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Autore: Lea96liija    29/06/2018    0 recensioni
E' passato un anno da quando Haley è scoparsa trascinata via dalla corrente del fiume, non hanno ritrovato il suo corpo ma tutti la danno per morti, tutti tranne il suo gemello Aidan. Per sei mesi continua a cercarla, convinto che sia ancora viva, è il suo cuore a dirglielo: e lui non sbaglia mai. Quando comincia ad arrendersi però, qualcuno lo motiverà a continuare la sua ricerca. Affronterebbe qualsiasi cosa pur di riaverla e andrebbe ovunque. Non esiste legame più forte di quello dei gemelli. Riuscirà a ritrovarla viva o dovrà arrendersi alla realtà?
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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<< Aidan, non penso sia una buona idea. >> mia sorella Haley è ferma sulla riva del  piccolo fiume che attraversa la nostra isola.
A pochi metri da lei, c’è il figlio del sindaco Sean, mi ha proposto una sfida: attraversare il fiume insieme a lei.
È un rituale di passaggio, tutti gli uomini lo hanno fatto, anche mio padre lo fece quando aveva la mia età.
Se non lo facciamo non farà altro che prenderci in giro, a lei non importa ma io non posso sopportarlo.
<< non preoccuparti sorellina, l’hanno fatto tutti. Andrà tutto bene. >>
<< il fiume è pieno, è pericoloso. Aspettiamo che si svuoti. >>
<< basta stare attenti. Ti prego Haley, lo sai che non lo sopporto! Ti giuro che se troviamo difficoltà ad attraversarlo ci rinunciamo. Ma almeno proviamoci. >>
La guardo come di solito lei guarda me quando cerca di farmi fare qualcosa che non mi piace, sospira e annuisce: si avvicina a me.
Guardo Sean che fa un piccolo sorriso, non lo sopporto lo vorrei picchiare, ma mio nonno mi ha avvertito che mi avrebbe chiuso in un collegio: ci picchiamo sempre noi due, ma danno sempre la colpa a me.
So bene che è pericoloso, ma se attraverso il fiume dimostrerò a quello stupido che sono migliore di lui: anche se avrei voluto andare da solo.
Haley non avrebbe dovuto venire con me, ma lui sa che lei non è brava quanto me ad affrontare sfide come questa: spera in questo modo che non vinca.
Mia sorella è molto intelligente, ed è l’opposto di me, più prudente e tranquilla, mentre io non riesco a stare fermo e non penso prima di reagire.
Ma nonostante la diversità io e lei siamo molto legati, ci proteggiamo e sosteniamo dall’un l’altro: fin dalla nascita, probabilmente perché siamo gemelli.
La sera prima ha piovuto molto, so che molti alberi sono caduti e che una parte del fiume ha straripato, ma questa parte del fiume è tranquilla: l’acqua è molto sporca però.
Prendo la sua mano e iniziamo, metto un piede su un sasso, non è scivoloso, perciò continuo: Haley mi segue.
Sorprendentemente è facile, non passa molto tempo che siamo a metà del fiume, sono davvero felice:
<< ci siamo quasi Haley. Ce la possiamo fare. >>
<< si, ma mi devi un favore. Non farò mai più una cosa del genere! >>
Rido, per lei è stato davvero uno sforzo, ma sono felice che abbia accettato: mi sento fortunato ad averla.
A un certo punto l’acqua diventa più veloce, sto per scivolare ma riesco a mantenere l’equilibrio, è meglio aumentare il passo.
Prima che potessi farlo sentiamo uno strano rumore provenire da nord, ci guardiamo spaventati non ho idea cosa sia:
<< presto Aidan! >> esclama lei.
Aumento il passo, lei mi segue incerta riesco a percepirlo, gli stringo la mano: siamo quasi alla fine.
<< Aidan! >>
Mi giro, dei tronchi stanno venendo verso di noi, ma non è quello il problema maggiore, il suo piede è incastrato.
Gli afferro la gamba dicendogli di tirare, ma mi blocca dicendo che ci ha già provato, provo allora a liberarlo spostando la roccia: ma l’acqua è talmente sporca di fango che non si vede nulla.
