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Autore: Agapanto Blu    28/06/2018    2 recensioni
C’è un salone per tatuaggi appena dall’altra parte della strada. Una donna muscolosa con le braccia coperte di disegni colorati esce urlando un avvertimento all’ubriaco, ma la tua mente la spinge ad un angolo con una scintilla di divertimento. Pensa che tu abbia bisogno di essere protetta? Ma che cara.
“Non sono
carina,—“ dici, sollevando la testa lentamente verso il viso dell’uomo, incrociandone il ghigno con freddezza. L’onda di energia nel tuo petto trema a ritmo con il ruggito del tuo leone, “—e non sono una cosetta."
***
-Allora saremo peccatori per essere santi,
e saremo vincitori per errore.
Il mondo può disapprovare,
ma il mio mondo sei solo tu.
(Lauren Aquilina - "Sinners")
***
Parte IV della Serie "There's a monster inside my mirror"
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gunderson Pidge/Holt Katie, Un po' tutti
Note: Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'There's a monster inside my mirror'
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But we'll defy the rules until we die

 

 


Le nostre vite sono storie che aspettano di essere raccontate;
cercando un filo argento di speranza, abbiamo scoperto l’oro.


Infiltrarti nel sistema di sicurezza della Garrison non era difficile quando avevi quattordici anni e cercavi la tua famiglia ma è facile quanto respirare ora che sei una diciottenne e una veterana di guerra.

(Probabilmente è anche più facile che respirare, a dire il vero, perché ultimamente l’aria sembra più densa del fango e fatica a scenderti per la gola, a entrarti nei polmoni, ti soffoca.)

È strano, stare seduta sul tuo letto piuttosto che sul ponte di una nave spaziale. Il materasso è morbido anziché freddo, i suoni che arrivano dalla finestra sono quelli di auto di passaggio e timbri umani e non assomigliano per nulla alle voci squillanti di Coran e Lance che bisticciano e cercano di trascinare gli altri nei loro schemi. Puoi sentire passi arrivare fino alla tua porta chiusa, ma tua madre non è Shiro e non bussa e non entra. Quasi ti risenti, per questo.

Tuo padre ha le sue stanze alla Garrison, che tu sai vuole solo dire qualcosa di appena più carino che una vera e propria cella, e solo tuo fratello può visitarlo. Sei quasi sorpresa che non abbiano voluto anche Matt, ma forse stanno cercando di evitare una reazione negativa dal pubblico. L’arresto di Shiro ha già fatto abbastanza scalpore, dopotutto.

E tu? Tu sei una ragazzina traumatizzata di diciotto anni. A chi importa cosa hai da dire, cosa puoi fare? Nessuno ti ascolterebbe.

Nessuno ti ascolterà, ma tu hai imparato a cavartela da sola e, Dio, puoi piantare su un casino, se solo vuoi.

Gli archivi virtuali della Garrison sono vuoti.
 

 

E il giudizio ci ha insegnato che i nostri cuori si sbagliavano,
ma loro sono quelli che noi guarderemo dall’alto in basso.


Ultimamente, gli umani ti risultano alieni. Guardi il telegiornale e ti chiedi come possano sprecare così tanto tempo ed energie ad odiarsi a vicenda quando l’universo è pieno zeppo di creature che potrebbero farvi a pezzi con un gesto distratto del polso. Sembra presuntuoso, da parte loro, comportarsi come se la più grande minaccia alla sopravvivenza della specie fossero loro stessi.

Tua madre si sveglia alle sette ogni mattina solo per trovarti seduta alla tavola apparecchiata per otto. I primi giorni, ti chiedeva; ora, semplicemente prende sei piatti e li mette via e tu la guardi e ti chiedi se creda davvero che tu sia pazza o se sappia cosa stai facendo.

Matt scende per ultimo. Non ti illudi che dorma tanto più di te, ma almeno lui finge. Per mamma, o per papà, o per te. Non lo sai. Non ti interessa davvero.

Si siede davanti a te, mangia i suoi cereali in silenzio mentre tu lasci che i tuoi si inzuppino fino a diventare una poltiglia disgustosa. Non è verde, ma è il massimo che puoi ottenere.

Una volta, avresti urlato ad Hunk per aver toccato le tue cose, a Lance per essere un maniaco, avresti fatto un’imitazione di Keith perché lui è così veramente emo e avresti solo sorriso angelicamente a Shiro mentre approfittavi del fatto di essere la preferita, non ufficialmente, per evitarti una strigliata. Ora sei frustrata con tua madre perché non vuole capire quanto tu abbia bisogno di loro, ne abbia bisogno ora, qui con te, la tua famiglia.

Matt promette di salutarti papà. Tu gli dici che se avessi voluto orari di visita avresti anche potuto lasciarlo ai Galra.

Tua madre ti sgrida, scioccata.

Tuo fratello ha decenni di stanchezza negli occhi, e annuisce lentamente perché capisce. Ti fa male che sia così.

