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Autore: Usagi_84    28/06/2018    11 recensioni
A grande richiesta, il punto di vista di Akane di "Della serie: anche gli uomini sanno cucinare… se non sono distratti!"
Cena.
Improvvisamente quella parola riportò alla mente di Akane l’ultimo stupido e inutile litigio.
Akane sapeva di non avere pienamente ragione, eppure non gliela voleva dar vinta a quello screanzato. Non poteva accettare l’idea che lei, una ragazza, non fosse in grado di bollire neanche l’acqua per il thè senza rischiare di dar fuoco all’intera cucina.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Della serie: anche alle donne esplodono gli ormoni… è inutile nasconderlo!

Estasi.
Pura, semplice e disarmante estasi.
Ascoltare il suo respiro farsi più rumoroso accanto al suo orecchio… ascoltare la sua voce roca e sensuale soffiare delicatamente il suo nome… - Akane… -
Percepire le sue dita, leggere, accarezzarle la gamba… dalla caviglia, su fino al ginocchio e delicatamente risalire ancora verso la coscia… - Akane… -
Sentire le sue labbra lasciare una scia di baci lenti, umidi e bollenti dietro l’orecchio e più giù all’attaccatura tra il collo e la spalla… decisamente il suo punto preferito, e ancora più giù passando per lo sterno, tra i seni fino a lambire la pelle delicata della pancia… - Akane… -
Il punto centrale di quelle attenzioni si stava rapidamente scaldando e cominciava a pulsare di un’emozione ancora sconosciuta, bruciava di un dolore che chiedeva di essere placato… - Akane… -
- Akane, svegliati… -
Fu in queste condizioni che Akane si svegliò: sdraiata sulle tavole di legno del pavimento, con il respiro corto, il battito accelerato e quel bruciore che la teneva imbrigliata in una strana e piacevole agonia.
Aprì gli occhi incontrando lo sguardo dolce e confuso di sua sorella Kasumi che la fissava dall’alto del soffitto del dojo.
- Akane finalmente! Stavo iniziando a preoccuparmi… Ho creduto stessi facendo un incubo da quanto ti agitavi – le disse la sorella con il suo sguardo angelico.
Tenera e innocente Kasumi…
- Incubo? – chiese Akane con un filo di voce – No… non direi si sia trattato di un incubo – continuò schiarendosi la gola piuttosto asciutta e mettendosi a sedere.
- Davvero? E cosa stavi sognando? – le sorrise Kasumi curiosa.
Al ricordo del sogno, della sua voce…delle sue mani…la sua bocca… il respiro accelerò nuovamente e d’istinto le si strinsero le cosce una contro l’altra tentando di placare quel piacevole pulsare che era tornato prepotente a tormentarla… in meno di 2 secondi netti.
Ma che sta succedendo??
- Akane… ti senti bene? - Kasumi la riportò in fretta con i piedi per terra.
- Credo…di si – rispose Akane sospirando rumorosamente – In realtà non ricordo molto bene cosa stessi sognando – concluse sorridendo con una strana espressione che aveva un non so chè di isterico.
- Oh… che peccato! Si dice che nei sogni si nascondano i desideri e le paure di ogni persona -  Kasumi lanciò il sassolino e lasciò cadere l’argomento, ignorando però che quel sassolino aveva provocato delle onde che si stavano propagando nel cervellino della sua sorellina – Comunque Akane, io devo uscire per la riunione di quartiere e tornerò tardi, potete pensare tu e Ranma alla cena? –  senza aspettare una risposta che sembrava piuttosto ovvia, Kasumi la salutò e si avviò all’uscita.
Cena.
Improvvisamente quella parola riportò alla mente di Akane l’ultimo stupido e inutile litigio.
Akane sapeva di non avere pienamente ragione, eppure non gliela voleva dar vinta a quello screanzato. Non poteva accettare l’idea che lei, una ragazza, non fosse in grado di bollire neanche l’acqua per il thè senza rischiare di dar fuoco all’intera cucina.
Non solo.
Ancora meno poteva accettare l’idea che quello stupido fosse più capace di lei.