Guardo Sean, ha capito la situazione ed è spaventato:
<< Sean, va a chiamare aiuto! >> grido.
Indietreggia e corre via, spero non faccia il codardo.
Provo a spostare i sassi con la mano, ma sono troppo pesanti, i tronchi si avvicinano sempre di più:
<< Aidan va via! >>
La guardo, sta piangendo, non ci penso nemmeno a lasciarla:
<< no! Non vado da nessuna parte senza di te! >>
Provo di nuovo a liberarle il piede, pochi secondi dopo sento il suo grido, non faccio in tempo ad alzare la testa che un tronco ci travolge: il buio mi avvolge.
Mi svegliai ansimando, il mio corpo tremava come percosso da brividi, e le lacrime mi rigavano le guance: il cuore batteva talmente veloce da non riuscire a sentirlo.
Ancora quel sogno, anzi, ricordo.
Ogni notte mi ridestai sperando fosse solo un incubo, ma ogni volta che girai la testa dovetti affrontare la realtà: l’altra metà del letto fu vuota, da un anno ormai.
Guardai il suo braccialetto, l’unica cosa che mi rimase di lei.
Mio nonno mi raccontò che mi trovarono sulla sponda del fiume, in una mano stringevo il suo braccialetto.
Non so come feci a sopravvivere, bevvi molta acqua e mi feci una ferita sulla testa: eppure fui ancora lì.
Di lei però nessuna traccia.
Mi risvegliai in ospedale, il nonno fu accanto a me, non lasciò il mio capezzale finche non ripresi conoscenza: aveva uno sguardo che non gli avevo mai visto.
Quando gli chiesi dove fosse Haley, distolse lo sguardo, cosa che di solito facevo io dopo aver combinato un guaio: non credevo ne fosse capace.
Non appena me lo disse, il cuore smise di battere, avvertii un forte dolore al petto.
La prima cosa che volli fare fu di cercarla, provai a scendere dal letto ma lui mi bloccò.
Lasciato l’ospedale tornai al fiume a cercarla, stavo fuori per ore e tornavo solo perché il nonno mi trascinava a casa.
La polizia la cercò per un mese, setacciarono il fiume e il mare ma non trovarono nulla: nemmeno una delle sue scarpe o vestiti.
Il mese dopo la diedero per morta, io però non l’accettai: non finche non vedessi il suo corpo.
Una parte di me fu convinto che fosse viva, perché non avvertii nulla: non poteva esserlo.
La cercai per sei mesi, smisi solo perché il nonno mi minacciò di rinchiudermi in casa, e mi portò anche da uno strizzacervelli: odiavo quel posto, ma non ce l’avevo con lui, lo faceva per il mio bene.
Ero talmente concentrato a trovarla da non rendermi conto che anche lui stava soffrendo, per colpa mia.
Il nonno era molto preoccupato per me, smisi di mangiare, di dormire o di fare qualsiasi altra cosa che non fosse di cercarla, non ero più me stesso: mi ero perso, insieme a lei.
Mi incolpai di quello che accadde, se non avessi accettato quella stupida sfida nulla di tutto ciò sarebbe accaduto.
Incolpai anche Sean, ma mi resi conto che fui io ad accettare e a costringere Haley.
Lo strizzacervelli, il signor Clark, mi fece parlare di quel giorno, gli raccontai tutto con un groppo alla gola.
Dato che tutti la davano per morta, era stata fatta una tomba, ma non volevo vederla: non c’era nulla lì.
Guardai la sua parte del letto, appoggiai la mano e chiusi gli occhi immaginando che fosse lì: mi avrebbe sicuramente rimproverato.
Alzai lo sguardo sul suo comodino, il suo libro preferito fu ancora lì, non permisi al nonno di toccare le sue cose: tutto era come l’aveva lasciato.
Presi il libro e lessi il titolo: “ le avventure del piccolo riccio”.
Haley leggeva libri complessi, con parolone che nemmeno dopo cent’anni avrei capito il loro significato, eppure il libro che tutte le sere leggeva era adatto per bambini di 3-4 anni.