“Loro non sono qui, Katie,” ti sussurra tua madre quando la porta si chiude dietro Matt e tu abbandoni la tua ciotola per tornare al piano di sopra, nella tua tana. “Non ti sveglierai di nuovo nello spazio da un momento all’altro."

Non sei sicura se stia cercando di rassicurarti.

Non ti fa sentire meglio.
 

 

Le regole dicono che le nostre emozioni non obbediscono,
ma noi sfideremo le regole fino alla morte.


Ad essere onesti, rompere le regole è ciò che fai, quindi ti chiedi perché le persone continuino a dartene. Quando impareranno? Non ci vuole un IQ così alto. Shiro e Allura l’aveva capito, ed è per questo che facevano a turno per trascinarti di peso a letto a dormire e Hunk e Lance ti costringevano a socializzare con i vari abitanti dei pianeti e Keith veniva sempre da te quando era in vena per rendere miserabile la vita di qualcuno. Anche Kolivan era diffidente conte, dopo quella volta in cui ti ha chiesto di provare ad hackerare le difese della sua base per vedere se trovavi delle falle.

Se. Meglio dire, quante.

Tua madre ti dice, ascolta il tuo terapeuta, e tu entri nei suoi file e scopri che non c’era nessuna menzione di psicologia nel suo curriculum fino a tre giorni dopo il vostro primo messaggio alla Terra.

Il tuo terapeuta dice, non aggrapparti alla tua vecchia routine, non pensare ai tuoi amici, cerca di ricostruirti senza di loro, e tu mandi un virus a tutti gli apparecchi che possiede. Fai in modo che immagini porno riempiano la cache del suo laptop, fornito dalla Garrison. Fai scattare il suo allarme anti-incendio ogni due giorni.

Shiro ti dice, non preoccuparti, mentre lo portano via in manette, quindi ovviamente tu lo fai.

La prima notte che lo chiami su Skype, Lance ti risponde da dentro l’armadio. Scherzi, “credevo che avessi fatto coming out da un pezzo,” e lui si strozza su un singhiozzo fuggitivo, una mezza risata. Sai che voleva tenere il suo crollo mentale per Hunk, essere un po’ più forte solo per te, ma puoi vedere le tracce di lacrime sulle sue guance e le borse sotto i suoi occhi. Ti pare addirittura di intravedere un brufolo sul suo mento, che è terrificante solo a pensare.

Lance dice, non pensare a me. Tu lo fai, ci pensi. Spedisci una maschera per il viso a Cuba con un biglietto che dice “non saltare la tua cazzo di routine per la pelle, idiota”. Non arriva mai, e sai che la Garrison l’ha fermata.

Hunk parla senza tregua di progetti, ma è difficile entusiasmarti per la tecnologia umana dopo aver giocherellato con quella di Altea. E non avete intenzione di rivelare nulla su come questa funzioni quando sapete che la Garrison sta ascoltando ogni parola.

Keith sembra stanco, impotente, quando lo chiami. Quasi confuso, allunga la mano per toccare lo schermo, lì dove immagini appaia il tuo viso, e qualcosa si spezza dentro di te. Dice “Pidge” e tu gli sorridi, il più gentilmente che puoi. Parlate di criptidi e di cospirazioni del governo solo per irritare chiunque si nasconda dietro i vostri schermi per controllarvi.

Una notte, quasi dici, “Non c’è guerra a Ba Sing-Se,” ma hai paura che il riferimento manchi Keith completamente e raggiunga solo il vostro sorvegliante, il che lo renderebbe inutile. Invece, ti tiri addosso la coperta blu di peluche che hai comprato in un momento di debolezza, ti raggomitoli su te stessa, e mormori con finta nonchalance: “Stiamo tutti al caldo e al sicuro, qui."

I suoi occhi brillano nel riconoscere il racconto di Lance, e stringe i denti quando annuisce.

Ogni volta che chiudi una chiamata, senti migliaia di chili di catene che ti cadono addosso, trascinandoti a fondo.

Non puoi passare la tua vita aggrappata alle gambe di quei ragazzi, ormai sei adulta, ti dice qualcuno. Un parente, qualcuno che non vedi da anni, in visita dopo il tuo miracoloso ritorno, che si sente in diritto di insegnarti come vivere la loro stessa vita monotona, secondo le regole dei Terrestri. Tu sei un’adulta, però, e allora gli metti dei lassativi nel piatto.

Chi si credono di essere?

 

Allora saremo peccatori per essere santi, e saremo vincitori per errore.
Il mondo può disapprovare, ma il mio mondo sei solo tu.
E se noi siamo i peccatori, allora è come essere in paradiso per me.

 

È come un prurito, se dovessi dire. Una corrente che ti sfrigola sottopelle, pungolante, che ti fa rabbrividire a momenti e ti costringe a combattere l’impulso di infilarti le unghie nelle braccia e tirare. Non lo fai, perché l’autolesionismo è irrazionale. Non è funzionale ed è altamente controproducente. Non puoi permetterti di essere debole o ferita, devi essere vigile in ogni momento, perché altrimenti cosa farai se tornano, se attaccano, devi essere pronta in ogni momento.