L’aveva sorpresa mentre sceglieva una ricetta dal vecchio libro di sua madre e le aveva elegantemente consigliato di non azzardarsi ad avvicinarsi ai fornelli, piuttosto sarebbe morto di fame.
E lei era esplosa.
L’aveva sfidato! E ovviamente lui aveva accettato.
Gli aveva propinato 3 ricette “difficili” tra cui scegliere e lo aveva mollato in cucina andandosene a passo di carica verso il dojo.
Un bell’allenamento sfiancante le avrebbe sicuramente allentato la tensione.
E lì si era addormentata. E una volta riaperti gli occhi la tensione non era per niente sparita… anzi… era triplicata… ma non per la rabbia… e non sapeva se esserne contenta o meno.
La rabbia la sapeva controllare, la sapeva sfogare, la sapeva calmare.
Ma quella “cosa”, non sapeva nemmeno come definirla, non sapeva da che parte prenderla.
Eccitazione Akane, si chiama eccitazione!
Una maledetta vocina nella sua testa le diede la scomoda risposta.
Constatare che avesse palesemente ragione non fu per nulla rassicurante, anzi, la fece piombare in uno stato di imbarazzo tale da farle sentire caldo come se ci fossero stati 40° all’ombra.
Era arrossita, ne era sicura.
- Devo bere! – disse sottovoce – qualcosa di freddo… molto freddo –
Si alzò in piedi e prese un respiro profondo recuperando in fretta il controllo.
Si diresse a passo spedito verso la cucina e si affacciò spiando l’oggetto dei suoi desideri… desideri?? No. L’oggetto della sua rabbia… meglio… trafficare con gli utensili mentre sbuffava e imprecava a mezza bocca.
Lo ignorò bellamente e si diresse con passo deciso verso il frigorifero, lo aprì e cercò qualcosa che potesse rinfrescarle la gola ancora secca.
Si sentiva i suoi occhi addosso.
Afferrò la prima bottiglia che le parve bevibile e senza perdere tempo la aprì e bevve attaccandosi direttamente all’apertura.
Si sentiva ancora quei suoi dannati occhi blu addosso.
E quegli occhi pesavano. Se li sentiva scorrere lungo tutto il corpo, e quel pensiero la lusingò inaspettatamente e le riportò alla mente le mani che nel sogno percorrevano la sua pelle, centimetro dopo centimetro.
Perse il controllo sulla presa della bottiglia ed una gocciolina di liquido le scivolò lungo il mento e lungo il collo. Quel liquido freddo accostato alle sensazioni del sogno le sembrò come lava fusa.
Era fuori controllo, persa in quelle sensazioni travolgenti.
Porca miseria, possibile che riuscisse a perdere il controllo così facilmente quando si trattava di Lui??
Ma poi… dove stava scritto che quella voce… quelle mani… quella bocca… fossero le sue?
Nel sogno non lo aveva mica visto in faccia… eppure lei, per quanto non lo volesse ammettere, infondo lo desiderava che fosse lui.
“Si dice che nei sogni si nascondano i desideri e le paure di ogni persona” Akane ripensò alle parole della sorella.
Quelle sensazioni la attraevano in un modo viscerale, eppure la spaventavano anche. Soprattutto la spaventava il fatto di poter desiderare che a provocarle fosse proprio Ranma…
Maledizione!
- Maledizione! – sobbalzò appena nel sentire quell’imprecazione appena accennata, da pensare che se la fosse lasciata scappare lei stessa.
- Scusa? - chiese dunque, voltandosi verso di lui.
- Nulla... mi sono solo tagliato...- le rispose frettoloso Ranma senza tuttavia degnarla di uno sguardo. E lei odiava quando le parlavano senza guardarla, lo considerava un gesto pieno di boria e maleducazione.
- Ostinarti a voler preparare questa ricetta occidentale solo per dimostrarmi che tu sapresti cucinare qualsiasi cosa e io no, non servirà a molto se non riesci neanche a maneggiare un coltello senza rischiare di farti male - berciò Akane infastidita.
- Almeno io sono in grado di capire quali ingredienti occorrono, senza buttare dentro qualsiasi salsa o condimento mi suggerisca la fantasia – si sentì rispondere lei.