Quel libricino ce lo leggeva sempre papà, ed era il preferito di entrambi: ma per lei di più, aveva imparato a leggere grazie a quello.
Passai la mano sulla copertina per toglierli la polvere, l’aprii e guardai le immagini come avevo sempre fatto: il piccolo riccio perde la strada di casa e dopo molte avventure ritorna dalla sua mamma.
Anche lei si perse, e sarebbe tornata ne fui sicuro.
Il giorno dopo ebbi la seduta con il signor Clark, dopo colazione andai nel suo studio controvoglia.
Lui mi disse che dovevo accettare che Haley non sarebbe più tornata, lo guardai male: come poteva saperlo?
<< Haley non è morta, non hanno trovato il suo corpo. >>
<< Aidan, non ci sono prove che sia neanche viva però. >>
<< non ho bisogno di prove, lo sento che è viva! >>
Tornai a casa senza aggiungere altro, mi chiusi in camera mia: ero arrabbiato con il mondo, dovevo essere io quello disperso.
Il nonno aprì la porta mezz’ora più tardi, sapeva già della chiacchierata.
Mi guardò seriamente:
<< ho parlato con Clark…>>
<< perché non mi credete?! Lei è viva! >>
Sospirò, dopo la sua scomparsa notai che divenne più stanco, fu sempre molto attivo e bravo a nascondere le emozioni negative: ma anche lui cambiò.
<< Aidan anch’io non accetto la sua morte, ma dobbiamo andare avanti. So perfettamente che per te è più difficile, ma la vita continua: non smette di girare. E lo sai anche tu che non vorrebbe vederti così. >>
Rimasi zitto, non avrei mai accettato una cosa del genere, non era giusto.
<< hai mantenuto la promessa che facesti a tuo padre. >>
Lo guardai: come poteva dirlo?!
<< no invece, non sono riuscita a salvarla. >>
<< le cose non vanno sempre come si vuole. E lui sarebbe comunque fiero di te, hai fatto quello che potevi. >>
<< no smettila! È colpa mia, sarebbe ancora qui se non avessi accettato quella stupida sfida! Dovrei esserci io al suo posto. >>
<< ci è mancato poco, sai? Sei sopravvissuto per miracolo. Il dottor Browne mi disse che dato le tue ferite avresti dovuto essere morto…>>
Si sedette accanto a me e continuò:
<< prova a metterti nei miei panni. Sono a casa a preparare la cena quando mi telefonano dicendomi che tu sei in ospedale più morto che vivo, mentre tua sorella è dispersa. La prima cosa che feci fu di venire da te, ho pensato prima a te dato che sapevo dove ti trovavi e le tue condizioni, ma questo non significa che non avrei voluto andare da lei. Tu non hai idea dei sensi di colpa che ho anch’io, di cui mi rendo conto che non dovrei ma non riesco a evitare di pensarci. Ho pensato che invece di venire da te avrei dovuto cercarla, probabilmente sarebbe ancora viva o avremmo il suo corpo: ma non è colpa di nessuno. Ti sei chiuso nel tuo dolore fregandotene delle persone vicine a te, pensi di essere l’unico che sta soffrendo ma ti sbagli. Adesso basta però Aidan, ti ho assecondato abbastanza. O accetti la sua morte o ti manderò in un collegio. >>
Lo guardai con le lacrime agli occhi, non scherzò, l’avrebbe fatto davvero.
Non volevo lasciare l’isola, non l’avevo mai fatto e non avevo intenzione di farlo per andare in un posto sconosciuto.
Accettare che non sarebbe più tornata avrebbe significato togliere tutte le sue cose, e la cosa mi avrebbe ucciso: ma per lo meno sarei stato a casa e nei luoghi che frequentammo.
Anche se fossi andato in un collegio lui avrebbe comunque levato tutto: nonostante sarebbe stato meno doloroso per un certo senso.
Dopo un momento di riflessione accettai la prima, mi mise una mano sulla spalla dicendomi che il giorno dopo sarebbero venuti dei suoi amici per portare via il letto e la sua scrivania, mentre lui si sarebbe occupato di mettere in delle scatole i suoi oggetti.