Tua mamma si spaventa spesso, ora. Non sei normale ai suoi occhi, non più. Scrivi in Altea, mormori parolacce Galra, codifichi programmi che non si traducono su nessun dispositivo terrestre. E stai male, fa male, male, vuoi che lo faccia.

Una notte, tiri tutti i tuoi vestiti fuori dal guardaroba. Metodicamente, te li provi, te li togli e li fai a pezzi con un paio di forbici. I vestiti sono troppo poco pratici, le magliette non sono abbastanza protettive. Rimani con qualche paio di jean spessi e alcune felpe abbastanza larghe da coprire un giubbotto antiproiettile.

Tua madre si spaventa di nuovo quando lo trova tra la posta.

Lance riderebbe, Hunk sospirerebbe, Keith ti farebbe un nervoso gesto di incoraggiamento. Shiro non reagirebbe per nulla perché tu non glielo diresti, andiamo, è la cosa più vicina ad un controllo genitoriale che abbiate mai avuto sul castello-navicella. Matt ti guarda nasconderlo sotto il materasso e ha questo sguardo negli occhi.

Ti abbraccia. Lo lasci fare, anche se le sue braccia sono troppo leggere attorno al tuo corpo.

Ti manca il peso ancorante della protesi di Shiro attorno alle tue spalle. Ti manca lui, così tanto.

 

Mi hai mostrato emozioni che non avevo mai provato prima. 
Ci stiamo facendo dei nemici, bussando alla porta del diavolo.

 

Scappi di casa una settimana sì e una no. Non vai mai lontano e tecnicamente non sei nemmeno agli arresti domiciliari, ma ogni volta scivoli comunque fuori dalla finestra. Le prime volte, tua mamma ti riempiva il telefono di chiamate appena scopriva che eri sparita, ma dopo il primo mese si è rassegnata.

Quando scappi, vai in città. C’è un bar lì, la Seconda Stella, dove vanno i cadetti della Garrison quando sono in licenza o sgattaiolano fuori dal dormitorio. Lance era un cliente abituale qui, e a volte ti siedi su uno sgabello e lo immagini a flirtare. Ridi al nulla, da sola, perché sai che deve essere stato tremendo, e che Hunk ha probabilmente sofferto per l’imbarazzo indiretto sedendo a qualche tavolo.

Un giorno, un mese e mezzo dopo che siete atterrati sulla Terra e la Garrison si è presa Shiro per verificare se potesse essere ritenuto responsabile o meno per la presenza di voi quattro, minorenni, nel bel mezzo di una guerra intergalattica, trovi una foto di quell’imbecille appesa al muro. Ti prende di sorpresa perché mai nella tua vita ti saresti aspettata che lo studente prediletto della Garrison venisse in un posto del genere. Ti sciocca completamente perché nella foto Shiro sta buttando giù il terzo shot in una fila da sette, ognuno di un diverso e preoccupante colore, mentre Matt ghigna e tiene alto uno striscione con la scritta 7° Record Battuto in glitter viola.

Shiro era così tanto più giovane e smilzo, allora. Aveva i capelli neri, il naso senza cicatrice e una piega gentile, senza preoccupazioni, alle labbra anche se queste era tirate in un’espressione di disgusto per qualsiasi intruglio Matt avesse concepito.

Sembra così rilassato e felice, come pensi di non averlo mai visto in tutto il tempo in cui siete stati nello spazio.

Corri via senza guardarti indietro, ma la foto è nel tuo cervello, bruciata, marchiata a fuoco. Il tuo cuore si gonfia di rinnovato odio per Zarkon, per Haggar, per ogni singolo Galra che abbia contribuito a trasformare quello stupido adolescente nel soldato marchiato che hai conosciuto tu. Il tuo cervello ti lancia un’immagine di Ulaz, e senti le lacrime che ti fanno bruciare gli occhi.

Smettila di essere stupida!, ti grida il tuo cervello. Una volta sapevi essere più fredda, sapevi essere razionale. Non hai mai chiesto di avere questi sentimenti, di averne il dolore e l’irrazionalità. Chi ha osato infettarti? Dai la colpa a Lance. Dai la colpa ad Hunk, Keith, Shiro e il legame. Dai la colpa ad Allura e a Coran e alle camere criogeniche. Dai la colpa a Green, e agli Olkari.

Singhiozzi così forte che perdi di vista dove sei, correndo svolta dopo svolta senza cura. Qual è il problema se anche ti perdi? I ragazzi verranno a cercarti, lo fanno sempre. Lo hanno fatto sulle astronavi nemiche, perché non dovrebbero qui?!

Perché sei un’adulta ormai, facci l’abitudine. Perché non possono. Perché la Garrison ha mentito su Matt e papà e Shiro, e su Keith, e su di te e Hunk e Lance. Perché hanno preso Shiro e vi hanno messo tutti sotto una campana di vetro. ‘Fanculo alla Garrison, ‘fanculo, ‘fanculo.