E quella risposta sapeva tanto di presa in giro. E come avrebbe potuto essere altrimenti? Lui non sapeva fare altro, mai un complimento, una parola carina o un incoraggiamento.
Solo prese in giro, offese e insulti.
Provò a contare fino a 10.
Houston abbiamo un problema!
A 7 si arrese e lasciò via libera a tutta la sua… rabbia? Insoddisfazione? Gelosia?
- Ranma sei uno stupido idiota!! Ero venuta a darti una mano, ma sono sicura che te la caverai meglio senza di me! – mollò la bottiglia sul ripiano della cucina decisa ad allontanarsi da lì prima possibile.
Uscì all’aperto e prese a misurare il giardino a grosse falcate.
Avanti e indietro.
Su e giù.
Improvvisamente si fermò. Tutta la rabbia era finita chissà dove per lasciare il posto ad una tristezza prepotente.
Tenne lo sguardo basso per nascondere le lacrime dispettose che minacciavano di rompere gli argini da un momento all’altro.
Perché doveva sempre finire così?
Perché lui doveva sempre essere così… così…
- Stupido! – singhiozzò Akane.
E perché lei non riuscita ad essere mai carina con lui?
Alla fine, non aveva tutti i torti il suo fidanzato. Lei era sempre violenta e manesca, anche se non avrebbe voluto esserlo davvero. Avrebbe tanto desiderato dimostrargli che, se voleva, poteva essere una ragazza dolce e gentile, se solo non avesse così tanta paura.
Ma paura di cosa, dopo tutto?
Be’… prima di tutto, lei non era affatto sicura che Ranma la considerasse la sua fidanzata. Era quella ufficiale, è vero, ma poco importava se non era lui a considerarla tale.
Lei non era la fidanzata carina e brava in cucina… quella era Ukyo.
Lei non era la fidanzata provocante e brava in cucina… quella era Shampoo.
Lei non era la fidanzata ricca e brava in cucina… quella era Kodachi. Ok, forse Kodachi era un tantino velenosa in cucina più che brava… ma il senso non cambiava.
Lei era solo Akane “il-maschiaccio-senza-un-briciolo-di-sex-appeal-disastro-in-cucina” Tendo.
Come poteva sperare di competere?
Ma perché poi doveva competere? Mica era interessata a lui in quel senso… giusto?
Giusto?
Ma a chi diavolo voleva darla a bere? Certo che era interessata a lui in quel senso.
Era un pensiero di dominio pubblico ormai, e solo lei si ostinava a fingere totale indifferenza.
Così come faceva lui, d’altra parte! O almeno pensava… credeva… sperava che fosse così, che lui fingesse solamente.
Doveva essere così, perché in fondo tra loro era sempre stato così, come un tacito accordo, totale disinteresse agli occhi del resto del mondo, ma nel loro mondo… gli sguardi imbarazzati, la gelosia, il desiderio di proteggersi… dicevano molto di più delle parole, anche di quelle non dette, lasciate appese ed inespresse.
Nel loro mondo, i fatti hanno sempre contato più delle parole, troppo difficili anche solo da pensare… figuriamoci da pronunciare.
Akane alzò il volto verso l’ultimo raggio di sole che, lentamente, andava a nascondersi dietro la montagna in lontananza, ma lei non si sarebbe nascosta.
Non più.
Non con sé stessa per lo meno… ed era già un grosso passo avanti!
Basta lacrime!
Basta bugie!
Mossa da nuova energia e sicurezza, rientrò in casa più rilassata.
Smettere di respingere certi pensieri e desideri aveva avuto un effetto inaspettatamente calmante.
Le sue gambe la portarono di nuovo davanti alla soglia della cucina, ma non entrò.
Rimase appena affacciata a spiarlo. Senza riuscire a fermarsi prese a disegnare con lo sguardo i contorni del collo, appena visibile dietro al codino, scese ancora lungo la linea delle braccia, forti e muscolose…immaginò la consistenza liscia e tesa della pelle sulla schiena, appena sotto quel misero strato di cotone della canottiera… seguì la curva più in basso e…
E tanti saluti alla calma!