Si alzò e uscì dalla stanza, scoppiai a piangere non appena uscì.
Il giorno dopo, non volli guardare mentre portarono via i mobili, li riaprii solo quando il nonno mi chiamò.
Quando entrai nella nostra, mia, camera, mi bloccai: il letto matrimoniale fu sostituito da uno singolo e mancava la sua scrivania, la maggior parte degli oggetti era scomparsa: la stanza era quasi vuota.
Non mi resi conto che fu lei a possedere la maggioranza delle nostre cose, solo in quel momento lo capii.
Sentii un vuoto diverso da quello che provavo ogni giorno,  uno peggiore.
Passarono sei mesi, ci misi molto ad abituarmici ma alla fine dovetti affrontare la realtà: e fu tutt’altro che semplice, ma lo feci per lei.
Non potevo tornare come prima, ma cercai di comportarmi normalmente.
Il mio migliore amico Zack, per farmi sentire meglio, andammo al laghetto a lanciare sassi a pelo d’acqua: lui ne fece saltare tre, mentre io quattro.
Zack mi chiamò un paio di volte ma non me ne accorsi, pensai a quando frequentai quel posto insieme ad Haley.
Agitò una mano davanti a me, lo guardai:
<< sei sicuro di voler partecipare alla gara di domani? >>
Ho sempre amato giocare a rugby, era il mio sport amavo lo scontro e sporcarmi di fango: non ci giocavo da un bel po’, e mi mancava.
Annuii, volevo davvero partecipare, ne avevo bisogno.
Prima che Haley morisse ero fortissimo, il migliore della squadra, era un anno e mezzo che non presi in mano la palla.
Mi sorrise e ci demmo il cinque, era ora di tornare a casa, il sole stette tramontando.
Il mattino seguente mi svegliai presto, il nonno stava ancora dormendo,  mi misi la divisa della squadra.
Prima di raggiungere il campo decisi di fare una cosa che ancora non ero riuscito a fare: visitare la sua tomba.
Per entrare nel cimitero ci misi mezz’ora, qui erano sepolti i miei genitori e mia nonna e anche lei.
Fissai la lapide, avvertii ancora il vuoto, la cosa che mi diede più fastidio fu che non c’era nulla lì sotto: assolutamente niente.
Mi sedetti di fronte a lei:
<< ciao sorellina, oggi ho la partita di rugby: la prima dall’incidente. Non vedo l’ora di iniziare, mi mancava…vorrei che fossi qui per vedermi, riuscivi sempre a calmarmi. Mi manchi tanto, sto provando ad andare aventi, ma è difficile: la nostra camera è diventata vuota, triste. Ci sono tante cose che voglio fare e provare con te. Ieri ho visto Paul che si vantava del suo primo pelo sul petto, ma è finto l’ha disegnato se ci fossi stata tu me lo avresti detto nell’orecchio e io l’avrei fatto vergognare: l’ho detto ma non c’eri tu a rimproverarmi. >>
Un raggio di sole mi colpii il volto, fu ora di andare, la salutai e mi girai pronta per andare, il nonno era dietro di me: ebbe uno sguardo sorpreso, non si aspettava di vedermi lì.
Stavo per dirgli qualcosa ma lui mi anticipò che avrei fatto tardi alla partita, gli sorrisi e corsi al campo: lui arrivò poco prima dell’inizio.
Tornare a giocare mi rilassò moltissimo, era da tanto che non mi sentii così bene.
La mia squadra vinse grazie a una meta che feci, fu il momento più bello da mesi.
Mentre bevvi sentii una voce:
<< scusami…>>
Mi girai, un uomo vestito strano, con indossu un mantello nero, e il cappuccio sulla testa, fu dietro di me: non riuscii a vedergli gli occhi, perchè nascosti dall’ombra.
<< si? >>
<< sei Aidan Duncan? >>
<< si, e lei? >>
<< non ha importanza, sono qui per darti un messaggio. >>
<< un messaggio? >>
Si avvicinò e mi sussurrò:
<< Haley è viva…>>
 
   
 
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