Vai a sbattere dentro qualcosa di duro prima di poter registrare la presenza dell’ostacolo che spunta da dietro un angolo. Hai familiarità con la sensazione di un corpo più grosso che spunta dal nulla di fronte a te, ma questo è meno peloso e ha meno armatura, è più sudato e puzza di birra.

“Guarda un po’. Dove va una cosetta carina come te così di fretta?"

 

Ma come puoi aspettarti che io non mangi, 
quando il frutto proibito ha un sapore così dolce?

 

In qualche modo, di tutto, è la parola che ti colpisce e ti ferma dal passare oltre l’uomo.

Non è che non pensi di essere carina. Eri solo una bambina quando hai lasciato la Terra, ma comunque Lance ti ha chiamata così in abbondanza nelle notti in cui vi facevate le maschere a vicenda. Matt la usa quando ti spazzola i capelli. Tutto il tuo team era generoso con il termine, in quelle poche occasioni in cui ti sei permessa di metterti qualcuno dei vestiti più semplici di Allura. E ti faceva piacere, davvero, ma il punto è: carina è una parola con cui solo la tua famiglia può chiamarti.

Per tutti gli altri, tu sei fiera, sei pericolosa, sei forte e coraggiosa e una hacker e una Paladina. Tu sei la ragione per cui tutto l’universo guarda agli umani e dice, meglio non avere a che fare con quelli, sono pericolosi, non lo sai che tutti i Paladini di Voltron sono umani?, non lo sai che anche il Campione dell’arena dei Galra lo è?, non fare mai incazzare un umano.

Qualcosa che ti mancava da morire si sveglia con un gorgoglio nel tuo petto. È la stessa sensazione di quando hai indossato la tiara degli Olkari per la prima volta, quando hai approfondito il legame con il tuo leone abbastanza da sentire l’intero mondo, ogni singola minuscola particella che lo compone, muoversi per te. Ti fa ruggire il cuore così forte che la voce nella tua testa, intenta a dirti quanto questa sia una brutta idea, viene rapidamente soffocata.

Tu sei molto di più che carina.

C’è un salone per tatuaggi appena dall’altra parte della strada. Una donna muscolosa con le braccia coperte di disegni colorati esce urlando un avvertimento all’ubriaco, ma la tua mente la spinge ad un angolo con una scintilla di divertimento. Pensa che tu abbia bisogno di essere protetta? Ma che cara.

“Non sono carina,—“ dici, sollevando la testa lentamente verso il viso dell’uomo, incrociandone il ghigno con freddezza. L’onda di energia nel tuo petto trema a ritmo con il ruggito del tuo leone, “—e non sono una cosetta."

Gli lussi entrambe le spalle prima ancora che l’eco di Green sia svanito dalla tua mente.

 

Allora saremo peccatori per essere santi, e saremo vincitori per errore.

 

Non c’è polizia da chiamare quando sei una ragazza minuta che ha riempito di botte un uomo grande e grosso; per qualche motivo gli umani vedono vergogna in ciò che molte razze aliene hanno imparato ad aspettarsi da te. Il pensiero vale solo un’alzata di spalle quando sei troppo occupata a crogiolarti nelle fusa basse in fondo alla tua mente, nella protezione che corre in ogni tua fibra.

La donna del salone di tuatuaggi, Sanna, ti ha invitato ad entrare e ora siedi ad uno sgabello a guardarla pulire la sua roba e a far correre lo sguardo sui disegni appesi ai muri. Alcuni sono davvero carini, specialmente le composizioni floreali. Green miagola un assenso nella tua testa.

Sanna scuote la testa con un cenno di divertimento scritto sulle linee dei viso quando glielo dici. “Ti piacciono perché anche tu sei una forza della natura, ragazzina,” scherza.

La tua risata suona di appena una nota di isteria.

La corrente sottopelle torna, il bisogno disperato per qualcosa che non puoi avere. Queste parole suonano tanto come qualcosa che Shiro potrebbe dirti e che tu prenderesti in giro assieme agli altri nella sala comune, perché prototipo perfetto del Papà Spaziale.

C’è una foto sul muro con un assortimento di fiori colorati. Non riesci a distogliere lo sguardo.

 

Il mondo potrà anche disapprovare, ma il mio mondo sei solo tu.
E se noi siamo i peccatori, allora è come essere in Paradiso per me. 

 

Allura vi ha lasciati sulla Terra con un gruzzolo d’emergenza, e per qualche motivo non ti sorprende che il concetto di ‘un po’’ della Principessa si traduca approssimativamente con ‘un bordello’ in Inglese. Non hai mai avuto intenzione di spenderli tutti, e probabilmente non hai un’intenzione vera e propria, solida, nemmeno mentre ti infili la carta in tasca e scivoli fuori dalla finestra della cucina un’altra volta.