Di nuovo, rimase travolta da quelle sensazioni, che ormai non erano poi così tanto sconosciute, né spiacevoli, se pure ancora un poco imbarazzanti. Ci si adagiò e ci sguazzò dentro trattenendo un sospiro.
Lo osservò ancora, teso e concentrato. Ascoltò il suo respiro farsi più rapido e rumoroso ma non se ne curò, né si chiese il perché.
Incantata, i suoi occhi seguirono i movimenti della sua mano mentre prendeva la bottiglia di succo che lei stessa aveva abbandonato poco prima in cucina. Lo osservò assaporare ad occhi socchiusi quel gusto che lei sapeva essere dolce ed aspro allo stesso tempo, e un po’ le ricordava proprio Ranma.
Lo vide sfiorarsi le labbra, e quel gesto le scatenò l’insana e bruciante curiosità di sapere che gusto avessero quelle dannate labbra.
La sua mente fu più rapida dei suoi movimenti, e nel tempo infinitesimale di un passo, si ritrovò a chiedersi quale sensazione avrebbe provato intrappolata tra le sue braccia… stretta contro quel corpo aitante e granitico. Avrebbe voluto allungare le mani e saggiare di persona se quei pettorali erano davvero così marmorei come sembravano, accarezzare quella sua chioma ribelle, e perdersi nella tempesta del blu dei suoi occhi.
Fu così che la sorprese Ranma. Un passo dentro la cucina e la mano, appena alzata, impegnata a scostare le tendine.
E lei si sentì come quando era piccola e giocava con le sue sorelle a nascondino… Tana per Akane! In trappola, scoperta e colpevole.
L’imbarazzo salì a dismisura quando notò con un certo disappunto un sorriso piuttosto malizioso troneggiare sul viso del ragazzo.
- Ehi maschiaccio! Ti stai rifacendo gli occhi? – Dannato stupido!
- Cosa? Ma che stai dicendo screanzato! – berciò lei entrando finalmente in cucina e cercando di ritrovare la calma – sono solo venuta a recuperare la mia bottiglia di succo! –
L’imbarazzo non accennava a diminuire. Il pensiero di essere a pochi centimetri da lui la destabilizzava… avrebbe voluto scappare, eppure restava lì, inchiodata davanti a lui.
Cercò disperatamente di distrarsi, di smettere di fissarlo e di mettere fine all’insano desiderio di ridurre a brandelli quella maledetta canottiera che impediva una libera e chiara visione di tanta bellezza.
Akane smettila!
E poi, per pietà di chissà quale Dio, la salvezza. Cosa vedono i suoi occhi?
Soddisfatta, lasciò che la sua attenzione venisse completamente calamitata dal disastro alle spalle del ragazzo.
- Quindi? Quando si mangia? Io ho fame -  Vendetta!
Akane era pronta a qualunque risposta al veleno, insulto o presa in giro che lui avesse voluto rifilarle, - Akane… hai vinto tu. – ma non era pronta ad una totale e incondizionata resa – Mi arrendo! –
Rimase imbambolata a fissarlo, incredula.
Poi sorrise, felice - Che ne dici se per questa sera ordinassimo qualcosa di buono? –
- Dico che è un’ottima idea! – lo vide sorriderle in risposta – ti lascio scegliere il film per questa sera, ma niente programmi di cucina, per favore! –
Akane non capì cosa stesse succedendo, e sinceramente non perse troppo tempo a chiederselo.
Ogni volta che aveva pensato troppo aveva sempre finito per fraintendere e interpretare male i comportamenti di Ranma.
Le venne in mente di nuovo il sogno.
Desiderio e paura.
E per lei cos’era?
Desiderio o paura?
Ma poi… era così importante?
Non era forse vero che tutti i desideri più grandi fanno paura? Paura di esporsi, di lasciarsi andare, di affidarsi a qualcun altro, di fidarsi di qualcun altro all’infuori di noi stessi.
Un salto nel vuoto a tutti gli effetti.
Sta volta, c’era poco da interpretare, i fatti parlavano chiaro.
Qualcosa stava cambiando.
E Akane, per la prima volta dopo tanto tempo, era felice.
Davvero.
  
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