delle commedie romantiche, in cui succede tutto troppo velocemente, e anche il fatto che alla fin fine sia un sogno, e molto spesso i sogni non hanno senso –o perlomeno i miei. In parte perché boh, è uscita incasinata e non riuscivo a scriverla in altro modo.
Nel caso non si fosse capito/ci fosse bisogno di chiarimenti, è una coffee shop AU (mai scritta prima d’ora, quindi niente, beccatevi la mia versione un po’ random) in cui Heechul si accorge fin da subito che Kyunghoon è la sua anima gemella e, da bravo rompipalle qual è, fa di tutto per conquistarlo. Tutto questo per sette giorni: ogni “blocco”, infatti, rappresenta la pausa caffè quotidiana di KH (tranne quando, ovviamente, è a casa), in cui HC si diverte a complicargli la vita lol
E poi niente, surprise motherfuckers, in realtà era tutto un sogno maaaa surprise bitches pt. 2, Heechul esiste davvero e Kyunghoon sa di essere spacciato. Povero.
Il titolo e le frasi tra una parte e l’altra provengono dall’omonima canzone, "Falling In Love At A Coffee Shop", di Landon Pigg.
Pur non essendone totalmente soddisfatta, spero che in qualche modo possa esservi piaciuta! Se volete lasciarmi un parere, siete liberissimi di farlo~
De(b)

 
  
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