Sono passati due mesi dal vostro atterraggio quando ti fai il primo tatuaggio.

Lo hai studiato con attenzione, e hai convinto Matt ad aiutarti a tracciare i singoli disegni senza spiegargli bene per cosa. I cinque cerchi con i simboli di ognuno dei Leoni ti fissano da attraverso la carta, in controluce, anche mentre Sanna li scruta.

“Dove li vuoi?”

Black sul retro del tuo collo; Green sulla tua spalla sinistra rivolto all’esterno, e Red sulla tua destra; Blue sul tuo fianco dove la vita si attacca alla coscia, e Yellow in posizione speculare. Tu sei Voltron, e vuoi ricordartelo.

 

I nostri cuori sono troppo spietati per spezzarsi; appicchiamo incendi per l’amor del cielo.

 

Vorresti facesse più male. Sai che decenni fa si usavano degli aghi per iniettare l’inchiostro direttamente sottopelle, ma ora è un laser a fare il lavoro e la sensazione è più simile al dolore di una scottatura, che arriva e guarisce nel giro di un paio di giorni.

Credi li facciano ancora con gli aghi nelle isole come le Hawaii o le Samoa, dove si tratta di rituali antichi piuttosto che di un semplice capriccio estetico. Vuoi chiedere ad Hunk fartene uno, ma sai che non lo farai. Il punto è che vuoi che faccia male, e Hunk non te ne farebbe mai; si preoccuperebbe solo per quanto tu desideri il dolore ora che non fai più dentro e fuori da una camera criogenica.

Per come stanno le cose, sei di nuovo da Sanna in una settimana. Lei non sembra sorpresa, nemmeno quando le passi un altro foglio di carta con un paio di schizzi e una frase. “Voglio anche un sole dorato,” dici. “Sul polpaccio destro."

Sanna annuisce. “E dove li vuoi, questi?"

La frase di tuo padre, fa’ qualcosa che faccia fermare il mondo intero a guardarti, va sul tuo polpaccio sinistro. La forma a piramide di Rover è dietro il tuo orecchio destro, dove l’osso del cranio spunta appena.

Quest’ultimo fa un po’ più male, ma anche questo dolore sparisce in fretta e non è ancora abbastanza.

 

I nostri cuori sono troppo spietati per spezzarsi; appicchiamo incendi per l’amor del cielo.

 

I tuoi amici non se ne accorgono. Non li biasimi, è difficile notare i tatuaggi dietro il tuo collo e orecchio attraverso Skype e con i tuoi capelli ora così più lunghi, e tutti gli altri sono coperti dai vestiti, però ti senti lo stesso un po’ a disagio. Vuoi farglieli vedere, vuoi vantartene, ma c’è qualcosa che manca ancora, come un’equazione il cui risultato non torna.

Una notte, quando ti scopri a navigare su internet alla ricerca di nuovi disegni, capisci che cosa sia che ti sembra così strano.

È incompleto. In qualche modo, per qualche motivo, qualcosa manca ancora e tu lo senti. Ti chiedi, cos’è? Green ruggisce nel tuo cervello.

La prossima volta che ti presenti da Sanna, hai in mano una lista di nomi. “Puoi dargli un’aria solenne?"

Sanna annuisce. “Dove?"

Sul tuo braccio sinistro, distesa sul bicipite spesso, fiorisce una lista di numeri. Coordinate. Settore dell’universo; quadrante dell’universo; galassia; sistema solare; pianeta; latitudine e longitudine di casa tua.

Lungo il tuo braccio destro, nella stessa notte, fai scorrere i nomi di eroi caduti che odi essere una di pochi a ricordare. Iniziano con Alfor, Trigen, Blaytz e Gyrgan; seguono Ulaz, Thace, Antok, Regris. Sotto, aggiungi anche i nomi dei compagni caduti di Matt, e pensi a come i suoi occhi si siano inumiditi quando te li dettava mentre lasci che Sanna sigilli la loro memoria nella tua carne.

Manca ancora qualcosa, ma senti che ti stai avvicinando.

 

I nostri cuori sono troppo spietati per spezzarsi; appicchiamo incendi per l’amor del cielo.

 

Pensano che tu sia stupida, è l’unica possibilità. Pensano che tu non ti accorgerai che non hanno alcuna intenzione di permettere a Shiro di rivedere mai la luce del sole, che vogliono qualcos’altro, che ti stanno. mentendo. dritto. in. faccia. di. nuovo.

Lasci la Garrison dopo l’ennesimo tentativo fallito di incontrare un ufficiale per ricevere informazioni, e questa volta prendi l’autobus direttamente per andare da Sanna.

Nel tragitto, by-passi il software spia della Garrison nel tuo tablet, che potrebbe o meno avere qualche tipo di upgrade da Olkari qui e là, ma a chi importa. Chiami uno dei fratelli di Lance, e quando questi ti passa il tuo amico, sei pronta a scoppiare a piangere nel tuo sedile.

“Pidgey!” Quiznack, ti è mancato così tanto potergli parlare liberamente.

