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Autore: kibachan    28/06/2018    2 recensioni
Un excursus su vari momenti della vita di Loki, dalla sua nascita in poi, sui legami e le relazioni con la sua famiglia, in particolare con sua madre Frigga, che l'hanno condotto lentamente a diventare il dio degli inganni.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Frigga, Loki, Odino, Sif, Thor
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CAP 10 – EPILOGO
 
I polsi stretti insieme da manette d’acciaio, i passi limitati da pesanti catene legate alle caviglie, persino un morso a chiudere la bocca, per impedirgli di pronunciare anche solo una parola non richiesta. Eppure, nonostante il modo in cui stava venendo condotto al cospetto del re, non c’era traccia di sottomissione nello sguardo di Loki, né di pentimento, né di contrizione. Anzi, mentre percorreva la navata della sala del trono, nonostante i piccoli passi concessi dalla catena, il suo sguardo era fiero, tronfio, il mento alto.
 
Avanzò tra le fila di guardie reali come un guerriero tornato vincitore da una battaglia. Ostentava un atteggiamento soddisfatto, ma in realtà non provava alcuna emozione. Il suo cuore era gelido come i ghiacciai da cui proveniva. Non provava niente per Odino, che lo guardava furioso, respirando pesantemente, dal fondo della sala. Non provava niente per il disprezzo che i soldati gli rivolgevano al suo passaggio.
Solo una cosa fu in grado di ferirlo, anche se non lo diede a vedere: Sif tra le guardie allineate al suo passaggio. Aveva tagliato i suoi capelli con la spada, così corti da essere irriconoscibili. Era il simbolo di quanto avesse voluto troncare ogni cosa che la legasse a lui.
Non poteva biasimarla. Sapeva cosa pensava.
Credeva che lui l’avesse usata, che avesse intrapreso una relazione con lei solo per farle abbassare la guardia e raggiungere i suoi scopi. Probabilmente si detestava e si vergognava per esserci cascata.
 
Distolse lo sguardo da lei, che comunque si era ostinata a non guardarlo in faccia per tutto il tempo. Andava bene così. Era sicuro ormai di non poter provare più nulla che odio e risentimento. E lui preferiva essere odiato da lei adesso, piuttosto che rischiare di subire anche il SUO rifiuto in passato.
Rivolse la sua attenzione ad Odino, al cui cospetto era appena giunto. Un sorriso sornione si dipinse sul suo viso, non appena il morso venne fatto sparire.
 
-Loki- ringhiò il vecchio, tentando di contenere il livore che provava in quel momento nel trovarselo davanti con quella faccia –ti sei macchiato di indicibili crimini. Hai attentato alla vita del re e del principe, tentato di usurpare il trono, rubato e fatto sparire un artefatto magico di incontrollabile potere e incalcolabile pericolo.-
 
Loki sorrise pensando al tesseract. Il vecchiaccio non lo avrebbe mai più riavuto indietro. Questo era poco ma sicuro.
 
-poi, fallito nei tuoi malvagi intenti su Asgard, non contento, hai messo in pericolo l’intera Midgard, scatenandogli contro forze che non eri in grado di controllare, con il solo scopo di recare dolore a Thor, che si era sollevato a protettore di quel regno- continuò Odino –spero ti renderai conto, che se non sei già stato immediatamente giustiziato è solo per l’intercessione di Frigga- sputò fuori guardandolo con astio.
 
-e quindi avrò solo il carcere a vita- lo interruppe Loki alzando le spalle con insolenza –quale magnanimità… sono commosso- aggiunse in tono di scherno.
 
Fu allora che per la prima volta si voltò verso Frigga, rivolgendole uno sguardo insolente e carico di una tracotanza immotivata
 
-sei fiera di me… madre?- le chiese sarcastico
 
La donna sorrise appena, di un sorriso malinconico e triste, senza dir nulla. Loki ghignò sardonico.
 
-basta- sentenziò il re disgustato –portatelo via. Non voglio più vedere la sua faccia-
 
Due guardie si avvicinarono a Loki e lo afferrarono con mala grazia per le braccia, sospingendolo per indicargli da che parte camminare.
Fu allora che lui udì una voce nella testa. La voce di Frigga, che telepaticamente gli parlava con la magia
 
-lo sarò sempre. Figlio mio- poche parole. Ma in grado di scuoterlo dalla sua bolla di apatia. La guardò per un attimo stranito, trattenendo le guardie.
 
Figlio.
 
Si voltò lasciandosi guidare via.
 
Per quanto avesse voluto seppellire ogni sentimento. Per quanto volesse disperatamente rifiutarla, in quel momento seppe che non ci sarebbe riuscito.
 
Lui era suo figlio… e lei era sua madre.
  
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