Prima che lui possa farsi venire un colpo, gli dici, “Qualcosa non torna nel processo di Shiro.” Ora, se non altro, può farsi venire un colpo per una buona ragione.

Lance non lo fa, però. Nella videochiamata, i suoi occhi cambiano come quando sta prendendo la mira per un colpo difficile. È una concentrazione tenace, quasi terrificante e assolutamente spietata. “Cosa facciamo?,” chiede, come se non ci fosse altra opzione.

Immagini non ci sia, in effetti, e gli dici come inventarsi una buona scusa per spiegare il suo improvviso ritorno negli States e come perdere il suo tracciante appena arrivato qui.

Quando l’autobus raggiunge la tua fermata, chiudi la chiamata con il cuore pesante e scendi. La tua pelle freme di nuovo oggi, ma non per il bisogno di sentire dolore.

Questa volta, mostri a Sanna cinque tipi diversi di fiori e un abbozzo dettagliato del muso di Green. Passi tutto il giorno al negozio a guardarla lavorare al disegno finito, facendo schizzi per le posizioni su una figura stilizzata. Quando ha finito, tu lo guardi e pensi, quasi.

Sanna inizia questa notte stessa. Ti ha preso in simpatia e qualcosa, magari la tua frenesia o la complessità di questo progetto, le fa allargare le labbra in un ghigno eccitato già mentre prepara il materiale. “Sarà grandioso,” dice. 

Tu rispondi: “Cazzo, sì."

 

I nostri cuori sono troppo spietati per spezzarsi.

 

A Lance serve quasi un mese per finire i preparativi per tornare negli Stati Uniti e ottenere tutte le autorizzazioni, e tu parli con Hunk e trovate la data perfetta per agire in un paio di settimane ancora. Parli con Keith e lui sembra avvizzito, disperato, e vorresti dirgli tutto ma non puoi. Hackeri la Garrison e scopri che stanno progettando un’operazione chirurgica di qualche tipo, ma non hanno dichiarato nessun dettaglio su chi dovrebbe sottoporvisi, il che ti spaventa non poco.

Una settimana prima dell’atterraggio di Lance e Hunk, il capolavoro di Sanna è completo.

Ora, ci sono rampicanti verdi che si incurvano sull’intera superficie della tua schiena, dalle spalle al retro delle tue cosce, e i loro rami si avvolgono e contorcono tra di loro così che guardando l’immagine intera si vede Green che ti guarda di rimando dal centro di una foresta profonda. Si protendono in avanti e fioriscono.

Ci sono tulipani neri appoggiati sulle tue spalle, una forza ancorante per riconoscere la fama che Shiro si è guadagnato. Ci sono fiori di ciliegio sui tuoi seni, attorno ai tuoi capezzoli, per celebrare la bellezza di Allura. Garofani rossi coprono la larghezza della tua cassa toracica, disegnando la tua ammirazione per Keith. Tre grandi, apparentemente morbidi, gigli tigrati coprono il tuo ventre e il tuo ombelico, di un giallo tanto brillante quanto il tuo orgoglio per Hunk. Una cascata di piccoli Nontiscordardimé sono sparsi sulle tue cosce come stelline celesti come memento di tutto ciò che è Lance.

Puoi sentire come tutto si riunisce, torna al suo posto, ogni briciola di polvere cosmica che si protende per formare qualcosa di più grande, più grandioso.

È quasi perfetto.

 

E allora saremo peccatori per essere santi, e saremo vincitori per errore.

 

È Keith che riesce a chiamarti, in qualche modo. O meglio, chiama il fratello di Lance mentre tu sei troppo occupata a farti abbracciare a morte dai tuoi compagni della Garrison, entrambi alquanto insistenti nel chiedere per quale fottuto motivo tu sia coperta di bende.

Li ignori per rubare il cellulare, per ascoltare Keith, per sentire la quasi completezza della tua famiglia arrivare di nuovo a portata di mano.

Hai un piano. Certo che lo hai, cosa cazzo sei, una dilettante? Ma ti servirà Keith e gli dici di unirsi a voi domani prima di restituire il telefono a Marco, il fratello di Lance, e lasciare il Seconda Stella.

“Aspetta, perché? Dove stai andando? Andiamo, Pidge, lo sai che una buona comunicazione è importante!"

“Amico, smettila di fare lo Shiro della situazione, è strano non sentirti urlare dall’ansia."

Sorridi ai due idioti dalla porta. “Vado a prendere Matt,” e qualcos’altro. “Tornerò domani prima che arrivi Keith. Non posso sparire ora o si insospettiranno."

È tutto vero, ed eventualmente andrai davvero a prendere Matt per portarlo qui, ma ‘stanotte devi andare da un’altra parte prima.

Sanna sorride soltanto quando ti presenti al suo negozio molto dopo l’ora di chiusura. “Cosa vuoi ora, tesoro?” Alza un sopracciglio. “Presto non ci sarà più pelle libera da colorare, sai."

“Mi serve una cosa sul viso,—“ le dici, e poi ti indichi la testa, “—e un taglio di capelli."

La donna scrolla le spalle. “Se non è nulla di complicato, posso farlo."

Non è complicato.

Lasci il negozio con un undercut, quel ciuffo di capelli in cima alla tua testa che ti cade disordinato sui lati rasati, e un grosso cerotto sulla tua guancia sinistra per coprire il marchio Alteano nel colore di Coran con in aggiunta alcune linee simili ad un microchip di Olkari che ti scalano la pelle verso l’occhio e precipitano in basso fino all’altezza del tuo naso.

Tua mamma non ti chiede della nuova benda, questa notte. Non sai se sia perché ha smesso di importarle o se lei è solo così abituata che non nota più quando un bendaggio nuovo si aggiunge agli altri.

Matt se ne accorge. Non ha ancora visto i tuoi tatuaggi, ma prometti che glieli farai vedere. “Solo, non stasera,” dici. “Quando ci sono anche gli altri."

Non dormi questa notte, ma scivolate fuori assieme quando viene mattina e vi incontrate con Keith e, maledizione, quanto ti è mancato questo stronzetto emo.

Lui e gli altri chiedono dei tuoi capelli e delle tue bende solo una volta, ma tu scacci le domande con un gesto della mano. Dopo, dici loro mentre digiti furiosamente al computer. Quando vi sarete ripresi Shiro.

È solo una questione di tempo, ora.

 

The world may disapprove, but my world is only you.

 

Vorresti solo precisare, la Garrison se lo sarebbe dovuta aspettare. Non si diventa Difensori dell’Universo nel giro di una notte senza alcun tipo di competenza o abilità.

“A dire il vero,—“ Shiro esala, la voce che gli esce in rantolii bassi che vi costringono tutti a sedergli intorno per sentire le sue parole nonostante il rumore del motore della capsula. Che, sul serio, non è affatto un gran problema. Gli saresti seduta in braccio anche se foste nel più silenzioso angolo del deserto. “—è più o meno quello che abbiamo fatto noi?"

Vorresti tirargli una gomitata, ma Hunk e Keith hanno appena finito di calmarlo dopo un attacco di panico mentre scassinavi le sue manette e catene, quindi pensi si meriti una pausa.

Krolia borbotta qualcosa che fa annuire Lance, dal sedile di copilota, e gli fa premere qualche bottone. Pensi a con quanta calma Keith abbia lasciato la cloche a qualcun altro e ti infossi ancora di più nel tuo tablet, girovagando sui siti di notizie, per nascondere un sorriso.

Dei passi vi si avvicinano, e tu alzi gli occhi per scoprire che il vostro cecchino ha finalmente ricevuto il permesso di unirsi al mucchio e lo sta facendo con un ghigno sulle labbra.

Si siede di fronte a Shiro per massaggiare delicatamente i nuovi lividi sulle sue caviglie, e poi ti indica. “Abbi un po’ di fiducia in noi, capo! Pidgey, qui, ha sbloccato la lunga distanza con il suo Leone da quando siamo sulla Terra, sai? Ah, voglio anch’io!"

Alzi gli occhi al cielo, indifferente al verso soffocato di sorpresa che sfugge a Shiro. “Anche tu hai ottenuto il legame a lunga distanza. Red è solo troppo scorbutica per superare il fatto che l’hai abbandonata in una pozzanghera e ti sta ancora tenendo il muso."

“Lo so, è veramente infantile a volte! Ma va bene, è una sputafuoco di nome e di fatto e le voglio un sacco di bene."

Ti lasci scappare uno sbuffo e tutti scoppiano a ridere. Ti è mancato.

Una mano tocca la benda ancora sulla tua guancia e tu la schiaffeggi solo per riconoscere il conseguente squittio come appartenente a Matt. Che idiota.

“Oh, andiamo! Voglio vedere!"

Shiro sembra più presente a se stesso e tu lo realizzi perché ti solleva per la vita come se ancora, quattro anni dopo, tu pesassi assolutamente nulla per lui. Ti volta per vedere di cosa Matt stesse parlando e riconosci il momento in cui si agrore delle bende dal modo in cui le sue spalle si irrigidiscono e gli occhi si sbarrano.

Vai in panico e dici, “Adesso non offenderti, non avevi l’esclusiva sui capelli a spazzola."

Sbatte le palpebre. Credi gli ci voglia un attimo per realizzare che il tuo taglio è ora molto più simile al suo prima di Kerberos. Sbuffa a sua volta.

“Ti sta bene,” commenta, tirando appena una ciocca della tua frangia. “Sei molto carina."

Suona così diverso quando è la tua famiglia a dirlo, davvero. È sicuro e di supporto e ti fa sorridere appena.

“Sì, sì, le sta alla grande, fantastico. Io voglio vedere che cos’è tutta ’sta roba!” insiste Lance, le sue dita che si muovo esageratamente come per afferrare le bende che spuntano.

“Non ti sei fatta del male, vero?!” interviene immediatamente Hunk. “Oh, cavolo, sei ferita?! Ti abbiamo fatto andare in una missione di soccorso mentre eri ferita?! Dobbiamo dire a Coran ti preparare una capsula?! Non abbiamo nemmeno un canale di comunicazione con il Castello, qui! Aspetta, se mi dai il tuo tablet posso vedere di costruire un potenziante alla buona e—"

“Tieni le tue zampacce giù dal mio tablet,” maledizione, già ti stai pentendo di esserti ripresa questi rompiscatole nella tua vita. (Non davvero.)

Con un lungo sospiro sofferente, che è perlopiù solo finzione, posi il tuo tablet — sul lato Keith di Shiro, non il lato Hunk — e esageri il gesto di alzarti e allontanarti di appena due passi da loro. Lance si volta per guardarti e immediatamente hai l’attenzione di tutti i tuoi ragazzi.

Ti viene da ridere al pensiero, poi afferri l’orlo della maglietta e te la togli.

 

E se noi siamo i peccatori, allora è come essere in Paradiso per me.

 

Vi siede visti nudi l’un l’altro un sacco di volte negli ultimi quattro anni e in così tante di quelle occasioni erano coinvolti sangue o ossa rotte o potenziali morti al punto di togliere ogni possibile impressione di sessualità dall’esperienze. Ti sei fatta la doccia con Keith per risparmiare tempo ed acqua, e hai condiviso nuda una coperta con Shiro quando siete rimasti bloccati su un pianeta di ghiaccio durante una tormenta. Hunk ti ha coccolata quando hai iniziato ad avere il ciclo con tutti i suoi dolori e Lance ti ha insegnato con un po’ di incertezze la meccanica degli assorbenti interni per come l’aveva imparata dalle sue sorelle.

Sul serio, l’ultimo dei tuoi problemi è spogliarti fino all’intimo di fronte a loro e non sei sorpresa che nessuno di loro sembri trovarci nulla di strano. Dopo quattro mesi, senti ancora lo stesso cameratismo di sempre.

Ti togli le bende dei polpacci per prime, ammettendo a te stessa che nessuna di queste fosse effettivamente necessaria per ragioni mediche. Volevi solo toglierti la soddisfazione e goderti l’effetto pieno del tuo nuovo reclamato corpo di fronte ad alcune delle persone più importanti della tua vita.

Elenchi le persone a cui i tatuaggi sono dedicati a mano a mano che li riveli.

Matt è il primo a singhiozzare, ovviamente, quando vede il sole per sé e la citazione di vostro padre. Poi Keith inala di botto quando mostri i nomi delle Lame tra quelli degli altri guerrieri. Lance si morde le labbra per non scoppiare a piangere quando gli dici dei suoi fiori, e lui ed Hunk si abbracciano forte quando arrivi ai gigli. Keith sembra imbarazzato per i suoi e Shiro sbatte le palpebre come se ti vedesse oggi per la prima volta, gli occhi che volano sui suoi tulipani come se non potesse credere che tu abbia voluto qualcosa anche per lui.

Rover li fa ridere tutti. Il marchio di Altea è l’ultimo e quando guardi giù, wow, erano davvero un sacco di bende.

Ti volti per mettere in mostra i bulloni dei Leoni e il muso di Green tra i rampicanti, e quando sbirci da sopra la tua spalla, sembrano tutti meravigliati.

Hunk ti mostra orgoglioso i pollici alzati e tu scoppi a ridere.

Keith dice, “Non inizierei una rissa con te se ti incontrassi oggi per la prima volta,” e Lance annuisce, entusiasta.

“Pidgy, hai l’aria di una che possa prenderci tutti a calci in culo."

“Credevo fossimo già d’accordo che ne è capace,” scherza Shiro e Matt gli sbuffa in una spalla.

Tu sospiri. “Siete un branco di sfigati, tutti quanti."

 

E se noi siamo i peccatori, allora è come essere in Paradiso per me.

 

Non ti rivesti del tutto. Indossi la sottoveste della tua armatura ma solo le gambe, e arrotoli pure quelle, e lasci che la parte superiore ti si afflosci in grembo quando ti risiedi, questa volta nello spazio tra le gambe incrociate di Lance. Lasci che gli altri studino i disegni e i colori di ognuno dei tuoi tatuaggi, e lasci che Shiro passi la protesi, finalmente di nuovo attiva, su uno dei fuori sulle tue spalle.

Ti stanno tutti attorno e non ti senti imprigionata. Ti senti come se l’ultimo ponte a idrogeno fosse stato costruito, come se l’ultimo atomo si fosse unito alla costruzione. Green fa le fusa nella tua mente e ti manda l’immagine di una briciola brillante di polvere cosmica che calza perfettamente nel suo posto per formare proprio lei, per formare Voltron, finalmente.

La sensazione di incompletezza se n’è andata. Ora sei a casa, ed è tutto connesso.


 

  
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